Nel mondo del marketing non c’è spazio per l’improvvisazione: i dati segnano la via maestra e una buona dose di creatività è la bussola per raggiungere sempre il traguardo. Ecco perché anche utilizzare il tempo in maniera produttiva diventa essenziale. In nostro soccorso, ogni giorno, arrivano tanti utilissimi digital tool, per portare a termine i compiti più disparati in modo rapido ed efficace.
Dagli strumenti per la creazione delle Buyer Personas a quelli per scrivere email impeccabili per ogni circostanza, da quelli per creare link memorabili con le emoji agli editor per la gestione dei video online, ecco i digital tool da provare questa settimana.
Per sperimentare con l’AI, ma anche per aiutarci in compiti come la creazione di Buyer Personas efficaci, Face Generator è il digital tool che consente di comporre caratteristiche ed emozioni in un volto virtuale, tutto in tempo reale.
Video a misura di social
Ci sono molti modi per rendere i file video più leggeri per il caricamento sulle piattaforme social, ma pochi sono davvero veloci e facili da usare. Con Tiny Vid puoi tagliare e comprimere i file video per adattarli a qualsiasi limite di dimensione.
Automazione in ufficio
Soprattutto da remoto, può essere utile semplificare i processi di approvazione. Con JotForm puoi raccogliere richieste e domande in moduli e trasformarli in un flusso di approvazione automatizzato, accessibile da qualsiasi dispositivo.
Emoji. Emoji ovunque
Le cosiddette “faccine” ormai sono davvero dappertutto, tranne che nei link. Se vuoi rendere più creative le tue condivisioni e non mettere limite alla tua immaginazione, puoi provare Adorable.link. Da usare per bio, annunci e profili sui social.
L’email perfetta
Non sai da dove partire per chiedere un aumento di stipendio o un giorno libero al capo? Con Emaily puoi generare un testo per la tua email in pochi click:
Scegli a chi vuoi scrivere
Scegli il motivo della tua email
Aggiorna le parti che non ti piacciono e inserisci i tuoi dati negli spazi vuoti (nomi, date, ecc.)
Il gioco è fatto!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/digital-tool-della-settimana.jpg9271647Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2021-05-01 17:00:522021-05-03 23:22:58Adorable.link, Emaily e Face Generator: i digital tool della settimana
La libertà di poter lavorare connessi dalle rive di un lago o di lasciarsi illuminare dal sole che tramonta all’orizzonte durante una call in video streaming. L’ufficio si smaterializza, mentre si afferma una nuova generazione di nomadi digitali, che sogna di viaggiare lavorando da remoto.
“Ricerca della libertà“, quindi: è questo il senso profondo che accompagna la diffusione del workation, termine coniato di recente che fonde lo smart working con l’idea di vacanza. Il lavoro agile, accelerato dalla crisi pandemica e dal lockdown, si impone e delinea nuovi scenari, in cui i confini tra ambiente lavorativo e vacanza diventano sempre più fluidi, più evanescenti.
Il desiderio di libertà e la nuova generazione di nomadi digitali
Un ufficio en plein air, in campo aperto, fuori dagli spazi urbanizzati e dalle mura domestiche, in destinazioni da sogno o in avvincenti viaggi in camper, per ritrovare ispirazione, concentrazione, instaurando un nuovo equilibrio tra spazio vitale e dimensione lavorativa, a contatto sempre di più con l’habitat naturale. Si consolidano spazi ibridi di co-working e co-living, nuovi luoghi di condivisione per stimolare la creatività e la potenzialità del team, sviluppando il concetto di network fuori della rete e rivoluzionando il concetto stesso dell’abitare.
Una reazione alle mura domestiche, che hanno ospitato migliaia di lavoratori obbligati alla modalità da remoto, comportando disagi nella gestione familiare e assottigliando la separazione fra tempo libero e lavoro, in uno squilibrio lavoro-vita spesso mascherato da flessibilità con la perenne “difficoltà di disconnettersi”.
Secondo alcune stime, nel 2035 un miliardo di persone lavorerà da remoto, mentre si accresce il numero dei freelance proiettati alla vita nomade.
L’evoluzione dei viaggiatori e il camper sharing: l’indagine Yescapa
Ad indagare i nuovi trend di viaggio per il 2021 interviene Yescapa, leader europeo nel camper sharing, che ha lanciato un’indagine online rivolta a 5mila utenti italiani, per capire quali saranno le tendenze e gli interessi per la prossima stagione turistica.
Il dato più eclatante che emerge dal report è che il 74% degli italiani sogna di viaggiare lavorando da remoto, magari in camper, o in un furgone camperizzato, preferito come soluzione di viaggio per la possibilità di coniugare libertà e sicurezza.
La piattaforma Yescapa, con una community di 500mila utenti in Europa e oltre 10mila veicoli disponibili, ha registrato nel solo mese di marzo 2021 un aumento del 120% di visite sul sito italiano e una crescita superiore al +300% di prenotazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
“Questa forte ripresa ci ha spinti a voler capire le esigenze della nostra community, per strutturare un’offerta di viaggio ancora più completa e integrata”, sottolinea Dario Femiani, country manager Italia di Yescapa.
Smart, Slow, Local: i nuovi trend del lavoro da remoto
Slow, local e smart sono i trend che si impongono, anche nella scelta di tornare a lavorare viaggiando, con tipologie di viaggio sempre più frequenti e di breve durata, in particolare nella fascia d’età tra i 30 ed i 40 anni. Tra le esperienze più desiderate i paesaggi naturali e la genuinità delle piccole realtà locali, lontane dal turismo di massa, con sosta en plein air.
Il 60% immagina un turismo più slow, all’insegna della natura, delle realtà locali (35%) e anche della famiglia (22%). Che sia mare (30%), strade da percorrere senza meta (26%), borghi rurali (25%) o montagna (20%), il desiderio del 2021 è di guidare tra le regioni italiane alla scoperta di Toscana, Abruzzo, Puglia, Sicilia e Sardegna (54%) oppure di spingersi oltre i confini nazionali verso la Francia, il Portogallo e la Spagna (49%).
C’è chi si proietta alle Isole Canarie (Fuerteventura, Tenerife e Lanzarote) che hanno già segnato un +31%tra marzo e aprile 2021, anche a causa della zona rossa nel nostro Paese.
Il 67% degli utenti ha un lavoro che consente lo smart working e che, anzi, questa nuova modalità potrà coniugare facilmente lavoro e viaggio (14%), lavorare da remoto, godendo dei piaceri della vanlife.
Per tanti, una prospettiva da sogno, con la possibilità di lavorare con una semplice connessione internet, slegati dalla presenza fisica in ufficio e consente di aprirsi alla vita itinerante on the road, in quel proiettarsi “in avanti verso una nuova folle avventura sotto il cielo”, come scriveva Jack Kerouac: “Si può sempre andare oltre, oltre, non si finisce mai …. La strada è vita”.
Dario, il 74% della community di camper sharing italiana Yescapa sogna di viaggiare lavorando da remoto. Come cambia il viaggiatore “smart”, in particolare dopo il lockdown?
“Sulla base del sondaggio che abbiamo diffuso a circa 5 mila utenti italiani sulla nostra piattaforma di noleggio Yescapa, abbiamo constatato che il 67% degli intervistati ha un lavoro che gli consente di fare smart working e di questi il 74% ha risposto che poter lavorare da remoto godendo dei piaceri della vanlife è il loro sogno. Come biasimarli d’altronde. Siamo di fronte a una vera tendenza, che stiamo riscontrando da diversi mesi: sono numerosi i viaggiatori che approfittando della possibilità di fare smart working e noleggiano un camper o un furgone camperizzato per sperimentare uno stile di vita più minimalista e un approccio al lavoro più nomade”.
Alcune stime prevedono, nel 2035, un miliardo di lavoratori da remoto. È una previsione reale?
“Il periodo di lockdown ha accelerato l’evoluzione del lavoro da remoto di almeno 10 anni, dando un chiaro segnale, anche ai più scettici, di come la dematerializzazione dell’ufficio possa funzionare, se ben gestita. Penso che il mondo del lavoro abbia oggi una grandissima opportunità fra le mani: prima o poi non ci saranno più proroghe del Governo a favore del lavoro da remoto a causa della pandemia. In quel momento dipenderà da tutti noi – aziende, dirigenti e lavoratori – saper sfruttare al meglio questa opportunità affinchè un miliardo di persone nel 2035 ne possano beneficiarne”.
Come dovrà adeguarsi l’impianto tecnologico dei van al workation (wi-fi, collegamenti satellitari, smart device per la voce etc)?
“Se il trend di lavorare a distanza a bordo di un camper o un furgone camperizzato continuerà, l’intera industria del caravanning dovrà adattare i veicoli alle nuove esigenze dei consumatori-lavoratori. Mi è già capitato vedere camper trasformati in veri e propri uffici mobili con la dinette trasformabile in scrivania, sedia ergonomica, doppio schermo, wifi integrato, ecc. Soprattutto i veicoli si adegueranno verso una maggiore autonomia energetica, che si traduce nell’installazione di buoni impianti fotovoltaici. Attualmente la maggior parte non è dotata di pannelli solari e questo limita la libertà di movimento perché obbliga a dover allacciarsi all’elettricità 220v per alimentare i nostri computer”.
Smart working in viaggio in camper significa ristabilire un contatto tra lavoro, vita, natura e spiritualità? È un differente approccio all’esistenza umana?
“Sì assolutamente. Sono un grandissimo promotore dello smart working, erano anni che spingevo verso questa direzione. Uno dei miei sogni era proprio questo, ovvero lavorare da remoto a bordo di un furgone camperizzato. Non sono un fulltimer, mi piace poter partire qualche settimana sapendo di poter continuare a svolgere il mio lavoro. La possibilità di lavorare a distanza, potendo scegliere dove svegliarsi ogni mattina, trasmette una sensazione di libertà incredibile: si riscoprono piaceri e ritmi della vita a cui non eravamo più abituati oltre a essere un buon antidoto contro lo stress e la routine. Una grande opportunità, ma bisogna saper godere del piacere della vanlife imparando ad essere produttivi. Il segreto per me è l’autodisciplina: personalmente mi obbligo ogni mattina a trovare e fare la mia doccia (da un furgone camperizzato non è sempre facile!) e ad essere presentabile come se fossi in ufficio, oltre a mantenere sempre un ambiente di lavoro consono”.
Dario Femiani, Yescapa
In futuro, la “vanlife” potrà essere a portata di tutti?
“Il trend della vanlife sta coinvolgendo da diverso tempo sempre più persone. Prima era un sogno esclusivo di pochi, soprattutto freelance e digital nomads: oggi la diffusione dello smart working, a seguito del periodo di lockdown, rende la vanlife ancor più accessibile a chi lo desidera”.
Come si trasforma con il covid l’esperienza di viaggio?
“Il covid in pochissimo tempo ha modificando le nostre abitudini. Nel mondo del turismo in generale la prima risposta per tutte le aziende è stata quella di fornire delle condizioni di annullamento più flessibili. Yescapa, ad esempio, propone l’annullamento gratuito della prenotazione per motivi legati al covid-19. Allo stesso modo abbiamo sensibilizzato molto i nostri utenti ad adottare il nostro protocollo sanitario, per il quale ogni proprietario ha l’obbligo di effettuare una corretta sanificazione del mezzo prima e dopo ogni prenotazione, oltre ad adottare comportamenti più prudenti al momento dell’incontro della consegna del veicolo.
In evoluzione anche lo scenario del turismo, che ha subito enormi perdite a causa della pandemia. Quali le prospettive futuro? L’Italia rientra tra le mete preferite del viaggiatore-lavoratore in camper?
“La pandemia ha inflitto severi danni economici, soprattutto agli addetti al turismo e alla ristorazione. Noi abbiamo avuto la fortuna di trovarci in una nicchia del turismo che contrariamente al resto ha vissuto un aumento di interesse generale. Grazie alla libertà di movimento e al distanziamento sociale che un veicolo ricreazionale offre, molte persone si sono avvicinate per la prima volta al fantastico mondo del viaggio on the road. Rispetto agli anni passati abbiamo constatato un forte abbassamento dell’età dei viaggiatori (30-40) e un grande aumento delle richieste per i furgoni camperizzati. Un altro dato interessante è la propensione all’acquisto: molti nuovi proprietari su Yescapa stanno acquistando un veicolo sapendo di poter ammortizzare il costo grazie al camper sharing nei periodi di inutilizzo”.
Parte l’Unbreakable Tour a bordo del Ninja Van
Intanto il nostro CEO e founder, Mirko Pallera, il 10 maggio partirà da Salerno a bordo del Ninja Van per girare l’Italia alla ricerca di aziende, persone e progetti capaci di rappresentare il tema dell’edizione di N-Conference: le storie Unbreakable.
L’Unbreakable Tour coinvolgerà una selezione di Ambassador, Speaker e Partner di N-Conference. Ma non solo. Siamo alla ricerca di input per nuovi incontri da pianificare. Salerno, Roma, Bologna, Milano, Torino, Genova: queste alcune delle tappe. Ma il programma di viaggio è ancora in progress…
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/Barbara.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-04-30 18:25:412021-05-02 10:46:20Workation, lavorare in libertà partendo in vacanza “on the road”
Sesto appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.
Abbiamo deciso di dedicare questa puntata a un trend sempre più in forte aumento sui social network: gli Short Video. Ospite di questo appuntamento è Eliana Salvi,Founder e Managing Director di Cosmic, agenzia verticale dei video brevi.
Non perderti i punti salienti dell’intervista:
Come si identificano gli Short Video: min 03.00
Le metriche e KPI da analizzare: min 06.50
Differenze tra Tik e Tok e IG Reels: min 10.20
Case adv di Tik Tok: min 14.20
I brand che si muovono meglio nel settore: min 21.20
Il futuro del Video Advertising: min 26.20
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/ANTEPRIME-PRO-1.jpg10801920Rossella Pisaturohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRossella Pisaturo2021-04-30 16:54:342021-07-26 11:04:35Short Video: strumenti e best practice per usarli al meglio
Quiz e sondaggi sono due strumenti di analisi molto utilizzati dai marketer. La costruzione può sembrare molto semplice e in effetti lo è, ma è facile cadere in piccoli errori che possono pregiudicare il risultato dell’operazione.
I sondaggi servono a raccogliere delle informazioni, che siano d’opinione, di valutazione o per comprendere le azioni di acquisto delle persone l’importante è che la struttura base domanda\risposta risulti chiara per i partecipanti.
Gli scopi più popolari sono:
studiare l’opinione pubblica;
indagare sulle opinioni;
realizzare ricerche di mercato;
conoscere le preferenze;
studiare le aspettative dei consumatori.
Vedremo oggi dei consigli per costruirli al meglio, prendendo spunto dalla metodologia della ricerca sociale.
Qual è la differenza tra un quiz e un sondaggio
Entrambi condividono lo schema domanda/risposta, ma ciò che cambia è il risultato finale.
Un sondaggio è composto da una o più domande, poste a voce, in forma scritta o digitale, a cui l’utente viene richiesto di rispondere in base al proprio pensiero e\o esperienza. Non esistono delle risposte esatte o dei risultati finali.
Invece, in un quiz l’utente ha un riscontro conclusivo e ogni risposta viene associata a un profilo o un punteggio. Prendiamo in esame due casi. Un quiz attitudinale richiede all’utente di indicare la risposta esatta al quesito posto mentre in un test di personalità ogni risposta è associata a un profilo che verrà mostrato come risultato a fine quiz.
Come costruire un questionario perfetto
Come dicevamo nell’incipit, scrivere delle domande è semplice. Però, affinché i quesiti siano comprensibili anche per chi li legge e deve rispondere, ci vuole un po’ di pratica.
Nel caso di questionari costruiti male, il rischio è di ricevere risposte poco attendibili e quindi invalide.
Dobbiamo prestare attenzione alla brevità e non ambiguità delle singole domande. Ciò significa che la domanda deve:
essere breve;
non contenere troppe premesse o specificazioni;
non contenere delle doppie negazioni;
suggerire la risposta;
unire due ipotesi in una sola domanda;
utilizzare un linguaggio troppo tecnico o sconosciuto al nostro pubblico.
Per fare un esempio pratico, è sconsigliata una domanda del tipo “Lei è d’accordo che non si può proibire il consumo di alcool in discoteca?” ma è invece meglio costruirla con una definizione equivalente, però positiva, come “Lei è d’accordo che si può permettere il consumo di alcool in discoteca?“.
Dobbiamo poi evitare di inserire più domande in un unica frase perché le risposte potrebbero essere valide per tutte o per una sola. Anche in questo caso è meglio fare un esempio.
Nella domanda “Non si possono accogliere tutti gli emigranti perché portano via il lavoro e tra loro possono essere dei delinquenti: sei d’accordo o contrario?“, in questo caso la domanda non è specifica. Chi risponde in modo affermativa può essere d’accordo che ci portano via il lavoro, ma non che ci siano delinquenti e viceversa.
Oltre alle domande, dobbiamo porre attenzione alla costruzione delle risposte. In alcuni casi il classico modello “Si, no, forse, altro” non è particolarmente efficace. Esempio:
“Pinterest introduce le ADV in piattaforma: le attiverai?“. Con le classiche risposte non possiamo capire esattamente se chi risponde NO è perché non ha un budget adesso oppure perché non ha neanche un cliente con un profilo su Pinterest.
In questo caso, delle risposte più indicate sono:
Si, sembra molto interessante;
Si, ma non adesso;
No, non è utile per me;
No, non ho le risorse necessarie;
Altro.
Questi principi sono indicati anche in un quiz. In questo caso, le risposte devono essere precise e non ambigue. Possiamo anche aiutare l’utente con delle risorse multimediali come immagini e video, quando il testo può far immaginare più concetti.
Queste regole servono anche per chi vuole costruire dei sondaggi e dei quiz online, che ormai sono molto più utilizzati e frequenti rispetto a quelli cartacei perché permettono una raccolta dei dati più veloce, una profilazione dell’utente avanzata e i risultati sono subito analizzabili.
Perché gli utenti partecipano a sondaggi e quiz online
Compreso come fare un sondaggio o un quiz perfetto, dobbiamo trovare una motivazione per cui gli utenti debbano partecipare. Infatti, se stiamo realizzando questa operazione per fare lead generation, gli utenti dovranno compilare un form inserendo alcuni loro dati come nome, cognome, email, e altri dati.
In questo caso, dobbiamo sempre fornire un valido perché per fare in modo che aumentare il nostro conversion rate. In questo caso, la conversione è il completamento del form di partecipazione e dobbiamo fare in modo che chi visita la pagina web del quiz o sondaggio abbia voglia di prenderne parte.
Innanzitutto, deve essere chiaro in che modo verranno trattati i dati dei partecipanti, sia da un punto di vista legale (per via della normativa europea GDPR che implica l’accettazione della privacy policy) ma anche per far comprendere agli utenti che siamo dei professionisti e possono fidarsi di noi. In questo caso, è importante affidarsi a dei tools che tengano conto anche di questo aspetto.
Scrivere una descrizione in cui spieghiamo come e perché stiamo effettuando l’iniziativa, può far sentire il partecipante parte di un progetto più grande. Maggiormente quest’ultimo è percepito come importante, più le persone vorranno farne parte.
Infine, un ulteriore incentivo può essere dato dalla promessa di poter vincere un premio, come avviene negli Instant Quiz o negli Instant Poll. Quando si realizza un’iniziativa del genere, l’utente, spinto da una ricompensa finale, è più soddisfatto quando lascia il suoi dati. Solo dopo aver partecipato al sondaggio o aver risposto correttamente al quiz potrà tentare la sorte per aggiudicarsi i premi.
Un case study molto interessante è quello di Accademia del Profumo, un’iniziativa creata da Cosmetica Italia che ogni anno fa scegliere ai consumatori il miglior profumo dell’anno. In cambio della votazione, gli utenti possono provare a vincere le fragranze femminili e maschili indicate all’interno del sondaggio.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/quiz-e-sondaggi.jpg9231644Antonella Passinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAntonella Passini2021-04-29 17:30:402021-04-29 15:58:01Come costruire sondaggi e quiz ad alto tasso di conversione
Dopo il successo della collaborazione per il lancio del Ducato con cambio automatico nel 2019, Fiat Professional sceglie ancora Il Milanese Imbruttito, agenzia creativa e community con oltre 2.5 milioni di utenti, per il lancio di E-Ducato, la versione 100% elettrica del veicolo commerciale più venduto in Europa nel 2020. La collaborazione prevede lo sviluppo di una campagna social multicanale dal titolo “Green & Grano (Duro) – il nuovo business imbruttito” che partirà a fine aprile e che sarà veicolata sulle pagine social delle due aziende.
Protagonista della campagna è il video “Green & Grano (Duro) – il nuovo business imbruttito” che vede coinvolti i personaggi più amati dalla community imbruttita: Il Milanese Imbruttito (interpretato dall’attore Germano Lanzoni), Il Giargiana (Valerio Airò) e il Nano (la giovane star Leonardo Uslengo). Il video sarà affiancato da 1 video pillola e 5 grafiche social, contenuti ideati e prodotti dal team creativo de Il Milanese Imbruttito.
Fiat Professional ha rinnovato la fiducia ne Il Milanese Imbruttito – community con cui condivide un tone of voice distintivo e ironico – per il lancio del suo primo e più iconico modello elettrico, ideale per le consegne dell’ultimo miglio e mission urbane. L’obiettivo del nostro brand, leader nel Mercato dei Veicoli Commerciali in Italia, è comunicare i valori green e i vantaggi del nuovo E-Ducato in maniera smart e coinvolgente, con un approccio di branded entertainment che Il Milanese Imbruttito è in grado di rappresentare al meglio.
Commenta Salvatore Cardile, Head of Marketing & Communication di Fiat Professional Italia.
Una collaborazione rinnovata, quella tra Fiat Professional e Il Milanese Imbruttito con l’obiettivo di mostrare come sia possibile coniugare agilità, sostenibilità e una buona dose di coolness quando si tratta di scegliere il veicolo per il proprio business, il tutto in stile imbruttito. Partendo da quì, il progetto prende vita con una nuova avventura imprenditoriale del famoso “Giargiana” che utilizzerà l’E-Ducato e ne mostrerà i punti di forza.
Siamo entusiasti e orgogliosi di collaborare ancora con il team Fiat Professional per la promozione di un prodotto così innovativo e in linea con i valori della community imbruttita, sempre più attenta ai temi della sostenibilità e confermato anche dalla nostra ultima indagine. È la dimostrazione che l’ironia e il sorriso possono essere la chiave per veicolare messaggi importanti e dare vita a campagne di comunicazione di successo.
Commenta Tommaso Pozza, AD e co-fondatore de Il Milanese Imbruttito.
Nata come pagina Facebook nel 2013, oggi Il Milanese Imbruttito è un’agenzia creativa che opera nel mercato del content marketing e che, oltre ai 3 fondatori, riunisce diverse professionalità del settore della comunicazione digitale per offrire un servizio a 360°.
Punto di riferimento nel panorama italiano del social entertainment, nel corso degli anni Il Milanese Imbruttito ha sviluppato, oltre a una propria linea di prodotti, progetti editoriali e video per diversi clienti e brand internazionali tra cui Disney, Amazon, Sky, Samsung, PayPal, Microsoft e Coca-Cola, trasformando i loro prodotti in contenuti emozionali per la community.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/Il-Giargiana-e-il-Nano-di-fianco-al-nuovo-veicolo-E-ducato.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-28 13:28:182021-07-26 11:31:38Fiat Professional sceglie ancora il Milanese Imbruttito per la campagna dell'E-Ducato
Spotify annuncia il lancio di Paid Subscriptions, la nuova piattaforma ad abbonamento pensata in esclusiva per i podcaster. Una novità che arriva ad una settimana dal lancio del servizio su abbonamento di Apple Podcasts e l’ingresso di Facebook nel mondo del podcast. Spotify non tratterrà commissioni sugli abbonamenti e la piattaforma sarà completamente gratuita per i prossimi due anni, con la previsione di una tassazione del 5% sul costo dell’abbonamento a partire dal 2023.
“Una piattaforma per podcaster incentrata sulle iscrizioni a pagamento – spiega Spotify – che permette ai podcaster stessi di fare passi avanti in termini di entrate, utenti raggiunti e visibilità».
Tre le grandi novità: oltre alla funzionalità Paid Subscriptions, anche il rilascio a breve della piattaforma Open Access e l’apertura di Spotify Audience Network ai creator indipendenti. Obiettivo: ottimizzare la monetizzazione per i creator e per massimizzare il pubblico in abbonamento.
La nuova struttura si servirà di “Anchor” e debutterà negli Stati Uniti con 12 podcaster indipendenti
Per la prima volta, Spotify consente ai podcaster sulla sua piattaforma di offrire abbonamenti ai loro spettacoli. Il prodotto in abbonamento debutterà negli Stati Uniti, che consentirà a partner selezionati, che ospitano i loro spettacoli su Anchor (società di Spotify per i podcast), di addebitare i contenuti.
Dodici programmi indipendenti, tra cui Tiny Leaps, Big Changes e Mindful in Minutes, offriranno contenuti bonus solo per gli abbonati, mentre NPR (National Public Radio, organizzazione indipendente no-profit che comprende oltre 900 stazioni radio statunitensi) lancerà versioni senza pubblicità di programmi popolari.
Intanto si si aprirà oggi la lista di attesa, attraverso cui i podcaster potranno registrarsi per essere inclusi nel lancio esteso nei prossimi mesi al mercato internazionale tra cui anche l’Italia.
I podcaster non dovranno pagare nulla a Spotify per i primi due anni. I creatori, tuttavia, dovranno coprire il costo delle commissioni di transazione tramite Stripe, il partner per i pagamenti di Spotify. Nel 2023, Spotify tratterrà una commissione del 5% sulle entrate totali degli abbonamenti: una cifra inferiore all’addebito di Apple, il cui nuovo servizio di abbonamento richiederà dal 15 al 30 percento delle entrate. I podcaster avranno tre opzioni di prezzo mensili tra cui scegliere: 2,99 dollari mensili, 4,99 o 7,99.
Spotify Paid Subscriptions vs Apple Podcasts
Apple ha dichiarato che la sua piattaforma di streaming prenderà una commissione del 30% dagli abbonamenti ai podcast nel corso del primo anno, quota che poi scenderà al 15% per gli anni seguenti. Spotify replica chiedendo agli utenti di effettuare gli acquisti per l’iscrizione ai podcast al di fuori delle app, mossa che potrebbe aggirare il sistema in-app su iOS e, quindi, le commissioni dell’App Store. Significa che Spotify non dovrà pagare Apple per gli abbonamenti venduti secondo i termini dell’App Store.
I contenuti a pagamento su Spotify saranno delimitati da un’icona a forma di lucchetto. Per sbloccare lo spettacolo, i potenziali abbonati dovranno accedere alla pagina web di destinazione Anchor dedicata al programma.
La piattaforma Open Access
La piattaforma Open Access è dedicata ai podcaster e agli editori che hanno ascoltatori paganti su altre piattaforme di ascolto. Questa tecnologia, in fase di test, permetterà agli utenti abbonati sparsi tra le vi in abbonamento su Spotify, senza che il podcaster debba cambiare sistema di login.
«Ciò offre ai creator che hanno già basi di abbonati la possibilità di fornire contenuti su abbonamento al loro preesistente pubblico a pagamento attraverso Spotify, così da mantenere il controllo diretto sulla relazione», spiega l’azienda.
Gli abbonati potranno ascoltare podcast a pagamento all’interno di Spotify o in un’app di terze parti tramite un feed RSS privato. I podcaster non riceveranno i nomi, gli indirizzi e-mail o altre informazioni personali sui propri iscritti.
“Spotify è aperto al feedback e considera diversi modi per rafforzare il rapporto abbonato–podcaster”, sottolinea Michael Mignano, Co-Founder, Anchor ed Head of Podcaster Mission di Spotify a The Verge – Per il nostro modello è fondamentale esplorare modi in cui i creator possano entrare in contatto più a fondo con i loro iscritti. Inoltre, i contenuti non devono essere esclusivi di Spotify”.
Quindi nella fase di debutto sperimentale della nuova piattaforma, NPR utilizzerà Anchor come servizio di hosting per i suoi spettacoli di abbonamento Spotify senza pubblicità, come Planet Money Plus.
Planet Money è già disponibile su Spotify gratuitamente, così come su altre app di podcasting, mentre la Planet Money Plus sarà una pagina di spettacolo separata in cui risiede il contenuto a pagamento.
L’hosting di Anchor è ancora gratuito e Mignano afferma che la società prevede di mantenerlo così, il che significa che alcuni podcaster potrebbero decidere di gestire un feed separato da Anchor per fornire contenuti a pagamento all’interno di Spotify.
“Avere contenuti a pagamento integrati in Spotify significa una migliore possibilità di far scoprire i contenuti. Se le persone cercano un tipo di spettacolo specifico, un podcast in abbonamento potrebbe essere visualizzato e ottenere un follower a pagamento. Spotify potrebbe così suggerire anche quali sono gli spettacoli che gli utenti sarebbero disposti a pagare”, continua Mike Mignano.
Se un podcaster gestisce già un’attività in abbonamento altrove, ma desidera offrire i propri contenuti a pagamento su Spotify, dovrà iniziare a utilizzare Anchor oltre al proprio provider di hosting abituale.
Insieme alle notizie sull’abbonamento, Spotify ha anche annunciato l’intenzione di lanciare un modo per i podcaster che già gestiscono un’attività di abbonamento al di fuori di Spotify per portarlo nell’app. Non è del tutto chiaro come funzionerà e, alla domanda se Spotify supporterà semplicemente i feed RSS privati, cosa che attualmente non supporta, Mignano afferma: “È la nuova tecnologia che stiamo costruendo ora. Il team sta lavorando con partner selezionati, ma non divulgati, per svilupparla: tale tecnologia sarà descritta in dettaglio in futuro”.
La società ha anche fornito un aggiornamento sul proprio mercato pubblicitario e afferma che il 1 ° maggio alcuni utenti di Anchor potranno rendere il loro programma idoneo a ricevere annunci tramite Megaphone, l’altro servizio di hosting acquisito di recente dall’azienda e fornitore di mercato pubblicitario: annunci che potranno essere inseriti solo tramite la tecnologia di inserimento in streaming di Spotify.
Spotify Audience Network: il marketplace pubblicitario
Spotify aprirà Audience Network (marketplace pubblicitario che consente agli inserzionisti di raggiungere gli ascoltatori attraverso l’offerta di podcast e musica della piattaforma) a una selezione di creator indipendenti che usano Anchor.
I creator di podcast più grandi sono sempre più interessati a possedere tutte le parti dell’ecosistema del podcasting: i podcaster dovranno gestire vari feed su vari servizi di hosting e piattaforme per costruire un business completo.
«Ciò alla fine porterà più soldi (e spese più efficienti), a vantaggio dei creator che scelgono di monetizzare attraverso la pubblicità», insiste l’azienda.
Cosa si aspettano le persone quando acquistano un prodotto o usufruiscono di un servizio?
Probabilmente è questa la domanda a cui brand e aziende, di ogni tipo e dimensione, vorrebbero rispondere con esattezza. Chi si occupa di marketing, per molto tempo, è stato abituato a pensare e parlare in base ai dati demografici, poiché dividere un mercato per età, sesso, etnia e altre variabili generali può aiutare a comprendere le differenze e le somiglianze tra i diversi clienti.
La psicografia, che misura gli atteggiamenti e gli interessi dei clienti piuttosto che i criteri demografici “oggettivi”, può fornire una visione approfondita che completa ciò che solitamente apprendiamo dai dati demografici.
Che cos’è la psicografia
La psicografia è una disciplina qualitativa che descrive e suddivide i consumatori in base a caratteristiche psicologiche.
Stiamo parlando dello stile di vita, le opinioni, gli interessi, la personalità e i valori. Questi attributi sono importanti da conoscere perché forniscono una visione molto più ristretta e mirata del cliente. Di conseguenza può essere davvero vantaggiosa per brand e aziende perché li avvicina ai clienti e ai consumatori giusti che magari sono interessati a conoscere e ad acquistare i loro prodotti e servizi.
Il mondo digitale ha spostato l’interesse dai dati demografici a quelli psicografici e, con la crescita dei social network e la diffusione dei Big Data, risulta sicuramente più facile accedere a questo tipo d’informazioni personali e tracciare un profilo psicologico dei propri consumatori. Ecco perché comprendere questo tipo di differenze psicografiche è importante.
I dati consentiranno a un’azienda di utilizzare strumenti di marketing online che trasformeranno le intuizioni in interventi attuabili che erano quasi impossibili prima del periodo di massimo splendore di Google, Facebook e Twitter.
Come agisce la psicografia applicata al marketing
Cerchiamo di chiarire il tutto con un esempio. Keletso Nkabiti, responsabile della Strategia presso Idea Hive, una rinomata agenzia di marketing digitale, ci mostra la differenza tra i dati demografici e psicografici.
Con i primi sappiamo che in una data popolazione c’è un numero di persone che appartiene a una certa fascia d’età. È un dato misurabile che può dirci molto della popolazione, ma non dei consumatori. Se invece noi vogliamo conoscere qualcosa in più che possiamo utilizzare per la nostra azienda, come lo stile di vita, o i valori, allora dobbiamo indirizzarci verso un’analisi psicografica.
In questo modo andremo anche a rimpicciolire il nostro target di riferimento e potremmo concentrarci meglio e in modo mirato su un numero ridotto e più definito di persone. Andremo a creare una nicchia da poter segmentare e di conseguenza definire dei profili nelle buyer personas.
Cosa sono le buyer personas
Le buyer personas rappresentano un segmento del nostro pubblico di riferimento. Partiamo da qualcosa di generale e ideale per un’azienda fino ad arrivare a una figura potenziale, il cliente così come potrebbe essere.
La buyer persona è una figura molto importante nel marketing perché ci consente di dar voce a un cliente ideale con caratteristiche ben definite a cui possiamo rivolgerci e pensare mentre stiamo creando la nostra strategia di vendita.
Dal punto di vista della profilazione, questo processo di filtraggio è considerato un vantaggio.
Possiamo riassumerlo come un nuovo modo di vedere e ascoltare i clienti. Stiamo utilizzando le caratteristiche psicografiche come strumento per indirizzare in modo più efficace chi desideriamo attirare per acquistare i nostri prodotti o servizi, aumentando le opportunità di convertire un potenziale cliente o consumatore. Attraverso queste informazioni, inoltre, andremo a creare le nostre buyer personas di riferimento.
La segmentazione psicografica fornisce informazioni preziose su ciò che incoraggia un consumatore. Ci dà un’idea delle esigenze, dei desideri e dei valori degli utenti. Possiamo quindi comunicare con il pubblico di destinazione in modo efficace perché i dati psicografici ci consentono di creare messaggi e contenuti personalizzati, oltre a facilitare il targeting per parole chiave più mirate.
Credits: themediaonline
Internet ha reso questo tipo di differenze psicografiche molto più evidenti e rilevanti sia per i consumatori che per i marketers. Se prima ci sembrava difficile trovare qualcuno che avesse la nostra stessa linea di pensiero, adesso è più facile incontrare e interagire con chi condivide interessi e atteggiamenti simili ai nostri, anche se provengono da una comunità o da un Paese diverso.
Ciò aiuta a consolidare le differenze psicografiche, portando le persone a identificarsi sempre di più con le proprie comunità d’interesse o valore, invece che con la loro comunità geografica o demografica.
È fondamentale comprendere accuratamente la personalità del cliente. I dati psicografici sono gli atteggiamenti, gli interessi, la personalità, i valori, le opinioni e lo stile di vita del mercato di riferimento di un’azienda. La psicografia è incredibilmente preziosa per il marketing, ma ha anche casi d’uso nella ricerca di opinione, nella previsione e nella ricerca sociale più ampia.
Quali sono i vantaggi per le aziende
In sostanza, se conosciamo come le persone scelgono e confrontano i prodotti e i servizi di cui ci occupiamo, allora sapremo come strutturare e dare priorità ai contenuti.
Conoscendo le loro opinioni possiamo allineare in modo semplice e intelligente i messaggi personalizzandoli.
Sapendo a cosa sono interessati, possiamo focalizzarci sulle parole e le immagini giuste senza perdere tempo su argomenti che non rientrano nella loro sfera d’interesse.
Se sappiamo cosa leggono, allora sapremo come raggiungerli.
La psicografia ci dice perché la gente compra. Ci permetterà di creare il messaggio giusto, per l’utente giusto e metterlo nel posto giusto.
I tipi di psicografia per individuare le buyer personas
Esistono diversi tipi di psicografia per comprendere il comportamento degli utenti e, di conseguenza, creare il profilo ideale per le buyer personas.
Utilizzando accuratamente i dati a nostra disposizione, comprenderemo le preferenze, gli interessi e i valori dei consumatori. In questo modo saremo in grado di vedere i clienti come persone uniche e individuali e fornire le migliori esperienze utente possibili, aumentando l’affinità con il nostro marchio e rafforzandone la fidelizzazione.
Personalità
La personalità è la segmentazione psicografica che identifica gli utenti dietro i dati. Chi sono, come si comportano di solito e come si comporteranno in determinate circostanze? I marchi di solito identificano i tratti della personalità dei loro clienti target e creano un tratto della personalità che abbia valore per loro.
Stile di vita
Lo stile di vita si riferisce ai modelli di stile di vita dei clienti. Come iniziano e finiscono la loro giornata? Cosa fanno nel fine settimana e come trascorrono il loro tempo libero? Con una buona comprensione dello stile di vita e delle abitudini dei consumatori, le aziende possono curare i messaggi da comunicare nel modo giusto.
Stato sociale
Questo tipo di segmentazione non riguarda solo il livello di reddito, il background sociale, ma anche lo stato personale in cui i clienti si trovano attualmente nella propria vita. Per esempio, i nostri clienti sono studenti universitari o giovani impiegati? Potrebbe essere lo stato sociale dei clienti attuali o lo stato sociale che vogliono raggiungere. Inoltre la condizione delle persone indica i prodotti che usano e quelle che potrebbero essere le loro preferenze.
I valori, attività, interessi e opinioni
La categoria che riguarda i valori è probabilmente una delle più importanti segmentazioni psicografiche. Esamina ciò in cui credono i clienti, qual è la loro opinione e il loro atteggiamento su un determinato argomento ed esplora i loro hobby e interessi. Cosa apprezzano nella vita? Ciò potrebbe ruotare attorno a temi come la religione, la politica, l’ambiente, le questioni culturali, le arti e lo sport.
Sulla base dei valori che i clienti detengono, i marchi sapranno quando parlare di un problema specifico, inviare messaggi per alimentare l’interesse dei clienti e incoraggiare l’acquisto.
Molte aziende utilizzano più modelli di buyer personas per ogni fase del funnel di conversione. L’incorporazione dei dati psicografici in essi è fondamentale per la riuscita delle campagne di vendita.
Tutto ciò serve per creare messaggi personalizzati, creare un profilo chiaro e completo dei clienti ideali e potenziali. Lo scopo è quello di portare avanti campagne marketing efficaci. I vantaggi sono tanti, è vero ma…
Esistono svantaggi?
Ci sono tanti vantaggi, ma anche difficoltà e inconvenienti in questo tipo di analisi.
Innanzitutto, i dati psicografici sono più difficili da ottenere rispetto, ad esempio, ai dati demografici. Inoltre, quando si mette in gioco la segmentazione psicografica, è necessario stabilire delle linee guida per garantire che i dati non siano interpretati male e siano usati in modo accurato, sicuro e per il giusto scopo. La collaborazione con un digital specialist che capisca come leggere e interpretare i dati psicografici è quindi di fondamentale importanza.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/03/psicografia-e-marketing.jpg9191644Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2021-04-27 15:30:002021-04-28 11:07:13Come creare migliori Buyer Personas con la Psicografia
Chloé Zhao, la talentuosa regista di “Nomadland”, domenica scorsa ha fatto la storia diventando la prima donna di colore e la prima donna cinese a vincere l’Oscar come miglior regista. Una notizia del genere dovrebbe essere motivo d’orgoglio e vanto per qualsiasi Paese, ma quello della regista, la Cina, evidentemente non la pensa così.
Secondo quanto è stato riportato dal Wall Street Journal, il Ministero della Stampa e della Propaganda cinese ha censurato dai social media la notizia della vittoria di Chloé Zhao, oscurandola sui motori di ricerca cinesi. Cerchiamo di capire bene cosa è successo e fare il punto della situazione.
La censura silenziosa
La regista cinese è la seconda donna, in 93 edizioni degli Academy Awards ad aggiudicarsi una statuetta e il titolo. La sua vittoria aveva scatenato una raffica di messaggi di congratulazioni su tutti i siti di social media cinesi quando è stata annunciata lunedì mattina, ora di Pechino. A metà pomeriggio, però, qualcosa è cambiato, e quasi tutti i post sono stati cancellati.
Digitando il suo nome su Baidu e Sogou, i motori di ricerca dominanti del Paese, si trovano diversi editoriali e post sui precedenti riconoscimenti vinti, ma pochissimi articoli riguardo la vittoria agli Oscar. E infatti non sono trapelate notizie nemmeno dalla China Central Television, dalla Xinhua News Agency o dal People’s Daily del Partito Comunista Cinese, come riporta lo stesso Journal.
Un giornalista dei media statali ha inoltre dichiarato di aver ricevuto ordini dal Ministero della Propaganda cinese di non riferire nulla sulla vittoria della Zhao. Il motivo? La precedente opinione pubblica sulla regista.
Perché la Cina sta oscurando la vittoria di Chloé Zhao?
Ci sono quindi dei precedenti che hanno indignato così tanto la Cina da oscurare tutte le notizie sulla vittoria dell’agognato premio? Ebbene sì. All’inizio di quest’anno, la Zhao è stata messa alla gogna online in Cina per alcuni commenti critici che ha fatto sul Paese. In un’intervista del 2013 alla rivistaFilmmaker, ha affermato, senza mezzi termini, che “nel luogo in cui era cresciuta ci sono bugie ovunque”.
La regista è sempre stata un’amante della cultura occidentale e non ne ha mai fatto mistero. Ha studiato fin da ragazza a Londra, e poi è volata in America.
Il Global Times, un sito di notizie che fa capo al People’s Daily, ha invece pubblicato un editoriale, lunedì sera, in cui riconosceva la vittoria di Zhao, ma criticava il suo film Nomadland, definendolo tipicamente americano e lontano dalla realtà cinese.
Il magazine spera che la regista, 39enne, possa diventare sempre più “matura” e che in quest’epoca in cui i rapporti tra Cina e Stati Uniti si stanno intensificando, possa svolgere un ruolo di mediazione tra le due società. Le parole si fanno ancora più gravi e si legge che la regista dovrebbe “sfruttare” la sua etichetta attivamente evitando “di essere un possibile e invadente punto d’attrito”.
Un’altra delle poche notizie emerse in Cina sulla vittoria di Zhao proveniva dal piccolo sito di notizie 163.com, che l’ha definita come il secondo regista cinese a vincere il premio come migliore regista, dopo Ang Lee.
Lee, che ha vinto due volte il premio come miglior regista, per “Brokeback Mountain” nel 2006 e per “Life of Pi” nel 2013, è nato a Taiwan. La Cina considera Taiwan facente parte del proprio territorio, ma questo è oggetto di alcune controversie a livello internazionale.
Nomadland: perché è così discusso per la Cina?
Il film racconta la storia di una donna sessantenne che, dopo aver perso il marito e il lavoro durante la Grande recessione, intraprende un viaggio, negli Stati Uniti, a bordo del suo furgone. Durante la sua avventura on the road incontrerà ogni tipo di persone, tutte emarginate proprio come lei.
Il progetto nasce dall’adattamento dell’omonimo libro della giornalista Jessica Bruder. La protagonista è l’attrice Frances McDormand, anche lei vincitrice di un Oscar ma come miglior attrice protagonista. Il film si è aggiudicato il Leone d’oro a Venezia e il Golden Globe per il miglior film drammatico e per miglior regista. Ha vinto in tutto 3 Premi Oscar, rispettivamente per il miglior film, miglior regia e migliore attrice protagonista.
Sapete quale sarà il prossimo progetto della regista? “The Eternals” dei Marvel Studios, esatto, un film di supereroi. Chissà come si comporterà stavolta la Cina che da sempre è un mercato molto redditizio per la Marvel.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/1_barbara-2.jpg10801920Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2021-04-27 12:46:532021-04-28 19:58:30Oscar 2021, la Cina censura la vittoria di Chloé Zhao
A partire dagli anni 60’, quando gli Stati Uniti erano all’apice della propria potenza economica e militare, il consumo di proteine animali (in particolare di carne bovina) ha registrato un forte incremento, portando al moltiplicarsi degli allevamenti intensivi e alla riduzione di boschi e foreste, per far spazio alle colture foraggere.
Un nesso, quello fra carne e deforestazione, che se all’inizio è stato nascosto per “ingrassare” le tasche dei lobbisti della carne – come la JBS S.A o la Marfrig – è oggi invece noto a molti e desta sempre più preoccupazione.
Come riportato nel report scandalistico e provocatorio redatto da Greenpeace“Foreste al Macello”, in Amazzonia circa l’88% dei terreni disboscati sono stati adibiti a pascolo, andando in contro ad erosione e desertificazione permanente; un dramma accentuato dalla noncuranza di chi è al potere. La situazione, presto potrebbe portare alla perdita di oltre il 10% della biodiversità mondiale e del 20% dell’ossigeno attualmente prodotto.
E, nonostante ormai sia difficile immaginare un epilogo diverso, c’è ancora chi ha l’ambizione di ridurre l’impatto che l’allevamento ha sull’ambiente, non senza preliminari valutazioni economiche.
Beyond Meat, la scommessa green dei grandi investitori
Stiamo parlando di Ethan Brownche nel 2009, assieme ad Evan Williams e Biz Stone (due dei padri di Twitter), ha fondato in California la start-up Beyond Meat, con l’intento di proporre delle alternative vegetali alla carne, che fossero sostenibili e gustose, anche per gli onnivori.
E tra i primi a scommettere sul loro visionario progetto – alla base di quello che oggi viene considerato un vero e proprio megatrend – è stato Bill Gates, tanto che il magnate della Silicon Valley viene affettuosamente soprannominato “Farmer Bill”, per i suoi recenti investimenti – oltre 700 milioni di dollari – in terreni agricoli ed attività legate al settore agroalimentare.
Ad affiancare Gates, anche l’attore Leonardo di Caprio, noto per le sue battaglie a favore del sociale e dell’ambiente. Déjà vu? Si. Entrambi, infatti, hanno acquistato anche alcune quote della concorrente diretta di Beyond Meat, ovvero Impossible Foods, con l’obiettivo – neppure tanto nascosto – di avere un domani il controllo del mercato plant-basede dar vita, quindi, ad un monopolio privato.
Il mercato plant-based continua a crescere, anche in Europa
Quello della non-carne, infatti, è un business in ascesa, uno dei pochi a non aver risentito della crisi economica (2008-2011). E la corsa è solo agli inizi.
Basti pensare, ad esempio, che nel Maggio del 2020, l’Europa ha stanziato 10 miliardi di euro per favorire lo sviluppo di fonti proteiche alternative alla carne, confermando ancora una volta la positività del trend.
Ma al di là delle interessanti prospettive di guadagno che ruotano attorno ai plant-based foods, come sostiene l’ambientalista e imprenditore Paul Hawken, fondatore del Drawdown Project: “se il 50% della popolazione globale adottasse una dieta ricca di vegetali, almeno al 75%, si potrebbero evitare dalle 65 alle 92 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2, tra il 2020 e il 2050”.
E i consumatori, lentamente, stanno cominciando a diventare coscienti della necessità di contribuire a ridurre i gas serra prodotti dall’uomo e attribuibili al sistema alimentare, anche a costo di modificare la propria dieta.
Beyond Meat conquista Wall Street: storia di un successo preannunciato
Ecco dunque che Brown, a suo tempo, è stato capace di anticipare un trend e prevederne il futuro, tanto che oggi Beyond Meat, con un fatturato di quasi 300 milioni di dollari, rappresenta la punta di diamante del settore plant-based nel mondo.
Da quando è stata quotata al Nasdaq, il titolo continua a salire, lasciando intuire un interesse crescente verso questi “nuovi” generi alimentari, che va ben al di là della mera speculazione finanziaria.
Tuttavia, non è solo la bontà del momento ad aver decretato il successo dell’Azienda di Los Angeles ma anche la capacità di Brown e del suo team di sviluppare prodotti del tutto simili alla vera carne, capaci di “ingannare” tanto la vista quanto il gusto.
A differenza del burger di Impossible Foods – che contiene soia transgenica – quello di Beyond Meat utilizza le proteine isolate del pisello giallo, unitamente ad altri derivati vegetali, come l’olio di cocco e il succo di barbabietola, che favoriscono lo sviluppo della classica “crosticina” in fase di cottura, nonché l’aspetto “sanguinante” al taglio.
Il profilo nutrizionale del Beyond Burger non convince, dubbi anche sulla sostenibilità
Dalla lettura dell’etichetta, gli ingredienti che compongono il veg-burger di Beyond Meat sono 20, di cui la maggior parte sono additivi, volti ad aumentarne la palatabilità – come la glicerina vegetale, un sottoprodotto della filiera produttiva del sapone.
Dal punto di vista nutrizionale, dunque, non si può certo dire che il burger di Beyond Meat sia salutare; nonostante i singoli ingredienti non siano di per sé dannosi, messi insieme ne fanno un alimento altamente raffinato e processato, ricco di sale, grassi idrogenati e addensanti che, nel lungo periodo, possono causare problemi gastrointestinali, soprattutto nei soggetti più sensibili.
E anche sull’impatto ambientale, ci sono non poche perplessità: le materie prime che costituiscono il Beyond Burger, infatti, provengono da fornitori dislocati in tutto il mondo e, prima di raggiungere l’azienda ed essere trasformate, percorrono migliaia di chilometri, via terra e via aria. E altrettanta strada devono fare i prodotti finiti, per raggiungere gli scaffali dei diversi supermercati oppure le celle frigo dei fast-food (vedi McDonald’s).
Beyond Meat, bolla o grande opportunità di investimento?
Seppur la carbon footprint non sia paragonabile a quella della filiera della carne, dunque, è comunque elevata ed è un aspetto di cui dobbiamo tenere conto, anche semplicemente per azzardare delle previsioni sul futuro dei cibi plant-based, così come li conosciamo oggi.
Probabilmente Beyond Meat continuerà a crescere, almeno per i prossimi 10 anni, conquistando i sempre più numerosi “neo-vegani” ma difficilmente riuscirà nell’intento di sostituire completamente la carne, con cui tra l’altro condivide – paradossalmente – una similarità per quanto riguarda le indicazioni di consumo: il più sporadicamente possibile, se proprio non è possibile evitarla del tutto.
La “sostenibilità” in ambito alimentare, infatti, si può raggiungere solamente sensibilizzando i consumatori all’acquisto di prodotti stagionali e locali, poco o per nulla processati, il cui impatto ambientale è realmente minimo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/beyond-meat.jpg9251645Kevin Feragottohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKevin Feragotto2021-04-27 11:00:092021-04-27 07:03:35Beyond Meat: dal debutto a Wall Street ai dubbi sulla sostenibilità
Chiara Ferragni Collection, un brand italiano ma con un respiro internazionale, ha deciso di sperimentare il gaming come nuova forma di promozione innovativa e coinvolgente. Infatti, il settore dei videogiochi è in grandissima espansione, complice anche la pandemia, ed è una forma di svago che ormai ha conquistato persone di tutte le età. Nel mondo ci sono 2,7 miliardi di gamer (17 milioni in Italia, secondo l’ultimo report di IIDEA) e il mercato dei videogiochi, da solo, vale più di quello del cinema e della musica messi insieme.
Rescue Matilda!
Il progetto è stato sviluppato da Gamindo, startup specializzata nello sviluppo di videogiochi ad impatto sociale per brand, in collaborazione con il Pixel Artist Manolo “The_Oluk” Saviantoni e il Game Developer Samuele Sciacca, già noti al pubblico per la creazione del gioco Al Bano vs Dino.
Nel gioco Rescue Matilda, un platform game in pixel art, i ruoli finalmente si invertono: non è più il principe a salvare la principessa, ma è la principessa (in questo caso Chiara) pronta a superare ogni ostacolo per salvare Matilda. Dopo aver scelto l’outfit con cui giocare e un primo livello di ambientamento, dove si corre e si salta come nel più classico dei videogiochi, la difficoltà inizia ad aumentare e l’ultimo livello è raggiungibile solo per pochi.
I nemici, bocche giganti e cactus spinati quasi a ricordare gli hater invadenti, sono sempre di più, gli ostacoli sempre più ostici, e i tempi di reazione necessari sempre più brevi. A motivare gli utenti c’è poi la classifica, con i migliori giocatori di sempre e della settimana.
Per giocare non serve scaricare nessuna app, basta cliccare questo link.
Siete pronti per l’avventura? Che la sfida abbia inizio!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/1_chiaraFerragni.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-27 10:16:372021-07-26 11:36:56Siete pronti a salvare Matilda? È uscito il videogioco ufficiale di Chiara Ferragni
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