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  • India accusata di censura. Rimossi da Twitter post critici su gestione Covid

    Controllo dell'informazione. Esplode la rabbia sociale in India contro l’ordine di emergenza per bloccare i tweet che mettono in discussione l'azione di Governo

    26 Aprile 2021

    Esplode l’indignazione pubblica e la rabbia sociale in India contro il Governo che ha chiesto e ottenuto la rimozione da Twitter dei post più critici nei confronti della gestione della crisi coronavirus. Secondo Lumen, un database che raccoglie i provvedimenti dei governi sui contenuti online in tutto il mondo, New Delhi avrebbe emesso un ordine di emergenza per censurare alcuni tweet, e bloccare i contenuti anti-Modi, che mettono in discussione la gestione dell’esplosiva ondata di Covid-19 nel Paese. Il governo indiano ha ordinato a Twitter Inc., Facebook Inc. e Instagram di rimuovere contenuti considerati “disinformazione” e di bloccare circa 100 post sui social media che criticano la sua gestione, scatenando la rabbia pubblica nella democrazia più popolosa del mondo. Twitter ha confermato la decisione di bloccare alcuni contenuti dopo aver ricevuto una “valida richiesta in conformità con la legge“, ma non ha specificato quali siano stati rimossi.

    La posizione del Governo di New Delhi

    “Il governo accoglie le critiche, ma è necessario agire contro coloro che stanno abusando dei social media durante questa grave crisi umanitaria per scopi non etici e per creare panico nella società“, sottolinea il Ministero dell’Elettronica e della Tecnologia dell’informazione indiano, senza specificare quali leggi siano state utilizzate per emettere gli ordini “legalmente vincolanti” per contrastare la disinformazione. Sui social è esplosa però l’indignazione verso il governo indiano e verso il primo ministro Narendra Modi per essersi concentrato sulla “censura” mentre il Paese si trova nel mezzo di un “disastro umanitario” di dimensioni record mondiali. Secondo i media locali, tra i tweet bloccati in India ci sarebbe anche quello di Pawan Khera, portavoce del principale partito di opposizione indiano, l’Indian National Congress. Il tweet  accusava il partito nazionalista indù al governo, il Bharatiya Janata Party, di  non aver ammesso che un enorme festival religioso, con milioni di pellegrini indù sulle rive del fiume sacro Gange – insieme a manifestazioni politiche – avrebbe contribuito alla diffusione di Covid19.

    I numeri dell’emergenza Covid in India, attualmente epicentro della pandemia globale

    L’India ha registrato più di 350.000 positivi per cinque giorni consecutivi, con ospedali al collasso, ossigeno scarseggia e impianti di cremazione che hanno esaurito lo spazio.  Ha registrato di 2.000 morti al giorno per sei giorni consecutivi e attualmente rappresenta l’epicentro della pandemia globale. Nel Paese, che conta una popolazioni di 1,3 miliardi di persone, nelle ultime settimane in molti si sono rivolti ai social media per fare appello per forniture di ossigeno ai propri cari e chiedere donazioni per spese mediche.  
    i social network e la censura
    Foto di Bill Kerr
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    Le reazioni alla censura social

    Sul blocco dei post è intervenuto anche Apar Gupta, direttore esecutivo della Internet Freedom Foundation, un’organizzazione per i diritti digitali con sede a Nuova Delhi: “La nostra principale preoccupazione è la segretezza della censura- Qualsiasi ordine legale che imponga il blocco diretto dei siti web dovrebbe contenere un ragionamento ed essere reso pubblico. Nessuno di questi passaggi viene eseguito in questo momento”. E se il ministero indiano non si sofferma sulle norme su cui si fonda la richiesta diretta alle big companies social, Gupta spiega che il materiale sembra essere bloccato ai sensi della sezione 69A dell’Information Technology Act dell’India, che consente a Nuova Delhi di bloccare il materiale che minaccia la sicurezza nazionale.Oggi centinaia di migliaia di indiani appartenenti a tutte le fedi sono senza fiato – dichiara l’Indian American Muslim Council, con sede a Washington – La foga del governo nel fare pressioni su Twitter per bloccare i tweet critici sulla sua gestione della crisi mostra che la bussola morale dell’amministrazione continua a puntare in una direzione che è spudoratamente egoista”.

    I precedenti tentativi del governo indiano di frenare l’ascesa delle big tech

    Non è la prima volta, in realtà, che il Governo indiano interviene per frenare le Big Tech. Lo scorso anno il governo Modi ha citato l’Information Technology Act dell’India per bandire TikTok, l’app per la condivisione di video di proprietà di ByteDance Ltd. con sede a Pechino, e dozzine di altre app cinesi, dopo uno scontro al confine tra le truppe delle due nazioni. Il governo indiano ha minacciato di incarcerare i dipendenti di Facebook, l’unità WhatsApp e Twitter in risposta alla riluttanza delle aziende a conformarsi ai dati e alle richieste di rimozione. Twitter all’inizio di quest’anno ha bloccato, sbloccato e bloccato di nuovo centinaia di account in India per aver pubblicato materiale che New Delhi ha ritenuto infiammatorio durante le proteste degli agricoltori. A febbraio Nuova Delhi ha stabilito nuove regole per governare società come Twitter, Facebook e WhatsApp, affermando “che le nuove linee guida erano necessarie per contrastare la crescente quantità di notizie false e contenuti violenti online”.

    Un mercato in crescita, con milioni di consumatori che per la prima volta si connettono ad internet

    L’India è un mercato in crescita, critico per le aziende tecnologiche globali poiché centinaia di milioni di consumatori si connettono a Internet per la prima volta. Facebook ha più utenti in India rispetto a qualsiasi altro paese e l’anno scorso ha dichiarato che avrebbe investito 5,7 miliardi di dollari per una nuova partnership con un operatore di telecomunicazioni indiano per espandere le operazioni nel paese. L’India, inoltre, è il mercato in più rapida crescita per Twitter. LEGGI ANCHE: Facebook blocca il presidente Maduro. Il Venezuela attacca: “Totalitarismo digitale”