Sì, siamo ancora qui, prima di salutarvi per qualche settimana di pausa con la nostra rubrica più amata dai Social Media Manager: Week in Social.
Prima di augurare a tutti buone vacanze, giusto il tempo di un ultimo recap con le più importanti notizie del mondo dei social media.
Partiamo!
L’accordo del secolo: Microsoft vuole acquisire TikTok
30 miliardi di dollari. Questa la valutazione di TikTok, mentre Microsoft sta lavorando su vari elementi di un possibile buy-out della piattaforma. Un processo incredibilmente difficile da mettere in atto entro il termine di sei settimane imposto da Trump.
Se il CEO di Microsoft, Nadella, riuscirà a spuntare il prezzo giusto con la proprietaria Bytedance sarà considerata l’acquisizione chiave del gigante del software.
Intanto, per dare solidità alla propria posizione in Europa e rispondere ai continui dubbi sulla gestione della privacy, TikTok annuncia l’apertura del primo Data Center Europeo in Irlanda. Un investimento da 420 milioni di euro che creerà centinaia di nuovi posti di lavoro e rivestirà un ruolo chiave nel rafforzare la salvaguardia e protezione dei dati degli utenti TikTok.
Facebook aggiorna il plugin di chat per i siti web
Grazie all’update sarà possibile accedere alla messaggistica senza dover effettuare il login su Messenger. La novità consente così anche agli utenti non registrati al social di inviare messaggi all’azienda.
‘Black Business August’
È questo il nome della campagna lanciata da Facebook per supportare le aziende di proprietà dei neri. Il social ospiterà una serie di sessioni di formazione per dare risalto al National Black Business Month.
WhatsApp inizia il rollout della funzione ‘Cerca sul Web’
Gli utenti potranno presto trovare i risultati delle notizie relative ai contenuti nei messaggi privati anche da altre fonti di informazione direttamente dall’app.
Messenger Rooms è ora disponibile tramite WhatsApp Web
Gli utenti di WhatsApp possono accedere alle Stanze e partecipare a videochiamate di gruppo con gli utenti di Facebook direttamente tramite il servizio desktop.
Facebook svela il suo nuovo approccio ai video musicali
Finalmente presentata ufficialmente la nuova esperienza che potrebbe aiutare il social a incrementare il numero di spettatori dei contenuti di Watch e che prevede una serie di accordi con le etichette discografiche.
Nuove opzioni di post sponsorizzati
Intanto il social ha anche aggiunto nuove opzioni di post sponsorizzati per i gruppi, fornendo nuovi modi per gli amministratori del gruppo di fare soldi e per i marchi di connettersi con il pubblico impegnato.
Tornano gli hashtag
Contemporaneamente ha cominciato a promuovere l’uso di hashtag sui post per migliorare la ricerca sulla piattaforma. Non è dato sapere se questo può anche servire a migliorare la reach.
Mondo Twitter
Nuovi dati sull’uso dei video nelle campagne di Twitter
L’azienda ha condiviso alcuni utili spunti di ricerca su come l’utilizzo di più formati all’interno di una campagna adv possa avere un impatto rilevante sulla risposta del pubblico.
Tre ragazzi dietro l’attacco hacker a Twitter
Sono stati ufficialmente incriminati di aver violato 130 account di alto profilo e aver realizzato profitti illeciti per 100.000$. Il più giovane ha 17 anni e sembra essere la “mente” dell’operazione che ha fatto scalpore in tutto il mondo.
Twitter in abbonamento
Confermando quanto era emerso dalla pubblicazione di un annuncio di lavoro per ingegneri, il social ha inviato un sondaggio ad alcuni utenti chiedendo loro informazioni sulle potenziali opzioni per le quali potrebbero essere disposti a pagare.
Crescono gli utenti su Pinterest. La piattaforma ha segnalato un aumento significativo di active user nell’ultimo aggiornamento delle performance del secondo trimestre, superando la soglia dei 400 milioni di utenti.
YouTube aggiorna gli Analytics dei video. Saranno presto disponibili alcune nuove opzioni di approfondimento per i creator, tra cui insight sulle prestazioni delle Storie.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/testate_giornalistiche_tiktok.jpg8361254Daria D'Acquistohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaria D'Acquisto2020-08-08 16:23:542020-09-05 09:33:46Week in Social: una settimana all'insegna del deal del secolo tra Microsoft e TikTok
La tecnologia permette ai brand di (ri)avvicinarsi alle persone e mostrare il proprio lato più “umano”.
Tramite il PR Tracking e il social listening possono scoprire i trending topic e la loro reputation.
Con blog aziendale e live streaming è possibile comunicare la brand idendity e i valori.
Certe volte – alzi la mano chi non lo ha mai pensato – ho la sensazione che il mio iPhone mi spii. Quando era uscita la nuova collab di Louis Vuitton e Supreme non avevo fatto a tempo a googlare “Sup” che il motore di ricerca mi stava già proponendo un risultato confacente. La tecnologia ci spia? È una cosa buona? Di certo, non siamo qui a disquisire dell’eticità di Internet nel consigliarci risultati relativi a prodotti di consumo (il marketing esiste dai tempi narrati in Mad Men), ma ad analizzarne invece le potenzialità.
La tecnologia non è un totem da temere, né se lo si guarda dal punto di vista del consumatore, né da quello aziendale. Da consumatrice so di avere degli strumenti validi con cui cercare recensioni obiettive, esprimere un’opinione, commentare un malfunzionamento e cercare – ad esempio – se il maglioncino che voglio comprare è sostenibile. Da azienda, ho dei mezzi per conoscere ciò di cui il mio target parla e posso decidere di prendere una posizione a proposito, controllare la mia reputazione, raccontare qualcosa di bello, di me, e che mi avvicini prima ancora che ai consumatori alle persone che mi ascoltano. In breve, posso riconnettermi al mio lato umano.
Google Trends, social e old media: i mezzi di informazione dei brand
Quando è scoppiato il Coronavirus in Cina, su Weibo, che è il secondo social media in Cina, non si parlava d’altro che di quello. Era trending hashtag e su Weibo, così come su Baidu, si poteva avere un bollettino aggiornato in tempo reale.
I brand più responsabili (e diciamolo, anche più smart) presenti oltre Muraglia non hanno aspettato molto a comunicare la propria vicinanza alla Cina. Una disgrazia come quella del Covid – e ora che lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle, lo sappiamo per davvero – non è un tema che si possa ignorare. Continuare a parlare della collezione FW2020 mentre milioni di persone si trovano a fronteggiare un’epidemia è tutt’altro che umano e anche un grosso passo falso in termini di marketing.
Tra i primi a esprimere solidarietà e umanità nei confronti del popolo cinese è stato Brunello Cucinelli, che peraltro aveva già un’ottima nomea per le politiche a sostegno della qualità della vita dei dipendenti. All’inizio dell’epidemia, il brand ha espresso vicinanza alla popolazione cinese sia su WeChat e Weibo ma anche su Facebook e Instagram, per tutta l’utenza overseas con accesso alle piattaforme.
I post WeChat e Instagram di Brunello Cucinelli di solidarietà alla Cina
Sono stati poi diversi i marchi che nei vari mercati non solo hanno realizzato delle comunicazioni solidali, ma che hanno cambiato anche il proprio logo o claim. McDonald’s che ha separato la sua celeberrima M, così come Audi coi suoi anelli o Coca Cola, che oltre ad aver separato le lettere del logo ha prodotto un nuovo claim: Staying apart is the best way to stay united.
Per diverso tempo ho lavorato nel reparto comunicazione di una nota start up di Food Delivery, un settore che da sempre attira critiche (più o meno fondate) sul tipo di trattamento riservato ai collaboratori. Gli anni erano quelli delle rivolte dei rider, non c’era una legislazione chiara a regolarne contratti e tutele, e ogni mattina trovavo qualche articolo non propriamente positivo, né preciso, che citava il brand. “Pessimo” – penserete voi. Ed è vero, in parte lo era, ma grazie alla tecnologia avevo un mezzo per conoscere non solo quello che la stampa diceva dell’azienda, ma anche il sentiment di un’audience vastissima.
Sono numerosissimi gli strumenti che un’azienda può utilizzare per scoprire ciò che la rete dice di lei. Ci sono metodi gratuiti (come la ricerca filtrata in base ai risultati di Google) e i software di rassegna stampa, come Eco della Stampa o Press Today. Questi tool permettono in primo luogo di avere accesso a tutti gli articoli che citano il brand e in ultima istanza di aggiustare il tiro se necessario. Correggere un’affermazione diffamante, effettuare uno statement e imparare dai propri errori, adottando un atteggiamento più vicino ai valori dei consumatori e più umano.
Secondariamente, ci sono i tool di social listening, come BlogMeter, che permette di mappare tutti i termini associati al proprio marchio e comprenderne il valore positivo, neutrale o negativo. Gucci, che in seguito alla campagna con Ellie Goldstein, modella affetta da sindrome di down, ha potuto vedere come i valori del brand di inclusività siano gli stessi del target cui si rivolge tramite i numerosi commenti degli utenti su Instagram.
Il post Instagram di Gucci dedicato alla nuova partnership con Ellie Goldstein
Branded content: blog aziendale e live streaming
Se quelli che abbiamo visto finora permettono di mappare buzz word e sentiment, ci sono anche tool più ottimali alla creazione di output che comunichi l’universo valoriale e il mondo del brand.
Tramite il blog aziendale i brand hanno la possibilità di uscire dalle comunicazioni prettamente legate al prodotto e allargare i temi entro i quali muoversi. Un ottimo case study è quello di Starbucks, che ha un intero sito web dedicato allo storytelling. In occasione dell’Earth Day, un blog permetteva ai lettori di “conoscere” le persone che lavorano per raccogliere e lavorare il caffè in maniera più sostenibile.
Tra gli ultimi mezzi da annoverare ce n’è uno che ha incrementato il suo utilizzo proprio in questi ultimi mesi: il live streaming. Onestamente non mi viene in mente strumento più inclusivo delle dirette per aprire a un’audience potenzialmente infinita le proprie porte.
Ma attenzione: live streaming non vuol dire semplicemente sfilate ed eventi, ma anche dirette con esperti e influencer vicini al proprio target (come le stories di Chiara Ferragni dedicati alle ricette di Foodspring o le dirette di Rossella Migliaccio dedicate all’armocromia in collaborazione con numerosi brand fashion).
La tecnologia ha accorciato le distanze e facilitato l’interazione tra diversi soggetti. Può essere un boomerang, quando se ne sottovaluta l’onnipresenza nella vita quotidiana e la facilità con cui il passaparola rende buzz word anche ciò che è negativo.
Ma è soprattutto un insieme di tool che può aiutare a prevenire i momenti di crisis communication e anticiparne altri in gran parte positivi. Può essere la chiave per scoprire cosa davvero desidera e interessa il nostro target persona e il mezzo per comunicarlo correttamente, efficacemente e con una cassa di risonanza immensa.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/08/brand-a-misura-duomo.jpg494760Cecilia Lorussohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCecilia Lorusso2020-08-07 11:30:392021-01-05 15:37:03Brand a misura d'uomo: gli strumenti tech per avvicinarsi alle persone
Prima su Facebook, adesso su Instagram, in futuro su TikTok: la sinergia tra social e giveaway non cessa di esistere.
Gli obiettivi che si possono raggiungere attraverso un giveaway sono tanti e diversi: dalla fidelizzazione di nuovi fan alla comunicazione di valori e mission aziendale.
I giveaway e i contest sui social sono una delle strategie utilizzante da brand e influencer per portare a segno diversi obiettivi di marketing. Infatti spesso si pensa che sia una pratica utilizzata solo per acquisire follower ma non è così.
Le motivazioni sono più funzionali e per comprenderle spesso si deve guardare il quadro complessivo della strategia messa in moto da team interni e consulenti marketing. Gli obiettivi che si possono raggiungere attraverso un giveaway sono:
Apparire meno distanti ai bisogni e necessità dell’audience.
Che cos’è un social giveaway?
In Italia è un concorso a premi a tutti gli effetti, in quanto si tratta di regalare qualcosa in cambio di un’azione dell’utente, atta a promuovere i propri prodotti o servizi.
Il giveaway è spesso associato ai social, anche se è possibile strutturarlo su altre piattaforme. Focalizzandoci sui social, il brand crea uno o una serie di post in cui si chiede agli utenti di effettuare delle azioni, chi le svolge potrà partecipare all’estrazione per vincere dei premi.
Di solito si richiede di:
seguire la pagina promotrice dell’iniziativa;
mettere like al post;
commentare il post.
In alcuni casi, per aumentare l’effetto virale, può essere richiesto di taggare due o tre amici nel commento del post.
I premi possono essere dei gadget, l’uso esclusivo di qualche servizio, prodotti in serie limitata, ecc.
Come già accennato sopra, i giveaway sono dei concorsi a premi e per questo dobbiamo seguire delle regole nel rispetto delle leggi e delle tutele per le aziende e gli utenti.
La legislazione italiana è molto attenta a come vengono gestiti i dati generati da un concorso a premi. Per “dati” non si parla solo di nome, cognome, indirizzi email, numeri telefonici e qualsiasi altro campo richiesto in un form di contatto (assente in un contest sui social) ma anche di quelli generati per poter partecipare al contest: commento del post, like, nome utente, ecc.
Spesso, erroneamente, si fa la distinzione che se non chiedi nessun dato personale non è considerato concorso a premi. Questa affermazione, in base a cosa abbiamo appena scritto sopra, è totalmente falsa. Il Ministero dello Sviluppo Economico, ente che garantisce il corretto svolgimento dell’iniziativa, deve poter verificare ogni criterio di partecipazione compreso, ad esempio, i commenti sotto il post. Per poterlo fare la normativa indica esplicitamente che i server su cui vengono registrati tali dati devono risiedere in Italia.
I server più vicini di Facebook e Instagram sono in Irlanda, come si risolve questa problematica? Affidandosi a software certificati dal MiSE che attraverso il mirroring registrano i dati in Italia.
Il regolamento del contest
Risolto il problema server, se vogliamo indire un giveaway dobbiamo mettere per iscritto la modalità di partecipazione, come si svolge l’estrazione, i soggetti coinvolti, i premi messi in palio e tutto ciò che è importante non solo ai fini burocratici, ma sopratutto per gli utenti che devono avere visione trasparente di ciò che accade.
valore commerciale dei premi messi in palio e relativo montepremi;
termine del contest;
dati della Onlus alla quale devolvere gli eventuali premi non assegnati.
Chi può fare un Giveaway
In quanto concorso a premi, solo le aziende iscritte al registro della camera di commercio possono indire un giveaway. Non sono permesse onlus, associazioni no profit e privati.
Cosa altro dobbiamo fare per non trasgredire le regole?
Dichiarare il concorso al Ministero dello Sviluppo Economico;
Compilare il modulo PREMA CO/1;
Effettuare l’estrazione del vincitore in presenza di un notaio o funzionario della Camera di Commercio;
Giveaway per la Lead Generation: come far diventare i fan dei contatti profilati
Fino a qui abbiamo tenuto in considerazione una meccanica interamente svolta all’interno dei canali social. Come sappiamo in questo caso non è possibile richiedere ai nostri fan l’indirizzo email, il numero di telefono o qualsiasi altro contatto in modo da poterlo inserire all’interno dei nostri database di contatti per fare attività di newsletter, email marketing, retargeting, o semplicemente contattarli per qualsiasi motivo commerciale.
Per convertire i fan in utenti profilati dobbiamo creare un funnel di conversione attraverso una landing page. Ecco come:
creiamo un post in cui invitiamo i nostri fan a partecipare al giveaway;
li indirizziamo verso una landing page e al suo interno ci sarà un form di registrazione;
il form di registrazione dovrà richiedere nome, email e qualsiasi altro field (anche se personalizzato) che ci aiuti a profilare al meglio l’utente;
tutti gli utenti registrati potranno essere estratti in modo casuale da un software certificato;
definizione del vincitore;
scaricamento della lista dei partecipanti o integrazione diretta nel CRM aziendale.
La scelta del software per organizzare un giveaway diventa fondamentale per evitare non solo problemi burocratici, ma anche per garantire agli utenti che tutto sia regolare.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/07/Giveaway-e-Lead-Generation-da-semplici-follower-a-contatti-profilati-1.jpg434750Antonella Passinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAntonella Passini2020-08-07 10:35:102020-08-31 17:23:12Giveaway e Lead Generation: da semplici follower a contatti profilati
Gli operatori del turismo, tra i settori maggiormente colpiti dalla pandemia, hanno bisogno di anticipare il più possibile i rinnovati bisogni dei propri clienti.
Pinterest rappresenta un’opportunità per brand e creator italiani per raggiungere il proprio target in fase di ricerca di idee sui prossimi acquisti.
I trend di ricerca per l’Italia dimostrano come gli abitanti del Belpaese siano più propensi che mai a valorizzare il territorio italiano e l’economia del proprio Paese.
Le difficoltà affrontate negli ultimi mesi hanno proiettato le persone di tutto il mondo verso il futuro, aumentando il proprio bisogno di lasciarsi alle spalle i giorni del lockdown e il desiderio di ripartenza e di evasione.
Ora che la fase più critica dell’emergenza Covid-19 sembra essere passata e che l’umanità si sta gradualmente adattando alla “nuova normalità”, alla voglia di partire in vacanza si somma il bisogno di sicurezza e distanziamento sociale. Gli operatori del turismo, uno tra i settori maggiormente colpiti dalla pandemia, hanno bisogno di far fronte a queste e a tante altre nuove necessità, cercando di anticipare il più possibile i rinnovati bisogni dei propri clienti e di cogliere i trend di consumo più rilevanti, anche per il prossimo futuro.
Come usare Pinterest per conoscere i trend del momento
Tra gli strumenti a propria disposizione, Pinterest, la app di scoperta visiva utilizzata da più di 400 milioni di utenti mensili in tutto il mondo per trovare ispirazione per la propria vita. In Italia, più di 19 milioni di visitatori unici mensili (Audiweb) navigano su Pinterest, che rappresenta quindi un’opportunità chiave per brand e creator italiani per raggiungere il proprio target in fase di ricerca di idee sui prossimi acquisti.
Operatori ed esperti di marketing possono catturare i consumatori già durante la “pianificazione”, rendendolo un luogo perfetto per coinvolgere potenziali clienti in questa prima fase di ispirazione. Raggiungere prima i clienti, infatti, vuol dire avere la possibilità di essere la prima scelta al momento dell’acquisto.
Trend di vacanza su Pinterest: natura e viaggi ecosostenibili
In questo contesto, ad esempio, i trend di vacanza più popolari sono legati alla natura, tendenza già anticipata dal Report Pinterest 100 per l’anno con un aumento del +253% delle ricerche relative a “viaggi nella natura”. Globalmente, Pinterest ha registrato un aumento del 1069% per “bushcraft camping”, 194% per “moda escursioni” e 274% per “consigli di pesca in lago”*.
Un altro aspetto interessante da considerare sono i tipi di vacanze e modalità di trasporto più ricercate sulla piattaforma. In tutto il mondo, Pinterest ha registrato un aumento dei viaggi ecosostenibili del 73%*, a dimostrazione di come le persone stiano cercando modi per ridurre gli impatti negativi sul pianeta. Mentre le ricerche per “viaggi in camper” (in aumento del 70%) e “roadtrip” (in aumento del 97%)**, mostrano come i turisti stiamo ricercando alternative meno affollate e più solitarie per propri viaggi.
L’incertezza e il timore per la propria salute hanno portato in molti casi a rinunciare completamente alla possibilità di muoversi.
Pinterest, in tal senso, ha registrato un aumento significativo del 38% nelle ricerche per “weekend staycation”, ovvero una vacanza “fatta in casa”, da fare in destinazioni non troppo lontane dalla propria residenza, facili da raggiungere e abbastanza accessibili.
Vacanze italiane
Anche gli italiani sono alla ricerca di ispirazione per guardare al futuro con positività. I trend di ricerca relativi all’Italia dimostrano come gli abitanti del Belpaese siano più propensi che mai a valorizzare il territorio italiano e l’economia del proprio Paese.
Le ricerche per le vacanze in Sardegna, per esempio, sono aumentate fino a 3,5 volte, per l’Isola d’Elba (4,5 volte) e per la Costiera Amalfitana (2,2 volte). Gli italiani stanno anche riscoprendo i meravigliosi laghi, come il Lago di Braies, per cui le ricerche sono raddoppiate nel periodo tra il 22 giugno 2020 e il 19 luglio 2020, e le regioni italiane, come dimostrano le ricerche per Toscana, in aumento fino a 4,9 volte e Umbria, raddoppiate***.
In generale, gli utenti di Pinterest sono pianificatori per natura e le ricerche per i momenti salienti della vita, come i viaggi, iniziano su Pinterest prima rispetto ad altre piattaforme di ricerca.
Le ultime ricerche, ad esempio, suggeriscono che la pianificazione dello shopping natalizio sia iniziata quest’anno già a partire da aprile, come dimostra l’aumento del 15% delle ricerche per “vacanze di Natale”, ed il 63% dei Pinner che sta già pianificando grandi celebrazioni intorno ai momenti di festa quest’anno.
Adrien Boyer, Country Manager per Pinterest Francia, Europa meridionale e Benelux, afferma: “Le persone si sono sempre rivolte a Pinterest per pianificare, portando a un aumento esponenziale delle ricerche circa due o tre mesi prima di un particolare momento della stagione. Nonostante quest’anno sia pieno di incertezze, le persone si sentono davvero ottimiste e hanno bisogno di un senso di normalità, il che è molto probabilmente il motivo per cui tendono a pianificare le celebrazioni ancora prima rispetto al passato”.
“Pinterest – continua Boyer – è un luogo in cui le persone si ispirano a nuove idee e agiscono su ciò che scoprono. Ogni volta che un utente cerca un’idea su Pinterest, pensa a ciò che desidera provare o acquistare successivamente. Poiché Pinterest è basato sul futuro, otteniamo un’indicazione anticipata di dove sono diretti i consumatori e questo ci permette di aiutare i brand e le agenzie a prevedere ciò che verrà per la loro categoria. Questa è una grande opportunità per le aziende di tutte le dimensioni per raggiungere gli acquirenti ispirati in Italia all’inizio di quest’anno”.
Insomma, mentre la stagione estiva entra nel vivo, i brand dovrebbero pensare a progettare in modo specifico i propri contenuti per soddisfare le esigenze di “pianificazione precoce” dei propri clienti.
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Metodologia: * Tendenze calcolate comparando i volumi di ricerca globali da Agosto 2017 a Luglio 2018 con i volumi di ricerca da Agosto 2018 a Luglio 2019 ** Tendenze calcolate utilizzando ricerche normalizzate da Giugno 2019 a Giugno 2020 *** Le tendenze sono calcolate confrontando le ricerche normalizzate in Italia durante il periodo di quattro settimane del 6/22 / 20-7 / 19/20 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/08/pinterest-vacanza.jpg593905Pinteresthttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngPinterest2020-08-06 16:44:052020-08-06 16:44:05Italiani in vacanza: tra staycation e sostenibilità, ecco i trend da conoscere
Il know-how digitale acquisito dai consumatori è un’enorme opportunità per le future pianificazioni marketing: dall’interazione con i social media alle newsletter informative. Esistono tanti modi per raggiungere il proprio target e coinvolgerlo.
Essere utile e rispondere alle necessità del cliente, creando con lui un rapporto di valore e fiducia di lungo termine è essenziale, per questo gli sforzi di un’attuale strategia marketing dovrebbero concentrarsi anche sullo sviluppo delle relazioni con i consumatori.
Anche le strategie di marketing sono state colpite dal COVID-19.
Se è vero che per “fare del buon marketing” è necessario comprendere le esigenze dei propri clienti, allora non può passare inosservato che negli ultimi sei mesi il modo di vivere delle persone si è modificato. E di conseguenza anche le loro abitudini e le propensioni di acquisto.
Gli strumenti di marketing rappresentano il miglior veicolo per farsi conoscere sul mercato di riferimento: negli ultimi tempi e soprattutto nel periodo di lockdown, poter attirare ugualmente il target verso i propri canali social, i siti web o le piattaforme di eCommerce, è stato fondamentale per il benessere di molte aziende.
Il know-how digitale acquisito, sempre nel medesimo periodo, dai consumatori è e sarà un’enorme opportunità per le future pianificazioni: dall’interazione con i social media alle newsletter informative. Esistono tanti modi per raggiungere il proprio target e coinvolgerlo, l’importante è avere le idee chiare e svilupparle all’interno di un piano strutturato.
Ecco alcuni consigli per le prossime strategie di marketing, per ripartire, consolidare i rapporti già esistenti con i clienti ed attirarne di nuovi.
Tre consigli per la prossima strategia di marketing
1. Parola d’ordine: qualità
Che si tratti di contenuti per i social network, della predisposizione di uno shooting fotografico per la campagna vendite di un prodotto o del posizionamento del proprio sito web: è importante garantire agli utenti la qualità durante le varie fasi del customer journey.
Ultimamente, ad esempio, le ricerche e gli acquisti online sono cresciuti in maniera esponenziale. Potrebbe rivelarsi molto utile essere presenti con il sito web aziendale nella parte superiore della pagina dei risultati di un motore di ricerca, oppure avere a disposizione un sito web veloce e user friendly, dove gli utenti possono arrivare con facilità alla fase finale d’acquisto. Secondo una recente ricerca Google, infatti, i siti più veloci garantiscono che un numero maggiore di clienti proseguirà fino alla fase del pagamento.
Ottimizzare le fasi che portano all’acquisto di un prodotto nel caso di un e-commerce, migliorare la navigazione di un sito web informativo o attivare un’accurata strategia SEO (Search Engine Optimization o ottimizzazione per i motori di ricerca) sono solo alcune delle azioni che possono creare nuovi collegamenti di qualità e stimolare le conversioni.
2. Creare una strategia marketing partendo dalla relazione di valore con i propri clienti
Essere utile al cliente e rispondere alle sue necessità, creando con lui un rapporto di valore e fiducia di lungo termine.
Gli sforzi di un’attuale strategia marketing dovrebbero concentrarsi anche sullo sviluppo delle relazioni con gli attuali e i futuri clienti, attraverso campagne pubblicitarie che diano valore alla reputazione aziendale, con agevolazioni e attenzioni dedicate agli utenti (ad esempio estendendo il periodo di tempo per il reso gratuito in caso di e-commerce), rispondendo rapidamente ai dubbi degli utenti sui vari canali di comunicazione, cercando nuovi touch point con il pubblico.
Percorrere nuove strade nel vasto mondo del marketing digitale: potrebbe essere il momento giusto per costruire una newsletter mensile con cui descrivere come si stanno riprendendo le attività in azienda o anticipare alcune novità su prodotti e servizi.
Inoltre in questa fase diventano ancora più importanti gli UGC (user-generated content), i contenuti generati dagli utenti sui social network: stimolare l’interazione del cliente per creare un forte legame con esso.
3. Informare con chiarezza e monitorare il sentiment degli utenti
Gli utenti ricercano, si informano, valutano la posizione geografica e gli orari di apertura di un’attività commerciale, leggono le recensioni degli altri utenti.
Quelle elencate sono solo alcune delle informazioni che i consumatori cercano online prima di recarsi fisicamente presso il negozio, il ristorante o il wine bar scelto per una determinata occasione o per quel preciso acquisto.
Aggiornare costantemente la clientela e il potenziale target attraverso informazioni chiare sul proprio sito web, sui social network, sulle schede informative presenti sul web, deve diventare un’attività chiave, soprattutto in un momento di ripartenza come quello che si sta vivendo in Italia.
Stesso discorso vale per il monitoraggio delle recensioni degli altri utenti: avere piena consapevolezza di ciò che le persone pensano della propria azienda ed avere un piano per fronteggiare le eventuali critiche negative.
Nonostante le difficoltà di questo percorso di ripresa, potrebbe essere il momento giusto per consolidare la propria presenza online, implementare strumenti digitali e stabilire di conseguenza nuovi metodi di connessione e di conversione delle persone.
L’importante è farlo con un occhio alla qualità del contenuto, creando interazione e fornendo sempre chiare informazioni.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/08/accelerazione-digitale-4.jpg580878Luca Maucionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Maucione2020-08-06 12:18:132020-08-06 12:18:13Accelerazione Digitale: 3 punti da considerare per la prossima strategia marketing
Le contact tracing app dovevano servire all’Italia e all’Europa per riaprire i confini, anche in vista dell’estate. Ma qual è la situazione?
In Italia, l’app funziona da giugno ma il tasso di adozione è più basso di quanto necessario; in Europa le cose non vanno meglio, con una situazione frammentata e l’assenza di un modello di interoperabilità tra Paesi.
Harvard Business Review ha identificato alcuni punti su cui concentrarsi per stimolare l’adozione delle app che è in ritardo, come le “app di comunità” e gli incentivi all’utilizzo.
Ci siamo: l’estate più strana del secolo è finalmente arrivata.
Ha avuto un enorme punto di domanda fin dall’inverno, quando il virus che ha colpito il mondo ci ha messo tutti “in attesa” a tempo indeterminato. Eppure niente, neppure una pandemia, può fermare il sole, il caldo e la voglia di vacanza.
Alla fine, si sta facendo quasi tutto ciò che si pensava non si sarebbe potuto fare: i confini della maggior parte dei Paesi d’Europa sono aperti, in maniera più o meno chiara. Le persone stanno partendo per le vacanze come ogni anno, anche se su scala più locale. E mentre il Coronavirus continua a mietere vittime (anche se fortunatamente in Europa a livelli molto ridotti), noi torniamo a una parvenza di normalità.
Come? Uno dei metodi che sembrava avrebbero dovuto garantire alla nostra estate un aspetto “normale” era l’utilizzo delle Contact Tracing Apps.
L’Italia, come il resto del mondo, si è lanciata alla velocità della luce nella creazione della sua app di tracciamento, ed è effettivamente riuscita a farla uscire ai primi di giugno in tempi record, attestandosi tra le prime in Europa nell’impresa.
C’è stato un gran frastuono di voci, molte a favore, molte altre critiche dell’App sviluppata da Bending Spoons. Troppi, in realtà, gettavano benzina sul fuoco a sproposito, alimentando preoccupazioni sulla privacy che erano già state più che risolte, come avevamo visto in questo articolo dedicato.
Ma poi, più niente. Molti di noi l’hanno scaricata, e lei se ne è stata silente nei nostri smartphone, ricordandoci della sua esistenza solo quando per qualche motivo disattivavamo il Bluetooth e lei ci avvisava con una notifica che il suo funzionamento era sospeso.
Ci era stato detto che per essere efficace avrebbe dovuto essere scaricata da più di metà della popolazione.
Ci era stato detto che per poter aprire i confini europei, la maggior parte degli Stati avrebbero dovuto dotarsene.
Infine, ci era stato detto, ormai circa un mese fa, che un sistema di “interoperabilità” tra le varie applicazioni disponibili nei vari Paesi europei sarebbe stato la chiave per un’estate quasi normale (il documento dell’Unione Europea con le specifiche per l’interoperabilità è datato 12 giugno 2020).
E ora che ci siamo, qual è la situazione? Quali app dovrebbero scaricare i vacanzieri in partenza per altre località europee? Quali risultati stanno portando nei vari Paesi che le hanno adottate?
Quello che sappiamo, è che dopo averla scaricata e attivata, il suo ruolo è proprio quello di… non fare niente. L’app stessa ti ricorda di “aprirla periodicamente per verificare che sia attiva“, il che sicuramente non la fa percepire come una presenza oppressiva, ma dall’altra parte non aiuta a far capire la sua utilità.
Sappiamo che funziona tramite tecnologia Bluetooth Low Energy, riuscendo così a rispettare la privacy perché non registra posizione né altri dati sensibili.
Si è adeguata, così come la maggior parte d’Europa, al sistema predisposto da Google–AppleDecentralised Privacy-Preserving Proximity Tracing (DP-3T), modello decentralizzato più sicuro perché i dati vengono conservati sullo smartphone e non nei server.
Se un utente che ha installato l’app risulta positivo, il sistema invia ai dispositivi con cui è entrato in contatto una notifica di esposizione. Quest’informazione non ha conseguenze, nel senso che non vengono allertate le autorità né date particolari indicazioni al ricevente su cosa debba fare (teoricamente, auto-isolarsi o effettuare un tampone).
Questi numeri sono sicuramente positivi, ma sono tremendamente al ribasso rispetto a quanto ci avevano prospettato come minimo indispensabile: si tratta di circa il 12% della popolazione in grado di utilizzarla.
Per essere davvero efficace, servono altri numeri.
Purtroppo molti italiani continuano a non fidarsi, nonostante abbia superato i testi sulla privacy effettuati ad esempio da AltroConsumo.
Complici diverse complicazioni, come la mancata chiarezza sull’iter da seguire in caso di notifica di esposizione, e il dibattio negativo che si è sviluppato intorno all’app, c’è ancora molta strada da fare per arrivare al cuore (o allo smartphone, in questo caso) degli italiani.
E il governo lo sa, infatti assicura di star mettendo in campo ulteriori misure comunicative e non per spingere l’adozione massiccia.
Insomma, in Italia bene ma non benissimo. E nel resto d’Europa?
Contact Tracing app in Europa: quali soluzioni nell’Unione e cosa funziona?
Quasi tutta l’Europa si è attivata nella direzione delle contact tracing app come supporto per contenere la diffusione del Coronavirus, ma le modalità e i risultati sono stati estremamente frammentati e diversi.
Alla base c’è proprio un problema di “unione“: ovviamente ciascun Paese si è lanciato nella corsa agli armamenti digitale in autonomia.
Per fortuna molti hanno adottato il sistema di Google e Apple, rendendo la tecnologia sottostante quantomeno simile, ma per il resto ogni Stato ha fatto da sé, creando un sistema frammentato che non è in grado di dialogare a livello europeo.
Secondo i dati riportati da Reuters, nell’UE, Austria, Croazia, Danimarca, Germania, Italia, Irlanda, Lettonia e Polonia hanno lanciato applicazioni che utilizzano lo standard Google-Apple. Altri nove Paesi dell’UE hanno in programma app basate sullo stesso sistema (UK ha deciso di recente di concentrarsi su questo, mentre prima doveva sposare il modello decentralizzato). Al di fuori dell’Unione, applicazioni simili sono ora attive in Svizzera, Irlanda del Nord e Gibilterra.
Francia e Ungheria hanno lanciato un diverso tipo di app che memorizza le informazioni su un server centrale. La conseguente spaccatura degli standard significa che sarà difficile far funzionare tutte le app in tutta Europa senza soluzione di continuità.
Come funzionano le contact tracing app in Europa?
I funzionamenti variano. L’applicazione tedesca Corona Warn è stata scaricata più di 16 milioni di volte (su una popolazione di 83 milioni) e consiglia agli utenti di rivolgersi a un medico; gli svizzeri condividono un numero verde da chiamare; mentre in Irlanda gli utenti possono scegliere di condividere il proprio numero di telefono ed essere richiamati da un operatore.
Ma funzionano? Bella domanda. Il compromesso del Bluetooth tra utilità e privacy è il nodo centrale, perché non rende possibile ad esempio individuare l’ora e il luogo esatti degli eventi a rischio.
Le app più orientate alla privacy (tra cui Immuni) rendono impossibile per i loro amministratori monitorare il numero di notifiche di esposizione che passano attraverso il sistema – rendendo difficile misurare se le app svolgono il lavoro a cui sono destinate.
In realtà, il framework di Google-Apple potrebbe consentire il monitoraggio delle notifiche di esposizione. Questo è ad esempio stato abilitato nell’app irlandese, che ha anche degli add-on come un “tracciatore di sintomi”, dove gli utenti possono condividere volontariamente informazioni su come si sentono, aiutando le autorità sanitarie a mappare la pandemia. Forse anche per questo l’app è stata scaricata dal 30% della popolazione.
Un’unica app di contact tracing per tutta l’Europa? Non quest’estate
L’UE, come dicevamo, si è mossa per spingere nella direzionedell’interoperabilità in vista dell’estate e dei flussi di persone in movimento da un Paese dall’altro. Ma, a parte l’evidente ritardo del farlo a metà giugno, riuscirci “a posteriori” è sicuramente più complesso. Il risultato è che non esiste al momento in Europa un reale interscambio di dati tra le app di tracciamento per il Covid-19.
Se un viaggiatore intra-europeo vuole essere allertato di possibili esposizioni al di fuori del territorio nazionale, dovrà scaricare l’app di quello specifico Paese (con ovvie difficoltà, a partire dalla lingua).
E in autunno? Le speranze sono buone perché nei prossimi mesi questo passaggio fondamentale venga fatto, ma il problema non sarà comunque risolto: se l’Italia e l’intera Europa in generale non riusciranno a spingere un utilizzo dell’app più ampio di quanto non è successo finora, la loro utilità rimarrà comunque limitata (anzi, c’è chi sostiene che possano essere controproducenti perché rischiano di creare un falso senso di sicurezza).
Come far utilizzare di più le contact tracing app?
Posto che il problema base della privacy venga neutralizzato (come ad esempio con Immuni è successo), perché le persone non scaricano e utilizzano le app di tracciamento? Perché tutta questa difficoltà nell’adozione di un sistema che ha un bassissimo impatto sul singolo, ma potenzialmente un grande impatto sulla comunità?
In primis, c’è il paradosso della privacy: più alta è la percezione che la privacy dell’utente è protetta, più persone adotteranno un’app di contact-tracing; ma una maggiore protezione della privacy pone dei limiti all’efficacia dello strumento nel tracciare la diffusione del virus, rallentando così la diffusione dell’app.
Poi ci sono i “negazionisti” che non credono alla pericolosità del virus e alla necessità di contenerlo. E i cosiddetti “astenuti“, che nel dubbio (pur assolutamente aleatorio) che possa danneggiarli preferiscono purtroppo non fare niente. Infine c’è chi non ha capito come funziona, chi ha paura di ricevere una notifica e non sapere cosa fare dopo, e così via.
Secondo l’analisi, quando l’adozione è volontaria, le app per la ricerca di contatti presentano il classico problema dell’uovo e della gallina – o “partenza a freddo” – sperimentato da qualsiasi piattaforma alla ricerca di forti effetti di rete: non hanno praticamente alcun valore finché non raggiungono una massa critica di utenti.
Lo stesso vale per le app di tracciamento Covid-19. Invece di lanciarle in modo ampio e indiscriminato, dovremmo dispiegarle in comunità altamente focalizzate, contenute, affini, dove sarebbero immediatamente utili: famiglie, comunità religiose, luoghi di lavoro, scuole, bar e ristoranti, spiagge, hotel, treni, aerei, ecc.
App di comunità e incentivi
Un esempio di “app di tracciamento di comunità” è quello di UBI Banca: i suoi dipendenti utilizzano UBISafe, la sua applicazione per la ricerca di contatti, a partire dal 1° luglio e al loro rientro in ufficio. L’applicazione è stata installata automaticamente sugli smartphone aziendali, e gli altri saranno stimolati a utilizzarla. Questo può permettere all’app di raggiungere una penetrazione molto elevata, rendendola più efficace.
Altri modi per rendere un’app di tracciamento istantaneamente preziosa sono quello di fornire informazioni sul livello di contagio locale, in modo che gli utenti conoscano i rischi, e quello di includere una funzione di tracciamento dei sintomi in modo che gli utenti possano inserire i loro e ricevere informazioni su quando cercare aiuto medico (come succede in Irlanda).
Infine, sarebbe più probabile che le persone adottassero l’app se ci fossero aspettative concrete di essere così testate più rapidamente e senza costi aggiuntivi nel caso in cui ricevano la notifica di essere stati esposti al virus.
Certamente c’è ancora molto da fare: sia da parte dei cittadini, che non dovrebbero giocare all’assenteismo, ma informarsi e decidere su basi logiche di scaricare o meno l’app; sia da parte dei governi e dei produttori di queste app, che dovrebbero impegnarsi per renderle più utili per il pubblico, anche a livello europeo.
Negli ultimi mesi la nostra vita è cambiata e il mondo digitale ha seguito questa evoluzione, in particolare con alcune importanti novità social.
Social commerce e lavoro sono al centro dell’attenzione delle grandi piattaforme, che cercano di supportare le aziende nella ripresa (e di ampliare il proprio mercato).
Il mondo dei social ha profondamente cambiato il nostro modo di fare acquisti, vendere, trovare lavoro e interagire sul web. Ma quali sono le novità che hanno avuto maggiore impatto negli ultimi mesi?
Ripercorriamole insieme.
Arriva Facebook Shops
Lo scorso maggio, in un momento di vero boom per l’eCommerce, Facebook scommette di portare online il maggior numero possibile di imprese locali colpite dal lockdown con Facebook Shops.
Il servizio nasce con l’intento di agevolare le aziende nella creazione di un negozio online a cui i clienti possano accedere sia su Facebook che su Instagram.
La creazione di un negozio su Facebook è gratuita. Le aziende possono scegliere i prodotti che vogliono inserire nel loro catalogo e poi personalizzare il look and feel del loro negozio con un’immagine di copertina e colori in linea con il brand. Questo significa che qualsiasi venditore, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal suo budget, può portare la sua attività online e connettersi con i clienti ovunque e in qualsiasi momento.
I clienti possono trovare i negozi Facebook Shops sulla pagina Facebook di un’azienda o sul profilo Instagram, oppure scoprirli attraverso storie o annunci. Da qui, è possibile sfogliare l’intera collezione, salvare i prodotti e fare un ordine – sia sul sito web dell’azienda che dall’app, se l’azienda ha attivato il checkout negli Stati Uniti.
Proprio come per un negozio fisico, per chiedere assistenza è sufficiente inviare un messaggio all’azienda attraverso WhatsApp, Messenger o Instagram Direct per fare domande, ottenere supporto, monitorare le consegne e altro ancora.
Sempre a maggio, una grande novità social arriva da Facebook che acquista il popolare sito per la creazione e la condivisione di GIF,Giphy, per un prezzo dichiarato di 400 milioni di dollari, con l’intenzione di integrare la massiccia library di GIF con Instagram e altre applicazioni della casa madre Facebook.
Il sito è uno dei più grandi siti di GIF su internet, che offre strumenti per creare, condividere e remixare questa tipologia di contenuti. Facebook si è già affidata alle API di Giphy per l’inserimento di GIF nelle sue applicazioni per anni: Instagram, l’applicazione principale di Facebook, Messenger e WhatsApp funzionano già tutte con il servizio.
Sotto la sua nuova proprietà, Giphy vive come parte del team di Instagram, con l’obiettivo di rendere ancora più facile l’invio di GIF e adesivi nelle storie e nei messaggi diretti di Instagram.
“Le persone saranno ancora in grado di caricare GIF; gli sviluppatori e i partner API continueranno ad avere lo stesso accesso alle API di Giphy; e la comunità creativa sarà ancora in grado di creare grandi contenuti”, ha detto Vishal Shah, VP del prodotto di Instagram, in un post del blog che annunciava la notizia.
Numerosi servizi si affidano alle API del sito per la fornitura di GIF, tra cui Twitter, Pinterest, Slack, Reddit e altri ancora. Anche se l’annuncio di Facebook sembrerebbe indicare che questi servizi saranno ancora in grado di usare Giphy come fanno attualmente – almeno per ora – ci potrebbe essere un’ulteriore tensione con questi servizi, dato che molti di loro competono direttamente con Facebook.
Nasce TikTok for Business, la novità social prima della tempesta
A circa un mese di distanza dalla release di Facebook Shops, TikTok lancia TikTok For Business, “una serie di soluzioni pensate per offrire ai brand e alle loro direzioni marketing gli strumenti per creare storytelling creativi, in grado di coinvolgere la community di TikTok con il loro messaggio”, si legge nel comunicato di presentazione sul blog.
Per i brand, la nuova piattaforma apre una finestra di opportunità interamente nuova per creare contenuti che parlano alle persone, invitando la community a unirsi alla conversazione e “a fare un TikTok”.
Il lancio di TikTok For Business nasce con l’intento di coniugare la creatività e la positività della community con soluzioni pensate per far crescere le aziende.
Sulla piattaforma è oggi possibile trovare e conoscere soluzioni, strumenti di misurazione e metriche, post di ispirazione, risorse e notizie utili per i brand.
“Attivando l’opzione, la tua foto profilo verrà aggiornata con una cornice verde denominata #OpenToWork, in modo che chiunque veda il tuo profilo sappia che sei aperto a nuove opportunità di lavoro”.
Per aggiungere la cornice #OpenToWork, segui questi tre semplici step.
Clicca sulla tua foto profilo e seleziona l’opzione “Mostra ai recruiter che sei aperto al lavoro”
Inserisci le tue preferenze sulla posizione lavorativa che cerchi e la relativa categoria di appartenenza
Attraverso l’opzione “scegli chi può vedere che cerchi lavoro” decidi chi può visualizzare la tua disponibilità: solo i recruiter o tutta la comunità LinkedIn.
Novità social per far trovare la tua azienda su WhatsApp
Prima di tutto, creando il proprio QR code business e inserendolo sul packaging, le etichette dei prodotti, o i materiali promozionali relativi all’attività.
Come spiegato da WhatsApp:
“In passato, quando le persone si imbattevano in un’attività che trovavano interessante, dovevano aggiungere il numero WhatsApp ai contatti prima di avviare una chat. Ora, possono semplicemente scansionare il QR code che l’azienda espone sull’insegna, sulla confezione prodotto o sulla ricevuta e contattarla”.
“Da ora, per condividere un catalogo o un articolo è sufficiente copiare il link e inviarlo su WhatsApp o su altri social”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2019/06/week-in-social.jpg615975Giulia Migliettahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiulia Miglietta2020-08-05 14:30:582020-08-05 19:24:035 novità che hanno rivoluzionato l'universo social negli ultimi mesi (e di cui dovresti tenere conto)
La pandemia ha cambiato tutto: anche il modo di concepire il rapporto fra aziende e consumatori.
Quando parliamo di Purpose, parliamo di qualcosa di tangibile e sempre più determinante. Influenzerà il futuro del concetto stesso di “company”?
Le aziende, è ormai assodato, sono in tutto e per tutto delle piattaforme: cosa c’è dopo?
Preparing for the new reality. KPMG non poteva scegliere titolo più evocativo per presentare in un report uscito lo scorso giugno sui trend globali relativi al mondo retail, ovviamente frutto di un primo semestre dell’anno che ci ha portato a cambiare radicalmente il nostro percepito del mondo.
La società di consulenza svizzera isola quattro macrotrend che saranno al centro delle strategie di chi si occupa di retail:
l’implementazione dell’eCommerce come direzione strategica obbligatoria, in un mercato che ha dovuto confrontarsi con l’impossibilità a spostarsi;
la conferma del Purpose come driver indispensabile alla relazione con il consumatore;
il concetto di Profittabilità del business, che deve essere riconsiderato partendo dal presupposto che la riduzione dei costi non è l’unica soluzione per il mantenimento dei margini di guadagno;
la conoscenza dei consumatori, che dev’essere sempre più approfondita, garantendo la reperibilità della merce più che un vasto assortimento.
Distribuzione, valori, marginalità e modelli, offerta commerciale: era evidente che il COVID avrebbe impattato sul concetto alla base dell’idea di negozio, di distribuzione, anche di esperienza di consumo. Ma come questi fattori si intersecano fra loro, e perché, forse esula anche dalla pandemia stessa, aprendo a ragionamenti che sono più legati al mondo che il COVID-19 ha mostrato.
Prendiamo un altro aspetto: il modo di lavorare.
Per molte aziende il lockdown è stata l’occasione per sperimentare il lavoro da remoto: secondo Eurofound, il lockdown ha costretto al remote working il 40% circa dei cittadini europei. Un primo passo per aprirsi al mondo del lavoro agile, che è diventato anche nei mesi che hanno seguito il periodo di quarantena un tema di discussione non più rinviabile.
Allo stesso modo, sempre KPMG già a marzo parlava di un nuovo rapporto con il risk management, indicando come necessario per i CEO cominciare a concepire nelle proprie strategie di contrasto alle crisi anche gli scenari geopolitici e sanitari, facendo proprio un approccio data driven che sia sempre più a “trazione predittiva”.
Se con il virus riusciremo ad un certo punto a fare pace, grazie si spera ad una cura, con i suoi effetti dovremo far conto per anni, a tutti i livelli. Nelle aziende, ancor di più.
Da piattaforme a comunità
Diciamolo pure: per molti il lockdown è stata una specie di epifania.
Così come i dipendenti hanno capito -molti, almeno- che il loro lavoro poteva diventare veramente agile, in una nuova modalità che comprendesse flessibilità negli orari e nuovi KPI per la misurazione della propria attività, così i consumatori hanno cominciato a rivedere le proprie abitudini, privilegiando un approccio spurio al consumo, dove i grandi marketplace digitali venivano affiancati dal piacere di tornare fisicamente ad acquistare beni e servizi.
Torniamo per un attimo al Purpose, di cui si è fatto un gran parlare negli ultimi mesi ma che già da diversi anni sta spingendo sempre più le aziende a interrogarsi sul quale sia la strada migliore per interpretare il proprio set valoriale.
Da un punto di vista strettamente narrativo, non può esistere un Purpose senza che ci sia una reale concretizzazione dello stesso sotto forma di esperienze, che devono essere tangibili e coinvolgenti per tutti gli stakeholder aziendali.
Che forma avranno le esperienze?
Il COVID-19 ha aiutato a ricalibrare le priorità, e conseguentemente le necessità e le aspettative dei consumatori. Secondo lo Spring Update del report 2020 Edelman Trust Barometer, ad esempio, si indica come il 64% degli intervistati indichino necessario un riequilibrio delle risorse fra componente “ricca” della società e la working class, mentre il 67% indica come sempre più importanti valori come la salute e l’istruzione.
Riferimenti che c’erano anche prima della pandemia, ma che semplicemente sembravano meno prioritari nelle agende delle persone. Stesso discorso per il Global Warming e i cambiamenti climatici, che stanno rapidamente salendo nella classifica poco edificante delle urgenze da risolvere: secondo la Banca dei regolamenti internazionali, saranno proprio loro a scatenare la prossima crisi finanziaria.
Ecco che allora le esperienze serviranno a rendere concreti propositi che necessariamente dovranno essere sempre più tangibili, condivisi e soprattutto distribuiti.
In altre parole, le aziende dovranno passare dal proporre visioni ideali e talvolta utopistiche a progettazioni reali che ne giustifichino l’esistenza anche da un punto di vista sociale, oltre che economico: le esperienze che proporranno saranno quindi il volano per il realizzo di essi.
Per questa ragione, da un sistema più legato alle logiche di piattaforma, stiamo vedendo evolvere il concetto di azienda verso una logica di community, in cui tutti gli stakeholders diventano parte integrante di un ecosistema dove a far da padrone è la co-creazione di senso, e in cui si lavora per un benessere diffuso e distribuito.
Un principio di narrazione transmediale in cui l’obiettivo è edificare un universo di marca incentrato sul Purpose, e dove le dimensioni spaziali e temporali che lo compongono siano condivise non solo da chi dell’azienda fa parte, ma anche da chi attraverso le proprie aziende le permette di esistere: i consumatori, prima di tutto.
Forse l’evoluzione che stiamo osservando non è così remota o inattesa: era evidente da tempo che i ritmi di crescita che l’umanità ha osservato nell’ultima metà del ‘900 siano insostenibili alla luce dei paradigmi di produzione e consumo che li hanno permessi.
Quello che è forse inatteso, ed è probabilmente uno dei pochissimi effetti positivi che la pandemia ha avuto, è stato capire che un altro futuro è possibile, dove le aziende lavorano strenuamente per generare profitto e, al contempo, benessere reale e duraturo per chi le sceglie -e non solo- nel tentativo di lasciare qualcosa di più che un semplice ricordo di marca. Dove il consumo può essere veramente sostenibile, e anche dove il lavoro deve andare in una direzione più “umana” e meno “meccanica”.
Probabilmente è una fase di transizione quella che stiamo vivendo, e non sappiamo dire quanto sarà effettivamente lunga e complessa: quello che però sembra chiaro è che all’orizzonte qualcosa è cambiato, e le aziende sono al centro di questo cambiamento.
Chi se ne renderà conto otterrà un vantaggio competitivo non secondario: perché è vero che si deve lavorare per un Purpose, ma è pur vero che questo si può e deve realizzare (anche) con un profitto.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2017/10/dart-102881_1920.jpg13771920Francesco Gavatortahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFrancesco Gavatorta2020-08-05 12:00:112021-06-07 12:07:01L'evoluzione dell'azienda è già cominciata (e non ce ne siamo accorti)
Toyota svela una nuova identità visiva come parte del percorso aziendale verso un mondo sempre più digitale
Nissan si unisce a BMW e Volkswagen e sostituisce ufficialmente il suo emblema tridimensionale con un logo piatto e bidimensionale
FCA Group e Groupe PSA compiono un passo importante e annunciano la ragione sociale del nuovo Gruppo.
Una strategia di rebranding ha il potere di creare cambiamenti significativi in un’organizzazione allineando le percezioni del mercato, migliorando i processi e l’attenzione nei confronti degli stakeholder.
Dopo le riprogettazioni con loghi tridimensionali dall’effetto cromato, in stile anni ’80/’90, le case automobilistiche da Nissan a Toyota stanno tornando a un design piatto per mantenere coerenza nel mondo digitale.
Il rebranding di Toyota digital first
Toyota Motor Europe, come tanti altri marchi del settore automobilistico, punta su una riprogettazione “piatta” del suo logo. Toyota si unisce a un lungo elenco di case automobilistiche che hanno abbandonato il design 3D per un logo flat nel tentativo di modernizzare i loro marchi.
Il nuovo logo e il marchio, rivisitati dall’agenzia The&Partnership per la divisione Europa di Toyota, vedono il nome della casa automobilistica rimosso e il suo vecchio design 3D appiattito. Quel che rimane è un emblema 2D semplificato composto da tre ovali sovrapposti.
Questo cambiamento, secondo The&Partnership e Toyota, si avvale del riconoscimento visivo del marchio tra i consumatori europei, significa che non è più necessario dichiarare chiaramente il nome per essere identificato.
I loghi bidimensionali semplificati si replicano meglio sugli schermi e in miniatura come sulle icone delle app, questo spinge i designer ad abbandonare i loghi tridimensionali che erano popolari tra le case automobilistiche negli anni ’80 e ’90.
È la prima volta che la casa automobilistica giapponese lancia un nuovo logo dal 2005 ed è la prima volta che rinnova la sua identità visiva dal 2009.
Tuttavia, l’Head of Art di The&Partnership Dan Beckett non considera questa ondata di design piatto come una “tendenza”, ma piuttosto una soluzione pratica alla crescente questione della leggibilità in un momento in cui la digitalizzazione ha preso il sopravvento.
Realizzare loghi con un aspetto lucido e tridimensionale, vent’anni fa era abbastanza di moda. Soprattutto nel settore automobilistico dove i loghi dei marchi, per loro stessa natura, prendevano forma nel mondo reale attraverso oggetti argentati lucidi e incollati sui lati delle auto.
“Con l’avvento dei punti di contatto digitali del marchio, e in particolare dei piccoli schermi mobile, tutti quegli smussi e difficili sfumature hanno permesso che i loghi diventassero delle piccole macchie grigie, indistinguibili l’una dall’altra. Quindi non la vedo come una nuova tendenza, la vedo come la soluzione logica a un problema universale creato da una tendenza diversa” ha dichiarato Beckett.
Il marchio è stato commissionato per garantire “longevità in un mondo digitale”, oltre a mantenere la sua identità visiva in linea con l’espansione sui veicoli elettrificati, sulla vendita al dettaglio online e sui nuovi modelli di proprietà.
“Oltre a rimodernare il marchio, abbiamo anche cercato di dare una sensazione più premium mentre lavoravamo duramente per semplificare l’architettura del marchio e creare un sistema di progettazione che sarà scorrevole attraverso i punti di contatto di oggi e di domani. Toyota ha recentemente fatto grandi passi avanti nella progettazione del prodotto e volevamo davvero vederlo riflesso nell’identità visiva”, ha continuato Becket.
Il progetto di rebranding è stato avviato a luglio 2019 e ha coinvolto The&Partnership in collaborazione con Toyota Motor Europe per oltre un anno per creare un kit di strumenti online a cui accedere, per coloro che lavorano con il brand.
Allo studio di design è stato dato un brief in quattro punti: essere lungimiranti, dare priorità al display mobile, garantire all’azienda un aspetto più “premium” e offrire coerenza in tutte le parti dell’azienda e dei suoi sotto-marchi.
L’agenzia ha anche progettato una tipografia su misura, chiamata Toyota Type, sia per i formati digitali che fisici. Il font sans serif presenta una tavolozza colori monocromatica con un accento rosso come “cenno distintivo” per la casa automobilistica.
“Il design comunica semplicità, trasparenza e modernità”, si legge in un comunicato Toyota. “È perfettamente adattato allo spazio digitale ma ugualmente efficace nel mondo fisico”.
Questo nuovo carattere tipografico accompagna diversi cambi di nome nelle diverse aree di business di Toyota: “Toyota Insurance Management” diventa “Toyota Insurance Services” e “Toyota Plus” è stato ribattezzato in “Toyota Approved Used”.
Il nuovo logo sarà distribuito su tutte le comunicazioni interne ed esterne del marchio in Europa, mentre l’attuale logo continuerà ad essere utilizzato sui veicoli Toyota.
Anche l’attuale segnaletica del rivenditore rimarrà inalterata, sarà rivista nella strategia Toyota 2025.
Nissan cambia identità visiva dopo 20 anni
Il marchio automobilistico giapponese Nissan ha aggiornato il suo logo all’inizio del mese di luglio: una versione piatta e più stilizzata del suo emblema precedente, che vantava un effetto rialzato e realistico.
Mentre il nome della società è rimasto invariato al centro, all’interno scompare la scatola rialzata, poiché il precedente aspetto del rettangolo sovrapposto su un cerchio è stato semplificato.
Il carattere è stato perfezionato, le lettere sono state allungate per creare uno spazio intermedio che offre un’estetica più pulita.
Nissan ha debuttato con il nuovo logo sul SUV elettrico Ariya, tutti i futuri veicoli completamente elettrici del marchio presenteranno una versione illuminata del design.
È la prima volta in 20 anni che l’azienda cambia la sua identità visiva. L’ultima revisione aveva visto il marchio trasformarsi nella versione 3D.
Vi ricordate quando il logo era costituito da un cerchio rosso intercettato da una sezione rettangolare blu stampata con il nome Nissan?
La vecchia identità rappresentava la bandiera del Giappone
Il progetto di rebranding è durato tre anni. Il processo è stato avviato nel 2017 dal vicepresidente senior Nissan del design globale Alfonso Albaisa. Il brief prevedeva di aggiornare l’identità del marchio dell’azienda con qualcosa di “sottile, leggero e flessibile”.
“L’ispirazione nasce dalle scoperte della scienza, della tecnologia e della connettività. In che modo queste hanno apportato cambiamenti fondamentali per i clienti“, ha dichiarato Albaisa.
La necessità di illuminare il logo Nissan sui prossimi modelli completamente elettrici ha presentato al team sfide tecniche, tra cui la corretta valutazione dello spessore del contorno dell’emblema in modo che possa creare una finitura “nitida” quando illuminata, oltre a rispettare i regolamenti governativi.
Doveva anche mantenere la sua presenza audace quando non era illuminato, se utilizzato in modo digitale, su carta o dai concessionari.
Il team ha iniziato il processo di progettazione in 3D, redigendo prima il badge del marchio illuminato, prima di svilupparlo in una forma 2D piatta per rappresentare il marchio su tutto il resto delle sue piattaforme.
“L’effetto complessivo della riprogettazione è una transizione da un aspetto industriale spigoloso a un aspetto raffinato, familiare e adatto al digitale”, ha affermato la casa automobilistica. “Il nuovo logo di Nissan simboleggia l’impegno dell’azienda a continuare a innovare per le nuove generazioni di clienti”.
Il logo apparirà anche nei concessionari. Sono state progettate quattro iterazioni del logo per adattarsi al meglio ai diversi scopi. Questi includono un logo bianco 2D e un logo nero 2D, nonché un logo bianco 3D con effetto ombra e un logo bianco 2D con ombra.
STELLANTIS: il nome del nuovo gruppo formato da FCA e Groupe PSA
FCA Group e Groupe PSA compiono un passo importante e annunciano la ragione sociale del nuovo Gruppo.
In vista del completamento della fusione 50:50 come definito nel Combination Agreement annunciato il 18 dicembre 2019, Peugeot SA (“Groupe PSA”) e Fiat Chrysler Automobiles NV (“FCA”) annunciano che la ragione sociale del nuovo gruppo sarà Stellantis.
STELLANTIS deriva da “stello” che significa “illuminato dalle stelle”. Trae ispirazione da questo nuovo e ambizioso allineamento di marchi automobilistici leggendari e forti culture aziendali che, riunendosi, stanno creando un nuovo leader nell’era della mobilità, preservando allo stesso tempo tutto il valore eccezionale costruito nel tempo dalle singole parti.
STELLANTIS combinerà la scala di un’azienda veramente globale con un’ampiezza e una profondità eccezionali di talenti, know-how e risorse in grado di fornire soluzioni di mobilità sostenibile per i prossimi decenni.
Le origini latine del nome rendono omaggio alla ricca storia delle società fondatrici, mentre l’evocazione dell’astronomia cattura il vero spirito di ottimismo, energia e rinnovamento alla guida di questa fusione che cambia l’industria.
Il processo di identificazione del nuovo nome è iniziato subito dopo l’annuncio dell’accordo di fusione. Il senior management di entrambe le società è stato strettamente coinvolto, supportato da Publicis Group.
Il nome STELLANTIS verrà utilizzato esclusivamente a livello di Gruppo, come marchio aziendale. Il prossimo passo nel processo sarà la presentazione di un logo che con il nome diventerà l’identità del marchio aziendale. I nomi e i loghi dei marchi costituenti del gruppo STELLANTIS rimarranno invariati.
Il completamento del progetto di fusione dovrebbe avvenire nel primo trimestre del 2021, dopo l’approvazione da parte degli azionisti di entrambe le società nelle rispettive assemblee generali straordinarie e la soddisfazione dell’antitrust e di altri requisiti normativi.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/08/rebranding-toyota-nissan-fca-groupe-psa-14.jpg432936Giuseppe Tempestinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiuseppe Tempestini2020-08-05 09:21:332021-07-21 14:59:12Rebranding di luglio: Toyota, Nissan e la fusione di FCA e Groupe PSA
Spotify diventa leader nel mercato dei Podcast, con il 21% di abbonati.
La tendenza del momento è in crescita anche in Italia.
Le ore di ascolto di Spotify sono tornate allo stesso livello a cui erano prima della pandemia. La ripresa è stata più forte nelle aree in cui la diffusione del virus sembra rallentare e l’azienda ha anche dichiarato che il consumo complessivo e la crescita dei podcast sono più che raddoppiati.
Nonostante una perdita complessiva di 356 milioni di euro nel periodo del lockdown, il Wall Street Journal riporta che c’è stato un aumento degli abbonati paganti.
Nel complesso, Spotify ha detto che ora ha 299 milioni di utenti attivi mensili, con un aumento del 29 % rispetto all’anno scorso, mentre gli abbonati sono aumentati del 27% arrivando a 138 milioni.
Un anno fa Spotify ha fatto una scommessa costosa. Ha sborsato centinaia di milioni di dollari per entrare nel business dei podcast acquistando l’applicazione per la creazione di questo formato audio Anchor e la società di produzione Gimlet. Per un’azienda che in quell’anno non era ancora redditizia (in perdita di circa 200 milioni di dollari), è stata una mossa coraggiosa.
Quelle costose acquisizioni stanno cominciando a dare i loro frutti. Circa il 19% degli utenti attivi mensili di Spotify ascolta i podcast, in crescita rispetto al 16% dello scorso trimestre. L’azienda ha dichiarato di raggiungere 286 milioni di utenti attivi mensili, che si traduce in circa 54,3 milioni di ascoltatori di podcast.
Con l’arrivo della pandemia da Coronavirus, il consumo di podcast è cambiato immediatamente. Spotify ha notato un calo di ascoltatori che si sintonizzavano dalle loro auto o dai dispositivi indossabili. Questo probabilmente perché non erano più pendolari al lavoro. Nel frattempo, il tempo di ascolto intorno ad attività come cucinare e fare le faccende domestiche è improvvisamente aumentato. C’è stato anche un aumento dei podcast relativi al benessere e alla meditazione.
“Dai nostri dati emerge chiaramente che le routine mattutine sono cambiate in modo significativo”, ha detto l’azienda con la pubblicazione delle performance finanziarie trimestrale. “Ogni giorno ora sembra il fine settimana”.
Questo cambiamento improvviso non era qualcosa che l’azienda poteva prevedere e avrebbe potuto avere conseguenze preoccupanti. Il Chief Content and Advertising Business Officer di Spotify, Dawn Ostroff, ha detto però che il servizio di streaming sta diventando ancora più forte nonostante la pandemia:
Penso che una volta che le cose torneranno alla normalità e la gente tornerà a usufruire dei podcast in mobilità, le abitudini che si stanno formando ora resteranno, questo permetterà loro di avere ancora più tempo per consumare i podcast in tempi e modi diversi. Gli utenti di Spotify hanno ascoltato i podcast più tardi del solito all’interno della giornata e lo stanno facendo attraverso un maggior numero di dispositivi domestici come televisori e console di gioco.
“Quello che abbiamo visto attraverso la pandemia è che le persone stando a casa, ascoltano i podcast in gruppo”, ha detto Ostroff. “Ci è stato chiaro che ci sono reali opportunità nel consumo familiare“.
Anche se i livelli di consumo sono tornati al pre-pandemia, i luoghi dove la gente ascolta Spotify sono ancora diversi. L’ascolto in auto resta inferiore rispetto a prima della pandemia, ad esempio, anche se, secondo quanto riferito, è in aumento.
Spotify: il 21% degli ascoltatori ora lo usa per i Podcast
Il Wall Street Journal osserva che il numero di utenti attivi mensili che ascoltano i podcast ha visto un piccolo aumento dal 19 al 21%, ma la quantità di contenuti dei podcast consumati è più che raddoppiata.
Apple è stata a lungo il protagonista dominante nel consumo di podcast, ma Spotify è in aumento di popolarità tra gli ascoltatori. Ostroff ha detto che Spotify è “davanti a Apple” in più di 60 mercati e ha indicato i dati tracciati dalla società di tecnologia podcast Voxnest, mostrando che tra gennaio e maggio, i podcast di Spotify sono stati utilizzati più frequentemente di quelli di Apple in molti paesi come Canada, Germania, Francia, Messico e Spagna.
Il podcasting è sempre più il modo in cui le persone passano il tempo, cercando di educare se stessi, cercando di diventare più esperti in qualcosa, cercando di avere compagnia in un momento in cui sono costrette a stare sole.
Per Spotify, la crescita dei podcast è un’ottima notizia, anche se si tratta di una parte relativamente piccola del suo fatturato complessivo. L’azienda continua a fare grandi investimenti nel settore.
Il mese scorso infatti, ha firmato con uno dei podcast più popolari al mondo, “The Joe Rogan Experience“, per un accordo di licenza esclusiva pluriennale, dal valore di più di 100 milioni di dollari, secondo le indiscrezioni.
I podcast sono la tendenza del momento
La realtà dei fatti è che il mondo del podcast non è più un qualcosa di nicchia, ma sta ormai diventando una vera e propria tendenza. Spotify sta registrando un aumento nella creazione di podcast, con 150.000 nuovi podcast realizzati a marzo rispetto a febbraio. “Forse alcuni di quei produttori di podcast rimarranno e continueranno a creare contenuti anche dopo la ripresa della vita e torneremo a un’esistenza un po’ normale”, ha detto Ostroff.
Il podcast è nato nel 2004 e da allora ha faticato ad imporsi nell’uso quotidiano della gente. In modo ancor più lento è cresciuto in Italia. Da un’analisi di Voxnest, in Italia a fine 2019 si è arrivati a consumare 160.000 ascolti quotidiani. Da uno studio di Nielsen per Audible, sono stati circa 12 milioni i fruitori nell’ultimo anno in Italia, e in costante aumento soprattutto nella fascia di età compresa tra i 18 e i 40 anni.
Fino a quattro anni fa i podcast italiani più popolari erano soltanto repliche di programmi radiofonici. Adesso i produttori iniziano a creare prodotti specifici favorendo la crescita dei Podcast nel Bel Paese.
Per questo 2020 le previsioni parlano di una crescita davvero importante iniziata sicuramente nel periodo di lockdown, ma anche e soprattutto grazie all’aumento della pubblicità nel settore.
Non ci resta che aspettare che il boom avvenuto soprattutto negli Stati Uniti, possa verificarsi anche nel nostro paese. E voi? Siete già dei divoratori di podcast oppure no? E avete già ascoltato il podcast di Ninja dedicato a idee e business che cambiano il mondo con Mirko Pallera?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2019/06/podcast.jpg546828Donatello Palmisanohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDonatello Palmisano2020-08-04 13:11:362021-01-14 16:35:05Podcast revolution: raddoppia il consumo su Spotify
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