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  • Amazon, Microsoft e le altre big che hanno scelto il remote working

    La pandemia ha forzato l'esperimento del lavoro da casa e molte aziende intendono continuare

    19 Gennaio 2021

    • La pandemia ha forzato l’esperimento del remote working
    • Sono stati evidenziati benefici, sia in termini di produttività che di efficienza
    • Sono emerse anche numerose fragilità da colmare in ottica di innovazione
    La pandemia da COVID-19 ha spinto la maggior parte delle aziende in tutto il mondo a lavorare da casa. Ad adottare questa modalità di lavoro, con lo scoppio della pandemia, sono state principalmente le imprese più grandi e strutturate (97%) seguite dalla pubblica amministrazione (94%) e dalle PMI (58%). Certo, è stata una risposta forzata ed emergenziale, dettata più dalla necessità che dalla volontà, ma ha consentito di accelerare un esperimento che ha sempre fatto fatica a guadagnare terreno nel mondo del lavoro. La maggior parte delle aziende, infatti, è sempre stata fedele al concetto di “ufficio” e il remote working ha sollevato sempre molte preoccupazioni sulla produttività e sulla motivazione delle risorse. Uno dei motivi potrebbe essere che il mondo aziendale è ancora composto da tantissimi baby boomers, cioè persone che hanno iniziato a lavorare molti anni prima dell’inizio dell’era digitale. Ora che il piano vaccinale è iniziato, fino a che punto proseguirà il lavoro a distanza? In realtà le prospettive per il futuro sono ancora estremamente incerte, ma remote e smart working sono ormai entrati nella quotidianità degli italiani e con ogni probabilità sono destinati a rimanerci. smart working

    Il futuro del lavoro secondo l’indagine di Microsoft

    Secondo quanto emerso da un’indagine sul “Remote Working e Futuro del Lavoro” di Microsoft, condotta su oltre 600 manager e dipendenti di grandi imprese italiane, il numero di organizzazioni italiane che hanno adottato modelli flessibili di lavoro è aumentato in modo esponenziale, passando dal 15% dello scorso anno al 77% del 2020. I manager intervistati si aspettano che il 66% dei dipendenti continui a lavorare da remoto almeno un giorno alla settimana, anche dopo la fine della pandemia. In questa “nuova normalità”, infatti, sono stati evidenziati benefici, sia in termini di produttività sia di efficienza: l’87% degli intervistati ha riscontrato una produttività pari o superiore a prima del lockdown e il 71% è convinto che le nuove modalità “ibride” di lavoro comportino significativi risparmi in termini di denaro. Inoltre, sei intervistati su dieci (64%) credono che garantire modalità di lavoro da remoto possa essere un modo efficace per poter coinvolgere collaboratori più qualificati.

    Le criticità e le fragilità dello smart working 

    Tuttavia, il remote working non ha rivelato soltanto benefici, ma ha fatto emergere anche grosse fragilità, come la carenza tecnologica, non solo delle piccole aziende, ma anche nelle imprese più grandi e strutturate.  Il 69% delle aziende, infatti, ha dovuto aumentare la disponibilità di strumenti hardware, pc portatili e di strumenti per poter accedere da remoto agli applicativi aziendali, mentre il 45% si è dovuto dotare di strumenti per la comunicazione, come i tool per le videoconferenze (16%). Tre datori di lavoro su quattro, invece, hanno chiesto ai lavoratori di utilizzare i propri dispositivi personali, mentre il 50%, non essendo dotato di tecnologia adeguata, ha dovuto sospendere del tutto l’attività. Altre barriere difficili da superare sono state: il work-life balance (58%), la disparità del carico di lavoro tra alcuni lavoratori meno impegnati e altri sovraccaricati (40%) e l’impreparazione dei manager (33%). Ma non solo. Durante la pandemia i datori di lavoro hanno scoperto che, sebbene alcune attività possano essere tranquillamente svolte a distanza, in caso di crisi è molto più efficace il lavoro in presenza. Queste attività includono coaching, la consulenza, l’insegnamento e tutti quei lavori che traggono vantaggio dalla collaborazione, come l’innovazione, la risoluzione dei problemi e la creatività. Ad esempio, genitori e insegnanti affermano che la qualità delle lezioni scolastiche abbiano risentito della pandemia. Senza contare che, più della metà della forza lavoro ha poche o nessuna possibilità di lavorare a distanza: molte attività fisiche o manuali, così come quelle che richiedono l’uso di attrezzature fisse, non possono essere svolte a distanza. Ne sono di esempio l’ambito dei trasporti, la ristorazione, l’edilizia, il settore agricolo. Molti italiani di tutte le fasce d’età, hanno anche dichiarato di apprezzare l’ambiente lavorativo tradizionale, specialmente per la possibilità di socializzare e condividere esperienze con i colleghi. La ricerca di Microsoft, infatti, ha evidenziato come il lavoro da remoto, se non correttamente gestito, possa inibire la condivisione di idee tra colleghi e porti i dipendenti a essere meno invogliati a chiedere aiuto o a delegare in modo appropriato.  Per promuovere una cultura del lavoro che favorisca l’innovazione è più che mai fondamentale supportare il management nel superare questi limiti. In quest’ottica le aziende potrebbero muoversi prevedendo fringe benefit diversi da quelli che proponevano quando si lavorava in sede, ad esempio offrendo bonus per acquistare attrezzatura informatica e/o arredo per convertire alcuni spazi della propria abitazione ad ufficio, oppure regalando abbonamenti a palestre, corsi di pilates, yoga e ginnastica posturale a distanza.

    Futuro ibrido: tra casa e ufficio

    Secondo recenti sondaggi condotti da Global Workplace Analytics, da Cisco e da Microsoft, sia i manager che i dipendenti che hanno apprezzato i vantaggi del lavoro da remoto, non intenderebbero tornare alle vecchie abitudini.  Remote Working Dopo le prime difficoltà di adattamento, gli smart worker hanno imparato ad apprezzare i benefici del lavoro agile: il 73% nota di essere molto più efficiente da quando lavora da casa. Inoltre, ha la possibilità di vestirsi in modo più casual (77%) di personalizzare il proprio ambiente di lavoro (39%), di avere più tempo per i propri hobby (49%), per i propri figli (36%) ma anche per gli animali domestici (22%). Per le donne, in particolare, il lavoro a distanza è stata una benedizione mista: un lavoro indipendente, con orari più flessibili, meno stress e minor tempo perso per il pendolarismo.  I nuovi remote worker non vogliono più rinunciare all’autonomia inaspettatamente acquisita: ben l’87%, sia in Italia, che a livello Emear (Europe, Middle East, Africa e Russia), chiede un futuro flessibile, in cui scegliere liberamente quando e quanto lavorare da casa e in ufficio, aspirando a un mix tra lavoro in presenza e lavoro a distanza. È vero, più persone che lavorano in remoto significa meno persone che ogni giorno si spostano da casa al lavoro, e ciò potrebbe avere conseguenze economiche significative nell’ambito dei trasporti, della ristorazione, della vendita al dettaglio. Tuttavia, si potranno modificare i modelli di consumo: i soldi spesi per il trasporto, la mensa e il guardaroba potranno essere spostati su altri usi, ad esempio il cibo da asporto, l’acquisto di apparecchiature per ufficio, di strumenti digitali e di dispositivi per la connettività potenziata.

    Le big scelgono il remote working

    Sono diverse le aziende che hanno scelto la formula del lavoro remoto a lungo termine. Eccone alcune:
    • Adobe

      Adobe è una software house statunitense fondata da John Warnock e Charles Geschke, nota soprattutto per i suoi prodotti di video e grafica digitale, come Photoshop, Illustrator, InDesign, After Effects, Premiere.Piani di lavoro in remoto: Adobe prevede di continuare il lavoro in remoto per alcune sedi fino a Luglio 2021. Il lavoro da remoto e la didattica a distanza hanno costituito un’opportunità per andare oltre i normali risultati del Q3 estivo 2020 che si è chiuso con entrate pari a 3,23 miliardi di dollari (in crescita del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e un utile di 955 milioni di dollari (contro i 793 del 2019).
    • Amazon

      Amazon è la più grande azienda di commercio elettronico al mondo, fondata da Jeff Bezos nel 1999 e si occupa della vendita di libri, DVD, CD musicali, software, videogiochi, prodotti elettronici, fumetti, abbigliamento, mobilia, cibo, giocattoli e altro ancora. Piani di lavoro a distanza: i dipendenti le cui posizioni consentono loro di lavorare da casa possono farlo fino a Giugno 2021. Attualmente esistono offerte di lavoro da remoto che si rivolgono a persone preparate a lavorare online, con precedenti studi o esperienze in ambiti specifici. Inoltre, sono previsti nella maggior parte dei casi dei percorsi di formazione e lavoro per agevolare l’inserimento in azienda.
    • Facebook

      Facebook è la famosa rete sociale statunitense fondata da Mark Zuckerberg nel 2004, che attualmente controlla i servizi di rete sociale Facebook e Instagram, il servizio di messaggistica istantanea WhatsApp e sviluppa i visori di realtà virtuale Oculus Rift. Piani di lavoro a distanza: Facebook consentirà al personale di lavorare da remoto fino a Luglio 2021, riconoscendo un bonus di 1.000 dollari in aggiunta al normale stipendio così da poter far fronte all’acquisto di nuovi dispositivi, arredo da ufficio o per i servizi di connettività.
    • Mastercard

      Mastercard è una società mondiale di transazioni, elaborazione dei pagamenti e consulenza fondata nel 1966 da un gruppo di banche. Piani di lavoro a distanza: Mastercard consentirà ai propri dipendenti di lavorare da casa fino a quando i timori di COVID-19 non si placheranno e le persone potranno sentirsi a proprio agio negli uffici.
    • Microsoft

      Microsoft è un’azienda di informatica multinazionale fondata da Bill Gates e Paul Allen nel 1975, che sviluppa, produce e commercializza software per computer, elettronica di consumo e personal computer. Piani di lavoro da remoto: Microsoft consentirà di lavorare da casa fino a fine gennaio 2021. Come altre aziende, tra cui Facebook e Twitter, però, ha già abbracciato la strada dello smart working permanente post-pandemia, optando per una soluzione ibrida, che prevederà il lavoro da remoto per meno del 50% delle ore settimanali.
    • PayPal

      PayPal è la società statunitense di tecnologia finanziaria, fondata nel 1999, che consente ad acquirenti e venditori di condurre transazioni online in sicurezza. Piani di lavoro da remoto: in Paypal, la possibilità di usufruire dello smart working, veniva già data in tempi non di emergenza. Attualmente, la società intende proseguire il lavoro a distanza fino al termine del primo trimestre del 2021. Alla fine del 2020 ha persino costruito un ufficio virtuale per sostenere il lavoro da remoto dove, durante le festività, ha ospitato una festa globale di 29 ore per i suoi 25.000 dipendenti, ricca di concerti, spettacoli di magia, lezioni di cucina, tutorial di origami, lezioni di ballo, lotterie e diverse esibizioni di drag.
       
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    • Salesforce

      Salesforce.com è un’impresa statunitense di cloud computing fondata nel 1999 a San Francisco e operativa in 36 paesi del mondo. Piani di lavoro a distanza: i dipendenti di Salesforce hanno la possibilità di lavorare da casa almeno fino ad Agosto 2021. L’azienda ha anche ampliando i vantaggi del lavoro a distanza per i suoi dipendenti, dando a ogni persona $250 per l’acquisto di forniture per ufficio per le loro case, in aggiunta ai $250 erogati all’inizio del 2020. I genitori hanno anche la possibilità di aggiungere sei settimane di ferie retribuite.
    • Shopify

      Shopify è una società di e-commerce canadese fondata nel 2006, che fornisce una piattaforma di commercio multicanale basata su cloud, per progettare, organizzare e gestire negozi su vari canali di vendita. Piani di lavoro da remoto: a Maggio 2020 Shopify ha annunciato la chiusura definitiva degli uffici fino al 2021, dopodichè la maggior parte dei dipendenti lavorerà da remoto su base permanente.
     
    • Twitter

      Twitter è un servizio di notizie e microblogging fornito dalla società Twitter, Inc., fondata a San Francisco nel 2007, che consente alle persone di pubblicare messaggi e interagire istantaneamente con altri in tutto il mondo. Piani di lavoro da remoto: i dipendenti di Twitter potranno lavorare da casa in modo permanente, andando in ufficio solo se e quando lo desiderano.
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    Conclusioni

    Le organizzazioni si stanno attrezzando per tradurre le nuove abitudini e aspettative dei lavoratori in un nuovo approccio al lavoro. Una grande impresa su due interverrà sugli spazi fisici al termine dell’emergenza (51%), differenziandoli (29%), ampliandoli (12%) o riducendoli (10%). Il 38%, invece, ne cambierà le modalità d’uso. Il 36% delle grandi imprese digitalizzerà i processi. Ben il 70% di chi ha un progetto di lavoro agile aumenterà le giornate in cui è possibile lavorare da remoto, passando da un solo giorno alla settimana prima della pandemia a una media di 2,7 giornate a emergenza conclusa. Il 17% agirà sull’orario di lavoro. Solo l’11% tornerà a lavorare come prima.  «La ricerca dice che non si torna più indietro», commenta Michele Dalmazzoni, Collaboration and Industry Digitization Leader, Cisco Emear South. «Certo non in questo modo rigido imposto dalla pandemia, ma in termini flessibili. Le aziende stanno ripensando gli spazi di lavoro, un nuovo workplace ibrido tra chi è in presenza e chi partecipa a riunioni da remoto. Ci si sta focalizzando su come abilitare i remote worker con tutti gli strumenti di collaborazione possibili e ci si chiede se sia sempre necessario andare dall’altra parte del mondo per fare un collaudo, quando si possono usare tool di realtà aumentata abilitati dalle piattaforme digitali. Insomma, a tutti i livelli si sta scoprendo che c’è un modo per fare le cose anche a distanza e le potenzialità delle piattaforme collaborative stanno avendo un impatto sociale enorme».