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Leggere più libri senza impazzire: una guida in 25 punti

  • Leggere più libri stimola la mente e ci aiuta a ripartire dopo periodi di crisi.
  • Ecco come leggere più libri e lasciarsi ispirare dal potere della narrazione.

 

Vi siete mai chiesti se siamo davvero pronti per ripartire? Questi mesi in cui tutto è incerto, ricominciare a sognare, a rimettersi in gioco con i propri progetti, sembra essere la cosa più difficile del mondo. Ma è la cosa di cui abbiamo più bisogno. Vogliamo riconnetterci con noi stessi, riconciliarci con ciò che ci circonda. Desideriamo oltrepassare i confini della nostra comfort zone e tornare a immaginare. Abbiamo bisogno del potere immaginifico della narrazione, dobbiamo leggere più libri.

Leggere più libri è fondamentale per ripartire

Leggere libri stimola il cervello e la fantasia, inoltre migliora l’intelligenza emotiva che ci permette di entrare in contatto con le nostre emozioni, a comprenderle, e di conseguenza a relazionarci meglio con gli altri.

La lettura stimola l’intelletto creando simulazioni mentali delle storie che stiamo leggendo. Infatti, immersi in un racconto, ci ritroviamo a vivere in un’altra dimensione parallela alla nostra realtà, in cui ci abbandoniamo totalmente.

Un altro aspetto positivo di leggere, è l’aumento della concentrazione e della memoria. Entrare in contatto con i personaggi, con i loro particolari e dettagli, con l’ambientazione e la storia, ci aiuta ad analizzare meglio ciò che succede intorno a noi. E ancora, leggere un libro, magari seduti all’ombra di un albero in un parco, o sotto l’ombrellone, ci permette di rallentare e di rilassarci. Inoltre, lo sapevate che le persone di successo leggono tantissimo?

Leggere più libri: basta scuse

Ci lamentiamo spesso di non avere il tempo per dedicarci ai libri, che siamo troppo impegnati o che, raramente lo ammettiamo, non ci va di leggere perché preferiamo fare altro (ed è lecito). Ma per chi vuole leggere sempre di più o per chi non riesce a superare il “blocco del lettore”, abbiamo una bella notizia, anzi una vera e propria guida per leggere più libri senza stress.

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Leggere più libri: la guida in 25 punti

Lasciatevi ispirare da questa guida in 25 punti, ma prima di iniziare dobbiamo ricordare una cosa fondamentale: leggere è prima di tutto un piacere, uno stimolo divertente, e non sarà mai un obbligo.

1. Rendere la lettura una routine

Il modo migliore per leggere costantemente è quello di dedicare intenzionalmente più tempo alla lettura. È importante rendere la lettura un’attività quotidiana. Un’idea potrebbe essere quella di svegliarsi prima al mattino, e leggere un capitolo prima di sorseggiare un caffè. Possiamo leggere anche durante la pausa pranzo al lavoro, invece di consultare i social. Man mano che leggere diventerà un’abitudine, difficilmente riusciremo ad abbandonare questa piacevole pratica.

2. Leggere appena svegli

Una lettura al mattino, quando tutti ancora dormono è piacevole e ci permette di cominciare la giornata nel migliore dei modi. Un’attività gratificante e stimolante per la nostra mente, un’abitudine che ci aiuterà a leggere più libri ogni giorno.

3. Leggere prima di addormentarsi

Se non riusciamo a leggere la mattina perché siamo sempre di corsa, il momento perfetto può essere di sera, prima di andare a dormire. Non c’è niente di meglio che rilassarsi a letto con un buon libro e lasciare il mondo fuori.

4. Leggere mentre facciamo qualcosa di poco impegnativo

Possiamo leggere, o meglio ascoltare, un libro mentre ci alleniamo, sostituendo alla nostra solita playlist un audiolibro, oppure finire quel capitolo che abbiamo lasciato in sospeso, mentre cuciniamo, ma anche durante un bagno rilassante. Insomma quando siamo occupati a svolgere qualche attività non troppo complessa, accompagnarci ad un buon libro, anche se qualcosa di leggero, può essere un ottimo compromesso per leggere più libri.

5. Avere sempre un libro con sé per leggere più libri

Un libro è un compagno di avventura con cui non ci si annoia mai. Ci sono tanti momenti inaspettati della giornata che possono diventare piacevoli con la lettura. Un modo per leggere più libri è proprio quello di portarne sempre con sé uno, ma anche un eReader, o scaricare un’ App di lettura. Anche essere in fila alla cassa ad aspettare il proprio turno, o seduti in sala d’attesa dal dottore, possono diventare tutte occasioni di lettura.

6. Fissare un obiettivo per leggere più libri

Un espediente utile per leggere più libri è quello di fissare un obiettivo di lettura. Stabilirne uno infatti ci aiuta a rimanere focalizzati e motivati per raggiungere il nostro traguardo. Ovviamente l’obiettivo fissato deve essere concreto per evitare di demotivarsi.

7. Ascoltare audiolibri

Gli audiolibri si sono dimostrati una risorsa molto utile e pratica per chi vuole leggere più libri. Possiamo consultarli ovunque e in qualsiasi momento, anche se siamo svolgendo svariate attività dove mani e occhi sono impegnati. Inoltre per chi già passa tante ore al computer, possono essere un’ottima alternativa per non sforzare ulteriormente la vista.

8. Giocare con i generi letterari

Una cosa da non sottovalutare per leggere più libri è quella di mixare generi e magari autori dopo aver terminato un libro. Siamo in fissa con Zadie Smith e abbiamo divorato quasi tutti i suoi libri, ma non riusciamo ad andare avanti con altre letture? Il consiglio è quello di cambiare completamente genere e autore.

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9. Unirsi ad un club del libro

Se non vi sentite stimolati a leggere e non sapete più cosa provare, che ne dite di un club del libro?

In primo luogo le riunioni programmate del club incoraggiano a finire un libro entro la data disegnata, ma soprattutto vivere un gruppo dove si parla di libri è un ottimo modo per sentirsi coinvolti nella lettura. Terza cosa, il club dei libri, avendo una programmazione stabilita, ci permette di saper già cosa leggere, senza farci sentire in difficoltà sulla prossima scelta da fare.

10. Leggere cose nuove

Se siete amanti dei racconti o dei romanzi e non avete mai letto un fumetto, perché non provare? Per leggere più libri è importante provare nuovi genere letterari, iniziando a leggere anche un tipo di testo che non avreste mai immaginato di sfogliare.

11. Leggere più libri contemporaneamente

Solo all’idea di leggere più libri insieme vi viene l’emicrania? Possiamo leggere più libri, diversi tra loro, contemporaneamente per stimolare la mente e scegliere l’uno o l’altro in base alla situazione o al nostro stato d’animo. Siamo immersi nella lettura di un romanzo di Stephenk King ma non riusciamo a finire l’ultimo capitolo perché inquieti? Passiamo a qualcosa di diverso, magari ad un saggio.

12. Leggere con qualcuno

Bloccati sulla stessa pagina da giorni, non riusciamo ad avanzare nonostante le idee proposte finora. Avete provato a leggere con un amico? Discutere di ciò che stiamo leggendo con qualcuno può darci il giusto incoraggiamento per finire il libro e rivedere insieme i tratti che più ci hanno emozionato.

13. Creare il proprio angolo di lettura

A volte quello di cui abbiamo veramente bisogno è il posto giusto per iniziare la nostra avventura narrativa. Creare il proprio angolo relax per immergerci nelle nostre letture può stimolarci a leggere più libri e con il giusto mood.

14. Non esagerare con le maratone letterarie

Quando cominciamo un nuovo libro siamo così presi dalla storia che non riusciamo più a staccarci dalle pagine, tanto da sognare i personaggi anche di notte. A chi non è capitato di addormentarsi su un romanzo e svegliarsi con un mal di testa martellante? Diamoci il giusto tempo. Facciamo delle pause dopo tante pagine e capitoli, possiamo fare una passeggiata o uno spuntino, per esempio.

15. Acquistiamo libri di seconda mano

Leggere più libri significa investire tempo e denaro, e ci sono periodi in cui non possiamo spendere tanti soldi per leggere. Invece di incrementare la nostra wishlist senza poter comprare nulla, proviamo a cercare libri di seconda mano o fare degli scambi con amici e altri appassionati di full immersion di letture.

16. Non finire i libri che non ci piacciono

Il mondo è bello perché è vario, vale anche per i libri. Non è detto che un titolo amato da tutti debba piacere anche a noi. Per leggere più libri dobbiamo anche non leggere quello che proprio non ci colpisce. È inutile trascorrere del tempo con qualcosa che, inevitabilmente, finiremo per odiare. Avanti il prossimo!

17. Sostituire le cattivi abitudini con la lettura

Non siamo perfetti, c’è sempre qualcosa di noi che vorremmo cambiare, come qualche piccola cattiva abitudine. Un modo per cambiare e leggere più libri, è proprio quello di sostituire ad una malsana abitudine una cosa bella, la lettura appunto. Ci sentiremo meglio con noi stessi e aggiungeremo un altro titolo ai libri letti quest’anno.

18. Viaggiare in compagnia dei libri

Quando siamo in viaggio, soprattutto un tragitto lungo, un libro sarà l’accompagnatore più fedele che esista. Che sia un viaggio in treno o in aereo, possiamo allietarlo con una lettura mozzafiato, magari proprio con un libro che racconta di un viaggio.

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19. Chiedere consigli per nuove letture

Non si finisce mai di imparare, soprattutto con e grazie ai libri. Se non abbiamo idee sulle prossime letture, possiamo chiedere ad amici, al nostro libraio di fiducia, ma anche affidarci alle recensioni in rete o seguire i consigli dei book influencer su Instagram.

20. Leggere 20 pagine al giorno per leggere più libri

Se non leggiamo da un po’ e ci sentiamo parecchio arrugginiti, un modo per superare quest’ostacolo è quello di darci un numero di pagine da leggere al giorno. Iniziamo con 20 pagine, un obiettivo facile che man mano aumenteremo quando la lettura diventerà una piacevole abitudine quotidiana. Si comincia sempre da piccoli passi, senza farsi sopraffare dall’ansia.

21. Iscriversi a una newsletter per ricevere consigli letterari

Vogliamo raccogliere sempre più idee per le nostre letture? Scoviamo notizie in qualche blog che tratta di libri, o consultiamo i siti internet delle case editrici, e iscriviamoci alle loro newsletter. Riceveremo consigli per gli acquisti, le ultime uscite e le classifiche dei libri consigliati e preferiti dagli altri utenti. Potremmo scoprire libri interessanti di cui non conoscevamo minimamente l’esistenza.

22. Perdiamoci tra gli scaffali delle librerie

Internet è una miniera d’oro per raccogliere notizie sui libri, ma non dimentichiamo l’importanza e il fascino delle librerie, dove poter ricevere dritte e consigli direttamente dagli addetti ai lavori. Per leggere più libri bisogna entrare in contatto con essi.

23. Curiosare tra le “top libri”

Fonti autorevoli come “The New Yorker” e altri magazine online, stilano delle classifiche dei titoli più belli da leggere. Ci sono diverse categorie divise per generi da tenere sott’occhio, basta soltanto cercarle.

24. Leggere le poesie

Dostoevskij diceva che la bellezza salverà il mondo, e cosa c’è di più bello di una poesia? Per leggere più libri non possiamo dimenticare le raccolte di poesie. I versi calmano anche gli animi più turbolenti.

Leggere poesie

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25. Acquistare un eReader

Quando parliamo di lettura non ci riferiamo solo ai testi cartacei, ma anche ai libri in formato digitale. Per leggere più libri possiamo investire in un eReader da portare ovunque andiamo.

street art Puglia

4 milioni di euro per finanziare progetti artistici: in Puglia la street art diventa legge

  • Nata negli anni ’50 e ’60 sui muri di New York, la street art ha poi invaso gli spazi pubblici all’aperto delle città di tutto il mondo, con risultati stravaganti e nuovi.
  • Non più vandalismo: nel tempo, la street art è divenuta una di quelle manifestazioni creative che favoriscono il processo di riqualificazione e rigenerazione urbana.
  • È la Puglia la prima Regione italiana ad avere un provvedimento che riconosce l’arte del writing, rendendola legale e privandola di quella sorta di clandestinità che la caratterizzava.

 

Vandalismo o arte moderna? Arte di second’ordine o veri e propri masterpiece?

Parliamo della cosiddetta street art o arte urbana, che si manifesta in luoghi pubblici, con le tecniche più disparate: bombolette spray, adesivi artistici, stencil, proiezioni video e sculture.

Discussa ancora oggi dai critici del settore, nonostante i grandi successi e la grande popolarità, ha reso super pop le opere di Banksy, Jorit, Christo, Alice Pasquini, Ivan Tresoldi (solo per citarne alcuni), oggi quasi delle vere e proprie art-star.

Gli interventi di Banksy, ad esempio, attivo già nel 2000 con la sua guerrilla art, sono dei veri e propri fenomeni virtuali e mediatici, in grado di stabilire un ponte tra comunità sociale e mondo dell’arte, rivolgendosi in modo equo agli artisti, ai fruitori dell’arte e ai non addetti ai lavori.

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Indimenticabili e iconici Keith Haring e Jean-Michel Basquiat, attivi ben prima che la street art acquisisse la popolarità di oggi. Hanno reso le città gallerie e palcoscenici gratuiti da sfruttare.

Rigenerare e riqualificare

Sono gli spazi pubblici delle città, dunque, le gallerie che ospitano i vernissage degli street artist.

Città che si colorano, divenendo spazi creativi. Colori che non coinvolgono solo il centro delle city, ma anche e soprattutto le periferie e i quartieri in condizioni marginali.

In questo caso, l’arte viene concepita come uno strumento dal forte impatto espressivo, accessibile, gratuito e in grado di migliorare le qualità estetiche dello spazio urbano.

In effetti, sono numerose e in continuo aumento le iniziative pubbliche o promosse in partenariato pubblico – privato, che sostengono e finanziano interventi di arte urbana.

Inoltre, attraverso la street art è possibile riconfigurare la percezione del contesto urbano, rendendolo un luogo esteticamente piacevole, meritevole di attenzioni e tutele.

Da Milano a Roma, fino ad arrivare a Napoli, sono numerosi gli esempi di riqualificazione e rigenerazione attraverso la street art.

street art Puglia

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Jorit a Barra e San Giovanni a Teduccio, Seth e altri artisti internazionali a Tor Marancia, Iena Cruz a Lambrate, ultimamente detta anche Lambrooklin, proprio per le similitudini con il quartiere degli USA nell’ambito dell’arte e della riqualificazione urbana.

Rotolando verso Sud

Poi arriviamo in Puglia. “Vieni a ballare in Puglia”, cantava Caparezza. In questo caso si potrebbe dire “vieni a creare in Puglia”. Sì, perché il Consiglio Regionale lo scorso giugno ha approvato una propria legge, contenente al suo interno disposizioni per la valorizzazione, promozione e diffusione della street art.

Si tratta della prima Regione italiana ad avere un provvedimento che riconosce l’arte del writing, rendendola legale e privandola di quella sorta di clandestinità, che rendeva talvolta facile l’associazione con il vandalismo.

4 milioni di euro la cifra stanziata dalla Regione per finanziare progetti artistici promossi dai singoli Comuni.

E non solo: il provvedimento prevede anche che i Comuni redigano un elenco degli spazi pubblici o privati da mettere a disposizione degli street artist.

La legge si impegna, inoltre, ad un censimento periodico degli interventi di street art realizzati, in modo tale da farli conoscere a cittadini e turisti attraverso i portali regionali.

La Puglia non è nuova a queste iniziative. In effetti, già nell’estate del 2019 la Regione stanziava 450 mila Euro per un triennio, per finanziare interventi di street art e riqualificazione urbana nei Comuni che ne avessero fatto richiesta.

Ai tempi risposero 91 fra Comuni, scuole e università. Undici i lavori realizzati.

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Il Gargano in un Pantheon

Non compreso tra i progetti finanziati ma di eguale importanza è Peppino, pescatore trabuccolante di Peschici.

L’artista Alessandro Tricarico lo definisce come un Dio della spuma di mare, delle stelle e protettore delle murene.

street art Puglia

Alta sette metri e larga sei, l’installazione di Tricarico prende forma sulle pareti di un ridere abbandonato, patrimonio dimenticato che si affaccia sul lago di Varano, sul Gargano.

L’artista ha approfondito le ricerche sui riti pagani del Gargano e riadattato le divinità del tempo a personaggi della quotidianità.

Così Tricarico vuole far scoprire luoghi inesplorati della cosiddetta “montagna del Sole”, fuori dalle rotte turistiche.

Peppino è il primo dei templi che andranno a creare il Pantheon sul Gargano: qui le coordinate.

È, inoltre, la testimonianza che ci troviamo di fronte ad un nuovo modo di vivere gli spazi pubblici, un modo che va oltre al “classico” significato degli stessi. Ed è così che un rudere può acquisire un nuovo valore e, perché no, anche un nuovo colore.

facebook instagram post perfetto

Tailored Content: come creare il post perfetto per Facebook e Instagram

  • Molte aziende si affacciano sui social cercando di ottimizzare i costi, spesso pubblicando lo stesso contenuto su piattaforme differenti. Ma questo non basta.
  • La diversificazione può fare un’enorme differenza nel coinvolgimento facendo sì che il messaggio venga percepito dalle persone in target.

 

Quali dovrebbero essere le caratteristiche di un post perfetto? Nelle righe che seguono approfondendo alcuni degli aspetti più importanti legati alla costruzione di un post che potremmo definire ben realizzato.

La gestione dei canali social di un’azienda è una attività particolarmente impegnativa per piccole o grandi imprese. Sono numerose le operazioni che ogni giorno vengono svolte dai professionisti dei social, come pubblicare  nuovi post, analizzare l’audience, realizzare contenuti coinvolgenti ed ovviamente freschi. Senza contare che molti dei più importanti social media hanno pubblici differenti, e per ognuno di loro è necessario realizzare contenuti ad hoc o modificare quelli già presenti nel calendario editoriale.

Molte aziende si affacciano sui social cercando di ottimizzare i costi, spesso pubblicando lo stesso contenuto su piattaforme differenti.

Ma perché è importante adattare i contenuti dell’azienda a ciascun canale social? Non ti resta che continuare a leggere per scoprirne i motivi.

L’importanza della diversificazione

Avere un messaggio unico accompagnato dal tono di voce che caratterizza l’azienda è certamente molto importante, ma lo è ancor di più se il contenuto del messaggio viene diversificato in base alla piattaforma sulla quale sarà pubblicato.

La diversificazione può fare un’enorme differenza nel coinvolgimento del post facendo sì che il messaggio venga percepito dalle persone in target. Molte grandi aziende si stanno organizzando in questo senso, facendo della diversificazione una vera e propria arma ottimizzando ogni singola pubblicazione.

Un grande esempio ci viene fornito dalle grandi case di abbigliamento sportivo, come Nike. Esplorando in pochi secondi i canali dell’azienda ci rendiamo conto di come lo stesso messaggio venga diversificato, ottimizzato e rimodellato in base alle piattaforma. 

Come realizzare un post perfetto e a cosa bisogna prestare attenzione per poterlo diversificare correttamente? Ci sono degli elementi che non possono essere sottovalutati, li approfondiremo come realizzare un post perfetto su Facebook e su Instagram, due delle piattaforme e certamente più utilizzate. 

blog e social media

Un post perfetto su Facebook: ecco gli elementi da tenere sott’occhio 

Sebbene siano numerosi gli elementi che possono determinare la struttura di un post sui social network, alcuni elementi non possono essere sottovalutati per crearne un post perfetto (o quasi). 

1. Post lungo o corto? 

Questa è una delle domande più diffuse sul web e certamente uno degli interrogativi più importanti per la realizzazione di un post d’effetto. Il limite che Facebook impone ad ogni applicazione è di circa 62.206 caratteri, un numero abbastanza ampio per poter esprimere qualunque tipologia di messaggio.

Ma quanti caratteri è giusto utilizzare?

Non esiste una risposta univoca, anche se secondo degli studi recenti realizzati da Buffer un post con numero di caratteri inferiore o pari a 80 riceve un coinvolgimento superiore del ben 66%. Un numero che fa riflettere e che ci suggerisce di prestare attenzione alla lunghezza del post. 

Altri studi contrariamente evidenziano che post più lunghi (superiori a 280 caratteri), registrano un numero più alto di ‘clic’ evidenziando dunque un incremento dell’interesse del proprio pubblico. 

Dunque cosa fare? La risposta risiede nel mezzo. Sperimentare continuamente con la propria social audience potrebbe essere la risposta più giusta, non dimenticando che: post lunghi potrebbero aiutare ad ottenere più clic, mentre il post con un numero di caratteri inferiore potrebbero funzionare per aumentare l’engagement.

2. Le domande dirette e gli elenchi puntati 

Le domande dirette al proprio target sono sempre un’ottima scelta per poter incrementare il coinvolgimento di un post. Suscitano interesse, curiosità e voglia di saperne di più su quello specifico argomento. Insomma, le domande dirette sono sempre una valida alternativa per poter coinvolgere sin da subito il pubblico dell’azienda.

Altro espediente da non sottovalutare per poter realizzare un post di grande interesse, sono certamente gli elenchi o le liste. Realizzarne uno è davvero molto semplice, basta scomporre un messaggio preconfezionato per aumentare sin da subito il coinvolgimento e l’interesse del pubblico. 

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3. Aggiungi (se possibile) delle citazioni al post 

L’aggiunta di una citazione ad un post per promuovere l’ultimo articolo del blog o una notizia di grande interesse per l’azienda, è certamente un altro metodo molto funzionale per poter aumentare il coinvolgimento del lettore. 

Per potere realizzare una citazione funzionale per il contenuto che si è scelto di pubblicare, basterebbe scansionare con attenzione l’informazione che stiamo per divulgare e da essa estrarre una frase particolarmente significativa. In alternativa si potrebbe scegliere di affiancare il contenuto da un’affermazione di uno studioso o di un portale web, che in precedenza ha già approfondito l’argomento del post.

contenuti dannosi facebook

4. Non dimenticare: le emoji e le immagini con le giuste accortezze 

Le emoji, le immagini e i link (dove è possibile) sono degli elementi indispensabili per poter realizzare un post perfetto.

Cominciamo con le emoji: Hubspot evidenziato che l’inserimento delle emoji all’interno di un post possono aumentare del 57% il numero di Mi piace, del 33% i commenti e del 33% la possibilità che il post venga condiviso rispetto ad un testo realizzato senza emoji. Interessante non trovate?

Ogni giorno sono su Facebook vengono caricate circa 300 milioni di fotografie e tutto accade per un solo motivo: catturare l’attenzione del lettore. 

Ma ci sono due aspetti da non sottovalutare come:

  • le dimensioni dell’immagine, ogni piattaforma social ne richiede di specifiche (Facebook 1.200 x 630); 
  • le dimensioni delle immagini allegate ai link, verranno caricate automaticamente ed è buona regola accertarci che le dimensioni siano, anche in questo caso, esatte (Facebook 1.200 x 627 pixel). 

Come creare il post perfetto su Instagram 

Instagram è una piattaforma che è molto cresciuta negli ultimi anni e spesso utilizzata non solo dai più giovani. Ogni post prevede un limite di circa 2200 caratteri, ma per catturare l’attenzione del lettore sarà indispensabile suddividere il testo in piccoli paragrafi, anticipando nelle prime righe iniziali l’argomento del testo e introdurre nelle ultime un invito all’azione (la cosiddetta CTA). 

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1. Il micro microblogging: l’ultimo trend di Instagram 

Una delle ultime tendenze della piattaforma è certamente il microblogging. Utilizzare le didascalie delle immagini come una forma abbreviata di un articolo di un blog, consente di approfondire un argomento ed offrire ai lettori contenuti di valore come: tutorial, ricette o per raccontare il dietro le quinte dell’immagine pubblicata (pubblicando ad esempio l’immagine di un dipendente e raccontare nella didascalia la sua storia e il ruolo nell’azienda). 

stories instagram test

2. Gli hashtag: il vero segreto di Instagram 

Gli hashtag sono molto utilizzati su Instagram in quanto la piattaforma permette di categorizzare i contenuti mediante hashtag strategici e specializzati. 

Gli hashtag permettono di scoprire nuovi contenuti e nuovi profili, dunque il corretto utilizzo di questi strumenti diviene assolutamente indispensabile per ogni brand che scelga di essere presente sulla piattaforma.

Non esiste una regola scritta sul numero minimo o massimo di hashtag da inserire all’interno di un post, ma sarebbe meglio evitare i trenini di hashtag e di utilizzare mediante l’utilizzo di tool specifici, quelli più idonei e in trend per l’azienda e per la strategia di comunicazione in atto. 

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3. Attenzione alle immagini: misure diverse per formati differenti

Anche su Instagram le foto che quotidianamente vengono caricate sono diverse milioni di differente genere. È possibile sfruttare le immagini in diversi formati, ma sempre è necessario prestare una grande attenzione alle dimensioni: 

  • per il formato quadrato (forse il più utilizzato) le dimensioni sono: 1080 px per 1080 px; 
  • per il formato verticale le dimensioni da utilizzare sono: 1080 px in larghezza per 1350 px in altezza;
  • per il formato orizzontale le dimensioni da realizzare sono: 1080 px in larghezza per 566 px in altezza.

La vita (digitale) che potrebbe aspettarci dopo la morte

  • Secondo una stima dell’Oxford Internet Istitute, entro il 2100 il numero di utenti deceduti raggiungerà quota 5 miliardi.
  • Le società proprietarie dei vari social network, si stanno muovendo attivamente per capire come gestire i nostri dati dopo la nostra morte. Ma oltre alle società, anche gli utenti sono confusi sul come comportarsi.

 

Sai qual è il cimitero più grande al mondo? Te lo dico io, Facebook!

Nel 2012, l’unico anno in cui è stato possibile avere un dato certo, il numero di profili collegati a persone decedute era di 30 milioni.

Secondo una stima dell’Oxford Internet Istitute, entro il 2100 il numero di utenti deceduti raggiungerà quota 5 miliardi.

Triste sì, ma un dato che apre anche a molte considerazioni trasversali.

cimiteri digitali

Quanti dati produciamo?

Quasi tutti noi, utilizziamo una sveglia per non fare tardi al lavoro e probabilmente mentre ci vestiamo ascoltiamo anche un po’ di musica.

Bene, con i primi minuti della giornata, le app, hanno già raccolto i dati relativi al tuo ciclo sonno/veglia e ai tuoi gusti musicali!

Così giusto per citarne uno, è possibile utilizzare uno strumento messo a disposizione di Google, per scoprire cosa Big G sa su di noi. Ne risulteranno più di 3000 pagine di informazioni.

Tra il 2013 e il 2015 abbiamo prodotto più dati che in tutta la storia dell’umanità fino ad allora e si presume che nel 2020 ci saranno circa 44 zettabyte di dati che circoleranno per il globo.

44 zettabyte di dati sono 440 miliardi di gigabyte! Neanche riesci a immaginarlo guardando il tuo hard disk, vero?

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Nasci, cresci, muori. E i tuoi dati?

Marco Mantovan Ninja

Le società proprietarie dei vari social network, si stanno muovendo attivamente per capire come gestire i nostri dati dopo la nostra morte.

Oltre alle società, anche gli utenti sono confusi sul come comportarsi.

In un report del 2017, redatto dalla Digital Legacy Association, l’83% degli intervistati non aveva alcun piano per i propri lasciti digitali.

Il restante 17% ha dichiarato di aver reso noti i propri desideri con la funzione Legacy Contact di Facebook.

Questa opzione ti consente di nominare una persona di fiducia per gestire il tuo account dopo la tua morte o stabilire che l’account venga rimosso.

Le tue informazioni non sono presenti solo nei vari Social Network, ma anche in svariati siti web e app.

E per quanto possa sembrare assurdo, i tuoi vari account o profili utente sparsi per il web, non sono di tua proprietà.

Se utilizzi qualsiasi piattaforma online per ascoltare musica, leggere libri o guarda serie tv, tu ne hai solo acquistato la licenza mentre eri vivo, ergo, non è possibile trasferire la proprietà di un qualcosa che non possiedi.

Marco Mantovan dati

E se dopo la morte ci fosse vita digitale?

Recente il caso della madre coreana che ha avuto la possibilità, grazie alla realtà virtuale, di poter “abbracciare” di nuovo sua figlia, dopo la prematura morte.

Anche gli sceneggiatori di Black Mirror, in diverse puntate hanno provato ad immaginare come potesse essere riportare in vita un defunto.

I lati positivi sono innegabili, potremmo dire addio alle persone a cui abbiamo voluto bene, potremmo ringraziare i nostri genitori per l’ultima volta o ridere per qualche istante con i nostri nonni.

Sarà possibile conoscere qualche personaggio storico, discutere di arte con Michelangelo, suonare con Beethoven o allenarci con il nostro sportivo preferito.

Personalmente sono dell’idea che anche la morte dia valore ad una persona. Tutto comincia e tutto deve finire… forse.

blogging

Il lato oscuro del blogging: tutto quello che i blogger non dicono

  • Fare blogging non è un’attività redditizia per tutti, ma alcuni riescono a trasformare il proprio blog in un business. Quali sono i segreti di questi blogger? 
  • Per realizzare un blog di successo, è importante investire, non solo il proprio tempo.

 

Il Web è un luogo in continua espansione in cui tutti, o quasi, hanno la possibilità di reinventarsi e intraprendere nuove carriere digitali. Una delle attività che incuriosiscono di più gli utenti è sicuramente quella del blogging.

Che cosa significa fare blogging

Con il termine blogging intendiamo la creazione di contenuti scritti e multimediali inseriti in uno spazio personale che è appunto il blog. I post trascritti sulla piattaforma prescelta possono riguardare le proprie passioni o essere inerenti al proprio lavoro. L’attività di blogging, se studiata bene, può trasformarsi in un vero e proprio business.

Tenere un blog può sembrare una cosa semplice, ma non è così. Non si tratta solo di scrivere, esiste un pubblico che ci leggerà, che commenterà e condividerà o meno i nostri articoli. Ma non solo, il blog ha un lato oscuro che non tutti i blogger sono disposti a raccontare.

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Le potenzialità di fare blogging

Spesso si apre un blog per gioco, c’è chi sente il bisogno di raccontarsi e parlare dei propri interessi e vuole andare oltre la propria cerchia di conoscenze per arrivare a più persone. Solitamente chi sceglie di fare blogging ha uno scopo preciso: voler condividere il proprio sapere per aiutare gli altri.

Sono tanti i motivi che spingono le persone a diventare blogger, ma non è detto che tutti riusciranno a rendere questa passione un vero e proprio lavoro.

I blogger che riescono a ottenere buoni risultati, a far ingranare il proprio blog e a trasformarlo in un lavoro a tempo pieno, non sono poi così disponibili a svelare i propri segreti. Se per molti fare blogging è inizialmente un modo per condividere le proprie esperienze, nel momento in cui diventa un lavoro reale, perdono quello spirito iniziale.

blogging

Quello che i blogger non dicono

Cosa si cela dietro al successo di alcuni blogger? 

Tutto quello che vorreste chiedere a chi è riuscito a fare della propria passione un lavoro, lo troverete in questi punti essenziali. Non si tratta solo di scrittura, cuore e pianificazione, ma c’è ben altro.

LEGGI ANCHE: Come creare contenuti con personalità e conquistare il tuo pubblico

Fare blogging non è per tutti

Se credete che tutti possono occuparsi di un blog, che occorre solo un po’ d’impegno, non è esattamente così. Sembra una cosa semplice, si scelgono gli argomenti, si crea una scaletta per i primi articoli da stendere e l’avventura comincia. Scrivere anche delle cose che più ci appassionano non è facile. La scrittura è allenamento, richiede costanza e dedizione, e non tutti riescono a mantenere un ritmo assiduo. Inoltre ci saranno sempre le pressioni esterne che ci tormenteranno, come la scelta del posto in cui scriveremo, anche se sembra una cosa banale.

La gestione di un blog a tempo pieno equivale alla gestione di un’attività a tempo pieno. Se vogliamo trasformarlo nel nostro lavoro, dobbiamo dichiararlo ad alta voce a noi stessi. Dobbiamo fissare un obiettivo, perché va avanti solo chi ha uno scopo e un piano. Se vogliamo lasciare il nostro attuale lavoro tra sei mesi, per esempio, significa che per le prossime settimane dobbiamo concentrarci sul nostro blog.

blogging

Non dobbiamo credere a quei blogger che affermano di lavorare solo poche ore al giorno e nemmeno tutti i giorni. Se vogliamo davvero diventare blogger, dobbiamo avere un piano, rispettarlo e modificarlo se ci sono delle incongruenze.

L’importante è imparare ad avere il proprio ritmo, ad ascoltare sé stessi e non mollare nemmeno davanti alla paura del foglio bianco. È importante fare ricerca continuamente, aggiornarsi e raccogliere idee, parole chiavi, fare schemi per i propri contenuti.

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Conoscere il proprio pubblico per fare bene blogging

Quando scriviamo non lo facciamo solo per noi stessi, ma vogliamo condividere il nostro pensiero con gli altri. Bisogna prestare attenzione alla propria community perché è a loro che ci rivolgiamo. Le persone leggeranno i nostri post, si emozioneranno, li troveranno utili, o noiosi e commenteranno. Se si ritroveranno con le nostre parole, od otterranno dei benefici, condivideranno a loro volta il nostro intervento sui propri canali social.

Ma se vogliamo conoscere davvero chi ci legge, dobbiamo ascoltare la loro voce parlando con loro. Come possiamo farlo? Tramite le email.

Quando le persone si iscrivono alla nostra mailing list possiamo chiedere di presentarsi, di parlaci di sé stessi raccontando chi sono, invitandoli ad aprirsi insieme a noi con quattro chiacchiere. Il nostro scopo è quello di avviare conversazioni con chi è disposto a scriverci per parlarci di un problema e ricevere aiuto per risolverlo.

blogging

Leggendoli, potremo capire chi sono i nostri lettori, conoscere le loro perplessità e adattarci per dar vita a contenuti utili oltre che interessanti. Questo approccio di fare blogging non è utilizzato da tutti e chi lo fa non è sempre disposto a mostrarlo. 

La differenza la fa meno dell’1% del pubblico

Se crediamo che tutti coloro che passano sul nostro sito costituiscono la nostra community ci sbagliamo di grosso. Non tutti sono realmente interessati ai nostri articoli, c’è chi è solo di passaggio, o chi ci legge saltuariamente.

Le persone che contano davvero per incrementare il nostro blog e aiutare a far crescere il nostro business sono quelli che ci seguono costantemente. I nostri veri fan sono le persone che hanno capito cosa abbiamo da offrire, leggono le nostre mail e non si perdono nessuno dei nostri pezzi.

Se riusciamo a rendere felice il nostro pubblico, allora potremmo ottenere dei grandi risultati facendo blogging. Si tratta di fare una scelta, non possiamo parlare di qualsiasi cosa per accaparrarci una grossa fetta di pubblico. Risulteremo poco credibili e probabilmente nessuno ci prenderebbe sul serio.

Concentrandoci invece su un argomento specifico, in cui siamo ferrati, acquisteremo più credibilità e le persone saranno motivate a leggerci e si fideranno delle nostre parole.

La nostra passione non sarà per forza redditizia

Per quanto possiamo essere appassionati di un argomento e conoscerlo nei minimi dettagli, non significa che sarà necessariamente redditizio. Anche se la nostra nicchia ci segue ed è fidelizzata, fare blogging non si trasformerà in un lavoro a tempo pieno. Ma una soluzione c’è.

La maggior parte delle nicchie può creare un giro d’affari se ci si avvicina a loro nel modo giusto. Ovviamente il modo più semplice per capire come fare è parlare con le persone. Sono molti coloro che sono disposti a usufruire di un servizio a pagamento per conoscere notizie scritte in modo autentico e professionale, o che vogliono prendere parte a corsi e seminari per aggiornare le proprie competenze.

Per fare blogging in modo intelligente bisogna immaginare quale sarà il problema che vogliamo risolvere per aiutare la nostra nicchia di lettori.

Prepariamoci a possibili delusioni

La scelta di tenere un blog e concentrarsi su quest’attività tralasciando altri possibili impieghi potrebbe non essere vista di buon occhio dalla nostra famiglia e dai nostri amici. A questa piccola, cocente delusione non saremo mai preparati e probabilmente è uno dei segreti che i blogger di successo non sveleranno mai.

Ci sono molti blogger che non hanno tra il proprio pubblico nessun amico o familiare, e questa cosa potrebbe farci perdere un po’ di autostima. Ma non abbiamo scelto di fare blogging per loro, ma per chi vuole ascoltarci davvero, e questo vale per ogni tipo di lavoro.

Non avere il sostegno della propria famiglia è una constatazione amara, ma per raggiungere il nostro reale scopo, non è una cosa necessaria.

Dobbiamo accettare che amici e familiari spesso non rappresentano il nostro target di riferimento, anche se sarebbe bello avere il loro sostegno.

Fare blogging significa anche divertirsi

Il nostro obiettivo è lavorare con il nostro blog, ma ciò non vuol dire perdere di vista un dettaglio importante. Abbiamo iniziato a fare blogging mossi dalla passione, dal desiderio di abbattere le barriere di tempo e spazio e raggiungere più persone possibili. Se dimentichiamo perché abbiamo cominciato, difficilmente andremo avanti.

Divertiamoci con le parole e teniamo sempre d’occhio il nostro scopo.

serie tv 2020

Le serie TV con cui fare binge watching quest’estate

  • Con l’arrivo del caldo abbiamo ancora una volta più tempo per rilassarci davanti alle nostre serie TV preferite
  • Per chi ha voglia di fare “binge watching”, su Netflix, Amazon, Disney+ esiste l’imbarazzo della scelta

 

L’estate è arrivata e, complici il tempo libero e lo stop delle programmazioni televisive, sono molte le persone che hanno iniziato ad occupare le proprie giornate con il “binge watching“. Cosa significa esattamente questo termine? Vuol dire fare una scorpacciata di serie televisive, ovvero guardare tutte le puntate delle proprie fiction preferite senza far pause. A chi di voi non è capitato almeno una volta nella vita di dire “ancora uno e poi smetto” e poi, davanti all’ennesimo colpo di scena, cambiare idea e cedere alla tentazione di proseguire la visione fino a notte inoltrata? 

Ad ogni modo, se siete indecisi su cosa guardare in questo periodo, vi proponiamo 15 serie TV imperdibili, che vi lasceranno incollati allo schermo, già disponibili sulle migliori piattaforme. 

1# Lucifer

Lucifer

Lucifer è una serie televisiva statunitense sviluppata da Tom Kapinos, trasposizione televisiva dell’omonimo fumetto, scritto da Mike Carey e pubblicato dalla casa Vertigo. Prima cancellata da FOX, poi salvata da Netflix, con somma gioia dei fan, è tra le serie più amate sulla piattaforma di video in streaming. In attesa del rilascio dei primi otto episodi della quinta stagione, previsto per il 21 Agosto 2020, potete ripercorrere le avventure di Lucifer su Netflix, ma anche in replica su Italia Uno, ogni sabato pomeriggio.

Trama:

Lucifer, annoiato del suo ruolo di signore degli Inferi e rancoroso nei confronti di Dio, suo padre, per averlo cacciato dal Paradiso, abbandona il suo regno e si trasferisce a Los Angeles dove apre un night club di nome “Lux”. Sebbene suo fratello, l’angelo Amenadiel, insista continuativamente per farlo tornare all’inferno, un’amica gli fa notare come in lui stiano nascendo sentimenti umani e abbia infine scoperto di essere diventato mortale. La sua vita scorre serena per cinque lunghi anni, fino a quando non conosce la detective Chloe Decker, una donna bella, energica e dalla battuta sempre pronta, che si insinua nella sua vita e lo mette davanti all’amore, alla pietà e a tutta una vasta gamma di sentimenti umani che, un diavolo come lui, non dovrebbe mai provare.

Perché dovresti vederlo?

Sorriso smagliante, sguardo profondo e accattivante e fisico statuario: così si presenta Lucifer, e sia le donne, che gli uomini non possono che cadere ai suoi piedi, sedotti da una figura austera, ma che ha la capacità di leggere tra le pieghe più profonde dell’animo umano. L’ironia di Lucifer, combinata a momenti più intensi, crea un equilibrio perfetto tra tutte le sue parti e riesce a regalarci emozioni, ma anche momenti di puro intrattenimento.

2# La casa di carta

La Casa di Carta

La casa de papel è una serie televisiva spagnola ideata da Álex Pina. Dopo il grande successo sul canale Antena 3, la serie è stata acquisita da Netflix e distribuita sulle reti italiane. L’originalità di questa serie ha sancito un successo inaspettato, prima in Spagna e poi nel resto d’Europa, anche in termini di ascolti. 

Trama:

La storia narra gli sviluppi di una rapina estremamente ambiziosa: irrompere nella zecca di stato spagnola a Madrid e far stampare migliaia di milioni di banconote, per poi scappare con il bottino. L’ideatore di questa impresa è un uomo conosciuto come “il Professore”, che recluta attentamente otto individui con precedenti penali, i quali, per motivi di estrazione sociale, non hanno nulla da perdere. Considerato il divieto di rivelare la propria identità, a ciascun componente della banda viene assegnato il nome di una città: Tokyo, Mosca, Berlino, Nairobi, Rio, Denver, Helsinki e Oslo. Questi criminali agiscono vestiti di rosso con una maschera che si ispira al pittore spagnolo Salvador Dalí. 

Perchè dovresti vederlo?

La Casa di Carta è una delle serie più seguite e chiaccherate di sempre e una volta fatta la tua bella maratona estiva, avrai sicuramente qualcosa di cui parlare con tutti i tuoi amici. C’è poco da dire… la trama è molto semplice! Ma alternando momenti drammatici, ricchi di colpi di scena, romanticismo e dialoghi divertenti, riesce a tenere incollato allo schermo qualsiasi spettatore.

3# Vis a Vis

Vis a Vis

Vis a vis – il prezzo del riscatto è una serie televisiva spagnola, trasmessa originariamente su Antena 3 nel 2015. Cancellato dopo due stagioni, lo show è stato salvato da FOX Networks Group España, Atresmedia e Globomedia, che hanno prodotto anche altre due stagioni. Attualmente la serie è disponibile sul catalogo Netflix. 

Trama:

Macarena Ferreiro è una giovane donna che, costretta dal suo capo, si macchia dei crimini di manipolazione e appropriazione indebita, nell’azienda in cui lavora. Dopo essere stata scoperta, viene arrestata e rinchiusa nella prigione di Cruz del Sur. Qui dovrà imparare cosa significa lottare per la sopravvivenza: inizialmente innocua ed ingenua, si trasformerà ben presto in una donna senza scrupoli.

Perché dovresti vederlo?

Vis a Vis è una serie affascinante, poco adatta per i deboli di stomaco. Sfrutta senza timore gli espedienti tipici dei thriller, che la rendono veloce, appassionante e carica di tensione. Nonostante il limitato numero di opzioni narrative da poter esplorare, Vis a Vis è un esperimento perfettamente riuscito: regala allo spettatore tutto ciò che si potrebbe chiedere, inganni, misteri, azione, amore e tradimenti.

4# Hanna

Hanna

Hanna è una serie televisiva statunitense scritta e ideata da David Farr, basata sull’omonimo film del 2011 e distribuita su Amazon Prime Video. Elogiata dal New York Times e definita da TvGuide.com come “il binge watching perfetto per un weekend”, ha debuttato recentemente con la seconda stagione, riscuotendo un gran successo in più di 200 paesi del mondo.

Trama:

Hanna è una ragazza orfana della madre, che viene cresciuta nel totale isolamento delle foreste più remote dell’Europa dell’est. La ragazza trascorre tutta l’infanzia ad allenarsi per combattere e difendersi da coloro che danno la caccia a lei e a suo padre. Le abilità di sopravvivenza di Hanna sono messe alla prova solo dal momento in cui l’agente corrotta della CIA, Marissa Wiegler li individua ed inizia a dargli la caccia.

Perché dovresti vederlo?

Un film action con tratti psicologici che analizzano da vicino la protagonista della storia allargando il discorso a livello sociale. Il confronto col mondo esterno e l’adattamento alla civiltà, infatti, sono le chiavi di lettura interpretative di questo prodotto filmico, che, a tratti, ricalca molto la narrazione di una fiaba. Wright miscela perfettamente azione ed introspezione facendo confluire tutto verso un finale dai risvolti inaspettati.

5# Stranger Things

Serie TV Stranger Things

Stranger Things è una serie televisiva statunitense prodotta da Camp Hero Productions e 21 Laps Entertainment, per la piattaforma di streaming Netflix. Può essere considerato uno dei maggiori successi più recenti della piattaforma, nonostante la fantascienza mista all’horror non sia un genere solitamente amato da tutti. In attesa della quarta stagione, la cui produzione è stata messa in pausa a causa del Coronavirus, i binge watchers possono approfittarne per recuperare la visione degli episodi persi in precedenza.

Trama:

La storia è ambientata negli anni ’80 a Hawkins, una cittadina dello stato americano dell’Indiana, dove il piccolo Will scompare in circostanze misteriose, dopo essere stato a giocare con gli amici. Nello stesso momento, arriva in città una strana ragazzina con poteri telecinetici, la giovane Eleven, soprannominata El. Ben presto si scoprirà che El è fuggita da un laboratorio segreto, dove il padre conduceva esperimenti su di lei, per via delle sue capacità.

Perchè dovresti vederlo?

La trama è ambientata negli anni Ottanta ed è ricca di riferimenti musicali, cinematografici, culturali e letterari legati a quel periodo: per coloro che hanno vissuto l’adolescenza in quel periodo è normale immedesimarsi e provare momenti di nostalgia. Inoltre, fin dal primo episodio, questa serie televisiva ti terrà col fiato sospeso… quando penserai di aver capito tutto, la narrazione verrà totalmente stravolta.

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6# Dark

Dark

La fine è l’inizio: se avete già visto le prime due stagioni di Dark potreste capire il perché di questa frase. La serie tedesca, conosciuta anche come I segreti di Winden, è una tra le più apprezzate dai clienti di Netflix, e sta per giungere alla sua conclusione. La terza stagione è stata caricata sulla piattaforma il 27 Giugno 2020 e rivela i punti più oscuri rimasti in sospeso lungo tutta la serie. 

Trama:

Riassumere il tutto per chi non ha visto le prime due stagioni, visti i vari colpi di scena, non è così semplice. La serie si svolge a Winden, nell’anno 2019. La scomparsa di due bambini in una città tedesca e le conseguenti ricerche porteranno alla luce misteri e oscuri segreti che questa piccola cittadina nasconde, rivelando i rapporti e il passato di quattro famiglie che vi abitano e attorno alle quali ruotano tutte le vicende: i Kahnwald, i Nielsen, i Doppler ed i Tiedemann.

Perché dovresti vederlo?

Dark è un ambizioso racconto polifonico, caratterizzato da una varietà di personaggi degno dei romanzi di Tolstoj. Se non siete dei fan dei paradossi temporali (loop, portali e tutto il resto) vi consiglio vivamente di non iniziare a guardarlo, perché la chiave per tentare di decifrare questo portentoso enigma è proprio il tempo. Tuttavia, non pensate assolutamente a Dark come un prodotto di fantascienza per nerd: ci troviamo di fronte a una serie molto vicina allo stile di Lost, in grado di coniugare un intreccio ricco di grandi misteri e colpi di scena, alla componente umana e ai drammi personali dei personaggi.

7# Cursed

Serie TV Cursed

Cursed è una nuova serie Netflix tratta dal libro di Tom Wheeler e Frank Miller, una rivisitazione della classica leggenda arturiana. Disponibile su Netflix a partire dal 17 Luglio di quest’anno, è già stata ampiamente apprezzata dai più accaniti binge watchers.

Trama:

Nimue, una ragazza con un dono misterioso è destinata a diventare la potente Dama del Lago. Morta la madre, la giovane parte in cerca di Merlino per affidargli un’antica spada, trovando nell’umile mercenario Artù un inatteso alleato. Durante il viaggio Nimue diventa simbolo di coraggio e ribellione contro i terribili Paladini Rossi e il loro complice, il Re Uther. 

Perché dovresti vederlo?

Cursed è sicuramente una tra le produzioni originali Netflix di maggiore qualità degli ultimi tempi: la scrittura della serie tv è ben realizzata e la recitazione non sfocia mai nel teen drama, genere a cui lo show appartiene. La storia, oltre a essere un bellissimo racconto di avventura, è una vicenda di riscatto e crescita personale. Inoltre, nel corso delle vicende, si affrontano moltissimi temi di attualità come la distruzione dell’ambiente, il terrorismo religioso, l’assurdità della guerra e il coraggio di affrontare sfide impossibili.

8# Gangs of London

Gangs Of London

Gangs of London è una serie televisiva britannica creata da Gareth Evans e Matt Flannery, incentrata sui contrasti fra bande rivali e organizzazioni criminali internazionali nella Londra contemporanea. Partita il 6 luglio 2020 su Sky Atlantic e NOW TV, si è appena assicurata il rinnovo per una seconda stagione.

Trama:

Al centro degli eventi c’è Finn Wallace, il criminale più potente, temuto e rispettato di Londra, capace di tenere le redini di un impero da miliardi di sterline l’anno. Con la sua morte, si innesca un clamoroso vuoto di potere che porta tutte le famiglie criminali di Londra a rimettere in discussione accordi, alleanze e controllo dei territori. Toccherà all’impulsivo figlio Sean dimostrare di essere all’altezza di poter prendere il posto del padre e riuscire a vendicarsi del mandante del suo omicidio.

Perché dovresti vederlo?

Gangs of London è una serie di gangster, ma lo è a modo suo. Per certe scene fa pensare ai film di Quentin Tarantino, per certi suoi personaggi ricorda i migliori film di Guy Ritchie, mentre per certi contesti e situazioni sembra riprendere le dinamiche di Gomorra. Una volta superati i primi episodi, che mettono in scena dinamiche già viste, la narrazione lascia spazio a grandiose coreografie action, caratterizzate spettacolari esplosioni e crudissimi massacri, degni dei migliori combattimenti di arti marziali.

9# Le ragazze del centralino

Serie TV Le ragazze del centralino

“Las chicas del cable” è una serie spagnola tutta al femminile, ambientata in una Madrid dominata dallo scoppio della Guerra Civile. Con gli ultimi cinque episodi, arrivati su Netflix il 3 luglio 2020, siamo giunti alla conclusione del capitolo della fiction, un finale tragico e  definitivo, ma soprattutto una bomba emotiva per chi ha amato questi personaggi un po’ surreali e ricchi di fascino per ben sei stagioni.

Trama:

La serie è ambientata nella Madrid del 1928 e racconta le vicende di cinque donne di diversa provenienza: Lidia, Carlota, Ángeles, Sara e Marga, che vengono assunte come operatrici per la Compagnia dei Telefoni. Ognuna di loro si confronta con le difficoltà relative alle proprie vicissitudini familiari, e cerca di affermare la propria indipendenza, in una Spagna dove i diritti delle donne sono ben lungi dall’essere riconosciuti.

Perché dovresti vederlo?

Lo show tratta temi importanti e sempre attuali, come il femminismo, la discriminazione, l’emancipazione, gli abusi sul luogo di lavoro e tra le mura domestiche, ma al centro della storia c’è anche la forte amicizia tra le colleghe della “Compagnia dei Telefoni”: le quattro protagoniste affrontano i loro problemi in maniera differente, ma sono sempre pronte a spalleggiarsi a vicenda… possono essere di ispirazione a tutte noi!

10# The great

The Great

Se avete un debole per la storia e non siete eccessivamente bacchettoni, non potete perdervi questa nuova serie TV che ha per protagonista la Regina Caterina II La Grande, una giovane sovrana che nel XVIII sec. cambiò per sempre il volto della monarchia russa. The Great è una miniserie che va in onda in Italia dal 18 giugno 2020, su StarzPlay e che i binge watchers faticheranno a dimenticare, perché caratterizzata da scene uniche, bizzarre e inaspettate, ai limiti del disturbante.  

Trama:

“The Great” racconta la storia della giovane e colta Caterina che, data in sposa dal padre al sovrano russo, lo zar Pietro III, si trova alla mercé di un uomo frivolo, egocentrico, viziato e di una corte depravata e arretrata che rifiuta il cambiamento. Aiutata dalla serva Marial, Caterina troverà il modo per cambiare le cose: ordirà un complotto per detronizzare il marito e guidare il regno in modo più giusto e illuminato.

Perché dovresti vederlo?

Se ami la satira brillante, che strizza un occhio all’attualità, questa serie è fatta proprio per te. Il taglio fresco, il tono pungente, e lo humor nero che punteggiano il racconto, regalano momenti davvero esilaranti, ma lasciano spazio anche a tematiche profonde e sempre attuali, primo su tutti quello del libero arbitrio e dell’autodeterminazione femminile.

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11# Tredici

Tredici

Tredici è una serie televisiva statunitense creata da Brian Yorkey basata sul romanzo bestseller “13 Reasons Why” di Jay Asher. Racconta del suicidio dell’adolescente, Hannah Baker, la quale ha registrato i tredici motivi che l’hanno spinta a togliersi la vita. La prima stagione è divenuta un successo a livello globale, sia per la serietà dei contenuti trattati, che per la notevole qualità della messa in scena, mentre le successive due stagioni non hanno saputo tenere il passo. Ora spetta alla quarta stagione, in streaming su Netflix da venerdì 5 giugno 2020, il compito di riannodare tutti i fili e regalare una conclusione degna di questo nome.

Trama:

La Liberty High School, liceo di una piccola cittadina americana, è sconvolta dal suicidio della studentessa Hannah Baker, che si è tagliata le vene qualche settimana prima. Clay Jensen, anch’esso studente della Liberty High, tornando a casa trova una scatola sulla veranda al cui interno ci sono delle cassette registrate dalla stessa Hannah, in cui spiega le tredici ragioni che l’hanno spinta a togliersi la vita. 

Perché dovresti vederlo?

Tredici è un’ottima serie. L’onestà e realismo della trama, l’eccellente interpretazione del cast, l’alta qualità della messa in scena e la selezione delle colonne sonore, sono i principali punti a favore di questa serie. Inoltre è una fiction multigenere: non è soltanto un teen drama, c’è il mistero di base, che lo rende una sorta di racconto di investigazione articolato e coinvolgente, ed inoltre tratta in maniera schietta temi significativi e rilevanti come il bullismo lo stupro, lo slut-shaming e la tentazione del suicidio fra gli adolescenti.

12# Skam Italia

Skam Italia

SKAM Italia è una serie tv drammatica, ideata da Ludovico Bessegato per un pubblico teen, che pian piano ha conquistato anche gli adulti, affermandosi come la fiction più vista della classifica TV Time. Ricalcata dall’omonima serie norvegese, tratta la vita quotidiana di alcuni studenti di un liceo di Roma. Per chi se le fosse perse, le prime quattro stagioni sono disponibili su TIMvision e, a partire dal 1º gennaio 2020, anche su Netflix.

Trama:

La serie è ambientata a Roma e segue le vicende di un gruppo di studenti del liceo Kennedy, tra amori, nuove amicizie, prime esperienze e party sfrenati. Ogni stagione è dedicata a un personaggio diverso, che deve superare una propria situazione di vergogna e si accorge di poterne uscire solamente chiedendo aiuto e condividendo i propri problemi con gli altri. Nella prima stagione, ad esempio, la protagonista è Eva, una ragazza molto insicura, ma dolce e socievole, che è stata costretta a cambiare scuola. Pur non essendo completamente sola e potendo contare sul fidanzato Giovanni e il suo migliore amico Martino, Eva sente il bisogno di trovare un nuovo gruppo con cui socializzare, e così, durante una festa, conosce quattro ragazze: Eleonora, Silvia, Sana e Federica, con cui inizierà a condividere le proprie gioie e i propri problemi. Dopo Eva, il protagonista della seconda stagione sarà il suo amico Martino, mentre la terza si concentrerà su Eleonora e la quarta su Sana, una giovane musulmana costretta ogni giorno a difendersi dal giudizio dei suoi coetanei.

Perché dovresti vederlo?

Skam Italia è una serie da vedere e rivedere. Tutto è ben fatto: dai dialoghi, alla regia, alla recitazione, alla colonna sonora. Inoltre, tratta un’enorme quantità di tematiche tipiche dell’adolescenza, come il sesso, l’educazione sentimentale, il bullismo, l’omosessualità, il multiculturalismo.

13# Élite

Elite

Élite è una serie televisiva spagnola distribuita su Netflix, ideata da Carlos Montero e Darío Madrona.  Un teen drama che narra la quotidianità di un gruppo di ragazzi adolescenti benestanti, perfetto per chi ha amato serie come Pretty Little Liars e Riverdale. Giunta ormai alla sua terza stagione, è diventata rapidamente un cult tra giovani e ragazzi di tutte le età.

Trama:

Samu, Christian e Nadia, tre giovani adolescenti di umili origini, vincono una borsa di studio per entrare nella prestigiosa scuola di Las Encinas, frequentata dai figli delle famiglie più ricche di tutta la Spagna. Qui incontrano alcuni studenti che già frequentano l’istituto, personaggi apparentemente stereotipati che si mostrano fin da subito snob e viziati, come Lucrecia, la prima della classe, oppure Polo e Carla, la storica coppia della scuola. Ma un evento sconvolge rapidamente la narrazione: l’omicidio di Marina, una ragazza della scuola. Il ritrovamento del corpo apre un nuovo spiraglio nella vicenda ed i vari flashback, ricostruiranno dal principio le dinamiche che hanno portato al compimento del crimine. 

Perché dovresti vederlo?

Élite è sicuramente una serie avvincente, in grado di creare una grandissima suspense e di tenere, fino alla fine, gli spettatori con il fiato sospeso. l fattore sicuramente più interessante, oltre alla trama piuttosto accattivante, è la capacità della serie di riflettere sull’indole umana, mostrandoci a 360 gradi quelli che possono essere i pensieri di ciascuno di noi. Inoltre, tratta molteplici tematiche importanti, come ad esempio la disuguaglianza economica, la criminalità, la tossicodipendenza, l’HIV, la religione, la sessualità e il razzismo. 

14# Bay Yanlış

Serie TV Bay Yanlis

Dopo il successo di Bitter Sweet e il più recente Daydreamer (in onda tutti i giorni su canale 5), il 26 Giugno 2020 è stata trasmessa sul canale della FOX la prima puntata del nuovo progetto televisivo di Can Yaman:  Bay Yanlış (Signor Sbagliato). Le puntate sono disponibili in lingua originale e sottotitolate in lingua italiana sul canale ufficiale di Youtube.

Trama:

Bay Yanlış, letteralmente Signor Sbagliato, segue la storia di due vicini di casa: Özgür è un ricco proprietario di un locale, che vive senza regole e non crede nell’amore. Ezgi è una ragazza genuina e romantica, che dopo una serie di relazioni fallite, è determinata a trovare il principe azzurro con cui sposarsi. Purtroppo la ragazza non ha molto successo in questa sua ricerca, quindi Özgür decide di aiutarla dandole consigli su come conquistare l’uomo che le piace.

Perché dovresti vederlo?

Le serie turche stanno andando fortissimo in tutto il mondo già da una decina di anni, con ascolti altissimi e record di share. Cosa hanno di speciale? Il contrasto fra tradizione e modernità, tipico della cultura turca, esercita curiosità ed empatia. Inoltre, rispetto alle classiche fiction italiane, le serie turche enfatizzano i toni leggeri della commedia: sono più innocenti, divertenti e romantiche.

15# Good Girls

Serie TV Good Girls

Good Girls è una serie televisiva statunitense creata da Jenna Bans, a metà strada fra una serie crime e una dark comedy. Arrivata in Italia a Luglio 2018, si è velocemente affermata come una delle fiction più interessanti su Netflix. 

Trama:

Good Girls racconta la storia di tre madri americane alle prese con seri problemi economici. Beth, madre di quattro figli, si trova a dover gestire un grave crollo finanziario, causato dalla confusionaria gestione dell’azienda in cui lavora il marito Dean. Annie, sorella di Beth, sta vivendo un forte periodo di crisi e l’ex marito dal quale sta divorziando, è deciso a chiedere l’affidamento esclusivo della loro figlia Sadie. Ruby, amica delle due sorelle, ha una figlia affetta da una grave e rara patologia, ma non riesce a far fronte alle spese mediche necessarie. Per questo motivo le tre donne decidono di tentare il tutto e per tutto e studieranno il piano per una rapina.

Perché dovresti vederlo?

Good Girls è una serie senza troppe pretese che si lascia guardare tranquillamente poiché mai noiosa o ripetitiva, quindi è perfetta per la stagione estiva. Momenti di ilarità tra le protagoniste si alternano a temi forti, come l’accettazione dell’altro, la malattia, le differenze economiche, il privilegio e la violenza fisica e sessuale.

Ennio Morricone

Il “maestro silenzioso” Ennio Morricone in 15 citazioni da cui trarre ispirazione

  • Ennio Morricone era un uomo semplice, serio, umile, amato da tutti e specialmente da chi fa parte del mondo del cinema.
  • Ha collaborato con moltissimi e importanti registi a livello internazionale, arrivando anche a vincere due Oscar, di cui uno grazie a una sua colonna sonora. È stato uno dei compositori più importanti dell’ultimo secolo, e probabilmente della storia. 
  • Dietro alla fama si nascondeva un personaggio silenzioso, dal talento inestimabile, che preferiva stare vicino alla famiglia, vivendo con l’amata moglie nella sua Roma, invece che celebrare i successi e stare sotto i riflettori. 

 

Il 6 luglio 2020, per un attimo, gran parte del mondo si è fermata alla notizia della morte di Ennio Morricone. È stata una reazione concorde, naturale, quasi incondizionata: se ne era andata una di quelle persone destinate a entrare nella leggenda, che si vorrebbe restassero con noi per sempre. Un compositore di colonne sonore a dir poco iconiche, ma anche autore di alcune tra le canzonette più famose (sua la firma dietro a canzoni celebri come “Se telefonando” o “Sapore di sale”), un artista in grado di riempire gli stadi di tutta Europa anche dopo oltre 50 anni di carriera.

Vincitore di due premi Oscar, uno per la carriera, nel 2007, e uno per “The Hateful Eight” di Tarantino nel 2016. Morricone ha realizzato oltre 500 musiche per film e serie TV, e le onorificenze e i premi ricevuti compongono una lista lunghissima. Una carriera, quella del compositore romano, che ha influenzato pellicole di tantissimi registi e artisti del ‘900. Ha lavorato con Brian De Palma, Carlo Lizzani, Dario Argento, Don Siegel, Elio Petri, Ettore Scola, Franco Zeffirelli, Gillo Pontecorvo, Giuseppe Tornatore, Liliana Cavani, Marco Bellocchio, Oliver Stone, Pedro Almodovar, Pier Paolo Pasolini, Quentin Tarantino, Roland Joffé, Roman Polanski, Sergio Corbucci, Sergio Leone, Terrence Malick, e l’elenco potrebbe continuare.

Dietro a un artista così “rumoroso”, però, si nascondeva un uomo molto silenzioso, semplice, discreto. Più volte ha dichiarato che la sua più grande sofferenza sarebbe quella di non lavorare. La costanza, la dedizione, e la passione per il suo lavoro, infatti, insieme all’amore per la sua famiglia, è ciò che ha contraddistinto maggiormente il maestro Morricone. Un artista estremamente curioso, alla ricerca di continui stimoli creativi per puntare all’eccellenza, che non smetteva mai di mettersi in discussione. Quando Tarantino, ad esempio, l’ha paragonato a Mozart, Beethoven, e Schubert durante la premiazione dei Golden Globe nel 2016, lui ha replicato:

«Mi fa piacere, ma non siamo noi a doverci collocare. Sarà la storia a decidere. Perché arrivi il tempo giusto ci vogliono secoli.»

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Ennio Morricone: la vita

Ennio Morricone nasce a Roma il 10 novembre 1928, primo di 5 figli. All’età di 10 anni inizia a frequentare il Conservatorio di S. Cecilia della capitale, iniziando a suonare la tromba, strumento del padre, per poi dedicarsi allo studio della composizione nel 1944. Inizialmente quella di Morricone era una vita di sacrifici. Basti pensare al fatto che, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, si guadagnava da vivere intrattenendo i tedeschi mentre occupavano la città. Dopo qualche mese era il turno degli americani, che lo pagavano in viveri e sigarette («Ma non fumavo: le rivendevo e tornavo a casa con i soldi»).

A metà degli anni Cinquanta, Morricone inizia ad arrangiare musiche per il cinema. Sono gli stessi anni in cui sposa l’amore della sua vita, Maria Travia. Dopo la nascita del primo figlio Marco, viene assunto dalla Rai come assistente musicale. Si licenzia il primo giorno, continuando a collaborare solo come arrangiatore nei varietà televisivi. Un gesto di chi aveva capito di essere destinato a qualcosa di più grande. A inizio anni Sessanta nascono altri due figli, Alessandra e Andrea, insieme a una collaborazione destinata a segnare un’epoca, quella con Sergio Leone. Grazie alla cosiddetta “trilogia del dollaro” e al pluripremiato “C’era una volta in America“, il compositore romano aumenta notevolmente la sua fama.

Nel frattempo, continua la sua intensa attività di arrangiatore per l’etichetta RCA, che però riduce sensibilmente dopo la nascita del quarto figlio, Giovanni. Nel 1966 ha fatto anche da giudice alla ventesima edizione del Festival di Cannes. Dagli anni successivi, si dedica quasi totalmente a creare musiche per il mondo del cinema, collaborando con importantissimi registi in tutto il mondo.

La sua carriera è costellata da una serie infinita di riconoscimenti, tra cui 3 Grammy, 3 Golden Globe, 6 Bbafta, 10 David di Donatello, 11 Nastri d’Argento, 2 European film Award, 1 Leone d’Oro, 1 Polar Music Prize. Nel 1995, riceve anche l’onorificenza di Commendatore dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.

Negli ultimi 20 anni, poi, si è dedicato a una nuova vita artistica, salendo su importanti palcoscenici in tutta Europa come direttore d’orchestra. Il 2007 è l’anno dell’Oscar alla carriera, prima di quello per la colonna sonora di “The Hateful Eight” nel 2016.

Ennio Morricone - Orchestra

La musica di Morricone, entrata nella leggenda

Ennio Morricone non è stato solo un compositore “a servizio” del mondo del cinema. Dietro alcune delle canzoni più famose di Edoardo Vianello, Gino Paoli, Luigi Tenco, Mina, c’era proprio lui. Nella musica di Morricone, infatti, si intravedono continuamente influenze “pop”, frutto della sua irrefrenabile curiosità e uno dei primi elementi per comprendere la grandezza del compositore.

Per quanto riguarda il mondo del cinema e le colonne sonore, il suo atteggiamento è sempre stato quello del rifiuto della standardizzazione, della continua ricerca di nuovi stimoli e nuovi elementi in grado di alimentare il suo processo creativo. Nelle sue creazioni, infatti, si possono ritrovare jazz, rock, e altri generi musicali più comuni e frizzanti, insieme alla grande musica classica. Comporre musica, per Morricone, significava tantissimo studio e prendersi libertà di sperimentare. Come diceva lui stesso, d’altronde:

«Essere originali diventa sempre più difficile.»

Le musiche di Ennio Morricone sono musiche splendide, di enorme impatto, anche grazie all’uso di strumenti diversi dall’ordinario e della voce umana. Immediatamente riconoscibili, entrate nella leggenda, in grado di conferire una sorta di immortalità al suo grande compositore.

1. “La musica esige che prima si guardi dentro se stessi, poi che si esprima quanto elaborato nella partitura e nell’esecuzione.”

2. “Io penso che, quando fra cento, duecento anni, vorranno capire com’eravamo, è proprio grazie alla musica da film, che lo scopriranno.”

3. “La musica mi ha salvato da fame e guerra. Ma l’arte è puro talento, la sofferenza non c’entra.”

4. “[…] il mio modo di scrivere testimonia sempre l’esigenza di andare avanti lungo un percorso creativo.”

5. “La musica poi è intangibile, non ha sembianze, è come un sogno: esiste solo se viene eseguita, prende corpo nella mente di chi ascolta. Non è come la poesia, che non necessita di interpretazione perché le parole hanno un loro significato.”

6. “La musica può essere interpretata in vario modo. Una composizione per una scena di guerra può essere intesa anche come brano che accompagna una danza frenetica.”

7. “Uso spesso le stesse armonie della musica pop perché la complessità di quello che faccio si può ritrovare altrove.”

8. “Se si pensa a tutti i film a cui ho lavorato, si può capire come sono stato uno specialista nei western, storie d’amore, film politici, thriller, horror, e altro ancora. In altre parole, non sono uno specialista, perché ho fatto di tutto. Sono uno specialista nella musica.”

9. “Ci sono alcuni registi che hanno paura del possibile successo della musica. Hanno timore che l’audience o la critica penserà che il film ha funzionato perché c’era una bella colonna sonora.”

Ennio Morricone - Pianoforte

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L’umiltà, la serietà, la dedizione di uno dei compositori più grandi della storia

La sua musica è diventata celebre in tutto il mondo, ma Morricone preferiva rimanere con i piedi per terra. Letteralmente: non compariva mai sul set durante le riprese. Le sue uniche eccezioni furono “C’era una volta il West”, “C’era una volta in America”, e “La leggenda del pianista sull’oceano”. In America ci andò poi nel 2007, quando ricevette l’Oscar alla carriera e stupì tutti con la sua genuinità.

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Nonostante gli innumerevoli premi e riconoscimenti attribuitogli lungo la sua carriera, lui si è sempre concentrato sulla sua musica, la sua vera voce, disinteressandosi della fama. Non voleva celebrare nulla, preferiva vivere nella sua casa di Roma insieme alla moglie Maria e vicino al resto della sua famiglia. Ennio Morricone è sempre stato contraddistinto da grande semplicità e umiltà, unite però a una grande consapevolezza del suo talento e una grande fiducia nei propri mezzi.

Un uomo metodico, serio, dai ritmi regolari, che nonostante di mestiere facesse musica se n’è andato silenziosamente, come era solito vivere le sue giornate.

10. “Nell’amore come nell’arte la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine, o l’intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata.”

11. “Quando scrivo nessuno mi può aiutare, perché chi scrive ha qualcosa di personale da dire.”

12. “Io sono veramente commosso da questa serata, perché non mi aspettavo tutto questo. Chi scrive sta a casa a scrivere e poi va in studio a registrare. Non pensa a tutte queste cose, io non c’ho mai pensato. Tutte quelle cose belle che mi hanno detto, che ogni tanto pensano, vi ripeto, io non me le aspetto mai. Purtroppo sono talmente scettico sulle congratulazioni che mi fanno che penso soltanto se ho fatto il mio dovere […]

13. “Posso avere anche centomila persone alle spalle: non me ne accorgo. Sono troppo concentrato, sono solo. Solo fino agli applausi conclusivi. Allora tutto si scioglie. Il miracolo s’è ripetuto un’altra volta. E posso passare anch’io dalla parte del pubblico.”

14. “Tutti devono morire. Non mi fa particolarmente paura. Quello che davvero mi spaventa è che se me ne vado prima di mia moglie la lascerò da sola, e viceversa. L’ideale sarebbe morire insieme.”

15. “[…] C’è solo una ragione che mi spinge a salutare tutti così e ad avere un funerale in forma privata: non voglio disturbare. […]”

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Donne e COVID-19: la pandemia ha aggravato le differenze di genere?

  • Il COVID-19 ha ulteriormente scombussolato la vita privata e lavorativa delle donne.
  • I settori economici più a rischio crisi sono quelli in cui sono impiegate la maggior parte delle lavoratrici.
  • Le disparità di genere continuano ad aumentare e non sembrano volersi fermare.

 

Uno degli enigmi che vorremmo risolvere senza perderci in labirintici discorsi riguarda la separazione tra sfera privata e lavorativa. Esiste davvero o è solo una leggenda?

Negli ultimi mesi poter rispondere con sincerità e lucidamente a questa domanda ci risulta davvero complicato. Con l’improvviso arrivo del COVID-19, lo stato di pandemia e il lockdown siamo stati costretti a cancellare la sottile linea che divideva questi due aspetti. Abbiamo convissuto non solo con la paura e l’ansia per la nostra salute, ma tutti i nostri ritmi sono stati stravolti. Le nostre battaglie a difesa del nostro tempo e dello spazio hanno vacillato.

Purtroppo le donne ne stanno pagando il prezzo più alto. 

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Donne e COVID-19: la disparità lavorativa cresce

Lavoratori e lavoratrici, almeno chi poteva, hanno lavorato da casa, provando le gioie e i dolori dello smart working. Più che altro parliamo di telelavoro, arrivando a stare davanti al PC più ore del previsto, e a occuparsi dei figli, della loro istruzione e delle faccende domestiche. Ma cosa differenzia uomini e donne in questo contesto?

Oltre la metà delle donne si occupa della casa, dell’assistenza dei figli e dei genitori anziani, senza riuscir a condividere le mansioni con il proprio partner. Inoltre il 31% delle donne ha dovuto rinunciare al proprio lavoro per sopperire a tutte le incombenze familiari.

Perché sono sempre le donne ad essere penalizzate?

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La situazione lavorativa delle donne

L’ILO, l’International Labour Organization, ha decretato che sono quattro i settori ad alto rischio economico a causa dell’impatto del COVID-19:

  • immobiliare;
  • commerciale;
  • amministrativo;
  • commercio all’ingrosso e al dettaglio.

Il 41% degli occupati in questi campi sono donne. Ciò suggerisce che la popolazione femminile potrebbe essere la più colpita gravemente nei prossimi mesi, rispetto alla controparte maschile che ne rappresenta il 35%.

Bisogna tener presente due aspetti analizzando questi dati. Il primo è che abbiamo un numero cospicuo di donne che abitano in Paesi a medio e basso reddito, dove c’è un alto rischio che i lavori di produzione, specialmente nel settore dell’abbigliamento, potrebbero scomparire.

Il secondo è che molte donne hanno un reddito familiare alto e vivono in Paesi a medio reddito, ma non per questo se la passano meglio. Molte di queste lavoratrici sono imprenditrici di piccole imprese e non tutte riescono ad ottenere facilmente dei finanziamenti. Sempre secondo le analisi dell’ILO, le lavoratrici autonome basano le proprie forze sull’autofinanziamento e in un periodo di crisi così forte, potrebbero dover chiudere la propria attività commerciale.

Le donne imprenditrici devono affrontare parecchi ostacoli per ottenere credito e ricevere prestiti con interesse equi. In tutto il mondo, solo il 5,3% delle donne richiede e ottiene un prestito per avviare un’azienda commerciale o agricola.

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Purtroppo milioni di persone hanno perso il lavoro e le entrate sono nettamente diminuite.

Le donne che erano già colpite da disuguaglianze come la disparità salariale e un minore accesso ai servizi finanziari, non hanno gli appoggi necessari. I decreti d’emergenza e gli investimenti a lungo termine per il recupero economico devono sostenere e proteggere le donne e le persone emarginate. Ci sono ragazze e donne migranti forzatamente sfollate che potrebbero non essere in grado di accedere a queste risorse.

Le donne che lavorano nell’assistenza

Ad aver sofferto molto in questi mesi sono state le donne, ma anche gli uomini, che lavorano nel campo medico. Osannati come eroi da un lato, costretti a turni massacranti, hanno sentito ogni giorno lo stress e l’ansia di non riuscir a reggere tutto, di ammalarsi e di mettere in pericolo la propria famiglia. Chi ha avuto a che fare con i pazienti ammalati di COVID-19 ha preferito isolarsi, allontanandosi dai propri cari.

In molti Paesi le infermiere sono state oggetto di violenze verbali, denominate “untrici”, attaccate col cloro durante gli spostamenti dalle strutture sanitarie a casa. Per non parlare degli straordinari, della paura di non poter riabbracciare presto i propri affetti, una situazione di stress che ha coinvolto in primis le madri single.

Le giovani donne sono le più colpite

Abbiamo avuto modo di leggere tante storie di persone che hanno perso qualcosa e qualcuno, a causa del COVID-19. Una delle fasce più colpite però sono proprio le giovani donne.

Ragazze che avevano intrapreso un percorso di studi, che avevano in mente progetti lavorativi, di vita, hanno dovuto mettere tutto in standby. Hanno accantonato sé stesse per aiutare la famiglia, per essere di supporto e si sono fatte carico di parecchie responsabilità, anche più grandi di loro.

Alcune di loro hanno perso il lavoro perché impiegate in uno di quei 4 settori a rischio, specialmente coloro che lavorano nel commercio al dettaglio, e tutte quelle aree che prevedono il contatto col pubblico. C’è chi ha visto ridursi drasticamente lo stipendio ha optato per il licenziamento.

Sono davvero tante le voci delle giovani donne che da un giorno all’altro hanno perso tutto perché magari già partivano svantaggiate nel proprio lavoro.

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La disuguaglianza di genere non si ferma

Sfortunatamente si innesca un meccanismo in cui le difficoltà emerse con il COVID-19 aggravano una situazione di disuguaglianza già difficile in cui le donne sentono una pressione infinita.  Quella necessità di dimostrare di essere in gamba, di poter fare tutto, di essere allo stesso livello dei colleghi uomini. Ciò tormenta specialmente le più giovani, in una società in cui si dettano canoni di perfezione, dove la donna è una brava madre e una lavoratrice instancabile. La donna come emblema del multi-tasking, l’anello di congiunzione tra la figura materna precedente e la donna in carriera futura.

Un mondo che sembra non contemplare le debolezze e il fallimento. Questa pandemia ha fatto vacillare anche la più temeraria delle guerriere, lasciando sole molte di loro.

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Donne, madri e smart working

Quanto abbiamo parlato di smart working? Discussioni e dovute precisazioni su uno degli argomenti più gettonati di quest’anno, tutti, o quasi, abbiamo sperimentato cosa significa lavorare da casa. Organizzarsi telematicamente con i colleghi, con la propria famiglia.

I bambini, i primi a risentire di questa pandemia, assistiti dai propri genitori, ad approcciarsi con la didattica a distanza. Gli adulti alle prese con PC, tablet e laptop, tra coreografie sui balconi, conti che non tornano, tormentati dai dubbi e dalle aspettative di un ingombrante “andrà tutto bene”.

Ma tutto bene non è andato per le donne, madri e lavoratrici alle prese con lo smart working, che di smart non ha avuto molto. Con i bambini tra i 6 e i 12 anni confinati in casa, i genitori si sono occupati costantemente dei figli. Ma ogni famiglia ha vissuto questa pandemia diversamente, e sta provando ad assestarsi nelle fasi successive.

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Le donne si sono fatte più carico della casa e dei figli

I dati riportano che le donne si sono occupate della casa e dei figli 13 ore in più rispetto agli uomini, e lo smart working non ha di certo agevolato la situazione. Con la maggior parte del tempo impiegato ad assistere i figli, soprattutto i più piccoli senza l’assistenza di nessuno, molte donne hanno dovuto tralasciare il lavoro, trascurandolo.

Consapevoli di non essere state produttive come avrebbero voluto, ma di aver subito un sovraccarico di compiti, temono che saranno proprio le prime a essere licenziate a causa della crisi economica.

Solitamente in un nucleo familiare è l’uomo che guadagna di più rispetto a una donna, e questo porta le lavoratrici a sacrificare le proprie ambizioni lavorative per accudire i figli, o le porta a scegliere lavori part  time, senza poter assecondare ciò che desiderano davvero.

Ci sono voluti 20 anni per implementare l’occupazione femminile dell’11%, cosa accadrà adesso? Quanto sacrificio è richiesto ancora?

Cosa si potrebbe fare per aiutare le donne?

In un momento così delicato l’assistenza all’infanzia è fondamentale per aiutare le coppie a crescere i figli e a sentirsi al sicuro. Quando gli asili nido riapriranno, molti non potranno accettare altri bambini e non tutti possono affidare i propri figli ai nonni. È vero, i governi si stanno attivando con misure a sostegno delle famiglie, ma basteranno?

In Italia prima della pandemia una donna su due lavorava, ma problemi come la disparità salariale saranno sempre un ostacolo per una felice carriera lavorativa.

Dall’ultimo rapporto dell’INPS è emerso che in un anno, oltre 37 mila neo mamme lavoratrici, hanno presentato le dimissioni. La maggior parte delle motivazioni riguarda l’impossibilità di conciliare lavoro e crescita dei figli più piccoli. Il percorso lavorativo di una donna non è lineare come quello di un uomo. Perché le donne devono ancora essere costrette a scegliere tra lavoro e famiglia?

L’aumento dei casi di violenza

La violenza è un flagello che non risparmia nessuno e molte donne ne sono state vittime durante questa pandemia, isolate e rinchiuse con i propri maltrattatori.

Refuge è un luogo sicuro per donne che vengono tormentate e abusate, durante il lockdown ha visto un incredibile aumento del 950% delle visite al suo sito Web. Le donne e i bambini supportate ogni giorno da Refuge sono oltre 6000.

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In Italia, durante la quarantena, ci sono state più di 2000 richieste d’aiuto in più rispetto ai mesi precedenti, ha dichiarato Elena Bonetti, la ministra per le Pari Opportunità. Ci sono anche crescenti preoccupazioni riguardo la depressione postnatale che aumenta tra le neo mamme isolate in un momento in cui gli asili, le assistenze o le cliniche drop-in non stanno funzionando.

Oltre i ruoli di genere

Le donne tradizionalmente portano sulle proprie spalle la maggior parte delle responsabilità assistenziali e lavorative all’interno delle famiglie. Il ruolo tradizionale delle donne come “assistenti” le rende più suscettibili alle infezioni da parte di familiari malati e le crescenti richieste di assistenza all’infanzia rendono difficile bilanciare il lavoro e le responsabilità domestiche.

Per sfidare le tradizionali norme di genere e ridistribuire l’assistenza non retribuita e il lavoro domestico, c’è bisogno di attuare politiche sociali come il congedo di paternità, programmi sociali per incoraggiare l’impegno maschile, programmi educativi a scuola per promuovere l’uguaglianza di genere. Tutti dovremmo aver chiaro il concetto di uguaglianza universale, e smetterla di definire norme e ruoli di genere ormai desueti.

digital marketer skill

Cosa significa essere un Digital Marketer oggi (e l’importanza delle competenze T-Shaped)

  • Il Digital Marketer combina creatività, punto di vista tecnico e competenze trasversali.
  • Le nuove figure professionali sanno combinare le capacità di creazione di contenuti, a una comprensione profonda del customer journey.

 

Quella del Digital Marketer è una figura professionale che si è affacciata nel mondo del marketing, e delle nuove figure professionali, solo pochi anni fa, grazie alla digitalizzazione sempre più diffusa di medie e piccole imprese.

Se infatti la ricetta prima del web e della sua democratizzazione in termini di marketing era: “prima l’advertising tradizionale e poi il digital marketing”, ora il mantra più ricorrente è digital first.

Prima di interrogarci su quali siano le caratteristiche e le skill su cui puntare in futuro, bisogna comprendere qual è la corretta definizione di Digital Marketer.

Un professionista che combina creatività, punto di vista tecnico e competenze trasversali. Insomma l’incarnazione del concetto di T-Shaped (competenze orizzontali e verticali racchiuse in un unico professionista).

Se fino a poco tempo la sua figura era assimilabile a quella del Content Manager, le necessità del digital hanno portato a una richiesta di competenze sempre nuove e più specifiche nel mercato.

Per capire il mondo digitale, infatti non possiamo solo considerare competenze come SEO e SEM, ma è necessario mettere al centro del messaggio il consumatore. Comprendere, dunque, come attrarlo significa analizzare il tipo di journey, come si comporta, agisce e pensa sui canali digitali.

Per questo un Digital Marketer deve essere abile nell’intuire e migliorare il punto di accesso principale al proprio canale di vendita: dalle newsletter, ai social media, alla pagina di prodotto.

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Parliamo di User Experience

Prima di creare, è necessario capire che tipo di contenuto il nostro consumatore cerchi, ma soprattutto dove e come desidera trovarlo.

La figura che i brand cercheranno nel futuro sarà una persona in grado di analizzare il funnel e capire quale informazioni le persone si aspettano di trovare.

Il Digital Marketer dovrà essere in grado di interpretare le necessità del business, elaborare in modo creativo le informazioni e i contenuti, renderli commerciali ma accattivanti, e soprattutto trovare il giusto modo di presentarli online.

La conoscenza del consumatore, ma soprattutto del mondo digital sarà fondamentale e le generazioni future avranno il vantaggio di aver sperimentato ogni lato più nascosto del mondo digitale.

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Data Driven Mindset

Un contenuto, per essere valido, oltre ad essere creativo deve essere anche supportato da analisi e ricerche. Il Digital Marketer sa che un contenuto non deve essere solo esteticamente valido, ma soprattutto supportato da dati solidi e oggettivi.

Nella realtà del mondo digitale ciò che viene creato deve essere funzionale all’obiettivo che ci si pone, che sia brand engagement o conversione.

Per questo saper leggere il dato, qualitativo e quantitativo, sarà più rilevante che essere in grado di creare semplicemente, attraverso brief e agenzie, contenuti validi.

Il punto di forza del Digital Marketer di domani sarà quello di saper creare modelli di analisi per capire come ideare il contenuto giusto per il proprio target.

IKEA Story

IKEA Story: da dove nasce uno dei brand più amati di questo millennio

  • IKEA in tutti questi anni è rimasta coerente alle sue origini e a una precisa idea fondatrice: produrre mobili con un buon design e di buona qualità a prezzi accessibili.
  • Il fondatore, Ingvar Kamprad, era un forte sostenitore della semplice ma rivoluzionaria innovazione che prevedeva la vendita di mobili flat-pack.

 

Oggi, milioni di persone amano IKEA, ma dove inizia la storia di questo leggendario brand?

L’azienda nacque nel 1943 dallo svedese Ingvar Kamprad. A quei tempi IKEA era una piccola impresa ad Älmhult (un villaggio in campagna) che vendeva oggetti per corrispondenza attraverso un catalogo. Partito da zero il fondatore arriva a diventare una delle persone più ricche del mondo.

IKEA story

La sede centrale di IKEA, dove sono concepiti tutti i design dei prodotti, è ancora lì in Svezia.

ikea

Infanzia rurale e umili origini

Ingvar Feodor Kamprad nacque nel 1926, in una piccola fattoria nella provincia svedese di Småland.

A quel tempo la regione era notoriamente rurale, la Svezia era povera e agricola. Si parla di tempi duri, di lavoro, di frugalità e di egualitarismo, tutti fattori radicati nella povertà condivisa del periodo, valori che in un secondo momento entreranno a far parte dell’etica di IKEA.

Kamprad iniziò la sua carriera all’età di sei anni, vendendo fiammiferi. A soli dieci anni, attraversò il quartiere in sella alla sua bicicletta, vendendo decorazioni natalizie, pesce e matite.

IKEA LOGO: la storia del logo di IKEA

A 17 anni, nel 1943, il padre lo ricompensò con una piccola somma di denaro per aver portato profitti da scuola, nonostante fosse dislessico. Kamprad li usò per costruire uno stabilimento, che chiamò IKEA. Il nome prende origine proprio dalle iniziali del fondatore e dai luoghi che lo hanno allevato: Ingvar, Kamprad, Elmtaryd la fattoria dove è cresciuto e Agunnaryd, il villaggio vicino.

IKEA

Flat-pack, il marchio di fabbrica

Due anni dopo aver avviato IKEA, Kamprad inizia a utilizzare i camion del latte per consegnare le sue merci. Nel 1947, inizia a vendere mobili realizzati da produttori locali. Nel 1955, i produttori iniziano a boicottare IKEA, protestando contro i bassi prezzi di Kamprad. Questo lo costringe a progettare oggetti internamente. Nel tempo, l’imballaggio piatto e l’autoassemblaggio diventano parte del concept.

Sì, perché spedire grandi mobili era difficile e costoso. Così nel ’56, il fondatore prova a togliere le gambe del tavolino LÖVET (nome attuale LÖVBACKEN) e da qui nasce l’idea dei pacchi piatti e degli articoli forniti smontati.

IKEA

La filosofia alla base si ispirava (e si ispira ancora) al concetto di design democratico: chiunque deve potersi permettere mobili eleganti e moderni. Kamprad sentiva che non stava solo tagliando i costi e guadagnando soldi, ma stava anche servendo le persone.

“Perché i bellissimi prodotti sono realizzati solo per pochi acquirenti? Dovrebbe essere possibile offrire un buon design e funzionalità a prezzi bassi”.

Col tempo l’attività di Kamprad crebbe molto. IKEA si espanse in tutta la Svezia, in Norvegia e Danimarca, passando dalla Germania all’Europa continentale e fino ai confini del mondo. Oggi sono oltre 300 i negozi IKEA nel mondo, in 40 paesi. Per tutto questo tempo, Kamprad non ha mai preso in prestito denaro o emesso azioni.

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Catalogo IKEA: la pubblicazione più diffusa al mondo

Älmhult, la città dove fu fondata IKEA, si trova in una zona piuttosto remota della Svezia, per questo era molto difficile raggiungere potenziali clienti nelle città più grandi. Nacque così, da un’esigenza concreta più che da una scelta di marketing, il famoso catalogo IKEA nel 1951.

IKEA catalogo

Ingvar aveva già deciso allora che IKEA avrebbe venduto mobili di qualità a prezzi bassi, soluzioni alla portata di tutti. Ad ogni modo, il catalogo IKEA, strumento di marketing diventato icona di un certo modo di abitare, vanta una distribuzione pari a quella della Bibbia.

Un vero e proprio successo ogni anno per questa pubblicazione, realizzata in 62 edizioni e 29 lingue. L’edizione italiana, nel 2013, ha avuto una tiratura di 16 milioni di copie. Un record legato anche alla diffusione gratuita del catalogo, distribuito porta a porta.

L’anno scorso IKEA ha spiazzato i clienti di tutto il mondo con l’annuncio della progressiva rinuncia dell’edizione cartacea in favore del catalogo online. Per il suo 70esimo anniversario, il catalogo verrà comunque stampato, ma solo in 2 milioni di copie (una reliquia sicuramente da conservare).

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I prezzi nel primo catalogo IKEA erano così bassi che le persone inizialmente erano scettiche sulla qualità dei prodotti. Ingvar decise così di trasformare un vecchio laboratorio di Älmhult in uno showroom in cui le persone potevano vedere e provare i prodotti prima di ordinare.

IKEA showroom

Il testamento di IKEA

La crescita e l’espansione internazionale hanno richiesto un supporto alla comunicazione faccia a faccia dello spirito e dei valori di IKEA.

Nel 1976 viene pubblicato l’opuscolo di Ingvar Kamprad “Il Testamento di un commerciante di mobili”. Le righe di apertura sono: “Abbiamo deciso una volta per tutte di schierarci con molte persone. Ciò che è buono per i nostri clienti è anche, a lungo termine, buono per noi. Questo è un obiettivo che comporta degli obblighi”.

Il testamento è costituito da nove tesi, tra cui “Il profitto ci dà risorse” e “La semplicità è una virtù”. La tesi finale è “Molte cose restano da fare. Un futuro glorioso!”.

La leadership del buon esempio rimane la spina dorsale per modellare la cultura IKEA e la documentazione delle nove tesi diventa uno strumento molto apprezzato. Da allora ha continuato a ispirare le persone nelle diverse società che operano con IKEA e ne condividono i valori.

I nomi IKEA

I nomi dei mobili IKEA possono stupire i clienti al di fuori dei paesi nordici, in realtà sono basati su un sistema elaborato e ben preciso.

I letti hanno nomi di luoghi norvegesi, i divani prendono il nome da città svedesi, i tavoli da cucina hanno nomi geografici finlandesi, le sedie per lo più hanno nomi maschili e i tappeti hanno per lo più nomi danesi. A bicchieri e tazze vengono dati gli aggettivi e così via. I nomi sono generalmente gli stessi in tutto il mondo.

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L’elaborata struttura della proprietà di IKEA, con diversi fondi fiduciari offshore controllati ma non di proprietà dello stesso Kamprad, ha reso impossibile stabilire quanto fosse ricco, ma le stime spesso collocano il fondatore tra il numero 1 e il numero 11 nell’elenco delle persone più ricche del mondo.