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Limited edition strategy: come può condizionare le decisioni di acquisto

  • Collezioni, prodotti o packaging limited edition richiamano subito la nostra attenzione: il fascino irresistibile di un qualsivoglia vantaggio.
  • Quanto una buona strategia di marketing mescolata alla psicologia e correlata alla nostra necessità di soddisfare istinti primordiali riesce dunque a condizionarci nella decisione di acquisto?

 

Cosa ci viene in mente quando leggiamo limited edition? Di sicuro subito pensiamo ad un prodotto o ad un servizio che è limitato nelle quantità o nel tempo. In effetti una delle strategie marketing di maggior successo è proprio quella che consiste nel creare un senso di urgenza nella sfera del desiderio.

Un misterioso, ma perfettamente studiato, mix tra psicologia ed economia che agisce sulla nostra sfera emotiva. Ci spinge naturalmente, quasi come una pulsione inspiegabile, a desiderare e acquistare un qualcosa di cui potremmo probabilmente fare a meno.

Il vantaggio dell’esclusività

Del resto anche le nozioni di economia ci insegnano che la scarsità di un bene porta ad un aumento della domanda. Ed ecco quindi che variabili come scarsità, prezzo diverso da quello a cui un brand ci ha abituato, esclusività ed urgenza, si mescolano sapientemente per far crescere in noi l’irrefrenabile attrazione verso un prodotto in edizione limitata.

Tutto ciò che percepiamo come raro, da collezione, irripetibile, assume un valore più alto. Un esempio ce lo dà Starbucks con le sue limited edition cups che presenta ogni anno in occasione delle festività. Piccoli cambiamenti come i colori accesi e le fantasie a tema natalizio a noi scaldano il cuore ed enfatizzano l’atmosfera. Al brand incrementano le vendite e contemporaneamente anche l’awareness grazie alla condivisione sui social di contenuti generati dagli utenti stessi, come nel caso del coloratissimo Unicorn Frappuccino. Una mossa studiata non solo per fidelizzare i clienti ma anche – e soprattutto – per aumentare le vendite in quel particolare periodo in cui il principale trend era quello degli unicorni.

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Si scrive limited edition, si legge persuasione

Il lancio di prodotti che non saranno in seguito replicati fa intuire come un’ipotetica perdita del vantaggio crei confusione nel processo decisionale e spinga a un’urgenza che va oltre il reale bisogno.

Nel settore fashion, già da qualche anno, alcuni tra i brand più conosciuti hanno adottato la strategia del marketing drop. Limited edition lanciate all’ultimo istante solo per un tempo limitato, o come in casi estremi solo per un giorno. Ovviamente le richieste superano di gran lunga le disponibilità, trasmettendo così un continuo senso di attesa per i futuri eventi e dilatando l’attenzione degli utenti nell’intero anno.

Il brand Supreme ogni anno propone sul mercato internazionale una linea di abbigliamento in quantità limitata. La corsa all’acquisto è feroce: file infinite fuori gli store e prenotazioni online tramite robot. Non mancano neanche i rivenditori che aumentano il costo dei prodotti fino al 600%.

Qualcuno potrebbe dunque chiedersi se questo tipo di acquisto, che rasenta una specie di guerra all’accaparramento, valga effettivamente la pena. Ebbene, richiamando di nuovo il senso di esclusività, unito al fascino dell’irrepetibilità a braccetto con lo status di prestigio, la risposta è istintivamente positiva. Vi ricorda qualcosa la collaborazione di Supreme con Louis Vuitton?

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Meno ce n’è, più ne voglio

I prodotti lanciati con scarsa disponibilità sembrano difatti più preziosi, nonostante la loro sostanza sia quella di sempre e a cui siamo abituati o affezionati. Mentre le limited edition con varianti di gusto hanno dimostrato scarso successo, come la Vanilla Coke del 2007, quelle che parlano al cliente come ad un amico hanno letteralmente spopolato sul mercato.

Un esempio è quello di Coca-Cola che pochi anni fa con la campagna Share a Coke ha scatenato la caccia alla lattina con il proprio nome. Di nuovo la spia dell’urgenza si è immediatamente accesa nelle menti dei consumatori. La corsa all’acquisto è stato il successo a cui ambiva la strategia marketing, in termini di incremento vendite e awareness. Stesso discorso per le bottigliette di acqua Evian firmate Chiara Ferragni.

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Quest’anno, in piena emergenza Covid, Absolut Vodka ha presentato, con una collaborazione tutta italiana firmata MSGM, la sua bottiglia in edizione limitata. Puntando sul concetto hype del restare uniti in un momento tristemente straordinario, il brand ha ideato la frase “Nothing makes sense when we’re apart, leggibile soltanto affiancando due bottiglie. Un’edizione limitata di appena 20.000 pezzi che gli intenditori non si sono di certo fatti scappare.

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Siamo quindi tutti scemi?

No, non lo siamo. Semplicemente il marketing quando – la maggior parte delle volte – funziona, fa leva sulla psicologia. Secondo la piramide di Maslow, l’autorealizzazione è all’apice dei bisogni personali. Realizzare le proprie aspettative in termini di prestigio, di ricchezza ed esclusività, ci fa sentire potenti nel possedere qualcosa che altri non hanno o a cui non possono arrivare. In più, gli oggetti con bassa disponibilità ci sembrano più preziosi. Da qui la necessità di assumere per così dire “comportamenti insoliti” pur di ottenere un bene puramente materiale, spesso con scarsa utilità e che con il tempo probabilmente si deteriorerà.

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Come ad esempio Puma che per il lancio della limited edition Puma King Luxury Edition ha creato come prezioso accessorio una scatola oro e nero, utilizzando acrilico specchiato e alluminio inciso al laser. Un packaging originale e prezioso, tanto che il brand ha offerto al mercato solo 999 paia di scarpe trasformando così un inutile involucro in un oggetto da collezione, quasi più delle scarpe stesse.

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Senza andare troppo lontano, è facile ricordare la strategia di Nutella con gli ultimi Nutella Biscuits che, benché non fossero edizione limitata, a pochi giorni dal lancio hanno registrato il sold out in ogni supermercato, aumentando le aspettative e il buzz sui social.

Come anche i vasetti limited edition dello stesso brand e la ricerca ossessiva (manco fosse l’alcool ai tempi del Covid) dei due unici contenitori gemelli. Ma poi, qualcuno sarà riuscito a trovarli?

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12 percorsi per scoprire l’Italia a piedi (e promuovere il turismo)

  • L’azione del camminare è spesso banalizzata dalla routine, ma chi ama il trekking sa che è rigenerante e portatrice di benessere.
  • Se sei amante delle lunghe passeggiate e vai alla ricerca di percorsi di trekking? Ecco i Cammini d’Italia da fare a piedi.

 

La nostra penisola è un territorio ricco di meraviglie, ma c’è un “modus viaggiandi” che arricchisce e alleggerisce al tempo stesso: parliamo dei cammini italiani da percorrere a piedi.

L’azione del camminare è spesso banalizzata dalla quotidianità e dalla routine, ma chi ama il trekking, sa che è rigenerante e portatrice di benessere. Il lockdown ha modificato le previsioni di prospettive estere di vacanza.

Tra restrizioni e modifiche repentine su eventuali quarantene da rispettare, voli annullati, incertezza di rientro e troppi dubbi, molti italiani hanno deciso di rimanere in Italia.

Andiamo, un passo alla volta, alla scoperta dei Cammini d’Italia da percorrere a piedi più suggestivi e meno conosciuti sulle coste e nell’entroterra.

Sarà importante consultare i siti dei Cammini per conoscere i regolamenti relativi al distanziamento e ai regolamenti dovuti al Covid-19 prima di avventurarvi.

Il Sentiero dei Parchi

In occasione della Giornata Mondiale dei Parchi lo scorso 3 giugno è stato annunciato un nuovo cammino da fare a piedi in Italia, frutto di un accordo tra Ministero dell’Ambiente e Club Alpino Italiano.

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Il Sentiero dei Parchi toccherà 20 regioni per più di 7 mila chilometri (avete letto bene: 7 mila) unendo 26 parchi nazionali italiani con 400 tappe.

Un progetto simile in Italia, che conta centinaia di sentieri e decine di cammini di diverse intensità, non si era ancora visto se non con la via Francigena, una delle più amate d’Europa.

Tra le novità che faranno commuovere chi ha percorso il Cammino di Santiago in Spagna è che il Sentiero dei parchi avrà il suo “passaporto”, modellato sulla famosa Credenziale che accompagna ad ogni passo i pellegrini.

L’idea del Ministero è di renderlo anche un prodotto turistico che attesti il percorso di ogni camminatore.

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Del resto l’obiettivo dichiarato del Sentiero dei parchi è ambizioso: rilanciare le aree protette come luoghi di conservazione e di gestione della natura, consentendo ai residenti la possibilità di realizzare filiere economiche sostenibili in modo da contrastare l’abbandono delle aree interne.

In attesa della fitta rete di nuove tappe che si andranno ad aggiungere a quelle già esistenti del Sentiero Italia del Club Alpino, ci sono alternative altrettanto suggestive e meno conosciute.

Il Sentiero Italia attualmente tocca già 18 dei 26 parchi nazionali e conta 85 tappe comprese interamente o parzialmente all’interno dei loro confini. Bisognerà unificare i sentieri esistenti, cucendoli in un unico grande percorso che attraversa l’anima verde del nostro Paese.

Il Cammino di San Benedetto

Lunghezza: 305 chilometri

Il Cammino di San Benedetto  attraversa i luoghi della vita del Santo fondatore dell’ordine dei Benedettini. Un tracciato che si svolge su sentieri e strade secondarie, attraversando Umbria e Lazio da Norcia a Subiaco.

Questo percorso esiste dal 2012 grazie ad un’intuizione di Simone Frignani, il più noto creatore di cammini tematici in Italia e autore di guide bestseller, che dopo un pellegrinaggio sul monte Athos nel 2008 cambia vita.

Frignani prende una seconda laurea in teologia, decide di dedicarsi all’insegnamento della religione e intraprende un intenso studio cartografico che in tre anni di minuziosi sopralluoghi lo porta a dare vita a questo tracciato.

Il Cammino nelle Terre Mutate

Lunghezza: 257 chilometri da Fabriano a l’Aquila.

Il Cammino è stato voluto per rilanciare un territorio sconvolto dai terremoti: un percorso da fare a piedi come testimonianza di bellezza, ma anche di drammaticità dell’immobilità della burocrazia. Un progetto collettivo che abbraccia volontari di FederTrek, Movimento Tellurico e APE Roma

Pubblicato da Cammino nelle Terre Mutate su Venerdì 3 luglio 2020

La Via della Lana e della Seta

Lunghezza: 130 chilometri

Un percorso che attraversa l’appenino tosco-emiliano da Bologna a Prato, pensato per 6 giorni di esplorazione in 7 tappe.

Il Cammino percorre borghi, cime e vallate congiungendo due centri storici di grande valore, cresciuti nei secoli grazie alla sapiente gestione delle acque: Bologna, la città della Chiusa e dei canali, per secoli capitale della seta; e Prato, la città del Cavalciotto, delle gore e delle gualchiere, capitale del distretto della lana e del tessile.

Il Cammino dei Briganti

Pubblicato da Cammino dei Briganti su Venerdì 22 maggio 2020

Lunghezza: 100 chilometri

Il percorso tra Lazio e Abruzzo è un cammino adatto a tutti, percorribile tutto l’anno e attraversa le vecchie rotte dei briganti della Banda di Cartore tra la Val de Varri, la Valle del Salto e le pendici del Monte Velino.

Il Sentiero del Brigante

Lunghezza: 140 chilometri

Ancora il fascino delle rotte dei briganti, stavolta tra i boschi della Calabria, nell’impervio e nascosto Aspromonte e nel Parco delle Serre.

Al quarto giorno di cammino, dopo 1900m di dislivello dalla spiaggia del mar Tirreno fino a qui, ci lasciamo alle spalle…

Pubblicato da Sentiero del Brigante su Lunedì 13 aprile 2020

Il percorso è articolato in 5 tappe attraversa cascate e torrenti, foreste e spettacolari panorami che solo una montagna circondata da due mari può offrire.

L’itinerario ha inizio dalla spiaggia di Palmi (sul mar Tirreno) fino alla spiaggia di Bovalino (sul mare Jonio), dopo essere passati anche dalla Villa Romana di Casignana, importante sito archeologico.
La gran parte dell’itinerario si sviluppa tra siti di valore storico e culturale, aree di grande pregio naturalistico.
Si potrà così apprezzare gli aspetti naturali, ambientali, storici e antropologici dell’Aspromonte: un patrimonio poco conosciuto e valorizzato.

Niente, quiggiu’, è come pensavi, come ti avevano detto, come si racconta, come si immagina.
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Chi ha camminato…

Pubblicato da Sentiero del Brigante su Martedì 21 aprile 2020

Il cammino di San Jacopo, da Lucca a Firenze

Lunghezza: 110 km

Il Cammino di San Jacopo è tra i Cammini da fare a piedi in Italia di facile accesso e percorribilità. Si snoda sulla via Cassia – Clodia alla scoperta delle leggende sul santo e di un patrimonio artistico e culturale impagabile.

Il Cammino di San Francesco di Paola

Lunghezza: 312 chilometri.

SE HAI DECISO DI PARTIRE PER UN CAMMINO, LEGGI ATTENTAMENTE!

Caro viandante, amica pellegrina
In questo momento di…

Pubblicato da Il Cammino di San Francesco di Paola su Lunedì 9 marzo 2020

Il Cammino di San Francesco di Paola attraversa i luoghi in cui il Santo ha trascorso la sua esistenza divisi in due itinerari “La via del Giovane” e “La Via dell’Eremita”, tra conventi e coste, da San Marco Argentano (CS) alla cima del Monte Sant’Angelo, sul Pollino. La durata è di circa 15 giorni.

Il Cammino delle Pievi

Lunghezza: 260 chilometri.

Il Cammino è ispirato a quello di Santiago de Compostela e in 20 tappe attraversa il territorio della Carnia, tra paesi di montagna, vallate, torrenti e colli tra le Prealpi e le Alpi Carniche in Friuli Venezia Giulia.

Il Cammino delle 100 Torri

Lunghezza: 1284 chilometri

Una giornata magnifica…
Altri 20 km tracciati in un paradiso terrestre…

Quanto é bella la Sardegna???
L’unico modo per scoprirlo è SCOPRIRLA…
Buon cammino…

Pubblicato da Cammino 100 torri Sardegna su Mercoledì 17 giugno 2020

È il trekking attualmente più lungo d’Italia, da percorrere in Sardegna: un’isola che ha tanto da offrire oltre al mare cristallino. I sentieri sono molto suggestivi, spesso a strapiombo sul mare, ma attraversano anche borghi e boschi. Il periodo migliore per affrontarlo è settembre-ottobre.

Pubblicato da Cammino 100 torri Sardegna su Mercoledì 29 gennaio 2020

Il Cammino Materano

Lunghezza: 170 chilometri

Pubblicato da Cammino Materano su Lunedì 20 luglio 2020

Tra i Cammini da fare a piedi in Italia c’è anche il percorso si snoda tra Bari e Matera, attraversando reperti archeologici, masserie e cattedrali e la cultura millenaria che pulsa in questo territorio.

Pubblicato da Cammino Materano su Sabato 11 luglio 2020

Il Cammino di Dante

Pubblicato da Il Cammino di Dante su Venerdì 17 luglio 2020

Lunghezza: 380 chilometri

Il Cammino di Dante abbraccia Romagna e Toscana, attraversando i vecchi sentieri medievali che legavano Firenze e Ravenna, ripercorrendo un ideale percorso che Dante Alighieri, esule dalla città di Firenze, compì tra la Toscana e la Romagna, lungo gli antichi sentieri “in cresta” di origine etrusco-romana.

I paesaggi delle colline di Romagna, i castelli dei Conti Guidi, gli angoli magici della Foreste Casentinesi e le verdi colline toscane: sono questi i luoghi che, oggi come ieri, attendono tutti coloro che hanno intenzione di affrontare questo lungo cammino, nei quali riconoscere molti passi della Divina Commedia.

Fabio Bravi nostro socio ha percorso i 400km del cammino di Dante e a fine percorso ha ricevuto la Dantesca ! La…

Pubblicato da Il Cammino di Dante su Venerdì 17 aprile 2020

Leggere più libri senza impazzire: una guida in 25 punti

  • Leggere più libri stimola la mente e ci aiuta a ripartire dopo periodi di crisi.
  • Ecco come leggere più libri e lasciarsi ispirare dal potere della narrazione.

 

Vi siete mai chiesti se siamo davvero pronti per ripartire? Questi mesi in cui tutto è incerto, ricominciare a sognare, a rimettersi in gioco con i propri progetti, sembra essere la cosa più difficile del mondo. Ma è la cosa di cui abbiamo più bisogno. Vogliamo riconnetterci con noi stessi, riconciliarci con ciò che ci circonda. Desideriamo oltrepassare i confini della nostra comfort zone e tornare a immaginare. Abbiamo bisogno del potere immaginifico della narrazione, dobbiamo leggere più libri.

Leggere più libri è fondamentale per ripartire

Leggere libri stimola il cervello e la fantasia, inoltre migliora l’intelligenza emotiva che ci permette di entrare in contatto con le nostre emozioni, a comprenderle, e di conseguenza a relazionarci meglio con gli altri.

La lettura stimola l’intelletto creando simulazioni mentali delle storie che stiamo leggendo. Infatti, immersi in un racconto, ci ritroviamo a vivere in un’altra dimensione parallela alla nostra realtà, in cui ci abbandoniamo totalmente.

Un altro aspetto positivo di leggere, è l’aumento della concentrazione e della memoria. Entrare in contatto con i personaggi, con i loro particolari e dettagli, con l’ambientazione e la storia, ci aiuta ad analizzare meglio ciò che succede intorno a noi. E ancora, leggere un libro, magari seduti all’ombra di un albero in un parco, o sotto l’ombrellone, ci permette di rallentare e di rilassarci. Inoltre, lo sapevate che le persone di successo leggono tantissimo?

Leggere più libri: basta scuse

Ci lamentiamo spesso di non avere il tempo per dedicarci ai libri, che siamo troppo impegnati o che, raramente lo ammettiamo, non ci va di leggere perché preferiamo fare altro (ed è lecito). Ma per chi vuole leggere sempre di più o per chi non riesce a superare il “blocco del lettore”, abbiamo una bella notizia, anzi una vera e propria guida per leggere più libri senza stress.

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Leggere più libri: la guida in 25 punti

Lasciatevi ispirare da questa guida in 25 punti, ma prima di iniziare dobbiamo ricordare una cosa fondamentale: leggere è prima di tutto un piacere, uno stimolo divertente, e non sarà mai un obbligo.

1. Rendere la lettura una routine

Il modo migliore per leggere costantemente è quello di dedicare intenzionalmente più tempo alla lettura. È importante rendere la lettura un’attività quotidiana. Un’idea potrebbe essere quella di svegliarsi prima al mattino, e leggere un capitolo prima di sorseggiare un caffè. Possiamo leggere anche durante la pausa pranzo al lavoro, invece di consultare i social. Man mano che leggere diventerà un’abitudine, difficilmente riusciremo ad abbandonare questa piacevole pratica.

2. Leggere appena svegli

Una lettura al mattino, quando tutti ancora dormono è piacevole e ci permette di cominciare la giornata nel migliore dei modi. Un’attività gratificante e stimolante per la nostra mente, un’abitudine che ci aiuterà a leggere più libri ogni giorno.

3. Leggere prima di addormentarsi

Se non riusciamo a leggere la mattina perché siamo sempre di corsa, il momento perfetto può essere di sera, prima di andare a dormire. Non c’è niente di meglio che rilassarsi a letto con un buon libro e lasciare il mondo fuori.

4. Leggere mentre facciamo qualcosa di poco impegnativo

Possiamo leggere, o meglio ascoltare, un libro mentre ci alleniamo, sostituendo alla nostra solita playlist un audiolibro, oppure finire quel capitolo che abbiamo lasciato in sospeso, mentre cuciniamo, ma anche durante un bagno rilassante. Insomma quando siamo occupati a svolgere qualche attività non troppo complessa, accompagnarci ad un buon libro, anche se qualcosa di leggero, può essere un ottimo compromesso per leggere più libri.

5. Avere sempre un libro con sé per leggere più libri

Un libro è un compagno di avventura con cui non ci si annoia mai. Ci sono tanti momenti inaspettati della giornata che possono diventare piacevoli con la lettura. Un modo per leggere più libri è proprio quello di portarne sempre con sé uno, ma anche un eReader, o scaricare un’ App di lettura. Anche essere in fila alla cassa ad aspettare il proprio turno, o seduti in sala d’attesa dal dottore, possono diventare tutte occasioni di lettura.

6. Fissare un obiettivo per leggere più libri

Un espediente utile per leggere più libri è quello di fissare un obiettivo di lettura. Stabilirne uno infatti ci aiuta a rimanere focalizzati e motivati per raggiungere il nostro traguardo. Ovviamente l’obiettivo fissato deve essere concreto per evitare di demotivarsi.

7. Ascoltare audiolibri

Gli audiolibri si sono dimostrati una risorsa molto utile e pratica per chi vuole leggere più libri. Possiamo consultarli ovunque e in qualsiasi momento, anche se siamo svolgendo svariate attività dove mani e occhi sono impegnati. Inoltre per chi già passa tante ore al computer, possono essere un’ottima alternativa per non sforzare ulteriormente la vista.

8. Giocare con i generi letterari

Una cosa da non sottovalutare per leggere più libri è quella di mixare generi e magari autori dopo aver terminato un libro. Siamo in fissa con Zadie Smith e abbiamo divorato quasi tutti i suoi libri, ma non riusciamo ad andare avanti con altre letture? Il consiglio è quello di cambiare completamente genere e autore.

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9. Unirsi ad un club del libro

Se non vi sentite stimolati a leggere e non sapete più cosa provare, che ne dite di un club del libro?

In primo luogo le riunioni programmate del club incoraggiano a finire un libro entro la data disegnata, ma soprattutto vivere un gruppo dove si parla di libri è un ottimo modo per sentirsi coinvolti nella lettura. Terza cosa, il club dei libri, avendo una programmazione stabilita, ci permette di saper già cosa leggere, senza farci sentire in difficoltà sulla prossima scelta da fare.

10. Leggere cose nuove

Se siete amanti dei racconti o dei romanzi e non avete mai letto un fumetto, perché non provare? Per leggere più libri è importante provare nuovi genere letterari, iniziando a leggere anche un tipo di testo che non avreste mai immaginato di sfogliare.

11. Leggere più libri contemporaneamente

Solo all’idea di leggere più libri insieme vi viene l’emicrania? Possiamo leggere più libri, diversi tra loro, contemporaneamente per stimolare la mente e scegliere l’uno o l’altro in base alla situazione o al nostro stato d’animo. Siamo immersi nella lettura di un romanzo di Stephenk King ma non riusciamo a finire l’ultimo capitolo perché inquieti? Passiamo a qualcosa di diverso, magari ad un saggio.

12. Leggere con qualcuno

Bloccati sulla stessa pagina da giorni, non riusciamo ad avanzare nonostante le idee proposte finora. Avete provato a leggere con un amico? Discutere di ciò che stiamo leggendo con qualcuno può darci il giusto incoraggiamento per finire il libro e rivedere insieme i tratti che più ci hanno emozionato.

13. Creare il proprio angolo di lettura

A volte quello di cui abbiamo veramente bisogno è il posto giusto per iniziare la nostra avventura narrativa. Creare il proprio angolo relax per immergerci nelle nostre letture può stimolarci a leggere più libri e con il giusto mood.

14. Non esagerare con le maratone letterarie

Quando cominciamo un nuovo libro siamo così presi dalla storia che non riusciamo più a staccarci dalle pagine, tanto da sognare i personaggi anche di notte. A chi non è capitato di addormentarsi su un romanzo e svegliarsi con un mal di testa martellante? Diamoci il giusto tempo. Facciamo delle pause dopo tante pagine e capitoli, possiamo fare una passeggiata o uno spuntino, per esempio.

15. Acquistiamo libri di seconda mano

Leggere più libri significa investire tempo e denaro, e ci sono periodi in cui non possiamo spendere tanti soldi per leggere. Invece di incrementare la nostra wishlist senza poter comprare nulla, proviamo a cercare libri di seconda mano o fare degli scambi con amici e altri appassionati di full immersion di letture.

16. Non finire i libri che non ci piacciono

Il mondo è bello perché è vario, vale anche per i libri. Non è detto che un titolo amato da tutti debba piacere anche a noi. Per leggere più libri dobbiamo anche non leggere quello che proprio non ci colpisce. È inutile trascorrere del tempo con qualcosa che, inevitabilmente, finiremo per odiare. Avanti il prossimo!

17. Sostituire le cattivi abitudini con la lettura

Non siamo perfetti, c’è sempre qualcosa di noi che vorremmo cambiare, come qualche piccola cattiva abitudine. Un modo per cambiare e leggere più libri, è proprio quello di sostituire ad una malsana abitudine una cosa bella, la lettura appunto. Ci sentiremo meglio con noi stessi e aggiungeremo un altro titolo ai libri letti quest’anno.

18. Viaggiare in compagnia dei libri

Quando siamo in viaggio, soprattutto un tragitto lungo, un libro sarà l’accompagnatore più fedele che esista. Che sia un viaggio in treno o in aereo, possiamo allietarlo con una lettura mozzafiato, magari proprio con un libro che racconta di un viaggio.

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19. Chiedere consigli per nuove letture

Non si finisce mai di imparare, soprattutto con e grazie ai libri. Se non abbiamo idee sulle prossime letture, possiamo chiedere ad amici, al nostro libraio di fiducia, ma anche affidarci alle recensioni in rete o seguire i consigli dei book influencer su Instagram.

20. Leggere 20 pagine al giorno per leggere più libri

Se non leggiamo da un po’ e ci sentiamo parecchio arrugginiti, un modo per superare quest’ostacolo è quello di darci un numero di pagine da leggere al giorno. Iniziamo con 20 pagine, un obiettivo facile che man mano aumenteremo quando la lettura diventerà una piacevole abitudine quotidiana. Si comincia sempre da piccoli passi, senza farsi sopraffare dall’ansia.

21. Iscriversi a una newsletter per ricevere consigli letterari

Vogliamo raccogliere sempre più idee per le nostre letture? Scoviamo notizie in qualche blog che tratta di libri, o consultiamo i siti internet delle case editrici, e iscriviamoci alle loro newsletter. Riceveremo consigli per gli acquisti, le ultime uscite e le classifiche dei libri consigliati e preferiti dagli altri utenti. Potremmo scoprire libri interessanti di cui non conoscevamo minimamente l’esistenza.

22. Perdiamoci tra gli scaffali delle librerie

Internet è una miniera d’oro per raccogliere notizie sui libri, ma non dimentichiamo l’importanza e il fascino delle librerie, dove poter ricevere dritte e consigli direttamente dagli addetti ai lavori. Per leggere più libri bisogna entrare in contatto con essi.

23. Curiosare tra le “top libri”

Fonti autorevoli come “The New Yorker” e altri magazine online, stilano delle classifiche dei titoli più belli da leggere. Ci sono diverse categorie divise per generi da tenere sott’occhio, basta soltanto cercarle.

24. Leggere le poesie

Dostoevskij diceva che la bellezza salverà il mondo, e cosa c’è di più bello di una poesia? Per leggere più libri non possiamo dimenticare le raccolte di poesie. I versi calmano anche gli animi più turbolenti.

Leggere poesie

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25. Acquistare un eReader

Quando parliamo di lettura non ci riferiamo solo ai testi cartacei, ma anche ai libri in formato digitale. Per leggere più libri possiamo investire in un eReader da portare ovunque andiamo.

street art Puglia

4 milioni di euro per finanziare progetti artistici: in Puglia la street art diventa legge

  • Nata negli anni ’50 e ’60 sui muri di New York, la street art ha poi invaso gli spazi pubblici all’aperto delle città di tutto il mondo, con risultati stravaganti e nuovi.
  • Non più vandalismo: nel tempo, la street art è divenuta una di quelle manifestazioni creative che favoriscono il processo di riqualificazione e rigenerazione urbana.
  • È la Puglia la prima Regione italiana ad avere un provvedimento che riconosce l’arte del writing, rendendola legale e privandola di quella sorta di clandestinità che la caratterizzava.

 

Vandalismo o arte moderna? Arte di second’ordine o veri e propri masterpiece?

Parliamo della cosiddetta street art o arte urbana, che si manifesta in luoghi pubblici, con le tecniche più disparate: bombolette spray, adesivi artistici, stencil, proiezioni video e sculture.

Discussa ancora oggi dai critici del settore, nonostante i grandi successi e la grande popolarità, ha reso super pop le opere di Banksy, Jorit, Christo, Alice Pasquini, Ivan Tresoldi (solo per citarne alcuni), oggi quasi delle vere e proprie art-star.

Gli interventi di Banksy, ad esempio, attivo già nel 2000 con la sua guerrilla art, sono dei veri e propri fenomeni virtuali e mediatici, in grado di stabilire un ponte tra comunità sociale e mondo dell’arte, rivolgendosi in modo equo agli artisti, ai fruitori dell’arte e ai non addetti ai lavori.

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Indimenticabili e iconici Keith Haring e Jean-Michel Basquiat, attivi ben prima che la street art acquisisse la popolarità di oggi. Hanno reso le città gallerie e palcoscenici gratuiti da sfruttare.

Rigenerare e riqualificare

Sono gli spazi pubblici delle città, dunque, le gallerie che ospitano i vernissage degli street artist.

Città che si colorano, divenendo spazi creativi. Colori che non coinvolgono solo il centro delle city, ma anche e soprattutto le periferie e i quartieri in condizioni marginali.

In questo caso, l’arte viene concepita come uno strumento dal forte impatto espressivo, accessibile, gratuito e in grado di migliorare le qualità estetiche dello spazio urbano.

In effetti, sono numerose e in continuo aumento le iniziative pubbliche o promosse in partenariato pubblico – privato, che sostengono e finanziano interventi di arte urbana.

Inoltre, attraverso la street art è possibile riconfigurare la percezione del contesto urbano, rendendolo un luogo esteticamente piacevole, meritevole di attenzioni e tutele.

Da Milano a Roma, fino ad arrivare a Napoli, sono numerosi gli esempi di riqualificazione e rigenerazione attraverso la street art.

street art Puglia

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Jorit a Barra e San Giovanni a Teduccio, Seth e altri artisti internazionali a Tor Marancia, Iena Cruz a Lambrate, ultimamente detta anche Lambrooklin, proprio per le similitudini con il quartiere degli USA nell’ambito dell’arte e della riqualificazione urbana.

Rotolando verso Sud

Poi arriviamo in Puglia. “Vieni a ballare in Puglia”, cantava Caparezza. In questo caso si potrebbe dire “vieni a creare in Puglia”. Sì, perché il Consiglio Regionale lo scorso giugno ha approvato una propria legge, contenente al suo interno disposizioni per la valorizzazione, promozione e diffusione della street art.

Si tratta della prima Regione italiana ad avere un provvedimento che riconosce l’arte del writing, rendendola legale e privandola di quella sorta di clandestinità, che rendeva talvolta facile l’associazione con il vandalismo.

4 milioni di euro la cifra stanziata dalla Regione per finanziare progetti artistici promossi dai singoli Comuni.

E non solo: il provvedimento prevede anche che i Comuni redigano un elenco degli spazi pubblici o privati da mettere a disposizione degli street artist.

La legge si impegna, inoltre, ad un censimento periodico degli interventi di street art realizzati, in modo tale da farli conoscere a cittadini e turisti attraverso i portali regionali.

La Puglia non è nuova a queste iniziative. In effetti, già nell’estate del 2019 la Regione stanziava 450 mila Euro per un triennio, per finanziare interventi di street art e riqualificazione urbana nei Comuni che ne avessero fatto richiesta.

Ai tempi risposero 91 fra Comuni, scuole e università. Undici i lavori realizzati.

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Il Gargano in un Pantheon

Non compreso tra i progetti finanziati ma di eguale importanza è Peppino, pescatore trabuccolante di Peschici.

L’artista Alessandro Tricarico lo definisce come un Dio della spuma di mare, delle stelle e protettore delle murene.

street art Puglia

Alta sette metri e larga sei, l’installazione di Tricarico prende forma sulle pareti di un ridere abbandonato, patrimonio dimenticato che si affaccia sul lago di Varano, sul Gargano.

L’artista ha approfondito le ricerche sui riti pagani del Gargano e riadattato le divinità del tempo a personaggi della quotidianità.

Così Tricarico vuole far scoprire luoghi inesplorati della cosiddetta “montagna del Sole”, fuori dalle rotte turistiche.

Peppino è il primo dei templi che andranno a creare il Pantheon sul Gargano: qui le coordinate.

È, inoltre, la testimonianza che ci troviamo di fronte ad un nuovo modo di vivere gli spazi pubblici, un modo che va oltre al “classico” significato degli stessi. Ed è così che un rudere può acquisire un nuovo valore e, perché no, anche un nuovo colore.

facebook instagram post perfetto

Tailored Content: come creare il post perfetto per Facebook e Instagram

  • Molte aziende si affacciano sui social cercando di ottimizzare i costi, spesso pubblicando lo stesso contenuto su piattaforme differenti. Ma questo non basta.
  • La diversificazione può fare un’enorme differenza nel coinvolgimento facendo sì che il messaggio venga percepito dalle persone in target.

 

Quali dovrebbero essere le caratteristiche di un post perfetto? Nelle righe che seguono approfondendo alcuni degli aspetti più importanti legati alla costruzione di un post che potremmo definire ben realizzato.

La gestione dei canali social di un’azienda è una attività particolarmente impegnativa per piccole o grandi imprese. Sono numerose le operazioni che ogni giorno vengono svolte dai professionisti dei social, come pubblicare  nuovi post, analizzare l’audience, realizzare contenuti coinvolgenti ed ovviamente freschi. Senza contare che molti dei più importanti social media hanno pubblici differenti, e per ognuno di loro è necessario realizzare contenuti ad hoc o modificare quelli già presenti nel calendario editoriale.

Molte aziende si affacciano sui social cercando di ottimizzare i costi, spesso pubblicando lo stesso contenuto su piattaforme differenti.

Ma perché è importante adattare i contenuti dell’azienda a ciascun canale social? Non ti resta che continuare a leggere per scoprirne i motivi.

L’importanza della diversificazione

Avere un messaggio unico accompagnato dal tono di voce che caratterizza l’azienda è certamente molto importante, ma lo è ancor di più se il contenuto del messaggio viene diversificato in base alla piattaforma sulla quale sarà pubblicato.

La diversificazione può fare un’enorme differenza nel coinvolgimento del post facendo sì che il messaggio venga percepito dalle persone in target. Molte grandi aziende si stanno organizzando in questo senso, facendo della diversificazione una vera e propria arma ottimizzando ogni singola pubblicazione.

Un grande esempio ci viene fornito dalle grandi case di abbigliamento sportivo, come Nike. Esplorando in pochi secondi i canali dell’azienda ci rendiamo conto di come lo stesso messaggio venga diversificato, ottimizzato e rimodellato in base alle piattaforma. 

Come realizzare un post perfetto e a cosa bisogna prestare attenzione per poterlo diversificare correttamente? Ci sono degli elementi che non possono essere sottovalutati, li approfondiremo come realizzare un post perfetto su Facebook e su Instagram, due delle piattaforme e certamente più utilizzate. 

blog e social media

Un post perfetto su Facebook: ecco gli elementi da tenere sott’occhio 

Sebbene siano numerosi gli elementi che possono determinare la struttura di un post sui social network, alcuni elementi non possono essere sottovalutati per crearne un post perfetto (o quasi). 

1. Post lungo o corto? 

Questa è una delle domande più diffuse sul web e certamente uno degli interrogativi più importanti per la realizzazione di un post d’effetto. Il limite che Facebook impone ad ogni applicazione è di circa 62.206 caratteri, un numero abbastanza ampio per poter esprimere qualunque tipologia di messaggio.

Ma quanti caratteri è giusto utilizzare?

Non esiste una risposta univoca, anche se secondo degli studi recenti realizzati da Buffer un post con numero di caratteri inferiore o pari a 80 riceve un coinvolgimento superiore del ben 66%. Un numero che fa riflettere e che ci suggerisce di prestare attenzione alla lunghezza del post. 

Altri studi contrariamente evidenziano che post più lunghi (superiori a 280 caratteri), registrano un numero più alto di ‘clic’ evidenziando dunque un incremento dell’interesse del proprio pubblico. 

Dunque cosa fare? La risposta risiede nel mezzo. Sperimentare continuamente con la propria social audience potrebbe essere la risposta più giusta, non dimenticando che: post lunghi potrebbero aiutare ad ottenere più clic, mentre il post con un numero di caratteri inferiore potrebbero funzionare per aumentare l’engagement.

2. Le domande dirette e gli elenchi puntati 

Le domande dirette al proprio target sono sempre un’ottima scelta per poter incrementare il coinvolgimento di un post. Suscitano interesse, curiosità e voglia di saperne di più su quello specifico argomento. Insomma, le domande dirette sono sempre una valida alternativa per poter coinvolgere sin da subito il pubblico dell’azienda.

Altro espediente da non sottovalutare per poter realizzare un post di grande interesse, sono certamente gli elenchi o le liste. Realizzarne uno è davvero molto semplice, basta scomporre un messaggio preconfezionato per aumentare sin da subito il coinvolgimento e l’interesse del pubblico. 

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3. Aggiungi (se possibile) delle citazioni al post 

L’aggiunta di una citazione ad un post per promuovere l’ultimo articolo del blog o una notizia di grande interesse per l’azienda, è certamente un altro metodo molto funzionale per poter aumentare il coinvolgimento del lettore. 

Per potere realizzare una citazione funzionale per il contenuto che si è scelto di pubblicare, basterebbe scansionare con attenzione l’informazione che stiamo per divulgare e da essa estrarre una frase particolarmente significativa. In alternativa si potrebbe scegliere di affiancare il contenuto da un’affermazione di uno studioso o di un portale web, che in precedenza ha già approfondito l’argomento del post.

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4. Non dimenticare: le emoji e le immagini con le giuste accortezze 

Le emoji, le immagini e i link (dove è possibile) sono degli elementi indispensabili per poter realizzare un post perfetto.

Cominciamo con le emoji: Hubspot evidenziato che l’inserimento delle emoji all’interno di un post possono aumentare del 57% il numero di Mi piace, del 33% i commenti e del 33% la possibilità che il post venga condiviso rispetto ad un testo realizzato senza emoji. Interessante non trovate?

Ogni giorno sono su Facebook vengono caricate circa 300 milioni di fotografie e tutto accade per un solo motivo: catturare l’attenzione del lettore. 

Ma ci sono due aspetti da non sottovalutare come:

  • le dimensioni dell’immagine, ogni piattaforma social ne richiede di specifiche (Facebook 1.200 x 630); 
  • le dimensioni delle immagini allegate ai link, verranno caricate automaticamente ed è buona regola accertarci che le dimensioni siano, anche in questo caso, esatte (Facebook 1.200 x 627 pixel). 

Come creare il post perfetto su Instagram 

Instagram è una piattaforma che è molto cresciuta negli ultimi anni e spesso utilizzata non solo dai più giovani. Ogni post prevede un limite di circa 2200 caratteri, ma per catturare l’attenzione del lettore sarà indispensabile suddividere il testo in piccoli paragrafi, anticipando nelle prime righe iniziali l’argomento del testo e introdurre nelle ultime un invito all’azione (la cosiddetta CTA). 

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1. Il micro microblogging: l’ultimo trend di Instagram 

Una delle ultime tendenze della piattaforma è certamente il microblogging. Utilizzare le didascalie delle immagini come una forma abbreviata di un articolo di un blog, consente di approfondire un argomento ed offrire ai lettori contenuti di valore come: tutorial, ricette o per raccontare il dietro le quinte dell’immagine pubblicata (pubblicando ad esempio l’immagine di un dipendente e raccontare nella didascalia la sua storia e il ruolo nell’azienda). 

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2. Gli hashtag: il vero segreto di Instagram 

Gli hashtag sono molto utilizzati su Instagram in quanto la piattaforma permette di categorizzare i contenuti mediante hashtag strategici e specializzati. 

Gli hashtag permettono di scoprire nuovi contenuti e nuovi profili, dunque il corretto utilizzo di questi strumenti diviene assolutamente indispensabile per ogni brand che scelga di essere presente sulla piattaforma.

Non esiste una regola scritta sul numero minimo o massimo di hashtag da inserire all’interno di un post, ma sarebbe meglio evitare i trenini di hashtag e di utilizzare mediante l’utilizzo di tool specifici, quelli più idonei e in trend per l’azienda e per la strategia di comunicazione in atto. 

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3. Attenzione alle immagini: misure diverse per formati differenti

Anche su Instagram le foto che quotidianamente vengono caricate sono diverse milioni di differente genere. È possibile sfruttare le immagini in diversi formati, ma sempre è necessario prestare una grande attenzione alle dimensioni: 

  • per il formato quadrato (forse il più utilizzato) le dimensioni sono: 1080 px per 1080 px; 
  • per il formato verticale le dimensioni da utilizzare sono: 1080 px in larghezza per 1350 px in altezza;
  • per il formato orizzontale le dimensioni da realizzare sono: 1080 px in larghezza per 566 px in altezza.

La vita (digitale) che potrebbe aspettarci dopo la morte

  • Secondo una stima dell’Oxford Internet Istitute, entro il 2100 il numero di utenti deceduti raggiungerà quota 5 miliardi.
  • Le società proprietarie dei vari social network, si stanno muovendo attivamente per capire come gestire i nostri dati dopo la nostra morte. Ma oltre alle società, anche gli utenti sono confusi sul come comportarsi.

 

Sai qual è il cimitero più grande al mondo? Te lo dico io, Facebook!

Nel 2012, l’unico anno in cui è stato possibile avere un dato certo, il numero di profili collegati a persone decedute era di 30 milioni.

Secondo una stima dell’Oxford Internet Istitute, entro il 2100 il numero di utenti deceduti raggiungerà quota 5 miliardi.

Triste sì, ma un dato che apre anche a molte considerazioni trasversali.

cimiteri digitali

Quanti dati produciamo?

Quasi tutti noi, utilizziamo una sveglia per non fare tardi al lavoro e probabilmente mentre ci vestiamo ascoltiamo anche un po’ di musica.

Bene, con i primi minuti della giornata, le app, hanno già raccolto i dati relativi al tuo ciclo sonno/veglia e ai tuoi gusti musicali!

Così giusto per citarne uno, è possibile utilizzare uno strumento messo a disposizione di Google, per scoprire cosa Big G sa su di noi. Ne risulteranno più di 3000 pagine di informazioni.

Tra il 2013 e il 2015 abbiamo prodotto più dati che in tutta la storia dell’umanità fino ad allora e si presume che nel 2020 ci saranno circa 44 zettabyte di dati che circoleranno per il globo.

44 zettabyte di dati sono 440 miliardi di gigabyte! Neanche riesci a immaginarlo guardando il tuo hard disk, vero?

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Nasci, cresci, muori. E i tuoi dati?

Marco Mantovan Ninja

Le società proprietarie dei vari social network, si stanno muovendo attivamente per capire come gestire i nostri dati dopo la nostra morte.

Oltre alle società, anche gli utenti sono confusi sul come comportarsi.

In un report del 2017, redatto dalla Digital Legacy Association, l’83% degli intervistati non aveva alcun piano per i propri lasciti digitali.

Il restante 17% ha dichiarato di aver reso noti i propri desideri con la funzione Legacy Contact di Facebook.

Questa opzione ti consente di nominare una persona di fiducia per gestire il tuo account dopo la tua morte o stabilire che l’account venga rimosso.

Le tue informazioni non sono presenti solo nei vari Social Network, ma anche in svariati siti web e app.

E per quanto possa sembrare assurdo, i tuoi vari account o profili utente sparsi per il web, non sono di tua proprietà.

Se utilizzi qualsiasi piattaforma online per ascoltare musica, leggere libri o guarda serie tv, tu ne hai solo acquistato la licenza mentre eri vivo, ergo, non è possibile trasferire la proprietà di un qualcosa che non possiedi.

Marco Mantovan dati

E se dopo la morte ci fosse vita digitale?

Recente il caso della madre coreana che ha avuto la possibilità, grazie alla realtà virtuale, di poter “abbracciare” di nuovo sua figlia, dopo la prematura morte.

Anche gli sceneggiatori di Black Mirror, in diverse puntate hanno provato ad immaginare come potesse essere riportare in vita un defunto.

I lati positivi sono innegabili, potremmo dire addio alle persone a cui abbiamo voluto bene, potremmo ringraziare i nostri genitori per l’ultima volta o ridere per qualche istante con i nostri nonni.

Sarà possibile conoscere qualche personaggio storico, discutere di arte con Michelangelo, suonare con Beethoven o allenarci con il nostro sportivo preferito.

Personalmente sono dell’idea che anche la morte dia valore ad una persona. Tutto comincia e tutto deve finire… forse.

grafica per i social media

9 tips di grafica per i social media (senza avere un background da grafico)

  • Saper creare contenuti di qualità è una skill indispensabile per lavorare con i social media e catturare l’attenzione delle persone.
  • Secondo un studio di BuzzSumo, l’uso di grafica per i social media è in grado di incrementare l’engagement fino a 2,3 volte.

 

“Content is king”, lo scrisse per la prima volta Bill Gates con grande lungimiranza nel lontano gennaio del 1996 e a distanza di più di 20 anni, questa frase è diventata una sorta di mantra per chiunque lavori a contatto con il web: i contenuti di alto livello sono il motore dell’informazione, e di conseguenza, anche del digital marketing.

Il contenuto è dove mi aspetto che verranno fatti più soldi su Internet, proprio come accadeva nelle trasmissioni radiotelevisive. […] Le opportunità più ampie, per la maggior parte delle aziende, riguardano la fornitura di informazioni o intrattenimento. Nessuna azienda è troppo piccola per partecipare.

(Bill Gates)

Saper creare contenuti di qualità e grafica per i social media è una skill indispensabile in un’era in cui siamo costantemente bombardati di informazioni durante tutta la giornata.

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Conquista il tuo pubblico con la grafica per i social media

Tra tutti i tipi di percezione sensoriale, il 90% degli input che il nostro cervello elabora sono di tipo visivo, il che ha portato marketer e designer ad attribuire un ruolo di primo piano ai contenuti visivi nella definizione delle strategie.

Secondo un studio di BuzzSumo, l’uso di visual content efficaci sui social media è in grado di incrementare l’engagement fino a 2,3 volte.

Dunque, come creare visual efficaci che catturino l’attenzione dell’utente, senza un background da graphic designer?

1. Capire dove mirare

Individuare un obiettivo e circoscrivere il target di riferimento vuol dire porre le fondamenta su cui si andrà ad edificare l’intera strategia.

In particolar modo sui social network, capire a chi ci si sta rivolgendo e come farlo è uno step imprescindibile, da cui dipenderanno tutti gli step successivi.

Nessun contenuto è in grado di attirare l’attenzione di tutti gli utenti, dunque è importante porsi alcune domande affinché si riesca a intercettare la fetta di pubblico che ci interessa:

  • Chi è il mio cliente ideale?
  • Quali sono le piattaforme che usa abitualmente?
  • Quale messaggio voglio trasmettere e quale reazione voglio innescare?
  • Quale sarà l’azione successiva che desidero che l’utente compia?

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LEGGI ANCHE: Tips e dati per scegliere le immagini giuste da condividere sui social

2. Le dimensioni contano

Il secondo step è scegliere le dimensioni esatte dei tuoi Canvas.

Ogni piattaforma social richiede dimensioni specifiche e tipologie di contenuti differenti, dal carosello di immagini adv alle gif animate.

Anche quando si utilizza lo stesso visual su diverse piattaforme, non bisogna mai dimenticare di adattarne le dimensioni di volta in volta, lavoro noioso ma molto importate affinché l’esperienza di fruizione da parte dell’utente sia impeccabile.

Le specifiche sulle dimensioni delle varie piattaforme e le tipologie di grafica supportate cambiano spesso, pertanto bisogna essere sempre aggiornati sulle norme attualmente in vigore.

Guide dettagliate e sempre aggiornate, come quelle di Ninja o di sproutsocial.com, possono esserti di grande aiuto.

3. Raccontare con le immagini

Tutti, nella maggior parte dei casi, utilizziamo i social nei ritagli di tempo, ad esempio mentre facciamo la fila al supermercato o aspettiamo l’autobus, e con un livello d’attenzione relativamente basso.

L’utilizzo di visual content serve proprio a raccontare una storia nel modo più immediato: l’elaborazione delle informazioni visive rispetto a quelle testuali è molto più rapido; per riconoscere e interpretare un’immagine bastano pochi millisecondi.

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È importante quindi che la scelta degli elementi grafici sia funzionale al tipo di reazione che si intende suscitare, sia essa una reazione emotiva o di semplice curiosità, che spinga l’utente a cliccare quel contenuto piuttosto che un altro.

4. Prestare attenzione alle scelte cromatiche

L’attenzione alle scelte cromatiche, l’uso di tonalità complementari, il giusto equilibrio tra luci e ombre, sono fondamentali per rendere un’immagine accattivante.

Tra le combinazioni vincenti ci sono sicuramente gli accostamenti di tinte in netta contrapposizione sul cerchio dei colori, come il rosso-rosato con il blu acqua, il verde chiaro con il magenta e il giallo brillante con il viola prugna.

Nella scelta della palette da utilizzare, è importante evitare colori che si scontrino con quelli della brand identity della piattaforma su cui verrà pubblicato il contenuto, come ad esempio il blu di Facebook.

5. Studiare la visual identity del brand

Affinché un contenuto sia immediatamente associato al brand, nello scegliere la palette di colori così come gli elementi grafici da utilizzare, bisogna sempre compiere uno studio preliminare dell’identità visiva del marchio per essere in linea con quelli che sono gli elementi distintivi della brand identity.

In particolare, è importante attenersi alla “guida del marchio”, vale a dire a tutta la raccolta di font pre-selezionati, variazioni del logo, combinazioni di colori, elementi di design definiti inizialmente.

6. La semplicità prima di tutto

Semplificare il più possibile, in alcuni casi è necessario. Uno di questi casi è proprio la creazione di visual content.

Quando lavori in uno spazio così ristretto e hai a disposizione poco tempo per trasmettere un messaggio, uno degli errori da principiante più frequenti è il surplus di informazioni.

Testi troppo lunghi all’interno dei canvas, sovraffollamento di elementi grafici e simili, finiranno solo per appesantire il messaggio e ridurre l’interesse dell’utente, che andrà a riversarsi su contenuti più catchy.

7. Effetto “stop-scrolling”

Mantenere una coerenza con l’identità del marchio è molto importante, ma a volte anche andare controcorrente può servire per ottenere l’effetto stop-scrolling.

Il modo migliore per capire cosa fa effettivamente soffermare l’utente nel bel mezzo dello scrolling, è quello di testare diverse tipologie di contenuti e studiarne le reazioni.

Ad esempio, alternare le immagini a blocchi di colore con dei copy di grande impatto, oppure dare risalto ai prodotti usando texture accattivanti e creando un contrasto ad effetto, può essere molto utile per interrompere il flusso di contenuti e sortire l’effetto wow.

8. Focalizzarsi sull’essenziale

L’occhio umano impiega all’incirca 50 millisecondi per riconoscere un’immagine, il che implica che in questo brevissimo lasso di tempo tutte le informazioni essenziali devono essere recepite.

Gli elementi all’interno della grafica devono seguire una gerarchia visiva, che metta in risalto le informazioni importanti e ne esalti i tratti più significativi, rispetto alle informazioni secondarie.

Ad esempio, Call To Action come “Inizia una prova gratuita”, “Partecipa al contest” o “Richiedi ora il tuo coupon” saranno sempre riportate con caratteri più grandi e poste in una posizione di primo piano rispetto ad altri informazioni secondarie.

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9. Occhio alle reference

Il modo migliore per trovare idee grafiche per i social media che funzionino è essere sempre aggiornati sui trend di design, ad esempio dedicando del tempo alla raccolta di reference, ad analizzare i contenuti proposti dai competitor o da influencer che usano il loro profilo per promuovere prodotti affini ai tuoi.

Ricorda: alcune tra le migliori idee grafiche derivano da una convergenze di tendenze differenti tra loro e di spunti raccolti da diverse fonti e opportunamente affiancati.

Cosa si aspettano i più giovani dal tuo Content Marketing

  • I giovani di oggi sono i nativi digitali per eccellenza, la vera ispirazione per la creazione del content del futuro.
  • Il nuovo obiettivo non è più solo la conversione, ma l’engagement.

 

Nel momento in cui siamo ora siamo bombardati quotidianamente da messaggi sulla digitalizzazione, la domanda che tutti in questo momento dovremmo farci è: come dovremo cambiare la nostra strategia di content marketing, per catturare ancora l’attenzione dei consumatori?

Pensiamo a cosa stanno facendo ora i brand: in ogni settore, in questo ultimo periodo così particolare, la comunicazione si è spostata dall’offline all’online, e la qualità dei messaggi e dei contenuti ha registrato un notevole miglioramento.

Persino i più scettici, ancora legati ad una comunicazione più tradizionale, hanno dovuto arrendersi; il futuro, o presente, degli investimenti deve essere nei contenuti digitali.

Fino a qui siamo tutti concordi, ma la domanda sorge spontanea: come?

Un Content giovane

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Molto spesso i modi di comunicare più innovativi nascono dai consumatori stessi, bottom-up.

I giovani di oggi sono i nativi digitali per eccellenza, e la migliore ispirazione per la creazione di contenuti futuri. Non solo per i social, perché il content marketing non vive solo su Instagram o il più recente TikTok, ma anche sull’eCommerce.

I nativi digitali sono coloro i quali sperimentano nuove forme di comunicazione, per i quali un lancio di un prodotto non è più solo un evento esclusivo, ma virtuale, aperto a tutti. La rivoluzione del content marketing è necessario arrivi da loro.

Non bisogna solo interpretare il loro linguaggio e riprodurlo nella nostra strategia, ma studiare forme nuove di coinvolgimento.

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Meno prodotto, più brand

I brand con un purpose e una reason to believe, sono coloro i quali sono riusciti a costruire una strategia più efficace in questo periodo.

Il content marketing del futuro è un piano di contenuti più flessibile, che punta a audience differenti, non solo focalizzate sul puro prodotto, ma anche su contenuti più emozionali e di brand.

Ciò potrebbe causare diverse contestazioni, lato commerciale, per un modo di pensare ormai radicato, che più follower significhi più conversioni. In realtà diverse persone hanno dichiarato che in futuro, saranno più predisposte ad acquistare da brand che hanno saputo mostrare empatia e vicinanza ai consumatori.

Bisognerà interrogarsi se strategie di contenuti commerciali e sicure, ripaghino nel lungo termine, o se è necessario ripensare al modello di comunicazione e rischiare: rischiare di creare un purpose per avere risultati nel medio e lungo periodo, avendo magari meno ritorno all’inizio, ma più valore in futuro.

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Dati Qualitativi

Non c’è strategia di contenuto senza dati a supporto; anche il modo di decidere i KPIs per i propri contenuti sta subendo una profonda modifica.

Siamo passati da un mondo content dove la conversion era il fattore principale per determinare una strategia di contenuto, a un mondo in cui il consumatore, con i suoi bisogni e sensazioni, viene messe al primo posto.

Ma attenzione: l’obiettivo non è più solo colpire, ma, dopo questa esperienza, il fattore principale di misurazione sarà l‘engagement.

Quanto più il nostro utente, consumatore del domani, si sarà sentito coinvolto dal nostro messaggio, tanto più la propensione ad un acquisto sarà elevata e misurare l’efficacia più determinante.

content marketing

Come parlare con il tuo Content Marketing a una nuova generazione

La Gen Z ha un diverso insieme di aspettative quando si tratta di marketing e di comportamento del brand. Si tratta di un pubblico che conta già da 2 a 2,5 miliardi e mezzo di persone, con un potere d’acquisto di 44 miliardi di dollari. Da qui, il motivo per cui i marketer dovrebbero rivolgere almeno una parte della loro attenzione verso questo pubblico.

Ciò che è importante capire, tuttavia, è che, sebbene la Gen Z segua direttamente i millennial, ci sono alcune differenze significative tra i due gruppi.

Il 40% della Generazione Z dà la priorità alla connessione Wi-Fi rispetto a un bagno funzionante (pazzesco, vero?). In altre parole, si tratta di consumatori di contenuti sempre connessi e pronti a consumare video.

La pubblicità tradizionale non funziona con la Gen Z

Non vedrete mai i ragazzi della Gen Z seduti a guardare la pubblicità davanti alla TV, o affascinati da un annuncio video pre-roll su YouTube. Piuttosto, la narrazione video non promozionale, in forma breve, è il modo per conquistare questo pubblico.

I brand devono tenerne conto e adattare i propri contenuti video alle varie piattaforme e dispositivi. Secondo quanto indicato da MobileMarketer.com, i consumatori della Gen Z richiedono un’esperienza su cinque schermi: telefono, computer, TV, tablet e wearable.

La Gen Z valorizza la diversità e l’inclusione

Secondo lo studio “Getting to Know to Know Gen Z: How the Pivotal Generation is Different From Millennials”, il 60% degli adolescenti sostiene i brand che prendono posizione su questioni in cui credono in materia di diritti umani, razza e orientamento sessuale.

Ma non si può semplicemente scegliere un hashtag di supporto da twittare. L’85% dei ragazzi acquisterà un marchio che sostiene una causa sociale piuttosto che un altro che non lo fa, secondo un sondaggio di Fuse Marketing.

“La Generazione Z sembra davvero interessata a impegnarsi con marchi che hanno valori in linea con i propri”, spiega Kyle Andrew, CMO di American Eagle, in un articolo di Fast Company.

La Gen Z si fida degli influencer

A differenza delle generazioni precedenti, la Gen Z è più propensa a relazionarsi con un proprio pari online piuttosto che con un portavoce di una celebrità o una top model.

Ecco perché sono attratti dagli influencer, che fungono da divulgatori di ciò che è nuovo ed eccitante.

La Gen Z influenza a sua volta

Oltre il 70% dei Gen Zer intervistati ha dichiarato di influenzare le decisioni delle famiglie sull’acquisto di mobili, beni per la casa, cibo e bevande. Alcuni brand hanno deciso che cercare di raggiungere la Gen Z avrà un ritorno a lungo termine, anche se non è esattamente il loro target demografico.

La piattaforma d’elezione per questo collegamento è YouTube, dove il 95% dei Gen Z dice di spendere molto del proprio tempo.

Suggerimenti per raggiungere la Gen Z con il tuo Content Marketing

Se sei un marketer di contenuti che spera di catturare i cuori e le menti della Gen Z, impara innanzitutto a conoscere questi consumatori emergenti partendo dagli esempi dei brand che già seguono (come Nike, Target…) o degli influencer più amati. Potrebbero non essere così tanti come i millennial, ma il loro potere d’acquisto, unito all’influenza che esercitano, non può essere ignorato.

Per iniziare, ecco le migliori pratiche di Content Marketing per arrivare dritto al cuore di questa nuova generazione:

  • esplora i contenuti interattivi.
  • Incontra gli influencer.
  • Concentrati sui video brevi.
  • Sii sempre autentico.
  • Promuovi la responsabilità sociale (e credici davvero).
  • Qualunque cosa tu faccia, non fare il millennial con la Gen Z!
blogging

Il lato oscuro del blogging: tutto quello che i blogger non dicono

  • Fare blogging non è un’attività redditizia per tutti, ma alcuni riescono a trasformare il proprio blog in un business. Quali sono i segreti di questi blogger? 
  • Per realizzare un blog di successo, è importante investire, non solo il proprio tempo.

 

Il Web è un luogo in continua espansione in cui tutti, o quasi, hanno la possibilità di reinventarsi e intraprendere nuove carriere digitali. Una delle attività che incuriosiscono di più gli utenti è sicuramente quella del blogging.

Che cosa significa fare blogging

Con il termine blogging intendiamo la creazione di contenuti scritti e multimediali inseriti in uno spazio personale che è appunto il blog. I post trascritti sulla piattaforma prescelta possono riguardare le proprie passioni o essere inerenti al proprio lavoro. L’attività di blogging, se studiata bene, può trasformarsi in un vero e proprio business.

Tenere un blog può sembrare una cosa semplice, ma non è così. Non si tratta solo di scrivere, esiste un pubblico che ci leggerà, che commenterà e condividerà o meno i nostri articoli. Ma non solo, il blog ha un lato oscuro che non tutti i blogger sono disposti a raccontare.

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Le potenzialità di fare blogging

Spesso si apre un blog per gioco, c’è chi sente il bisogno di raccontarsi e parlare dei propri interessi e vuole andare oltre la propria cerchia di conoscenze per arrivare a più persone. Solitamente chi sceglie di fare blogging ha uno scopo preciso: voler condividere il proprio sapere per aiutare gli altri.

Sono tanti i motivi che spingono le persone a diventare blogger, ma non è detto che tutti riusciranno a rendere questa passione un vero e proprio lavoro.

I blogger che riescono a ottenere buoni risultati, a far ingranare il proprio blog e a trasformarlo in un lavoro a tempo pieno, non sono poi così disponibili a svelare i propri segreti. Se per molti fare blogging è inizialmente un modo per condividere le proprie esperienze, nel momento in cui diventa un lavoro reale, perdono quello spirito iniziale.

blogging

Quello che i blogger non dicono

Cosa si cela dietro al successo di alcuni blogger? 

Tutto quello che vorreste chiedere a chi è riuscito a fare della propria passione un lavoro, lo troverete in questi punti essenziali. Non si tratta solo di scrittura, cuore e pianificazione, ma c’è ben altro.

LEGGI ANCHE: Come creare contenuti con personalità e conquistare il tuo pubblico

Fare blogging non è per tutti

Se credete che tutti possono occuparsi di un blog, che occorre solo un po’ d’impegno, non è esattamente così. Sembra una cosa semplice, si scelgono gli argomenti, si crea una scaletta per i primi articoli da stendere e l’avventura comincia. Scrivere anche delle cose che più ci appassionano non è facile. La scrittura è allenamento, richiede costanza e dedizione, e non tutti riescono a mantenere un ritmo assiduo. Inoltre ci saranno sempre le pressioni esterne che ci tormenteranno, come la scelta del posto in cui scriveremo, anche se sembra una cosa banale.

La gestione di un blog a tempo pieno equivale alla gestione di un’attività a tempo pieno. Se vogliamo trasformarlo nel nostro lavoro, dobbiamo dichiararlo ad alta voce a noi stessi. Dobbiamo fissare un obiettivo, perché va avanti solo chi ha uno scopo e un piano. Se vogliamo lasciare il nostro attuale lavoro tra sei mesi, per esempio, significa che per le prossime settimane dobbiamo concentrarci sul nostro blog.

blogging

Non dobbiamo credere a quei blogger che affermano di lavorare solo poche ore al giorno e nemmeno tutti i giorni. Se vogliamo davvero diventare blogger, dobbiamo avere un piano, rispettarlo e modificarlo se ci sono delle incongruenze.

L’importante è imparare ad avere il proprio ritmo, ad ascoltare sé stessi e non mollare nemmeno davanti alla paura del foglio bianco. È importante fare ricerca continuamente, aggiornarsi e raccogliere idee, parole chiavi, fare schemi per i propri contenuti.

LEGGI ANCHE: Blocco dello scrittore: 30 idee per superare la paura del foglio bianco

Conoscere il proprio pubblico per fare bene blogging

Quando scriviamo non lo facciamo solo per noi stessi, ma vogliamo condividere il nostro pensiero con gli altri. Bisogna prestare attenzione alla propria community perché è a loro che ci rivolgiamo. Le persone leggeranno i nostri post, si emozioneranno, li troveranno utili, o noiosi e commenteranno. Se si ritroveranno con le nostre parole, od otterranno dei benefici, condivideranno a loro volta il nostro intervento sui propri canali social.

Ma se vogliamo conoscere davvero chi ci legge, dobbiamo ascoltare la loro voce parlando con loro. Come possiamo farlo? Tramite le email.

Quando le persone si iscrivono alla nostra mailing list possiamo chiedere di presentarsi, di parlaci di sé stessi raccontando chi sono, invitandoli ad aprirsi insieme a noi con quattro chiacchiere. Il nostro scopo è quello di avviare conversazioni con chi è disposto a scriverci per parlarci di un problema e ricevere aiuto per risolverlo.

blogging

Leggendoli, potremo capire chi sono i nostri lettori, conoscere le loro perplessità e adattarci per dar vita a contenuti utili oltre che interessanti. Questo approccio di fare blogging non è utilizzato da tutti e chi lo fa non è sempre disposto a mostrarlo. 

La differenza la fa meno dell’1% del pubblico

Se crediamo che tutti coloro che passano sul nostro sito costituiscono la nostra community ci sbagliamo di grosso. Non tutti sono realmente interessati ai nostri articoli, c’è chi è solo di passaggio, o chi ci legge saltuariamente.

Le persone che contano davvero per incrementare il nostro blog e aiutare a far crescere il nostro business sono quelli che ci seguono costantemente. I nostri veri fan sono le persone che hanno capito cosa abbiamo da offrire, leggono le nostre mail e non si perdono nessuno dei nostri pezzi.

Se riusciamo a rendere felice il nostro pubblico, allora potremmo ottenere dei grandi risultati facendo blogging. Si tratta di fare una scelta, non possiamo parlare di qualsiasi cosa per accaparrarci una grossa fetta di pubblico. Risulteremo poco credibili e probabilmente nessuno ci prenderebbe sul serio.

Concentrandoci invece su un argomento specifico, in cui siamo ferrati, acquisteremo più credibilità e le persone saranno motivate a leggerci e si fideranno delle nostre parole.

La nostra passione non sarà per forza redditizia

Per quanto possiamo essere appassionati di un argomento e conoscerlo nei minimi dettagli, non significa che sarà necessariamente redditizio. Anche se la nostra nicchia ci segue ed è fidelizzata, fare blogging non si trasformerà in un lavoro a tempo pieno. Ma una soluzione c’è.

La maggior parte delle nicchie può creare un giro d’affari se ci si avvicina a loro nel modo giusto. Ovviamente il modo più semplice per capire come fare è parlare con le persone. Sono molti coloro che sono disposti a usufruire di un servizio a pagamento per conoscere notizie scritte in modo autentico e professionale, o che vogliono prendere parte a corsi e seminari per aggiornare le proprie competenze.

Per fare blogging in modo intelligente bisogna immaginare quale sarà il problema che vogliamo risolvere per aiutare la nostra nicchia di lettori.

Prepariamoci a possibili delusioni

La scelta di tenere un blog e concentrarsi su quest’attività tralasciando altri possibili impieghi potrebbe non essere vista di buon occhio dalla nostra famiglia e dai nostri amici. A questa piccola, cocente delusione non saremo mai preparati e probabilmente è uno dei segreti che i blogger di successo non sveleranno mai.

Ci sono molti blogger che non hanno tra il proprio pubblico nessun amico o familiare, e questa cosa potrebbe farci perdere un po’ di autostima. Ma non abbiamo scelto di fare blogging per loro, ma per chi vuole ascoltarci davvero, e questo vale per ogni tipo di lavoro.

Non avere il sostegno della propria famiglia è una constatazione amara, ma per raggiungere il nostro reale scopo, non è una cosa necessaria.

Dobbiamo accettare che amici e familiari spesso non rappresentano il nostro target di riferimento, anche se sarebbe bello avere il loro sostegno.

Fare blogging significa anche divertirsi

Il nostro obiettivo è lavorare con il nostro blog, ma ciò non vuol dire perdere di vista un dettaglio importante. Abbiamo iniziato a fare blogging mossi dalla passione, dal desiderio di abbattere le barriere di tempo e spazio e raggiungere più persone possibili. Se dimentichiamo perché abbiamo cominciato, difficilmente andremo avanti.

Divertiamoci con le parole e teniamo sempre d’occhio il nostro scopo.

serie tv 2020

Le serie TV con cui fare binge watching quest’estate

  • Con l’arrivo del caldo abbiamo ancora una volta più tempo per rilassarci davanti alle nostre serie TV preferite
  • Per chi ha voglia di fare “binge watching”, su Netflix, Amazon, Disney+ esiste l’imbarazzo della scelta

 

L’estate è arrivata e, complici il tempo libero e lo stop delle programmazioni televisive, sono molte le persone che hanno iniziato ad occupare le proprie giornate con il “binge watching“. Cosa significa esattamente questo termine? Vuol dire fare una scorpacciata di serie televisive, ovvero guardare tutte le puntate delle proprie fiction preferite senza far pause. A chi di voi non è capitato almeno una volta nella vita di dire “ancora uno e poi smetto” e poi, davanti all’ennesimo colpo di scena, cambiare idea e cedere alla tentazione di proseguire la visione fino a notte inoltrata? 

Ad ogni modo, se siete indecisi su cosa guardare in questo periodo, vi proponiamo 15 serie TV imperdibili, che vi lasceranno incollati allo schermo, già disponibili sulle migliori piattaforme. 

1# Lucifer

Lucifer

Lucifer è una serie televisiva statunitense sviluppata da Tom Kapinos, trasposizione televisiva dell’omonimo fumetto, scritto da Mike Carey e pubblicato dalla casa Vertigo. Prima cancellata da FOX, poi salvata da Netflix, con somma gioia dei fan, è tra le serie più amate sulla piattaforma di video in streaming. In attesa del rilascio dei primi otto episodi della quinta stagione, previsto per il 21 Agosto 2020, potete ripercorrere le avventure di Lucifer su Netflix, ma anche in replica su Italia Uno, ogni sabato pomeriggio.

Trama:

Lucifer, annoiato del suo ruolo di signore degli Inferi e rancoroso nei confronti di Dio, suo padre, per averlo cacciato dal Paradiso, abbandona il suo regno e si trasferisce a Los Angeles dove apre un night club di nome “Lux”. Sebbene suo fratello, l’angelo Amenadiel, insista continuativamente per farlo tornare all’inferno, un’amica gli fa notare come in lui stiano nascendo sentimenti umani e abbia infine scoperto di essere diventato mortale. La sua vita scorre serena per cinque lunghi anni, fino a quando non conosce la detective Chloe Decker, una donna bella, energica e dalla battuta sempre pronta, che si insinua nella sua vita e lo mette davanti all’amore, alla pietà e a tutta una vasta gamma di sentimenti umani che, un diavolo come lui, non dovrebbe mai provare.

Perché dovresti vederlo?

Sorriso smagliante, sguardo profondo e accattivante e fisico statuario: così si presenta Lucifer, e sia le donne, che gli uomini non possono che cadere ai suoi piedi, sedotti da una figura austera, ma che ha la capacità di leggere tra le pieghe più profonde dell’animo umano. L’ironia di Lucifer, combinata a momenti più intensi, crea un equilibrio perfetto tra tutte le sue parti e riesce a regalarci emozioni, ma anche momenti di puro intrattenimento.

2# La casa di carta

La Casa di Carta

La casa de papel è una serie televisiva spagnola ideata da Álex Pina. Dopo il grande successo sul canale Antena 3, la serie è stata acquisita da Netflix e distribuita sulle reti italiane. L’originalità di questa serie ha sancito un successo inaspettato, prima in Spagna e poi nel resto d’Europa, anche in termini di ascolti. 

Trama:

La storia narra gli sviluppi di una rapina estremamente ambiziosa: irrompere nella zecca di stato spagnola a Madrid e far stampare migliaia di milioni di banconote, per poi scappare con il bottino. L’ideatore di questa impresa è un uomo conosciuto come “il Professore”, che recluta attentamente otto individui con precedenti penali, i quali, per motivi di estrazione sociale, non hanno nulla da perdere. Considerato il divieto di rivelare la propria identità, a ciascun componente della banda viene assegnato il nome di una città: Tokyo, Mosca, Berlino, Nairobi, Rio, Denver, Helsinki e Oslo. Questi criminali agiscono vestiti di rosso con una maschera che si ispira al pittore spagnolo Salvador Dalí. 

Perchè dovresti vederlo?

La Casa di Carta è una delle serie più seguite e chiaccherate di sempre e una volta fatta la tua bella maratona estiva, avrai sicuramente qualcosa di cui parlare con tutti i tuoi amici. C’è poco da dire… la trama è molto semplice! Ma alternando momenti drammatici, ricchi di colpi di scena, romanticismo e dialoghi divertenti, riesce a tenere incollato allo schermo qualsiasi spettatore.

3# Vis a Vis

Vis a Vis

Vis a vis – il prezzo del riscatto è una serie televisiva spagnola, trasmessa originariamente su Antena 3 nel 2015. Cancellato dopo due stagioni, lo show è stato salvato da FOX Networks Group España, Atresmedia e Globomedia, che hanno prodotto anche altre due stagioni. Attualmente la serie è disponibile sul catalogo Netflix. 

Trama:

Macarena Ferreiro è una giovane donna che, costretta dal suo capo, si macchia dei crimini di manipolazione e appropriazione indebita, nell’azienda in cui lavora. Dopo essere stata scoperta, viene arrestata e rinchiusa nella prigione di Cruz del Sur. Qui dovrà imparare cosa significa lottare per la sopravvivenza: inizialmente innocua ed ingenua, si trasformerà ben presto in una donna senza scrupoli.

Perché dovresti vederlo?

Vis a Vis è una serie affascinante, poco adatta per i deboli di stomaco. Sfrutta senza timore gli espedienti tipici dei thriller, che la rendono veloce, appassionante e carica di tensione. Nonostante il limitato numero di opzioni narrative da poter esplorare, Vis a Vis è un esperimento perfettamente riuscito: regala allo spettatore tutto ciò che si potrebbe chiedere, inganni, misteri, azione, amore e tradimenti.

4# Hanna

Hanna

Hanna è una serie televisiva statunitense scritta e ideata da David Farr, basata sull’omonimo film del 2011 e distribuita su Amazon Prime Video. Elogiata dal New York Times e definita da TvGuide.com come “il binge watching perfetto per un weekend”, ha debuttato recentemente con la seconda stagione, riscuotendo un gran successo in più di 200 paesi del mondo.

Trama:

Hanna è una ragazza orfana della madre, che viene cresciuta nel totale isolamento delle foreste più remote dell’Europa dell’est. La ragazza trascorre tutta l’infanzia ad allenarsi per combattere e difendersi da coloro che danno la caccia a lei e a suo padre. Le abilità di sopravvivenza di Hanna sono messe alla prova solo dal momento in cui l’agente corrotta della CIA, Marissa Wiegler li individua ed inizia a dargli la caccia.

Perché dovresti vederlo?

Un film action con tratti psicologici che analizzano da vicino la protagonista della storia allargando il discorso a livello sociale. Il confronto col mondo esterno e l’adattamento alla civiltà, infatti, sono le chiavi di lettura interpretative di questo prodotto filmico, che, a tratti, ricalca molto la narrazione di una fiaba. Wright miscela perfettamente azione ed introspezione facendo confluire tutto verso un finale dai risvolti inaspettati.

5# Stranger Things

Serie TV Stranger Things

Stranger Things è una serie televisiva statunitense prodotta da Camp Hero Productions e 21 Laps Entertainment, per la piattaforma di streaming Netflix. Può essere considerato uno dei maggiori successi più recenti della piattaforma, nonostante la fantascienza mista all’horror non sia un genere solitamente amato da tutti. In attesa della quarta stagione, la cui produzione è stata messa in pausa a causa del Coronavirus, i binge watchers possono approfittarne per recuperare la visione degli episodi persi in precedenza.

Trama:

La storia è ambientata negli anni ’80 a Hawkins, una cittadina dello stato americano dell’Indiana, dove il piccolo Will scompare in circostanze misteriose, dopo essere stato a giocare con gli amici. Nello stesso momento, arriva in città una strana ragazzina con poteri telecinetici, la giovane Eleven, soprannominata El. Ben presto si scoprirà che El è fuggita da un laboratorio segreto, dove il padre conduceva esperimenti su di lei, per via delle sue capacità.

Perchè dovresti vederlo?

La trama è ambientata negli anni Ottanta ed è ricca di riferimenti musicali, cinematografici, culturali e letterari legati a quel periodo: per coloro che hanno vissuto l’adolescenza in quel periodo è normale immedesimarsi e provare momenti di nostalgia. Inoltre, fin dal primo episodio, questa serie televisiva ti terrà col fiato sospeso… quando penserai di aver capito tutto, la narrazione verrà totalmente stravolta.

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6# Dark

Dark

La fine è l’inizio: se avete già visto le prime due stagioni di Dark potreste capire il perché di questa frase. La serie tedesca, conosciuta anche come I segreti di Winden, è una tra le più apprezzate dai clienti di Netflix, e sta per giungere alla sua conclusione. La terza stagione è stata caricata sulla piattaforma il 27 Giugno 2020 e rivela i punti più oscuri rimasti in sospeso lungo tutta la serie. 

Trama:

Riassumere il tutto per chi non ha visto le prime due stagioni, visti i vari colpi di scena, non è così semplice. La serie si svolge a Winden, nell’anno 2019. La scomparsa di due bambini in una città tedesca e le conseguenti ricerche porteranno alla luce misteri e oscuri segreti che questa piccola cittadina nasconde, rivelando i rapporti e il passato di quattro famiglie che vi abitano e attorno alle quali ruotano tutte le vicende: i Kahnwald, i Nielsen, i Doppler ed i Tiedemann.

Perché dovresti vederlo?

Dark è un ambizioso racconto polifonico, caratterizzato da una varietà di personaggi degno dei romanzi di Tolstoj. Se non siete dei fan dei paradossi temporali (loop, portali e tutto il resto) vi consiglio vivamente di non iniziare a guardarlo, perché la chiave per tentare di decifrare questo portentoso enigma è proprio il tempo. Tuttavia, non pensate assolutamente a Dark come un prodotto di fantascienza per nerd: ci troviamo di fronte a una serie molto vicina allo stile di Lost, in grado di coniugare un intreccio ricco di grandi misteri e colpi di scena, alla componente umana e ai drammi personali dei personaggi.

7# Cursed

Serie TV Cursed

Cursed è una nuova serie Netflix tratta dal libro di Tom Wheeler e Frank Miller, una rivisitazione della classica leggenda arturiana. Disponibile su Netflix a partire dal 17 Luglio di quest’anno, è già stata ampiamente apprezzata dai più accaniti binge watchers.

Trama:

Nimue, una ragazza con un dono misterioso è destinata a diventare la potente Dama del Lago. Morta la madre, la giovane parte in cerca di Merlino per affidargli un’antica spada, trovando nell’umile mercenario Artù un inatteso alleato. Durante il viaggio Nimue diventa simbolo di coraggio e ribellione contro i terribili Paladini Rossi e il loro complice, il Re Uther. 

Perché dovresti vederlo?

Cursed è sicuramente una tra le produzioni originali Netflix di maggiore qualità degli ultimi tempi: la scrittura della serie tv è ben realizzata e la recitazione non sfocia mai nel teen drama, genere a cui lo show appartiene. La storia, oltre a essere un bellissimo racconto di avventura, è una vicenda di riscatto e crescita personale. Inoltre, nel corso delle vicende, si affrontano moltissimi temi di attualità come la distruzione dell’ambiente, il terrorismo religioso, l’assurdità della guerra e il coraggio di affrontare sfide impossibili.

8# Gangs of London

Gangs Of London

Gangs of London è una serie televisiva britannica creata da Gareth Evans e Matt Flannery, incentrata sui contrasti fra bande rivali e organizzazioni criminali internazionali nella Londra contemporanea. Partita il 6 luglio 2020 su Sky Atlantic e NOW TV, si è appena assicurata il rinnovo per una seconda stagione.

Trama:

Al centro degli eventi c’è Finn Wallace, il criminale più potente, temuto e rispettato di Londra, capace di tenere le redini di un impero da miliardi di sterline l’anno. Con la sua morte, si innesca un clamoroso vuoto di potere che porta tutte le famiglie criminali di Londra a rimettere in discussione accordi, alleanze e controllo dei territori. Toccherà all’impulsivo figlio Sean dimostrare di essere all’altezza di poter prendere il posto del padre e riuscire a vendicarsi del mandante del suo omicidio.

Perché dovresti vederlo?

Gangs of London è una serie di gangster, ma lo è a modo suo. Per certe scene fa pensare ai film di Quentin Tarantino, per certi suoi personaggi ricorda i migliori film di Guy Ritchie, mentre per certi contesti e situazioni sembra riprendere le dinamiche di Gomorra. Una volta superati i primi episodi, che mettono in scena dinamiche già viste, la narrazione lascia spazio a grandiose coreografie action, caratterizzate spettacolari esplosioni e crudissimi massacri, degni dei migliori combattimenti di arti marziali.

9# Le ragazze del centralino

Serie TV Le ragazze del centralino

“Las chicas del cable” è una serie spagnola tutta al femminile, ambientata in una Madrid dominata dallo scoppio della Guerra Civile. Con gli ultimi cinque episodi, arrivati su Netflix il 3 luglio 2020, siamo giunti alla conclusione del capitolo della fiction, un finale tragico e  definitivo, ma soprattutto una bomba emotiva per chi ha amato questi personaggi un po’ surreali e ricchi di fascino per ben sei stagioni.

Trama:

La serie è ambientata nella Madrid del 1928 e racconta le vicende di cinque donne di diversa provenienza: Lidia, Carlota, Ángeles, Sara e Marga, che vengono assunte come operatrici per la Compagnia dei Telefoni. Ognuna di loro si confronta con le difficoltà relative alle proprie vicissitudini familiari, e cerca di affermare la propria indipendenza, in una Spagna dove i diritti delle donne sono ben lungi dall’essere riconosciuti.

Perché dovresti vederlo?

Lo show tratta temi importanti e sempre attuali, come il femminismo, la discriminazione, l’emancipazione, gli abusi sul luogo di lavoro e tra le mura domestiche, ma al centro della storia c’è anche la forte amicizia tra le colleghe della “Compagnia dei Telefoni”: le quattro protagoniste affrontano i loro problemi in maniera differente, ma sono sempre pronte a spalleggiarsi a vicenda… possono essere di ispirazione a tutte noi!

10# The great

The Great

Se avete un debole per la storia e non siete eccessivamente bacchettoni, non potete perdervi questa nuova serie TV che ha per protagonista la Regina Caterina II La Grande, una giovane sovrana che nel XVIII sec. cambiò per sempre il volto della monarchia russa. The Great è una miniserie che va in onda in Italia dal 18 giugno 2020, su StarzPlay e che i binge watchers faticheranno a dimenticare, perché caratterizzata da scene uniche, bizzarre e inaspettate, ai limiti del disturbante.  

Trama:

“The Great” racconta la storia della giovane e colta Caterina che, data in sposa dal padre al sovrano russo, lo zar Pietro III, si trova alla mercé di un uomo frivolo, egocentrico, viziato e di una corte depravata e arretrata che rifiuta il cambiamento. Aiutata dalla serva Marial, Caterina troverà il modo per cambiare le cose: ordirà un complotto per detronizzare il marito e guidare il regno in modo più giusto e illuminato.

Perché dovresti vederlo?

Se ami la satira brillante, che strizza un occhio all’attualità, questa serie è fatta proprio per te. Il taglio fresco, il tono pungente, e lo humor nero che punteggiano il racconto, regalano momenti davvero esilaranti, ma lasciano spazio anche a tematiche profonde e sempre attuali, primo su tutti quello del libero arbitrio e dell’autodeterminazione femminile.

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11# Tredici

Tredici

Tredici è una serie televisiva statunitense creata da Brian Yorkey basata sul romanzo bestseller “13 Reasons Why” di Jay Asher. Racconta del suicidio dell’adolescente, Hannah Baker, la quale ha registrato i tredici motivi che l’hanno spinta a togliersi la vita. La prima stagione è divenuta un successo a livello globale, sia per la serietà dei contenuti trattati, che per la notevole qualità della messa in scena, mentre le successive due stagioni non hanno saputo tenere il passo. Ora spetta alla quarta stagione, in streaming su Netflix da venerdì 5 giugno 2020, il compito di riannodare tutti i fili e regalare una conclusione degna di questo nome.

Trama:

La Liberty High School, liceo di una piccola cittadina americana, è sconvolta dal suicidio della studentessa Hannah Baker, che si è tagliata le vene qualche settimana prima. Clay Jensen, anch’esso studente della Liberty High, tornando a casa trova una scatola sulla veranda al cui interno ci sono delle cassette registrate dalla stessa Hannah, in cui spiega le tredici ragioni che l’hanno spinta a togliersi la vita. 

Perché dovresti vederlo?

Tredici è un’ottima serie. L’onestà e realismo della trama, l’eccellente interpretazione del cast, l’alta qualità della messa in scena e la selezione delle colonne sonore, sono i principali punti a favore di questa serie. Inoltre è una fiction multigenere: non è soltanto un teen drama, c’è il mistero di base, che lo rende una sorta di racconto di investigazione articolato e coinvolgente, ed inoltre tratta in maniera schietta temi significativi e rilevanti come il bullismo lo stupro, lo slut-shaming e la tentazione del suicidio fra gli adolescenti.

12# Skam Italia

Skam Italia

SKAM Italia è una serie tv drammatica, ideata da Ludovico Bessegato per un pubblico teen, che pian piano ha conquistato anche gli adulti, affermandosi come la fiction più vista della classifica TV Time. Ricalcata dall’omonima serie norvegese, tratta la vita quotidiana di alcuni studenti di un liceo di Roma. Per chi se le fosse perse, le prime quattro stagioni sono disponibili su TIMvision e, a partire dal 1º gennaio 2020, anche su Netflix.

Trama:

La serie è ambientata a Roma e segue le vicende di un gruppo di studenti del liceo Kennedy, tra amori, nuove amicizie, prime esperienze e party sfrenati. Ogni stagione è dedicata a un personaggio diverso, che deve superare una propria situazione di vergogna e si accorge di poterne uscire solamente chiedendo aiuto e condividendo i propri problemi con gli altri. Nella prima stagione, ad esempio, la protagonista è Eva, una ragazza molto insicura, ma dolce e socievole, che è stata costretta a cambiare scuola. Pur non essendo completamente sola e potendo contare sul fidanzato Giovanni e il suo migliore amico Martino, Eva sente il bisogno di trovare un nuovo gruppo con cui socializzare, e così, durante una festa, conosce quattro ragazze: Eleonora, Silvia, Sana e Federica, con cui inizierà a condividere le proprie gioie e i propri problemi. Dopo Eva, il protagonista della seconda stagione sarà il suo amico Martino, mentre la terza si concentrerà su Eleonora e la quarta su Sana, una giovane musulmana costretta ogni giorno a difendersi dal giudizio dei suoi coetanei.

Perché dovresti vederlo?

Skam Italia è una serie da vedere e rivedere. Tutto è ben fatto: dai dialoghi, alla regia, alla recitazione, alla colonna sonora. Inoltre, tratta un’enorme quantità di tematiche tipiche dell’adolescenza, come il sesso, l’educazione sentimentale, il bullismo, l’omosessualità, il multiculturalismo.

13# Élite

Elite

Élite è una serie televisiva spagnola distribuita su Netflix, ideata da Carlos Montero e Darío Madrona.  Un teen drama che narra la quotidianità di un gruppo di ragazzi adolescenti benestanti, perfetto per chi ha amato serie come Pretty Little Liars e Riverdale. Giunta ormai alla sua terza stagione, è diventata rapidamente un cult tra giovani e ragazzi di tutte le età.

Trama:

Samu, Christian e Nadia, tre giovani adolescenti di umili origini, vincono una borsa di studio per entrare nella prestigiosa scuola di Las Encinas, frequentata dai figli delle famiglie più ricche di tutta la Spagna. Qui incontrano alcuni studenti che già frequentano l’istituto, personaggi apparentemente stereotipati che si mostrano fin da subito snob e viziati, come Lucrecia, la prima della classe, oppure Polo e Carla, la storica coppia della scuola. Ma un evento sconvolge rapidamente la narrazione: l’omicidio di Marina, una ragazza della scuola. Il ritrovamento del corpo apre un nuovo spiraglio nella vicenda ed i vari flashback, ricostruiranno dal principio le dinamiche che hanno portato al compimento del crimine. 

Perché dovresti vederlo?

Élite è sicuramente una serie avvincente, in grado di creare una grandissima suspense e di tenere, fino alla fine, gli spettatori con il fiato sospeso. l fattore sicuramente più interessante, oltre alla trama piuttosto accattivante, è la capacità della serie di riflettere sull’indole umana, mostrandoci a 360 gradi quelli che possono essere i pensieri di ciascuno di noi. Inoltre, tratta molteplici tematiche importanti, come ad esempio la disuguaglianza economica, la criminalità, la tossicodipendenza, l’HIV, la religione, la sessualità e il razzismo. 

14# Bay Yanlış

Serie TV Bay Yanlis

Dopo il successo di Bitter Sweet e il più recente Daydreamer (in onda tutti i giorni su canale 5), il 26 Giugno 2020 è stata trasmessa sul canale della FOX la prima puntata del nuovo progetto televisivo di Can Yaman:  Bay Yanlış (Signor Sbagliato). Le puntate sono disponibili in lingua originale e sottotitolate in lingua italiana sul canale ufficiale di Youtube.

Trama:

Bay Yanlış, letteralmente Signor Sbagliato, segue la storia di due vicini di casa: Özgür è un ricco proprietario di un locale, che vive senza regole e non crede nell’amore. Ezgi è una ragazza genuina e romantica, che dopo una serie di relazioni fallite, è determinata a trovare il principe azzurro con cui sposarsi. Purtroppo la ragazza non ha molto successo in questa sua ricerca, quindi Özgür decide di aiutarla dandole consigli su come conquistare l’uomo che le piace.

Perché dovresti vederlo?

Le serie turche stanno andando fortissimo in tutto il mondo già da una decina di anni, con ascolti altissimi e record di share. Cosa hanno di speciale? Il contrasto fra tradizione e modernità, tipico della cultura turca, esercita curiosità ed empatia. Inoltre, rispetto alle classiche fiction italiane, le serie turche enfatizzano i toni leggeri della commedia: sono più innocenti, divertenti e romantiche.

15# Good Girls

Serie TV Good Girls

Good Girls è una serie televisiva statunitense creata da Jenna Bans, a metà strada fra una serie crime e una dark comedy. Arrivata in Italia a Luglio 2018, si è velocemente affermata come una delle fiction più interessanti su Netflix. 

Trama:

Good Girls racconta la storia di tre madri americane alle prese con seri problemi economici. Beth, madre di quattro figli, si trova a dover gestire un grave crollo finanziario, causato dalla confusionaria gestione dell’azienda in cui lavora il marito Dean. Annie, sorella di Beth, sta vivendo un forte periodo di crisi e l’ex marito dal quale sta divorziando, è deciso a chiedere l’affidamento esclusivo della loro figlia Sadie. Ruby, amica delle due sorelle, ha una figlia affetta da una grave e rara patologia, ma non riesce a far fronte alle spese mediche necessarie. Per questo motivo le tre donne decidono di tentare il tutto e per tutto e studieranno il piano per una rapina.

Perché dovresti vederlo?

Good Girls è una serie senza troppe pretese che si lascia guardare tranquillamente poiché mai noiosa o ripetitiva, quindi è perfetta per la stagione estiva. Momenti di ilarità tra le protagoniste si alternano a temi forti, come l’accettazione dell’altro, la malattia, le differenze economiche, il privilegio e la violenza fisica e sessuale.