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Royal Family, la gestione della crisi analizzata dagli esperti italiani

Come si gestisce una comunicazione di crisi, soprattutto quando la protagonista è Sua Maestà Queen Elizabeth, in risposta all’accusa di razzismo emersa nel corso dell’intervista di Harry e Meghan ospiti di Oprah Winfrey e rimbalzata alle cronache mondiali?

Qual è la strategia di “brand” di Buckingham Palace per ridimensionare l’insinuazione di razzismo? Soprattutto, cosa significa veramente il discorso della Regina che, lontano da ogni tradizione, sorprende e rilascia una delle sue dichiarazioni più personali e intense, sottolineando la sua più “profonda tristezza”?

Dal testo dello “statement”, dal ripetersi costante del termine “family” all’interno del comunicato ufficiale della casa reale, al pathos emozionale della regina che sveste il suo ruolo ufficiale per assumere quello di nonna: noi di Ninja abbiamo deciso di decifrare la comunicazione e di allargare l’analisi al contributo delle più influenti esperte di relazioni pubbliche in Italia, per comprendere come sia possibile gestire una comunicazione di emergenza travolgente.

Comprendere, inoltre, i retroscena e i sottintesi nascosti, come il rivolgersi ad Harry e Meghan chiamandoli per nome: scelta, questa, che secondo i più validi commentatori britannici potrebbe insinuare il dubbio della perdita per la giovane coppia, dei titoli reali come Duca e Duchessa di Sussex, pur restando “sempre membri della famiglia molto amati“.

Lo Statement

Se gli esperti concordano sul messaggio di amore e sostegno di una nonna devota che si rivolge al suo amato nipote, come evidenzia tanta stampa britannica, molti in realtà credono che offra più domande che risposte.

Una comunicazione ufficiale che non lascia irrisolta l’accusa di razzismo, espressa in quella “preoccupazione su quanto sarebbe stato scuro il colore della pelle di Archie” di un componente della royal family, evidenziata da Meghan durante lintervista con Oprah Winfrey, andata in onda domenica negli Stati Uniti, con record di ascolti (17,1 milioni, in base ai dati preliminari Nielsen) e seguita da circa 11,1 milioni di britannici sintonizzati in diretta.

“Le questioni sollevate, in particolare quella della razza, sono preoccupanti – afferma la Regina – Sebbene alcuni ricordi possano variare, vengono presi molto sul serio e saranno affrontati dalla famiglia in privato”.

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Il “comunicato Windsor capolavoro” e la demolizione dell’operazione Markle-Winfrey

“La capacità della Regina Elisabetta di crisis management sono note e possono poggiare su oltre mezzo secolo di esperienza. Dalla vittoria nella seconda guerra mondiale, dalla Thatcher a Diana, tante volte la Corona è stata al centro delle polemiche, ma l’inossidabile Regina è sempre riuscita ad uscirne fuori con rinnovato vigore”, evidenzia Valentina Fontana, partner Visverbi.

Un “comunicato Windsor capolavoro”, per come ha accolto e, quindi, placato sul nascere le polemiche nate dall’intervista di Meghan Markle con Oprah Winfrey.

“Sì c’era anche Harry, ma come attore non protagonista. Per l’ennesima volta sono state le donne a mettere in crisi la Casa Reale. Stavolta con l’accusa più difficile da gestire, quella di razzismo, che colpisce al cuore una Casa reale storicamente non esente da colpe su un tema tanto doloroso e divisivo – continua Valentina Fontana -Così, aver accolto le critiche e garantito che sul razzismo non vi è discussione nemmeno a Corte, la Regina Elisabetta è riuscita a parare l’accusa da un punto di vista personale. Il resto è stato lasciato nelle mani della stampa britannica e non solo, molto solerte nella demolizione dell’operazione Markle-Winfrey e nella ridicolizzazione di Harry. Un doppio binario di comunicazione che se non può in alcun modo attutire lo scandalo, potrà nel tempo riassorbirlo. In fin dei conti già il padre di Elisabetta ebbe un problema con un’americana, per giunta divorziata e per la quale il fratello di Re Giorgio, padre di Elisabetta, abdicò al trono. La storia si ripete. E a volte come farsa. Vedremo se questa volta Karl Marx ci prende”.

Valentina Fontana

Lo storytelling esemplare di Oprah

Si muove da un altro punto di vista l’analisi di Elettra Zadra, Founder & Ceo di Elettra Pr, analizzando lo scontro tra codici di comunicazione molto diversi tra loro che rispondono ad esigenze differenti e lo storytelling esemplare come solo una maestra della narrazione come Oprah poteva fare.

“Lo scontro tra codici vede da un lato il complesso protocollo comunicativo della Monarchia il cui “never complain never explain” è da anni in contrasto con un mondo dell’informazione fortemente mutato che riempie i vuoti con speculazioni incontrollate e talvolta incontrollabili; dall’altro due membri della Casa Reale che hanno scelto il mondo delle celebrity hollywoodiane come palcoscenico della propria vita”, esordisce Elettra.

Mondi, al netto di pregi e di difetti, con esigenze comunicative inconciliabili tra loro. Per le celebrity l’immagine è tutto. La crescita e il mantenimento della notorietà è parte del proprio lavoro e non può prescindere da una strategia di comunicazione che tenga conto degli obiettivi e della fase in cui si trova la propria carriera.

Meghan e Harry hanno firmato contratti milionari con Netflix e Spotify che avranno bisogno di fare grandi numeri, la qual cosa necessita che, nel bene o nel male, di loro si parli molto. Meghan questo lo sa bene e Oprah è la migliore maestra che si possa desiderare. Per la Monarchia, invece, la comunicazione è una questione estremamente complessa così come lo è l’istituzione nella sua interezza. L’esigenza di mantenere alto il posizionamento impone codici molto rigidi che saranno sempre inconciliabili con i tempi della comunicazione contemporanea, ma la ricerca di un nuovo e adeguato equilibrio è oggi la sfida più grande che devono affrontare e vincere i comunicatori della Corona”.

La breve e concisa risposta della Regina Elisabetta imposta dalla forza mediatica dell’intervista e dalla gravità delle accuse ha già qualcosa di innovativo: “La rapidità, la risposta è stata veloce rispetto agli standard – spiega Elettra – l’empatia che rivolta in primis verso Meghan e Harry per la sofferenza vissuta ha lo scopo di raggiungere anche tutti coloro che sono vittime di razzismo che si aspettano dallo Stato interventi forti in loro difesa e, infine, la rassicurante  fermezza di riportare la cosa sotto un apparente controllo, dentro le mura di Buckingham Palace. Gli inglesi si sono già schierati con la Regina, il mondo con Meghan e Harry, i codici di comunicazione hanno già ottenuto parte del risultato atteso, Oprah lo sapeva e ancora una volta ha fatto la differenza”.

Elettra Zadra

Così un brand come la monarchia inglese gestisce le sue crisi

“L’intervista di Harry e Meghan Markle rilasciata a Oprah, la regina indiscussa dei talk a stelle e strisce, è una delle controversie comunicative più affascinanti degli ultimi anni, forse decenni”, commenta Francesca Caon, autrice del libro “I dieci comandamenti delle PR”.

Controversa per un gran numero di motivi. Innanzitutto per il seguito stratosferico della conduttrice americana che garantisce, per sua stessa natura, il fuoco della discordia tanto caro al pubblico. In secondo luogo perché ad essere al centro della bufera mediatica non è una famiglia qualunque, ma la dinastia britannica che produce re e regine da centinaia di anni.

“Un vero e proprio brand, quello della monarchia, che siamo stati abituati a conoscere attraverso apparizioni ufficiali, merchandising, serie televisive fortemente orientate alla celebrazione e un rebranding in chiave pop particolarmente riuscito – spiega Francesca Caon – Con l’intervista ad Oprah si è aperto uno spiraglio più intimo, che al di là della veridicità delle dichiarazioni ci porta nel dietro le quinte di un mondo antichissimo e altrimenti chiuso in modo ermetico, perfettamente sigillato dietro la facciata delle sue ritualità”.

Ad aumentare la pressione su Buckingham Palace è senza dubbio il filone narrativo del razzismo ai danni di Meghan e Archie, condito dai timori circa la pelle scura di quest’ultimo, e vero leitmotiv di tutta l’intervista a CBS.

“La risposta della regina Elisabetta si è fatta attendere, quanto basta per generare attesa, ed è di grande interesse la scelta comunicativa di non firmare il primo comunicato stampa ufficiale redatto dallo staff. Una grave crisi reputazionale come questa (non la prima affrontata dai Reali inglesi, a dire il vero) richiede una strategia netta ma misurata, protettiva ma anche accomodante e in un qualche modo calda, cioè non macchiata da toni impersonali”.

Le difficoltà vissute dalla coppia, quelle che hanno costretto Harry e Meghan a ritirarsi in California, diventano così fonte di tristezza “nell’apprendere fino in fondo quanto siano stati difficili gli ultimi anni per loro”.

“Con grande genialità le accuse di razzismo vengono al tempo stesso ridimensionate, se non negate in toto, eppure prese tremendamente sul serio, ma affrontate in privato”.

La regina getta quindi una luce opaca sulla concretezza delle accuse, puntando il dito contro le versioni discordanti circa l’accaduto, ma mostra al contempo una profonda coscienza sociale nei riguardi di una tematica che lei stessa definisce “preoccupante” perché tuttora attualissima e molto sentita dalla popolazione.

“E poi la formula di chiusura che, sebbene intrisa di cortesia formale, rende la Royal Family difficilmente attaccabile: ‘Harry, Meghan e Archie saranno sempre membri della famiglia e molto amati’. Scacco matto al re, anzi, al duca di Sussex“.

Francesca Caon

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LEGO - svolta sostenibile dei brand

La svolta sostenibile dei brand verso un’economia sempre più circolare

  • Le idee green di LEGO per il riutilizzo dei mattoncini e la sua plastica vegetale
  • IKEA lancia le istruzioni per smontare i mobili
  • Júlia Roca Vera trasforma i rifiuti alimentari in prodotti per la cura della pelle

 

I marchi che non aderiranno all’economia circolare saranno presto fuori dal giro. Il consumismo è ormai diventato una parolaccia e in quest’ottica i brand diventano fautori di un nuovo modello che intende proteggere la terra dagli sprechi e dall’inquinamento.

Il raggiungimento di una soglia carbon neutrality, riferita al raggiungimento di zero emissioni nette di anidride carbonica, non è sufficiente per compensare il disordine ambientale in cui ci troviamo attualmente, ma siamo consapevoli che il concetto di economia circolare sia in grado di diventare rigenerativo, in tutti i sensi.

Accade nel campo del design ma anche in quello della cosmesi, come vedremo. Gli esempi di IKEA e LEGO dimostrano che anche i grandi marchi possono puntare sulla sostenibilità, rivoluzionando la propria value proposition.

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Il decennio della responsabilità sociale (CSR), che mirava a difendere il valore generato dalle aziende, è ormai superato e quella che oggi sembra assumere i caratteri di una moda passeggera, in realtà diventa una seria dichiarazione di intenti, in grado di fare “all in” sulla filosofia impatto zero.

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Largo a brand e progetti sempre più green che dedicano tempo e risorse nel perfezionare il proprio approccio alla sostenibilità.

Le sperimentazioni di LEGO

In qualità di produttore di giocattoli in plastica, negli ultimi anni LEGO ha sperimentato diversi modi per affrontare le sfide di un prodotto che non ha fine. La maggior parte delle persone conserva i mattoncini come reliquie, da tramandare ai propri figli o ai nipoti. Altre necessitano di un modo sicuro per smaltirli o per donarli.

Per questa ragione, l’azienda danese ha investito in iniziative sostenibili e filantropiche come “LEGO Replay”, il programma che raccoglie mattoncini LEGO non più in uso, per donarli a organizzazioni no profit che assicurano l’accesso al gioco dei bambini. Il progetto pare funzionare.

Negli ultimi 12 mesi, l’azienda ha ricevuto 100 tonnellate di mattoncini Lego usati, che sono stati ridistribuiti ad oltre 22.000 bambini attraverso i partner di beneficenza.

Inoltre, da anni LEGO è impegnata nello studio di un modo alternativo per produrre i suoi mattoncini con la plastica di origine vegetale.

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Botanical, la nuova linea LEGO in plastica vegetale

IKEA rilascia le Istruzioni per lo smontaggio dei mobili

A proposito di sostenibilità, IKEA ce la sta mettendo tutta con le sue sperimentazioni a favore dell’ambiente.

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Logo presente sulle confezioni dei prodotti riacquistati IKEA

A partire dalle matitine, adesso sempre meno presenti negli store, fino all’eliminazione del catalogo cartaceo. Negli ultimi anni l’azienda svedese ha avviato diversi test per provare a eliminare gli sprechi attraverso la digitalizzazione.

A dicembre, ha scelto di riallocare la spesa pubblicitaria natalizia negli sforzi in sostenibilità, con una campagna incentrata sull’ambiente, che enuncia il suo impegno per l’economia circolare:

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L’ultimo passo a favore dell’ambiente, del colosso dell’arredamento, è di qualche giorno fa. Le iconiche linee guida “facili da seguire” ora mostrano come si smonta un mobile.

“La sostenibilità è al centro di tutto ciò che facciamo in IKEA e rimaniamo impegnati a introdurre nuovi modi per promuovere il consumo circolare, al fine di contribuire a raggiungere il nostro obiettivo di diventare un’azienda completamente circolare e positiva per il clima entro il 2030”, spiega Hege Sæbjørnsen, Country Sustainability Manager di IKEA UK & Ireland.

Le “istruzioni per lo smontaggio” hanno lo scopo di incoraggiare i clienti a prolungare la vita dei prodotti.

Per riuscire nell’intento, l’azienda dovrà garantire che il 100% dei materiali utilizzati per realizzare il suo catalogo di 12.000 prodotti saranno realizzati con materiali riciclati e riciclabili.

Trasformare prodotti ortofrutticoli in skincare

La designer spagnola Júlia Roca Vera recentemente ha creato una linea di cosmetici a base di scarti di frutta per motivi puramente estetici, ma soprattutto per incoraggiare le persone a fare uso di prodotti di scarto.

Per procurarsi i rifiuti alimentari ha collaborato con un’impresa sociale spangola chiamata Espigoladors, che salva la frutta e la verdura prima di essere buttata.

Chiamata Lleig, dalla parola catalana che significa brutto, la gamma comprende quattro prodotti realizzati utilizzando un unico frutto, scartato dal produttore perché non conforme agli standard qualitativi dei cosmetici presenti nei supermercati.

Si stima infatti che più di un terzo della produzione orticola totale dell’Unione europea vada perduto proprio per questo motivo. I prodotti che non soddisfano questi standard potrebbero perdersi nella catena di approvvigionamento alimentare, non arrivando mai allo scaffale di un supermercato.

La giovane designer ha preso un’arancia per vedere quanti prodotti riusciva a realizzare da un solo frutto, per capire come sfruttarlo al meglio e ridurre la quantità di rifiuti. Da quest’arancia, ha estratto la polpa e gli oli essenziali per creare una crema idratante e un sapone, ha grattato la buccia per formarla in una composizione speciale, ha poi spremuto il succo da bere.

La gamma è progettata per essere utilizzata come parte di un rituale che attinge a tradizioni olistiche da bagno molto antiche.

Come parte del rituale, le persone possono riempire il barattolo di argilla (fornito nella confezione) con acqua e versarlo nella ciotola. L’acqua è l’elemento cardine, perché se mescolata con la buccia d’arancia essiccata e usata per lavare il viso, è in grado di richiamare gesti antichi come quelli della cultura greca.

Il progetto Lleig incoraggia un approccio olistico alla bellezza che privilegia la salute e il benessere, rispetto all’aspetto esteriore.

Milano Digital Week 2021. Il digitale da bene essenziale a bene comune

Sostenibilità, uguaglianza, diritti ed inclusione: sono i quattro asset intorno a cui si sviluppa la quarta edizione di Milano Digital Week, in programma dal 17 al 21 marzo in modalità esclusivamente online.

Un format rinnovato, ispirato al tema della “Città Equa e Sostenibile”, in riferimento a Milano che si propone come “laboratorio di transizione sostenibile”.

“Milano Digital Week vuole raccontare, far vivere e testimoniare sui temi della digitalizzazione”,

esordisce Roberta Cocco, Assessora alla Trasformazione digitale e Servizi civici del Comune di Milano, nel corso della conferenza stampa streaming di presentazione.

Ripartire, quindi, dalla riflessione sulla trasformazione digitale in atto nel nostro Paese e nel mondo, determinata dalla crisi pandemica e dal conseguente lockdown, che ha rivoluzionato il modo di vivere, di lavorare, di relazionarsi.

In programma 650 eventi gratuiti

Cinque giorni di confronto sul digitale, che diventa elemento di connessione sociale, economica, ambientale, ma anche veicolo di cambiamento epocale e acceleratore di processo (con focus su educazione, lavoro, diritti e uguaglianza digitale, arte, musica, cultura tech, sviluppo sostenibile e ambiente).

Oltre 650 eventi online, di cui 400 proposti da aziende e privati che hanno risposto alla call pubblica lanciata a dicembre (divisi per i quattro cluster tematici), più di 200 speaker, più di 150 tra conferenze, webinar, talk e lectio magistralis per la manifestazione promossa dal Comune di Milano – Assessorato alla Trasformazione digitale e Servizi civici – e realizzata da IAB Italia, Cariplo Factory e Hublab, con il sostegno del main partner Intesa Sanpaolo.

“Un numero di eventi oltre ogni aspettativa – insiste l’assessore Roberta Cocco –  La modalità streaming ci permette di raggiungere una platea più ampia superando eventi fisici. Eventi ed iniziative saranno presenti on demand, per cui ogni spettatore potrà costruire e personalizzare il proprio palinsesto e creare una propria digital week. Leitmotiv sarà dimostrare che il digitale è strumento di inclusione”.

Opening. Data Language | Il Linguaggio dei dati

Ad inaugurare l’intenso programma della Milano Digital Week l’opening conference sul linguaggio dei dati, in cartellone mercoledì 17 marzo alle 18, per presentare la strategia Data-driven di Milano, che culminerà nell’anteprima della Dashboard della Città, con l’intervento del  sindaco Giuseppe Sala e di Vittorio Colao, Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale.

Non solo sfida dell’innovazione, ma anche dei diritti digitali. “Si parla di integrazione di dati, ma è essenziale garantire protezione e sicurezza informatica ai cittadini. Negli ultimi 12 mesi abbiamo imparato che il digitale è essenziale come strumento di inclusione e sostenibilità. Deve essere un diritto, una delle condizioni indispensabili della ripartenza”, conclude l’assessore.

Digitale per unire, come evidenzia Carlo Noseda, presidente IAB italia: “L’evoluzione tecnologica ha consentito la business continuity, ha reso possibile il reinventarsi di molte realtà imprenditoriali, ma anche ai bambini di imparare a distanza. Se in parte   ha unito, è stato però anche motivo di divisione. Nel 2021 dobbiamo colmare il divario digitale, non cittadini di serie A e di serie B, ma occorre un digitale al passo con la tecnologia, eccellente per tutti”. E aggiunge: “In futuro sogniamo un’Italia Digita Week”.

eventi digitali di design

Educazione digitale e re-skilling

Nuove competenze, skilling e re-skilling, ma anche favorire un passaggio di conoscenza tra le generazioni: sono alcuni degli obiettivi dell’iniziativa che coinvolge istituzioni, università, centri di produzione del sapere, luoghi di informazione e di ricerca, associazioni e aziende, start up, realtà piccole e grandi.

Insieme tutti gli attori della trasformazione digitale, uniti per far conoscere ai cittadini (e non solo agli esperti del settore ) il proprio know-how e i vari volti di una città che, anche attraverso il digitale, sta cercando con determinazione di raggiungere un nuovo punto di equilibrio.

Si sofferma sul concetto di creazione di valore a favore di un sistema più sostenibile, oltre il tradizionale paradigma dell’economia lineare, Carlo Mango Consigliere Delegato Cariplo Factory: “Durante la crisi economica e sociale degli ultimi mesi, cittadini e imprese hanno toccato con mano quanto il digitale sia uno strumento di inclusione e partecipazione. Milano Digital Week punta a inquadrare la trasformazione digitale in una prospettiva di sviluppo equo e sostenibile, per privilegiare la condivisione, il riuso e il riciclo. Se è vero che le crisi rappresentano anche un’opportunità, sono l’occasione per sfruttare il potenziale della trasformazione digitale per creare un modello di crescita orientato all’interesse collettivo”.

Oltre all’hackathon in programma per l’opening innovation, MDW sarà anche l’occasione per il lancio del progetto “Digitarsi” organizzato dalla fondazione Cariplo Factory, con un budget di 800mila euro destinato a percorsi educativi degli studenti delle scuole superiori.

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Le 4 lectio magistralis

E se la cultura ha visto chiudere i propri spazi fisici ed emozionale, la Milano Digital Week prevederà 4 lectio magistralis con autori di fama internazionale in una chiave globale su temi trasversali della sostenibilità e dei diritti legati all’evoluzione tecnologica:  dal mondo del digitale con Cass Sunstein, professore alla Harvard Law School e autore di “Come avviene il cambiamento” (Einaudi) che offre uno spaccato sulla società, sul ruolo cruciale delle norme sociali e sul loro frequente collasso (17 marzo ore 19.00). A seguire Alec Ross, consigliere dell’amministrazione Obama per l’innovazione e docente alla Columbia University, con la lectio “Il nostro futuro. Come affrontare il mondo dei prossimi vent’anni” (Feltrinelli) tratteggia le prospettive dei prossimi anni per aiutarci a trovare il proprio posto nel nuovo mondo (18 marzo ore 19.00). Ece Temelkuran, giornalista attivista politica turca e autrice di “Come sfasciare un paese in sette mosse” (Bollati Boringhieri) che delineerà nel suo incontro come, in sette mosse, una nazione possa trasformarsi in una dittatura e come la digitalizzazione dell’informazione e i social media abbiamo giocato un ruolo fondamentale in questo processo (19 marzo ore 19.00). A chiudere Benjamin Labatut, saggista e scrittore cileno con una riflessione profonda sulla nascita della scienza moderna ispirata dal suo ultimo libro “Quando abbiamo smesso di capire il mondo” (Adelphi), 20 marzo ore 19.00.

Sostenibilità e digitale da bene essenziale a bene comune

“Fin dalla sua prima edizione, nel 2018, Milano Digital Week ha cercato di unire tutti i puntini della città. Ha messo insieme tante esperienze e tanti attori, grandi e piccoli, aziende e individui, associazioni e Accademia, con caratteristiche differenti ma sempre orientati alla collaborazione e al confronto – commenta Nicola Zanardi, Presidente Hublab e curatore di Milano Digital Week – Il passaggio obbligato a un’edizione completamente digitale ha addirittura aumentato la sua biodiversità di competenze e anche di utopie – arrivando a quasi 700 eventi. Dobbiamo dire grazie a milanesi e non, che hanno continuato a dare il loro contributo di visione e intelligenza. A mettersi in rete, a guardare a uno sviluppo che è, prima di tutto, un passaggio di conoscenza alle generazioni successive, presupposto essenziale per mitigare ogni tipo di disuguaglianza. L’obiettivo rimane lo stesso: da bene essenziale, il digitale deve diventare sempre di più “bene comune”.

Il digitale, quindi, sempre più a servizio delle comunità. “Lo spirito che accompagna le numerose iniziative previste per questa edizione è proprio quello di rendere il digitale il più inclusivo possibile, perché diventi come l’acqua e l’elettricità: alla portata di tutti – spiega Carlo Noseda, Presidente di IAB Italia – Una ripresa sostenibile non potrà infatti, che passare da una condivisione di conoscenze e dalla riduzione del divario digitale esistente sia tra Paesi sia all’interno dei confini nazionali, come all’interno delle città garantendo un più equo accesso a tutte le persone”.

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Arriva Levissima R-PET: la prima bottiglia in plastica riciclata

Un impegno concreto per un mondo più sostenibile è quello che Levissima mette in atto producendo la prima bottiglia realizzata con il 100% di plastica riciclata. Dopo essere stata la prima in Italia ad aver lanciato il BIO based PET nel segmento bevande non alcoliche, l’azienda attua ora una rivoluzione nel ridurre l’utilizzo di materie prime.

Grazie alla nuova normativa entrata in vigore a gennaio 2021, si è reso possibile l’utilizzo di bottiglie e vaschette ad uso alimentare in Pet riciclato fino al 100%, ampliando il limite fissato al 50% della precedente legge.

La prima bottiglia riciclata al 100%

Levissima da sempre impegnata nella tutela dell’ambiente e nella promozione di una economia circolare, si è quindi immediatamente attivata e ha realizzato la prima bottiglia di acqua minerale in Italia composta da Plastica PET riciclata al 100% (RPET 100%).

Siamo orgogliosi di essere i primi realizzare una bottiglia fatta con il 100% di plastica riciclata (R-PET), che rappresenta un grande passo avanti per Levissima e un impegno concreto per un mondo più sostenibile, nei confronti di coloro che hanno a cuore il riciclo e l’utilizzo delle risorse. Un traguardo che si lega al progetto Regeneration, il piano di sostenibilità con cui Levissima coinvolge le persone in un percorso di consumo responsabile e di tutela dell’ambiente, a partire dall’educazione al corretto riciclo.

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Spiega Stefano Marini, CEO Sanpellegrino Group Nestlé:

La plastica, se adeguatamente riciclata, non è un rifiuto, ma una risorsa da cui possono nascere nuove bottiglie o oggetti utili per la comunità: per rendere ancora più visibile questo impegno, l’etichetta delle bottiglie Levissima RPET 100% contiene un forte messaggio: “Ricicliamo Insieme”. Siamo orgogliosi di mettere a disposizione la forza del nostro brand per comunicare un messaggio così importante.

Il termine R-PET (Recycled polietilene tereftalato) indica un polimero ottenuto attraverso processi di recupero e riciclaggio del comune PET post consumo utilizzato per contenere alimenti. Si tratta di un materiale identico per qualità, sicurezza e resistenza al PET tradizionale, che è uno dei materiali migliori in grado di mantenere inalterate le caratteristiche uniche di purezza originaria dell’acqua minerale, garantendo che arrivi sulle tavole dei consumatori così come sgorga alla fonte. Il R-PET, inoltre, come il PET vergine, può essere riciclato un numero di volte quasi infinito.

In questo modo, ogni bottiglia può rientrare nel ciclo produttivo come componente di valore per la tutela e il rispetto dell’ambiente. Il PET riciclato, infatti, permette di abbassare i valori dell’impronta di CO2 legata alla produzione: secondi i dati del The New Plastics Economy Global Commitment 2019 Progress Report, la produzione di 1 tonnellata di R-PET consente di risparmiare cinque barili di petrolio ovvero di 1,6 tonnellate di CO2, l’equivalente di quanta CO2 produce una citycar che percorre quasi 15.000 chilometri in un anno.

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Concetto che sposa Coripet a cui aderisce il Gruppo Sanpellegrino. Coripet, è, infatti, il consorzio volontario, riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente – tra imbottigliatori, converter e riciclatori – che si occupa della raccolta e del riciclo delle bottiglie in PET in nuove bottiglie con l’obiettivo di trasformare un potenziale rifiuto in una preziosa risorsa da immettere nuovamente nel ciclo produttivo attraverso un approccio di economia circolare “bottle to bottle”, ovvero tramite l’attivazione di una filiera italiana chiusa per il riciclo del PET.

Levissima, da sempre impegnata nel promuovere un’economia circolare della plastica, è stata la prima azienda in Italia a utilizzare il PET riciclato con il lancio de La Litro con il 25% di R-PET nel 2010. Nel luglio del 2020 Levissima ha presentato una gamma di 5 referenze realizzate con il 30% di R-PET.

Relativamente al packaging, Levissima entro il 2025 si impegna a raggiungere il 50% di PET riciclato all’interno di tutta la gamma dei suoi prodotti.

Le bottiglie di Acqua Minerale Naturale realizzate con il 100% di plastica PET riciclata saranno disponibili nei formati da 0,75 e da 1lt non gasata.

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Panoramica EdTech: numeri, trend e investimenti nel settore

Sono molti gli aspetti della nostra vita ad essere cambiati, per via del coronavirus, nell’ultimo anno. Tuttavia, una delle tendenze più evidenti è rappresentata dall’utilizzo forzato della tecnologia, in quasi ogni aspetto della nostra vita.

Questa “rivoluzione digitale” non è di certo arrivata all’improvviso, anzi, precede la pandemia di molti anni. Ma di fronte ai rigidi blocchi, la nostra dipendenza dai dispositivi digitali per tutto, dal lavoro alla vita sociale, possiamo affermare che è aumentata da un giorno all’altro.

Siamo arrivati a un punto di svolta e ora sembra certo che la tecnologia giocherà un ruolo ancora più importante nelle nostre vite, anche una volta tornati alla cosiddetta “normalità”.

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Il volto mutevole dell’EdTech

Un settore in cui questa tendenza è stata particolarmente evidente è quello dell’educazione.

Questo dettaglio forse può essere sfuggito a chi non ha figli o non è direttamente coinvolto nel sistema educativo, ma come molti possono testimoniare, c’è stato un grande cambiamento al riguardo.

L’ormai diffuso trasferimento della didattica dalla scuola alla casa ha dato il via a un movimento di integrazione digitale, che promette di restare. Basta guardare le previsioni di HolonIQ per la spesa in EdTech nei prossimi anni.

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Prima dell’arrivo del Covid, HolonIQ aveva previsto che l’importo speso in EdTech a livello globale sarebbe aumentato da 183 miliardi di dollari nel 2019 a 341 miliardi di dollari entro il 2025. Questa è già una traiettoria di crescita impressionante. Ma in una stima post-Covid, l’azienda ha rivisto la sua cifra a 404 miliardi di dollari.

Questo è un tasso di crescita annuale composto del 12,2% nei prossimi 5 anni da una base del 2020 di 227 miliardi di dollari. Che si tratti di realtà aumentata, realtà virtuale, AI, robotica o blockchain, è stata aperta la porta alle aziende che offrono tecnologie in grado di cambiare il modo in cui le persone imparano.

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E il cambiamento arriva al momento giusto: si stima che ci saranno circa 2 miliardi di studenti in più in tutto il mondo entro il 2050.

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Con la crescita del PIL e l’emergere di classi medie benestanti nei mercati in via di sviluppo, sempre più persone avranno bisogno di istruzione. L’assenza di un certo livello di istruzione nell’infanzia non è più un’opzione per una parte crescente del mondo.

La tecnologia dovrà intervenire dove le infrastrutture fisiche non possono. Oggi, i dipendenti con competenze specifiche, quelli che vengono chiamati i “lavoratori della conoscenza“, stanno diventando sempre più attraenti per i datori di lavoro. Non solo questo sta costringendo più individui a perseguire una formazione post-secondaria, vale a dire una laurea o qualcosa di equivalente, ma sta anche portando all’aumento dell’apprendimento degli adulti.

Per rimanere competitivi in un mondo di robotica, automazione e di rapidi progressi tecnologici, sarà necessaria una costante riqualificazione e aggiornamento delle competenze. L’apprendimento permanente diventerà la norma, che include l’apprendimento sul lavoro ma anche inteso come processo di evoluzione personale.

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Stretched at the seams

La realtà è che i sistemi educativi di oggi non sono stati costruiti per una crescita enorme. Infatti, stanno già cedendo sotto la pressione delle richieste attuali.

Come abbiamo visto in innumerevoli altri settori, la tecnologia rappresenta una soluzione potente. Che si tratti di banche, vendita al dettaglio o sanità, la digitalizzazione può ridurre i costi, aumentare l’efficienza e, infine, estendere la capacità.

Tuttavia, fino ad ora, l’istruzione è stato un settore che ha tardato ad evolversi dal punto di vista digitale. Se torniamo indietro di soli due anni fino al 2019, la spesa digitale rappresenta appena il 3,1% della spesa totale per l’istruzione a livello globale.

Il potenziale di crescita colossale è stato notato anche dai venture capitalist. Gli investimenti in EdTech sono aumentati di molto tra il 2010 e il 2020, con il 2020 che è stato l’anno del blockbuster.

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Ma sta anche diventando un’opportunità sempre più valida per gli investitori regolari grazie ad un marcato aumento delle IPO nel settore dell’istruzione negli ultimi cinque
anni.

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Tuttavia, questa rimane un’opportunità ancora difficile da cogliere. Nonostante la forte crescita del settore EdTech, anni di sottoutilizzo rappresentano una base molto bassa.

Il market cap per le aziende educative a livello globale è attualmente di circa 300 miliardi di dollari contro un mercato totale di 5 trilioni di dollari. Confrontando questo dato con un market cap globale di 5 trilioni di dollari per le aziende sanitarie, contro un mercato totale di 8 trilioni di dollari, si noterà come la scala dei potenziali rendimenti a lungo termine inizi a diventare più evidente.

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Infatti, anche se la spesa EdTech soddisfa la nuova previsione di HolonIQ di 404 miliardi di dollari entro il 2025, rappresenterà solo il 5,2% della spesa totale per l’istruzione in tutto il mondo.

Possiamo affermare come l’evoluzione del settore Ed tech sia tuttora in atto e come il Covid sia stato un acceleratore. E grazie a una combinazione tra i sottoinvestimenti e quella che sarà la futura dipendenza digitale degli studenti in tutto il mondo, le prospettive sembrano estremamente positive.

Saranno i primi investitori ad essere ricompensati di più.

Deliveroo, quotazione in borsa e fondo premio da 18milioni per i rider

Deliveroo, la piattaforma inglese leader dell’online food delivery, annuncia la propria quotazione alla Borsa di Londra, dopo l’aumento del giro d’affari provocato dalla pandemia, con una valutazione iniziale di oltre 7 miliardi di dollari, di cui una piccola quota riservata ai clienti. Nello stesso giorno dell’offerta pubblica iniziale (IPO) sarà lanciato, in contemporanea, il Fondo “Thank You Fund” da 18 milioni di euro (22,2 milioni di dollari) per ricompensare i rider che hanno realizzato un numero di consegne record.

La startup della consegna di cibo a domicilio, di cui Amazon detiene il 16%, rivela l’intenzione di premiare i riders con dei bonus che oscillano da 210 a 11.500 euro.

Il boom del delivery provocato dal lockdown sul bilancio finanziario

In occasione della comunicazione dell’imminente Ipo, la società divulga anche la performance finanziaria e operativa realizzata nel 2020 con il boom del delivery. Complice il lockdown e l’emergenza pandemica, Deliveroo ha registrato un aumento del 64% del valore lordo delle transazioni elaborate su piattaforma (GTV), con un salto da 2,5 miliardi nel 2019 a 4,1 miliardi di sterline (5,7 miliardi di dollari nel 2020). Il tasso di esecuzione (run-rate) del solo quarto trimestre 2020 ammonta ad oltre 5 miliardi di sterline. La forte crescita è stata stimolata da un aumento dei clienti attivi per mese e da un maggiore coinvolgimento della base di utenti, corrispondente a circa 6 milioni di consumatori attivi mensili, con un flusso in crescita costante.

«Oggi Deliveroo è molto più grande di quanto avrei mai pensato possibile – sottolinea il CEO Will Shu, fondatore della società – Stiamo costruendo cucine delivery-only (solo per le consegne), consegniamo prodotti alimentari, costruiamo strumenti per i ristoranti per portarli nell’era digitale. Nonostante tutto ciò che abbiamo realizzato, crediamo davvero di essere ancora all’inizio”.

E aggiunge: “Molte cose sono cambiate da quando abbiamo intrapreso la nostra attività otto anni fa, nel 2013, ma due cose restano costanti: l’essere focalizzati sempre sul cliente e su tutto ciò che riguarda il cibo”.

Will Shu

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I conti in rosso e la valutazione ‘eccessiva’ da 7miliardi

Nel corso dell’anno, Deliveroo ha ridotto le perdite a 223,7 milioni di sterline, rispetto ai 317 milioni del 2019, sollevando tuttavia dubbi rispetto alla sua valutazione da 7 miliardi di dollari, “eccessiva per un’azienda che è ancora a molti anni dal profitto”, come  evidenzia la Warwick Business School. E, soprattutto, con i conti in rosso.

I settori della ristorazione e dell’alimentare rappresentano un mercato potenziale di 1.200 miliardi di sterline nei 12 mercati in cui Deliveroo è presente, di cui secondo le stime solo il 3% delle vendite sarebbe online.

Le prospettive di crescita potenziale del mercato del delivery

L’online food delivery presenta un enorme potenziale di crescita, secondo l’azienda, che insiste: «Quando nei mercati è stato possibile tornare a consumare pasti nei ristoranti in seguito al lockdown, abbiamo continuato a registrare un coinvolgimento dei consumatori e una frequenza degli ordini molto forti».

Deliveroo conta circa 100.000 riders e 115.000 commercianti di prodotti alimentari in 12 mercati in tutto il mondo.

Il “Thank You Fund” sarà attivato a livello globale nel giorno della quotazione in borsa e coprirà circa 36mila rider, individuati sulla base del numero di ordini consegnati e premiati secondo una fascia progressiva compresa tra i 550 e gli 11.500 euro. Tutti i rider che abbiano lavorato con Deliveroo per almeno un anno e completato 2mila ordini riceveranno, riceveranno 210 euro, mentre il bonus medio oscillerà intorno ai 550 euro.

“I rider sono il cuore del nostro business e noi vogliamo premiare il loro impegno, che ha aiutato Deliveroo a diventare quella che è oggi – afferma Will Shu – La loro dedizione ci ha permesso di crescere e di offrire la migliore esperienza di food delivery al mondo, oltre a permettere alle persone di stare al sicuro a casa nel corso della pandemia globale”.

food

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L’intervento della magistratura a tutela dei lavoratori impegnati nella consegna a domicilio

Se Deliveroo, Glovo, Uber Eats e Foodora sono finiti nel mirino della Procura di Milano, che ha condotto una maxi indagine sul trattamento dei fattorini, prevedendo sanzioni per 733 milioni di euro per le principali aziende di delivery che operano in Italia e l’assunzione di 60mila rider con contratto di lavoro coordinato e continuativo, anche nel Regno Unito la Corte Suprema ha emesso una sentenza secondo cui i conducenti di Uber dovranno essere classificati come ‘lavoratori’ e non come appaltatori indipendenti, con diritto alle ferie e alle pensioni pagate. Questo potrebbe avere effetti, quindi, anche sulle consegne da asporto a domicilio, provocando un aumento dei costi del servizio sia per i ristoratori che per i clienti.

La quotazione in borsa sul modello della doppia classe

L’offerta iniziale in borsa prevederà una struttura di azioni a doppia classe per i primi tre anni dalla quotazione, replicando il modello delle big tech che hanno consentito ad esempio a Mark Zuckerberg di mantenere il controllo per Facebook. Shu riceverà 20 voti per azione, mentre gli investitori ordinari avranno un solo voto per azione. L’accordo scadrà dopo tre anni. Successivamente, Deliveroo passerà ad una struttura a classe unica. L’azienda precisa, inoltre, di voler rimanere concentrata sugli investimenti per generare crescita nel nascente mercato dell’online food market e di voler continuare a investire nel suo marketplace principale migliorando l’esperienza di consumo.

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LifeGate Wall: Opel inaugura il muro dedicato alla sostenibilità tra i palazzi di Milano

Nasce a Milano LifeGate Wall, il progetto promosso da LifeGate che inaugura con Opel, in via Canonica 25, il primo murale dedicato alla sostenibilità ambientale e sociale. Attraverso la street art, una parete di 200 metri quadrati tra i palazzi cittadini, vuole rivolgere alla cittadinanza messaggi legati alla salvaguardia degli ecosistemi e alla riduzione degli squilibri sociali.

Opel è promotrice della rinascita dei centri urbani attraverso la scelta di una mobilità sostenibile e presenta “Simply Electric”, il murale che ha come soggetto un grande fiore a rappresentare la rinascita della natura, frutto di abitudini e comportamenti che ognuno di noi deve portare avanti con responsabilità nei confronti dell’ambiente.

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Le dichiarazioni di Enea Roveda, CEO Di LifeGate:

Da oltre vent’anni ci occupiamo di sostenibilità e siamo convinti che il coinvolgimento dei singoli individui sia fondamentale per diventare parte del cambiamento, attraverso scelte e abitudini quotidiane. Siamo felici di dedicare alla nostra città uno spazio che parla di ambiente, di rispetto e di futuro, per i cittadini milanesi e per le prossime generazioni.

Il commento del Direttore di Brand Opel Italia, Fabio Mazzeo:

L’impegno di Opel verso la mobilità sostenibile è tangibile. La nostra gamma di veicoli elettrificati si amplia sempre più e durante quest’anno raggiungerà 9 vetture e 3 veicoli commerciali elettrificati, un impegno concreto. Una mobilità accessibile ad un vasto pubblico, come nella migliore tradizione di Opel da oltre 120 anni.

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I murales sono ideati e realizzati dal collettivo Orticanoodles, lo pseudonimo di due street artisti italiani, Walter “Wally” Contipelli e Alessandra “Alita” Montanari, che dal 2004, dalla base operativa nel quartiere Ortica di Milano, ha riempito oltre 15 mila metri quadrati di muri della città e ha fatto la sua comparsa tra le strade delle principali città europee.

Abbiamo deciso di rappresentare un fiore in quanto simboleggia perfettamente il momento delicato che stiamo attraversando, in cui la Natura indica la via per mantenere una corretta condotta nel rapporto infinito tra Uomo e Ambiente. L’opera è realizzata con una speciale pittura che rimuove dall’aria sostanze nocive andandola a purificare: così come un vero fiore compie la sua quotidiana azione di bilanciare l’equilibrio naturale, così la nuova opera permetterà al quartiere di respirare un’aria più pulita.

spiega Wally degli Orticanoodles.

trend mondo del lavoro

I trend che avranno un impatto sul mondo del lavoro nel prossimo futuro secondo Visier

Il 2020 è stato l’anno più lungo e più veloce di sempre. Una cosa che ricorderemo tutti di questo periodo è come il lavoro e la vita si siano scontrati, rendendo meno netto il confine tra professione ed esperienze umane. E mentre riflettiamo su tutto ciò che abbiamo superato (lockdown, remote working, uno stile di vita socialmente distante e livelli aumentati di stress e ansia) ci chiediamo cosa ci aspetterà nei mesi a venire.

Sicuramente, nel 2021, i professionisti delle risorse umane di tutto il mondo continueranno ad affrontare sfide importanti, mentre cercheranno di adattarsi ulteriormente alle norme alimentate dalla pandemia. Ma che ne sarà dei lavoratori nel 2021 ormai inoltrato?

Proviamo a scoprirlo attraverso il report di Visier che, attraverso interviste con i leader di pensiero delle risorse umane, dati di benchmarking e ricerche di terze parti, ha fatto emergere le tre aree critiche in cui i leader dovranno ripensare i loro approcci al talento.

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Come possiamo rispondere alle esigenze mutevoli dei talenti?

Secondo Visier, l’imprevedibilità della pandemia ha imposto alle organizzazioni di passare dalla pianificazione strategica a lungo termine, alla pianificazione operativa settimanale o mensile, anziché annuale. Le assunzioni sono diminuite e la pianificazione della forza lavoro molto spesso è stata interrotta, a causa delle assenze, dei cambiamenti comportamentali dei dipendenti, della resistenza a determinate condizioni e dal turnover.

Quando torneremo alla normalità, ci saranno più remote worker part-time o full-time. Perciò abbiamo bisogno di analisi più avanzate per gestire questo tipo di lavoratori in modo efficace” afferma Russell Klosk, Strategy Principal Director di Accenture. Infatti, anche se il remote working ha favorito le assunzioni di talenti che in precedenza erano considerate geograficamente impossibili, trova resistenza su determinate condizioni del lavoratore. Ad esempio, favorisce le persone senza figli, che hanno ampi spazi per poter lavorare da casa.

Attualmente, l’ansia dei dipendenti è alle stelle e i sondaggi di PwC rivelano che il rischio li scoraggia dal tornare sul posto di lavoro:

  • il 51% dei dipendenti teme di ammalarsi al ritorno sul posto di lavoro
  • il 50% vorrebbe che fossero stabilite misure di sicurezza sul lavoro, per sentirsi a proprio agio nel tornare
  • il 45% vorrebbe che i requisiti di sicurezza e igiene fossero implementati anche per i clienti che entrano in ufficio
  • il 35% vorrebbe utilizzare la tracciabilità dei contatti, con notifiche in tempo reale se a un collega viene diagnosticato il COVID-19

Le risorse umane, perciò, dovranno adattarsi ad una nuova forma di lavoro ibrida, dove salute e sicurezza saranno la priorità assoluta. Gli HR dovranno premurarsi di implementare linee guida più rigorose, inclusi regolari test sanitari, controlli del benessere psico-fisico dei dipendenti, pulizia degli uffici e nuova formazione sulla sicurezza.

sicurezza lavoro covid-19

Queste priorità in materia di salute e sicurezza dovranno tradursi anche in una maggiore attenzione sui tipi di benefici offerti dalle organizzazioni. I lavoratori, infatti, non saranno più interessati agli stessi vantaggi: prima prediligevano buoni pasti, convenzioni con bar, ristoranti e palestre nei pressi dell’ufficio, aree relax e sale gioco, mentre ora cercheranno risorse per migliorare il loro benessere personale e familiare. Ad esempio benefits che promuovono la forma fisica, che supportano la salute mentale, che alleggeriscono gli oneri del lavoro a distanza e che affrontano le maggiori difficoltà di trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata.

Sempre PwC ha rilevato che:

  • il 36% dei dipendenti vorrebbe vedere più umiltà, compassione e comportamenti empatici da parte dei leader;
  • il 33% vorrebbe vedere un investimento aziendale in attività che garantiscano il benessere psico-fisico;
  • il 72% vorrebbe continuare a lavorare a distanza anche dopo la pandemia.

In secondo luogo, sarà necessario pianificare la forza lavoro in modo più agile, concentrandosi sulle competenze, piuttosto che sui ruoli già esistenti, e garantire formazione ed avanzamento di carriera in modo equo, tra dipendenti che lavorano in ufficio e persone che decidono di restare in remote working.

Visto che molte aziende stanno iniziando ad utilizzare nuove tecnologie per ottenere maggiore efficienza nella produttività, sarà necessario un miglioramento delle competenze e una riqualificazione dei dipendenti a livello più ampio. E strumenti come l’intelligenza artificiale adattiva che sviluppa, deduce e normalizza le definizioni delle competenze e le qualifiche professionali, potranno aiutare gli HR a identificare e far crescere queste nuove opportunità, in linea con le mutevoli esigenze dell’organizzazione.

L’agilità dovrà diventare una competenza aziendale fondamentale e mettendo in pratica strategie ponderate di assunzione del rischio sarà possibile uscire da questa crisi più forti dei propri concorrenti.

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Il rischio può essere gestito, ma deve essere fatto in modo mirato per aiutare i dipendenti a rimanere produttivi” Matt Stevenson, Workforce Strategy & Analytics Practice di Mercer

Come dobbiamo mobilitarci in termini di Diversità & Inclusione?

Negli ultimi anni, è stato fatto pochissimo in termini di “diversità e inclusione”. Un sondaggio di Gartner ha rilevato che “solo il 36% dei leader di D&I ha segnalato che la propria organizzazione è stata efficace in costruire una forza lavoro diversificata”.

Ad esempio, Visier mostra che, le donne continuano ad avere meno probabilità di carriera nei ruoli dirigenziali rispetto agli uomini. Ma, ora è arrivato il momento di agire. Le aziende devono capire che la diversità non è solo un bene per le persone, ma anche per loro stesse, ed i rischi che corrono a non adeguarsi includono multe e azioni legali.

Sapere dove si trova l’organizzazione nel complesso termini di diversità è un buon punto di partenza. E man mano che vengono adottate nuove innovazioni, gli HR dovranno assicurarsi che gruppi specifici di persone non vengano lasciati indietro.

Perciò Kelly Reed, amministratrice delegata della Lockton Companies consiglia di raccogliere dei dati per comprendere e far progredire il D&I nelle aziende, ad esempio assunzioni, promozioni e analisi di equità retributiva (a livello operativo), sondaggi sui dipendenti (a livello esperienziale) e delle analisi della rete organizzativa (a livello comportamentale).

I leader delle risorse umane possono aiutare, bloccando le loro funzioni di gestione dei talenti, tra cui la pianificazione della forza lavoro, il reclutamento, la riqualificazione, il passaggio al lavoro remoto e l’adattamento alle nuove esigenze o richieste di personale. Ma non possono farlo da soli. Devono essere collegati e lavorare in sincronia con gli altri reparti, inclusi finanza, supply chain e marketing. Tutti i reparti devono essere sulla stessa pagina lavorando su una piattaforma unificata che condivide i dati in modo che tutti possano prendere decisioni con le stesse informazioni. 

D&I diversità e inclusione

Quali sono le nuove aspettative sull’esperienza dei dipendenti?

Se il 2020 ci ha insegnato qualcosa, è essere preparati agli imprevisti. Le aziende sono cambiate molto nell’ultimo anno e mentre ci prepariamo per il 2021, dobbiamo prendere quelle lezioni apprese e prepararci a tutto. In altre parole, dobbiamo essere agili.

In questo nuovo anno, tutte le aziende saranno sotto pressione per crescere e ottimizzare i profitti, riprendendosi dall’anno in cui siamo appena sopravvissuti, ma allo stesso tempo affrontando nuove sfide post-pandemiche. I leader delle risorse umane devono assumere un ruolo proattivo nell’aiutare le aziende a superare questi cambiamenti.

E mentre con il vaccino ci stiamo dirigendo verso il ritorno alla “normalità”, vediamo emergere una forza lavoro ibrida: alcune aziende torneranno alle operazioni pre-pandemia, ma molte vedranno aumentare le richieste di flessibilità, dato che il lavoro a distanza ha dimostrato di funzionare. Se i dipendenti continueranno a lavorare in remoto sarà necessario acquisire le migliori tecnologie e le risorse necessarie per renderli più produttivi e collaborativi.

Tuttavia, sebbene dare la priorità alla personalizzazione, alla flessibilità, all’accesso su richiesta e alle opportunità di crescita sia un buon inizio per un’esperienza positiva per i dipendenti, non è una soluzione valida per tutti. Ogni paese, settore, organizzazione e team avrà nuove aspettative e richieste dei dipendenti e spetterà alle risorse umane re-inventarle.

Conclusioni

In un ambiente caratterizzato da estrema incertezza, tracciare un percorso in avanti non è facile. Ma molti leader hanno accettato la sfida e l’hanno focalizzata sulla connessione tra persone e sull’agilità aziendale.

Ora più che mai ci sono opportunità per:

  • garantire la sicurezza del posto di lavoro
  • spostare l’ago sul benessere psico-fisico del dipendente
  • esplorare le opzioni di riqualificazione per la forza lavoro
  • identificare leader informali che possono guidare l’azienda nei momenti di incertezza
  • dipingere un quadro di interventi da mettere in atto per raggiungere l’uguaglianza

Maggiori dettagli nell’infografica di PwC e nell’infografica di Deloitte.

Il giusto mix di grinta, empatia e tattiche di assunzione di rischi ponderati possono aiutare le organizzazioni resistere alle esigenze di oggi e prosperare domani.

Reddit nomina Drew Vollero CFO e si prepara a quotarsi in borsa

Reddit nomina Drew Vollero, ex dirigente di Snap Inc, primo Chief Financial Officer (CFO). L’incarico del nuovo direttore finanziario coincide con la prospettiva di quotazione in borsa del sito di social news, intrattenimento e forum, fondato sul concetto di networking tra community.

“Ci stiamo pensando. Stiamo lavorando per quel momento”:

sottolinea l’amministratore delegato di Reddit, Steve Huffman in risposta alle sollecitazioni della stampa sull’ipotesi di un’eventuale istanza di offerta pubblica iniziale (IPO) dei titoli della società sul mercato finanziario. Ancora nessuna tempistica ufficiale per il deposito, però: “Diventare pubblico è qualcosa a cui pensiamo, ma non abbiamo piani specifici e un calendario”, dichiara il portavoce.

Drew Vollero entrerà ufficialmente in carica come direttore finanziario a fine mese e si occuperà di fiscalità, audit, pianificazione finanziaria, pubblicità, finanziamento delle vendite, approvvigionamento e relazioni con gli investitori.

Il compito di Vollero – 55 anni e più di 30 anni di esperienza in ruoli finanziari in Mattel Inc, Yum Brands, Taco Bell, PepsiCo, Snap e Allied Universal – consisterà nel condurre Reddit verso il processo di creazione della società per azioni, come accaduto nel 2017 con Snap, accompagnando l’azienda verso la sua IPO da 33 miliardi di dollari.

La crescita registrata da Reddit nel 2020 e il piano recruiting: raddoppiare i dipendenti nel 2021

“Il 2020 è stato un anno fondamentale”, afferma Huffman, che delinea anche il piano di recruiting. Infatti, in relazione a quanto dichiarato a The Wall Street Journal, a Vollero seguirà l’assunzione di molti nuovi dirigenti, con la previsione di raddoppiare il numero di dipendenti a 1.400 nel 2021.

Gli introiti pubblicitari sono aumentati del 90% nel quarto trimestre in confronto all’annualità precedente. Più di 52 milioni di utenti attivi visitano Reddit ogni giorno, oltre 100.000 le comunità tematiche o forum secondari ospitati in piattaforma. A dicembre la società ha acquisito Dubsmash, un’App social incentrata sui video per competer con TikTok.

Nel mese scorso, l’azienda ha raccolto 250 milioni di dollari di nuovo capitale (il più grande round di venture capital), con una valutazione stimata in 6 miliardi di dollari, ovvero il doppio rispetto ai due anni precedenti.

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Super Bowl

Reddit, il caso GameStop e lo spot durante il Super Bowl

Una crescita esponenziale favorita dal balzare di Reddit all’attenzione della cronaca nelle scorse settimane per il caso GameStop dopo che i day trader si sono uniti sul popolare forum “Wallstreetbets” del sito web, innescando il rally di molti titoli allo scoperto, con effetto una fortissima oscillazione al rialzo di titoli come GameStop e AMC a Wall Street.

Interesse fortissimo suscitato da Reddit anche in occasione del Super Bowl, quando ha acquistato uno spot pubblicitario di appena 5 secondi con il lancio del claim, in riferimento al caso GameStop:

“Quando le persone si uniscono davanti a qualcosa a cui tengono, succedono cose potenti”.

Huffman, tra i co-fondatori di Reddit, è tornato a gestire il sito nel 2015, lavorando per frenare l’incitamento all’odio e all’abuso digitale, rinnovando i termini di servizio per mettere fuori legge i contenuti nocivi di alcuni forum.

Obiettivo, espresso da Huffman, è di utilizzare i finanziamenti per espandere l’attività, incluso il team finanziario, ma soprattutto rendere Reddit più mainstream, migliorando il prodotto, in linea con competitor come Facebook e Twitter.

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pubblicità inclusive

Le pubblicità più inclusive per la Giornata Internazionale della Donna

” Women in leadership: Achieving an equal future in a COVID-19 world “: questo è il tema della Giornata Internazionale della Donna 2021. Si celebrano gli impegni delle donne di tutto il mondo nel costruire una ripresa dalla pandemia, nel mondo del lavoro e nella società, in maniera più equa.

Ad oggi, infatti, la copertura femminile nelle posizioni di leadership è ancora minima. Come lo è del resto anche la loro partecipazione nei processi decisionali, come esposto dal rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite: “Solo in 22 Paesi i capi di Stato sono donne e solo il 24,9% dei parlamentari nazionali sono donne. Al ritmo di progresso attuale, l’uguaglianza di genere tra i capi di governo richiederà altri 130 anni”.

Il tema di quest’anno ci ricorda che donne e uomini sono meritevoli allo stesso modo di poter plasmare il mondo. Le donne hanno il diritto di pensare ad un futuro lontano dagli stereotipi, dalla violenza e da qualsiasi tipo di discriminazione. Una battaglia per l’uguaglianza che continua il suo percorso, per ritrovarsi in un futuro giustamente equo. Una battaglia che vediamo su più fronti, dove aziende e brand danno il loro contributo attraverso iniziative, campagne di sensibilizzazione, divulgando messaggi chiari, forti e a volte di denuncia contro la disparità di genere.

Lego – What it is beautiful (2021)

Il Gruppo Lego celebra la festa della donna reinterpretando la sua iconica pubblicità del 1981. A quarant’anni dalla nascita di “What it is beautiful” Lego chiede alle famiglie di mostrare le potenzialità e gli interessi delle proprie figlie attraverso le loro creative costruzioni e immaginandole già come future donne leader.

La ricerca di Lego Play Well ha rivelato infatti che la maggior parte dei genitori ritiene che le differenze di genere derivino dai modelli sociali e non dall’indole dei bambini.

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La campagna mira a sostenere le bambine che attraverso le loro passioni e la loro indole saranno le responsabili del cambiamento sociale e dei modelli lavorativi della prossima generazione. Insieme a loro, Lego si impegna a creare posizioni lavorative più inclusive e all’altezza delle loro aspirazioni.

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Scotiabank – #SaidBefore (2021)

Le donne chiedono uguali diritti da più di cent’anni. Nel 1915  Nellie McClung, attivista politica che si battè affinchè le donne fossero considerate dalla legge come persone, affermò: “Sappiamo che non esiste l’uguaglianza dei risultati, ma ciò che chiediamo è l’uguaglianza di possibilità, l’uguaglianza di opportunità“.

Le donne hanno urlato uguaglianza, hanno manifestato per questo diritto: qualche passo avanti è stato fatto. Ma non è ancora abbastanza. Non basta ripeterlo, bisogna agire. Scotiabank festeggia il giorno internazionale delle donne offrendo il suo impegno nelle pari opportunità nel mondo del lavoro, contribuendo ad abbattere tutte le barriere che le donne sono costrette ad affrontate.

Dove – #StopTheBeautyTest (2021)

Dove famosa per divulgare con costanza il concetto di bellezza intesa come autenticità, lancia una nuova campagna per la giornata internazionale della donna che affronta il delicato tema dei matrimoni combinati in India. Lo spot racconta storie reali di donne rifiutate perché diverse dallo stereotipo di bellezza.

A dimostrazione di come l’aspetto fisico sia ancora una grave discriminante. Dove ancora una volta si vota alla sensibilizzazione e alla promozione di un messaggio inclusivo: la bellezza si trova nelle particolarità e non nei difetti. La vera bellezza è essere autentiche.

Nike – Lose Count | Stronger Than One (2021)

Il brand celebre per essere vicino a molte nobili cause, questa volta è intenzionato ad invogliare ed ispirare ogni donna verso gli sport che da sempre hanno visto i ragazzi come gli unici atleti possibili. Nike ha infatti investito insieme alla NFL 5 milioni di dollari per promuovere il Girl Flag Football ( in cui l’azione non è bloccata dal placcaggio fisico ma dallo scalpo di una piccola bandiera attaccata ad una cintura) in tutte le scuole degli USA.

Le ragazze dovrebbero crescere in un mondo in cui giocare a football è normale, come lo è per i ragazzi. Le ragazze oggi si battono per l’equità nello sport, in modo che in futuro qualsiasi tipo di corpo potrà essere quello di un’atleta.

Prega News – #SheIsCompleteInHerself (2021)

La società legata ancora ai pregiudizi di genere e ruolo è da sempre più dura con le donne, soprattutto quando si parla di maternità. In India, l’infertilità colpisce una coppia su sei e ciò che rende tutto più insofferente sono i giudizi e a volte i consigli rivolti in queste circostanze. L’impressione generale sembra dire che solo la maternità può veramente completare una donna. Il modo irrispettoso con cui si parla di infertilità in tv si riflette con un isolamento delle donne a livello sociale ed emotivo.

Per questo Prega News, brand del più famoso test di gravidanza indiano, celebra la donna semplicemente per quello che è, lanciando l’hashtag #SheIsCompleteInHerself. La maternità non completa la donna, non la realizza e non la rende umanamente migliore: ogni donna nasce già completa, come l’uomo. C’è invece bisogno di un radicale cambiamento, di un’evoluzione culturale, sociale e famigliare.

Netflix- International Women’s day (2021)

Netflix celebra la giornata internazionale della donna con un omaggio al suo coraggio nell’affrontare nuove situazioni, proporre nuovi modelli e scrivere nuove storie. Come ci mostra nel suo video, le donne hanno da sempre rappresentato (o interpretato) il punto di rottura con i pregiudizi sociali, di ruolo o di orientamento sessuale. Essere le prime è già di per sé un atto rivoluzionario e di cambiamento: “quando si racconta una storia mai raccontata, questa avrà un effetto esponenziale su chi la ascolta…”

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Levi’s – I shape my word (2020)

Senza eccezioni, senza qualificazioni di genere. Tutto quello per cui le donne hanno studiato ed affrontato il mondo del lavoro deve essere riconosciuto con i titoli giusti. Non di certo con storpiature e nomignoli che dequalificano il loro livello professionale. Le donne stanno facendo cose straordinarie, stanno ricodificando la società ed il mondo del lavoro. Non chiamiamole “giornalista donna”, “lady boss” o “producer donna”.

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McDonald’s – International Women’s Day (2020)

Il celebre fast food stravolge di nuovo gli archi del suo logo, questa volta per celebrare le donne e per rendere onore agli straordinari risultati ottenuti dalle donne, soprattutto nei suoi ristoranti. McDonald’s ci tiene a far presente che nella maggior parte dei suoi fast food i ruoli manageriali sono svolti da donne.

Nel suo video per la giornata internazionale della donna 2020 McDonald’s racconta orgogliosamente la storia di Patricia Williams, entrata come operatrice nel 1984 e divenuta nel corso degli anni imprenditrice e proprietaria di 18 ristoranti, insieme alle sue figlie. Patricia ha affrontato diverse difficoltà senza mai perdere tenacia ed ambizione. Ed è a lei, come a tutte le donne che non si arrendono che McDonald’s dedica il suo omaggio.

Budweiser & #SeeHer (2019)

Budweiser, da sempre legato al mondo maschile, ridisegna la donna come protagonista della sua identità. Nella sua campagna del 2019, per celebrare la giornata internazionale della donna, il brand ha reinventato alcuni dei suoi annunci stampa degli anni ’50 e ’60. In linea con il modello dell’uomo “sovrano” di quegli anni, oggi sarebbero dichiaratamente sessisti.

In partnership con il movimento #SeeHer, Budweiser ha riproposto ruoli femminili più equi e dignitosi. Ogni annuncio affronta alcuni dei diritti delle donne, come uguaglianza, indipendenza e realizzazione.

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In partnership con il movimento #SeeHer (e con le illustratrici Heather Landis, Nicole Evans e Dena Cooper) Budweiser ha riproposto ruoli femminili più equi e dignitosi. Ogni annuncio affronta alcuni dei diritti delle donne, come uguaglianza, indipendenza e realizzazione.

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