Il settore dello spettacolo è tra quelli più colpiti dalla crisi da Covid-19
Gli artisti dello show biz italiano hanno promosso una raccolta fondi per i lavoratori senza tutele
Nasce Scena Unita, il fondo a sostegno dello spettacolo
All’indomani del secondo lockdown nasce Scena Unita, un fondo a sostegno dei lavoratori dello spettacolo precari.
La crisi da Covid-19 ha investito in maniera più o meno diversa tutte le regioni di Italia e tutte le attività economiche del paese. Ma uno dei settori maggiormente colpiti è quello dello spettacolo. Da quando è scoppiata la Pandemia il sipario è subito calato su teatri, cinema, live club, set di produzione e altri luoghi attorno a cui ruotano tanti lavoratori autonomi e intermittenti.
I professionisti dello spettacolo stanno sentendo il peso della crisi economica soprattutto per la mancanza di inquadramenti professionali che ne tutelino l’operato in condizioni di difficoltà. Per far fronte a quella che potrebbe diventare una vera e propria emergenza culturale, tanti artisti ed enti privati si sono riuniti attorno al tavolo della solidarietà per dare vita a Scena Unita, un fondo per sostenere i lavoratori dello spettacolo e le loro famiglie.
Nel comunicato stampa ufficiale dell’iniziativa si legge che “il settore dello spettacolo è un sistema complesso non sempre dotato di strumenti adeguati, sia da un punto di vista di inquadramento professionale che rispetto al sostegno economico alle realtà che lo compongono da parte dello Stato. L’emergenza sanitaria ha generato un peggioramento progressivo della situazione economica del settore che oggi rende non sostenibile la sopravvivenza delle persone e delle realtà, profit e no profit, che in esso operano.”
Gli obiettivi di Scena Unita per far ripartire il settore dello Spettacolo
Scena Unita vuole dare un aiuto concreto a quei lavoratori impossibilitati ad operare in questo momento e sostenere una futura ripartenzadel settore attraverso la realizzazione di questi obiettivi:
Sostenere i lavoratori i cui requisiti saranno definite da un apposito bando
Supportare le attività formative che risponderanno ai criteri del bando
Supportare i progetti che potranno innescare nuove occasioni di lavoro.
Il fondo sarà gestito da CESVI, in collaborazione con Music Innovation Hub e La Musica Che Gira. Mentre le attività per realizzare gli obiettivi del fondo saranno elaborate da un comitato tecnico scientifico formato da Fondazione Centro Studi Doc, Fondazione Fitzcarraldo, cheFare, #chiamateNoi, Squadra live, 42 Law Firm, Associazione Unita e altre personalità di spicco: il professor Stefano Baia Curioni e la professoressa Dubini dell’Università Bocconi, il professor Gianluca Scarchillo dell’Università La Sapienza, il professor Fabio Dell’Aversana della Federico II, Maurizio Roi esponente di Mediartecultura e Art-booking e Andrea Marco Ricci di CAM/Note Legali/Nuovo IMAIE.
Oggi Scena Unita ha già raccolto 2 milioni di euro grazie al contributo di tanti artisti e brand, tra cui Achille Lauro, Chiara Ferragni, Manuel Agnelli, Carlo Verdone, Fiorello, e tanti altri.
Tra i brand che hanno supportato la comunità creativa vi sono Intesa Sanpaolo, Estetista Cinica, Fendi, Amazon Prime, Vertigo, Friends & Partners, Magellano Concerti, Vivo Concerti, Live Nation, Arcobaleno Tre Srl, Sony Music Entertainment Italy, Warner Music, Universal Music Italia, FIMI, Endemol Shine, Fremantle Italia, Layla Cosmetics, Trident, BPM Concerti, 42 Records, Bomba Dischi, Eclectic, DNA Concerti, Tanta Roba, Alchimia e SDL.
Chiunque può impegnarsi in prima persona facendo una donazione attraverso ForFunding.it la piattaforma di crowdfunding implementata sul sito di Intesa San Paolo con l’obiettivo di raccogliere 400mila euro.
Quello della precarietà dei lavoratori dello spettacolo non è un tema nuovo. Chi sceglie di lavorare in questo settore sa benissimo che tra un lavoro e l’altro, tra una rappresentazione e l’altra, tra un concerto e l’altro, c’è di mezzo un mare di possibilità e di precarietà.
Gli intermittenti dello spettacolo sono tantissimi: i lavoratori della tv, quelli del teatro, quelli del cinema, quelli della musica, quelli della danza e quelli del circo. Basta pensare a tutte le figure professionali che sono dentro all’organizzazione di un evento quale può essere un concerto o uno spettacolo. Fonici, tecnici delle luci, montatori, scenografi, maschere, addetti alle biglietterie, assistenti alla produzione, ecc. Tutte figure professionali, precarie, rimaste fuori per troppo tempo da ogni tipo di riflessione politica ancorata alle logiche fordiste dei grandi contratti collettivi nazionali. Forse il Covid-19, la Pandemia, la crisi economica, possono essere l’occasione per invitare i governi a riflettere in maniera concreta circa le peculiarità di questo settore. In fondo anche nello spettacolo della politica entrano in gioco queste professionalità. Prima di presentarsi in conferenza stampa c’è qualcuno che ti trucca, c’è una macchina da presa, ci sono i tecnici delle luci, ecc. Lo spettacolo dovrebbe continuare per tutti, nessuno escluso.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/11/scena-unita.jpg7091223Flavia Alvihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFlavia Alvi2020-11-16 23:27:312020-11-19 00:12:39Nasce Scena Unita, un fondo per salvare lo Spettacolo e i suoi lavoratori
Al momento la creazione di filtri per TikTok è bloccata in Europa, ma bisogna essere pronti
Intervista a due creator di filtri AR, utilizzati da aziende e influencer
Moltissime volte ci saremo chiesti come si creano i filtri AR super utilizzati su TikTok e Instagram e quali siano i professionisti italiani in grado di realizzarli. Per chi non lo sapesse i filtri AR sono vere e proprie maschere e oggetti in 2D o 3D che gli utenti possono usare nei loro video entrando nel vivo della scena. Molte aziende stanno utilizzando queste maschere per diffondere il loro brand, un esempio lo trovate qui sotto:
Conosciamo da vicino due creator di TikTok
Partiamo subito intervistando Elena Aiello artista italiana che ha saputo trasformare la propria passione in un lavoro unendo il disegno con la tecnologia.
Per chi ancora non ti conoscesse, parlaci un po’ di te, di quello che fai.
«Sono una Gemelli ascendente Gemelli e mi piace definirmi produttiva, ottimista e curiosa. Quando ero piccola, la maestra disse a mia madre “Sua figlia potrà fare tutto nella vita, meno che disegnare”. Ho vinto io. La mia vita professionale parte dal saper disegnare. Mi sono laureata in Marketing e una volta facevo la Social Media Manager in un ufficio: un bel giorno ho detto basta. Mi sembrava uno spreco assoluto mettere in un cassetto quello che mi piaceva fare (e piaceva agli altri).
Allora mi sono messa a disegnare e a creare senza sosta. Forse è un lavoro privilegiato, però vi assicuro che la mano fa male a fine giornata.
Ho disegnato libri, pubblicità, app, videogames, video musicali. Quasi tutto. E non mi stanca mai. Anche perché alla pensione manca ancora molto».
Come funzionano i filtri
Come funziona la creazione di filtri AR su TikTok (se riesci si specifica)? Come si creano? E perché AR risulta importante per differenziarsi?
«Essendo una creativa, ho dei limiti tecnici e sostanzialmente la creazione di un filtro si svolge così. Mi viene l’idea, metto giù una bozza e vado da Chris (sì quello che mi sopporta) dicendo “Si può fare?”. Lui mi guarda e trova un modo, anche impossibile, per farlo.
Per questo mi piace lavorare con lui. Tecnicamente parlando, usiamo Effect creator per lo sviluppo. Meglio dire, useremmo. Al momento la creazione di filtri per TikTok è bloccata in Europa (sigh) ma bisogna essere pronti. Un vero peccato, perché quando facciamo un filtro AR amiamo essere degli outsiders, ma anche un po’ markettari. Studiamo il trend del momento e realizziamo quanto di più originale ci possa essere. Ed è questo che fa la differenza».
Per che tipologie di aziende credi sia utile adottare queste tipologie di strumenti di marketing?
«Tutte. I filtri sono un mezzo di comunicazione, sia B2B che B2C. Tutti abbiamo qualcosa da comunicare. Il filtro AR può essere una mossa vincente anche quando si parla di Personal Branding. E il nostro lavoro è proprio questo: troviamo il modo di far comunicare gli altri. Sia che si tratti di un filtro semplice, che un minigame interattivo, c’è sempre un modo per stupire gli spettatori».
Cosa ami di TikTok e cosa invece vorresti cambiare?
«Amo la velocità dei contenuti e l’algoritmo intelligente. Io ho un feed notevolmente diverso da quello dei miei amici, proprio perché abbiamo gusti del tutto differenti. Il fatto che TikTok mi propone i contenuti ad hoc, è davvero geniale. Cosa cambierei? Difficile da dire perché al momento è il mio social preferito».
Un consiglio pratico a chi sta cercando di strutturare la propria presenza su TikTok.
«Non fate come me. No, scherzo. Ho notato che i canali di successo su TikTok, sono quelli che mostrano una certa coerenza di tipologia nei contenuti. Chiunque può avere successo sulla piattaforma, ma è necessario anche costruirsi una sorta di piano editoriale. Sei un cuoco? Fai una mini ricetta in ogni video. Ti piace la moda? Parlami di spunti e curiosità sul tema. E così via. Grazie all’algoritmo intelligente, sarà il target a cui indirizzi il messaggio, a venire spontaneamente da te. Se poi a questo, aggiungi anche un po’ di passione verso i trend del momento… successo assicurato!»
Ma se tu ti occupi del lato più creativo chi è il tecnico che insieme a te realizza questi prodotti?
Si chiama Christian Bilato, il mio compagno nel lavoro e nella vita ora credo sia giusto passare a lui la parola per spiegare come si trasforma un idea creativa in digitale.
Christian presentati e raccontaci come crei i filtri AR e quali sono le fasi di produzione.
«Sono Christian Bilato, ho un background in marketing, ma da sempre appassionato di tecnologia, programmazione e videogiochi. Da 5 anni lavoro con la Realtà Aumentata, realizzando insieme ad Elena, molte esperienze per diversi brand.
Nell’ultimo periodo sempre più aziende richiedono filtri per i Social, anche per integrare delle campagne marketing complesse.
Tramite EffectCreator, tool ufficiale di TikTok realizzato da ByteDance, è possibile sviluppare filtri AR, con la possibilità di creare delle interazioni molto interessanti ed efficaci, in modo decisamente più semplice rispetto ai competitor.
Per fare un esempio, all’interno del Tool è possibile utilizzare dei trigger (attivatori) preimpostati, come gesture delle mani o espressioni facciali, che permettono di attivare determinati effetti visivi a comando da parte dell’utente, dando agli sviluppatori una vastissima possibilità di scelta di interazioni e agli utenti modi sempre nuovi e divertenti di creare TikTok unic»i.
«Questa è la prima area di lavoro chiamata “Design” in cui è possibile posizionare i vari componenti che faranno parte del filtro, in questo caso abbiamo lo sfondo a cerchio e in un livello superiore la scritta animata che comparirà. In questa area di lavoro è possibile avere anche controlli riguardo la trasparenza dei livelli, posizione e tanto altro, a seconda della tipologia di oggetto che andiamo a posizionare. Quello che vedi è la riproduzione di un filtro che abbiamo già pubblicato su Instagram, con un ottimo successo, utilizzato anche da vip come Fedez e Chiara Ferragni».
«Questa invece è la seconda area di lavoro “Event”, come lascia già intendere il nome stesso qui si lavora sugli eventi, ogni oggetto avrà la propria timeline e la possibilità di inserire i Trigger di attivazione, decidere per esempio dopo quanti secondi attivare un’animazione o se la stessa sarà in loop. Così come se attivare determinati effetti o animazioni solo attraverso determinate gesture».
«Concludendo, siamo consapevoli di essere nel bel mezzo di una mera rivoluzione tecnologica, proprio per questo dobbiamo utilizzare questi mezzi per raggiungere le nuove generazioni in modo innovativo e personalizzato.
Credo che questi nuovi metodi per comunicare il proprio marchio al pubblico vadano seguiti con molta curiosità ed attenzione in quanto ci forniscono delle nuove metodologie di marketing».
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/11/tiktok-filtri.jpg7351206Michele Miconihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMichele Miconi2020-11-13 13:34:322020-11-16 23:36:37Come nascono i filtri di TikTok e come usarli bene (raccontato da chi li crea)
Contenuti, meme, nostalgia. Sono solo alcuni degli elementi chiave per pensare alla tua social media strategy 2021.
Nello scenario da tenere a mente, naturalmente, non possiamo dimenticarci o eliminare completamente la pandemia. Anche se la crisi mondiale dovesse risolversi nei prossimi mesi, le ripercussioni si faranno sentire per gli anni a venire. L’ombra gettata dal COVID probabilmente perdurerà, rendendo difficile per i consumatori dimenticarne le conseguenze. Per questo i brand dovranno adattare la loro comunicazione alla luce di ciò.
A fare il punto ci pensa ancora una volta Talkwalker, con il suo ultimo report“2021 Social Media Trends”, per guardare in modo approfondito al contesto attuale e guidare la tua strategia sui social media per il prossimo anno.
Nel 2020 è divenuto lampante come questa generazione socialmente consapevole (e la futura generazione Alpha) abbia un impatto sui brand, sulla politica e sulla società nel suo complesso. I brand dovranno impegnarsi maggiormente su temi come la salute mentale, l’inclusività e la giustizia sociale, altrimenti rischiano di diventare irrilevanti e potenzialmente obsoleti nel 2021.
I social media hanno sempre offuscato i confini tra realtà e finzione: dalla rappresentazione edulcorata delle vite di alcuni Instagramer agli account parodia di Twitter. La crisi dovuta al COVID-19 ha portato in primo piano il tema della disinformazione. La società si trova ad affrontare un futuro incerto e questa incertezza ha creato un focolaio di disinformazione, con storie false la cui risonanza può avere un impatto rilevante. Il 2021 sarà l’anno in cui i brand e i canali dei social media si concentreranno nell’evidenziare la verità e sul mettere a tacere le fake news.
3. I giganti dei social media si adatteranno alla nuova normalità
Quando si esaminano i trends dei social media accade spesso che ci siano persone che gridano che una piattaforma sta morendo o che un’altra prenderà il sopravvento. A questo proposito prevediamo che le piattaforme di social media dominanti di oggi rimarranno tali nel 2021 e oltre. Potranno avere nuove caratteristiche e si adatteranno alle tendenze del momento, ma è molto improbabile che la loro popolarità diminuisca nei prossimi anni.
4. Il ritorno del marketing “old school”
Alcuni trend vanno e vengono in un battito di ciglia. Alcuni continuano a circolare e fanno capolino nella coscienza collettiva di tanto in tanto. Lo stesso vale per le tecniche di marketing. Le tattiche che abbiamo visto in precedenza possono apparire improvvisamente, soprattutto in tempi di incertezza, con i professionisti della comunicazione che ritornano a metodi collaudati applicati ad idee nuove. Nel 2021 assisteremo a un ritorno del “marketing old school”, mentre i brand torneranno a un modo più semplice di coinvolgere i consumatori.
5. L’aumento dell’interesse intorno al social gaming
Durante il confinamento dovuto al COVID-19 le persone si sono rivolte ai videogiochi come ulteriore forma di distrazione. Il pubblico di forum e gruppi sui videogiochi è cresciuto, creando intere comunità dedicate alle varie fanbase. Mentre apprendiamo sempre di più come i videogiochi apportino benefici ai giocatori (come lo sviluppo di abilità cognitive che possono essere messe a frutto nel mondo reale) nel 2021 il videogioco in quanto medium sarà meno stigmatizzato, poiché i brand si rivolgeranno alle comunità che gli appartengono.
6. La centralità del conversational marketing
Il marketing è come una strada a doppio senso. I brand non possono più gridare i loro messaggi nel vuoto e sperare che vengano recepiti. Al contrario, si tratta di conversazioni e connessioni: bisogna mantenere la conversazione con i consumatori per costruire quelle relazioni generano vendite. La pandemia ha portato questo fattore in primo piano. Le vendite non sono più una priorità per i clienti. Sono invece l’informazione, l’impegno e le questioni sociali a guidare il coinvolgimento e la fidelizzazione. Collegarsi con queste storie sarà fondamentale nel 2021.
7. Il nostalgia marketing per coinvolgere il pubblico
È naturale guardare indietro al 2019 e considerarlo come un anno migliore. Le emozioni positive legate ai “bei tempi andati” contribuiscono a migliorare lo stato d’animo attuale. Il fascino del nostalgia marketing è evidente. Associa forti emozioni positive al brand e gli dà una spinta di tipo sentimentale. In tempi di incertezza e di recessione economica i consumatori cercano di connettersi sempre più frequentemente con i tempi più felici per distrarsi dalla situazione attuale.
8. La capacità di engagement dei meme
Dimentica le emoji. Ripulisci il tuo desktop dalle GIF. I meme sono ora il nuovo modo di comunicare, che si sta diffondendo su internet come un modo divertente per coinvolgere le comunità. Non sono tutti positivi e simpatici, però. Come per ogni tipo di comunicazione, possono essere usati per influenzare la mentalità del pubblico. I meme possono contribuire a contrastare situazioni estreme, come nel caso di agenzie esterne che interferiscono con le elezioni o altri eventi importanti. Nel 2021 bisognerà essere pronti a proteggere il proprio brand dai meme.
9. Le 4C dei contenuti sul Coronavirus
Anche se la pandemia dovesse risolversi nel 2021, le ripercussioni si faranno sentire per gli anni a venire. L’ombra gettata dal COVID probabilmente perdurerà, rendendo difficile per i consumatori dimenticarne le conseguenze. I brand dovranno adattare la loro comunicazione alla luce di ciò. Il tono della conversazione nel 2021 sarà determinato dalle quattro C del contenuto relativo al COVID-19: Community – Contactless – Cleanliness – Compassion.
10. Il remix è il nuovo user generated content
Lo user generated content – contenuto generato dagli utenti – non è una novità; tuttavia il modo in cui viene oggi creato, trovato e condiviso è un tema di attualità. Il remix è in crescita attraverso applicazioni come TikTok, Koji ed Instagram Reels. È l’arte di prendere dei format, dei template o degli spunti e combinarli per esprimere la personalità o le idee di un utente. Ci aspettiamo che il 2021 porti ancora più opportunità per il remix, con i brand che coinvolgeranno un nuovo pubblico e creeranno contenuti che sapranno distinguersi.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2019/08/master-digital-marketing-social-media-plan.jpg510746Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-11-11 16:07:162020-11-12 06:09:56Social Media Trends 2021: come guidare la tua strategia
Le elezioni presidenziali 2020 negli Stati Uniti sono state accompagnate da una serie di campagne dei brand per incentivare l’affluenza alle urne.
L’obiettivo è stato quello di rendere più consapevoli le persone e agevolarle nella procedura di registrazione al voto.
In un paese in cui l’affluenza è notoriamente bassa, il brand activism mira a creare partecipazione tra le fasce meno rappresentate.
Con la pandemia da Covid-19 ancora in corso, l’economia in recessione e le questioni legate all’ambiente e ai diritti della comunità afroamericana che restano al centro dei dibattiti, l’attesa del prossimo Election Day 2020 continua a tenere gli Stati Uniti (e non solo) con il fiato sospeso.
E se da un lato non è inedita nella storia americana la partecipazione alle campagne elettorali anche di organi normalmente estranei alla politica, d’altra parte l’impegno dei grandi marchi è un fenomeno abbastanza recente.
La tendenza sembra essere una logica conseguenza della crescita del brand activism che quest’anno ha raggiunto il culmine: le questioni sociali e la necessità di cambiamento sembrerebbero non poter essere trascurate nella comunicazione con il pubblico.
Dopo l’assassinio di George Floyd, per tutta l’estate i brand hanno soppesato sul razzismo e sugli abusi della polizia, ogni parola delle loro campagne.
Diverse fonti evidenziano una crescita negli ultimi anni della percentuale di consumatori che dichiarano di essere attenti alle scelte di responsabilità sociale dei marchi che acquistano, in particolar modo nella fascia di età 18-34.
Adottare un approccio di parte all’impegno civico può alienare dipendenti o clienti nell’ambiente iperpartitico di oggi. Il nostro studio trova un punto debole per le aziende: essere a favore della democrazia e dell’elettorato, senza essere di parte.
Ma non vi è nessuna presa di posizione nel sostenere apertamente la democrazia, se non ci si schiera a favore di nessuno dei due candidati. Oltre a stimolare la partecipazione degli elettori, le aziende affermano di aver tratto benefici dai programmi di impegno civico, come aumentare la consapevolezza del marchio tra i consumatori o rafforzare i rapporti con dipendenti e azionisti.
VOTE!
Il focus resta quindi stimolare l’affluenza alle urne, che negli Stati Uniti è notoriamente molto bassa, rispetto agli standard internazionali.
Innanzitutto, diversamente dall’Italia, per votare bisogna iscriversi volontariamente nelle liste elettorali, e questo scoraggia una vasta fetta dell’elettorato, generalmente più povera e meno istruita.
La percentuale di non votanti aumenta in modo significativo anche se ci si sposta nella fascia under 25.
Meno del 56% della popolazione in età di voto ha votato alle elezioni presidenziali del 2016, con un leggero aumento rispetto al 2012 ma inferiore rispetto al 2008.
Ma, come confermato dalla maggior parte degli americani, ciò che s’intende con “alta affluenza” varia molto da paese a paese e secondo quale metro di valutazione si utilizza.
When we all vote
When we all vote è l’organizzazione no-profit fondata da Michelle Obama con lo scopo di colmare i gap di età e razza tra gli elettori, cambiando la cultura del voto e stringendo partnership strategiche per raggiungere tutti gli americani.
Obiettivo dell’associazione è quello di guidare le aziende e le organizzazioni partner, fornendo gli strumenti e la formazione necessaria affinché i loro clienti, dipendenti e membri comprendano come votare e partecipino in maniera più attiva e informata.
Oltre a tutte le iniziative finalizzate al coinvolgimento e all’informazione, When we all vote ha svolto un ruolo fondamentale nella divulgazione della campagna VOTE, che ha coinvolto molti brand del fashion, tra cui Levi’s, Gap, Patagonia, Michael Kors.
Tutti i capi d’abbigliamento e gli accessori delle edizioni limitate “VOTE” sono disponibili anche sul sito dell’associazione, nella sezione Vote 4ever Merch.
La scelta non è ricaduta casualmente sullo streetwear: la campagna si rivolge principalmente alla fascia più giovane della popolazione, tradizionalmente la più sottorappresentata nella registrazione degli elettori.
Snipes x Puma – #USEYOURVOICE
La collaborazione di Snipes con Puma per la campagna #USEYOURVOICE, nasce con lo scopo non solo di rendere più accessibile agli elettori la procedura di registrazione, ma anche di informare e sensibilizzare.
In tutti i 95 punti vendita Snipes, sono stati allestiti degli speciali chioschi con schermo touch screen, in cui tramite registrazione o scansione del QR code si viene rimandati al sito di registrazione al voto o ai siti d’informazione del proprio stato.
Quattro negozi tecnologicamente più avanzati, tre a Filadelfia e il primo shop 2.0 presso il Barclays Center di Brooklyn, dispongono di chioschi Vengo interattivi che inviano collegamenti di registrazione degli elettori e dispensano mascherine riutilizzabili SNIPES USA x Puma #USEYOURVOICE. Tutti gli altri punti vendita utilizzeranno la segnaletica personalizzata in negozio con codici QR.
La campagna #USEYOURVOICE è durata fino alla scadenza per la registrazione degli elettori, il 19 ottobre.
Time to vote
Oltre che parlare ai consumatori, le aziende sostengono anche programmi rivolti ai dipendenti.
Time to vote è un’organizzazione no-profit nata nel 2018 proprio con questo scopo: garantire ai dipendenti delle aziende partner un programma di lavoro che permettesse loro di votare alle elezioni di medio termine. Sempre nel 2018 è stata registrata la più alta affluenza alle elezioni di medio termine degli ultimi decenni, e Time To Vote ha avuto menzioni da The New York Times, The Washington Post e The Boston Globe.
Time to vote si pone come movimento apartitico che mira a creare una comunità imprenditoriale attivamente impegnata nell’affrontare le questioni più significative del nostro tempo.
Tra le aziende partner ci sono Abercrombie & Fitch, Backcountry, Dick’s Sporting Goods, Eileen Fisher, Gap, Harbor Freight Tools, J. Crew, Levi Strauss & Co., Macy’s, Madewell, Nike, Obey Clothing, Patagonia, Steve Madden, Stitch Fix, Target, The North Face, Timberland, Walmart e Warby Parker.
Molte di queste aziende offrono ferie retribuite oppure orari flessibili per i dipendenti che si offrono volontari nei seggi elettorali.
Levi’s si è impegnata a fornire 15.000 mascherine per i lavoratori del sondaggio “per garantire che nessuno debba scegliere tra il proprio voto e la propria salute”, ha affermato il presidente e CEO Chip Bergh in una dichiarazione.
Patagonia: make a plan to vote
Patagonia ha sempre fatto della sostenibilità ambientale una pietra angolare della filosofia del brand. L’incoscienza delle azioni intraprese dall’amministrazione Trump ha dato una spinta per intraprendere ulteriori azioni e a lanciare un messaggio non più così sottile
A cominciare proprio dal messaggio cucito nell’etichetta dei suoi pantaloni “Vote the assholes out” che, come dichiarato dall’azienda, non si rivolge solo a Trump ma qualsiasi politico che neghi la realtà del cambiamento climatico.
Make a plan to vote è la call to action con cui Patagonia lancia la sua iniziativa di per i diritti di voto incentrata sul sostegno ai propri clienti e dipendenti nella registrazione degli elettori, in particolare tra le comunità di colore che incontrano maggiori difficoltà anche solo per la registrazione.
Email Marketing, influencer e merchandising
Le aziende hanno adottato approcci molto diversi tra loro per affrontare questioni politiche.
La Gap Inc. ha lanciato la campagna, Stand United per creare una community “unità per l’umanità e l’uguaglianza”. Definita dalla stessa azienda una spinta di marketing a 360 gradi, lo sforzo di Gap include una pagina dedicata alla registrazione degli elettori, $ 25.000 in donazioni sia a When We All Vote che a Rock the Vote, musica, discorsi di attivisti ed esperti, e una linea di abbigliamento in edizione limitata.
Alla Old Navy è stato predisposto un piano di incentivi per i dipendenti che lavorano alle urne il giorno delle elezioni. Levi’s, con il merchandising, ha ingaggiato influencer e celebrità nella sua campagna che incoraggia la registrazione e l’affluenza alle urne. Gli elettori possono anche registrarsi presso il flagship store di Saks Fifth Avenue a Manhattan.
American Eagle Outfitters con due release speciali ha destinato il 100% del ricavato a beneficio dell’organizzazione elettorale giovanile HeadCount, che gestisce un centro di azione per il voto 2020 per registrarsi, iscriversi alle newsletter “e conoscere ancora più modi per fare la differenza”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/10/election-day-2020.jpg539958Federica D'Arpahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFederica D'Arpa2020-11-03 14:57:382020-11-06 16:18:14Election Day 2020: le migliori campagne dei brand
Dopo esser diventate un format chiave su Instagram e Facebook, le Stories approdano su LinkedIn che punta su questa feature per massimizzare l’engagement degli utenti.
Le storie sono un’importantissima risorsa a disposizione delle aziende per interagire in maniera veloce e intuitiva con la loro audience.
Tutto il potere delle Stories a servizio del tuo business: come integrare questa nuova opzione nella tua marketing strategy.
In principio era Snapchat, poi Instagram e Facebook. Ora anche LinkedIn scommette sulle Storiesper dare agli utenti e alle organizzazioni un modo semplice per condividere quello che accade in azienda, interagendo in tempo reale con il proprio network.
Questo significa che puoi fare domande alla tua rete, condividere approfondimenti, notizie e scorci di vita aziendale, oppure offrire una demo dei tuoi prodotti e servizi.
Ma come integrare le LinkedIn Stories nella tua strategia di marketing?
Scopriamolo insieme.
Più di ogni altro format, le Stories ti consentono di dar vita alla tua azienda, di raccontarla attraverso le voci dei tuoi collaboratori, le sfide e le attività che stai portando avanti.
1. Aggiornamenti e insight
Sei impegnato in un progetto significativo per il tuo core business? Condividi gli aggiornamenti delle tue iniziative in tempo reale, dando spazio ai metodi e agli strumenti che aiutano il tuo team a rimanere motivato e produttivo.
Puoi anche consigliare alcuni approfondimenti: i libri che stai leggendo, i podcast che ti hanno suggerito idee interessanti, oppure delle risorse che hai scoperto online.
2. Dietro le quinte
Stai per lanciare un prodotto, un servizio o un evento? Incuriosisci e stuzzica il tuo pubblico attraverso contenuti dietro le quinte. Gli utenti adorano ricevere notizie in anteprima. Saranno coinvolti dalla dal tuo business ancor prima di conoscere in maniera approfondita quello che offri.
3. Novità e annunci dal brand
Come dimostra l’esperienza delle Stories su altre piattaforme, si tratta di una feature estremamente efficace per generare interesse intorno al lancio di un prodotto o di un evento. Questo perché chiunque può fruire facilmente di questo contenuto e condividerlo con il proprio network LinkedIn.
4. Le testimonianze dei clienti
Le persone tendono a fidarsi molto di più dei consigli forniti da altre persone che di qualsiasi pubblicità.
Ecco perché raccontare le testimonianze dei tuoi clienti attraverso le LinkedIn Stories è un’ottima strategia per far conoscere i tuoi prodotti e servizi. Incoraggia i tuoi clienti a condividere l’esperienza che hanno avuto con la tua azienda, pubblica queste esperienze nelle tue storie per attirare nuovi prospect.
5. Le voci dei collaboratori
Cos’è che dà vita al tuo business se non le persone che ci lavorano? Mostra le persone dietro il tuo brand, le loro esperienze e competenze. Condividi i momenti salienti in cui questi sono protagonisti della tua narrazione aziendale.
Ciò contribuirà a creare una migliore connessione con il tuo pubblico, proprio perché le persone si fidano e si lasciano influenzare più facilmente da altre persone che da un’entità astratta come un’organizzazione.
Alcuni degli aggiornamenti in tempo reale che puoi creare attraverso le Stories includono clip di cerimonie di premiazione, frammenti di workshop, eventi e scorci di vita aziendale.
La narrazione del brand
Quanto detto dimostra che le Stories sono uno dei modi più efficaci per entrare in contatto con il tuo pubblico LinkedIn. Ti consentono di costruire l’identità aziendale, promuovere e posizionare la tua offerta commerciale.
Ricorda che le Stories non cambiano la natura di LinkedIn – un network di professionisti e aziende. Qualunque sia il contenuto che deciderai di integrare nella tua strategia di marketing, fai in modo che sia pertinente con il tuo business e che rifletta la mission e i valori del tuo brand.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/10/Linkedin-Stories.jpg392702Giulia Migliettahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiulia Miglietta2020-11-02 13:27:412020-11-03 14:59:135 modi per promuovere il tuo business attraverso le LinkedIn Stories
Non basta fare contest online, bisogna anche misurarne i risultati.
Ecco come andrebbero definite le “participant personas”, seguendo le regole del MiSE.
Per un marketing manager che opera nel mondo online ciò che è fondamentale è misurare le performance delle strategie intraprese, anche se si tratta di contest.
Giveaway, Instant Win, Foto Contest sono solo alcune delle iniziative intraprese da aziende e brand per raggiungere degli obiettivi che sono fondamentali per un business: l’acquisizione di nuovi contatti di potenziali clienti e fidelizzare i già acquisiti.
Negli anni sono diventati degli strumenti chiave anche per i social network: Instagram Contest e Facebook Contest sono popolari tra gli utenti che si avvicinano al brand.
Le domande fondamentali che dovrebbe porsi chiunque abbia a che fare con l’organizzazione di un concorso a premi sono quelle che seguono e che analizzeremo anche con l’aiuto di una ricerca:
chi sono i partecipanti?
quali sono i loro comportamenti online?
quali sono i canali migliori per sponsorizzare l’iniziativa?
come possono diventare virali?
Dietro ogni iniziativa si cela un’azienda iscritta alla Camera di Commercio, come da normativa italiana definita dal Ministero dello Sviluppo economico, che utilizzando software certificato ha realizzato un contest in modo legale. Di conseguenza la ricerca che analizzeremo non prende in analisi tutti i concorsi nati sui social ma non dichiarati al MiSE.
La ricerca ha analizzato più di 500 concorsi a premio pubblicati tra il 2019 e il 2020. Ha coinvolto aziende di moltissimi settori tra cui quelli travel, beauty, pets, retail, fashion, educational, kids, food e molti altri.
Perché è importante il benchmark
I benchmark mirano a costituire uno standard di riferimento con cui confrontare l’andamento delle campagne e conoscere anticipatamente alcuni dati per non commettere errori in fase di ideazione. Qui è analizzato l’audience dei partecipanti partendo dai dati demografici e successivamente dal loro comportamento con i device online.
La definizione della “buyer persona”
Anche se in questo caso è meglio riferirsi a “participant persona”, in quanto non è un vero e proprio cliente finale, la ricerca ha definito dei tratti comuni ai partecipanti dei concorsi a premi. Dallo studio notiamo come gli utenti più coinvolti hanno un’età compresa tra i 22 ai 44 anni, per lo più donne ed è da notare come il nord Italia sembri più partecipe.
Anche se sono i dati a riferirlo, spieghiamo perché proprio questo target è più coinvolto nei concorsi a premio. Per quanto riguarda l’età dobbiamo tenere in considerazione che questa fascia è quella che usa quotidianamente gli smartphone non solo per sentire i propri cari o per le chiamate ma per navigare su Internet, cercare offerte e iscriversi ad app e portali.
Anche la distribuzione territoriale non è un caso, infatti spesso i programmi fedeltà e i contest sono legati a una rete di negozi e il nord Italia ha il numero più alto di store per franchising.
Non sottovalutare mai una landing mobile friendly
Lo studio prosegue con un’analisi dei device utilizzati e dei browser. In quanto attività di svago, i contest contano molte partecipazioni da smartphone. In particolare per i foto contest capiamo bene il motivo, infatti le foto spesso sono generate già attraverso il cellulare e quindi una landing page deve essere ottimizzata per far procedere il caricamento del contenuto dalla galleria del telefono al contest senza intoppi.
La media dei lead raccolti e il CR: le North Star dei concorsi a premi
Dopo aver conosciuto la nostra audience è il momento di capire cosa possiamo aspettarci da un contest che sia un successo. Il CR, ovvero il conversion rate (il rapporto tra le visualizzazioni e i lead raccolti) , oscilla tra il 12% e il 25% in base al prodotto preso in esame. Ognuno di esso corrisponde a una meccanica di gioco ben precisa che coinvolge in modo diverso l’utente, specialmente richiede un effort da parte del partecipante totalmente diverso.
Un esempio pratico è quello di un Instant Win contro un Foto Contest, nel primo caso l’utente deve solo compilare un form e scoprire subito se ha vinto.
Nel secondo caso invece deve produrre un contenuto (foto, illustrazione, immagini) e caricarlo sulla piattaforma di gioco.
Meno azioni sono richieste e più si alza il CR ma dobbiamo fare attenzione a non farci ammaliare dall’ottenere numeri alti. Infatti ogni meccanica di gioco viene scelta soprattutto per l’obiettivo che si vuol raggiungere e se tra questi c’è l’UGC non possiamo creare un Instant Win.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2019/03/contest-su-instagram-regole.jpg604931Antonella Passinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAntonella Passini2020-10-30 15:08:302020-11-04 22:27:57Concorsi a premi online: scopriamo chi sono i partecipanti
La campagna presidenziale degli Stati Uniti ha infranto ogni regola passata e si è aggiudicata il primato di più costosa di tutta la storia Americana!
I negative ADS, spot contro l’avversario, sono stati prodotti nell’80% dei casi dal presidente Trump e nel 62% dei casi da Joe Biden.
Nell’anno della pandemia il tema della sanità è entrato prepotentemente nell’agenda politica delle elezioni USA 2020. Il Republican National Commitee (RNC) ha aggiunto, per gli ultimi giorni di campagna, ben 9 milioni di dollari tutti su uno spot di 30 secondi, denominato “Noise”, che sta andando in onda negli stati più contesi come Arizona, Michigan, North Carolina e Wisconsin.
“Noise”, Trump, 2020
Joe Biden ha puntato moltissimo sul tema della sanità e ha attaccato ripetutamente il presidente Trump, accusandolo di gestione fallimentare dell’emergenza. In “Ready to lead”, andato in onda durante il picco del Coronavirus negli States, il senatore dem chiede un “Nationwide Mask Mandate”.
“Ready to lead”, Joe Biden, 2020
La polarizzazione del consenso
Glauco Maggi, inviato de La Stampa a NY, nel suo recente libro “Il guerriero solitario. Trump e la Mission Impossible” nota come il principale avversario del Tycoon sia proprio se stesso: avendo polarizzato moltissimo il consenso, gli States si sono divisi in vere tifoserie tra chi lo ama e chi lo detesta, al di là di quello che è stato fatto o non fatto in questi 4 anni e dei dati economici e occupazionali incoraggianti pre-pandemia. Un voto di stomaco, dunque, che asseconda le simpatie personali di ciascuno e meno le issue classiche che spostavano il consenso, come economia e politica estera.
La spesa degli spot a seconda dei temi in agenda, New York Times
La campagna a schieramenti si riflette nei social media, dove gli algoritmi assecondano questa polarizzazione dell’informazione: le persone vedono, interagiscono, si uniscono a community e costruiscono conversazioni esclusivamente attorno a coloro che la pensano in maniera equivalente. Il dialogo con le altre tifoserie è rarissimo così come lo scambio di contenuti tra chi la pensa in maniera opposta.
La polarizzazione delle conversazioni social non viene scalfita nemmeno dai media mainstream, la cui credibilità è minata dalla pluralità delle fonti, tra cui vive e prospera anche il link o il meme condiviso in bacheca dal vicino di casa o dalla fidanzata. I social media, nati come una piazza aperta e plurale, sono inevitabilmente vittime del loro stesso algoritmo: gli utenti vedono i contenuti a loro più affini, radicalizzando le proprie posizioni. Più le rispettive fazioni sono coese più difficilmente saranno impermeabili al dissenso, anche se argomentato. Un meccanismo illustrato perfettamente dal prof. Niall Ferguson, nel documentario “Networld”, tratto dal suo recente best seller “La piazza e la Torre”.
L’uso degli Spot
Nell’era delle certezze granitiche e degli ultras, la televisione non drena più consenso? Tutt’altro: in una società, come quella statunitense, dove la media dell’età di chi si reca alle urne è particolarmente alta, la TV detiene ancora un ruolo da protagonista e la gran parte dei budget viene stanziato per produrre e mettere in onda gli ADS, la cui tradizione risale al celebre scontro Eisenhower-Stevenson del 1952.
L’effetto degli spot nel 2020, all’interno di una corsa presidenziale così polarizzata, sarà con tutta probabilità mitigato rispetto al passato. Anche i negative ADS (gli spot contro l’avversario), che da sempre rappresentano da soli i due terzi di tutta la messa in onda, hanno più difficoltà a penetrare nei fortini dell’elettorato avversario, a meno di trovare una smocking gun finale, come sta provando a fare il presidente Trump cavalcando l’inchiesta del New York Post (censurata da Twitter) nei confronti del figlio di Joe Biden, Robert Hunter Biden, accusato di connivenza e loschi affari con un oligarca ucraino e con aziende petrolifere legate al regime di Pechino.
“Biden Lied“, Trump, 2020
L’immagine di Biden, con un’espressione confusa e smarrita, vuole assecondare le voci su una sua demenza senile, ed è ricorrente nella campagna di Trump, oltre che nei meme che circolano sui social di mezzo mondo.
Gli ADS dell’ex vice presidente cavalcano ovviamente il tema della pandemia, criticando aspramente l’operato del Presidente in carica. In “I Alone”, si ripete la frase di Trump “Solo io posso aggiustare questa situazione”, mentre i dati dei deceduti e dei contagiati scorrono inesorabili, scritti con una font oro, stile casinò di Las Vegas, quasi fossero gli slogan del Tycoon.
“I Alone”, Biden, 2020
Nella campagna elettorale 2020 i negative ADS sono stati prodotti nell’80% dei casi dal presidente Trump e nel 62% dei casi da Joe Biden. Il Republican National Committee (RNC) ha tirato fuori l’artiglieria pesante solo in queste ultime settimane: negli stati leaning (in bilico) si stanno spendendo ben 25 milioni di dollari in spot TV. I telespettatori che vedranno i nuovi ADS sono quelli in particolare di Arizona, Iowa, Michigan, North Carolina, Florida, Pennsylvania, Georgia, Nevada, Wisconsin, Iowa e Ohio.
Il comitato di Biden ha speso molto di più: ben 53 milioni, soltanto nell’ultimo mese, con ben 38 tipi diversi di spot soltanto in Pennsylvania. Tuttavia il presidente in carica, che ha speso meno del 2016, conta molto sulla visibilità dei suoi affollatissimi comizi e sulla copertura mediatica organica, quantificata da Bill Stepien, il campaign manager di Trump, in 48 milioni di dollari a settimana.
La campagna Trump sta anche spendendo direttamente anche su reti via cavo locali che hanno un alto numero di spettatori tra gli elettori più rurali, come RFD-TV, WGN-TV e Weather Channel, e sta puntando molto anche sulle stazioni radio evangeliche e conservatrici.
La spesa in ADS dei due candidati, New York Times
Le issues in agenda nel 2020
Il presidente Trump era partito con un’altissima percentuale di approvazione a gennaio 2020 (49%) per poi scendere tra il 38% e il 42% a seguito della pandemia. Secondo gli ultimi rilevamenti di Gallup, l’economia resta al primo posto nei pensieri degli americani (e resta anche il tema più presente negli spot), seguito dai temi della sicurezza nazionale e del terrorismo (presenti quasi esclusivamente negli ADS di Trump). Due punti che potrebbero far ben sperare il Presidente in carica, se non fosse per l’entrata del Coronavirus nel dibattito e per le polemiche legate alle tematiche razziali (che crescono di importanza dal 30% al 45% da dicembre 2019 a settembre 2020).
Record Smashing, Trump 2020
Made in America, Biden 2020
La risposta all’emergenza sanitaria è fondamentale non solo per il 93% dei democratici ma anche per il 61% dei repubblicani, una percentuale enorme se confrontata con gli altri temi di attualità, ad esempio il cambiamento climatico, che si ferma al 23% di attenzione nell’elettorato GOP ed è presente solo negli spot di Joe Biden.
Immagini e significati negli spot più belli della campagna
In “Vote For”, Joe Biden punta tutto sulle emozioni, facendo un appello a tutti gli americani per andare a votare, in qualunque modo possibile. “Il tempo delle divisioni finirà presto”, dice la sua voce fuori campo. I valori sono tracciati da parole e immagini mai casuali: “Empathy” (0:07), una madre (?) che incoraggia (per la partita?) la figlia un po’ corpulenta appena scesa da un truck, mentre una mazza da baseball spunta dallo zaino. Biden è poi ritratto a pregare assieme a una comunità di donne afroamericane (0:08).
“Vote For”, Biden 2020
“Respect” (0:09) è l’abbraccio con un anziano reduce. Quando compare “Honor” (0:10), sono tutti in piedi mano sul cuore a cantare l’inno (nessuno in ginocchio) ma le tribune sono mezze vuote, la disillusione di molti è tangibile. La ragazza in primo piano, tatuata, accanto all’amica dall’aspetto latino. La parola “Honor” (0:11) è anche accompagnata dalle immagini del compianto John McCain e di sua moglie Cindy, il cui endorsement per il Dem ha fatto scalpore. La recentemente scomparsa giudice della corte suprema Ruth Ginsburg, pioniera delle battaglie liberal si fa spazio nello spot accompagnando la parola “Equality” (0:12) come un monito a chiunque voglia intaccare l’imparzialità della corte stessa. Cosa potrebbe accompagnare “Bravery” (0:14) se non medici e infermieri? In questo caso tutti di colore e una di loro con un pugno alzato, come nelle battaglie razziali delle Black Panther. “Love” (0:15) sono due persone che si abbracciano, in una casa di una periferia americana. Donald Trump viene citato solo al secondo 0:16 alla parola “Truth”: la sua presenza aleggia in una sala stampa deserta della Casa Bianca. Lo spot prova a fare breccia nel fortino avversario con l’immagine di un rodeo (0:24), controbilanciata subito da una catena umana (proteste BLM?) a 0:25.
America First, Trump 2020
“America First”, è invece un lungo e visualizzatissimo spot di Donald Trump, che riprende invece uno dei suoi più celebri speech. “Per troppo tempo”, dice la voce fuoricampo del Presidente, “L’establishment ha protetto se stesso”. Le immagini di Hillary, Bill Clinton, Joe Biden , Obama e Nancy Pelosi scorrono disturbate dal classico effetto “vecchia televisione”, utilizzatissimo nei negative ADS. “Le loro vittorie non sono state le vostre vittorie”. Ma quali sono questi trionfi a cui si riferisce? Joe Biden brinda col presidente cinese: il telespettatore può ben immaginarlo. Il cambiamento del registro comunicativo e musicale dello spot parte dal secondo 0:21: Donald Trump entra in scena, scende da un elicottero come quell’eroe che tutti stavano aspettando. Interessantissimo che le parole “new vision will govern our land” siano affiancate da immagini della manifattura “made in USA” (da 0:32).
“Buy American and hire American”, invita il presidente Trump (0:40), facendo leva su temi molto sentiti nel suo elettorato. Il terrorismo islamico compare dal minuto 1:00 e l’attenzione si sposta sugli uomini in divisa. “Law and order”, lo slogan di Trump è declinato in una carrellata di quelli che lui definisce “Great men and woman of our military and law enforcement”.
La nuova era trumpiana fa eco a Kennedy:“We sill bring back our dreams” (1:23), ritornare a sognare significa anche veder decollare il razzo di SpaceX con gli astronauti americani a bordo. La maggiore distanza con Biden è tutta qui: “This moment is your moment. It belongs to you”, Trump ha creato un vero e proprio movimento di persone che lo adorano al di là del Partito Repubblicano; se si trattasse di una rock star parleremo di fan base.
Unpredictable
La domanda che tutti si fanno è la medesima: i sondaggisti avranno toppato anche questa volta, come 4 anni fa, e sarà Trump a prevalere oppure tutto andrà come previsto e trionferà il vecchio Biden?
La notizia più recente è che i repubblicani stanno ottenendo una quantità maggiore di nuovi elettori registrati, specialmente in alcuni swing states, come racconta questa inchiesta del Time.
Tuttavia i risultati sono totalmente imprevedibili, e l’alta affluenza all’early vote (si può votare sia al seggio che via posta) potrebbe avvantaggiare i Dem o potrebbero essere semplicemente un segnale del timore degli anziani (la base elettorale più ampia di Trump) a mettersi in fila il 3 novembre. Gli Stati Uniti, la cui leadership è minata dalla Cina e da molti altri ingombranti attori di un mondo multipolare, hanno davanti a un enorme bivio e la vittoria di uno o dell’altro candidato non potrà che portare a riflessioni importanti sulla composizione, demografica, economica e valoriale, della propria società.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/10/122495827_3457321877666531_8162018026455839368_o.jpg7092064David Mazzerellihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDavid Mazzerelli2020-10-30 11:02:412020-11-02 21:34:57L’America a un bivio: tra Trump e Biden è guerra di spot
Per risolvere con efficacia il problema della propria sostenibilità, il giornalismo deve necessariamente abbandonare i vecchi modelli di business per abbracciarne di nuovi.
Tra i nuovi modelli di business, quello della membership è già risultato efficace per molti progetti giornalistici, soprattutto nel mondo anglosassone.
I modelli di membership sono costituiti da tre componenti principali e si differenziano dagli abbonamenti, dai modelli di donazione e dal crowdfunding.
Il giornalismo, si sa, sta affrontando un grosso problema di sostenibilità. Mentre i tradizionali modelli di business diventano sempre meno adatti e profittevoli, si fatica a trovare nuove strade che possano garantire altrettanta efficacia economica. Alcuni tentativi – talvolta riusciti – tuttavia ci sono. È il caso delle membership, modello nato nel mondo anglosassone già alcuni anni fa e che consiste in un “contratto sociale” tra un’impresa giornalistica e i suoi membri: i membri danno il loro tempo, denaro, energia, competenza e connessioni per sostenere una causa in cui credono; in cambio, la testata giornalistica offre trasparenza e occasioni per contribuire in modo significativo sia alla sostenibilità che all’impatto dell’organizzazione.
In una parola, membership significa appartenenza. E utilizzare l’appartenenza come modello di business significa fare in modo che i lettori si sentano parte di un universo di valori condivisi. Rivolgersi a una specifica comunità offrendole un servizio utile e di qualità.
Insomma, secondo questo orientamento editoriale, i lettori sono molto più di una fonte di sostegno economico. I membri sono parte attiva di uno scambio circolare di conoscenze con i giornalisti, dinamica che permette tra l’altro alla testata di identificare i sostenitori più forti e arruolarli nella sua ricerca di impatto e sostenibilità.
In molti casi, la membership è un accordo per mantenere l’accesso agli articoli libero e gratuito per tutti. In quanto sostenitori in primo luogo di una causa, i membri hanno infatti interesse a raggiungere il maggior numero possibile di persone attraverso la testata.
Le tre componenti dei modelli di membership per il giornalismo
Secondo la Membership Guide, i modelli di membership nel giornalismo devono essere costruiti attorno a tre componenti principali.
Una strategia di membership che definisce come questo modello si inserisce nella vision dell’organizzazione giornalistica. In che modo l’organizzazione sosterrà il proprio prodotto editoriale? Quale ruolo avranno i membri dell’audience, sia in termini economici sia più in generale?
Le cosiddette memberful routines, ovvero le dinamiche che collegano i membri dell’audience alla testata giornalistica e alle persone che la producono. Fondamentali per una strategia di membership efficace, si riferiscono anche in questo caso ai membri dell’audience in generale.
Un programma di membership, cioè il prodotto con cui il lettore interagisce per diventare membro. È una specie di contenitore per la gestione delle persone che contribuiscono all’organizzazione giornalistica. Quando si parla di membership, solitamente ci si riferisce proprio a questo aspetto, che – per capirci – comprende anche la pagina sulla quale si atterra dopo aver cliccato sulla call to action “diventa membro”.
Non tutte le testate giornalistiche che adottano il modello della membership hanno già sviluppato tutte e tre queste componenti. Inoltre, ciascuna di esse può essere approfondita in modo diverso. Tuttavia, una redazione giornalistica partecipativa e inclusiva che voglia sostenersi almeno parzialmente sulla membership necessita di tutte e tre gli aspetti.
Infine, attenzione: la membership non è per il giornalismo l’unico modello di revenue ed engagement dell’audience. Comprendere le differenti value proposition e resource demand dei diversi modelli di revenue ed engagement è la chiave per capire qual è il modello giusto per la propria comunità e quindi organizzazione.
In cosa i modelli di membership sono diversi dai modelli di abbonamento?
In un modello di abbonamento o subscription, i membri del’audience pagano per avere accesso a un prodotto o servizio. Questo modello richiede quindi solitamente un paywall, poiché ciò che viene monetizzato è l’accesso al contenuto.
L’abbonamento può scalare molto più rapidamente della membership, poiché non necessita di un rapporto più profondo con i lettori. Ciò che richiede è invece un giornalismo eccezionalmente coerente, di alta qualità, altamente differenziato – e una buona user experience.
Per le pubblicazioni altamente specializzate, che forniscono un marcato vantaggio professionale e/o hanno una forte audience istituzionale in settori specifici, l’abbonamento può funzionare bene. Si vedano ad esempio casi come il New York Times, il Wall Street Journal, il Financial Times, il Ken e The Information, ma anche The Athletic.
In cosa i modelli di membership sono diversi dai modelli di donazione?
In un donation model, i membri dell’audience donano il loro tempo o denaro a sostegno di una causa o di valori comuni. Si tratta quindi di una relazione di beneficenza. Molte redazioni utilizzano i termini membro e donatore in modo intercambiabile. Tuttavia, è diversa l’aspettativa di ciò che un sostenitore ottiene in cambio.
Quando si è in dubbio nella scelta tra i due modelli, occorre chiedersi di quale livello di autonomia editoriale dalla propria audience si ha bisogno per compiere la propria missione, così come quale livello di partecipazione si è disposti a offrire.
Per le pubblicazioni che coprono soprattutto questioni inerenti al bene pubblico, un donation model può funzionare bene. Allo stesso modo, questo modello può essere scelto anche quando i temi trattati non si prestano all’adozione del modello di membership o a quello dell’abbonamento. Ad ogni modo, pubblicazioni come ProPublica e Mother Jones (71% delle entrate del 2019 realizzato grazie ai lettori, 12% attraverso l’abbonamento all’edizione cartacea) sono chiari esempi di donation model.
In cosa i modelli di membership sono diversi dal crowdfunding?
In un modello di crowdfunding, i membri dell’audience donano un contributo una tantum per sostenere un progetto specifico.
Solitamente, il crowdfunding è un buon modo per testare l’entusiasmo nei confronti di un’idea e per conoscere meglio il grado di coinvolgimento della propria audience. Alcune organizzazioni, ad esempio La Silla Vacia in Colombia, hanno iniziato proprio con una campagna di crowdfunding come test e in seguito hanno optato per il modello di membership,
In altri casi – ad esempio Krautreporter in Germania e De Correspondent in Olanda – le testate giornalistiche hanno considerato i loro donatori tramite crowdfunding come i primi membri del progetto, passando così immediatamente a un programma di membership.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/10/modelli_di_membership_giornalismo_cover.jpg483724Elisa Bertolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngElisa Bertoli2020-10-27 10:22:402020-10-28 17:09:46Le membership sono il nuovo modello per i Media, ma quali sono i vantaggi e quando sceglierle?
Più libertà e flessibilità per godersi un video su Instagram in streaming più a lungo, e tanti altri vantaggi.
Ecco come navigare e utilizzare la versione desktop di Instagram per le attività di Social Media Marketing!
L’obiettivo di Facebook, che negli ultimi anni ha preso sempre più piede tra nuove funzioni e aggiornamenti, è quello di cercare di unificare e semplificare la gestione dei contenuti nelle varie piattaforme di sua proprietà attraverso strumenti nativi, come Business Manager e Creator Studio.
Il tanto agognato obiettivo ha preso forma, già a partire dallo scorso anno, grazie alla possibilità di gestire il proprio flusso di lavoro, nel caso di Instagram, anche da desktop.
Ecco quindi una piccola guida illustrativa che può permettere anche a te di gestire tutto comodamente al tuo pc!
Accedi alle impostazioni del profilo Instagram dal tuo desktop
Prima di tutto, vai sul sito Instagram.com e accedi con il tuo nome utente e password, fai clic sulla foto del tuo profilo e questo ti porterà alla tua schermata: fai clic sul pulsante Modifica profilo.
Ti apparirà cosa vedresti normalmente per il tuo profilo Instagram nella versione mobile: il tuo nome, nome utente, sito web, biografia e informazioni di contatto. Da qui puoi apportare modifiche al tuo profilo. Quando hai finito, fai clic su Invia per salvarli.
Ti consiglio di effettuare eventuali modifiche della tua biografia direttamente dal tuo dispositivo mobile (magari prima creando il testo dall’App Note).
Puoi utilizzare le opzioni di menù sul lato sinistro di questa finestra, anche modificare la password, aggiornare le notifiche, gestire i tuoi contatti e accedere a una varietà di altre funzioni.
Cerca un account da desktop
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Vai su instagram.com/ username (instagram.com/audible, ad esempio) e verrai indirizzato direttamente al suo profilo: puoi quindi navigare attraverso il contenuto proprio come faresti sul tuo smartphone.
Se non conosci il nome utente esatto del profilo a cui desideri accedere, digita semplicemente il nome o quello che pensi sia il nome utente nella barra di ricerca e vedrai un elenco a discesa dei risultati. Eccoti un esempio di seguito.
Dalla barra di ricerca su Instagram.com, puoi cercare praticamente qualsiasi cosa: hashtag , posizioni e persone. Qualunque cosa tu digiti nella ricerca, Instagram mostrerà tutti i risultati pertinenti che rientrano in una qualsiasi di queste categorie.
Apri Instagram ed esplora il feed dal tuo desktop
Proprio come la pagina Esplora di Instagram sui dispositivi mobili mostra i contenuti ordinati e consigliati per te, anche la pagina Esplora sul tuo desktop lo fa. L’icona è diversa ma ha tutte le stesse caratteristiche e funzionalità.
Fai semplicemente clic sull’icona della bussola nell’angolo in alto a destra dello schermo e il feed Esplora si popolerà con tutti i contenuti che normalmente vedresti sull’app mobile.
Scorri il feed dei tuoi post
Una delle parti migliori di Instagram è esplorare il feed per vedere il contenuto degli account che segui e puoi farlo altrettanto facilmente sulla versione desktop. Fai clic sull’icona Home per andare direttamente al feed e vedere tutti i tuoi contenuti ordinati come sei abituato.
Quando si tratta del feed di Instagram, la versione desktop offre le stesse funzionalità dei dispositivi mobili.
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La maggior parte delle cose in Instagram Stories sul desktop sono funzionali come nomi utente, tag, tag di posizione e persino la funzione di scorrimento. Fare clic su Vedi altro, che sostituisce lo scorrimento verso l’alto, per passare a qualsiasi collegamento fornito in una storia.
Una cosa che al momento non puoi fare sul desktop è interagire con adesivi come quiz e sondaggi. Questa funzionalità è disponibile solo sull’app mobile.
Guarda i video live
Con Instagram Live sul desktop, vedrai apparire l’icona live attorno alle storie proprio come vedresti su un dispositivo mobile.
Fai clic sulla foto del profilo della persona con il simbolo live e verrai indirizzato al suo video live. Come puoi vedere sotto, il video live si popola sul desktop in un quadrato, con il video 9:16 verticale a sinistra e i commenti a destra.
Questo layout è effettivamente carino perché i commenti non coprono il viso della persona.
Quando guardi un video in diretta, puoi rispondere e lasciare commenti proprio come faresti su un dispositivo mobile. Digita il tuo commento nella casella dei commenti e premi invio e Instagram aggiungerà immediatamente il tuo commento.
Su dispositivo mobile, puoi toccare il cuore e dare Mi piace, ma non puoi farlo sulla versione desktop.
Puoi portare un ospite nel tuo Instagram Live durante la trasmissione dal desktop, ma l’ospite non può partecipare al tuo streaming dal desktop. Devono usare il loro dispositivo mobile.
Allora perché dovresti preoccuparti che il video di Instagram Live sia disponibile sul desktop?
Guardare un video Instagram Live su un dispositivo mobile monopolizza il dispositivo dello spettatore in modo che non possa rispondere a messaggi di testo, ricevere telefonate o fare altre cose mentre sta guardando il tuo live streaming. Guardare sul desktop libera il loro dispositivo mobile.
Nessuno vuole guardare un video di un’ora su un dispositivo mobile se può guardare su un desktop. Offre loro più libertà e flessibilità per godersi davvero un video in streaming più lungo. Quindi approfitta di questa opzione per convincere più membri del pubblico a guardare i tuoi video in diretta su Instagram.
Pulsanti di azione e approfondimenti di Instagram solo su dispositivi mobili
Una caratteristica comune sui profili Instagram sono i pulsanti di azione (chiamata, testo, e-mail, indicazioni stradali) o pulsanti aggiuntivi come ordinare cibo o buoni regalo.
Puoi gestire e modificare questi pulsanti di azione solo su dispositivi mobili, non su Instagram.com.
Un’altra limitazione del sito web Instagram.com è che non puoi visualizzare i tuoi approfondimenti. Questa funzione è disponibile solo sui dispositivi mobili.
Gestisci i messaggi diretti
Per i messaggi diretti su Instagram.com, fai clic sulla familiare icona dell’aeroplano di carta nella barra degli strumenti in alto per aprire la cartella dei messaggi diretti.
Noterai che la struttura delle cartelle è la stessa per i tuoi profili aziendali e creativi. Hai una casella di posta principale, una casella di posta generale e se hai richieste in sospeso, vedrai anche la cartella delle richieste.
Una volta che sei in un thread di messaggi diretti, componi un messaggio semplicemente facendo clic nella casella del messaggio, digitando il tuo messaggio e premendo Invio o Invio.
Fare clic sull’icona della galleria per accedere a qualsiasi foto o video sul computer e aggiungerli al thread del messaggio diretto. Per mettere mi piace e rispondere a un messaggio che hai ricevuto, fai clic sull’icona del cuore. C’è anche un’icona emoji nella finestra del messaggio che ti consente di aggiungere qualsiasi emoji mentre usi Instagram.com.
Inoltre, facendo clic sul pulsante a tre punti accanto a un messaggio che hai inviato, vengono visualizzate le opzioni per copiare il testo o addirittura annullare l’invio del messaggio se desideri riprenderlo.
Se fai clic sul pulsante a tre punti accanto a un messaggio che hai ricevuto, vedrai l’opzione per copiare il testo o segnalare quel messaggio e/o una persona.
Se desideri inviare un nuovo messaggio a qualcuno a cui non hai precedentemente inviato messaggi, fai clic sull’icona a forma di matita nella parte superiore della schermata DM e digita il nome del destinatario. Ciò genera un nuovo thread di messaggi. Oppure puoi semplicemente fare clic sul pulsante del messaggio sul profilo Instagram della persona e questo ti porterà immediatamente al thread del messaggio diretto.
Nella posta in arrivo del messaggio diretto, tutto ciò che è in grassetto è un messaggio non letto. Se hai letto un messaggio sul desktop, apparirà come letto sul tuo dispositivo mobile.
Ci sono un paio di cose con i DM di Instagram che puoi fare su un dispositivo mobile ma non su Instagram.com. Sul tuo dispositivo mobile, puoi contrassegnare un messaggio e ordinare i tuoi DM per quei messaggi contrassegnati. Questo è un ottimo modo per tornare indietro e accedere a un messaggio a cui desideri rispondere in seguito. Non puoi farlo sulla versione desktop.
Inoltre, non puoi contrassegnare o richiamare quei messaggi contrassegnati.
L’enorme vantaggio di utilizzare i messaggi diretti su Instagram.com è la funzionalità di una tastiera fisica.
Puoi digitare e rispondere rapidamente utilizzando una tastiera molto più velocemente di quanto la maggior parte delle persone possa digitare una risposta sul proprio dispositivo mobile. Se la tua azienda fa molto con i messaggi diretti , avere la funzionalità di Instagram.com ti renderà la vita molto più semplice.
Sull’app mobile di Instagram, potresti essere abituato a rispondere con un video che registri o toccando e tenendo premuto per registrare un messaggio audio in risposta a un DM. Instagram.com non ha questa funzionalità. Puoi rispondere solo con testo come messaggio. Tuttavia, se sul computer è presente un file video o audio, è possibile aggiungerlo come allegato alla risposta del messaggio.
Rimuovi l’accesso ai dati delle app di terze parti
C’è un’importante funzione di sicurezza disponibile solo su Instagram.com che può aiutare a impedire agli hacker di entrare nel tuo account o a qualcuno di rubare le tue informazioni.
Ogni volta che accedi a uno strumento di terze parti con accesso a Instagram utilizzando il tuo token, questo registra i tuoi dettagli e le tue credenziali. Puoi provare nuovi strumenti o avere membri del team che si sono iscritti a strumenti diversi e ogni volta che ti iscrivi a quelli o vi accedi, quel token viene rinnovato.
Quello che potresti non capire è che quei gettoni rimangono attaccati a quello strumento finché non lo togli. Tale accesso rimane attivo anche se non utilizzi più quello strumento o se hai disabilitato quell’account; tuttavia, è davvero facile entrare e ripulirlo.
Vai al tuo profilo facendo clic sulla foto del tuo profilo, fai clic sull’icona a forma di ingranaggio e da lì fai clic su App e siti Web.
Questo ti porterà in un’altra schermata in cui vedrai un elenco di strumenti che hanno accesso al tuo account Instagram. Potresti essere sorpreso da alcuni che sono lì dentro.
Per ripulirli, fai clic sul pulsante Rimuovi e cancellerà l’accesso al token. Lascia l’accesso a tutti gli strumenti che utilizzi regolarmente, come uno strumento di pianificazione o un widget del sito web.
Suggerimento: accedi e controlla l’accesso ai dati delle app di terze parti almeno ogni 6-12 mesi.
Instagram è stato originariamente progettato solo per dispositivi mobili, ma la piattaforma continua ad aggiungere ulteriori funzionalità per gli utenti desktop. Questa è una buona notizia per i professionisti del marketing. Ora che hai compreso le differenze tra l’utilizzo di Instagram sul tuo computer e l’app mobile, saprai che l’utilizzo di Instagram.com per determinati sforzi di marketing ti aiuterà a essere più efficiente.
Instagram, non consente, ancora, il caricamenti contenuti su Storie o feed. V’è un altro strumento che puoi usare: Facebook Creator Studio: lo strumento nativo di Fb per gestirne i contenuti sulle sue piattaforme.
Infine, per tutti quelli che “Come riesco a collegare l’account Instagram a Creator Studio?”. Ecco spiegato in alcuni semplici passi:
Assicurati che il tuo account Instagram sia di tipo aziendale o Creator;
Collegalo alla pagina Facebook;
Accedi quindi a Creator Studio e clicca sull’icona di Instagram in alto al centro;
Dovrai semplicemente procedere al collegamento dell’account Instagram;
Tieni presente che gli account Instagram collegati alle Pagine Facebook possono essere gestiti da chiunque abbia un ruolo su tali Pagine. Ricorda, quindi, di valutare ed eventualmente aggiornare i ruoli degli utenti tramite Business Manager.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2019/09/strategie-di-Instagram-Marketing.jpg636987Luca Maggipintohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Maggipinto2020-10-26 16:51:192020-10-27 10:43:52Come gestire Instagram dal tuo computer: istruzioni per l'uso
Anche questa settimana concludiamo con il solito recap della notizie e degli aggiornamenti dal mondo dei social.
Tra la pandemia che torna a mordere e le nuove misure di chiusura e distanziamento che tanti i Paesi stanno adottando, presto i social potrebbero tronare ad avere un ruolo ancora più centrale.
Universo Facebook
Facebook ha lanciato il test della funzione “Quartieri”, che mira a collegare gli utenti alle notizie e agli eventi della comunità locale. L’azienda sta tentando sempre di più di orientarsi verso delle sorta di mini-social, in grado di collegare gruppi ristretti di persone.
Facebook is taking on NextDoor with a NEW ‘Neighborhoods’ feature! ??
Il social, infine, ha lanciato ufficialmente i topic in Watch, aggiungendo alcuni nuovi strumenti di scoperta alla sua piattaforma video, che inizia finalmente a registrare un numero crescente di utenti.
WhatsApp Business
WhatsApp sta allargando i suoi servizi aziendali. In un blog post, il servizio di messaggistica istantanea annuncia diversi aggiornamenti per gli utenti business. Spiccano nuove funzionalità per lo shopping e un hosting che faciliterà la gestione del magazzino e le risposte di assistenza da remoto.
Twitter consentirà agli utenti di condividere liste di argomenti non solo nei tweet ma anche nei messaggi diretti. Un altro modo per espandere la scoperta di tweet rilevanti.
Your interests, fandoms, and hobbies are the coolest. And now you can share them by sharing Topics.
From a Topic’s page, tapping the new share icon lets you send a link to the Topic in a Tweet, DM, or outside of Twitter. pic.twitter.com/UzzFcdl5Hn
La piattaforma ha anche aggiornato il processo di creazione di Twitter Ads Manager, rendendo più facile vedere come saranno i tweet sponsorizzati prima di lanciare la campagna.
Twitter is launching a NEW tweet composer for building ad campaigns
✨ New features
– Intuitive new layout and design
– Real-time previews of your tweet for desktop + mobile
Snapchat punta sull’eCommerce. Il social ha appena aggiunto una nuova capacità di scansione dei codici a barre per prodotti selezionati. Inquadrando il barcode con la fotocamera vengono fornite ulteriori informazioni sull’articolo.
Moderazione dei contenuti su TikTok. Il social ha lanciato un nuovo sistema di notifica per aiutare i creator a comprendere i motivi dietro le rimozioni dei loro video e per non commettere gli stessi errori in futuro.
Eventi virtuali su LinkedIn. Per le pagine aziendali la piattaforma offre nuove funzionalità che includono un modulo di Lead Generation per l’iscrizione agli eventi e nuove opzioni pubblicitarie.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/01/week-in-social.jpg464829Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-10-24 12:01:462020-10-27 10:44:25Week in Social: dall'aggiornamento di WhatsApp Business alla funzione "Quartieri" di Facebook
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