Instagram, Pinterest e Facebook hanno rivoluzionato i trend alimentari;
Sulle nostre tavole portiamo cibi salutari, ma anche fotogenici e belli da vedere, in un aggettivo cibi instagrammabili;
Dagli ingredienti ai cibi più elaborati: i 10 food di tendenza degli ultimi anni.
Come non mettere un cuoricino ad una torta dai colori arcobaleno su Instagram? Pare che questo dolce così attraente sia stato creato per la prima volta nel 2010 dalla blogger americana Kaitlin Flannery e da allora abbia riscosso un successo senza precedenti: ci sono quasi 1 milione di foto condivise con l’hashtag #rainbowcake.
Ma sono tanti altri i cibi coetanei della torta Rainbow, che nessuno prima del 2010 conosceva e che grazie ai social sono diventati dei veri e propri trend, in grado di rivoluzionare le nostre abitudini alimentari.
L’influenza dei cibi instagrammabili sulle abitudini alimentari
Pinterest e Facebook ma, in particolare, Instagram, in questi dieci anni hanno cambiato notevolmente il modo in cui mangiamo. L’influenza sulla nostra dieta alimentare da parte dei social media è trasversale a paesi e culture differenti: gli effetti sono visibili sia nei consumi domestici sia in quelli fuori casa. Le foto più gettonate, le cosiddette “Insta-friendly” le ritroviamo più che mai nelle nostre tavole e nelle liste di locali e ristoranti di tutto il mondo.
Ecco quindi una selezione di cibi diventati trend negli ultimi dieci anni, dettati tanto dal gusto quanto dalle mode.
Fino al 2010 probabilmente l’avocado veniva utilizzato esclusivamente come ingrediente per preparare il guacamole, la famosa salsa messicana. Dal 2010 in poi, l’avocado è diventato l’ingrediente base di moltissime ricette: dagli smoothies ai toast fino ai gelati.
Questo frutto esotico originario del Messico è diventato un vero e proprio simbolo per la generazione dei millennial, sempre più alla ricerca di cibi salutari, ma anche belli da vedere. Non a caso, basta dare un occhio ai food trenddi Instagramper scorrere fotografie che lo rappresentano in tutte le declinazioni possibili ed immaginabili.
Da qualche anno nel Sud Italia, insieme ad altri frutti esotici, l’avocado ha sostituito molte piantagioni di agrumi. Ed in tutta Italia vediamo sorgere sempre nuovi locali dedicati a questo frutto, come il più famoso Avocado Bar di Roma.
Tuttavia, bisogna sottolineare quanto l’avocado stia avendo un impatto negativo sull’ambiente e quanto stia attirando, per via del suo successo, i cartelli della droga con le relative conseguenze criminali, come furti ed estorsioni nei frutteti messicani.
#2 Cavolo nero
Se fino al 2010 il cavolo nero veniva visto come un semplice cibo contadino, è grazie ai food influencer e ai nutrizionisti, diventati popolari di recente su Instagram, che questo alimento risulta tra i preferiti degli ortaggi.
Chiamato anche cavolo toscano, cavolo a penna, cavolo palmizio o Kale, il cavolo nero è il super food tra i più pubblicizzati di quest’ultima decade per via delle sue innumerevoli virtù: è un antinfiammatorio naturale che rinforza le nostre difese immunitarie.
#3 Semi di chia
È solo dal 2010 in poi che i semi di chia sono entrati a far parte delle nostre abitudini alimentari: sono tra i super food più ricercati di quest’ultima decade in quanto si tratta di potenti antiossidanti che contrastano l’assorbimento di grassi e colesterolo.
Sono ottimi per la dieta e particolarmente versatili: si possono utilizzare per la preparazione di numerose ricette e completano i piatti come elemento decorativo.
#4 Latte vegetale
Da qualche anno le persone disdegnano sempre di più il latte di mucca: preferiscono bevande alternative come il latte d’avena, il latte di mandorla, di kamut, di soia e di riso, sia perché sta aumentando il numero degli intolleranti al lattosio, sia perché molti vogliono preservare ilbenessere degli animali.
Ecco, quindi, che negli ultimi dieci anni sono comparse nei supermercati molte bevande vegetali prima sconosciute. Anche al bar ormai il cappuccino lo si ordina al latte di soia, di avena o di mandorla: le persone amano assaggiare queste bevande alternative al vaccino, perché sono più gustose e salutari.
Si calcola che in Italia siano 85 milioni i litri di latte vegetale che le persone consumano all’anno. Quasi tutte le star di Hollywood si dichiarano rigorosamente “non-dairy milk addicted”: amano talmente le bevande vegetali che ne hanno fatto un must per il primo pasto della giornata.
#5 Matcha latte
Dieci anni fa era impensabile che una tazza di latte caldo aromatizzata al tè verde potesse riscuotere così tanto successo nel mondo. Ora esistono bar specializzati in questa ricetta a base di Matcha, il tè tipico giapponese.
Il Matcha Latte, l’alternativa gustosa al cappuccino, rientra tra i trend alimentari che dicono addio agli alimenti poco salutari e che prediligono i cibi derivati da un’agricoltura dal minor impatto possibile sull’ambiente.
#6 Ramen
La cultura enogastronomica nipponica nell’ultimo decennio ha trovato molti appassionati. Tra i cibi preferiti merita una menzione sicuramente il ramen, la famosa zuppa giapponese che ha in genere una base composta di brodo di pollo o di maiale, l’alga kombu e fiocchi di tonnetto striato (katsuobushi), a cui vengono aggiunti anche altri ingredienti.
Gustosi, facili da preparare e salutari, i noodles nella versione ramen sono un piatto entrato nelle nuove abitudini alimentari della società occidentale. Sono ricchi di proprietà nutritive: una porzione di ramen serve a fare incetta di potassio e fosforo ed è il super food perfetto per disintossicare e depurare il proprio corpo.
#7 Poke Bowl
Fotogenica e variopinta la Poke Bowl è uno dei protagonisti indiscussi sui social tra gli healthy food. Il successo negli USA di questo piatto, a base di pesce crudo ed ispirato alla cucina tradizionale hawaiana, è iniziato a partire dal 2012.
Dal 2017, dopo aver conquistato gli Stati Uniti, la Poke Bowl è sbarcata in Europa.
Grazie ai numerosi abbinamenti possibili, il Poke incontra il gusto di un pubblico sempre più vasto e alla ricerca di proposte enogastronomiche che arrivano dall’estero.
#8 Caffè freddo (Cold Brew Coffee)
Chiamato Cold Brew Coffee, ma anche Dutch Coffee o Kyoto Coffee, il caffè freddo (consuetudine in Asia e Nord America) è ormai il trend degli ultimi dieci anni, anche in Italia, la patria della moka e dell’espresso.
Seppur noi italiani amiamo l’esperienza dell’espresso, è innegabile quanto il Cold Brew Coffee stia facendo breccia anche nel nostro Belpaese. Il caffè freddo puro di alta qualità, ottenuto per infusione a freddo, viene proposto in diversi locali italiani e spesso viene usato come ingrediente per cocktail e varie ricette.
Marchi storici, come il Caffè Vergnano, hanno lanciato di recente il loro caffè cold brew. Anche Illy Caffè offre per i professionisti macchinari e miscele per la produzione del caffè freddo nei loro locali.
Tuttavia, non va confuso con tradizionale caffè italiano: il procedimento ed il modo di servirlo sono totalmente differenti (ad esempio, non serve il calore per produrlo).
Un po’ meno salutare rispetto ai precedenti, ma molto Instagram-friendly, è la torta Unicorno, amata tanto dai bambini quanto dagli adulti.
Per capire il successo senza precedenti di questa torta unica nel suo aspetto, basti pensare che nel 2019 è risultata la più ricercata su Google, complice il suo aspetto magico e stupendo.
Si tratta di una classica American Cake ricoperta di crema al burro e decorata con pasta di zucchero. Data la sua semplicità di realizzazione, non ci stupiremmo che anche quest’anno possa risultare tra i dolci più ricercati in rete.
#10 Macarons
I dischetti di meringa alla mandorla, che racchiudono una ganache cremosa, sono leggenda della pasticceria francese e basta nominarli per farsi venire in mente il marchio Laduréé, lo storico negozio aperto nel 1862 a Parigi. Eppure, nonostante la storia secolare, è soltanto nell’ultimo decennio che i macarons hanno conquistato il mondo intero, grazie a Pierre Hermè che, in forza a Laduréé, ha contribuito al loro riconoscimento internazionale. Con il suo contributo, i macarons si sono moltiplicati in tutto il pianeta in migliaia di variazioni di gusti e colori.
In Italia sono ormai diversi ristoranti che, al momento del caffè, servono un macaron. Ed online le ricette dedicate a questo pasticcino francese sono innumerevoli.
Un altro dolce, certamente poco healthy ma super instagrammabile, è la Torta Red Velvet. Su Instagram sono milioni i post che la ritraggono nel suo aspetto spettacolare e lussureggiante.
Pur essendo una torta tipica della pasticceria statunitense (è un dolce tradizionale del Sud degli Stati Uniti), il suo successo grazie ai social è aumentato molto negli ultimi anni ed ora si può trovare questo dolce in negozi di dolci di tutto il mondo.
Il colore rosso ed il frosting di formaggio rendono la torta Red Velvet irresistibile!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/trend-alimentari.jpg8531280Giorgio Romano Arcurihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiorgio Romano Arcuri2020-05-01 18:04:362020-05-01 18:04:3811 cibi instagrammabili che fino a 10 anni fa non conoscevamo
Nel pieno del lockdown il mondo dell’arte si mobilita per aprire (virtualmente) le porte agli spettatori con tour virtuali, mostre online, realtà aumentata e applicazioni dedicate, accessibili per grandi e piccini;
Dalla Pinacoteca di Brera a Milano al Met di New York, al Louvre di Parigi e molti altri;
Tante anche le iniziative per stimolare e condividere il proprio estro creativo, sfruttando l’arte come mezzo per restare uniti e vicini, anche durante questa fase di distanziamento sociale.
Nonostante tutto, l’arte non si ferma. La pandemia di COVID-19, che ci vede ormai da molte settimane chiusi nelle nostre case, ha costretto anche musei e gallerie d’arte a chiudere i battenti per frenare il contagio. Molte esposizioni e mostre, in ogni parte del mondo, sono state cancellate oppure rimandate al prossimo anno.
Eppure, in questo quadro forse un po’ desolante, si moltiplicano le iniziative che artisti e musei hanno messo in piedi in poco tempo per portare arte e cultura nelle case degli appassionati, sfruttando tutte le occasioni rese possibili da internet e dalla tecnologia. Le istituzioni di tutto il mondo si stanno infatti spostando dai loro spazi di gallerie fisiche a piattaforme digitali per condividere le opere d’arte.
Alla base di tutto c’è Internet e la voglia di non arrendersi, in attesa che tutto passi. Se infatti l’isolamento sociale può portare a percepire una sorta di disconnessione dal mondo reale, Internet e le tecnologie digitali sono gli strumenti che ci permettono di sentirci più vicini e connessi che mai.
9 musei da visitare stando a casa: tour virtuali e collezioni online
Mentre il lockdown prosegue, e più della metà della popolazione del nostro pianeta è costretta a stare a casa, molti grandi musei aprono (virtualmente) le loro porte agli appassionati d’arte con tour virtuali e collezioni online.
Ecco qui qualche progetto degno di nota.
1. Pinacoteca di Brera di Milano
Il museo milanese ha sviluppato MyBrera, un progetto di visite ad hoc che permette a chiunque di ammirare i tesori custoditi nella Pinacoteca attraverso i ritratti scattati da James O’Mara. Il percorso della visita è articolato intorno ad opere, oggetti e luoghi selezionati da ogni membro della squadra del museo in modo da garantire “l’accesso al museo e alla biblioteca, in attesa che quest’ombra passi”.
Una nota della Pinacoteca di Brera di Milano promette – “Quando accadrà, saremo ancora più ‘smart’ e più impegnati a tutelare e valorizzare il nostro patrimonio. Così facendo non tradiremo il nostro passato né il nostro futuro”
2. Galleria degli Uffizi di Firenze
Per mantenere le sue porte aperte la Galleria degli Uffizi si è invece affidata a Ipervisioni. Sul sito del museo è possibile fare un tour virtuale e scoprire i capolavori delle collezioni e la loro storia, navigando tra spunti suggestivi e immagini in alta definizione delle mostre virtuali proposte dallo staff.
3. Musei Vaticani di Roma
Sono sette i tour virtuali messi a disposizione dai Musei Vaticani per godere, restando a casa, delle meraviglie contenute nei musei capitolini. I sette percorsi sono disponibili sul sito del museo: dalla Cappella Sistina al Museo Pio Clementino, dal Museo Chiaramonti al Braccio Nuovo, dalle Stanze di Raffaello alla Cappella Niccolina, fino alla Sala dei Chiaroscuri. Online il visitatore può esplorare ciascuno di questi ambienti, muovendosi in ogni direzione e focalizzandosi sui particolari anche minimi delle singole opere, riprodotte ad alta definizione.
Quotidianamente, inoltre, l’account Instagram ufficiale @vaticamuseums propone dettagli dei capolavori vaticani accompagnati da brevi didascalie che aiutano a comprendere storia e significato di tante opere, più o meno conosciute.
4. Museo Archeologico di Atene
Tra i più importanti musei archeologici del mondo, il Museo Archeologico di Atene sul proprio sito mette a disposizione sia il tour virtuale, realizzato attraverso Google Street View, sia le collezioni con foto delle opere esposte corredate da ampie didascalie. Una seconda applicazione disponibile sul sito del museo, parthenonfrieze, analizza e mette in luce in modo erudito e con chiarezza il capolavoro scolpito da Fidia: il Fregio del Partenone. Rivolta agli studiosi di archeologia, al pubblico in generale, ma anche ai bambini (con un gioco educativo appositamente sviluppato per loro), l’applicazione è stata messa a punto con delle fotografie di tutti i blocchi del fregio che in seguito furono corredate da didascalie in greco ed in inglese.
La terza applicazione presente sul sito del museo è “Athena, Goddess of the Acropolis”, (Atena, Dea dell’Acropoli). Dedicata alla Dea greca, presenta in modo interattivo una selezione di oggetti dalla collezione del museo che raffigurano Atena. Si tratta perlopiù di dediche, offerte dei devoti alla dea (statue di piccole dimensioni, rilievi e ceramiche) ma anche di alcune delle più importanti sculture architettoniche dell’Acropoli che hanno come soggetto temi tratti dalla mitologia della dea Atena.
I più piccoli possono invece divertirsi con “Color the Peplos Kore” (Colora la Kore col peplo), un gioco educativo digitale che invita i ragazzi a dipingere a seconda del loro gusto la Kore, per poi stampare o salvare il loro lavoro.
5. Museo del Prado di Madrid
Anche il Museo spagnolo del Prado di Madrid, che custodisce una delle più vaste collezioni e che raccoglie opere di pittura e scultura dal X al XIX secolo, mette a disposizione dei visitatori le collezioni sul proprio sito.
6. Louvre di Parigi
Sul sito del museo francese è possibile scegliere di visitare virtualmente 4 sezioni: La Petit Galerie, dove ora è in corso una mostra con opere di Delacroix, Rembrandt e Tintoretto, la collezione permanente con l’immensa sezione egizia, i resti del fossato del Louvre ed infine la Galerie d’Apollon, distrutta da un incendio nel 1661 e poi ricostruita da Le Vai.
7. British Museum di Londra
In questo blog il British Museum indica 11 modi per visitare il Museo da casa: dai tour con Google Street View, ai podcast e alle gallerie virtuali.
Per Hartwig Fischer, direttore del British Museum, è importante riuscire a mantenere vivo il dialogo con i visitatori:
È assolutamente fondamentale avere ancora un facile accesso alla cultura. Abbiamo i mezzi per impegnarci: li troviamo nella storia, nelle culture del passato, nelle culture del presente. E, se si parla del British Museum, si parla di come le persone negli ultimi due milioni di anni hanno affrontato grandi sfide, sfide sanitarie e altre ancora e ne sono uscite vincenti.
8. Metropolitan Museum di New York
Tra i più famosi musei della grande mela, il Met offre tour mozzafiato dei più grandi spazi.
Nella città di New York sono tante le possibilità per gli appassionati di arte che non vogliono rinunciare ad ammirare le opere più famose della città. Sono infatti diverse le gallerie d’arte che stanno creando percorsi virtuali online:
David Zwirner Gallery con la mostra delle foto psichedeliche di “James Welling, Pathological Colour”
Artsy: Uno dei siti web più visitati al mondo dell’arte per notizie e aste. Attualmente, Artsy sta celebrando il Mese della Storia delle Donne con una serie di spettacoli di artisti donne selezionate da altre artiste femminili più affermate.
9. L’Ermitage di San Pietroburgo
A partire dal 26 marzo L’Ermitage di San Pietroburgo ha reso disponibili 10 tour virtuali dedicati alle collezioni italiane conservate nel museo in lingua italiana. L’obiettivo, spiega il direttore del museo Michajl Pjotrovskij, è creare un ponte tra Italia e Russia in un momento di grande difficoltà.
Tanti i tesori, anche Italiani, in mostra nella reggia imperiale, che per due secoli ospitò le famiglie degli zar Romanov, e che svela i suoi tesori da Caravaggio, Leonardo, Filippo Lippi, Raffaello, Velazquez e Canova, fino agli impressionisti e a Pablo Picasso.
L’arte entra nelle case grazie alla realtà aumentata
Sebastian Errazuriz, insieme all’artista Zander Eckblad ha sviluppato All Show, una piattaforma che mette in comunicazione gli artisti, che vi caricano le proprie opere, e gli appassionati d’arte, che possono vederle in anteprima direttamente nel proprio salotto di casa grazie alla realtà aumentata.
Gli spettatori possono vedere le opere d’arte direttamente dal loro telefono. Una volta trovato quella di loro interesse, è sufficiente selezionare “see in AR” per vederla apparire all’interno della propria casa, proprio accanto alla poltrona oppure al tavolino da caffè. All Show non è solo una piattaforma commerciale. Unendo arte e tecnologia è stato possibile portare l’arte a casa delle persone e realizzare una straordinaria esposizione online, in cui i confini tra mondo reale e realtà virtuale sfumano.
Sebastian Errazuruz, designer e artista nato in Cile ma cresciuto a Londra, pensa che proprio grazie alla pandemia le persone svilupperanno nuovi modi per essere creativi.
La pandemia inaugurerà una nuova ondata di espressione creativa” afferma l’artista. “La realtà aumentata distruggerà il mondo dell’arte e del design nello stesso modo in cui le piattaforme digitali hanno distrutto l’intera industria musicale, i nuovi media o l’industria cinematografica.
Spunti per stimolare la creatività durante il lockdown
E se guardare non basta, Artwork Archive, piattaforma di inventario d’arte utilizzata dagli artisti per mostrare le loro opere d’arte, ha lanciato una sfida: #artuniteschallenge. L’obiettivo è raccogliere stimoli e suggerimenti artistici per condividere il proprio estro creativo e coltivare la comunità attraverso, l’arte taggando @artworkarchive su Instagram e usando l’hashtag #artuniteschallenge.
In questi giorni in cui si è più che mai soli, e lontani dalle proprie comunità, Artwork Archive suggerisce di usare l’arte per restare uniti e vicini, annullando così gli effetti del distanziamento sociale.
Ecco alcuni degli spunti creativi raccolti per stimolare la creatività durante il distanziamento sociale. Li potete trovare tutti sul sito di Artwork Archive.
Fai un tour virtuale di un museo. Seleziona il tuo lavoro preferito e ricrealo con uno stile diverso
Scrivi “gioia” o “gratitudine” nel mezzo di una pagina e disegna tre cose che ti portano piccole gioie o momenti di gratitudine durante questo periodo.
Fa’ come Monet con le sue ninfee: dipingi lo stesso soggetto in diversi momenti della giornata.
Crea un dipinto astratto per esprimere e condividere le tue emozioni.
Share the love: condividi 5 immagini di opere dei tuoi artisti preferiti.
Scegli un colore o un materiale che normalmente eviti ed usalo per creare un’opera d’arte.
Scrivi una lettera al futuro te stesso.
Prova a dipingere con caffè, dentifricio, vino o altri materiali non convenzionali.
Ricrea una scena oppure un momento del tuo libro preferito.
Usa i rotoli della carta igienica per creare un’opera d’arte.
Non serve un artista per fare arte. O almeno così la pensa Sarah Urist Green, curatrice e ideatrice del programma online The Art Assignment nel quale gli artisti incoraggiano gli spettatori a imitare i propri esercizi creativi.
Nel suo libro,You Are an Artist: Assignments to Spark Creation, spiega proprio questo, invitando le persone a esprimere se stessi attraverso l’arte senza farsi bloccare dal giudizio degli altri, da titoli di studio o da materiali fantasiosi.
Ecco dunque 5 progetti del libro che chiunque può realizzare, senza bisogno di esperienza o di materiali particolari.
1. Shadow Portrait
2. Fake Flyer
3. Contructed Landscape
4. Lost Object
5. Intimate, indispensable, gift
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/arte-virtuale-coronavirus.jpg574826Kumikohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKumiko2020-05-01 12:20:102020-05-01 12:28:36L’arte al tempo della pandemia: tutti i musei e le mostre da visitare (virtualmente)
Ci sono bisogni del tutto nuovi, come quelli di evitare i contatti sociali, che hanno dato un ulteriore slancio alla trasformazione digitale delle nostre vite, anche lavorative;
Oggi, complice la diffusione improvvisa del concetto di smart working, possiamo lavorare seduti in poltrona e completare la stesura di piano editoriale, o programmare un sito, anche dopo cena;
Chi inizia una carriera nel digitale oggi deve assolutamente tenere a mente alcune qualità essenziali come flessibilità e curiosità, senza dimenticare che quella digitale è innanzitutto una rivoluzione culturale.
Anni fa, da ragazzini, sognavamo ad occhi aperti sfavillanti carriere in qualche ambito lavorativo futuristico, qualcosa che non esisteva ancora, ma che avrebbe cambiato per sempre le regole di gioco del mondo degli affari.
Crescendo, abbiamo visto cambiare il concetto di lavoro così come lo conoscevamo e come lo intendevano i nostri genitori. Tra globalizzazione, crisi economiche e avanzare della tecnologia, il mondo ha subito rivoluzioni che ci hanno investito in ogni ambito, trasformando la percezione di noi stessi e dei rapporti che instauriamo con l’esterno. Il lavoro è cambiato, e ancora sta cambiando, insieme a noi, insieme alle nostre necessità, ai nostri desideri e cerca di adeguarsi a ritmi sempre più veloci. Ma oggi sappiamo che non si tratta solo di ritmi: ci sono bisogni del tutto nuovi, come quelli di evitare i contatti sociali, che hanno dato un ulteriore slancio alla trasformazione digitale delle nostre vite.
Anche se il periodo che stiamo vivendo ci tiene con il fiato sospeso, ci fa sentire bloccati in una dimensione surreale in cui non riusciamo nemmeno a scandire gli attimi del presente, le lancette della rivoluzione digitale corrono veloci, e sembrano aver addirittura accelerato.
Come la rivoluzione digitale ha cambiato il modo di lavorare
La mattina, prima di fare colazione, controlliamo le notifiche sul nostro smartphone, laviamo i denti scrollando la home di Instagram, chattiamo con l’amica che si è trasferita all’estero, e programmiamo le varie call con i colleghi per fare il punto della situazione sul quel progetto in scadenza. Inoltre, ora si sono aggiunte anche le videochiamate con i nostri genitori che non vediamo da mesi.
Quanti di questi termini e di queste azioni facevamo pochi anni fa? Questa è la rivoluzione digitale, e ci rendiamo conto di quanto possa averci cambiato la vita anche ora, costretti a stare in casa, ma comunque raggiungibili ai nostri cari e ai nostri colleghi.
Ha cambiato la nostra percezione di spazio e tempo, possiamo lavorare seduti in poltrona, sorseggiando un drink (meglio se analcolico) e completare la stesura di piano editoriale, o programmare un sito, anche dopo cena. Possiamo gestire il nostro lavoro seguendo la nostra scaletta, o seguire quella dettata dall’azienda per cui lavoriamo, ma fare tutto da casa, o in ufficio, e con pochi potenti mezzi, tutti racchiusi in una scatola magica: un laptop.
La rivoluzione digitale però ha una caratteristica che potrebbe essere un grandissimo pregio ma è anche un difetto: la velocità. Correre con lei, seguirla salto dopo salto – perché di passi ne ha fatti tanti – non è semplice, ma nemmeno impossibile. Il super potere da avere per lavorare nel fantastico ed intricato mondo del digitale è principalmente uno, una naturale propensione ad accettare il cambiamento.
Accettare che ogni giorno sarà diverso, che cambierà qualcosa non appena ne avevate afferrata l’essenza, che quel codice non sarà più valido, che è questione di algoritmi e che bisogna studiare, leggere e aggiornarsi, sempre.
Carriere digitali: come nascono le nuove figure lavorative
La trasformazione digitale ha modificato il concetto stesso di lavoro, ma c’è un fattore costante e presente dagli albori, ed è quello che determinerà la riuscita o meno di un’azienda nell’obiettivo di trasformarsi ed evolversi in qualcosa di nuovo: i lavoratori.
Sono i dipendenti in grado di utilizzare le tecnologie digitali esistenti e adattarsi ai metodi in evoluzione e ai nuovi approcci, a fare la differenza. Senza di loro, le aziende faranno fatica a trarre il vantaggio che dovrebbero dagli ultimi progressi, come l’industria 4.0, i robot, l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale e i nuovi modelli di business digitali.
Purtroppo, quelli con digital skill davvero efficaci sono ancora pochi, e le aziende sono continuamente alla ricerca di queste figure professionali. Queste dovrebbero creare nuovi pool di dipendenti digitali qualificati. Per fare ciò, devono capire chi sono queste potenziali figure, dove possono essere scovate e come possono essere attratte e mantenute.
Le aziende devono anche sapere quali tipi di talenti possono essere coltivati già al suo interno, perché il talento digitale deve provenire non solo dall’acquisizione di nuovo personale, ma anche dallo sviluppo di competenze digitali in ruoli già esistenti.
Inoltre la loro mission è quella di creare una vera e propria cultura digitale e inculcarla ai propri dipendenti per portare vantaggio non solo all’azienda, ma al rendimento lavorativo di tutti e di conseguenza anche alla soddisfazione personale di ogni dipendente.
Sostanzialmente, i datori di lavoro devono tener presenti tre interrogativi per cercare i propri talenti digitali:
CHI saranno questi dipendenti?
DOVE trovare i dipendenti richiesti?
COME assumerli e coltivarli nel tempo?
Senza personale qualificato, non può esserci trasformazione digitale. Non c’è spazio all’improvvisazione.
Fino a quando la società non comprende appieno i profili digitali, o le funzioni lavorative, disponibili sul mercato e all’interno dell’azienda, non può esserci un modo chiaro per determinare quanti dipendenti digitali, e quali profili, deve assumere, sviluppare e mantenere nel tempo.
Sono sei le aree in cui i talenti digitali possono avere maggiore impatto, ossia:
business digitale
marketing digitale
sviluppo digitale
analisi
industria 4.0
nuovi modi di lavorare
Gli esperti di business digitali escogitano idee innovative per nuovi modelli di business digitali, gli esperti di marketing sanno come utilizzare la moltitudine di canali digitali per avvicinarsi ai clienti, gli esperti di sviluppo aiutano a costruire questi canali, gli specialisti di analisi aggregano i dati per capire cosa piace e cosa vogliono i clienti, i professionisti dell’Industry 4.0 lavorano con il lato manifatturiero per creare nuovi prodotti, mentre i nuovi modi di lavorare riguardano tutti gli esperti che utilizzano metodi innovativi per migliorare l’efficienza complessiva, trasformando la cultura organizzativa aziendale.
Come si evince dalla tabella realizzata alcuni anni fa da BCG ma oggi ancora valida, all’interno di queste sei aree, troviamo 20 profili che sono essenziali per una trasformazione digitale sostenibile in qualsiasi azienda e in ogni settore:
Il digital venture strategist fornisce la leadership in ogni fase di un modello di business digitale.
Il marketing automation specialist supporta il marketing digitale utilizzando bot di intelligenza artificiale per interagire con i clienti online.
Gli user interface (UI) and user experience (UE) designer si concentrano su interfacce ed esperienze per gli utenti di applicazioni software.
Il data scientist analizza e interpreta i dati ed è in grado, ad esempio, di trovare connessioni nascoste o modelli interessanti nei dati.
L’ingegnere della robotica e dell’automazione costruisce, configura e collauda robot, principalmente per scopi di produzione.
Lo Scrum Master è specializzato sugli ultimi modi di gestire progetti di sviluppo e facilitare modi di lavorare più agili.
Il “dove”
Quando le aziende danno il via al reclutamento, devono sapere non solo chi stanno cercando, ma anche dove cercare. Devono identificare i posti in cui sono presenti talenti digitali, decidere un luogo in cui la società avrà appeal per i residenti nativi e in cui la società sarà in grado di costruire le sue risorse digitali nel medio e lungo termine.
L’azienda sta cercando centinaia di programmatori altamente qualificati a un costo ragionevole? Sta cercando di attirare i migliori talenti nell’innovazione digitale? Sta costruendo nuovi modelli di business digitali?
Dovrebbero essere presi in considerazione fattori come il numero di start up, la presenza di competitors con cui l’azienda competerà per i talenti, il livello complessivo dei salari e il numero di brevetti rilevanti generati nella città candidata. L’azienda dovrebbe ponderare ogni fattore in base al tipo di talento digitale che cerca.
Una volta che l’azienda ha una comprensione dettagliata del chi e del dove, deve affrontare il come. Come reclutare e selezionare il personale più qualificato, in un’era in cui la domanda dell’offerta è più alta dell’offerta stessa?
Mettersi nei panni dei dipendenti
È importante capire come pensano i dipendenti digitali. Indipendentemente dal proprio background e dal set di competenze, devono avere in comune una cosa, la mentalità digitale. Che vuol dire?
I dipendenti con questa mentalità sono imprenditoriali e propensi a decisioni basate sui dati. Si concentrano sullo sviluppo di prodotti e servizi incentrati sull’utente e sono creativi. Hanno esperienza in team multidisciplinari e mostrano una forte tendenza verso modi di lavorare collaborativi e agili.
Quando si tratta dell’ambiente di lavoro, i dipendenti digitali sono più preoccupati per i progetti e i prodotti che costruiscono e vogliono ottenere sempre più prestigio nella propria carriera. Vogliono essere circondati da colleghi ispiratori e leader di pensiero nel loro campo di competenza. Inoltre, in contesti di startup, sono più aperti rispetto ai dipendenti tradizionali a forme non convenzionali d’indennizzo, come stock option e quote di proprietà intellettuale. Molti vogliono anche avere un impatto significativo e positivo sul mondo e la maggior parte vorrebbe creare il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata.
Affidarsi a reclutatori esperti di tecnologia
Oltre il 90% dei possibili dipendenti con skill digitali utilizzano internet per cercare lavoro e lo trovano, in media, in meno di due settimane.
Per accaparrarsi queste persone, le pratiche di reclutamento tradizionali non sono sufficienti. Le aziende oggi hanno bisogno di assumere personale tramite i social media e attraverso la capacità di networking online, riuscendo a gestire software per le risorse umane e conoscenze digitali. In pratica, i programmatori possono reclutare programmatori e i reclutatori devono parlare la lingua dei propri candidati.
Cercare i canali giusti
Sono molte le organizzazioni che hanno già sviluppato qualche nuova forma di strategia per il reclutamento online, tuttavia, i loro sforzi spesso sono vani. Uno dei motivi è che le persone che stanno cercando potrebbero usare solo piattaforme di reclutamento specifiche della propria area di competenza. Per raggiungerle, le aziende devono utilizzare le piattaforme appropriate.
Ricorrere ai loro interessi
I reclutatori possono anche raggiungere un ampio gruppo di dipendenti digitali affidandosi direttamente ai loro interessi. Possono sfruttare eventi che consentono a persone creative di ogni tipo di socializzare, fare rete e condividere idee prima dell’inizio della giornata lavorativa.
Altri metodi includono la sponsorizzazione di concorsi virtuali attraverso comunità online o di eventi live che riuniscono grandi gruppi di programmatori, in genere studenti, per creare siti Web, app e altri progetti in breve periodo. Dall’altra parte, dunque, è bene tenere aperti gli occhi su queste opportunità se si è in cerca di lavoro nel digitale.
Acquistare e costruire
Uno degli approcci più costosi ma funzionali al reclutamento è l’acquisizione. Acquistare un’azienda non per la sua attività o linea di prodotti ma per il suo team.
In alternativa, le aziende possono creare hub o filiali digitali che hanno un ambiente simile a una startup e sono quindi più attraenti per i giovani, mantenendoli in qualche modo separati dalla cultura aziendale più ampia e tradizionale.
4 lezioni chiave per le persone che iniziano la loro carriera nel digitale
Se volete farvi valere in questo campo, dovete assolutamente tenere a mente alcune qualità essenziali che vi torneranno utili nei lavori di oggi e di domani.
Questi tratti, che non sono qualifiche comuni riscontrabili in molte domande di lavoro, sono caratteristiche che spesso tendiamo a dimenticare perché sopraffatti da ciò che ci accade intorno, o semplicemente perché le sottovalutiamo. Vediamole insieme.
1. Essere flessibili
Non dovremmo mai chiuderci alle opportunità facendo ipotesi su dove si trovano i lavori migliori o dove avvengono le maggiori innovazioni. Spesso associamo l’innovazione alle start-up, ma alcune delle organizzazioni più innovative oggi sono marchi affermati che stanno facendo notevoli investimenti nelle persone e nella tecnologia per trasformare se stessi e i loro mercati.
Hanno sia la forza della leadership sia le risorse finanziarie per fare scommesse audaci e offrire al proprio personale esperienze uniche nel loro genere. Ciò che è ancora più importante è trovare un’azienda e un capo che condividano i nostri valori su cose come: la diversità, l’integrità e il duro lavoro. Soprattutto, nei primi anni della nostra carriera, questi valori daranno vita a come vogliamo essere, quindi conta dove lavoriamo e quando cominciamo il nostro viaggio professionale.
Non dobbiamo legarci ai preconcetti, alle cose così come sono e come sono sempre state. Essere flessibili consiste nell’essere aperti ad affrontare una nuova sfida, un nuovo ruolo o semplicemente a fare le cose in un modo diverso dal solito e abilitato digitalmente.
2. Essere curiosi
Dobbiamo cogliere le opportunità che ci capitano. Sempre. Dobbiamo viaggiare, imparare una nuova lingua e una nuova cultura anche se ciò significa lasciare la famiglia, gli amici e abbracciare il cambiamento. Non spegnere mai la fiamma della nostra curiosità.
Se ci viene offerta la possibilità di spostarci in una nuova sede, in una nuova squadra o in un nuovo ruolo, buttiamoci. Rendiamo questo salto il nostro successo.
Esploriamo ciò che è possibile con nuove persone e la tecnologia, ripensiamo ai ruoli, alla responsabilità e all’interazione con i nostri clienti. Accettiamo la sfida digitale. Siamo costantemente curiosi.
3. Restare umani
In un mondo in cui la tecnologia influenza tutto, spesso dobbiamo ricordarci dell’importanza delle interazioni umane. Non c’è dubbio che la tecnologia ci consenta di essere più produttivi, più connessi e potenzialmente svolgere un lavoro più interessante. Ma la connettività virtuale non sostituisce il coinvolgimento reciproco.
Conoscersi a vicenda, non solo come professionisti, ma come individui con prospettive, background ed esperienze uniche è fondamentale. Ormai le interazioni virtuali sono la norma, sono le interazioni faccia a faccia che stanno diventando più limitate, ma di conseguenza più preziose.
4. Non dobbiamo aver paura
Sembra banale, ma non lasciamo che la nostra paura di guadare un campo inesplorato ci tenga lontano da qualcosa di nuovo. Abbracciamo l’ignoto. In una realtà pullulante di dati e previsioni, non possiamo sempre calcolare il rischio, il rendimento o il risultato di un’azione.
Agli studenti di oggi e di domani verrà chiesto di fare cose per le quali non esiste punteggio SAT, GPA o misura di sicurezza per valutare se vale la pena o meno cogliere un’occasione. Il ritmo della nuova tecnologia e dell’innovazione implica che nasceranno nuove industrie, aziende, ruoli e modi di lavorare.
È molto più divertente essere un pioniere e pensare in modo diverso che essere vincolati da un pensiero obsoleto.
Siamo flessibili, curiosi, restiamo umani e non spaventiamoci. Stiamo vivendo un’incredibile interazione tra umanità e tecnologia ed è un’occasione unica.
Non abbiamo ancora finito, eccovi una preziosa lista, dalla A alla Z per tutti i neofiti del digitale!
Guida dalla A alla Z: come iniziare una carriera nel Marketing Digitale
Un alfabeto digitale che non potete assolutamente perdervi, ad ogni lettera corrisponde una parola chiave da tenere a mente, in un contesto in continua evoluzione e rivoluzione.
A – Analytics. In un mondo sempre più legato ai dati è importante non solo registrarli ma anche comprenderli, e quindi come monitorare il successo delle proprie campagne.
B – Brand. Per molti anni, i marketer digitali sono stati così concentrati su numeri e successi che molti hanno dimenticato l’importanza del marchio. I nostri clienti hanno bisogno di un marchio che i consumatori e, quindi, Google, riconoscano e di cui si fidino all’istante.
C – Certificazione. La certificazione in una serie di attività darà ai datori di lavoro e ai clienti la fiducia e la certezza di quello che si sta facendo. Non trascuriamo mai l’importanza di avere un attestato che confermi cosa abbiamo studiato e sappiamo fare.
D – Dati. Cosa sono i dati? I dati sono tutto ciò che è intorno a noi e nel marketing digitale ciò significa conoscere a fondo i consumatori e il pubblico di rifermento.
E – Engagement. Insieme alla costruzione di un marchio è la parola chiave per incoraggiare il coinvolgimento tra il pubblico e il cliente. Un esempio? Il reciproco scambio tra influencer e brand.
F – Funnel, ossia Imbuto. L’imbuto è una parola ricorrente nella sfera del marketing digitale. Si riferisce al viaggio che si intraprende con il proprio pubblico partendo da una massa indefinita fino ad arrivare ad ottenere il consenso da parte di un gruppo di consumatori fidelizzati al nostro marchio.
G – Google. Google domina tutto ciò che facciamo nel marketing digitale, dalla SEO all’analisi, fino al coinvolgimento e alle nostre canalizzazioni.
H – History. La storia è importante da comprendere. Ci aiuterà ad essere informati su coloro che ci circondano e ci daranno un vantaggio nel prevedere le tendenze future mentre impariamo dalle lezioni del passato.
I – Influencer. Gli influencer sono utenti dei social media che hanno (spesso) grandi seguaci e danno voce a ciò che pensano e fanno i consumatori di un settore specifico. I grandi marchi stanno diventando sempre più intimi con loro e c’è molto spazio di crescita se si riesce ad essere innovativi in questo ambito.
J – Job hungry. La fame di lavoro in un campo così competitivo significa che bisogna prendere tutto quello che possiamo per ottenere il meglio fin da subito. Ogni lavoro ci aiuterà a costruire il nostro portfolio, le nostre capacità, ad aumentare la fiducia nelle nostre risorse e in quella riposta in chi ci circonda, senza dimenticare la formazione continua.
K- Keyword. Parola chiave. Questo campo è cambiato radicalmente nel corso degli anni. Per padroneggiare SEO, content marketing, PPC e CPM è necessario essere esperti di ciò che è una parola chiave, quando e come deve essere utilizzata e cosa comporta.
L- Landing Page. La pagina di destinazione. L’esperienza dell’utente è una parola che ha assunta una valenza focale solo da poco tempo, anche grazie al cambio di algoritmo di Google per favorire i mobile device. Comprendere l’importanza della pagina di destinazione nella progettazione del sito Web e nella gestione delle canalizzazioni è fondamentale.
M – Metriche. Le metriche vanno di pari passo con dati e analisi. Li utilizzeremo nelle interviste con i datori di lavoro e nelle riunioni con i clienti. Comprendere le metriche ci mette in una posizione di forza.
N – Networking. Saremo ripetitivi, ma non ci stancheremo mai di sottolineare abbastanza quanto sia importante incontrare quante più persone possibili, in qualsiasi campo.
O – Ottimizzazione. Si riferisce a tutto ciò che facciamo per dare al nostro brand la maggiore visualizzazione possibile nelle SERP (Pagina dei risultati dei motori di ricerca). Ciò include parole chiave, content marketing, coinvolgimento e autenticità del marchio.
P – Passione. Stiamo cercando di entrare in uno dei campi più richiesti nel mondo del lavoro. Pertanto, dobbiamo essere appassionati di ciò che facciamo, dedicando molto del nostro tempo e delle nostre risorse a un settore che non riposa mai.
Q- Query. Letteralmente significa interrogazione. E tutte quelle degli utenti vanno analizzate, seguite e utilizzate al meglio, per capire cosa realmente le persone vogliono da noi e si aspettano.
R – Revenue. I ricavi, ossia il nostro guadagno. Mettere in pratica tutte le tecniche di vendita per massimizzare il volume delle entrate. Di conseguenza tutte le nostre strategie e progetti di marketing sono inutili se non offrono un buon ROI.
S – Social Media. Le piattaforme di social media hanno cambiato il nostro mondo. Cosa c’è di popolare? Cosa sta calando? Dobbiamo sempre tener presente i trend del momento, e i canali social.
T – T-shaped marketer. Significa comprendere molteplici e vaste aree del panorama del marketing digitale , ma specializzandosi in una o due abilità specifiche.
U – UX (User Experience). Colpisce il nostro tasso di conversione e l’affidabilità del proprio marchio. Entrambi influenzano tutto il resto. UX si riferisce al modo in cui un utente del nostro sito Web trova ciò che sta cercando e può interagirvi.
V – VR. La realtà virtuale è una scena che si sta modificando velocemente. Gli esperti di marketing digitale ne faranno un uso maggiore nel tempo, quindi non è una cattiva idea cominciare ad interessarsene, se non l’avete ancora fatto.
W – Sito web. Esso rappresenta il nuovo negozio sulla strada principale, quindi è fondamentale dedicare tempo e sforzi all’apprendimento di tutto, dalla progettazione allo sviluppo, fino al lancio e all’analisi dei risultati.
X – Fattore X. Siamo in un campo competitivo, quindi dobbiamo avere qualcosa che gli altri non hanno e che tutti vorranno da noi. Focalizziamoci sui nostri punti di forza e ottimizziamole al meglio.
Y – Youtube. Se riusciamo a sfruttare la conoscenza del potere che YouTube offre ai nostri clienti, saremo in una posizione migliore rispetto a molti nostri colleghi.
Z – ZZZ. Ultimo ma non meno importante, questo è il settore che non dorme mai! Ciò è sia una benedizione che una maledizione quando ci lavoriamo, perché ogni giorno è diverso ed eccitante, ma è anche implacabile. Teniamo il cervello acceso.
E se le dritte non vi bastano, ecco 10 consigli prêt-à-porter!
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10 consigli per una carriera nel Digitalcoi fiocchi
1. Progetti personali
La migliore possibilità che abbiamo di diventare veramente bravi in qualsiasi cosa è la pratica. Le qualifiche sono importanti, ma uscire e iniziare il nostro progetto non solo ci dà fiducia nelle nostre capacità, ma ci rende unici agli occhi di potenziali reclutatori.
2. Siamo il nostro brand
La creazione di un marchio personale è importante per i datori di lavoro per capire principalmente due cose: siamo bravi in ciò che facciamo e prendiamo sul serio il nostro settore.
3. Impariamo il gergo
Il marketing digitale è un settore serio, in continua evoluzione e competitivo. I progetti e le qualifiche personali ci aiuteranno, è vero, ma è necessario essere sempre sul pezzo.
4. Restiamo aggiornati
Leggere, studiare, ascoltare. Non stanchiamoci mai delle conoscenza.
5. Disponibilità e passione
Dobbiamo essere consapevoli che il lavoro che stiamo scegliendo richiede aggiornamento costante e una passione spropositata della materia. Dobbiamo lavorarci tutti i giorni, dobbiamo informarci e tenere presenti gli eventuali sviluppi.
6. Fare Networking
Parlando di clienti e potenziali colleghi, il networking è una delle parti più importanti di qualsiasi lavoro. Circondiamoci di persone che hanno più esperienza nel marketing digitale, soprattutto più di noi, e cerchiamo di imparare qualcosa di nuovo da chiunque incontriamo.
7. Qualificazione
Questo è un lavoro strategico, analitico e organizzato, il tutto condito da un pizzico di creatività e logistica rigorosa. Bisogna allenarsi costantemente per ottenere il giusto equilibrio.
8. Lasciamo uscire il nostro lato più tech
Scopriamo il lato tech che è in noi. Anche se non ci occupiamo della creazione di siti web, ma scriviamo contenuti, sarà di aiuto per tutto conoscere i diversi tool del mondo digitale.
9. T-shaped marketer
Vogliamo diventare una risorsa essenziale per un’azienda? Tuffiamoci a capofitto in più discipline di marketing digitale, e cerchiamo di essere informati sul marketing in generale.
10. Comprendere dati e metriche
Impariamo a leggere i dati e le metriche. Quei numeri magici sapranno svelarci parecchi segreti.
Come accelerare la trasformazione digitale in azienda
1. Digitalizzare e personalizzare
Una volta raggiunti i giusti gruppi è il processo di selezione che distinguerà l’azienda di successo dai suoi concorrenti. La maggior parte delle aziende tradizionali deve ancora accelerare e automatizzare questo processo per diventare completamente digitale. Durante tutto il processo di reclutamento, le aziende dovrebbero cercare di mantenere il proprio tocco personale.
2. Mantenere e coltivare i talenti
Con così tanti nuovi impiegati digitali, le aziende devono creare un ambiente in cui queste persone vorranno rimanere a lungo termine. Possono farlo fornendo, ad esempio, opportunità di apprendimento continuo e percorsi di carriera interessanti. Le aziende possono aiutare il proprio team a creare un equilibrio positivo tra lavoro e vita privata e coltivando un ambiente di lavoro collaborativo e flessibile.
3. Cosa occorre
Per capire quanta parte della domanda può essere soddisfatta internamente, le aziende devono prima capire quali competenze digitali sono necessarie. Quando queste esigenze saranno completamente definite, le aziende potranno quindi creare e istituire un programma di abilitazione digitale per tutti.
Verso una nuova cultura, non solo in campo digitale
Abbiamo cercato di analizzare una carriera nel digitale sotto due punti di vista distinti: quello del professionista e quello dell’azienda. Questo perché è essenziale conoscere anche chi sta dall’altra parte per costruire una vera crescita e trovare le migliori opportunità, ma anche perché si può costruire una carriera in questo settore tanto in modo autonomo quanto da dipendente.
Il passo più importante nelle assunzioni e nella fidelizzazione a lungo termine è quello di utilizzare i nuovi talenti per aiutare a creare una vera cultura digitale, che conduca l’intera forza lavoro in un viaggio di apprendimento digitale e inculchi una profonda comprensione degli imperativi digitali dell’azienda.
Per creare una vera cultura digitale, l’organizzazione deve introdurre e adattarsi a nuove forme di cooperazione, implementando più lavori basati su progetti e gestendoli in modo più flessibile. Deve introdurre nuovi metodi di lavoro come la progettazione del prodotto agile e incentrata sull’utente, insieme a più sperimentazione e creatività, meno regole fisse e più tolleranza per l’assunzione di rischi.
I dipendenti esperti nel digitale sono dinamici, vogliono stare su progetti importanti ed essere impattanti, ma possono commettere errori. Una cultura che accetta il fallimento è essenziale.
La nuova mentalità digitale è tanto generazionale quanto funzionale.
Qualsiasi azienda che si sta adattando a questa mentalità sta anche facendo un passo significativo nella più ampia trasformazione organizzativa che è attualmente in corso, poiché i nuovi modi di lavorare vanno ben oltre il campo del digitale.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/carriera-nel-digitale-come-fare.jpg544829Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2020-04-30 17:42:422020-05-04 22:30:09Come iniziare una carriera nel Digital: guida dalla A alla Z
Il servizio di video conferenza di Google da domani sarà gratuito;
I meeting virtuali possono ospitare fino a 100 persone in contemporanea;
Per arginare eventuali minacce alla sicurezza e alla protezione dei dati Google ha introdotto nuove misure.
Da domani, Google Meet sarà gratis per tutti gli utenti. Il servizio di video conferenza solitamente incluso negli account Enterprise ed Education è ora accessibile a chiunque abbia un account Google attivo.
Dal 1°maggio al 30settembre la durata delle video-conference non avrà alcun limite di tempo, mentre da ottobre tutti gli account basic potranno usufruire di questo servizio gratuito solo per un massimo di un’ora.
Il rollout di Google Meet annunciato per maggio sarà graduale.
Come accedere ai meeting su Google Meet
Per accedere a una conference occorre essere connessi al dispositivo su cui si si usa Google Meet, non solo avere un account Google.
Questa è solo la prima delle misure di sicurezza implementate da Big G per impedire che utenti anonimi possano inserirsi nel virtual meeting.
Inoltre, tutti coloro che sono aggiunti alla riunione video – per esempio attraverso il semplice invio di un link – senza essere stati preventivamente invitati su Google Calendar, vengono ammessi preventivamente in una virtual room d’attesa, fino a che l’host non avrà approvato la loro partecipazione.
Google tiene a evidenziare che le conference su Meet vengono crittografate in tempo reale e tutte le registrazioni archiviate su Google Drive restano criptate.
Per creare una riunione o per avviarla da browser è sufficiente atterrare sull’home di Google Meet, mentre se si opera da mobile è necessario scaricare l’applicazione gratuita su App Store e Play Store.
Verso il New Normal, i dati di Google Meet
La mossa di Big G tende a favorire la transizione alla fase di “new normal” di tutti coloro che continueranno a lavorare da casa e viene anche incontro all’esigenza di creare classi scolastiche virtuali.
In tal senso, Google ha rilasciato un’analisi dei dati sull’utilizzo di Meet nelle ultime settimane:
da gennaio, l’utilizzo quotidiano di Meet è aumentato di 30 volte.
Ogni giorno, Meet ospita conferenze video per un totale di 3 miliardi di minuti e rileva 3 milioni di nuovi utenti.
Dalla settimana scorsa, coloro che ogni giorno si riuniscono Meet superano i 100 milioni.
Quali sono le misure di sicurezza di Google Meet?
Vediamo insieme tutte le misure implementate da Google per garantire sicurezza del servizio di video-conference.
Alle conference non sono ammessi utenti anonimi, questo significa che gli che user privi di un account Google non possono partecipare ai meeting creati dagli account dei singoli utenti.
Di default, i codici per partecipare alle riunioni sono complessi e quindi resilienti a qualsiasi tentativo di accesso forzato.
Come accennato, le conference su Meet vengono crittografate in tempo reale e tutte le registrazioni archiviate su Google Drive rimangono criptate.
Non è necessario alcun plugin per installare Meet. Il servizio funziona direttamente su Chrome e altri browser, per questo motivo è meno vulnerabile ad eventuali minacce.
Gli utenti Meet possono registrare il proprio account all’interno del Programma di Protezione Avanzata di Google, sistema di protezione contro il phishing e il furto di identità
Tutti i servizi di Google Cloud sono sottoposti a rigorosi controlli di sicurezza e privacy.
I dati degli utenti su Meet non vengono usati a fini pubblicitari, né ceduti a terzi.
Google offre questo servizio su attraverso una rete privata altamente sicura che connette tutti i data center tra loro – garantendo la sicurezza dei dati.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/google-meet-1.jpg554887Giulia Migliettahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiulia Miglietta2020-04-30 17:26:392020-05-04 22:30:32Google Meet diventa gratis per tutti dall'1 maggio (e fino a settembre)
Un settore colpito dalla situazione di lockdown più di tanti altri: rispetto ai “semplici” commercianti ci sono diverse voci di spesa e un personale in media più numeroso;
In un simile contesto, per i ristoranti è importante – se non addirittura vitale – mantenere il contatto con i propri clienti attraverso il Content Marketing.
Con il Dpcm dell’11 Marzo 2020, i ristoranti hanno abbassato le serrande per contenere il contagio da coronavirus.
I tavoli sono vuoti, sedie e sgabelli accatastati contro il muro. In cucina è calato il silenzio, una tranquillità assordante, che rende la tensione del servizio e il clangore dei coltelli solo un lontano ricordo. I cuochi, abituati ad anteporre il proprio lavoro a tutto il resto, appaiono spaesati e inquieti davanti all’incognita del futuro.
In Italia, il mondo della ristorazione sta attraversando uno stato di forte impasse, vittima tanto dell’incertezza causata dalla pandemia, quanto della precarietà aggiunta della burocrazia italiana.
Un settore colpito dalla situazione di lockdown più di tanti altri: rispetto ai “semplici” commercianti infatti, ci sono diverse voci di spesa, e un personale in media più numeroso di quello di un qualsiasi altro negozio.
Perché continuare a fare Content Marketing è importante
La ristorazione vive la quarantena con due velocità e necessità diverse, spiega Lara De Luna su Repubblica. “Da un lato quella di tamponare il più possibile le perdite dell’oggi, barcamenandosi tra tasse, pagamenti e aiuti fiscali promessi ma difficili da ottenere, dall’altro quella di capire come e quando ripartire”. Un bisogno di programmazione frenato dalla certezza che il mondo che troveremo una volta riaperte le porte sarà profondamente diverso negli usi e nei costumi quotidiani.
In un simile contesto, è importante – se non addirittura vitale – mantenere il contatto con i propri clienti, rendendoli partecipi delle proprie iniziative, e della propria quotidianità, quella più semplice ed informale. Dopotutto, il fatto che si trovino in isolamento forzato, non significa che non possano continuare a garantire il loro valido supporto, magari attraverso un “passaparola digitale”.
Nel gennaio del 1996, Bill Gates pubblicò, sul sito della Microsoft, un breve articolo intitolato “Content is King”, in cui affermava che, nell’era digitale, i contenuti di qualità sarebbero diventati lo strumento più prezioso per acquisire nuovi clienti. Un frase profetica, oggi assunta come mantra da tutti coloro che si occupano di Content Marketing e Blogging.
Pubblicare regolarmente contenuti unici, infatti, consente di rafforzare il proprio brand, e mantenere vivo l’interesse dei propri clienti, fidelizzandoli.
Ecco quindi cinque consigli utili per rendere efficace la tua content strategy durante l’emergenza coronavirus.
Uno dei principali motivi per cui le persone scelgono il tuo ristorante e non un altro, oltre che per la bontà del cibo, è per il modo in cui le fai sentire. Quindi, porta i tuoi clienti nel backstage del tuo locale, raccontando ad esempio alcuni aneddoti relativi alla tua cucina, oppure alla tua carriera.
E ancora, intervista i membri del tuo staff, chiedendo loro com’è lavorare nel tuo ristorante e far parte del tuo team (puoi registrare gratuitamente le videochiamate adoperando piattaforme come Skype e Zoom).
Sii spontaneo, riponi la maschera della professionalità nell’armadio, almeno per un po’, e riscopri il bello delle gaffe. Le persone cercano l’umanità e il divertimento, anche nel mondo virtuale.
2. Mostra come stai affrontando la quarantena
Chiudere un’attività, anche se temporaneamente, non è mai semplice. Quindi, sfrutta questo momento come un’opportunità, per mostrare ai tuoi clienti e fan più affezionati come stai affrontando questa crisi.
Ad esempio, se ha intenzione di adottare delle misure aggiuntive per supportare il tuo personale, condividilo sul tuo sito web, sui social, o via email. Dietro ogni ristorante, ci sono progetti, investimenti, passione e anima. Non aver paura di esporti e mostrare alle persone anche questo lato del tuo business.
3. Condividi ricette e tutorial
In questo periodo, le persone hanno molto tempo a disposizione e cercano costantemente qualcosa da fare. Quindi, perché non offrire loro un mini corso di cucina? Ad esempio, puoi insegnare ai tuoi fan come preparare i tuoi piatti più rappresentativi, le cosiddette signature recipes. Ma anche la cucina tradizionale ha sempre un certo appeal, soprattutto se legata a un ricordo, a un’emozione.
Scatta foto sequenziali, registra piccoli video dimostrativi, organizza dirette su Instagram e Facebook ad orari prestabiliti.
I tuoi clienti proveranno le tue ricette a casa, diventando ambasciatori del tuo marchio.
E non temere, l’esperto rimarrai comunque tu.
4. Iscriviti ad un nuovo canale social
Il momento giusto è ora. Entra in contatto con nuovi potenziali clienti, attraverso nuovi social e/o funzionalità che non hai mai provato prima.
Ti incuriosiscono le dirette streaming su Facebook, Instagram o YouTube? Oppure i contenuti pubblicati dai tuoi colleghi ristoratori su Tik Tok? Anche quello sui social è Content Marketing.
Molti utenti Tik Tok hanno già caricato le loro video ricette, perché consapevoli delle grandi opportunità che questa piattaforma può offrire, soprattutto in termini di visibilità.
Se in passato avevi bisogno di una strumentazione professionale e costosa per sviluppare una delle suddette tattiche di marketing, oggi è sufficiente possedere uno smartphone. Lo smartphone infatti, è abbastanza potente per creare contenuti di qualità, capaci di attirare l’attenzione delle persone, e diventare virali.
L’adozione di una corretta strategia di Content Marketing, ti permetterà di allineare offline e online, creando un sofisticato sistema di targeting, che trascende dal comune concetto di ristorante, inteso come luogo per il consumo del pasto, e abbraccia una più moderna visione imprenditoriale, che alla proposta culinaria integra altri e nuovi servizi.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/ristorazione-marketing-1024x535-1.jpg5351024Kevin Feragottohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKevin Feragotto2020-04-30 13:28:302020-05-04 22:29:415 consigli di Content Marketing per il tuo ristorante in tempo di Coronavirus
Casaleggio Associati è al lavoro sulla nuova ricerca “E-commerce in Italia 2020 – Vendere online ai tempi del Coronavirus”. Giunta alla XIV edizione la ricerca verrà presentata il 19 maggio alle ore 15.00 durante un evento digitale trasmesso in streaming.
Come ogni anno, la ricerca “E-commerce in Italia” di Casaleggio Associati farà il punto su numeri, trend e strategie adottate dai principali operatori del mercato.
Lo studio mette in luce l’andamento del commercio online al dettaglio nel Mondo, in Europa e nel nostro Paese, in crescita a doppia cifra anche nel 2019. Non mancheranno dettagli sui principali trend, che fanno emergere sempre di più l’importanza della digitalizzazione e delle tecnologie esponenziali per l’evoluzione e l’innovazione delle aziende italiane dei vari settori.
Il focus sull’eCommerce nella fase dell’emergenza
Un focus, in particolare, verrà dedicato all’eCommerce ai tempi del Coronavirus. Se da una parte, infatti, gli acquisti online stanno garantendo grandi performance alle aziende impegnate ad esempio nei settori merceologici dell’alimentare, molti altri settori sono fortemente in crisi e solo un’adeguata strategia può permettere un rilancio. La pandemia e il lockdown stanno cambiando ancora più velocemente le dinamiche di acquisto e i mercati, anche quelli online.
La ricerca di quest’anno punta anche ad evidenziare quali sono le strategie che le aziende stanno applicando e che possono applicare per far fronte alla situazione, ed eventualmente, accelerare la ripresa.
Nel rapporto verranno raccontati casi aziendali nazionali di successo, che potranno essere d’ispirazione per tutte quelle piccole e medie imprese che ancora non hanno saputo cogliere il vantaggio della vendita online.
La partecipazione è riservata ai merchant eCommerce: imprenditori, amministratori delegati, direttori generali, responsabili marketing, responsabili e-commerce e responsabili Internet.
Per iscriversi alla presentazione e ricevere gratuitamente il report basta registrarsi sulla pagina dedicata all’evento: https://www.casaleggio.it/e-commerce/
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/09/email-marketing-ecommerce-b2c-1.jpg281500Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2020-04-29 17:00:162020-05-04 16:49:10L’eCommerce ai tempi del Coronavirus: numeri, trend, scenari e strategie
Durante questi ultimi giorni di quarantena abbiamo sempre la possibilità di pianificare la nostra permanenza in casa;
Nella miriade di proposte Netflix, Now, Amazon e delle altre piattaforme on demand, abbiamo selezionato alcune serie TV (anche un po’ imrpobabili) da guardare per tenerci occupati.
Manca ancora tempo per tornare a una vaga forma di normalità e poter godere appieno dei profumi e dei colori di questa primavera. La quarantena mette a dura prova la stabilità emotiva di molti, ma per fortuna abbiamo sempre la possibilità di pianificare la nostra permanenza in casa.
Nella miriade di proposteNetflix, Now, Amazon e delle altre piattaforme on demand, ci ritroviamo a passare la maggior parte del tempo nella ricerca di qualche serie interessante da vedere. Per questo, con la preziosa collaborazione del nostro divano ormai sformato, abbiamo selezionato alcune serie TV da guardare per tener occupata qualche altra settimana.
Summertime – Drammi e ribellioni da adolescenti
In uscita a fine aprile, la serie Summertime, tutta italiana, è ispirata al romanzo di Federico Moccia “Tre metri sopra il cielo”. Il leggero teen drama di Netflix racconta la storia d’amore tra due ragazzi provenienti da realtà abbastanza diverse. A far da sfondo ci sono gli amici, l’estate e le feste sulla riviera romagnola; un viaggio tra emozioni, introspezioni, incertezze e desiderio di evolvere individualmente anche attraverso l’altro. Del resto, dopo l’estate, niente è come prima.
Self-made: la vita di Madam C.J. Walker – Emancipazione in prima linea
Ancora da Netflix, una miniserie che ci fa conoscere la vera storia della prima donna afroamericana riuscita a creare da zero un impero milionario, all’inizio del ‘900 negli Stati Uniti. Sarah Breedlove è stata infatti la prima imprenditrice nel settore della cura e della bellezza dei capelli.
Il successo creato dal suo brand ha dato voce all’emancipazione femminile, oltre che all’inclusività razziale. La prima donna ad aver dato dignità alle donne di colore, dimostrando come la tenacia e la determinazione si siano affermati in uno scenario sociale annebbiato dallo schiavismo.
The Midnight Gospel – La serie animata psichedelico-filosofica
Dall’ideatore di Adventure Time, Pendleton Ward, ecco una nuova serie animata da vedere su Netflix. Clancy è lo strano protagonista che attraverso un congegno dalla dubbia forma riesce a esplorare universi sconosciuti.
Dai suoi viaggi e dagli incontri scaturiscono scene psichedeliche e coloratissime con personaggi buffi e surreali che lasceranno al protagonista tutto il tempo per elucubrazioni mentali, riflessioni filosofiche e domande esistenziali. Un po’ come sta succedendo a noi in questo particolare momento, anche senza esplorare mondi paralleli.
Zero Zero Zero – La serie sull’impero mondiale della criminalità
Il viaggio di un carico di cocaina dal Messico fino alla Calabria. Cinque nazioni, famiglie, diverse culture e problematiche coinvolte. Dopo Gomorra, Suburra e Romanzo Criminale, un altro lavoro diretto da Sollima, tratto dall’omonimo romanzo di Saviano, in streaming su Sky Atlantic e Now.
I clan, il sistema criminale e l’illegalità rimangono i protagonisti di questa serie anche se lasciano molto più spazio alle evoluzioni e ai drammi personali. Le famiglie infatti sono narrate attraverso i loro meccanismi psicologici, le loro debolezze, la loro umanità. Zero zero zero è sviluppata su due binari: da un lato c’è la malavita descritta secondo i diversi sistemi-‘Ndrangheta e Narcotraffico– dall’altro c’è il punto di vista umano, personale, non molto distante dalla legale normalità.
The Knick – Tra chirurgia e tossicodipendenza
Il Knickerbocker è un ospedale della New York del 1900. Il dottor Thack è alla guida dell’istituto dopo che il suo mentore si è tolto la vita. Il personaggio si ispira a William Halsted, un riconosciuto chirurgo di quel periodo e, come lui, Thack, è un eccellente medico, nonostante la dipendenza dalla cocaina e il carattere schivo e scontroso.
La storia è ambientata in un’America incatenata ai retaggisociali e culturali dell’epoca, razzismo primo su tutti. Insediamento di popolazioni europee, corruzione di funzionari pubblici e mercato nero dei cadaveri come oggetto di studi ed esercitazioni, delineano ancor di più la società di quel tempo. La serie racconta però anche il periodo di evoluzione scientifica in cui si avviano nuove sperimentazioni per la cura di diverse malattie. Da vedere, su Now.
His Dark Materials – L’incontro tra fantasy e scienza
La serie fantasy trasmessa su Now, è tratta dalla trilogia omonima di Philip Pullman. Lyra è una ragazzina inglese e vive in una dimensione parallela dove per ogni anima è assegnato un daimon, un alter ego sotto forma animale. La sua tranquillità è sconvolta dalla scomparsa di alcuni coetanei, tra cui il suo migliore amico, usati in esperimenti per comprendere uno strano fenomeno proveniente dal cielo, chiamato Polvere.
Inizia così la sua ricerca attraverso mondi misteriosi, andando incontro a subdole insidie e a strani personaggi come streghe, Gyziani e orsi corazzati. Magia, fisica quantistica, religione e scienza si fondono e accompagnano il viaggio di questa serie.
Scrubs – La più divertente medical serie
Su Amazon Prime, nove stagioni per questa esilarante serie che con ironia racconta il quotidiano dei personaggi che popolano l’ospedale del Sacro Cuore. Vicende, vissuti, storie mediche che si abbracciano a diversi intrecci emotivi ed interpersonali, vengono narrati in un equilibrio tra commedia e drammaticità. Il protagonista J.D. riesce ad entrare nel cuore di colleghi, superiori, antagonisti e soprattutto dello spettatore che tiene ancorato grazie alla sue mille divertenti sfaccettature.
Uno staff medico prima di tutto umano, fatto di debolezze, scorrette ambizioni, follia, allegria e traumi personali. Scrubs è una delle serie più divertenti in ambito medical tv, un cult mai staccato dall’attualità anche a distanza di 20 anni dalla sua nascita.
Bates Motel – Dietro la mente disturbata di una famiglia
La vita di Norma Bates e di suo figlio Norman nella serie prequel del conosciutissimo Psycho. Come è nato il rapporto morboso del giovane con sua madre? Quali sono stati gli accadimenti che hanno inciso sulla sua personalità disturbata?
La serie thriller, ambientata negli anni ‘60 mostra la vita adolescente di uno dei più violenti serial killer. Cinque stagioni per indagare nella mente e nei comportamenti della famiglia Bates, su Amazon Prime.
Il Trio: I Promessi Sposi – La serie poco seria di un capolavoro letterario
Sulle teche Raiplay troviamo uno dei successi indiscussi della Rai, del 1990. Il romanzo de I Promessi Sposiin chiave comica, firmato dal trio Marchesini-Solenghi-Lopez. La GenZ di sicuro non conoscerà questa parodia ma moltissimi Millennial la ricorderà con un grande sorriso. Dando per scontato che il romanzo sia conosciuto da tutti, in questa versione troviamo l’amore, i soprusi dei potenti e la grande pestilenza con un punto di vista grottesco, a volte surreale e totalmente fuori dall’epoca originale.
Molti sono infatti i richiami ai primi anni ‘90– come Renzo che tiene sottobraccio lo stereo della macchina- ai personaggi del momento- come Pippo Baudo, Wanna Marchi e il calciatore Gullit. Una miniserie strepitosa e divertente che fa venire quasi voglia di ripassare il romanzo originale. Manzoni, ringrazia e ride sotto i baffi.
Luisa Spagnoli – Tra cioccolato e moda
Un’altra miniserie riproposta da Raiplay. La storia, è quella di una grande donna vissuta agli inizi del ‘900: Luisa Spagnoli. Conosciuta per il suo grande marchio di moda, ha un passato ancora più glorioso. In una vecchia Perugia, Luisa e suo marito Annibale Spagnoli rilevano una piccola pasticceria, con l’intento di produrre confetti.
Dall’incontro professionale con Giovanni Buitoni (sì, quello della pasta) nasce la celeberrima Perugina. Dall’incontro sentimentale sempre con il signor Buitoni nascono i Baci, i cioccolatini più famosi.
Un piacevole racconto di una donna di grande intraprendenza: fondatrice di due aziende e con il merito di aver introdotto le donne, da sempre all’ultimo posto nella società, nella vita lavorativa. Quella di Luisa Spagnoli è una biografia piacevole, con memorie storiche di due grandi realtà italiane.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/serie-tv-quarantena-cover-ninja-marketing-scaled-scaled.jpg21853359Urania Frattarolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngUrania Frattaroli2020-04-29 16:30:442020-04-30 13:34:3410 serie TV da guardare (o da ripassare) durante la quarantena
Pinterest è un importante strumento per accompagnare gli utenti dall’ispirazione all’acquisto;
Quest’anno il social è cresciuto del 29% in Italia, raggiungendo 12 milioni di visitatori unici mensili;
Prima i brand riusciranno a raggiungere gli utenti giusti e meglio sarà per la loro notorietà.
Pinterest diventa sempre più importante per i brand che vogliono comunicare e vendere i loro prodotti e servizi. Il canale attira un pubblico con un forte intento all’acquisto e allo stesso tempo genera engagement. Il tutto è condito con la parola che caratterizza il social network: ispirazione.
Il 90% degli utenti afferma di accedere alla piattaforma in cerca di idee su cosa fare e su quali prodotti comprare.
Ormai le persone usano Pinterest ogni giorno, per prendere decisioni quotidiane come la preparazione di ricette, per ispirarsi durante i momenti importanti della vita come il matrimonio o l’arredamento di una nuova casa, o durante i cambi di stagione per scegliere le scarpe da comprare.
Pinterest in Italia
Secondo il Report Digital 2020di We Are Social e Hootsuite quest’anno Pinterest è cresciuto del 29% in Italia, raggiungendo 14,7 milioni di visitatori unici mensili. Il 64% sono donne, mentre il restante 36% sono uomini. Gli utenti maggiormente coinvolti comprendono la fascia d’età 16-54 anni.
Prima i brand riusciranno a raggiungere gli utenti giusti e meglio sarà per la loro notorietà, ma soprattutto per il loro ROAS(Return on Advertising Spend).
Prima della campagna
Per impostare una campagna su questo social, prima di tutto bisogna installare il tag di Pinterest. Grazie al pixel si possono monitorare le azioni dei visitatori sul sito (quindi capire l’efficacia delle sponsorizzazioni) e utilizzare questi cluster di retargeting per ottimizzare le campagne.
Qui sotto tutte le attività che è possibile tracciare:
PageVisit
ViewCategory
Search (ricerche sul tuo sito web)
AddToCart
CheckOut
visualizzazioni del video
Signup
Lead
Custom (un evento personalizzato che vuoi tracciare)
Awareness
Inizialmente i potenziali consumatori si trovano in una fase di scoperta e ispirazione. Una volta che hanno le idee più chiare su cosa stanno cercando è il momento di intervenire, costruendo consapevolezza intorno al brand e prodotto/servizio che si vuole proporre. Questo accade in media dopo 14 giorni.
In questa fase è importante anche mantenere la notorietà del brand. Chi ha iniziato a seguire e a salvare i tuoi pin probabilmente continuerà a manifestare interesse in futuro. Per questo è utile controllare il più possibile le performance dei post.
Il consiglio è quello di aumentare l’offerta per i pin che registrano i dati migliori e di stoppare quelli con le prestazioni peggiori. Inizia con 2 o 4 pin con lo stesso tema per capire quali sono i contenuti creativi che funzionano meglio. Ottimizza le campagne aggiungendo un Pin nuovo ed eliminando a rotazione quello che ha avuto la performance peggiore nel gruppo di annunci.
L’obiettivo brand awareness aiuta le persone a scoprire i prodotti o servizi che offri. Mentre l’obiettivo visualizzazioni del video può essere utile se vi è la necessità di far vedere come indossare un prodotto o per raccontare meglio un servizio.
Video standard (dai 6 ai 20 secondi massimo; mostrare il brand nei primi 3 secondi)
Video di massima larghezza (dai 6 ai 20 secondi massimo; mostrare il brand nei primi 3 secondi)
Carosello (si possono inserire massimo 5 card)
Posizionamenti
Per tutti gli obiettivi il suggerimento è di presidiare entrambi i posizionamenti:
Feed
Ricerca
Tipo di offerta
Per l’awareness i tipi di offerta da tenere in considerazione sono CPM (per campagne di notorietà del brand) e CPV (per campagne in ottica di visualizzazioni del video).
Dopo aver conquistato l’attenzione dei potenziali clienti, puoi invitarli a dare un’occhiata al tuo sito, per convincerli a comprare il tuo prodotto/servizio. In questa fase è importante monitorare tutte le azioni che i visitatori effettuano una volta dentro al tuo e-commerce, per ottimizzare sempre più le campagne e accompagnare gli utenti verso la parte più bassa del funnel.
Nella parte intermedia del percorso d’acquisto, puoi selezionare “traffico” se il tuo obiettivo è aumentare il traffico su o al di fuori di Pinterest. Oppure puoi optare per “installazione app“.
Metriche principali
Le metriche principali da monitorare per valutare le prestazioni dei pin nella parte media del funnel:
Dopo aver raggiunto un certo numero di risultati grazie al traffico portato sul sito (almeno 50 eventi tracciati sul sito a settimana) puoi creare campagne con obiettivo conversione e ottimizzarle per far compiere azioni specifiche agli utenti, come l’aggiunta al carrello o l’acquisto.
Prima di procedere è necessario assicurarsi di tracciare correttamente almeno un evento tra checkout, aggiungi al carrello, iscrizione o lead.
Il consiglio è di partire con un CPA del + 10-15% rispetto al solito per vincere più aste e raccogliere dati significativi. Il budget giornaliero dovrebbe essere 3.5 volte tanto il tuo CPA target (costo per azione ottimale). Infine assicurati di includere due finestre di attribuzione: una per il coinvolgimento e una per la visualizzazione. Considera per entrambi un periodo di 30 giorni.
Grazie ai cataloghi commerciali (per provarli in Italia contatta il tuo referente Pinterest) puoi aiutare i potenziali clienti a scoprire tutti i prodotti del tuo sito, mentre navigano sul social.
Possiamo dividere il targeting di Pinterest in tre aree principali: per interessi, per parole chiave e targeting di pubblico.
Interessi
Proponi i tuoi annunci agli utenti in base ai loro interessi mentre stanno curiosando sul canale. Insieme al target per parole chiave, è fondamentale per raggiungere più persone possibili.
Parole chiave
Raggiungi persone già interessate al prodotto/servizio che offri, sulla base delle ricerche che effettuano. Avrai più probabilità di aumentare le vendite, il traffico e l’interazione. Puoi selezionare funzioni come i tipi di corrispondenza e parole chiave a corrispondenza inversa. Grazie al report sui termini di ricerca puoi ottimizzare ulteriormente le tue strategie.
Su Pinterest gli utenti possono fare ricerche attraverso le immagini, le parole, o entrambe. Le ricerche accompagnano gli utenti dal primo momento in cui cercano ispirazione, fino al momento dell’acquisto. Ciò spiega perché questo targeting è utile per tutte le fasi del funnel di marketing.
Esiste una sezione dell’account chiamata “keyword generator“, che per ora è solo per uso interno a Pinterest.
Targeting di pubblico
Il targeting di pubblico permette di proporre gli annunci a persone più propense a effettuare delle azioni.
È possibile creare un pubblico dedicato a coloro che hanno interagito con i tuoi pin su Pinterest, uno per chi ha visitato determinate pagine o fatto azioni sul tuo sito web e nulla ti vieta di caricare un elenco clienti.
Dopo aver individuato i cluster più performanti, è importante orientare le campagne verso audience simili a questi segmenti di pubblico per intercettare nuovi potenziali consumatori.
Ottimizzazione
Dopo aver creato la tua strategia, attivato le campagne e fatto trascorrere il tempo giusto per valutare i risultati, puoi dedicarti all’ottimizzazione.
Testa nuovi target e stoppa quelli meno performanti. Allo stesso modo procedi con i contenuti creativi. Infine sposta il budget nei gruppi di annunci con le prestazioni migliori.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/pinterest-ads.jpg591944Maria Vittoria Angeluccihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMaria Vittoria Angelucci2020-04-29 11:03:122020-05-15 16:43:36Pinterest Ads: consigli e strategie per ottimizzare le tue campagne
Le persone sono alla base di ogni attività commerciale, sia che questa si svolga offline sia che si svolga online, come avviene sempre più spesso in questo periodo di emergenza a causa delle misure di distanziamento sociale. Per questo motivo, oggi più che mai, è fondamentale restare in contatto con loro e grazie a Internet (e a qualche utile strumento) possiamo continuare a farlo.
Email, landing page, marketing automation e webinar possono aiutare le aziende soprattutto in una situazione commerciale difficile come quella attuale. Per trasferire la tua attività online e restare nella mente del tuo pubblico, puoi cominciare dall’eBook preparato da GetResponse: “Come mantenersi in contatto con i tuoi clienti”.
Perché continuare a usare le email (qualche numero)
Probabilmente avrai sentito dire che l’email marketing è morto. In realtà l’email marketing è ancora uno strumento essenziale per attirare e fidelizzare i clienti.
Con un potenziale ritorno sull’investimento fino al 4400%, infatti, questo strumento rimane tra quelli con il miglior ROI. Ecco perché ogni anno vengono inviate 102,6 trilioni di email. E i numeri continuano a salire, con 126,7 trilioni che dovrebbero essere inviate entro il 2022.
Dal lato degli utenti, poi, tutti noi controllano la propria email ogni giorno, anche fino a 20 volte al giorno. Con l’aumento dell’uso del mobile, infatti, controllare la posta elettronica è diventato più facile e immediato.
In media le email raggiungono circa l’85% delle persone a cui vengono inviate, ma grazie a uno strumento come GetResponse la deliverability è del 99%.
Anche nel B2B l’email marketing resta uno strumento essenziale, secondo il 91% dei marketer, stando allo studio del Content Marketing Institute.
I consumatori tuttavia tendono a sbarazzarsi facilmente delle email irrilevanti che ingombrano le loro caselle di posta, per questo oltre a personalizzare in modo intelligente il contenuto, è essenziale collegare le email con landing page che portino i potenziali clienti verso la parte bassa del funnel di vendita.
Come collegare le email a landing page personalizzate
Una landing page è una pagina web il cui scopo è proprio quello di spostare i potenziali clienti verso il bottom of funnel. È progettata e ottimizzata, cioè, per convertire i potenziali clienti interessati in acquirenti. Uno dei modi migliori per far arrivare i visitatori a una landing page è proprio via email.
Data la sua importanza nel processo di vendita, è fondamentale che il cliente sia spinto a visitarla attraverso un’email efficace, che inviti chiaramente all’azione con una CTA esplicita.
Quando un utente clicca su un’offerta in un’email o su un invito a un webinar e viene portato su una landing page, si concentra su un solo compito. Ciò aumenta la probabilità che segua l’azione, arrivando alla conversione.
Ecco perché tra email e landing dovrebbe esserci una continuità di comunicazione oltre che visiva: email e landing dovrebbero avere un testo e un design simili. Questo ispirerà fiducia nel potenziale cliente, che non avrà dubbi che le due cose siano collegate. Questo approccio semplificato facilita l’azione.
Infine nell’email quanto nella landing, non è necessario usare tanto testo o molte immagini: basta comunicare in modo semplice, incoraggiando ad esempio all’iscrizione per una prova gratuita, o mostrando la foto del prodotto.
Dall’email al webinar
I webinar sono oggi uno degli strumenti online interattivi più efficaci per comunicare, condividere conoscenze e costruire relazioni con il pubblico e i colleghi.
Sia che si tratti di una lezione o di una presentazione online, i webinar sono la soluzione ideale, per far partecipare tutti comodamente da casa, in qualsiasi parte del mondo.
Innanzitutto è bene sapere che un webinar può essere:
in diretta
pre-registrato
basato sulla condivisione dello schermo
A seconda delle esigenze potrai scegliere quello più adatto a te. Ciò che ti servirà per organizzarlo sarà un microfono, una webcam, una buona connessione a internet e ovviamente contenuti di qualità. Grazie a un semplice software potrai creare la stanza per il tuo webinar online.
Dovrai quindi inviare il link di registrazione ai partecipanti tramite una email di invito. Per creare il tuo pubblico potrebbe esserti di aiuto anche una apposita landing page.
Puoi pensare, infine, di aggiungere una sessione di domande e risposte, per comunicare a partner e clienti anche i tuoi piani futuri e permettere a tutti di fare domande tramite chat.
Che cos’è la Marketing Automation
Secondo Econsultancy, solo il 22% delle aziende si dichiara soddisfatto dei tassi di conversione delle proprie email.
In genere, questi contenuti puntano a stimolare i destinatari all’azione: vorremmo tutti che la nostra newsletter portasse più iscrizioni al webinar, o che facesse aumentare il numero di download del white paper, o che più semplicemente portasse gli iscritti a cliccare su una determinata offerta.
Per aumentare il conversion rate, tuttavia, è molto utile integrare le email con un processo complessivo di marketing automation a cui collegare anche una landing page.
In parole semplici, la marketing automation è quel processo nel quale si automatizzano una serie di attività di marketing e di engagement dei clienti attraverso l’uso di un software, che consegna email e crea workflow su misura per una gestione automatica delle lead, affiancando al tool anche un Customer Support in lingua italiana.
L’automazione del marketing permette, ad esempio, di:
costruire automaticamente liste di utenti utilizzando landing page che offrono contenuti per profilare gli abbonati.
Accogliere automaticamente i potenziali clienti con messaggi di posta elettronica pertinenti, personalizzati in base alle caratteristiche del singolo.
Esaminare automaticamente le interazioni con le e-mail e i contenuti per inviare annunci o offerte sulla base di queste informazioni.
La marketing automation consente quindi di rendere più semplici e rapide attività che in passato avrebbero richiesto lunghissime giornate di elaborazione, o che non sarebbero state affatto attuabili.
Email, landing, marketing automation e webinar: la combinazione perfetta per restare in contatto
#StayHome è la parola chiave del momento. Ma questo non significa perdere i contatti, soprattutto con i propri clienti, anzi, per le imprese questo hashtag deve trasformarsi in uno Stay in Touch, grazie al digitale.
Per saperne di più GetResponse ha messo a disposizione alcune risorse. Ad esempio, qui puoi scoprire “Come funzionano i webinars”.
Per trasformare l’emergenza in una opportunità è necessario partire dagli strumenti: abbinare l’email marketing alla creazione di specifiche landing page o di webinar, con l’aiuto di software di automation, ti aiuterà ad aumentare l’efficacia delle campagne digitali e restare in contatto con il tuo pubblico.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/marketing-automation-email.jpg569943Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-04-27 16:24:522020-04-29 11:04:38Qualche consiglio per usare meglio gli strumenti di Online Marketing (anche durante l'emergenza)
La discussione sui rischi legati alla privacy delle contact tracing app potrebbe essere una “distrazione” da ciò che è davvero importante;
Il funzionamento dell’app ha già preso in considerazione i rischi per la privacy ed è conforme alle normative;
Ci sono problematiche diverse che rischiano di rendere l’app poco efficace, specialmente se non si riesce a coinvolgere davvero il cittadino.
Sì, la cosa si fa sempre più simile a un film di fantascienza. Se qualcuno avesse avuto, solo qualche mese fa, l’idea di scrivere una sceneggiatura su una società in cui le persone sono obbligate a restare a casa o a utilizzare i propri dispositivi tecnologici per verificare i propri contatti, sarebbe entrato di diritto nella lista dei grandi autori a fianco di Orwell con 1984.
Ma si sa, la vita è molto più creativa del più creativo degli esseri umani, e a volerla guardare esclusivamente dal punto di vista tecnologico il Coronavirus ha reso realtà i film fantascientifici che ci dilettavamo a guardare su Netflix.
L’ultima evoluzione è quella che, con scelta altrettanto hollywoodiana, è stata definita “Fase 2”. Ebbene sì, una delle soluzioni che ci aiuteranno ad attuarla, ormai è ufficiale, è la contact tracing app sui nostri smartphone:Immuni, dell’azienda tecnologica italiana Bending Spoons.
Chiaramente, come era più che prevedibile, ancora prima che l’annuncio fosse ufficiale, l’appha attirato più critiche e teorie complottiste che proseliti. Si sono susseguite teorie di tutti i tipi, sia sugli usi che potrebbe farne il governo, sia sulla legittimità dell’azienda scelta.
Da una parte è lecito che sia così: si tratta di una soluzione talmente ampia e inedita che non possiamo semplicemente accettarla passivamente. Soprattutto visto che siamo tra i Paesi con più leggi a tutela della privacy, e che come UE abbiamo sottoscritto solo due anni fa il famoso GDPR.
Dall’altra, come al solito, pare che il dibattito si concentri più su temi politici che su quelli di reale importanza, e quindi per l’appunto la discussione sulla privacy è l’unica (o quasi) che sembra aver monopolizzato le prime pagine dei giornali.
Ma è davvero questo il punto? O si tratta, come spesso capita, di una “distrazione” da temi ben più sensibili? Proprio quelli che possono davvero mettere a rischio il successo o meno non solo dell’app, ma dell’intera Fase 2?
La privacy come “distrazione” dai veri problemi dell’app
A suggerirlo è qualcuno che di privacy, sorveglianza tecnologica e simili temi ne sa qualcosa: Zak Doffman, CEO di Digital Barriers, azienda internazionale che sviluppa soluzioni avanzate di sorveglianza per la difesa, la sicurezza nazionale e l’anti-terrorismo.
In un lungo articolo apparso su Forbes, Doffman esplora proprio la risposta a questa domanda: dobbiamo davvero preoccuparci della privacy con queste app, o è appunto una “distrazione” dai veri problemi che potrebbero renderle inefficaci? È possibile che qualcuno o qualcosa le utilizzi per spiarci, in uno scenario orwelliano?
“C’è un vecchio adagio nel settore della sorveglianza: se hai troppe informazioni, non ne hai abbastanza“, spiega nell’articolo. “L’idea che le contact tracing app siano il sogno di qualche spia è insensata. Se lo Stato volesse controllarvi, avrebbe metodi molto più pratici già a portata di mano. Qualcosa come un cellulare, che ha un sistema di accensione e spegnimento, non sarebbe efficace. Qualunque ‘persona di interesse’ potrebbe semplicemente disattivarlo, è inutile”.
Inoltre, aggiungo io, se qualche organizzazione malintenzionata volesse approfittarsi della situazione per ottenere i nostri dati, presumibilmente non lo farebbe in questo contesto: la contact tracing app di Stato sarà probabilmente la cosa più controllata (e criticata) a cui si possa pensare. E dove ci sono i riflettori di tutti puntati, solitamente non c’è abbastanza ombra per operare inosservati.
Infine, consideriamo che quello della privacy è spesso un “falso problema”, che vediamo come terribile nel futuro ma a cui siamo ciechi nel presente. Se siamo preoccupati dei dati di tracciamento che qualche azienda potrebbe avere su di noi, proviamo a dare un’occhiata a quelli che Google Maps raccoglie sui nostri spostamenti, a meno che non si siano rimossi i relativi permessi.
Quindi, posto che la privacy non è un problema di cui dovremmo preoccuparci quando parliamo di app ufficiali per il tracciamento per contrastare il Coronavirus, di cosa dovremmo preoccuparci?
Come funzionerà (e ci tutelerà) la contact tracing app nostrana
Per fortuna (almeno sotto certi punti di vista), al contrario che in altri Paesi, in Italia e in Europa ci si sta orientando verso soluzioni tecnologicamente più rispettose della privacy.
E forse il fatto che giganti come Google e Apple abbiano deciso non solo di intervenire, ma anche di unire le forze, potrebbe rendere il tutto paradossalmente più sicuro: cane e gatto non potranno che controllarsi a vicenda.
Qui la grande differenza tra Oriente e Occidente, per quanto riguarda la lotta “tecnologica” al Coronavirus. E paradossalmente uno dei motivi per cui noi arriviamo a parlare solo adesso di un’app di tracciamento, quando è realtà da diverse settimane nei sopra elencati Paesi.
Ecco alcuni degli elementi che, in Italia in particolare con Immuni, verranno messi in campo per garantire la sicurezza della privacy e la libertà dei cittadini:
L’adesione all’app sarà su base totalmente volontaria, anche se si stanno valutando diversi tipi di incentivi
Si è scelto di utilizzare unicamente la tecnologiaBluetooth Low Energy (BLE), che non contiene informazioni di localizzazione ma solo di prossimità (si saprà che due dispositivi sono stati vicini, ma non dove né per quanto tempo)
Per aumentare la privacy, la sicurezza dei dati e andare incontro alle indicazioni di Google–Apple, si segue il progettoDecentralised Privacy-Preserving Proximity Tracing (DP-3T) che si è separato da Pepp-Pt perseguendo un modello più decentralizzato (e quindi più sicuro)
Quando due cellulari si avvicinano a una determinata distanza e per un tempo definito, si scambiano il proprio codice anonimo generato localmente e crittografato (quindi un numero casuale senza alcun dato sensibile sulla persona a cui è associato)
I codici degli altri device con cui si entra in contatto verranno conservati nella memoria del dispositivo
Qualora uno dei soggetti che ha scaricato l’app risulti positivo al virus, gli operatori sanitari gli forniscono un codice di autorizzazione con il quale l’utente può scaricare su un server ministeriale il proprio codice anonimo
Se l’app riconosce tra i codici anonimi resi noti uno di quelli con cui è entrata in contatto, invia una notifica all’utente (quindi senza possibilità di sapere chi/come/quando era il contagiato) – sarà poi sua responsabilità auto-isolarsi di conseguenza
Il Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione si impegna a rendere il codice dell’applicazione open source, quindi non solo utilizzabile da altri governi nella lotta contro il virus, ma anche verificabile e revisionabile (ma NON modificabile) da chiunque vi abbia interesse
Per tutelare la privacy, mettiamo a rischio la Fase 2 in altri modi
Quindi, messa da parte la preoccupazione legata alla privacy, siamo a posto, giusto? Quest’app ci permetterà di tornare praticamente alla vita di prima?
Purtroppo non è così facile, in parte proprio perché, per riuscire a rendere l’app il più rispettosa della privacy, abbiamo almeno parzialmente dovuto compromettere la sua efficacia, in vari modi.
Il primo scoglio sarà l’adozione da parte della popolazione, essendo totalmente libera e volontaria. Che non significa solo scaricarla, ma accettare tutte le impostazioni sulla privacy, non disattivare le notifiche, continuare a utilizzarla, etc. Consideriamo che, a detta degli esperti, per essere davvero efficace il sistema dovrebbe essere utilizzato almeno dal 60-70% della popolazione. In Italia nel 2019 si collegava almeno una volta al mese da mobile il 66.6% degli italiani, quindi dovrebbe utilizzare l’app praticamente la totalità dei possessori di smartphone. Già così è complicato.
Poi c’è un tema di funzionamento: non avendo finalità di controllo, l’efficacia del sistema si baserà quasi totalmente sul senso di responsabilità del singolo, che dovrà auto-isolarsi quando notificato. Bastano pochi falsi-positivi o problemi simili per compromettere l’intero sistema, facendo perdere agli utenti fiducia nel processo e quindi vanificando il senso di responsabilità civica necessario perché il tutto funzioni.
Inoltre, il sistema basato sul Bluetooth non è così sensibile nel calcolare l’esatta distanza tra due dispositivi (saranno essenziali i contributi di Apple e Google per ridurre questo problema quanto possibile). Un sistema misto (blended), che comprenda sia Bluetooth che dati GPS, sarebbe più accurato in questo senso perché permetterebbe di avere informazioni aggiuntive oltre alla semplice vicinanza; ma, come dicevamo, per maggiore privacy non sarà possibile usare il GPS e quindi identificare informazioni quali la durata del contatto o la località – rendendo praticamente identico il livello di rischio di uno sconosciuto incrociato per strada e di un collega di lavoro con cui si condivide l’ufficio.
Infine, come ha reso chiaro il successo nel contenimento dell’epidemia in Corea del Sud,la soluzione tecnologica può avere successo solo se associata agli altri due elementi dell’ormai ben noto paradigma delle “tre T”:Testing, Tracing, Treating. L’app potrà funzionare, quindi, solo se il sistema complessivo sarà in grado di effettuare tamponi a tappeto per individuare i positivi, trattare i malati e isolare i meno gravi, implementando anche un’assistenza sanitaria quanto più possibile a distanza. E su questi ulteriori due punti, complice anche l’acceso dibattito che è divampato sui temi della privacy, il governo non ha ancora fatto chiarezza.
Insomma, le scelte fatte finora, più politiche che tecnologiche, hanno dato priorità alla sicurezza dei nostri dati; e questa linea, pur essendo comprensibile e anche eticamente giusta, rischia di compromettere almeno in parte il successo dell’app, del sistema e quindi, per estensione, dell’intera Fase 2.
Specialmente se la disinformazione e il “panico da privacy” contribuiranno a ridurre l’adozione dell’app da parte della popolazione.
Nessuno può rispondere a questa domanda, ma è chiaro che difficilmente sarà “la soluzione a tutti i nostri mali”, come in certi ambiti si vorrebbe far passare.
Servirà un grande impegno da parte del governo, delle imprese, della cooperazione internazionale, e specialmente dei cittadini.
In ogni caso, pur con un’efficacia ridotta, l’importanza di questo tipo di app sarà massima nel prossimo futuro, per riuscire non solo come Paese ma come ecosistema globale a riprendere una parvenza di normalità, nell’attesa di soluzioni permanenti come un vaccino.
E per riprendere le parole di Luca Ferrari, l’amministratore delegato di Bending Spoons, l’app potrà “essere davvero utile per aiutare a limitare la diffusione del Covid-19 e tornare a vivere una vita la più normale possibile, ma serve l’aiuto di tutti. Spero sia un motivo valido per unirci con spirito di solidarietà e anche un po’ di sano orgoglio nazionale, che talvolta ci è mancato. Mi piace l’idea di viverla come una gara e far vedere che la diffusione dell’app in Italia supererà quella di tutti gli altri Paesi. Noi ce la stiamo mettendo tutta, poi starà a ognuno fare la sua parte“.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/04/contact-tracing-app-immuni.jpg506781Ilaria Cazziolhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngIlaria Cazziol2020-04-27 10:54:572020-04-28 15:58:33Perché non è la privacy la giusta preoccupazione sulle contact tracing app
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