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  • Storia del selfie: dal significato sociologico al suo impatto sul marketing

    Era il 1839 quando Robert Cornelius, a Philadelphia, scattò un selfie con una fotocamera dagherrotipica

    31 Luglio 2020

    • Il 21 luglio si è celebrato il National Selfie Day: scopriamo come e quando nasce il selfie e qual è il suo significato sociologico e il suo impatto sul marketing.
    • Il selfie non è solo un modo di farsi foto, ma è diventato sempre di più uno strumento, un concetto, una tendenza sociale che ci svela molto della società digitale in cui siamo immersi.
      Al mare, a lavoro, in strada, in auto. Celebrities e persone comuni: oggi chiunque scatta selfie e lo fa in ogni momento della propria giornata. Con i social media, il modo di scattare le foto è completamente cambiato: non fotografiamo più il mondo intorno a noi, ma ci fotografiamo nel mondo. Ciò che cambia è la prospettiva, siamo noi al centro e tutto il resto attorno. Filtriamo oggetti, luoghi e persone attraverso i nostri “sorrisoni” social postati ad ogni ora del giorno e della notte. Il 21 luglio si è celebrato il National Selfie Day, ma come e quando è nato il selfie e qual è il suo significato sociologico e il suo impatto sul marketing? LEGGI ANCHE: Celebrities Culture: la fine di un’era?

    Il primo selfie della storia VS il selfie moderno

    Era il 1839 quando Robert Cornelius, di Philadelphia, scattò un selfie con una fotocamera dagherrotipica ritrovando nelle nuove tecnologie la tradizione secolare dell’autoritratto. LEGGI ANCHE: Come usare i selfie come strumento di marketing? Alla base di questa azione c’è la volontà di “osservarsi” e la vanità di fare di noi stessi un’opera d’arte, tutte caratteristiche insite da sempre all’interno dell’animo umano. E infatti, il selfie moderno condivide con il primo selfie della storia (più o meno) la stessa matrice. Nel 2013 il termine “selfie” entra a far parte del dizionario di Oxford e il suo utilizzo cresce del 17.000%. Lo smartphone è il vero artefice dello sviluppo del selfie all’interno della nostra società contemporanea. Che sia per vanità, per comodità o per moda il selfie ha generato una mania che ha rovesciato (letteralmente) la sceneggiatura visiva. Grazie al selfie, Instagram, che è un social che si basa proprio sulle immagini ed è costellato da questi autoritratti, è cresciuto esponenzialmente ed è diventato ciò che rappresenta oggi per noi. Proprio su Instagram, infatti, sono state generate le prime vere tendenze legate al selfie grazie agli hashtag #duckface e #Iwokeuplikethis. Nel 2014 il Pew Research Center ha pubblicato uno studio in cui rivelava che più di un quarto degli americani ha pubblicato almeno un selfie online, sottolineando come la pratica del selfie sia molto più comune tra i Millennials (nati tra gli anni 80 e il 2000).

    Il selfie dal punto di vista sociologico

    Il selfie non è solo un modo di farsi foto, ma è diventato sempre di più uno strumento, un concetto, una tendenza sociale che ci svela molto della società digitale in cui siamo immersi e in cui, tutti noi, viviamo quotidianamente. Prima che le nuove tecnologie fossero alla portata di tutti, l’autoritratto era una pratica relegata alla pittura. Lo smartphone lo ha liberato dal mondo dell’arte e lo ha consegnato alle masse. Secondo Herbert Marcuse l’atto del selfie rappresenta una forma di “razionalità tecnologica”: abbiamo la possibilità di fare i selfie e, di conseguenza, li facciamo anche perché la nostra cultura – in qualche modo – si aspetta che noi lo facciamo. I social media hanno reso la nostra quotidianità una realtà costantemente mediata e mostrata agli altri. Il selfie – un’immagine pensata per essere condivisa – in questa ottica, non è un atto individuale, ma sociale e rappresenta la nostra costante interazione con le persone che – direttamente o indirettamente – fanno parte della nostra vita. Attraverso i social però possiamo decidere quale immagine consegnare agli altri e il selfie è il primo atto che ci consente di creare la nostra immagine digitale.  Il sociologo Erving Goffman descrive questo come un processo di impression management, letteralmente “gestione dell’impressione”. Sì, perché attraverso i social siamo sempre in grado di gestire il nostro “io” digitale, accentuando o diluendo aspetti del nostro carattere o della nostra fisicità. Questo processo è motivato da ciò che in sociologia viene definita “desiderabilità sociale”, la volontà (o il bisogno) di fare una buona impressione sugli altri.

    Il selfie dal punto di vista del marketing

    Del grande valore del selfie non poteva non “approfittare” il marketing che ci ha visto, fin da subito, grandi potenzialità per connettere brand e celebrities con il proprio pubblico in un modo totalmente nuovo. Purezza visiva, creatività e novità sono i tre elementi alla base del successo del selfie nell’ambito del marketing digitale. Sono tante le campagne che si sono sviluppate proprio attorno ad esso e hanno avuto un grande successo.

    The Walking Dead: #DeadYourSelf

    Una delle serie Tv più amate degli ultimi anni, The Walking Dead deve il suo grande successo anche alle sue campagne pubblicitarie super coinvolgenti e ben realizzate attraverso i social. Nel pieno del suo successo, la rete AMC ha sviluppato un’app che permette ai fan sfegatati della serie di trasformare il proprio volto in quello di un terrificante zombie. Incoraggiando gli utenti a condividere i selfie sui social attraverso l’hashtag #DeadYourSelf la serie ha ottenuto un ottimo livello di coinvolgimento ed ha cavalcato l’onda del suo già ampio successo.

    Beats By Dre: #SoloSelfie e il video in stile “ciambella”

    Nel 2014, per lanciare le sue nuove cuffie Solo2, il brand Beats si è ispirato al video di Karen X e ha spinto influencer e fan ad emulare il “Donut Selfie”, un modo di fare video facendo girare solo lo smartphone attorno a sé, riprendendo la forma di una ciambella. Il tutto, ovviamente, sfoggiando un paio delle nuovissime cuffie. Le immagini e il video super accattivanti hanno contribuito a far ottenere alla campagna 10,6 milioni di visualizzazioni in poche settimane. 

    Volvo: #SelfieForSafety

    LEGGI ANCHE: I selfie hanno già ‘ucciso’ 259 persone, lo dice uno studio Basata sul concetto di sicurezza, la campagna di Volvo #SelfieForsafety è stata lanciata nel 2019. Volvo ha chiesto alle persone di farsi un selfie in auto, con la cintura di sicurezza, utilizzando l’hashtag della campagna. L’iniziativa ha avuto un bel po’ di successo, ma soprattutto è stata utile per capire che ben 4 persone su 10 indossano la cintura di sicurezza in modo errato.

    Il selfie oggi è una pratica in declino?

    Nel 2016 sono stati caricati online 24 miliardi di selfie. Nel 2018, invece, il numero è sceso a 94 milioni. Cosa sta succedendo? La pratica del selfie è in declino? Come tutte le mode c’è il rischio che anche il selfie subisca delle battute d’arresto. Soprattutto perché in molti, negli anni, hanno demonizzato il selfie come pratica, talvolta, pericolosa o perché sostengono che la mania di mostrarsi continuamente agli altri potesse influire negativamente sulla psiche umana, soprattutto dei più giovani. Inoltre, i fotografi professionisti non hanno mai definito il selfie una vera forma d’arte e per questo l’hanno criticato aspramente. Eppure, negli ultimi mesi, abbiamo assistito ad una sorta di rinascita del selfie. Tantissimi i volti degli utenti che ogni giorno pubblicavano selfie “in maschera” sui propri profili social. Complice il tempo che abbiamo passato a casa, senza troppi impegni, e la “nuova immagine” di noi stessi dietro alle mascherine che – man mano – sono diventate sempre più alla moda e originali, il selfie è tornato in auge e di certo non scomparirà. Almeno per ora. Come tutte le pratiche sociali, ovviamente anche il selfie se usato nel modo giusto può rappresentare una grande risorsa social e pubblicitaria.