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Ancora TikTok: un breve recap se hai perso le puntate precedenti

  • Il presidente americano Donald Trump aveva annunciato lo stop al download di TikTok.
  • Il ban è stato rinviato per permettere ad Oracle e Walmart di finalizzare l’accordo con il partner cinese.
  • Cosa significa per gli inserzionisti un eventuale ban di TikTok.

TikTok negli Stati Uniti, oggi, continua a funzionare.
Questa è stata la decisione di Donald Trump, presidente in carica che ha deciso di far slittare di una settimana il blocco del download e del funzionamento di TikTok negli USA, precedentemente annunciato.

Il 6 agosto, Trump emetteva un Ordine Esecutivo in cui scriveva che “la diffusione negli Stati Uniti di applicazioni mobili sviluppate e di proprietà di aziende della Repubblica Popolare Cinese continua a minacciare la sicurezza nazionale, la politica estera e l’economia degli Stati Uniti“.

Il 7 agosto 2020 sul sito di TikTok veniva rilasciata una dichiarazione in risposta all’ordinanza, che lasciava intuire la possibilità di un accordo: “il testo dell’Ordine evidenzia come la decisione si sia basata su ‘report’ che non vengono nominati né citati, su timori non circostanziati che l’app ‘potrebbe’ essere utilizzata per campagne di disinformazione e su preoccupazioni relative alla raccolta dati, che però effettuiamo secondo gli stessi standard di settore utilizzati da migliaia di altre app in tutto il mondo. Abbiamo già chiarito che TikTok non ha mai condiviso i dati dei suoi utenti con il Governo cinese, né censurato alcun contenuto su richiesta di quest’ultimo. Rendiamo infatti disponibili nel nostro Transparency Center le linee guida di moderazione e il codice sorgente dell’algoritmo, un livello di assunzione di responsabilità in cui non si è impegnata nessuna azienda equivalente. Abbiamo perfino espresso la nostra volontà di valutare la totale cessione della nostra filiale negli Stati Uniti a un’azienda americana.

La scelta di rinviare il ban di TikTok è stata presa per permettere ad Oracle e Walmart di completare l’accordo di acquisizione.

LEGGI ANCHE: TikTok non è ancora fuori pericolo: l’affare Oracle resta in sospeso

TikTok connette la generazione Z ai brand.

TikTok, la sicurezza prima di tutto

La sicurezza dei cittadini americani rappresenta uno dei capisaldi delle promesse elettorali di Donald Trump che ha trovato espressione anche nel blocco delle app cinesi, accusate dal presidente americano di spiare e rubare i dati dei cittadini statunitensi.

TikTok, Oracle e Walmart, cosa prevede l’accordo

TikTok ha scelto Oracle come trusted technology provider. L’azienda di Larry Ellison avrà il 12.5% di TikTok Global, la società creata ad hoc per il controllo di gestione statunitense. Dunque Oracle sarà partner tecnologico mentre Walmart partner commerciale. Insieme, le due aziende statunitensi, deterranno il 20% della società prima che essa sia quotata in borsa. ByteDance conserverà la proprietà e la gestione dell’algoritmo.

Qualche tempo fa, anche Microsoft aveva provato ad acquisire quote di TikTok ma senza ottenere successo.

Si pensa che non sia un caso che l’azienda di Larry Ellison, uno dei pochi sostenitori dell’amministrazione Trump in Silicon Valley, abbia trovato un accordo con la società cinese.

tiktok

Cosa cambia per gli inserzionisti di TikTok?

Secondo Sensor Tower, società di informazioni sul mercato e sulle prestazioni delle app mobili, durante la pandemia l’app TikTok è stata scaricata 65 milioni di volte.

Il successo dell’app è innegabile ed è resa possibile grazie alla qualità del suo algoritmo che sta attirando l’attenzione degli altri player nel settore dei social media. Facebook infatti ha iniziato a corteggiare i talenti di TikTok offrendo ai suoi dipendenti paghe più alte e benefit per passare al colosso di Menlo Park. Google invece sta testando funzionalità simili a TikTok introducendo su YouTube, YouTube Shorts.

È proprio l’algoritmo di TikTok a rendere il social così competitivo. Se nonostante l’accordo con Oracle, TikTok mantiene inalterato il suo algoritmo, il vantaggio per i marketer non è così immediato. Alex Brownsell, media editor di WARC ha espresso alcune perplessità circa il valore aggiunto che la partnership tra Oracle e TikTok possa portare agli inserzionisti. “La tecnologia rivolta agli utenti di TikTok, in particolare il suo motore di raccomandazione di contenuti personalizzati, è la migliore del settore. È quindi difficile capire come Oracle, in qualità di nuovo arrivato nel settore degli annunci, anche se con esperienza nel software martech, possa davvero spostare l’ago della bilancia dal punto di vista di un inserzionista”.

Con l’introduzione del partner americano Oracle, la pubblicità su TikTok potrebbe diventare più semplice in quanto l’azienda possiede la piattaforma di gestione dati e sarà proprietaria delle analisi di marketing. Per gli utenti non cambierà nulla dal punto di vista della struttura del social: potranno continuare a girare i loro video così come fanno adesso.

Per comprendere gli effetti che, invece, la scomparsa di TikTok dal panorama americano potrebbe comportare, dobbiamo guardare al caso Indiano. Lì il ban di TikTok ha portato al crollo del mercato dell’influencer marketing e ha posto gli influencer indiani nella condizione di dover considerare l’utilizzo di altri applicativi come Reels. Ma questi non possedendo le stesse caratteristiche di TikTok ha portato l’allontanamento degli adolescenti dalla piattaforma digitale.

Reels vs TikTok

Alcuni grandi marchi come Ralph Lauren, Walmart, Chipotle e altri, hanno messo TikTok al centro della propria strategia digitale prevedendo grossi investimenti. Con le dovute ragioni, visto che al NewFront, TikTok si è presentata come la piattaforma alternativa a Hulu e YouTube.

Dunque i vantaggi dell’uscita dalle scene americane del social media non sono così evidenti come le perdite che potrebbe comportare. Lato marketer bisognerebbe riconsiderare l’utilizzo del social media nella propria strategia di branding, mentre lato creator ciò significherebbe una perdita di opportunità. Tutto si traduce in una considerevole catastrofe economica per la pubblicità in America.

Nelle ultime settimane, alcune star di TikTok si stanno già affacciando ad altri social per la creazione di video musicali. Tra queste, Charli D’Amelio, ha cominciato ad utilizzare Triller, un’altra app concorrente.

Ma intanto il conflitto geopolitico tra Cina e Stati Uniti pare sia stato superato, o almeno questo si evince dalle ultime vicende. 10mila nuovi posti di lavoro, una sede probabilmente in Texas e un controllo totalmente americano pare abbiano rassicurato Trump che ha benedetto il nuovo accordo tra Oracle, Walmart e ByteDance.

Una partnership con TikTok può essere l’occasione giusta per entrare in un mercato non ancora saturo di possibilità in quanto si stima che negli Stati Uniti, il social network abbia superato i 100 milioni di iscritti.

Intanto, mentre una sentenza del tribunale ha sospeso l’ordine esecutivo, il giudice non ha però rinviato l’udienza prevista a novembre. Ciò non solo vieterà alle persone di scaricare l’app, ma ne impedirà completamente l’utilizzo anche a coloro che già l’hanno scaricata.

Reels

Instagram Reels: pro e contro della nuova funzione

    • Reels è simile alle Instagram Stories, ma più utile per il remarketing.
    • Puoi pubblicare video usando fino a 30 hashstag e 2.200 caratteri.
    • Gli Insights sono ancora limitati, ma i Reels offrono più strumenti di condivisione.

 

Reels è uno dei nuovi formati per i contenuti Instagram, che ti consente di condividere video di 15 secondi (e ora fino a 30 secondi), in stile TikTok, nell’apposito feed della sezione Esplora. Si tratta di una delle tante strategie di Facebook, proprietario di Instagram e WhatsApp, per implementare piattaforme o strumenti che “mancano all’appello” tra i social e servizi di chat già in suo possesso.

Stavolta, Instagram vuole competere con TikTok, che è particolarmente popolare tra la Gen Z  (la generazione che va dai nati nel 1997 ai teenager di oggi) come piattaforma di condivisione video, e che già nell’ottobre 2019 aveva largamente superato i 500 milioni di iscritti, con una platea globale che, oggi, dall’Asia attraversa l’Europa e raggiunge gli Stati Uniti.

Lanciati per la prima volta in Brasile alla fine del 2019, gli Instagram Reels sono ora disponibili su iOS e Android in oltre 50 Paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Giappone. Molti creator stanno sperimentando Reels, pur mantenendo la loro presenza su TikTok.

Tra i marchi che hanno già aderito ci sono Sephora (cosmetici), Walmart (catena statunitense di vendita al dettaglio) e Beardbrand (toeletta da uomo).

Reels vs TikTok

LEGGI ANCHE: Arriva Instagram Reels (anche in Italia), per creare video multi-clip da 15 secondi

Reels e Tik Tok, differenze e similitudini

TikTok è nato in Cina nel 2016 col nome di Douyin. Inizialmente era stato commercializzato anche col nome di “Musical.ly” nel 2014, quando Alex Zhu e Luyu Yan lo crearono a scopo educativo. Musical.ly era destinato agli adolescenti e comprendeva musica, video, suoni e voci da doppiare. Includeva anche Live.ly, piattaforma per lo streaming video. Nel 2017 l’azienda cinese ByteDance, sviluppatrice dell’aggregatore di notizie Toutiao, acquistò Musical.ly unendola a Tik Tok, e mantenendo quest’ultimo come nome commerciale.

Facebook non è riuscito ad acquisire la piattaforma, e ha quindi puntato su qualcosa di simile, i Reels, che grazie all’integrazione con Instagram hanno portato molti dei contenuti del Tik Tok occidentale (Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda) su questa piattaforma. Spesso, nei Reels si nota il marchio di TikTok, proprio perché molti dei contenuti dell’app sono stati “travasati” in Reels.

Reels VS Instagram Stories

I Reels e le Instagram Stories sono simili per formato (verticale, 16:9), ma hanno caratteristiche molto diverse. Per creare un Reel, è sufficiente accedere alle Stories e scorrere in basso fino alla voce “Reels”.

Chi è abituato alla pagina “Per te” di TikTok, su Instagram troverà un “punto di atterraggio” nella parte superiore della scheda Esplora. Basta toccare il primo Reel in alto per accedere all’intero feed Reels.

Con questa nuova aggiunta, Instagram ora presenta cinque formati diversi per i contenuti: post, Stories, Live, IGTV e Reels. In merito a Reels, alcuni utenti segnalano una maggiore copertura e coinvolgimento, anche quando condividono gli stessi contenuti usando altri formati su Instagram.

Reels pro e contro

Ma come funzionano, nel dettaglio, i Reels? Vediamo insieme alcuni pro e contro.

I PRO di Instagram Reels

  • Reels offre diversi strumenti di modifica con effetti AR (realtà aumentata), controlli di velocità e l’opzione per allineare più clip e ottenere transizioni più nitide.
  • I Reels possono essere condivisi su Esplora e dalle Stories. Quando carichi un Reel, puoi anche pubblicarlo nel tuo feed. Tutti i Reel appariranno in una sezione dedicata del tuo profilo, come accade per IGTV. Inoltre, garantiscono maggiori strumenti di condivisione
  • Se includi un audio originale (suoni registrati nel video), l’audio verrà attribuito a te e altri utenti potranno utilizzarlo per creare nuovi Reels.
  • Chi vuole utilizzare Reels nella strategia di marketing deve tener presente che, in genere, le nuove funzioni danno la priorità ai contenuti che veicolano, e questo vale anche per Instagram Reels.
  • Come per i post, puoi usare fino a 30 hashstag, e 2.200 caratteri.
  • Si tratta di uno strumento ottimo per il remarketing, perché aiuta la creazione di segmenti di pubblico in target.

I CONTRO di Instagram Reels

  • Tuttavia, non è ancora possibile programmare i propri Reels.
  • A differenza di TikTok, su Reels i video, possono durare fino a 30 secondi.
  • Proprio come le Stories a cui siamo abituati, spariscono dopo 24 ore se non li inserisci nel tuo feed, mentre su TikTok restano visibili nei profili e nei suggerimenti.
  • Su TikTok gli utenti possono “duettare” tra loro e caricare i brani direttamente nell’app, mentre su Reels queste funzioni non sono supportate.
  • Non puoi aggiungere collegamenti esterni o link “swipe”.
  • Attualmente, le uniche statistiche che puoi vedere sono Views, Mi piace e Commenti. Gli Insights di TikTok risultano molto più completi per il profilo e i singoli post.

Controversie

La storia di Reels e TikTok non è priva di numerose controversie. Il 2 luglio 2020, il gruppo di hacktivisti Anonymous ha denunciato la pericolosità dell’app:

Cancellate TikTok in questo stesso momento e se conoscete qualcuno che lo usa, spiegategli che non è nient’altro che un malware nelle mani del governo cinese, intento in una colossale operazione di sorveglianza di massa“.

Tanto che numerosi divieti in Europa, India e Stati Uniti hanno iniziato a diffondersi, per culminare il 6 agosto, quando Trump ha firmato due ordini esecutivi che vietano le “transazioni” statunitensi con TikTok e WeChat alla sua società madre, ByteDance, come annunciato da AP News. Sempre nell’agosto 2020, Facebook ha presentato ufficialmente Reels.

Il 17 agosto 2020, inoltre, Oracle è entrata nella corsa per acquisire TikTok, mentre lo stesso TikTok ha annunciato, come apparso anche su Reuters, che intende avviare un’azione legale per contestare il divieto degli ordini esecutivi USA.

LEGGI ANCHE: TikTok presenta For Business, uno spazio in cui la creatività incontra la community

Reels è utile?

In sostanza, la nuova funzionalità di Instagram dovrebbe offrire un’alternativa a TikTok come, a suo tempo, avvenne per le Instagram Stories rispetto a Snapchat. Ma gli imprenditori continuano a chiedersi: “Vale la pena investire nei Reels per il piano di marketing? E in che misura?“.

Generalmente, quando una funzionalità è stata lanciata da poco offre maggiori prospettive di crescita, pur con tutte le limitazioni che Reels presenta ancora rispetto a TikTok. Inoltre, se hai un eCommerce e vuoi che gli utenti ti seguano in vario modo senza lasciare la piattaforma, concludendo l’acquisto prodotti, Reels potrebbe esserti utile per ampliare il potenziale pubblico. Anche molti influencer hanno già cominciato a usarlo con successo, quindi potrebbe entrare nella tua strategia in quest’ottica specifica.

Se sei in dubbio, l’unica soluzione è testarlo e confrontarlo con TikTok per individuare lo strumento migliore per te.

Digital Marketing per l’immobiliare: ecco cosa sta cambiando

  • Il campo immobiliare deve cambiare strategia se vuole comunicare davvero con i suoi clienti
  • Il marketing digitale è il modo migliore per far emergere le agenzie immobiliare da un mercato ormai saturo

Un paio di decenni fa, gli immobili erano considerati un investimento di lusso. Solo i più ricchi potevano permettersi di accaparrarsi proprietà e vari progetti abitativi a prezzi esorbitanti. Il processo di acquisto di una proprietà è stato sempre lungo e noioso. Chi cercava casa doveva raccogliere e firmare un flusso infinito di documenti e contemporaneamente affidarsi a un agente immobiliare che potesse aiutarlo a concludere un buon affare per la proprietà desiderata.

Tuttavia, questa tendenza è cambiata drasticamente. Gran parte degli acquirenti, prima di valutare l’acquisto di una casa, effettua ricerche online e trova conveniente controllare e selezionare virtualmente gli appartamenti prima di andare a vederli fisicamente.

I dati parlano chiaro. Il 92% degli acquirenti effettua una ricerca online per trovare la casa dei propri sogni. Inoltre, l’82% degli investitori del mercato immobiliare si fida degli agenti online e li ritiene fonti affidabili d’informazioni valide, e il 42% ha fatto ricorso a internet come primo mezzo di ricerca.

In che modo gli sviluppatori immobiliari possono utilizzare il digital marketing per il settore immobiliare e interagire con i consumatori?

digital marketing immobiliare

Digital marketing immobiliare

Il coinvolgimento diretto dei consumatori richiede alle agenzie immobiliari di riallineare le loro priorità passando dalla sola generazione di entrate alla creazione effettiva di valore per i loro consumatori. 

Comprendere il pubblico per personalizzare le strategie di marketing

Per creare contenuti che i clienti troveranno davvero preziosi, gli sviluppatori immobiliari devono sapere con chi stanno parlando e generare contenuti che i loro utenti troveranno effettivamente preziosi. Questo è un passaggio cruciale nella costruzione di una relazione reale con il pubblico.

Creare campagne specifiche per i dispositivi mobile

Gli agenti immobiliari dovrebbero produrre contenuti specificamente progettati per smartphone e i diversi dispositivi mobile se vogliono interagire con i prossimi consumatori che navigano in internet.

Ottimizzare i marchi per la ricerca vocale

La ricerca vocale ha vaste implicazioni per la SEO perché le parole chiave tradizionali non vengono utilizzate quando si parla in modo naturale. Ciò significa che le agenzie immobiliari devono trovare nuovi modi per diventare rilevabili attraverso i risultati della ricerca vocale per rimanere visibili sulle piattaforme digitali.

Utilizzare le campagne di chiamata di AdWords

L’aggiunta di estensioni di chiamata agli annunci può aumentare notevolmente le percentuali di clic e i tassi di conversione. Quando un utente seleziona l’opzione chiamata persa su un annuncio, viene effettuata una chiamata e poi interrotta immediatamente.

Successivamente, l’utente riceverà una chiamata automatica che gli dirà di rimanere in linea, mentre la sua chiamata è connessa all’attività. Nello stesso periodo, l’azienda riceverà anche una chiamata da Google. Una volta che sia l’utente che l’azienda sono impegnati nella chiamata, saranno collegati tra loro.

Incoraggiare una conversazione bidirezionale

Immobiliare e digital marketing vanno di pari passo. Il marketing digitale per il settore immobiliare consente agli sviluppatori non solo di parlare ai propri consumatori, ma anche di ascoltarli, ottenendo feedback. Questa opportunità per una conversazione bidirezionale è fondamentale per costruire il coinvolgimento dei consumatori.

Per essere in grado di avere una conversazione significativa, gli agenti immobiliari devono capire esattamente chi è il loro pubblico, i loro interessi e le loro preoccupazioni.

Digital Marketing: le tecniche da usare nel campo immobiliare

La creazione di una presenza online è la prima cosa da fare per chi sta muovendo i primi passi nel marketing digitale in campo immobiliare. Per stabilire una presenza potente, bisogna concentrarsi su 3 cose fondamentali:

  • costruire e definire il proprio marchio
  • acquisire clienti
  • coinvolgere i clienti

Per ottenere il massimo in tutti e tre i punti, possiamo avvalerci di queste tecniche del marketing digitale da applicare in ambito immobiliare. Una sorta di “how to” che le agenzie e gli agenti immobiliare devono avere bene a mente per aumentare e migliorare le vendite. Stiamo parlando di:

  • SEO marketing
  • SEO social media marketing
  • Google Ad
  • Content Marketing
  • Video Marketing
  • Gestione della reputazione online
  • Design User Experience

SEO Marketing

La SEO, ossia l’ottimizzazione per i motori di ricerca, è una strategia utilizzata per aumentare il traffico del sito web assicurando che esso possa essere facilmente trovato tramite i motori di ricerca.

L’obiettivo di un’agenzia immobiliare sarà quello di migliorare il posizionamento del proprio sito web, per farlo apparire in cima dell’elenco delle ricerche Google. Pertanto, una strategia SEO completa e ben pianificata può attirare il pubblico giusto.

Il 50% degli acquirenti di età compresa tra 37 e 51 anni ha trovato la propria casa online, se il proprio sito web è facilmente navigabile, consente ai visitatori di trovare ciò che stanno cercando senza troppi sforzi.

Creare un blog

Il blogging ha fatto molta strada dall’essere uno strumento online per la narrazione a un elemento essenziale del digital marketing. I blog sono una fonte di informazioni lunga, breve e creativa, e se c’è una cosa che Google ama, sono i dati preziosi. Google riconosce e classifica facilmente questi siti web grazie delle informazioni fornite, portandoli nella prima pagina dei risultati di ricerca.

Blog che forniscono informazioni dettagliate sulle prossime proprietà, suggerimenti sull’acquisto di case e guide sulle opzioni di investimento sono solo alcuni dei tanti argomenti che un blog immobiliare potrebbe trattare.

SEO Social Media Marketing

Il social media marketing è l’uso dei canali dei social media da parte dei brand per promuovere e pubblicizzare i propri prodotti e servizi, permettendo un contatto diretto col pubblico. È diventato parte integrante delle strategie di marketing per tutte le aziende e il settore immobiliare non può assolutamente essere un’eccezione.

Il 77% degli agenti immobiliari utilizza attivamente i social media per gli immobili. Utilizzano Facebook, LinkedIn, Instagram, YouTube, Twitter e Snapchat per interagire e connettersi con i loro clienti e potenziali clienti.

Perché le agenzie immobiliari devono provare il social media marketing?

I social media sono piattaforme ideali per connettere, coinvolgere e promuovere il proprio prodotto al pubblico di destinazione in base ai propri interessi, posizione e comportamento. Attraverso una piattaforma social, possiamo pubblicare contenuti che includono storie, immagini, video e anche inviare messaggi, rispondere ai commenti e fare pubblicità a un pubblico segmentato.

Pertanto, in questo processo, stiamo offrendo un’esperienza molto personalizzata e in tempo reale al pubblico mentre interagiamo con loro.

Tipi di social media marketing: organico vs pagato

Social media marketing organico o a pagamento? Questo è il dilemma. Dove sta la differenza?

  • Marketing organico: il marketing organico sui social media si riferisce alla condivisione di post e aggiornamenti gratuiti sulle pagine dei social media della nostra azienda. Includono post di testo, immagini e video, post con hashtag, post con link, elenchi di eventi e altro ancora.
  • Marketing a pagamento: si paga per fare pubblicità sui social media. Il social media marketing a pagamento include strategie con post sponsorizzati che hanno una maggiore visibilità rispetto a quelli gratuiti perché arrivano anche a utenti che non seguono la nostra pagina.

Quali sono i principali canali di social media?

È meglio scegliere due o tre canali e pubblicare contenuti accattivanti e di alta qualità in modo coerente piuttosto che essere ovunque. Tutti hanno il loro pubblico di destinazione specifico, le metriche e le prestazioni. Le principali piattaforme social da tener presente sono:

  • Facebook
  • Youtube
  • Instagram
  • LinkedIn
  • Twitter
  • Pinterest
  • WhatsApp
  • Quora

Google Ad

Gli annunci della rete di ricerca di Google aiutano gli inserzionisti a risparmiare tempo e forniscono agli utenti i migliori annunci per la loro query di ricerca. Gli annunci di testo mirati sono indispensabili per una campagna pay-per-click (PPC) ad alte prestazioni. Quando un potenziale cliente cerca qualcosa, il nostro annuncio di testo viene visualizzato se è pertinente alla query di ricerca.

Annunci display di Google

Gli annunci display sono spesso costituiti da annunci di testo, immagini o video che incoraggiano l’utente a fare clic su una pagina di destinazione e ad agire (esempio: effettuare un acquisto).

La maggior parte delle campagne pubblicitarie display e online viene addebitata in base al costo per clic (CPC) o al costo per mille impressioni (CPM). Le campagne display possono avere diverse forme e dimensioni, e includono:

  • Banner pubblicitari
  • Annunci interstitial
  • Video ads

Quali sono gli obiettivi che possiamo ottenere?

  • Costruire la consapevolezza del marchio
  • Generazione di lead offrendo un lead magnet attraverso il quale gli utenti rilasciano una mail per essere ricontattati
  • Attirare utenti e clienti attraverso il retargeting
  • Coltivare i lead durante il processo di acquisto

La nostra strategia dipenderà dagli obiettivi che vogliamo ottenere.

Content Marketing

Content is the king

Una frase che fu formulata nel 1996 da Bill Gates e che tutti ormai conosciamo bene.

Il successo del content marketing richiede una pianificazione strategica. Ciò significa che gli agenti immobiliari devono pianificare cosa dire, come e dove dirlo. Ciò implica conoscere gli acquirenti e i canali in cui possiamo raggiungerli. Il contenuto funge da ottimo strumento per attrarre e aumentare la consapevolezza del marchio.

Due ottimi modi per iniziare sono i social media e i blog, come abbiamo visto. Quando investiamo tempo e denaro nel content marketing, ci concentriamo sul valore nel tentativo di attrarre potenziali clienti, coltivare lead e acquisire nuovi clienti.

Che cos’è il content marketing in campo immobiliare?

Il content marketing per il settore immobiliare non è per vendere case ma esperienze. È uno strumento prezioso per aumentare la consapevolezza del marchio e guidare i lead. Costruire una presenza sui social media come agente immobiliare qualificato può aiutare a guidare i referral e aiutare i potenziali clienti ad arrivare a noi.

Blog, social media, SEO sono alcuni dei modi comprovati per attirare un lettore e convertirlo in un acquirente.

Vantaggi del content marketing immobiliare

Il content marketing aiuta a ottenere ulteriore visibilità e costruire la consapevolezza del proprio marchio. Quali sono i suoi vantaggi:

  • Ci rende un punto di riferimento nel nostro ambito
  • Crea consapevolezza del prodotto
  • Il motore di ricerca ama i contenuti, quindi possiamo essere notati più facilmente
  • Incoraggia il coinvolgimento
  • Migliora la qualità dell’acquirente

marketing digitale immobiliare

Marketing Video

L’utilizzo sempre più assiduo degli smartphone ci permette, a volte anche in modo esagerato, di essere sempre online e sempre presenti. Siamo inondati di contenuti, attirati da immagini, parole e, ultimamente, video. Se un’immagine vale più di mille parole, i video ne valgono un milione. Ormai è diventato facilissimo condividere e visualizzare video tramite Facebook, Instagram e altri social. Ecco perché sempre più persone si stanno orientando verso il video marketing.

È uno dei modi migliori per ottenere contatti immobiliari di qualità superiore e generare più affari. Questo perché i potenziali acquirenti sono più facili da convincere e convertire a livello visivo. Quando vedono effettivamente una proprietà tramite contenuto visivo, hanno meno dubbi e domande. I video sono una chiave convincente per l’acquisto, o affitto, di un possibile immobile.

Cos’è il marketing video?

Le persone ricordano ciò che vedono e il settore immobiliare si basa sull’attrazione visiva. L’industria immobiliare implica fiducia e intuizione. Un video può essere un ottimo contenuto per renderci più empatici agli occhi dei clienti, aumentandone la fiducia.

Vantaggi del marketing video

Oltre a essere più coinvolgente, al video viene data la priorità anche da algoritmi digitali, come i canali social tra cui Facebook e Instagram e motori di ricerca come Google. Con il video marketing possiamo:

  • Iniziare una conversazione direttamente con i clienti
  • Fare in modo che i clienti ci conoscano personalmente
  • Aggiungere un tocco umano
  • Mostrare più dettagli

Gestione della reputazione online

Parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli

Ma qui, caro Oscar Wilde, dobbiamo dissentire.

Il settore immobiliare è un’attività in cui l’immagine e la reputazione sono fondamentali. Per ottenere più clienti dobbiamo mantenere una reputazione online positiva.

Le recensioni online influenzano direttamente il modo in cui le persone si approcciano con un prodotto e un servizio. Tradurre le recensioni in vendite è importante nella maggior parte dei settori, ma è fondamentale nel settore immobiliare per due motivi principali:

  • Acquistare o vendere una casa è un affare enorme, finanziariamente e legalmente
  • Ottenere recensioni è un gioco di numeri

Le persone navigano in internet tutti i giorni per contattare agenzie immobiliare e cercare case. È fondamentale impegnarsi per aumentare la visibilità e mantenere intatta la reputazione della propria agenzia immobiliare.

Design User Experience

Quando creiamo il nostro sito web deve essere non solo funzionale e facile da consultare, ma deve anche dare un senso di fiducia che soddisfi gli utenti e li incoraggi ad affidarsi a noi per venire incontro alle loro esigenze immobiliari.

Se la nostra presenza online è inesistente, o quasi, stiamo perdendo tantissime opportunità di essere contattati. Ecco alcuni motivi per cui ogni azienda immobiliare dovrebbe sviluppare un sito web:

  • Promuovere il nostro servizio
  • Rendere accessibile la nostra attività 24 ore su 24, 7 giorni su 7
  • Creare fiducia tra i clienti
  • Creare un’esperienza mobile user friendly

marketing digitale immobiliare

Perché il digital marketing può funzionare nel campo immobiliare

Il digital marketing per il settore immobiliare è molto conveniente perché permette di raggiungere il pubblico di destinazione creando un impatto duraturo.

Sono tantissime le persone che cercano case online, le statistiche mostrano che il 92% degli utenti trova la casa dei propri sogni dalle ricerche online. A chi non è mai capitato di cercare casa su Google, almeno per dare una sbirciatina?

Metodi di marketing immobiliare: tradizionale vs digitale

Da quando esiste il marketing digitale, ne abbiamo sentite di tutti i colori sulla sua efficacia. Spesso assistiamo a dibattiti infiniti su quale sia il modo migliore di fare marketing in un determinato campo, se continuare con quello tradizionale o se voltare completamente pagina e affidarsi a tecniche digitali. La risposta, alla fine, è sempre la stessa: non esiste un metodo migliore.

Anche nel campo immobiliare è fondamentale fare un confronto pratico per capire le caratteristiche dell’uno e dell’altro, cogliere dove siano le differenze, i punti deboli e quelli di forza. Dopotutto è una questione di esigenze, di obiettivi ma soprattutto del pubblico di riferimento.

Metodi tradizionali di marketing immobiliare

  • È un mezzo tradizionale per trasmettere il messaggio forte e chiaro con metodi, ovviamente, tradizionali.
  • Fanno affidamento sulle tecniche di vendita che dipendono pesantemente dalle famigerate quattro P del marketing: prodotto, prezzo, luogo e promozione.
  • Le forme tradizionali di marketing, come i cartelloni pubblicitari, la radio e la carta stampata possono essere molto efficaci, ma anche incredibilmente costose.
  • È difficile determinare quante persone hanno visto e letto un annuncio stampato o sentito un annuncio radiofonico.

Metodi di marketing immobiliare digitale

  • Il pubblico può interagire in diretta con noi sui canali social.
  • Le piattaforme di marketing digitale, come i social media, l’ottimizzazione dei motori di ricerca e l’email marketing sono efficaci e meno costose.
  • Il marketing digitale consente alle agenzie immobiliari di raggiungere gruppi di persone mirati, con un messaggio specifico.
  • Con il marketing digitale, possiamo misurare i dati e le volte in cui le persone hanno visitato il nostro sito web e quante volte qualcuno è stato convertito in lead sul sito.
  • Come abbiamo già detto, le statistiche mostrano che il 92% delle persone trova la casa dei propri sogni su internet.

Il marketing digitale è inesorabilmente un passo avanti, ma vediamo i vantaggi che può apportare nel campo del mercato immobiliare.

I vantaggi del digital marketing nel campo immobiliare

In che modo il marketing digitale gioverà al mercato immobiliare? Oltre ad aumentare la visibilità delle agenzie e degli addetti del settore, il marketing digitale consente agli agenti immobiliari di stare al passo coi tempi in un mercato saturo. Ma vediamo come nel dettaglio.

Essere i primi nei motori di ricerca

Nell’era digitale, la maggior parte delle persone si affida principalmente ai motori di ricerca per ottenere informazioni e notizie su qualsiasi cosa. Il 44% di chi è alla ricerca di una casa controlla prima su internet che tipo d’abitazione è disponibile e se conforme con le proprie esigenze. Dopodiché fissa un eventuale appuntamento per accertarsi dal vivo sulle condizioni della casa.

Risultati misurabili

Attraverso l’analisi dei dati e altri strumenti di metrica online, è più facile stabilire l’efficacia della propria campagna di marketing digitale. Possiamo ottenere informazioni dettagliate su come i clienti utilizzano il tuo nostro sito web o rispondono alla pubblicità.

Personalizzazione

Collegando il database dei clienti al nostro sito web, ogni volta che qualcuno visita il sito, possiamo creare e mostrare delle offerte mirate, fatte ad hoc per ogni cliente. Più prenotano una proprietà, più possiamo perfezionare il profilo cliente e commercializzare in modo efficace per loro e con loro.

Chattare con i follower

Gli acquirenti di case chiamano gli agenti immobiliari molto meno rispetto a prima per richiedere info su una possibile proprietà da acquistare. La maggior parte, soprattutto i Millennial e la Gen Z, sono tutti online, e navigano, cercano e ottengono le informazioni richieste su internet, tra social media e siti web.

Dare sfogo alla creatività

Il web incoraggia gli utenti a pensare fuori dagli schemi e possiamo utilizzare una varietà di funzioni per interagire con il nostro pubblico. Ad esempio, potremmo sfruttare la funzione Chiedimi qualcosa di Instagram Stories per ottenere un feedback dai clienti sulle sfide che stanno affrontando.

33 idee per migliorare la propria strategia di digital marketing

Abbiamo raccolto 33 idee in prestito dal marketing digitale per affinare le proprie skills e migliorare le campagne marketing nel campo immobiliare.

1. Il potere dei social media

Un modo per entrare in contatto con i clienti e creare una relazione con il proprio pubblico è quello di assicurarsi una presenza attiva sui social media. Queste piattaforme ci permettono di interagire condividendo attraverso contenuti mirati, i propri servizi.

LEGGI ANCHE: Come trovare o mettere una casa in affitto su Facebook

2. Aggiungere la condivisione social alle pagine dell’agenzia immobiliare

È probabile che gli acquirenti siano desiderosi di condividere le loro foto della casa con amici e familiari, quindi possiamo permettere l’invio di mail e la condivisione aggiungendo gli appositi pulsanti social.

3. Tenere d’occhio la concorrenza

Cosa stanno facendo gli altri agenti immobiliari nella nostra zona? Come sono i loro siti web? Quanto sono attivi sui social media? Prendiamo nota di ciò che stanno facendo i nostri competitors, evitando i loro errori e lasciandoci ispirare dai loro punti di forza.

4. Siamo facilmente reperibili

Non dimenticare mai di inserire tutte le tue informazioni di contatto in ogni pagina del sito web.

5. Creare un biglietto da visita

Distribuiamo i nostri biglietti da visita per farci conoscere ovunque.

6. Utilizzare immagini locali

Non stiamo vendendo solo una casa, ma un’intera città o un’area specifica. Mostriamo il meglio che la zona ha da offrire, con bellissime foto di alta qualità dei monumenti della città locale e dei maggiori punti d’attrazione.

7. Creare un’offerta di contenuto irresistibile per acquisire lead

Possiamo offrire degli ebook gratuiti su argomenti immobiliari in cambio di un indirizzo email. Questo è un ottimo modo per acquisire contatti.

8. Fotografie eccellenti

Il successo nel settore immobiliare si basa in gran parte su foto accattivanti. Foto poco professionali, con scarsa luce non sono impattanti. È assolutamente necessario avere foto adatte a rappresentare gli immobili proposti. Un’idea potrebbe essere quella di assumere un fotografo professionista o, se disponiamo di attrezzature adatte e buon occhio, possiamo provare a farle da soli.

marketing digitale immobiliare

9. Creare un tour virtuale

Il tempo dei clienti è prezioso e vogliono capire, sin dal primo momento, il più possibile sulla proprietà a cui sono interessati prima di visitarla di persona. I tour virtuali sono un ottimo modo per fornire un’anteprima completa e accurata della proprietà per i potenziali acquirenti.

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10. Sponsorizzazione locale

Possiamo sponsorizzare feste locali, squadre sportive o eventi scolastici, iscrivendoci come sponsor locali. Questo ci permetterà di raggiungere più persone ed essere visibili in tanti modi diversi.

11. Creare video

Video brevi, di alta qualità possono aiutarci a far conoscere il nostro marchio e dare un tocco di personalità.

12. Bacheche su Pinterest

Le bacheche di Pinterest sono un ottimo modo per fornire immagini e informazioni per elenchi specifici. Possiamo creare una bacheca Pinterest per una singola proprietà che, oltre alle foto della casa, evidenzierà anche i principali vantaggi della zona.

13. Rendere ottimizzato il nostro sito per i dispositivi mobili

Un recente studio ha dimostrato che l’80% degli utenti internet utilizza i propri dispositivi mobili per navigare in rete. È fondamentale che il nostro sito web sia ottimizzato per i dispositivi mobile.

14. Creare una newsletter

L’email marketing è una delle migliori strategie per costruire relazioni con i clienti. Raccogliamo le email dal nostro sito web, dai contatti locali o in qualsiasi altro modo. Inviamo direttamente ai nostri abbonati delle mail con ciò che stanno cercando, come avvisi sulle nuove case sul mercato.

15. Creiamo la nostra pagina Google My Business

La configurazione di un account Google My Business consente agli utenti di trovarci facilmente su Google e Google Maps.

16. Trasformiamo il nostro brand in un marchio di nicchia

Un’idea interessante è quella di diventare un brand di nicchia. Possiamo essere l’agente immobiliare di riferimento per proprietari di cani, famiglie con bambini, persone divorziate, qualunque cosa. Farsi un nome per quanto riguarda una specifica esigenza di nicchia può renderci inconfondibili.

17. Usiamo la narrazione emotiva

Utilizzare lo storytelling emotivo. Le persone amano le storie.

18. Ospitare un webinar

Ospitare un webinar può essere un ottimo modo per attirare l’attenzione sulla nostra attività. I webinar possono anche essere riproposti come video di YouTube, possono servire come preziosi contenuti video che, successivamente, potranno essere riconsultati sul proprio sito web.

19. Campagne Ad social

Con la portata organica in calo su molti social network, gli annunci a pagamento sono spesso il modo più efficace per mettersi in contatto con i clienti.

20. Utilizzare la pubblicità tradizionale

La pubblicità tradizionale non è diventata inutile, soprattutto quando abbiamo un pubblico mirato, ma possiamo integrarla con quella digitale.

21. Essere una voce nelle riviste locali

Quando si tratta di immobili, è importante concentrarsi sul laser locale. Essere una voce in riviste o giornali locali è un ottimo modo per spargere far conoscere il proprio marchio.
Mostriamo le nostre conoscenze, parliamo di come l’aumento dei prezzi delle case sul mercato mostra che la città stia vivendo un buon momento, oppure elenchiamo i motivi per cui la nostra area regionale sta diventando più popolare.

22. Ospitare seminari gratuiti per acquirenti

Mettere sé stesso e le proprie conoscenze a disposizione della comunità ospitando mini seminari. Il marketing oggi è tutto incentrato sull’inbound e non si applica solo online.

Gli utenti vogliono conoscere ciò che abbiamo in serbo per loro, in primis, gratuitamente prima di investire tempo e denaro nel nostro brand.

23. Pubblicizzare il nostro marchio

Un ottimo modo per diffondere il nostro nome è quello di utilizzare gadget e omaggi che le persone amano, come penne con il nostro logo.

24. Collaborare con attività commerciali locali

Lo sviluppo di relazioni con altre aziende locali sarà fondamentale per farci conoscere e apprezzare sempre di più.

25. Avvalersi di recensioni positive

Le recensioni sono segnali di fiducia. Quando un acquirente ci rilascia un buon feed, possiamo riportare la sua esperienza strategicamente sul nostro sito web, condividendola, di tanto in tanto, sui social network.

26. Crea un fantastico sito web

Un sito web ci permette di essere presenti virtualmente e creare una forte presenza online. Dobbiamo consentire agli utenti di accedere facilmente a tutte le informazioni su di noi e i nostri servizi.

Assicuriamoci che agli annunci che pubblichiamo siano allegate foto professionali, aggiungiamo tour virtuali e un facile accesso a Google Maps e Google Earth. Mettiamo in risalto i posti più importanti della zona, quelli di svago e i servizi, come una stazione o la fermata dell’autobus.

27. Progettiamo un sito user friendly

Consultare un sito internet deve essere un piacere, non incubo, indipendentemente dal device che andremo a utilizzare. Progettiamo un sito user friendly per evitare fughe repentine.

28. Key word riferite al locale

Assicuriamoci di includere alcune parole chiave orientate al locale per assicurarci che i contenuti vengano trovati dagli acquirenti che cercano su Google online le case nella nostra zona d’interesse.

29. App di pianificazione condivisa

Per fissare e tenere sotto controllo tutti gli appuntamenti, possiamo utilizzare un’app di pianificazione che condivideremo con i clienti, al fine di ottimizzare la visita di ogni proprietà.

30. Dare un pacchetto di assistenza locale dopo un contratto

La relazione con un cliente non finisce subito dopo la chiusura del contratto. Vogliamo che ricordino il nostro nome in modo che, si spera, condivideranno le informazioni con amici, familiari e conoscenti che potrebbero prendere in considerazione la possibilità di trasferirsi nella nostra area d’interesse.

Possiamo inviare un pacchetto di assistenza locale ai clienti dopo la chiusura, con biglietti per cinema o teatro, buoni regalo per ristoranti, o altri servizi aggiuntivi.

31. Restare in contatto con i clienti

Rimanere in contatto con gli acquirenti per costruire un buon rapporto duraturo. Inviare biglietti di auguri, per esempio, è un modo per rimanere impressi nella loro mente.

Così quando qualche amico avrà bisogno di aiuto nella ricerca di un nuovo appartamento, sapranno da chi mandarlo.

32. Creare un sistema di riferimento

Fornisci incentivi ai clienti passati per indirizzarti a futuri acquirenti.

33. Sfrutta il monitoraggio delle chiamate

Il settore immobiliare è uno di quei campi che deve assolutamente utilizzare il monitoraggio delle chiamate nelle proprie campagne di ricerca a pagamento. La maggior parte delle persone usa il telefono per cercare un agente immobiliare o per fissare un appuntamento per visitare una casa. Se queste chiamate si verificano perché qualcuno ha visto il nostro annuncio PPC, dobbiamo essere in grado di monitorare quali annunci e parole chiave stanno guidando quelle chiamate.

 

Black Friday 2020: quando sarà, come funziona e come prepararsi

  • Il Black Friday rappresenta un’enorme opportunità per aumentare le vendite, attirare nuovi clienti e dare respiro al mondo del commercio.
  • Quando c’è un ambiente economico frenetico come quello che abbiamo ora, i brand hanno bisogno di pianificazione e di strategie efficaci.
  • Una volta che gli ordini di vendita e le richieste dei clienti iniziano ad arrivare, non avrai molto tempo per creare e inviare contenuti.

 

Il clima autunnale porta con sé l’aria del Black Friday, i negozi si stanno attrezzando con personale extra e stanno facendo scorta di inventario per servire i clienti nel migliore dei modi.

Giovani e adulti, sono pronti ad “abbattere i muri” per ottenere un buon affare. Si inizia lunedì 23 novembre e si conclude venerdì 27, con la coda che arriva fino al lunedì successivo: il Cyber Monday è solitamente riservato ai prodotti di elettronica, ma si possono reperire offerte speciali anche in altri comparti.

L’ultimo trimestre dell’anno, è tradizionalmente il periodo più trafficato e redditizio per l’eCommerce, tuttavia, la sequenza di eventi che continua a svolgersi, sta a significare che quest’anno potremmo assistere ad un periodo di picco molto diverso. Con tutti gli acquisti online in corso, le migliori offerte terminano ancora più rapidamente e molti prodotti popolari non sono disponibili.

“La settimana degli sconti”, fornisce un’analogia pratica sul modo in cui i professionisti del Marketing e i comunicatori devono pensare alla situazione imminente: attraverso il Black Friday i rivenditori hanno un’enorme opportunità di incrementare le vendite e attirare nuovi clienti. Una preparazione non adeguata sarebbe catastrofica, il che significa grandi perdite di guadagni e della fiducia delle persone. Tuttavia, la differenza è che probabilmente assisteremo a un periodo prolungato – anche mesi – in cui ogni giorno è come il Black Friday, ed occorre avere strategie a lungo termine.

Fai sentire i tuoi clienti davvero speciali

La pandemia sembra destinata a imporre un cambiamento permanente e duraturo per i rivenditori. Sebbene gli sconti possano fornire una spinta a breve termine, la tendenza a lungo termine vedrà meno negozi fisici e più eCommerce poiché le marche fanno dell’online il loro strumento principale e iniziano a introdurre nuove opzioni di acquisto che funzionano per il post-blocco dell’acquirente. Stiamo decisamente entrando in una nuova era.

Con l’imprevedibilità del COVID-19, i brand intelligenti sanno che non possono permettersi di reimpostare le aspettative dei consumatori per gli sconti tipo Black Friday tutto l’anno.

Poiché i consumer non sono in grado di entrare in modo agevolato in un negozio al dettaglio, come erano in grado di fare prima della pandemia, sembra che i professionisti del Marketing stiano prendendo decisioni di sconto quasi disperate perché mancano di una soluzione migliore. Nella maggior parte dei casi, nessuna quantità di promo convincerà gli acquirenti in negozio ad acquistare online, all’interno di determinate categorie di merce.

Il consiglio per i  rivenditori  è quello di segmentare l’elenco in anticipo e di indirizzare i clienti  in base a ciò che hanno già acquistato. Uno sconto del 30% su tutto è un po’ pigro e non mirato, occorre elaborare strategie ad personam o per gruppi omogenei. Invece di colpire i clienti con un’offerta il giorno stesso, (come faranno molti competitor), i rivenditori dovrebbero piantare il seme una settimana prima e avere un paio di e-mail di prevendita per “stuzzicare  l’appetito”. Ti consiglio di utilizzare l’aumento del traffico per portare le persone nella tua lista, anche se non acquistano. I rivenditori non devono essere tentati ad inviare spam ai clienti solo con offerte di sconto. Essere economico, non significa che la gente comprerà. Convincili ad aprire le tue email perché li interesserà, raccontali una storia.

Preparazione e attenzione ai dettagli, il Black Friday non è casuale

Il Black Friday va pianificato.

Quando c’è un ambiente economico frenetico come quello che abbiamo ora, i brand hanno bisogno di pianificazione e strategia tramite sconti e ottimizzazioni intelligenti. Le marche hanno già clienti fedeli e il messaggio che deve transitare non deve essere correlato soltanto agli affari. Indipendentemente dall’ambiente economico, buono o cattivo, alcuni clienti hanno semplicemente bisogno di uno sconto inferiore per convertire. Adattare le strategie e offrire alle persone offerte mirate in base alla loro sensibilità al prezzo, è una tattica efficace, che preserverà allo stesso tempo  le vendite e il margine di guadagno lordo.

Ridurre i prezzi può convincere gli acquirenti a spendere velocemente, ma a lungo termine danneggia la redditività. Lo sconto è diventato la strategia, ma sei certo che è quella corretta? Perché sarà molto difficile per queste stesse marche vendere a prezzo pieno una volta svanita l’attuale incertezza economica. Passando a sconti più intelligenti, i rivenditori possono personalizzare, rivedere ed implementare offerte più precise in tempo reale. Risparmiare più denaro, in modo che le aziende possano sopravvivere a questa turbolenza, ed emergere più forti ed attente “non appena il sole tornerà a splendere”.

Anche le campagne mirate sono importanti

Alle persone che hanno acquistato più di X volte da una categoria o una marca specifica negli ultimi 6 mesi, è importante inviare un’e-mail mirata con i prodotti corrispondenti. Offrire incentivi a più livelli per aumentare le dimensioni del paniere, ad esempio incrementando lo sconto in base alla soglia di spesa.

Adattarsi alle mutevoli esigenze dei consumatori non è più un optional. Potrebbe essere un costo proibitivo per molte aziende orientare le proprie offerte in questo momento, ma altre che hanno già pensato al futuro, dedicando tempo e budget allo sviluppo di offerte multicanali,  possono sfruttare questo cambiamento, creando esperienze davvero utili per il proprio pubblico.

LEGGI ANCHE: Le metriche di Email Marketing da misurare per migliorare le performance

7 consigli per gestire al meglio il Black Friday

Il Black Friday non è improvvisazione

Il focus è posto su:

  • Strategia dei contenuti
  • Email
  • Pagine di destinazione e moduli di partecipazione

Le email, i moduli di attivazione e le pagine di destinazione sono un ottimo modo per promuoverti. Ma per aumentare l’impatto, è necessario collegare il tutto ad una strategia di contenuti integrata, così da incrementare davvero le vendite.

Pensala in questo modo, se stai mirando al bullseye, quale strategia è più efficace?

  • Puntare la freccia verso il centro
  • Lanciare 10 frecce a caso sperando che una atterri nel mezzo

Sono sicuro che la maggior parte di noi, concorderà sul fatto che ha più senso mirare direttamente al centro, invece di sperare che una freccia arrivi a caso lì. Trasla lo stesso concetto alla tua strategia di Content Marketing , devi renderla mirata al 100% . E le tue frecce ,(e-mail, moduli di partecipazione ecc.), devono essere scagliate tutte verso un unico obiettivo.

Quindi, se il tuo scopo è massimizzare le vendite durante il Black Friday e il Cyber ​​Monday, il tuo piano di Marketing sarà inerente al raggiungimento di questo traguardo.

Poi arriva la tua strategia dei contenuti che è collegata agli obiettivi di Marketing,  bisogna aumentare il traffico e attirare lead. Gli strumenti più letali di qualsiasi attività di eCommerce sono le email e i moduli / pagine di destinazione. Secondo un rapporto di Smart Insights, il 23% delle vendite online del Black Friday è stato attribuito esclusivamente alle email.

L‘utilizzo della posta elettronica, dei moduli di attivazione e delle pagine di destinazione “sotto lo stesso ombrello” di contenuti, ti offre il vantaggio di inviare un messaggio chiaro alla tua audience,  sapranno cosa aspettarsi e rimarranno ammaliati dalla tua organizzazione.

Ora che sappiamo cosa dobbiamo fare per il Marketing BFCM (Black Friday Cyber Monday), vediamo come utilizzare effettivamente le email, i moduli di attivazione e le pagine di destinazione, come strumenti di contenuto efficaci.

1. Fai sapere al tuo pubblico che ci tieni

È importante che tu faccia sapere ai tuoi iscritti – newsletter – e ai visitatori, che stai entrando nello spirito festivo. Sebbene sia ovvio che i clienti vogliono un buon affare e tu vuoi vendere il  prodotto, non sarebbe male condividere contenuti relativi al ringraziamento con i tuoi dipendenti. Dimostra che ci tieni al tuo ambiente.

Oltre a umanizzare il tuo brand, la condivisione di email regolari poche settimane prima del Black Friday prepara i lettori a tenerti in primo piano. Ciò aumenta la probabilità di vendere con successo. Ecco come funziona:

Marco, che è abbonato alle tua newsletter, vede che hai inviato un’email relativa alle offerte del Black Friday e altre 2 riguardanti le occasioni del Cyber Monday. Li legge e continua la sua giornata. Il 27 novembre, Marco prende il telefono e inizia a cercare buoni affari perché sa che è il Black Friday, ricorderà di aver ricevuto alcuni messaggi di posta elettronica dal tuo brand e tornerà a quelle e-mail, aprirà il tuo sito Web per sfogliare il catalogo e inizierà la sua esperienza di acquisto.

2. Personalizza le tue e-mail e supera il disordine stagionale!

Ora, se invii a Marco un’altra email la mattina del Black Friday, la possibilità che lui la apra, sarà molto più alta. Questo è il motivo per cui è importante inviare newsletter regolari; è un promemoria per i tuoi clienti così da tenerti in primo piano quando sono pronti per l’acquisto!

Molti rivenditori di grandi giochi offrono sconti profondi che probabilmente non puoi eguagliare, quindi una strategia migliore è attirare i clienti con altre offerte significative del Black Friday e del Cyber ​​Monday.

Ecco cosa puoi offrire tramite le tue email:

  • Codici coupon univoci per gruppi di clienti specifici
  • Vendita a livello di sito con un codice coupon universale
  • Prodotti o collezioni in vendita
  • Regalo o buono sconto con acquisto minimo
  • Spedizione gratuita

Ricordati sempre di premiare i tuoi clienti esistenti durante le promozioni speciali. Normalmente sono le persone più facili da convertire perché hanno già fiducia nel tuo brand. Puoi progettare un programma di premi per tutto l’anno con opzioni di fidelizzazione durante il Black Friday.

3. Utilizzare righe oggetto BFCM creative

Basandoti sui punti precedenti, un’altra modalità per sfondare un mucchio di e-mail che sembrano tutte uguali, è usare linee tematiche accattivanti e creative. La riga dell’oggetto è la prima impressione di un’email e il lettore impiega meno di 3 secondi per decidere se fare clic su di essa o meno. Quindi, una buona linea tematica, ha anche una correlazione positiva con il CTR.

Nel contesto del Black Friday e del Cyber ​​Monday ci sono alcuni punti da notare, ti aiuteranno a trovare titoli che attirano l’attenzione:

  • Mantieni l’oggetto pertinente al tuo brand, non esagerare per il bene della creatività
  • Usa elementi di curiosità e urgenza. Sono modi psicologicamente provati per attirare l’attenzione
  • Utilizza strumenti online come Kopywriting KoursePortent per fare brainstorming su idee eccellenti in merito all’argomento. Ho provato personalmente Portent con grande successo. Ecco un titolo generato in modo casuale che ho trovato divertente: “11  Things about –  Black Friday – Your Teachers – Wouldn’t Tell You”.

Su una nota più seria, ecco alcuni buoni esempi:

  1. Siamo contenti che tu abbia deciso di rimanere al Black Friday
  2. Non aspettare che sia troppo tardi! 
  3. Storia: come ho risparmiato acquistando cose! 

4. Preparare in anticipo il contenuto della posta elettronica

Questo punto è fondamentale. Una volta che gli ordini di vendita e le richieste dei clienti iniziano ad arrivare, non hai molto tempo per creare e inviare contenuti. È meglio se il tuo team ha già preparato dei bei modelli di email almeno un mese prima del Black Friday e del Cyber ​​Monday.

Devi preparare dei modelli in base al branding plan e alla segmentazione dei clienti che si collegano alla strategia dei contenuti. Ad esempio, se ti concentri sui coupon per gli abbonati di età superiore ai 30 anni e sugli sconti per quelli di età inferiore ai 30 anni, assicurati di preparare le tue email di conseguenza. Non puoi permetterti che la persona sbagliata riceva il messaggio errato.

5. Consenti ai visitatori di conoscere immediatamente le offerte del Black Friday / Cyber ​​Monday

Questo è un gioco da ragazzi. Se avete intenzione di fare Marketing per BFCM, le azioni di opt-in forme con landing page efficaci sono le migliori e le più convenienti.

La registrazione alla tua newsletter si concretizza se hai incuriosito il lead con i nuovi prodotti, le offerte speciali,  le promo limitate e un coupon gratuito. Non utilizzare il colore grigio per il corpo del testo. È troppo chiaro per attirare l’attenzione immediata, usa colori più scuri e audaci: il blu indica fiducia.

Ti consiglio di utilizzare Mailmunch per creare moduli di attivazione e pagine di destinazione semplici e privi di codifica che ti danno il controllo completo sul contenuto e sulla tempistica dei pop-up. Puoi anche scegliere tra una moltitudine di bellissimi design. 

6. Utilizzare moduli di partecipazione interessanti e pertinenti alla stagione

Dicono che i libri non dovrebbero essere giudicati dalle loro copertine, ma in quale altro modo possiamo avere un’idea di cosa c’è dentro?

I moduli per il Black Friday sono come i libri

La stessa logica si applica ai moduli di partecipazione. Il design e il contenuto che scegli sono la prima impressione che colpisce un visitatore. Se desiderano di ricevere le tue email, hanno bisogno di una sorta di regola abbreviata che li guidi. E questa regola sembra essere la rilevanza dell’offerta e la qualità del design. Pertanto è molto importante che entrambe queste funzionalità siano corrette.

Ora, se stiamo facendo una campagna per il Black Friday, il contenuto deve indicare chiaramente quale tipo di vantaggio riceverà il cliente dall’iscrizione alla newsletter. Tale contenuto deve essere supportato da un bellissimo design del modulo di partecipazione che rimane fedele al tema del Black Friday e del Cyber shopping. E già che ci sei, perché non affascinare veramente i tuoi lettori usando magneti al piombo. I magneti al piombo risolvono un vero problema per un cliente e sono veloci da digerire: esempi sono e-book, liste di controllo e cheat sheet.

7. Per la leva del posizionamento SEO utilizzare pagine di destinazione BFCM per tutto l’anno

Google, ha pubblicato un rapporto dove si evidenzia che il 61% degli acquirenti, ricerca i potenziali acquisti prima del fine settimana del Black Friday. Ciò significa che i consumatori hanno la tendenza a fare clic sui primi 10 risultati che vedono sul motore di ricerca, ed è qui che entra in gioco la leva SEO.

I marchi e i siti web che si classificano meglio raccoglieranno la maggior parte dei clic lasciandoti con un pezzo di torta minore. Questo è il motivo per cui è meglio creare pagine di destinazione annuali per il Black Friday e il Cyber ​​Monday, invece di ricominciare la stagione con un ranking SEO basso. Pensaci. 

Ora, sai che puoi sfruttare al meglio il Black Friday e il Cyber ​​Monday personalizzando le tue email, i moduli e le pagine di destinazione, in base al periodo storico, con un messaggio chiaro e lineare.

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Continua Marketing Hyper Experience, il Festival Digitale dell’Alta Formazione

Chi si occupa di formazione ha il compito imprescindibile di insegnare alle aziende come vivere le conseguenze della crisi e trasformarle in progetti virtuosi che non hanno nulla da invidiare a ciò che si è fatto in passato. L’esigenza attuale è di formarsi per il futuro, ottenere gli strumenti che servono adesso, sapere cosa tenere e cosa cambiare.

È da questa esigenza che nasce HYPER EXPERIENCE, il primo Festival Digitale dedicato alla Formazione. Un palcoscenico virtuale su un’innovativa piattaforma digitale dove andrà in scena una rassegna dei più importanti esperti nel mondo del marketing, vendite, negoziazione, strategia d’impresa e non solo. Infatti, ci sarà spazio anche per gli autori dei più importanti saggi che sono stati di ispirazione a migliaia di manager che incontreranno il loro pubblico in dei caffè letterari virtuali.

>>> Scopri subito tutto il programma di Marketing Hyper Experience!

Com’è nata l’idea di un Festival Digitale dedicato all’Alta Formazione

L’idea e il format sono di Performance Strategies, con i massimi esperti mondiali nelle aree strategiche per chi fa business oggi. Performance Strategies ha ascoltato le esigenze dei manager delle più importanti aziende come BOSCH, Pomellato, Ferrero, Adidas, Bauli, Banca Sella, PWC, Salesforce e tanti altri e ha voluto rispondere prontamente offrendo nuovi contenuti che potessero rappresentare una sorta di libretto di istruzioni per l’economia del futuro.

“Quanto accaduto negli ultimi mesi ci ha richiesto di andare ben oltre i limiti e di rifondare l’esperienza dell’alta formazione per rispondere a nuovi bisogni strategici, alla necessità di sviluppare modelli cognitivi e approcci specialistici. Abbiamo aperto le porte a una dimensione innovativa della formazione, dotata di un’incredibile forza evolutiva, grazie al sostegno dei relatori più eminenti nel mondo delle vendite, del marketing e della leadership. Un format innovativo ed unico, contenuti ed esperienze live e on demand per portare la formazione, il networking e l’ispirazione a un livello superiore, anche grazie ad una piattaforma tra le più importanti al mondo. È questo il nuovo mondo di Performance Strategies: Hyper Experience” – dichiara Marcello Mancini, founder Roi Group.

Come funziona Hyper Experience

3 settimane di contenuti, oltre 18 ore di formazione, 6 giorni di networking, 4000 partecipanti, aperitivi con gli autori, case studies: questo l’ambizioso programma di Marketing Hyper Experience. Content marketing strategico, neuromarketing, digital acceleration: ecco alcuni dei temi affrontati al Marketing Hyper Experience, il più importante virtual event italiano sui temi del marketing con 4 tra i massimi esperti nel mondo del settore.

Il primo Festival Digitale dedicato all’Alta Formazione sarà strutturato così: ci sarà un maxi-auditorium virtuale dedicato agli incontri con i relatori, una zona lounge, una sala d’attesa, stanze virtuali in cui fare aperitivi letterari con gli autori, sale dedicate ai momenti one to one tra le aziende per lo scambio delle informazioni e per stringere nuove relazioni di business, una library digitale, una focus room, una lobby. Queste sono solo alcune delle possibilità che i partecipanti avranno durante il festival.

Ha inaugurato il 9 ottobre Joe Pulizzi, uno dei massimi esponenti al mondo di Content Marketing, il primo a definirne il concetto nel 2001; venerdì 16 ottobre sarà la volta di Zoe Chance, esperta di persuasione ed economia comportamentale, è docente presso il dipartimento di Marketing della Yale School of Management; e in ultimo venerdì 23 ottobre protagonisti Neil Patel – definito da The Wall Street Journal uno dei più popolari influencer del settore, per Forbes è tra 10 migliori marketer online – e Derek Thompson, giornalista specializzato nei temi di media e tecnologia, uno degli autori più seguiti della rivista The Atlantic e autore del bestseller mondiale Creare Successi.

A intervallare queste giornate, il mercoledì di ogni settimana sarà dedicato all’aperitivo con gli autori di best seller internazionali sui temi del marketing come Alf Rehn ed Emily Heyward (14 ottobre), Perry Marshall e Safi Bachall (21 ottobre); e alle case study di successo con testimonianze e best practice dalle realtà imprenditoriali italiane. Protagonisti Roberto Giugliano di Redbull (14 ottobre); Giampaolo Grossi di Starbucks e Riccardo Iovino di Edilizia Acrobatica (21 ottobre).

Iscriviti a Marketing Hyper Experience, una grande arena dove trovare nuove ispirazioni, nozioni, contenuti e strumenti per poter ricostruire con successo e soddisfazione l’economia del futuro.

proteggerti dai social media

La soluzione al Dilemma: come proteggerci dai social?

  • The Social Dilemma è un docu-drama che ha riportato l’attenzione sul tema degli effetti negativi dei social network, utilizzando strumenti anche poco leciti ma riuscendo a far arrivare il messaggio anche a chi non ne era a conoscenza.
  • Un pezzo della soluzione al dilemma infatti è esserne consapevoli: conoscere le tecniche e le modalità con cui gli algoritmi “ci controllano” ci aiuta a farci influenzare di meno.
  • Inoltre ci sono 5 ottimi strumenti per proteggerci dagli effetti più negativi dei social network, anche senza arrivare a eliminare il proprio account, che nel film non trovano abbastanza spazio.

 

Negli ultimi tempi, complice il successo mondiale del recente docu-film Netflix “The Social Dilemma“, si è riacceso il dibattito su un tema caldo che a ondate continua a infiammare l’opinione pubblica (e che, puntualmente, finisce poi nel dimenticatoio fino allo scandalo successivo).

Un tema che ci tocca da vicino più o meno tutti: le conseguenze negative dell’uso dei social network e di gran parte delle piattaforme digitali che utilizziamo abitualmente, sul singolo e sulla società.

Un argomento di cui sentiamo parlare (e che osserviamo quotidianamente nelle nostre vite) da anni, ma che questo progetto firmato Netflix ha contribuito a portare a un nuovo livello di approfondimento.

In questo “ibrido tra dramma e documentario” (come lo descrive accuratamente la stessa piattaforma di streaming) si esplora l’influenza pericolosa dei social network sulle nostre vite, tramite la testimonianza di ex-dipendenti delle big tech companies e altre figure. Puoi leggere la descrizione completa di The Social Dilemma in questo articolo precedente.

The_Social_Dilemma

Un ibrido potente, perché combina la veridicità dei dati, presentati in perfetto stile documentario, con la narrazione puramente fiction di un film drammatico. I protagonisti sono i ragazzi di una normale famiglia americana alle prese con la vita quotidiana. Una famiglia che, come tutti, fa grande affidamento sui social network per definire la propria identità, le proprie credenze, le proprie abitudini, etc. Ma il film “buca lo schermo” e ci porta, sempre in forma di fiction, non solo all’interno della vita di un utente dei social, ma anche nei meccanismi che regolano gli algoritmi di queste piattaforme.

Così, per spiegare il funzionamento del sistema, l’algoritmo viene “umanizzato”. All’interno del film prende la forma di tre “stalker” che osservano tutte le mosse dell’utente, divertendosi a inventare sistemi sempre più ingegnosi per attirare la sua attenzione, alimentare la sua dipendenza e, in ultima analisi, assoggettarlo al loro volere (ossia, quello degli advertisers).

L’utilizzo di questa metafora potente rende il film assolutamente terrificante: difficile guardarlo tutto senza un sentimento di panico crescente nel petto.

Se lavori nel campo della comunicazione, della tecnologia e del design, probabilmente proverai anche una buona dose di senso di colpa… perché ti renderai velocemente conto che, da un punto di vista professionale, per giocare a questo gioco hai dovuto spesso accettarne le regole.

E soprattutto, sentirai probabilmente un grande senso di tristezza per la sensazione di essere assolutamente impotente davanti a ciò che i social ci stanno facendo.

Ma è davvero così? O ci sono delle azioni concrete che possiamo compiere, anche senza eliminare la nostra presenza digitale, per tutelarci?

Quanto fanno male i social network?

Screenshot da The Social Dilemma

La verità è che tutti occasionalmente ci rendiamo conto dell’influenza che i social (ma non solo loro) hanno sulle nostre vite, e spesso ci chiediamo quanto questo effetto sia negativo.

The Social Dilemma non fa altro che spalancare il vaso di Pandora e gettarci in faccia per più di un’ora il lato più oscuro di queste piattaforme. Ingigantendolo anche, e non poco.

Da una parte, le scelte stilistiche di questo film sono discutibili: ricorrere a tecniche narrative come la musica angosciante e l’allegoria dell’algoritmo cattivo ha il chiaro intento di demonizzare queste piattaforme.

Inoltre le informazioni riportate rappresentano tutte solo un lato della medaglia, quello “anti-social” incarnato dagli ex-dipendenti pentiti dei giganti del tech.

E infatti i diretti interessati dall’attacco, in particolare Facebook, hanno ribattuto proprio su queste argomentazioni.

In questa nota rilasciata recentemente accusano i creatori di aver volontariamente omesso una parte della verità: non ci sono altre voci come quelle degli attuali dipendenti, manca la possibilità di controbattere e di spiegare cosa stanno facendo per risolvere i problemi evidenziati, le misure anti fake-news o quelle per proteggere la privacy.
Assicurano che il loro obiettivo non è quello di renderci dipendenti dalle piattaforme, ma aiutarci a restare in contatto con ciò che ci interessa. E che non è vero che, come invece affermano i protagonisti di The Social Dilemma, “se non stai pagando per utilizzare un prodotto, vuol dire che il prodotto sei tu”: Facebook e gli altri social sostengono che il loro modello di business basato sulla pubblicità esista per permettere a tutti di utilizzarlo gratuitamente.

La verità però è che quest’ultima affermazione è un po’ come dire che il mangime è gratis per il bestiame da allevamento. C’è qualcosa che stride.
Ed è evidente che i social network stanno effettivamente avendo effetti devastanti sugli individui più deboli, come i ragazzini, e sulla società in generale (come il problema delle Fake News legate al Covid ci ha tristemente dimostrato).

Insomma, il dubbio che The Social Dilemma sia un po’ “calzato” per trasmettere un messaggio negativo c’è, ed è legittimo. Le tecnologie non sono intrinsecamente negative, né lo sono i loro creatori, e d’altronde i social aiutano quotidianamente miliardi di persone e aziende ad essere più connesse, più informate e più unite.

Ma dall’altra parte era importante che un messaggio come questo arrivasse “alle masse”: molte persone non si sono mai poste questo problema, e vedere questo docufilm è stato come ricevere come sveglia uno schiaffo. Ed è questa, almeno in parte, la soluzione che cerchiamo.

social effetti negativi

La soluzione al dilemma: conoscere per proteggersi

È innegabile che i social network possono fare male, ed è vero che sfruttano meccanismi del nostro cervello volti a creare una sorta di “dipendenza”. Il modello di business basato sulla pubblicità non avrà forse come prodotto noi come persone, ma certamente la nostra attenzione sì.

Il vero pericolo però, la situazione in cui gli effetti di quanto sopra possono essere più devastanti, è quella in cui noi ne siamo all’oscuro. Quanto più siamo ignoranti nei confronti del funzionamento “tecnico” dell’algoritmo che decide cosa mostrarci, quanto più rischieremo di cadere nelle trappole che il film ci mostra:

  • Credere che tutti la pensino come noi;
  • Vedere solo un lato della verità;
  • Condizionare l’idea stessa del nostro valore, di ciò che è vero e ciò che non lo è.

Qual è l’antidoto, quindi, la soluzione al “dilemma”?

Conoscere.
E se per farci arrivare il messaggio forte e chiaro gli autori del documentario hanno voluto calzare la mano, per me va bene. Perché sono riusciti, forse per la prima volta, a entrare davvero nelle nostre teste.

Cose come lo scandalo di Cambridge Analytica ci avevano fatto storcere il naso e avevano contribuito ad alimentare un’idea malsana tipo: “Mark è un cattivone, Facebook è pericoloso“.
Ma pochi, pochissimi hanno veramente capito cosa sia successo lì, le dinamiche vere.

Quello che The Social Dilemma invece fa benissimo è questo: entrare nel tecnico, mostrarci i meccanismi più complessi, con un linguaggio semplice. Ok, addirittura semplicistico forse. Ma forse è l’unico che la stragrande maggioranza di noi può capire, quando l’argomento è così complesso.

Il vero problema di questo docufilm?
Quello che manca, a mio parere, è una soluzione.
Insomma, dopo un’ora e mezza di musica angosciante e persone che con sguardo triste raccontano quanto sia malvagio ciò che avviene dentro ai nostri smartphone, ci si sente un po’ abbandonati. Senza speranza.

Mentre scorrono i titoli di coda, i protagonisti provano a dare qualche consiglio per migliorare la situazione, ma l’hype è ormai finito e la sensazione è quella di spegnere il computer con tante domande e nessuna risposta.

Come facciamo a proteggerci dalle conseguenze negative dei social media? Cosa possiamo fare per “combattere”, a parte forse cancellare i nostri account?
Abbiamo il potere di cambiare le cose?

Quello che il film Netflix forse non fa capire abbastanza bene è che sì, possiamo fare molto.

E il primo passo lo abbiamo già fatto prendendo consapevolezza del problema.

Alcuni altri, invece, sono qui sotto.

LEGGI ANCHE: C’è ancora spazio per i brand sui social media? Il vero dilemma è questo

5 cose che puoi fare subito per riprendere il controllo dei tuoi social

come proteggerci dai social

1. Non cancellarti dai social se non senti che sia la cosa giusta per te

Prendi però consapevolezza del problema, e aiuta altri a fare lo stesso.

Una delle principali “call to action” del film è proprio questa: “contribuisci alla conversazione“. Andando a visitare il sito suggerito alla fine dei titoli di coda (sì, lo hanno messo proprio nascosto) ci si trova in un’interessante lettura.

Vengono forniti strumenti per alimentare la conversazione, come un gioco virtuale o delle guide per le discussioni. Consigli per riprendersi il proprio “spazio digitale” e strumenti utili.

Persino un plug-in del browser (Ad Observer) per condividere con i ricercatori gli annunci che vedi sui social media e contribuire ad esporre le tecniche di micro-targeting e responsabilizzare gli inserzionisti.

2. Fai pulizia (“decluttering“)

Letteralmente significa “selezionare degli oggetti inutili, che non usiamo più per poi cederli o barattarli, così da guadagnare spazio in casa“, ma è un concetto applicabile ad ogni ambito della vita, inclusi i social.

Uno dei primi metodi che si possono seguire è quello di disattivare le notifiche, soprattutto tutte quelle che non ci avvisano di qualcosa di urgente.

Hai davvero bisogno di una notifica che ti interrompa mentre lavori o studi per comunicarti che qualcuno ti ha lasciato un cuore su Instagram? Ecco, no. Giocando con le impostazioni è possibile riacquisire in buona parte il controllo.

Come dice uno dei protagonisti di The Social Dilemma, disattivare le notifiche è una buona idea “per lo stesso motivo per cui non giri con dei biscottini in tasca”.

3. Insegna agli algoritmi ciò che ti interessa, e non lasciare MAI che siano loro a scegliere per te

Questo è uno dei consigli più intelligenti che ho trovato. Gli algoritmi dei social (e non solo) funzionano secondo un modello predittivo in base alle tue scelte precedenti.

Non è cattiveria, non c’è nessuno stalker, ma ogni volta che clicchi sul “video suggerito” alla fine di quello che stavi guardando su YouTube non fai altro che contribuire alla targettizzazione che una macchina sta facendo di te.

Non cascarci! Ci sono anche delle estensioni per Chrome che bloccano questo genere di distrazione.

Lo stesso discorso vale ad esempio per Facebook: puoi “superare” la volontà dell’algoritmo, che ti mostra ciò che lui pensa sia interessante per te, andando sulle pagine e le persone che segui e di cui vuoi ricevere prioritariamente gli aggiornamenti, cliccando su “segui” e poi su “mostra per primi”.

Così sarai tu a scegliere sempre di più il tuo feed.

4. Limita il tempo che trascorri sui social. Ma per poterlo fare, devi rendertene conto

Dobbiamo iniziare a esercitare la nostra volontà quando si tratta di social media, come decidere di non dedicarvi più di un tot di minuti al giorno, ma a volte la volontà da sola non basta.

Ti è mai capitato di andare in bagno con lo smartphone in mano e….puff, la successiva cosa che sai è che è passata mezz’ora e tu sei ancora lì seduto? Ecco.

Per evitare tutto questo e “addestrare” il nostro cervello al giusto mindset possono essere utili app come YourHour: puoi partecipare alle sfide (ad esempio, sai stare 4 ore senza telefono?), visualizzare report delle tue attività, identificare il tuo livello di dipendenza, utilizzare un timer che ti segnali quando superi certi parametri o addirittura blocchi completamente l’utilizzo.

Lo trovi estremo? Non lo è. Come ogni dipendenza servono strumenti seri per interromperla.
E come spiega The Social Dilemma, anche se ti sembra non sia così, quella dei social è una vera e propria dipendenza perché sono stati strutturati per attivare le stesse aree del cervello!

5. Segui persone con cui non sei d’accordo

Ti senti di far parte di un certo partito politico, credo religioso o altro argomento “polarizzante”? Ottimo.

Fai uno sforzo deliberato e inizia a seguire almeno 5 persone o organizzazioni che appartengono alla fazione opposta. Potrà sembrarti frustrante in principio, ma leggere opinioni divergenti ti allenerà alla pazienza e alla comprensione di argomentazioni differenti.

Soprattutto però eviterà che si crei la pericolosissima “bolla” per cui, come spiegano in The Social Dilemma, chi si dimostra interessato al fatto che la terra sia piatta comincia a vedere intorno a sé solo persone che la pensano allo stesso modo, convincendosi che quella sia la verità.

6. Fai la tua parte

Infine, se sei un professionista che lavora con i social media, un designer, un IT guy che progetta siti ed app che devono catturare l’attenzione dell’utente, un giornalista o similare…ricordati che è anche compito tuo fare scelte etiche.

Ogni volta che scrivi un titolo clickbaiting, che ti inventi un modo per richiamare l’attenzione, che scegli un utilizzo che ti pare poco etico del tempo dell’utente online, fermati e rifletti.
È davvero così che deve andare? C’è una soluzione migliore? Quale?

Puoi rifarti per esempio all’Ethical Design Manifesto.

ethical-design/

La verità è che possiamo fare poco, è così.

Servirà ben altro per superare questi problemi, saranno necessarie regolamentazioni internazionali, multe salate, commissioni d’inchiesta.
Bisognerà ripensare totalmente i modelli di business che abbiamo adottato come società, perché sono spesso malati.

Ma la tua voce conta, la tua azione conta, e nessuno può farla al posto tuo.
E secondo me è questo che dovrebbe ricordarci The Social Dilemma.

 

Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti.

retail

Free Listing e Local Service ads: scopriamo i nuovi strumenti di Google per il Retail

  • Google ha da poco introdotto schede dei prodotti gratuite su Shopping tab e annunci di Servizi locali.
  • Per questi ultimi non è necessario avere un sito web per attivarli e si paga solo quando si riceve effettivamente il contatto di un potenziale cliente.

 

Google ha da poco annunciato il lancio di due nuovi strumenti pensati per aiutare i retailer a raggiungere i propri clienti e a cogliere nuove opportunità grazie al supporto del digitale.

Si tratta dell’introduzione delle schede dei prodotti gratuite (free listing) sulla Shopping tab e degli annunci di Servizi locali (Local Service ads).

In questo periodo di particolare difficoltà per il settore, è utile conoscere tutti i tool che possono consentire di migliorare il proprio posizionamento online, raggiungere effettivamente i potenziali clienti ed aumentare così le vendite. Scopriamo quindi insieme queste due nuove possibilità.

Le schede dei prodotti gratuite nella Shopping tab

Anche i retailer di Europa, Medio Oriente e Africa hanno l’opportunità di avere schede dei prodotti gratuite sulla scheda Google Shopping (Shopping tab).

Disponibili a livello globale a partire da metà ottobre, i risultati di ricerca sulla Shopping tab consisteranno principalmente in schede dei prodotti gratuite, per aiutare i retailer a trovare nuovi clienti pur non effettuando investimenti pubblicitari su Google.

Gli acquirenti potranno scegliere tra una più ampia selezione di prodotti e negozi, in tempo per il periodo di acquisti più intenso dell’anno.

Per i retailer che utilizzano già Google Ads per raggiungere potenziali clienti, la possibilità di utilizzare delle schede dei prodotti gratuite sulla scheda Google Shopping rappresenta una spinta anche per le campagne a pagamento.

Per fare un esempio pratico, negli Stati Uniti, i retailer che hanno usufruito sia delle schede dei prodotti gratuite sulla Shopping tab, sia degli annunci hanno visto in media raddoppiare le proprie visualizzazioni e aumentare del 50% le visite. E le piccole e medie imprese sono quelle che ne hanno beneficiato maggiormente, registrando incrementi maggiori da quando sono state introdotte le schede di prodotto gratuite.

Se già si utilizzano il Merchant Center e gli annunci Shopping, non è necessario fare nulla per beneficiare di questo cambiamento; l’inventario di prodotti apparirà automaticamente e senza costi.

Google sta lavorando, intanto, per rendere più semplice possibile il processo di adesione per i nuovi retailer. In Europa, è inoltre possibile scegliere quale Servizio di Shopping Comparativo (SSC) possa includere le schede dei prodotti gratuite.

LEGGI ANCHE: Verso il New retail normal: sono cambiati i comportamenti degli italiani

Mettere in contatto le persone con professionisti locali

Molte persone acquistano localmente e stanno cercando di rafforzare i contatti all’interno della propria community locale. Le ricerche che contengono la dicitura “vicino a me” sono più che raddoppiate in tutto il mondo: in Italia per esempio, considerando la prima settimana di aprile rispetto alla prima settimana di agosto 2020, sono cresciute del 300%. In Europa, nella prima metà del 2020, le ricerche di servizi locali, per esempio legate a lavori di ristrutturazione e manutenzione della casa, hanno subito un incremento del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Per aiutare le realtà locali a raggiungere i clienti più vicini a loro, il colosso del web ha introdotto anche gli annunci di Servizi locali in Italia e in altri nove paesi europei: Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Spagna, Svizzera e Regno Unito.

Gli annunci di Servizi locali aiutano le persone a individuare e a mettersi in contatto con professionisti locali di fiducia – per esempio idraulici, addetti alle pulizie o elettricisti – supportati dal badge Protezione Google. I potenziali clienti possono visionare le informazioni relative alla loro licenza e le recensioni dei clienti precedenti, confrontarle e poi contattare i fornitori. Non è necessario disporre di un sito web per usufruire di questo tipo di annunci, e gli inserzionisti pagano solo nel momento in cui vengono contattati da un cliente, senza alcuna commissione prevista quando qualcuno clicca sull’annuncio. Le persone possono prenotare i servizi anche attraverso una telefonata.

retail

Lo stato delle piccole imprese online

La presenza online è diventata fondamentale per il successo commerciale di un’azienda, anche locale. Tuttavia, “secondo una ricerca YouGov del 2019, circa un terzo delle piccole imprese in Europa non ha neanche un sito web”.

Per aiutare le imprese a compiere i primi passi online, Google ha anche lanciato un sito per le aziende, dedicato alle piccole e medie imprese italiane. Google per le aziende si inserisce nel più ampio contesto di Italia in Digitale, il nuovo piano di Google annunciato a luglio per accelerare la ripresa economica del Paese attraverso progetti di formazione, strumenti e partnership per supportare le aziende e le persone in cerca di opportunità lavorative.

Proprio all’interno del sito dedicato a Italia in Digitale è ora consultabile una sezione interamente dedicata al retail, che raccoglie tutti gli strumenti Google pensati appositamente per supportare le aziende del settore. Da Market Finder, con il nuovo percorso specifico per il retail per creare una strategia aziendale globale, a Categorie Retail in crescita, per capire quali sono le categorie di vendita al dettaglio in rapida crescita nella Ricerca Google.

Da Grow My Store, pensato per supportare le aziende retail nel migliorare la loro presenza online, a Machine Learning Checkup, per capire le applicazioni dell’intelligenza artificiale e i potenziali benefici per la propria impresa, fino a Google My Business, per interagire più facilmente con i propri clienti.

Gli strumenti e le competenze digitali hanno rappresentato un’ancora di salvezza durante il lockdown. Oggi ha davvero senso continuare a sviluppare la propria presenza online non solo per fronteggiare il presente ma anche per farsi trovare pronti al futuro.

ninja e dbinformation

DBInformation e Ninja uniscono le forze, per la formazione digitale

DBInformation entra in Ninja Marketing con l’acquisto del 51% del capitale. Mirko Pallera resta socio e amministratore della società con il 48%.

L’acquisizione della maggioranza di Ninja, edutech company focalizzata sul potenziamento aziendale per la trasformazione digitale, è tappa importante di un processo di sviluppo di DBInformation verso la diversificazione dei propri servizi alle imprese e, in particolare, verso la completa digitalizzazione della propria offerta. L’ingresso di DBI consentirà a Ninja di accelerare la crescita su nuovi settori e mercati.

Lo sviluppo di DBI, l’evoluzione di Ninja

“L’acquisizione della maggioranza di Ninja Marketing è per noi motivo di grande soddisfazione”, ha dichiarato Gianni Vallardi, amministratore delegato di DBI, che ha aggiunto:

“Abbiamo creato le condizioni per un ulteriore e rapido sviluppo di DBI in un campo, come quello della formazione digitale, in grande e continuo sviluppo. Ninja Academy è la realtà più dinamica e creativa presente sul mercato. Il suo fondatore, Mirko Pallera, rappresenta per DBI e per il mercato la massima garanzia di continuità dei programmi in corso e, soprattutto, di espansione delle attività attraverso nuovi progetti, nuovi corsi e tecnologie per la formazione digitale, nuove iniziative di marketing.”

Vallardi ha concluso sottolineando che: “Ninja è tappa importante dello sviluppo di DBI verso la digital transformation dell’azienda, che è già in piena fase di realizzazione con il supporto consulenziale di Alkemy spa. Altri passi seguiranno nella stessa direzione”.

Mirko Pallera, founder e CEO Ninja ha sottolineato: “Tutto nell’Universo si evolve verso una maggiore complessità e consapevolezza e così anche le aziende. Da oggi inizia un nuovo capitolo della saga dei Ninja. Con l’ingresso di un gruppo industriale editoriale e tecnologico come DBI nella compagine sociale ci assicuriamo maggiore solidità finanziaria, maggiore capacità manageriale, maggiore impulso commerciale. A questo si aggiungono la stessa energia di sempre, lo stesso approccio all’innovazione, lo stesso spirito ribelle e soprattutto un team straordinario in grado di realizzare l’impossibile”.

ninja e dbinformation

Nato nel 2004, come un pioneristico osservatorio sul marketing non-convenzionale, negli anni Ninja Marketing si è evoluto diventando il punto di riferimento per il marketing e la comunicazione in Italia.

Nel 2010 è stata lanciata anche Ninja Academy, la scuola di formazione nata per guidare i professionisti del futuro. Da quel momento il magazine e la scuola si sono evolute sinergicamente diventando insieme una piattaforma di empowerment professionale e contribuendo a formare giovani talenti che sono diventati affermati professionisti. E oggi l’obiettivo è quello di aiutare le aziende a crescere.

“L’ingresso di DBI in Ninja Marketing consentirà di accelerare i processi di crescita già in corso e di mettere in opera più rapidamente nuovi progetti finalizzati allo scaleup dell’azienda – racconta ancora il CEO di Ninja -. La nostra consolidata esperienza nel campo della formazione digitale si arricchirà e trarrà vantaggio dalla presenza di DBI, dalle sue attività, dal suo ricco data base e dalle ampie relazioni con migliaia di aziende italiane e con decine di migliaia di professionisti di diversi settori”.

Un nuovo CdA

ninja e dbinformation

Il nuovo CdA di Ninja Marketing è composto da Mirko Pallera, Adele Savarese, Roberto Briglia, Gianni Vallardi, Edoardo Vallardi.

Alex Giordano, dal 2015 socio di minoranza senza cariche rappresentative e operative, mantiene l’1% del capitale sociale.

Digital Marketing e Automotive

Digital Marketing e Automotive: cosa sapere per iniziare e 3 casi di successo

  • Segnali di ripresa dal mercato Automotive: il Digital Marketing può essere la benzina giusta per innestare la potenza propulsiva definitiva.
  • Il 92% degli acquirenti di auto effettua ricerche online prima di acquistare e il formato video è il contenuto preferito dagli utenti.

 

I dati di vendita del mercato automobilistico fanno ben sperare per il prossimo futuro grazie a una lenta ripresa post-lockdown. È il digital marketing per l’Automotive l’artefice di questa faticosa rimonta? In realtà, il marketing digitale è la via che produttori e distributori hanno deciso di intraprendere già da qualche anno a questa parte. E sembra essere molto più di una semplice tendenza.

Automotive, qual è il polso della situazione?

Partiamo da un dato interessante: secondo gli ultimi rilevamenti di agosto, la domanda di auto sembra essersi stabilizzata rispetto alla voragine che si era aperta a marzo 2020 in concomitanza del lockdown. I mesi tristi di marzo, aprile e maggio sono stati più un mettere in stand-by i consumi delle famiglie italiane, piuttosto che un vero e proprio collasso economico.

Ora, coloro che in precedenza facevano affidamento esclusivamente sul trasporto pubblico o altre forme di mobilità come il ride-sharing, valutano la possibilità di acquistare un’auto nei prossimi mesi. Probabilmente mossi dalla necessità di maggior sicurezza sanitaria negli spostamenti quotidiani, in primis casa-lavoro.

Quello che emerge dal sondaggio condotto da CarGurus è che il 79% degli intervistati non ha rinunciato all’acquisto di una nuova auto, ma sta solo aspettando una situazione economica più stabile.

Ma attenzione a pensare che il concessionario stia lucidando per benino la vetrina del suo salone, in attesa che i clienti si sentano pronti per far visita al suo parco auto. L’Automotive ha smesso già da un po’ di giocare d’attesa e, ancor prima della pandemia, ha scoperto il Digital Marketing. Vediamo come.

Digital Marketing e Automotive Google Trends

LEGGI ANCHE: Un report Google rivela cosa ci influenza di più quando compriamo un’auto

Digital Marketing per l’Automotive, le strade si erano già incrociate

Già prima dell’avvento del Covid-19, i principali player Automotive hanno spostato focus ed energie verso il pubblico online. Pur senza calare completamente le serrande della pubblicità sui mass media tradizionali. Le restrizioni legate alle pandemia hanno solo accelerato le strategie di digital marketing già in test qualche anno prima. La digital transformation ha iniziato a fare breccia nelle opinioni di manager e responsabili di distribuzione, soprattutto negli Stati Uniti. Adesso si prova a fare sul serio anche in Italia.

In tanti si chiedono quali siano i KPI rilevanti per poter attuare una concreta strategia di marketing digitale per mercato auto e moto. Ad esempio, Treasure Data ha sviluppato un’indagine per raccogliere informazioni da oltre 30 professionisti del marketing Automotive per avere un’idea di come si svilupperà la “nuova normalità” nel mercato automobilistico. In che modo il digital marketing ottimizza l’Automotive per una ripresa a tutto gas?

L’Automotive si interfaccia con un nuovo consumatore, e lo ha capito

I responsabili marketing delle maggiori case produttrici di automobili hanno capito che il pubblico e i clienti stanno lentamente riversando la loro attenzione verso altri canali di comunicazione. Il fattore generazionale incide anche dal punto di vista della propensione all’acquisto. Chi decide di comprare un’auto, oggi proviene da un background molto diverso rispetto a quello di 20 anni fa. Sono cambiate esigenze, motivazioni, interessi verso uno specifico brand. E non ultimo, è cambiato il funnel di acquisto dell’utente medio tra i 25 e i 45 anni.

Il consumatore oggi sa come muoversi online, ma anche come dialogare in maniera diretta con l’azienda o il concessionario. Pretende un “trattamento” personalizzato: è un consumatore smart! Ergo, case automobilistiche e distributori devono spingere ancor di più sul pedale dell’acceleratore del digital marketing. Come devono farlo?

Il digital marketing per l’Automotive significa non solo rimodulare la comunicazione e i canali mediatici verso cui riversare le campagne di advertising. Ma adottare un vero e proprio metodo di acquisizione, profilazione e analisi dei dati socio-demografici del consumatore. I dati giocheranno un ruolo sempre più importante nella digital transformation dell’Automotive.

Già nel 2015, i player dell’Automotive avevano delineato un nuovo customer journey del cliente medio. I concessionari hanno circoscritto l’arco temporale del processo di acquisto medio dell’auto. Può durare grosso modo dalle 5 alle 12 settimane e in genere si sviluppa in questo modo:

  1. L’utente stila una selezione di veicoli a cui è interessato, in base a ricerche online, recensioni dal web e il grado di fedeltà e apprezzamento verso il brand (in genere da 1 a 3 mesi prima dell’acquisto);
  2. Successivamente, restringe la selezione in una short-list sulla base di pareri e opinioni di amici o parenti (in genere da 4 a 7 settimane prima dell’acquisto);
  3. Il momento del test-drive è circoscritto a una selezione di massimo 3 auto (in genere da 2 a 4 settimane prima dell’acquisto);
  4. Infine, si arriva al momento vero e proprio della scelta (in genere da 1 a 3 settimane prima dell’acquisto).

Ok, dove si inserisce il digital marketing in questo preciso calendario di conversione? Il vero punto di rottura è che la generazione della consapevolezza d’acquisto avviene online. Ecco perché:

  • Il 92% degli acquirenti di auto effettua ricerche online prima di acquistare.
  • Il 60% di tutte le ricerche Automotive proviene da un dispositivo mobile e alcune delle principali ricerche da dispositivo mobile sono correlate ai concessionari.
  • Il 64% degli acquirenti che guarda video online per avere informazioni sull’auto da acquistare, afferma che i nuovi formati video li convincerebbe ad acquistare un’auto senza un test drive.

Digital Marketing Automotive Video Google

LEGGI ANCHE: Quali sono le differenze tra Generazione Z e Millennial nelle decisioni di acquisto in store e online?

Grazie a piattaforme come YouTube e alle ricerche su Google, i consumatori hanno accesso a una enorme gamma di contenuti digitali prima di comprare l’auto che cercano. In questo senso, i professionisti del marketing per l’Automotive oggi vedono moltiplicare le opportunità di posizionamento del brand, soprattutto nel momento in cui gli utenti valutano quale sia l’auto migliore per le loro esigenze.

Negli ultimi due anni, il tempo di visualizzazione dei test drive in video su YouTube è cresciuto di oltre il 65%, segnando una tendenza nel consumo di video online simile all’impennata avuta con le recensioni e gli unboxing dell’high tech di alcuni anni fa. Il futuro dello shopping automobilistico si sta decisamente spostando online.

Nuove strategie da sfruttare per il digital marketing nell’Automotive

1. Usa l’integrazione dei dati

Produttori, distributori e rivenditori hanno a loro disposizione una serie sbalorditiva di database contenenti una grossa quantità di dati sui clienti, sulle transazioni e sulle prestazioni di marketing del concessionario.

Rispetto all’offline, la tecnologia digitale fornisce un percorso alternativo fatto di strumenti di gestione dei dati sempre più sofisticati quanto a capacità di acquisire, gestire e attivare informazioni. Dov’è l’utilità di tenere questi dati separati tra loro? Perché non provare a incrociarli per fare previsioni e strutturare una customer journey personalizzata?

Il ruolo di data analysis e CRO specialist sarà ancor più rilevante per poter rispondere in maniera adeguata a una ristrutturazione del digital marketing per l’Automotive e una corretta allocazione del marketing mix.

2. Sfrutta il local business

La catena di vendita dell’Automotive potrebbe sembrare piuttosto complessa e articolata. In realtà, il punto chiave è una corretta gestione del punto vendita grazie a un piano di digital marketing ben organizzato. Se è vero che il processo di acquisto inizia online, resta ancora inconfutabile che la firma del contratto si risolva in concessionaria. Ecco perché il trend della keyword SEO “concessionario auto vicino a me”, continua a riscuotere grande successo!

Il concessionario è l’anello della catena Automotive che deve necessariamente attivarsi con campagne di digital marketing locale. Parlo di ottimizzazione per SEO locale del sito web, sviluppo di campagne di advertising impostate per un pubblico locale, una corretta gestione della vetrina di Google My Business e dei feedback al suo interno.

3. Assicurati che i tuoi collaboratori siano digital-friendly

Il concessionario non può più essere il salone auto in cui il venditore si presenta al cliente in giacca e cravatta per intraprendere una trattativa estenuante. I tuoi collaboratori devono essere tanto smart quanto lo sono i clienti che si trovano davanti. Sono persone che hanno già guardato qualsiasi tipo di video-recensione su YouTube dell’auto dei loro sogni. Hanno letto ogni tipo di articolo di descrizione tecnica. Hanno trascorso ore e ore sui forum e sul sito della casa produttrice per analizzare ogni singola specifica dell’auto. Forse la conoscono meglio del concessionario!

Il compito di chi lavora in concessionario, è solo quello di trasferire l’esperienza utente dall’online all’offline. E farlo nella maniera meno “traumatica” possibile. In un mondo in cui la digital transformation per Automotive è la prassi, l’auto è già stata venduta online e il cliente si reca in concessionario solo per assicurarsi che il suo processo di acquisto esista davvero. Il venditore deve solo accompagnarlo nell’ultimo step del funnel di conversione. Possibilmente, il personale che lavora in concessionaria dovrà padroneggiare il linguaggio di comunicazione online, dal saper gestire una diretta social al saper negoziare in modalità videoconferenza, come spiega MotorK.

4. Sfrutta la potenza del video

Un dato interessante che emerge da una ricerca di Pixability in collaborazione con Google, è che tra i primi 200 video di auto più visti dal 2017 al 2018, quelli che generano maggior engagement tra gli spettatori sono i video pubblicati da creator e video-maker indipendenti. Si tratta di professionisti del social video marketing che hanno la passione e la giusta conoscenza tecnologica per presentare all’utente online l’auto dei loro sogni, nei minimi dettagli. Surclassando i video corporate delle case automobilistiche del calibro di Mercedes, Volkswagen, Ford. Questo riflette la fiducia e la connessione personale tra gli utenti online – YouTube in particolare – e i creator per l’Automotive.

Digital Marketing Automotive Creator Youtube

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Integrazione Digital Marketing e Automotive, 3 casi di successo

1. L’integrazione dei dati CRM per BMW Mini

In collaborazione con Universal McCann, BMW Mini ha ideato un sistema per ottimizzare i metodi di engagement del proprio target: adulti interessati a un veicolo di fascia premium. Mini ha scansionato i dati delle persone inseriti nel loro sistema CRM, o perché già clienti o perché avevano dato il consenso al trattamento dei dati dopo aver visitato un canale del brand. Mini ha dunque utilizzato la digital automation per ottimizzare attività di marketing come l’invio di messaggi e notifiche push personalizzate sui dispositivi mobile. Ciò ha aumentato di 3 volte la conversione dell’utente, riducendo il costo per acquisizione del lead fino al 75%.

2. Come Opel ha sfruttato Facebook Marketplace

Nel 2018, la casa automobilistica tedesca voleva aumentare il traffico sul sito web di Opel Occasions, il portale dove poter trovare veicoli Opel usati certificati. Quando Facebook Marketplace è diventato disponibile come posizionamento pubblicitario, Opel Netherlands ha collaborato con Greenhouse, la sua web agency di riferimento, per trarne vantaggio. Sono state create campagne di Facebook Ads con obiettivo pubblicitario Conversioni ed è stata impostata la ricerca sul sito web come principale evento di conversione.

I gruppi di inserzioni mostrati su Marketplace e nella sezione Notizie hanno ottenuto prestazioni migliori rispetto a quelli mostrati solamente nella sezione Notizie. Risultati: un 20% in meno sul costo per conversione; il 27% in più sulle conversioni dalle inserzioni mostrate su Marketplace; il 15% di copertura in più sulla sezione Facebook Marketplace.

3. TikTok, BTS e Hyunday

Con oltre tre miliardi di visualizzazioni, #PositiveEnergyChallenge è stato uno dei trend TikTok più popolari dell’estate 2020. L’agenzia coreana Global Business Solutions (GBS) ha pensato bene di lanciare la campagna per conto di Hyunday con il supporto della boy band coreana BTS. Il risultato è stato un vero e proprio crack mediatico. In particolare, la casa automobilistica di Seul ha trovato il modo per comunicare la visione del brand alle nuove generazioni: promuovere la sostenibilità ambientale e condividere maggiore consapevolezza sulle auto a idrogeno. Hyunday ha da tempo consolidato la partnership con i BTS per promuovere il suo marchio EV, IONIQ, rilasciando una serie di canzoni sulle principali piattaforme video e social.

Come spiega Wonhong Cho, Executive Vice President e Global Chief Marketing Officer di Hyundai Motor Company:

Hyundai Motor e BTS collaborano per diffondere il valore della positive energy che perseguono insieme oltre che alla promozione di un veicolo specifico. La nuova gamma IONIQ è la risposta di Hyundai Motor ai problemi ambientali e alle global community legate alla sostenibilità, di cui i Millennial e le generazioni della Gen-Z sono i principali sostenitori, e vogliamo dimostrare il nostro impegno con un’attenzione sempre maggiore verso i veicoli elettrici.

Amazon Luxury Stores: un nuovo posizionamento per il gigante dell’eCommerce?

  • Amazon ha lanciato Amazon Luxury Stores, una sezione esclusiva a cui per ora possono accedere solo alcuni Prime members in US.
  • Questa nuova funzione potrebbe riposizionare Amazon e renderlo una nuova tappa per gli shopper online del lusso, cambiando il ruolo degli eCommerce proprietari.
  • Le conseguenze nel marketing potrebbero riguardare uno shift negli investimenti economici e di effort dei brand.
  • Ma Amazon non è il primo ad aver pensato a un “corner” di lusso: Tmall ha già da anni il “Tmall Luxury Pavillon”. Vediamo le differenze e quello che possiamo imparare.

La notizia è recente: Amazon ha aperto una sezione über esclusiva dedicata al lusso, Amazon Luxury Stores. Quando ne ho letto la prima volta nella mia mente si è affacciata una sensazione simile a quella dei protagonisti di Dark, un deja vu. Perché non mi suonava nuova? Un paio di scorse rapide nella memoria e ho capito: Tmall, il rivale oltre Muraglia, ha una sezione simile da anni.

Ma andiamo per ordine, prima di dare avvio a un confronto finale tra big del settore, capiamo insieme come funziona e quali sono aspetti must know della vicenda e conseguenze per i marketer.

Amazon Luxury Stores: una selezione così esclusiva che per ora è solo negli Stati Uniti

First things first: come accedere ad Amazon Luxury Stores? Questa è stata proprio la mia prima preoccupazione, accingendomi a fare ricerca per questo articolo. E quello che ho scoperto, googlando Amazon Luxury Store e cliccando sopra la pagina di Amazon è che venivo subito rilocalizzata sulla pagina US dell’azienda.

Ecco la mia prima amara scoperta. Per accedere alla nuova sezione devi essere negli Stati Uniti, store view sul resto del mondo per ora non sono all’orizzonte.

Amazon Luxury Stores_Home-min

Oltre a ciò, la sezione non è aperta a tutti i residenti degli Stati Uniti, ma solo a chi ha ricevuto l’invito dal Tycoon americano.

LEGGI ANCHE: L’Amazon Prime Day 2020 si farà: ecco la data

I brand presenti su Amazon Luxury Stores

Per ora, tutto ciò che sappiamo sulla selezione di brand presenti su Amazon Luxury Stores è che il grande protagonista è Oscar De La Renta. Che, tramite l’iniziativa di Amazon ha dato accesso anticipato a una nicchia di utenti alla nuova collezione FW 2020. Il lancio è stato comunicato attraverso un video su Instagram con protagonista Cara Delevingne sul canale del brand.

Le successive presenze – come si legge sulla landing – saranno una selezione di well-established and sought-after emerging luxury brands, quindi sia grandi pilastri che marchi emergenti.

Cosa significa tutto questo per il marketing

Possiamo provare ad immaginare le conseguenze in termini di marketing? Sì, basta guardare ad Oriente, dove l’eCommerce proprietario è già un vecchio ricordo. A titolo esemplare prendiamo la Cina, in cui più dell’85% delle vendite online fa capo ai tre leader tra i marketplace (Tmall, JD.com e Pinduoduo, dati Statista 2020).

Amazon Luxury Stores_China Marketplace

Quote di mercato dei marketplace in Cina (Statista, 2020)

Nella user journey cinese, che potrebbe rappresentare per l’occidente un di punto di arrivo in termini di integrazione digitale, l’utente non è più interessato a portare a termine il suo acquisto su un sito di tipo proprietario. E’ abituato ad andare direttamente su Tmall a cercare il prodotto per nome e concedersi al migliore offerente.

LEGGI ANCHE: Alla ricerca dell’eCommerce perfetto: cosa vogliono le persone oggi?

Questa però non è certo una novità: succede già in occidente e da diverso tempo. Il tema del controllo dei prezzi è in auge da anni e riguarda tutti coloro che vedono il proprio prodotto venduto a prezzo iper scontato da terze parti. Tra cui i rivenditori su Amazon.

Difatti l’idea di aggregare tutto il mondo del lusso in una vetrina è un’ottima idea, bisogna riconoscerlo. Dà all’utente una visione di insieme, un pit stop unico e comodo e soprattutto una trustability che non può avere nel momento in cui si deve recare negli store dei singoli rivenditori terzi. (Sarà vera quella borsa? Mi viene dato un certificato?)

Cosa potrebbe cambiare con gli Amazon Luxury Stores

Ciò che cambierà veramente se gli Amazon Luxury Stores prenderanno piede saranno gli investimenti e le strategie nel marketing.

Se prima un brand era obiettivamente più interessato a rendere “appetibile” il proprio e-commerce proprietario, ora una parte dell’effort economico e strategico sarà orientato a ottenere un buon posto nella nuova vetrina Amazon e a capire come portarci traffico.

Se prima una strategia cross-channel era orientata a portare tutto il traffico di Instagram al sito proprietario per convertire, se prima per calcolare il ROI la fonte principale di informazioni era il sito proprietario, ora ci saranno anche i dati del Luxury Store di Amazon da calcolare.

Ma prima di Amazon Luxury Stores c’era il Tmall Luxury Pavillon

Per trarre delle vere e proprie conclusioni su Amazon Luxury Stores dovremmo aspettare che diventi accessibile a più utenti, che vengano rilasciati dei primi dati sulle vendite e di poterli testare con mano.

Tuttavia, possiamo fare qualche ipotesi sul tipo di tool di marketing che dovremmo imparare ad usare. Come? Sempre guardando ai più grandi con l’impresa di Jack Ma, Alibaba.

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L’ecosistema Alibaba versus Amazon

Prima di tutto, gerarchia: Alibaba è l’azienda a cui fanno capo Taobao, Tmall e Alibaba.com (per il comparto B2B). I tre marketplace – che la fanno da padrona in Cina – si differenziano per posizionamento e target. Il primo si può paragonare a un eBay (C2C), il secondo ad Amazon (marketplace B2C generalista), il terzo a niente di simile in occidente, è una piazza dedicata al B2B di varie industry.

Amazon Luxury Stores_Tmall Experience-min

User journey dell’utente cinese nell’ecosistema Alibaba (Taobao, Tmall Luxury Pavillon)

Nel primo schermo qui sopra l’homepage di Taobao: al suo interno si possono trovare sia prodotti venduti da rivenditori privati, sia i prodotti venduti sui flagship store ufficiali (e non) dei brand. Un po’ come su Amazon da un certo punto di vista. Le icone in alto indirizzano l’utente verso varie sezioni dell’ecosistema Alibaba: la prima icona (il gattino) indirizza a Tmall, la terza a Tmall Global (per le vendite cross border). Dall’homepage è possibile poi arrivare alla seconda schermata, che è il Luxury Pavillon di Tmall.

Il Tmall Luxury Pavillon e i flagship store di Tmall: le differenze con gli Amazon Luxury Stores

Il Luxury Pavillon di Tmall è quanto di più simile esista agli Amazon Luxury Store: una landing page che aggrega diversi brand di diversi comparti del lusso. Il pavillon è una sorta di vetrina e trampolino di lancio per i brand che vogliano testare il mercato: per accedervi non è necessario curare né aprire un proprio store, il tutto è curato più o meno completamente dalla piattaforma.

I Tmall Flagship Store

Dalla homepage di Taobao è possibile anche possibile ricercare un brand o prodotto all’interno della barra di ricerca. I risultati appaiono come nel terzo screen sulla destra: in alto ci sono i risultati sponsorizzati, che appartengono alla sezione a pagamento “Starshop”, una funzionalità di Tmall che rimanda ai flagship store ufficiali gli utenti.

Amazon Luxury Stores_Tmall_Valentino

Oltre a Starshop, l’ecosistema Alibaba mette a disposizione degli utenti numerosi altri tool per emergere all’interno della folla generalista: Weitao, una sorta di sezione di content marketing orientata al branding all’interno del proprio store e Good Goods, presidiato interamente dai prodotti consigliati dagli influencer.

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Ecco, contestualmente allo sviluppo degli Amazon Luxury Stores, quello che possiamo immaginarci è il rilascio di nuove funzionalità di marketing e la nascita di nuove strategie, tutte atte a traghettare una nuova fetta di mercato in una nuova piazza digitale.