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colori nel marketing

Brand e psicologia: dimmi di che colore è il tuo business e ti dirò chi sei

  • Spesso il marketing viene banalizzato e ridotto a una mera scienza finalizzata alle vendite, ma prima di questo traguardo c’è un complesso insieme di operazioni volte a persuadere il pubblico tra le quali la scelta dei colori del brand, della campagna pubblicitaria, del website e degli store.
  • I colori sono in grado di incidere sulla percezione che i consumatori hanno di un determinato brand e giocano un ruolo chiave nelle strategie di branding: vi sono alcuni casi in cui è proprio il colore a costituire l’elemento distintivo.

 

Il common thinking suggerisce che al primo appuntamento sarebbe carino presentarsi con delle rose rosse. Vale per gli uomini, giusto per essere un po’ old style.

Sempre il pensiero comune suggerisce che rose di color giallo si regalano per esprimere gelosia. Ancora, rose di color bianco rappresentano purezza e innocenza.

Colori diversi per esprimere messaggi diversi e nulla lasciato al caso.

Sicuramente tutto è più semplice se si tratta di scegliere fiori per una serata galante.

Cosa succede con i colori nel mondo del business e, in particolare, del marketing? E cosa succede se i colori sono in grado di influenzare la percezione di un determinato brand?

I see your true colors

Era il verso di una famosa canzone di Cyndi Lauper di fine degli anni Ottanta, che aveva riscosso grande successo. Al centro di tutto, i colori. Colori veri, magari sgargianti.

Trasmettono sensazioni, emozioni, ci allontanano o avvicinano, ci disgustano, ci fanno sentire vivi.

Funziona nell’interior design, con tanto di teorie feng shui, nel fashion, nel make-up e anche nel marketing.

psicologia colore marketing

Sì, perché i colori sono in grado di incidere sulla percezione che i consumatori hanno di un determinato brand e giocano un ruolo chiave nelle strategie di branding.

Pensiamo, ad esempio, a tutte le volte in cui identifichiamo un marchio grazie all’associazione del logo o del prodotto.

Vi sono alcuni casi in cui è proprio il colore a costituire l’elemento distintivo del brand. Un esempio su tutti è il blue di Tiffany (più comunemente conosciuto come “verde Tiffany”).

Come dimenticare, poi, lo sfondo iconico e rosso di Coca-Cola? O la M gialla di McDonald’s?

Nel marketing e, in maniera particolare, nel branding, la cosiddetta color psychology si focalizza su come i colori possano avere un impatto sulle impressioni e sensazioni dei consumatori, fino a persuaderne l’acquisto.

Che ci crediate o no, se Tiffany avesse scelto il nero o il rosso, molto probabilmente il marchio non avrebbe avuto lo stesso successo.

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Psicologia del colore

La psicologia del colore è molto importante, soprattutto se si sta costruendo un nuovo business o, ancora, se si stanno valutando delle strategie di rebranding.

In effetti, il colore rappresenta uno strumento essenziale non solo per riuscire a farsi notare, ma anche per lanciare un messaggio, intriso di determinati valori.

Ciascun colore ha le proprie caratteristiche, che vengono riconosciute da tutti gli appartenenti a una determinata cultura.

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Non si tratta di caratteristiche universali e innate, ma divenute convenzionali grazie ai vissuti condivisi dei gruppi umani.

In particolare, nella società occidentale ai colori basic sono riconosciute le seguenti peculiarità:

  • Giallo: ottimistico e giovanile, utilizzato spesso per attirare l’attenzione.
  • Rosso: passione ed energia. Anch’esso utilizzato per attirare l’attenzione, ad esempio, durante le vendite promozionali.
  • Blu: sicurezza e fiducia. Non è un caso, infatti, che venga utilizzato spesso da banche e aziende.
  • Verde: associato alla natura e alla salute.
  • Rosa: romantico e femminile, utilizzato nella maggior parte dei casi per prodotti destinati alle donne.
  • Nero: tonalità potente ed elegante, spesso utilizzata per prodotti luxury.
  • Viola: calma e relax, utilizzato per prodotti di bellezza e anti-age.

Inoltre, i colori possono indurre determinati comportamenti d’acquisto.

I colori forti, come il rosso e l’arancione, sono colori adatti all’acquisto di impulso. Li incontriamo spesso negli outlet, nei fast food, durante le vendite promozionali.

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Rosa e celeste, ad esempio, sono spesso utilizzati nel settore fashion, rispettivamente femminile e maschile.

Ancora, i colori di un brand o di un website possono influenzare emozioni e stati d’animo.

Ecco perché le aziende scelgono colori coerenti con la propria attività e con il proprio posizionamento di mercato.

Inoltre, la scelta dei colori aiuta a comunicare l’essenza del brand e definire il pubblico a cui rivolgersi.

Donne e uomini, ad esempio, apprezzano tonalità differenti: il pubblico femminile, in genere, gradisce le tonalità del blu, viola e verde; gli uomini preferirebbero il nero, blu e marrone.

Not only sales

Il marketing non è solo una questione di vendite. In effetti, prima delle vendite vi è un insieme di operazioni finalizzate a persuadere il pubblico, tra le quali la scelta dei colori del brand, della campagna pubblicitaria, del website e degli store.

E, anche in questo caso, non è una mera questione di vendite, ma di emozioni e sensazioni, indotte dai colori.

Cindy Lauper docet.

testate giornalistiche tiktok

Week in Social: una settimana all’insegna del deal del secolo tra Microsoft e TikTok

Sì, siamo ancora qui, prima di salutarvi per qualche settimana di pausa con la nostra rubrica più amata dai Social Media Manager: Week in Social.

Prima di augurare a tutti buone vacanze, giusto il tempo di un ultimo recap con le più importanti notizie del mondo dei social media.

Partiamo!

L’accordo del secolo: Microsoft vuole acquisire TikTok

30 miliardi di dollari. Questa la valutazione di TikTok, mentre Microsoft sta lavorando su vari elementi di un possibile buy-out della piattaforma. Un processo incredibilmente difficile da mettere in atto entro il termine di sei settimane imposto da Trump.

Se il CEO di Microsoft, Nadella, riuscirà a spuntare il prezzo giusto con la proprietaria Bytedance sarà considerata l’acquisizione chiave del gigante del software.

Intanto, per dare solidità alla propria posizione in Europa e rispondere ai continui dubbi sulla gestione della privacy, TikTok annuncia l’apertura del primo Data Center Europeo in Irlanda. Un investimento da 420 milioni di euro che creerà centinaia di nuovi posti di lavoro e rivestirà un ruolo chiave nel rafforzare la salvaguardia e protezione dei dati degli utenti TikTok.

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giphy-facebook

Universo Facebook

Facebook aggiorna il plugin di chat per i siti web

Grazie all’update sarà possibile accedere alla messaggistica senza dover effettuare il login su Messenger. La novità consente così anche agli utenti non registrati al social di inviare messaggi all’azienda.

‘Black Business August’

È questo il nome della campagna lanciata da Facebook per supportare le aziende di proprietà dei neri. Il social ospiterà una serie di sessioni di formazione per dare risalto al National Black Business Month.

WhatsApp inizia il rollout della funzione ‘Cerca sul Web’

Gli utenti potranno presto trovare i risultati delle notizie relative ai contenuti nei messaggi privati anche da altre fonti di informazione direttamente dall’app.

Messenger Rooms è ora disponibile tramite WhatsApp Web

Gli utenti di WhatsApp possono accedere alle Stanze e partecipare a videochiamate di gruppo con gli utenti di Facebook direttamente tramite il servizio desktop.

Facebook svela il suo nuovo approccio ai video musicali

Finalmente presentata ufficialmente la nuova esperienza che potrebbe aiutare il social a incrementare il numero di spettatori dei contenuti di Watch e che prevede una serie di accordi con le etichette discografiche.

Nuove opzioni di post sponsorizzati

Intanto il social ha anche aggiunto nuove opzioni di post sponsorizzati per i gruppi, fornendo nuovi modi per gli amministratori del gruppo di fare soldi e per i marchi di connettersi con il pubblico impegnato.

Tornano gli hashtag

Contemporaneamente ha cominciato a promuovere l’uso di hashtag sui post per migliorare la ricerca sulla piattaforma. Non è dato sapere se questo può anche servire a migliorare la reach.

hastag su twitter per piccole imprese

Mondo Twitter

Nuovi dati sull’uso dei video nelle campagne di Twitter

L’azienda ha condiviso alcuni utili spunti di ricerca su come l’utilizzo di più formati all’interno di una campagna adv possa avere un impatto rilevante sulla risposta del pubblico.

Tre ragazzi dietro l’attacco hacker a Twitter

Sono stati ufficialmente incriminati di aver violato 130 account di alto profilo e aver realizzato profitti illeciti per 100.000$. Il più giovane ha 17 anni e sembra essere la “mente” dell’operazione che ha fatto scalpore in tutto il mondo.

Twitter in abbonamento

Confermando quanto era emerso dalla pubblicazione di un annuncio di lavoro per ingegneri, il social ha inviato un sondaggio ad alcuni utenti chiedendo loro informazioni sulle potenziali opzioni per le quali potrebbero essere disposti a pagare.

In breve

Un’opzione per aggiungere clip musicali popolari agli snap. Snapchat sta lavorando su questa nuova funzionalità, anche per inseguire Facebook, Instagram e le loro Stories.

Crescono gli utenti su Pinterest. La piattaforma ha segnalato un aumento significativo di active user nell’ultimo aggiornamento delle performance del secondo trimestre, superando la soglia dei 400 milioni di utenti.

YouTube aggiorna gli Analytics dei video. Saranno presto disponibili alcune nuove opzioni di approfondimento per i creator, tra cui insight sulle prestazioni delle Storie.

brand a misura d'uomo

Brand a misura d’uomo: gli strumenti tech per avvicinarsi alle persone

  • La tecnologia permette ai brand di (ri)avvicinarsi alle persone e mostrare il proprio lato più “umano”.
  • Tramite il PR Tracking e il social listening possono scoprire i trending topic e la loro reputation.
  • Con blog aziendale e live streaming è possibile comunicare la brand idendity e i valori.

 

Certe volte – alzi la mano chi non lo ha mai pensato – ho la sensazione che il mio iPhone mi spii. Quando era uscita la nuova collab di Louis Vuitton e Supreme non avevo fatto a tempo a googlare “Sup” che il motore di ricerca mi stava già proponendo un risultato confacente. La tecnologia ci spia? È una cosa buona? Di certo, non siamo qui a disquisire dell’eticità di Internet nel consigliarci risultati relativi a prodotti di consumo (il marketing esiste dai tempi narrati in Mad Men), ma ad analizzarne invece le potenzialità.

La tecnologia non è un totem da temere, né se lo si guarda dal punto di vista del consumatore, né da quello aziendale. Da consumatrice so di avere degli strumenti validi con cui cercare recensioni obiettive, esprimere un’opinione, commentare un malfunzionamento e cercare – ad esempio – se il maglioncino che voglio comprare è sostenibile. Da azienda, ho dei mezzi per conoscere ciò di cui il mio target parla e posso decidere di prendere una posizione a proposito, controllare la mia reputazione, raccontare qualcosa di bello, di me, e che mi avvicini prima ancora che ai consumatori alle persone che mi ascoltano. In breve, posso riconnettermi al mio lato umano.

Google Trends, social e old media: i mezzi di informazione dei brand

Quando è scoppiato il Coronavirus in Cina, su Weibo, che è il secondo social media in Cina, non si parlava d’altro che di quello. Era trending hashtag e su Weibo, così come su Baidu, si poteva avere un bollettino aggiornato in tempo reale.

I brand più responsabili (e diciamolo, anche più smart) presenti oltre Muraglia non hanno aspettato molto a comunicare la propria vicinanza alla Cina. Una disgrazia come quella del Covid – e ora che lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle, lo sappiamo per davvero – non è un tema che si possa ignorare. Continuare a parlare della collezione FW2020 mentre milioni di persone si trovano a fronteggiare un’epidemia è tutt’altro che umano e anche un grosso passo falso in termini di marketing.

Tra i primi a esprimere solidarietà e umanità nei confronti del popolo cinese è stato Brunello Cucinelli, che peraltro aveva già un’ottima nomea per le politiche a sostegno della qualità della vita dei dipendenti. All’inizio dell’epidemia, il brand ha espresso vicinanza alla popolazione cinese sia su WeChat e Weibo ma anche su Facebook e Instagram, per tutta l’utenza overseas con accesso alle piattaforme.

I post WeChat e Instagram di Brunello Cucinelli di solidarietà alla Cina

Sono stati poi diversi i marchi che nei vari mercati non solo hanno realizzato delle comunicazioni solidali, ma che hanno cambiato anche il proprio logo o claim. McDonald’s che ha separato la sua celeberrima M, così come Audi coi suoi anelli o Coca Cola, che oltre ad aver separato le lettere del logo ha prodotto un nuovo claim: Staying apart is the best way to stay united.

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Brand Sentiment Analysis e rassegna stampa

Per diverso tempo ho lavorato nel reparto comunicazione di una nota start up di Food Delivery, un settore che da sempre attira critiche (più o meno fondate) sul tipo di trattamento riservato ai collaboratori. Gli anni erano quelli delle rivolte dei rider, non c’era una legislazione chiara a regolarne contratti e tutele, e ogni mattina trovavo qualche articolo non propriamente positivo, né preciso, che citava il brand. “Pessimo” – penserete voi. Ed è vero, in parte lo era, ma grazie alla tecnologia avevo un mezzo per conoscere non solo quello che la stampa diceva dell’azienda, ma anche il sentiment di un’audience vastissima.

Sono numerosissimi gli strumenti che un’azienda può utilizzare per scoprire ciò che la rete dice di lei. Ci sono metodi gratuiti (come la ricerca filtrata in base ai risultati di Google) e i software di rassegna stampa, come Eco della Stampa o Press Today. Questi tool permettono in primo luogo di avere accesso a tutti gli articoli che citano il brand e in ultima istanza di aggiustare il tiro se necessario. Correggere un’affermazione diffamante, effettuare uno statement e imparare dai propri errori, adottando un atteggiamento più vicino ai valori dei consumatori e più umano.

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Secondariamente, ci sono i tool di social listening, come BlogMeter, che permette di mappare tutti i termini associati al proprio marchio e comprenderne il valore positivo, neutrale o negativo. Gucci, che in seguito alla campagna con Ellie Goldstein, modella affetta da sindrome di down, ha potuto vedere come i valori del brand di inclusività siano gli stessi del target cui si rivolge tramite i numerosi commenti degli utenti su Instagram.

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Il post Instagram di Gucci dedicato alla nuova partnership con Ellie Goldstein

Branded content: blog aziendale e live streaming

Se quelli che abbiamo visto finora permettono di mappare buzz word e sentiment, ci sono anche tool più ottimali alla creazione di output che comunichi l’universo valoriale e il mondo del brand.

Tramite il blog aziendale i brand hanno la possibilità di uscire dalle comunicazioni prettamente legate al prodotto e allargare i temi entro i quali muoversi. Un ottimo case study è quello di Starbucks, che ha un intero sito web dedicato allo storytelling. In occasione dell’Earth Day, un blog permetteva ai lettori di “conoscere” le persone che lavorano per raccogliere e lavorare il caffè in maniera più sostenibile.

brand a misura d'uomo

Tra gli ultimi mezzi da annoverare ce n’è uno che ha incrementato il suo utilizzo proprio in questi ultimi mesi: il live streaming. Onestamente non mi viene in mente strumento più inclusivo delle dirette per aprire a un’audience potenzialmente infinita le proprie porte.

Ma attenzione: live streaming non vuol dire semplicemente sfilate ed eventi, ma anche dirette con esperti e influencer vicini al proprio target (come le stories di Chiara Ferragni dedicati alle ricette di Foodspring o le dirette di Rossella Migliaccio dedicate all’armocromia in collaborazione con numerosi brand fashion).

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Brand “human”: cosa ci portiamo a casa?

La tecnologia ha accorciato le distanze e facilitato l’interazione tra diversi soggetti. Può essere un boomerang, quando se ne sottovaluta l’onnipresenza nella vita quotidiana e la facilità con cui il passaparola rende buzz word anche ciò che è negativo.

Ma è soprattutto un insieme di tool che può aiutare a prevenire i momenti di crisis communication e anticiparne altri in gran parte positivi. Può essere la chiave per scoprire cosa davvero desidera e interessa il nostro target persona e il mezzo per comunicarlo correttamente, efficacemente e con una cassa di risonanza immensa.

Italiani in vacanza: tra staycation e sostenibilità, ecco i trend da conoscere

  • Gli operatori del turismo, tra i settori maggiormente colpiti dalla pandemia, hanno bisogno di anticipare il più possibile i rinnovati bisogni dei propri clienti.
  • Pinterest rappresenta un’opportunità per brand e creator italiani per raggiungere il proprio target in fase di ricerca di idee sui prossimi acquisti.
  • I trend di ricerca per l’Italia dimostrano come gli abitanti del Belpaese siano più propensi che mai a valorizzare il territorio italiano e l’economia del proprio Paese.

 

Le difficoltà affrontate negli ultimi mesi hanno proiettato le persone di tutto il mondo verso il futuro, aumentando il proprio bisogno di lasciarsi alle spalle i giorni del lockdown e il desiderio di ripartenza e di evasione.

Ora che la fase più critica dell’emergenza Covid-19 sembra essere passata e che l’umanità si sta gradualmente adattando alla “nuova normalità”, alla voglia di partire in vacanza si somma il bisogno di sicurezza e distanziamento sociale. Gli operatori del turismo, uno tra i settori maggiormente colpiti dalla pandemia, hanno bisogno di far fronte a queste e a tante altre nuove necessità, cercando di anticipare il più possibile i rinnovati bisogni dei propri clienti e di cogliere i trend di consumo più rilevanti, anche per il prossimo futuro.

Come usare Pinterest per conoscere i trend del momento

Tra gli strumenti a propria disposizione, Pinterest, la app di scoperta visiva utilizzata da più di 400 milioni di utenti mensili in tutto il mondo per trovare ispirazione per la propria vita. In Italia, più di 19 milioni di visitatori unici mensili (Audiweb) navigano su Pinterest, che rappresenta quindi un’opportunità chiave per brand e creator italiani per raggiungere il proprio target in fase di ricerca di idee sui prossimi acquisti.

Operatori ed esperti di marketing possono catturare i consumatori già durante la “pianificazione”, rendendolo un luogo perfetto per coinvolgere potenziali clienti in questa prima fase di ispirazione. Raggiungere prima i clienti, infatti, vuol dire avere la possibilità di essere la prima scelta al momento dell’acquisto.

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Trend di vacanza su Pinterest: natura e viaggi ecosostenibili

In questo contesto, ad esempio, i trend di vacanza più popolari sono legati alla natura, tendenza già anticipata dal Report Pinterest 100 per l’anno con un aumento del +253% delle ricerche relative a “viaggi nella natura”. Globalmente, Pinterest ha registrato un aumento del 1069% per “bushcraft camping”, 194% per “moda escursioni” e 274% per “consigli di pesca in lago”*.

Un altro aspetto interessante da considerare sono i tipi di vacanze e modalità di trasporto più ricercate sulla piattaforma. In tutto il mondo, Pinterest ha registrato un aumento dei viaggi ecosostenibili del 73%*, a dimostrazione di come le persone stiano cercando modi per ridurre gli impatti negativi sul pianeta. Mentre le ricerche per “viaggi in camper” (in aumento del 70%) e “roadtrip” (in aumento del 97%)**, mostrano come i turisti stiamo ricercando alternative meno affollate e più solitarie per propri viaggi.

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Weekend Staycation

L’incertezza e il timore per la propria salute hanno portato in molti casi a rinunciare completamente alla possibilità di muoversi.

Pinterest, in tal senso, ha registrato un aumento significativo del 38% nelle ricerche per “weekend staycation”, ovvero una vacanza “fatta in casa”, da fare in destinazioni non troppo lontane dalla propria residenza, facili da raggiungere e abbastanza accessibili.

Vacanze italiane

Anche gli italiani sono alla ricerca di ispirazione per guardare al futuro con positività. I trend di ricerca relativi all’Italia dimostrano come gli abitanti del Belpaese siano più propensi che mai a valorizzare il territorio italiano e l’economia del proprio Paese.

Le ricerche per le vacanze in Sardegna, per esempio, sono aumentate fino a 3,5 volte, per l’Isola d’Elba (4,5 volte) e per la Costiera Amalfitana (2,2 volte). Gli italiani stanno anche riscoprendo i meravigliosi laghi, come il Lago di Braies, per cui le ricerche sono raddoppiate nel periodo tra il 22 giugno 2020 e il 19 luglio 2020, e le regioni italiane, come dimostrano le ricerche per Toscana, in aumento fino a 4,9 volte e Umbria, raddoppiate***.

A conferma della tendenza, su Pinterest si trovano innumerevoli bacheche di creator, italiani e non, per trovare l’ispirazione per i viaggi in Italia, come Italia – Cosa vedere, fare e mangiare in Italia e Viaggiare in Italia. Tra le altre bacheche da seguire per pianificare i viaggi futuri, Pinterest consiglia anche I viaggi di Ti Chiamo quando torno, Risparmiare in viaggio e creator come The Lazy Trotter.

Pianificare è un mestiere

In generale, gli utenti di Pinterest sono pianificatori per natura e le ricerche per i momenti salienti della vita, come i viaggi, iniziano su Pinterest prima rispetto ad altre piattaforme di ricerca.

Le ultime ricerche, ad esempio, suggeriscono che la pianificazione dello shopping natalizio sia iniziata quest’anno già a partire da aprile, come dimostra l’aumento del 15% delle ricerche per “vacanze di Natale”, ed il 63% dei Pinner che sta già pianificando grandi celebrazioni intorno ai momenti di festa quest’anno.

Adrien Boyer, Country Manager per Pinterest Francia, Europa meridionale e Benelux, afferma: “Le persone si sono sempre rivolte a Pinterest per pianificare, portando a un aumento esponenziale delle ricerche circa due o tre mesi prima di un particolare momento della stagione.  Nonostante quest’anno sia pieno di incertezze, le persone si sentono davvero ottimiste e hanno bisogno di un senso di normalità, il che è molto probabilmente il motivo per cui tendono a pianificare le celebrazioni ancora prima rispetto al passato”.

“Pinterest – continua Boyer – è un luogo in cui le persone si ispirano a nuove idee e agiscono su ciò che scoprono. Ogni volta che un utente cerca un’idea su Pinterest, pensa a ciò che desidera provare o acquistare successivamente. Poiché Pinterest è basato sul futuro, otteniamo un’indicazione anticipata di dove sono diretti i consumatori e questo ci permette di aiutare i brand e le agenzie a prevedere ciò che verrà per la loro categoria. Questa è una grande opportunità per le aziende di tutte le dimensioni per raggiungere gli acquirenti ispirati in Italia all’inizio di quest’anno”.

Insomma, mentre la stagione estiva entra nel vivo, i brand dovrebbero pensare a progettare in modo specifico i propri contenuti per soddisfare le esigenze di “pianificazione precoce” dei propri clienti.

Metodologia:
* Tendenze calcolate comparando i volumi di ricerca globali da Agosto 2017 a Luglio 2018 con i volumi di ricerca da Agosto 2018 a Luglio 2019
** Tendenze calcolate utilizzando ricerche normalizzate da Giugno 2019 a Giugno 2020
*** Le tendenze sono calcolate confrontando le ricerche normalizzate in Italia durante il periodo di quattro settimane del 6/22 / 20-7 / 19/20 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Rebranding di luglio: Toyota, Nissan e la fusione di FCA e Groupe PSA

Rebranding di luglio: Toyota, Nissan e la fusione di FCA e Groupe PSA

  • Toyota svela una nuova identità visiva come parte del percorso aziendale verso un mondo sempre più digitale
  • Nissan si unisce a BMW e Volkswagen e sostituisce ufficialmente il suo emblema tridimensionale con un logo piatto e bidimensionale
  • FCA Group e Groupe PSA compiono un passo importante e annunciano la ragione sociale del nuovo Gruppo.

 

Una strategia di rebranding ha il potere di creare cambiamenti significativi in un’organizzazione allineando le percezioni del mercato, migliorando i processi e l’attenzione nei confronti degli stakeholder.

Dopo le riprogettazioni con loghi tridimensionali dall’effetto cromato, in stile anni ’80/’90, le case automobilistiche da Nissan a Toyota stanno tornando a un design piatto per mantenere coerenza nel mondo digitale.

Il rebranding di Toyota digital first

Toyota Motor Europe, come tanti altri marchi del settore automobilistico, punta su una riprogettazione “piatta” del suo logo. Toyota si unisce a un lungo elenco di case automobilistiche che hanno abbandonato il design 3D per un logo flat nel tentativo di modernizzare i loro marchi.

rebranding toyota

Il nuovo logo e il marchio, rivisitati dall’agenzia The&Partnership per la divisione Europa di Toyota, vedono il nome della casa automobilistica rimosso e il suo vecchio design 3D appiattito. Quel che rimane è un emblema 2D semplificato composto da tre ovali sovrapposti.

rebranding

Questo cambiamento, secondo The&Partnership e Toyota, si avvale del riconoscimento visivo del marchio tra i consumatori europei, significa che non è più necessario dichiarare chiaramente il nome per essere identificato.

I loghi bidimensionali semplificati si replicano meglio sugli schermi e in miniatura come sulle icone delle app, questo spinge i designer ad abbandonare i loghi tridimensionali che erano popolari tra le case automobilistiche negli anni ’80 e ’90.

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È la prima volta che la casa automobilistica giapponese lancia un nuovo logo dal 2005 ed è la prima volta che rinnova la sua identità visiva dal 2009.

Tuttavia, l’Head of Art di The&Partnership Dan Beckett non considera questa ondata di design piatto come una “tendenza”, ma piuttosto una soluzione pratica alla crescente questione della leggibilità in un momento in cui la digitalizzazione ha preso il sopravvento.

Realizzare loghi con un aspetto lucido e tridimensionale, vent’anni fa era abbastanza di moda. Soprattutto nel settore automobilistico dove i loghi dei marchi, per loro stessa natura, prendevano forma nel mondo reale attraverso oggetti argentati lucidi e incollati sui lati delle auto.

“Con l’avvento dei punti di contatto digitali del marchio, e in particolare dei piccoli schermi mobile, tutti quegli smussi e difficili sfumature hanno permesso che i loghi diventassero delle piccole macchie grigie, indistinguibili l’una dall’altra. Quindi non la vedo come una nuova tendenza, la vedo come la soluzione logica a un problema universale creato da una tendenza diversa” ha dichiarato Beckett.

Il marchio è stato commissionato per garantire “longevità in un mondo digitale”, oltre a mantenere la sua identità visiva in linea con l’espansione sui veicoli elettrificati, sulla vendita al dettaglio online e sui nuovi modelli di proprietà.

“Oltre a rimodernare il marchio, abbiamo anche cercato di dare una sensazione più premium mentre lavoravamo duramente per semplificare l’architettura del marchio e creare un sistema di progettazione che sarà scorrevole attraverso i punti di contatto di oggi e di domani. Toyota ha recentemente fatto grandi passi avanti nella progettazione del prodotto e volevamo davvero vederlo riflesso nell’identità visiva”, ha continuato Becket.

Il progetto di rebranding è stato avviato a luglio 2019 e ha coinvolto The&Partnership in collaborazione con Toyota Motor Europe per oltre un anno per creare un kit di strumenti online a cui accedere, per coloro che lavorano con il brand.

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Allo studio di design è stato dato un brief in quattro punti: essere lungimiranti, dare priorità al display mobile, garantire all’azienda un aspetto più “premium” e offrire coerenza in tutte le parti dell’azienda e dei suoi sotto-marchi.

Rebranding di luglio: Toyota, Nissan e la fusione di FCA e Groupe PSA

L’agenzia ha anche progettato una tipografia su misura, chiamata Toyota Type, sia per i formati digitali che fisici. Il font sans serif presenta una tavolozza colori monocromatica con un accento rosso come “cenno distintivo” per la casa automobilistica.

“Il design comunica semplicità, trasparenza e modernità”, si legge in un comunicato Toyota. “È perfettamente adattato allo spazio digitale ma ugualmente efficace nel mondo fisico”.

Questo nuovo carattere tipografico accompagna diversi cambi di nome nelle diverse aree di business di Toyota: “Toyota Insurance Management” diventa “Toyota Insurance Services” e “Toyota Plus” è stato ribattezzato in “Toyota Approved Used”.

rebranding

Il nuovo logo sarà distribuito su tutte le comunicazioni interne ed esterne del marchio in Europa, mentre l’attuale logo continuerà ad essere utilizzato sui veicoli Toyota.

Anche l’attuale segnaletica del rivenditore rimarrà inalterata, sarà rivista nella strategia Toyota 2025.

Nissan cambia identità visiva dopo 20 anni

Il marchio automobilistico giapponese Nissan ha aggiornato il suo logo all’inizio del mese di luglio: una versione piatta e più stilizzata del suo emblema precedente, che vantava un effetto rialzato e realistico.

rebranding nissan

Mentre il nome della società è rimasto invariato al centro, all’interno scompare la scatola rialzata, poiché il precedente aspetto del rettangolo sovrapposto su un cerchio è stato semplificato.

Il carattere è stato perfezionato, le lettere sono state allungate per creare uno spazio intermedio che offre un’estetica più pulita.

Rebranding nissan

Nissan ha debuttato con il nuovo logo sul SUV elettrico Ariya, tutti i futuri veicoli completamente elettrici del marchio presenteranno una versione illuminata del design.

È la prima volta in 20 anni che l’azienda cambia la sua identità visiva. L’ultima revisione aveva visto il marchio trasformarsi nella versione 3D.

Vi ricordate quando il logo era costituito da un cerchio rosso intercettato da una sezione rettangolare blu stampata con il nome Nissan?

La vecchia identità rappresentava la bandiera del Giappone

Il progetto di rebranding è durato tre anni. Il processo è stato avviato nel 2017 dal vicepresidente senior Nissan del design globale Alfonso Albaisa. Il brief prevedeva di aggiornare l’identità del marchio dell’azienda con qualcosa di “sottile, leggero e flessibile”.

“L’ispirazione nasce dalle scoperte della scienza, della tecnologia e della connettività. In che modo queste hanno apportato cambiamenti fondamentali per i clienti“, ha dichiarato Albaisa.

La necessità di illuminare il logo Nissan sui prossimi modelli completamente elettrici ha presentato al team sfide tecniche, tra cui la corretta valutazione dello spessore del contorno dell’emblema in modo che possa creare una finitura “nitida” quando illuminata, oltre a rispettare i regolamenti governativi.

Doveva anche mantenere la sua presenza audace quando non era illuminato, se utilizzato in modo digitale, su carta o dai concessionari.

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Il team ha iniziato il processo di progettazione in 3D, redigendo prima il badge del marchio illuminato, prima di svilupparlo in una forma 2D piatta per rappresentare il marchio su tutto il resto delle sue piattaforme.

“L’effetto complessivo della riprogettazione è una transizione da un aspetto industriale spigoloso a un aspetto raffinato, familiare e adatto al digitale”, ha affermato la casa automobilistica. “Il nuovo logo di Nissan simboleggia l’impegno dell’azienda a continuare a innovare per le nuove generazioni di clienti”.

Il logo apparirà anche nei concessionari. Sono state progettate quattro iterazioni del logo per adattarsi al meglio ai diversi scopi. Questi includono un logo bianco 2D e un logo nero 2D, nonché un logo bianco 3D con effetto ombra e un logo bianco 2D con ombra.

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STELLANTIS: il nome del nuovo gruppo formato da FCA e Groupe PSA

FCA Group e Groupe PSA compiono un passo importante e annunciano la ragione sociale del nuovo Gruppo.

In vista del completamento della fusione 50:50 come definito nel Combination Agreement annunciato il 18 dicembre 2019, Peugeot SA (“Groupe PSA”) e Fiat Chrysler Automobiles NV (“FCA”) annunciano che la ragione sociale del nuovo gruppo sarà Stellantis.

naming fca psa

STELLANTIS deriva da “stello” che significa “illuminato dalle stelle”. Trae ispirazione da questo nuovo e ambizioso allineamento di marchi automobilistici leggendari e forti culture aziendali che, riunendosi, stanno creando un nuovo leader nell’era della mobilità, preservando allo stesso tempo tutto il valore eccezionale costruito nel tempo dalle singole parti.

STELLANTIS combinerà la scala di un’azienda veramente globale con un’ampiezza e una profondità eccezionali di talenti, know-how e risorse in grado di fornire soluzioni di mobilità sostenibile per i prossimi decenni.

Le origini latine del nome rendono omaggio alla ricca storia delle società fondatrici, mentre l’evocazione dell’astronomia cattura il vero spirito di ottimismo, energia e rinnovamento alla guida di questa fusione che cambia l’industria.

Il processo di identificazione del nuovo nome è iniziato subito dopo l’annuncio dell’accordo di fusione. Il senior management di entrambe le società è stato strettamente coinvolto, supportato da Publicis Group.

stellantis

Il nome STELLANTIS verrà utilizzato esclusivamente a livello di Gruppo, come marchio aziendale. Il prossimo passo nel processo sarà la presentazione di un logo che con il nome diventerà l’identità del marchio aziendale. I nomi e i loghi dei marchi costituenti del gruppo STELLANTIS rimarranno invariati.

Il completamento del progetto di fusione dovrebbe avvenire nel primo trimestre del 2021, dopo l’approvazione da parte degli azionisti di entrambe le società nelle rispettive assemblee generali straordinarie e la soddisfazione dell’antitrust e di altri requisiti normativi.

Podcast revolution: raddoppia il consumo su Spotify

  • Spotify diventa leader nel mercato dei Podcast, con il 21% di abbonati.
  • La tendenza del momento è in crescita anche in Italia.

 

Le ore di ascolto di Spotify sono tornate allo stesso livello a cui erano prima della pandemia. La ripresa è stata più forte nelle aree in cui la diffusione del virus sembra rallentare e l’azienda ha anche dichiarato che il consumo complessivo e la crescita dei podcast sono più che raddoppiati.

Nonostante una perdita complessiva di 356 milioni di euro nel periodo del lockdown, il Wall Street Journal riporta che c’è stato un aumento degli abbonati paganti.

Nel complesso, Spotify ha detto che ora ha 299 milioni di utenti attivi mensili, con un aumento del 29 % rispetto all’anno scorso, mentre gli abbonati sono aumentati del 27% arrivando a 138 milioni.

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Spotify e la crescita dei Podcast

Una scommessa audace

Un anno fa Spotify ha fatto una scommessa costosa. Ha sborsato centinaia di milioni di dollari per entrare nel business dei podcast acquistando l’applicazione per la creazione di questo formato audio Anchor e la società di produzione Gimlet. Per un’azienda che in quell’anno non era ancora redditizia (in perdita di circa 200 milioni di dollari), è stata una mossa coraggiosa.

Quelle costose acquisizioni stanno cominciando a dare i loro frutti. Circa il 19% degli utenti attivi mensili di Spotify ascolta i podcast, in crescita rispetto al 16% dello scorso trimestre. L’azienda ha dichiarato di raggiungere 286 milioni di utenti attivi mensili, che si traduce in circa 54,3 milioni di ascoltatori di podcast.

Con l’arrivo della pandemia da Coronavirus, il consumo di podcast è cambiato immediatamente. Spotify ha notato un calo di ascoltatori che si sintonizzavano dalle loro auto o dai dispositivi indossabili. Questo probabilmente perché non erano più pendolari al lavoro. Nel frattempo, il tempo di ascolto intorno ad attività come cucinare e fare le faccende domestiche è improvvisamente aumentato. C’è stato anche un aumento dei podcast relativi al benessere e alla meditazione.

“Dai nostri dati emerge chiaramente che le routine mattutine sono cambiate in modo significativo”, ha detto l’azienda con la pubblicazione delle performance finanziarie trimestrale. “Ogni giorno ora sembra il fine settimana”.

Questo cambiamento improvviso non era qualcosa che l’azienda poteva prevedere e avrebbe potuto avere conseguenze preoccupanti. Il Chief Content and Advertising Business Officer di Spotify, Dawn Ostroff, ha detto però che il servizio di streaming sta diventando ancora più forte nonostante la pandemia:

Penso che una volta che le cose torneranno alla normalità e la gente tornerà a usufruire dei podcast in mobilità, le abitudini che si stanno formando ora resteranno, questo permetterà loro di avere ancora più tempo per consumare i podcast in tempi e modi diversi. Gli utenti di Spotify hanno ascoltato i podcast più tardi del solito all’interno della giornata e lo stanno facendo attraverso un maggior numero di dispositivi domestici come televisori e console di gioco.

“Quello che abbiamo visto attraverso la pandemia è che le persone stando a casa, ascoltano i podcast in gruppo”, ha detto Ostroff. “Ci è stato chiaro che ci sono reali opportunità nel consumo familiare.

Anche se i livelli di consumo sono tornati al pre-pandemia, i luoghi dove la gente ascolta Spotify sono ancora diversi. L’ascolto in auto resta inferiore rispetto a prima della pandemia, ad esempio, anche se, secondo quanto riferito, è in aumento.

Spotify e la crescita dei Podcast

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Spotify: il 21% degli ascoltatori ora lo usa per i Podcast

Il Wall Street Journal osserva che il numero di utenti attivi mensili che ascoltano i podcast ha visto un piccolo aumento dal 19 al 21%, ma la quantità di contenuti dei podcast consumati è più che raddoppiata.

Apple è stata a lungo il protagonista dominante nel consumo di podcast, ma Spotify è in aumento di popolarità tra gli ascoltatori. Ostroff ha detto che Spotify è “davanti a Apple” in più di 60 mercati e ha indicato i dati tracciati dalla società di tecnologia podcast Voxnest, mostrando che tra gennaio e maggio, i podcast di Spotify sono stati utilizzati più frequentemente di quelli di Apple in molti paesi come Canada, Germania, Francia, Messico e Spagna.

Il podcasting è sempre più il modo in cui le persone passano il tempo, cercando di educare se stessi, cercando di diventare più esperti in qualcosa, cercando di avere compagnia in un momento in cui sono costrette a stare sole.

Per Spotify, la crescita dei podcast è un’ottima notizia, anche se si tratta di una parte relativamente piccola del suo fatturato complessivo. L’azienda continua a fare grandi investimenti nel settore.

Il mese scorso infatti, ha firmato con uno dei podcast più popolari al mondo,The Joe Rogan Experience, per un accordo di licenza esclusiva pluriennale, dal valore di più di 100 milioni di dollari, secondo le indiscrezioni.

I podcast sono la tendenza del momento

La realtà dei fatti è che il mondo del podcast non è più un qualcosa di nicchia, ma sta ormai diventando una vera e propria tendenza. Spotify sta registrando un aumento nella creazione di podcast, con 150.000 nuovi podcast realizzati a marzo rispetto a febbraio. “Forse alcuni di quei produttori di podcast rimarranno e continueranno a creare contenuti anche dopo la ripresa della vita e torneremo a un’esistenza un po’ normale”, ha detto Ostroff.

Spotify e la crescita dei Podcast

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Anche in Italia finalmente il trend è in aumento

Il podcast è nato nel 2004 e da allora ha faticato ad imporsi nell’uso quotidiano della gente. In modo ancor più lento è cresciuto in Italia. Da un’analisi di Voxnest, in Italia a fine 2019 si è arrivati a consumare 160.000 ascolti quotidiani. Da uno studio di Nielsen per Audible, sono stati circa 12 milioni i fruitori nell’ultimo anno in Italia, e in costante aumento soprattutto nella fascia di età compresa tra i 18 e i 40 anni.

Fino a quattro anni fa i podcast italiani più popolari erano soltanto repliche di programmi radiofonici. Adesso i produttori iniziano a creare prodotti specifici favorendo la crescita dei Podcast nel Bel Paese.

Per questo 2020 le previsioni parlano di una crescita davvero importante iniziata sicuramente nel periodo di lockdown, ma anche e soprattutto grazie all’aumento della pubblicità nel settore.

Non ci resta che aspettare che il boom avvenuto soprattutto negli Stati Uniti, possa verificarsi anche nel nostro paese. E voi? Siete già dei divoratori di podcast oppure no? E avete già ascoltato il podcast di Ninja dedicato a idee e business che cambiano il mondo con Mirko Pallera?

yescapa viaggiare in camper digital

Voglia di libertà e digitale: così questa estate non si rinuncia a viaggiare

  • Il digital è la parola chiave per l’industria del turismo: dopo il lockdown si ha voglia di libertà.
  • Un’estate 2020 alla ricerca di luoghi inesplorati e poco affollati!

 

Sicurezza. Questa è la parola chiave che le persone hanno scelto per le vacanze estive 2020, in un momento davvero particolare e inatteso, che ha ci ha costretto a rivedere abitudini e piani. Ma dopo i lunghi periodi di lockdown a livello globale c’è un sentimento che emerge con altrettanta forza: la voglia di libertà, che da sempre per l’uomo significa viaggiare.

Se per lo shopping le abitudini dei consumatori si sono dirottate sugli acquisti di prossimità nei piccoli negozi e sull’eCommerce, il digitale ci ha permesso anche di conoscere un nuovo modo di lavorare e avere relazioni sociali.

Ma con il periodo estivo alle porte anche per l’industria del turismo, il digital è diventato un tema chiave.

Messo da parte il viaggio come lo abbiamo conosciuto finora, si è tornati a parlare di turismo di prossimità: il turista torna a riscoprire il suo Paese e a ripartire dalle origini per esplorare il mondo.

Eppure questo non è l’unico modello scelto dai viaggiatori in questa estate 2020.

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Viaggiare digitale in sicurezza

Come dicevamo, la parola chiave è diventata sicurezza e nessun luogo oggi sembra esserci sicuro come casa. Ecco allora che c’è chi sceglie di partire “portandosi la casa dietro”.

Viaggiare in camper si delinea come la soluzione più sicura per le prossime vacanze estive: distanziamento sociale garantito e libertà di movimento assicurata, sono dati dalla possibilità di viaggiare e di sostare al di fuori dei circuiti turistici standard. In questo scenario d’eccezione dove l’attenzione alle regole sanitarie e sociali è di primaria importanza, i camper rappresentano una delle alternative di viaggio più interessanti.

Viaggiare digitale in camper

A confermarlo sono i dati registrati nel mese di giugno dalla piattaforma europea per la condivisione di camper tra privati Yescapa.

Dalla fine del lockdown la piattaforma, arrivata in Italia da due anni, ha quadruplicato il traffico degli utenti sul sito che, a partire dal 3 giugno, ha registrato un aumento del 150% di visite (circa 50mila visite a settimana), rispetto allo stesso periodo nel 2019, con richieste di iscrizione e di prenotazioni confermate sia da veterani del viaggio in camper, sia da chi ha scelto di provare l’esperienza “on the road” per la prima volta.

Record storici sono stati registrati nelle prime due settimane di giugno: se in Europa le prenotazioni confermate sono salite a 6.000 (+200% rispetto allo stesso periodo del 2019), in Italia le conferme hanno raggiunto un aumento del 120%, rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente, con oltre 2.000 richieste nel mese di giugno.

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I neofiti del camper

Aumentano anche le iscrizioni di nuovi utenti che al momento della prenotazione si dichiarano alla loro prima esperienza in camper: giugno 2020 vede un incremento del 45% dei neofiti del viaggio itinerante, indicatore inequivocabile di come questa estate il turismo di movimento sarà la scelta per coloro che vorranno e potranno viaggiare entro i confini nazionali.

Grande incremento si registra anche sul versante dei nuovi veicoli iscritti al sito (+150%). Tra le motivazioni incentivanti si ritrovano sia la possibilità di ammortizzare le spese di manutenzione annuale del mezzo e ottenere una fonte di reddito complementare (oltre 200mila euro sono stati già versati ai proprietari italiani nel post-lockdown), sia la nuova copertura assicurativa che supera la limitazione dei 25 anni di età per i veicoli fino ad ora presenti sulla piattaforma.

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Destinazione Italia

È l’Italia e il turismo locale la scelta per il 99% dei prenotati sulla piattaforma di camper sharing: se nel 2019 il 46% del turismo in Italia era composto da stranieri che sceglievano lo Stivale come meta di vacanza, quest’anno il trend è determinato soprattutto da italiani che scelgono di restare entro i confini nazionali per sostenere l’economia locale ma anche per scoprire le bellezze del proprio territorio.

Milano, Torino, Roma e Napoli sono le città con il maggior numero di ricerche di veicoli che partiranno per il Sud Italia, le Isole (Sardegna e Sicilia) e le Dolomiti: queste le destinazioni maggiormente ricercate dagli utenti della piattaforma.

Il ritrovato turismo domestico di questa stagione estiva tenderà a viaggiare con più frequenza tra luglio e la fine di settembre, prediligendo weekend lunghi – da giovedì a lunedì – a discapito delle due settimane di solito considerate.

“Quest’estate sarà caratterizzata da una forte concentrazione di turismo domestico e il viaggio in camper, da sempre sinonimo di evasione e ricerca di libertà verso destinazioni poco affollate a contatto con la natura, risponde perfettamente a questa tendenza”, commenta Dario Femiani, country manager Italia di Yescapa.

Si parla oggi di undertourism, cioè quella modalità di viaggio contrapposta all’overturism, per cui i viaggiatori andranno a cercare posti inesplorati, poco affollati, “nuovi”. Una bella opportunità per quei comuni che ospitano borghi storici poco valorizzati o per spazi nella natura in cui organizzare attività di esplorazione.

Insomma un viaggio più consapevole per un viaggiatore più attento, perché in fondo: “Basta seguire la strada e prima o poi si fa il giro del mondo. Non può finire in nessun altro posto, no?”.

Week in Social: da Zuckerberg davanti al Congresso a Microsoft che vuole acquisire TikTok U.S.

Chi è già in ferie alzi la mano! Sì, quest’anno le abbiamo attese tutti con ansia, ma per chi è ancora attivo e nel pieno di piani editoriali e annunci estivi, c’è immancabile come sempre il nostro appuntamento con le news dal mondo dei social.

Partiamo subito con il recap!

Universo Facebook

Il CEO di Facebook ha testimoniato (di nuovo) davanti al Congresso degli Stati Uniti. Stavolta però lo ha fatto in compagnia di quelli di Apple, Amazon e Google, per una indagine della commissione antitrust.

“È estremamente raro che uno dei CEO dei giganti della tecnologia testimoni davanti al Congresso, per non parlare del fatto che in questo caso sono stati convocati tutti e quattro insieme”.

Zuckerberg ha difeso le acquisizioni di Facebook affermando che WhatsApp e Instagram non sarebbero sopravvissute se non fossero state acquisite. Zuckerberg ha inoltre definito il successo di Facebook come cruciale per mantenere gli Stati Uniti competitivi con la Cina. Intanto però emergono documenti nuovi e critici su ciò che accade ai tempi dell’acquisizione di Instagram.

Nel frattempo, comunque Facebook registra 100 milioni di utenti in più nel secondo trimestre. Nonostante l’impatto della pandemia, la società ha riportato una crescita del fatturato dell’11%, mostrando un costante aumento di iscritti e ricavi.

mark zuckerberg facebook

Facebook ha anche lanciato una serie di interessanti e nuove sessioni gratuite con il programma di formazione aziendale “Summer of Support” per capire come utilizzare al meglio Messenger, i gruppi di Facebook e altro ancora.

Instagram, infine, lavora a un nuovo modo per scegliere quali stories guardare. Mentre si guarda una story dovrebbe bastare tirare in giù lo schermo per visualizzare in sovraimpressione i contenuti precedenti e successivi a cui accedere.

Mondo Twitter

Retweet e citazioni dei tweet in counter separati. È l’ultima novità che potrebbe presto arrivare su Twitter, che punta così a rendere più accurata la visualizzazione delle interazioni con i post.

Il boicottaggio dei social intanto si è esteso anche a Twitter. Diverse celebrità del Regno Unito hanno partecipato a un’astensione di 48 ore dalla piattaforma dopo che questa non è riuscita ad affrontare adeguatamente i recenti commenti antisemiti.

Pianeta LinkedIn

LinkedIn aggiorna il suo processo di job matching. La piattaforma utilizzerà ora un nuovo modello di AI in grado di apprendere le competenze ricercate dai reclutatori sulla base dei candidati selezionati in passato.

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LinkedIn logo

LinkedIn ha pubblicato anche una nuova guida per il recovery post-Covid. Per aiutare le aziende nella ripresa, il social prende in esame cinque aree chiave: dal brand building al media planning.

In breve

WeChat lascia l’India. La super-app cinese ha ufficialmente interrotto le operazioni nel Paese dopo essere stata bandita per i timori del governo sulla privacy.

Snapchat ha pubblicato un nuovo studio che mostra come le aziende possano allineare i loro sforzi di creazione di contenuti con questi cambiamenti.

testate giornalistiche tiktok

Microsoft è in trattative per acquistare TikTok negli Stati Uniti. La proprietà della piattaforma da parte della cinese ByteDance ha suscitato preoccupazioni nel governo Trump, che potrebbe anche vietare l’app.
Per il momento sta valutando altre opzioni.

Storia del selfie: dal significato sociologico al suo impatto sul marketing

  • Il 21 luglio si è celebrato il National Selfie Day: scopriamo come e quando nasce il selfie e qual è il suo significato sociologico e il suo impatto sul marketing.
  • Il selfie non è solo un modo di farsi foto, ma è diventato sempre di più uno strumento, un concetto, una tendenza sociale che ci svela molto della società digitale in cui siamo immersi.

 

Al mare, a lavoro, in strada, in auto. Celebrities e persone comuni: oggi chiunque scatta selfie e lo fa in ogni momento della propria giornata. Con i social media, il modo di scattare le foto è completamente cambiato: non fotografiamo più il mondo intorno a noi, ma ci fotografiamo nel mondo. Ciò che cambia è la prospettiva, siamo noi al centro e tutto il resto attorno. Filtriamo oggetti, luoghi e persone attraverso i nostri “sorrisoni” social postati ad ogni ora del giorno e della notte.

Il 21 luglio si è celebrato il National Selfie Day, ma come e quando è nato il selfie e qual è il suo significato sociologico e il suo impatto sul marketing?

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Il primo selfie della storia VS il selfie moderno

Era il 1839 quando Robert Cornelius, di Philadelphia, scattò un selfie con una fotocamera dagherrotipica ritrovando nelle nuove tecnologie la tradizione secolare dell’autoritratto.

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Alla base di questa azione c’è la volontà di “osservarsi” e la vanità di fare di noi stessi un’opera d’arte, tutte caratteristiche insite da sempre all’interno dell’animo umano.

E infatti, il selfie moderno condivide con il primo selfie della storia (più o meno) la stessa matrice. Nel 2013 il termine “selfie” entra a far parte del dizionario di Oxford e il suo utilizzo cresce del 17.000%. Lo smartphone è il vero artefice dello sviluppo del selfie all’interno della nostra società contemporanea. Che sia per vanità, per comodità o per moda il selfie ha generato una mania che ha rovesciato (letteralmente) la sceneggiatura visiva.

Grazie al selfie, Instagram, che è un social che si basa proprio sulle immagini ed è costellato da questi autoritratti, è cresciuto esponenzialmente ed è diventato ciò che rappresenta oggi per noi. Proprio su Instagram, infatti, sono state generate le prime vere tendenze legate al selfie grazie agli hashtag #duckface e #Iwokeuplikethis.

Nel 2014 il Pew Research Center ha pubblicato uno studio in cui rivelava che più di un quarto degli americani ha pubblicato almeno un selfie online, sottolineando come la pratica del selfie sia molto più comune tra i Millennials (nati tra gli anni 80 e il 2000).

Il selfie dal punto di vista sociologico

Il selfie non è solo un modo di farsi foto, ma è diventato sempre di più uno strumento, un concetto, una tendenza sociale che ci svela molto della società digitale in cui siamo immersi e in cui, tutti noi, viviamo quotidianamente.

Prima che le nuove tecnologie fossero alla portata di tutti, l’autoritratto era una pratica relegata alla pittura. Lo smartphone lo ha liberato dal mondo dell’arte e lo ha consegnato alle masse. Secondo Herbert Marcuse l’atto del selfie rappresenta una forma di “razionalità tecnologica”: abbiamo la possibilità di fare i selfie e, di conseguenza, li facciamo anche perché la nostra cultura – in qualche modo – si aspetta che noi lo facciamo.

I social media hanno reso la nostra quotidianità una realtà costantemente mediata e mostrata agli altri. Il selfie – un’immagine pensata per essere condivisa – in questa ottica, non è un atto individuale, ma sociale e rappresenta la nostra costante interazione con le persone che – direttamente o indirettamente – fanno parte della nostra vita. Attraverso i social però possiamo decidere quale immagine consegnare agli altri e il selfie è il primo atto che ci consente di creare la nostra immagine digitale. 

Il sociologo Erving Goffman descrive questo come un processo di impression management, letteralmente “gestione dell’impressione”. Sì, perché attraverso i social siamo sempre in grado di gestire il nostro “io” digitale, accentuando o diluendo aspetti del nostro carattere o della nostra fisicità. Questo processo è motivato da ciò che in sociologia viene definita “desiderabilità sociale”, la volontà (o il bisogno) di fare una buona impressione sugli altri.

Il selfie dal punto di vista del marketing

Del grande valore del selfie non poteva non “approfittare” il marketing che ci ha visto, fin da subito, grandi potenzialità per connettere brand e celebrities con il proprio pubblico in un modo totalmente nuovo.

Purezza visiva, creatività e novità sono i tre elementi alla base del successo del selfie nell’ambito del marketing digitale. Sono tante le campagne che si sono sviluppate proprio attorno ad esso e hanno avuto un grande successo.

The Walking Dead: #DeadYourSelf

Una delle serie Tv più amate degli ultimi anni, The Walking Dead deve il suo grande successo anche alle sue campagne pubblicitarie super coinvolgenti e ben realizzate attraverso i social. Nel pieno del suo successo, la rete AMC ha sviluppato un’app che permette ai fan sfegatati della serie di trasformare il proprio volto in quello di un terrificante zombie. Incoraggiando gli utenti a condividere i selfie sui social attraverso l’hashtag #DeadYourSelf la serie ha ottenuto un ottimo livello di coinvolgimento ed ha cavalcato l’onda del suo già ampio successo.

Beats By Dre: #SoloSelfie e il video in stile “ciambella”

Nel 2014, per lanciare le sue nuove cuffie Solo2, il brand Beats si è ispirato al video di Karen X e ha spinto influencer e fan ad emulare il “Donut Selfie”, un modo di fare video facendo girare solo lo smartphone attorno a sé, riprendendo la forma di una ciambella. Il tutto, ovviamente, sfoggiando un paio delle nuovissime cuffie.

Le immagini e il video super accattivanti hanno contribuito a far ottenere alla campagna 10,6 milioni di visualizzazioni in poche settimane. 

Volvo: #SelfieForSafety

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Basata sul concetto di sicurezza, la campagna di Volvo #SelfieForsafety è stata lanciata nel 2019. Volvo ha chiesto alle persone di farsi un selfie in auto, con la cintura di sicurezza, utilizzando l’hashtag della campagna.

L’iniziativa ha avuto un bel po’ di successo, ma soprattutto è stata utile per capire che ben 4 persone su 10 indossano la cintura di sicurezza in modo errato.

Il selfie oggi è una pratica in declino?

Nel 2016 sono stati caricati online 24 miliardi di selfie. Nel 2018, invece, il numero è sceso a 94 milioni. Cosa sta succedendo? La pratica del selfie è in declino?

Come tutte le mode c’è il rischio che anche il selfie subisca delle battute d’arresto. Soprattutto perché in molti, negli anni, hanno demonizzato il selfie come pratica, talvolta, pericolosa o perché sostengono che la mania di mostrarsi continuamente agli altri potesse influire negativamente sulla psiche umana, soprattutto dei più giovani.

Inoltre, i fotografi professionisti non hanno mai definito il selfie una vera forma d’arte e per questo l’hanno criticato aspramente.

Eppure, negli ultimi mesi, abbiamo assistito ad una sorta di rinascita del selfie. Tantissimi i volti degli utenti che ogni giorno pubblicavano selfie “in maschera” sui propri profili social. Complice il tempo che abbiamo passato a casa, senza troppi impegni, e la “nuova immagine” di noi stessi dietro alle mascherine che – man mano – sono diventate sempre più alla moda e originali, il selfie è tornato in auge e di certo non scomparirà. Almeno per ora.

Come tutte le pratiche sociali, ovviamente anche il selfie se usato nel modo giusto può rappresentare una grande risorsa social e pubblicitaria.

L’arte dopo il Covid. Abbiamo chiesto a Ennio Finzi cosa ne sarà

«Ho inseguito l’atonalità, la musica dodecafonica, il ritmo sincopato del Jazz, per realizzare dei quadri che volgessero verso un’esperienza inedita del colore, insomma volevo provocare visivamente una sorta di pugno sullo stomaco».

Inizia così, con una tempesta radioattiva di parole, la mia chiacchierata con Ennio Finzi, classe 1931, l’ultimo degli spazialisti. Davanti a me un uomo che ha contributo a una svolta decisiva nella storia dell’arte contemporanea.

Il Maestro Ennio Finzi

Effetto Gioconda: ti aspetti sempre chissà cosa quando incontri dei grandi personaggi, ma di solito non ci azzecchi mai. Il mio appuntamento con Ennio Finzi è in un vecchio bar di Corso del Popolo, a Mestre. Con un po’ di ironia mi piace chiamare questo vialone Völkstraße, perché mi ricorda la vecchia architettura socialista della Berlino Est. Nei tavolini di metallo scorrono caffè veloci, sigarette, sambuca e patatine aperte da un po’. Il curatore dell’Archivio Finzi mi anticipa che il Maestro è lì ogni giorno, sempre alla stessa ora, esattamente dalle 17:30 alle 18:30. Così da 20 anni.

Nel frattempo il bar ha cambiato gestione molte volte. Adesso al bancone c’è una famiglia di cinesi, ma gli spritz generosi sono sempre gli stessi e nessuno sembra badare troppo al resto.

Tutto cominciò da Lucio Fontana, lo spazialismo rivoluzionò le logiche dell’arte e Fontana ne era l’alfa e l’omega. Nel primo dopoguerra, le scoperte scientifiche, l’energia, la voglia di fare e di ricostruire non poteva essere contenuta nella tela. Lo spazio si doveva trasformare, la pittura diventava sinestetica. Dentro quelle pennellate c’era la TV, la musica, la tecnologia, la scienza, gli elettroni che premono sulla superficie squarciando quella tela che non bastava più, che improvvisamente era diventata vecchia, vecchissima.

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Dimensione Cosmica (1956)

Parliamo d’arte

La definiscono “l’ultimo degli spazialisti”, qual è l’eredità di Fontana e di quel gruppo a cui lei si era avvicinato così giovane?

«Mi chiamano così, “l’ultimo degli spazialisti”, ma le rivelo un segreto: in realtà non ho mai preso direttamente parte allo Spazialismo, nel senso che non ho firmato i suoi manifesti. Ma li frequentavo, eccome: negli anni cinquanta ho preso parte alle mostre collettive alla Galleria del Cavallino di Carlo Cardazzo, che era il centro di diffusione dello spazialismo. Lo spazialismo è un termine troppo generico e inclusivo. Anzi, sa cosa le dico? Lo Spazialismo è stato solo Fontana, punto».

Cosa ne pensa di questo periodo così particolare della nostra storia e della limitazione alle libertà individuali sorte come conseguenza del Covid?

«Non ho mai vissuto un periodo così fortemente alimentato dalla paura, nemmeno durante la guerra c’era questa sensazione di desolazione, nemmeno allora le attività umane vennero sospese. Fuori si combatteva ma le gente continuava a lavorare e vivere».

Con quale artisti del passato veneziano sente un legame empatico?

«La lezione fondamentale rimane quella di Emilio Vedova, la sua gestualità dirompente e l’energia che percepisci addosso quando sei davanti a una delle sue tele. Sul piano più concettuale e culturale Virgilio Guidi ha rappresentato per la mia generazione il vero riferimento. Guidi era un maestro, non tanto sul piano compositivo quanto piuttosto per le sue idee, per la sua fenomenologia della luce, per la sua grande cultura e per la modernità che sapeva ispirare la sua pittura, sempre diversa, sempre tesa a rinnovare se stessa».

Cromovibrazione luce nero (1968)

Quale movimento artistico le ha trasmesso più libertà?

«Mi considero un astrattista patologico e, a parte una breve esperienza propedeutica, dal 1950 ho interrotto qualsiasi riferimento pittorico al reale. Quindi se c’è un movimento a cui ho guardato è senz’altro quello che riguarda la complessità della corrente astratta, sia nella variante geometrica e razionale di Mondrian, sia attraverso quella comunemente definita “lirica”, promossa da Kandinsky».

Quali momenti della storia dell’arte per lei sono stati decisivi per arrivare alla varietà e libertà d’espressione artistica che abbiamo oggi?

«L’astrattismo è stato il momento attraverso il quale l’artista ha finalmente potuto liberare la sua creatività, affrontando un mondo allora impensabile da indagare: quello interiore. All’inizio erano in pochi a comprendere che quel mondo era perfino più importante di quello esteriore, riconoscibile da tutti. Il visibile l’ho sempre ritenuto meno interessante, meno affascinante. Cos’è la vera bellezza? Secondo me non è quella che abbiamo sotto gli occhi».

Cosa comunica l’arte contemporanea oggi al tempo dei social media e della comunicazione di massa e che ruolo può avere per l’educazione al bello delle nuove generazioni?

«Al tempo in cui dipingevo con l’aerografo le mie forme luminose in espansione, all’interno di quella ricerca percettivistica comunemente chiamata Op Art (Optical Art) e programmata, arrivai ad un punto, verso la fine degli anni settanta, in cui decisi che non era più stimolante continuare. La computer grafica cominciava col delinearsi come un sistema di riproduzione più affidabile e infinitamente più aperto ad ogni registro creativo. La scienza e la tecnica spesso sono state viste come sostitutive della creatività umana, e questo a mio avviso è un errore che fanno le generazioni più giovani. Come posso perciò sentirmi in sintonia con il mondo che oggi definiamo digitale? Osservo quotidianamente ragazzi e adulti chini verso il proprio telefono, è forse questo il nostro futuro? Tutto questo non mi appartiene».

Architettura del colore (1995)

Ha nostalgia di qualcosa?

«Negli anni ‘50 a Venezia “passava il mondo”, noi eravamo felici con poco. La mia pittura è tutta in quel decennio, la mia ricerca se ha valore, lo ha per ciò che ho fatto negli anni cinquanta, i decenni successivi sono stati conseguenti a quel periodo. Rimpianti? Forse mi fa questa domanda per la mia età, ma mi dispiace deluderla, non ho rimpianti da raccontarle, sono abituato a guardare più al presente che al passato».

Tutti hanno rimpianti, Maestro.

«Insiste? Allora le confesso questo: forse il mio unico rimpianto e di non avere avuto abbastanza ambizione quando, nei primi anni sessanta, mi trovavo a Milano e collaboravo con Dino Gavina, ecco forse allora avrei dovuto inserirmi maggiormente nel mondo artistico milanese, invece mi son sempre mantenuto ai margini. Conoscevo Fontana, Manzoni, Scanavino, i fratelli Castiglioni e tanti altri ma in realtà non ho mai pensato di utilizzare le mie frequentazioni per proporre né tanto meno per imporre il mio lavoro. Ho sbagliato, ma non me ne faccio certo un cruccio».

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Il verso del blu (1999)

Cosa verrà dopo

Che ne sarà del mondo dell’arte nel mondo post-Covid?

«Sarà quello di sempre, non credo a quanti dicono che il mondo sarà migliore. Non credo a chi dice che le nostre abitudini cambieranno per sempre, che ci aspetta un mondo nuovo. In 90 anni di vita ne ho viste troppe, e ogni volta la storia si è ripetuta in maniera circolare. Ho molti dubbi che l’uomo possa cambiare, e quando lo fa, in genere lo fa in peggio».

E dell’arte spazialista che ne sarà dopo di lei?

«Lo spazialismo è morto con Lucio Fondana, Edmondo Bacci, Vinicio Vianello, Gino Morandis e Mario De Luigi. Inutile girarci intorno: oggi non esiste. La storia dell’arte un giorno farà i conti con quell’esperienza straordinaria e scoprirà che si trattava di un programma che calzava bene soltanto per le opere di Fontana che ritengo ancora oggi l’unico e il vero spazialista. Il Movimento Spazialista non esiste più oggi e sa cosa? A volte ho dubbi che sia mai esistito, anche allora».