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natale 2020

Natale 2020: tips per una strategia efficace durante la pandemia di Covid19

  • Il 44% dei consumatori prevede di spendere più o meno la stessa cifra degli anni scorsi per gli acquisti di Natale 2020.
  • Il 58% dei consumatori preferisce fare acquisti online piuttosto che in negozio, in particolare la Generazione Z (52%).
  • Una media del 74% degli acquirenti globali cerca regali per se stesso durante le festività natalizie, oltre che per gli altri.

 

Sentite anche voi nell’aria quel profumo di biscotti allo zenzero? Avete già sentito passare alla radio “All I want for Christmas is you”? State cercando di ricordare se le decorazioni sono chiuse in cantina o in garage?

Se la risposta è sì, allora ci siamo: è arrivato il momento di prepararsi al Natale!

Sicuramente state pensando “ma mancano ancora due mesi” però sappiate che, per un marketer, questo è il momento giusto per progettare la campagna natalizia

Una campagna che, quest’anno, sarà ancora più difficile da pianificare per colpa dei continui cambiamenti causati dalla pandemia di Covid19, che rendono incerto il futuro di tutti, dai consumatori ai brand.

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Da dove iniziare?

Prima di tutto, è fondamentale analizzare i dati per capire quali sono le previsioni di acquisto da parte dei consumatori.

Covid-19 effect on Christmas shopping

Secondo una ricerca condotta a giugno negli Stati Uniti e nel Regno Unito da GlobalWebIndex, il 44% dei consumatori afferma che prevede di spendere più o meno la stessa cifra degli anni scorsi per gli acquisti di Natale di quest’anno, mentre un terzo dei consumatori prevede inoltre di acquistare i regali di Natale in anticipo per risparmiare.

L’anno scorso, una media del 54% dei consumatori globali ha acquistato qualcosa durante un mega evento di svendita mentre più del 43% ha fatto acquisti durante il Black Friday.

Quest’anno invece grazie a nuova ricerca di Rakuten Advertising condotta su 8.673 adulti in tutto il mondo, sappiamo che che il 57% dei consumatori intende acquistare qualcosa durante le giornate promozionali, nonostante il 40% ammetta una diminuzione del reddito familiare a causa di Covid19.

Possiamo quindi prevedere che anche per il 2020 momenti come il Black Friday e il Cyber Monday che si terranno alla fine di Novembre saranno fondamentali per gli acquisti natalizi dei consumatori.

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eCommerce al primo posto

Cross-demographic appeal of online Christmas shopping

Dalla stessa ricerca emerge che, a livello globale, il 58% dei consumatori preferisca fare acquisti online piuttosto che in negozio (42%). Nello specifico, la generazione che predilige l’eCommerce è la GenZ (52%) seguita dai Millennial (48%).

Senza dubbio questa tendenza è dettata anche dalla costante preoccupazione per la propria salute da parte dei consumatori, con un terzo degli acquirenti (32%) che afferma di voler evitare di stare in mezzo a grandi folle – esempio in un centro commerciale – pensiero che spinge i consumatori a fare acquisti online.

Questi dati suggeriscono quindi che lo shopping natalizio di quest’anno avverrà principalmente su piattaforme di eCommerce e social media, tendenza accelerata senza ombra di dubbio dalle conseguenze della pandemia di Covid19.

Natale 2020: l’importanza del self-care in tempo di crisi

Un altro aspetto da non sottovalutare, sottolineato nello studio “The 2020 Facebook Holiday Package” pubblicato appunto da Facebook, è l’importanza del self-care durante la pandemia di Covid19.

Sono sempre di più, infatti, le persone che in momenti di incertezza, di crisi e di difficoltà in generale cercano in qualche modo di consolarsi e di rimanere positive concedendosi qualche auto-regalo.

Vediamo infatti come una media del 74% degli acquirenti globali intervistati cerca regali per se stesso durante le festività natalizie, oltre che per gli altri ovviamente.

Recensioni e UGC guidano le decisioni di acquisto

Un articolo pubblicato da Internet Retailing consiglia inoltre di prestare particolare attenzione alle recensioni e ai contenuti creati dagli utenti, in relazione a un prodotto o servizio.

Sembra che Luglio abbia registrato uno dei più alti tassi di interazione con gli UGC, evidenziando che gli acquirenti sono influenzati da recensioni, foto, domande e risposte dei clienti durante il processo di acquisto online.

Il 48% dei consumatori afferma infatti che prediligono per i loro acquisti i brand che rispondono alle recensioni degli utenti. 

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Quali sono i principali takeaway del Natale 2020 per i brand?

  • Pianificare una mini-strategia in occasione del Black Friday e del Cyber Monday per anticipare i bisogni dei consumatori ed arrivare preparato al Natale.
  • Investire maggiormente nell’eCommerce e nello shopping online, senza dimenticare totalmente l’esperienza in-store. Infatti, per adattarsi alle nuove aspettative, le aziende dovrebbero considerare il BOPIS (Buy Online, Pick-up in Store) per agevolare i consumatori e rendere più facile lo shopping dell’ultimo minuto.
  • Concentrarsi sui bisogni di auto-compiacimento dei consumatori e offrire prodotti o esperienze in grado di soddisfarli.
  • Considerare gli UGC nella strategia di comunicazione natalizia, dato che per gli acquirenti si tratta di un contenuto fondamentale per prendere decisioni di acquisto.

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In generale il 2020 è stato un anno assurdo e continuerà ad essere imprevedibile anche nei suoi ultimi mesi. Per questo i brand dovranno comunque continuare a prestare attenzione a tutti i cambi improvvisi nelle abitudini dei consumatori per adattare rapidamente la loro strategia Natalizia.

single's day cina ecommerce

eCommerce in Cina 2020: oltre al Single’s Day c’è di più

  • Il mercato eCommerce cinese vale il 50% delle vendite online mondiali e fattura il triplo degli USA, ma per penetrarlo sono necessari dei “must” digitali.
  • Alibaba è un colosso eCommerce con prodotti retail, wholesale, in border e cross border. Taobao, Tmall, Youku e DingTalk fanno parte del gruppo.
  • Ma oltre ad Alibaba e al Single Day ci sono una serie di altri player (JD.com, Vip.com, Secoo, WeChat) e di eventi marketing da conoscere.

 

La più grande festività commerciale in Cina è in arrivo e i brand sono in fibrillazione. Lavoro in un’agenzia che supporta le aziende in Cina e mai come in questi giorni ho pensato di darmi all’ippica. Scherzi a parte, il lavoro è quadruplicato. Per immaginare fino a che punto, vi invito a pensare alla preparazione pre-Black Friday. Ma con un lavoro massivo di traduzione linguistica e culturale dietro.

Però mica ci possiamo lamentare. Mentre noi precipitiamo verso il prossimo lockdown, in Cina il futuro pare un po’ più roseo. Mai come oggi, “Vendere in Cina” è diventato un ibrido tra un mantra e un diktat per aziende che vedono la Cina come un paradiso di consumatori alto-spendenti che salverà i loro bilanci aziendali. A torto o ragione (la Cina non è per tutti), c’è un po’ di background da conoscere prima di pensare al Single Day. Facciamo un po’ di chiarezza in questo articolo.

eCommerce in Cina: un mercato grande quanto la Spagna

Partiamo con un paio di dati impressionanti: la Cina, da sola, copre il 50% delle vendite online mondiali e supera di tre volte il fatturato eCommerce degli Stati Uniti (1.5 trilioni versus 566 miliardi, $). Per condividere un’ultima iperbole, il peso del mercato eCommerce cinese è maggiore del PIL spagnolo.

Siamo quindi tutti d’accordo se dico che la Cina oggi ha un fascino che va ben oltre la grande Muraglia per l’occidente, no? Approcciarla, però, non è così semplice.

L’ingresso digitale in Cina. I must have

Per farla molto breve, per poter vendere (o anche solo comunicare) in Cina ci sono dei must. Prima di tutto: l’awareness. I più fortunati l’hanno già (come Salvatore Ferragamo per le scarpe, Flexform per i mobili, Ferrero per le merendine), altri la devono costruire. Costruirla è un processo che richiede tempo, possono volerci anni per costruire un forte ricordo di immagine nella mente dei consumatori e soprattutto sforzi, perché quello cinese è il target a cui occorre adattare maggiormente il proprio marketing.

Digitalmente l’adattamento si traduce in un sito in lingua, con un hosting locale (altrimenti ciao velocità in Cina) e una manciata di account ufficiali sui social locali più importanti, primo tra tutti WeChat.

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Un’infografica che racchiude solo una parte di tutte le piattaforme per fare marketing in Cina (Sekkeistudio 2020)

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Dopo aver costruito una presenza solida (possibilmente anche offline), si può pensare alla strategia eCommerce. E anche qui le possibilità sono immense.

eCommerce in Cina = marketplace

Le abitudini di acquisto online in Cina sono molto diverse. Gli utenti non hanno nessun interesse a comprare un prodotto sul sito ufficiale del brand: spesso il sito si carica lentamente, non è interamente tradotto e ha meno comodità di un multistore come Tmall, del gruppo Alibaba. Ma oltre ad Alibaba (e il suo Single Day) c’è tutto un mondo di piattaforme (più o meno) emergenti che potrebbero rispecchiare maggiormente il target. Vediamo le percentuali di mercato.

Amazon Luxury Stores_China Marketplace

Quote di mercato dei marketplace in Cina (Statista 2020)

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Padrone indiscusso della piazza è Tmall, che possiede più del 50% delle quote di mercato (statista, 2020). A seguire, il rivale storico JD.com (entrambe sono nate come piattaforme generaliste) e il newbie Pinduoduo, che troppo novellino non è (287 milioni di visite al mese – Webretailer, 2020)

Taobao e Tmall: gli assi nella manica di Jack Ma

Permettetemi di ripetermi: non solo eCommerce in Cina, oltre ad Alibaba c’è di più, ma anche Alibaba, oltre a Tmall c’è di più. Se ci si addentra tra le parole chiave del marketing in Cina per i non addetti ci si può accorgere che tutte convertono ad Alibaba – Tmall – Single Day. Come se la grandezza di un mercato tale potesse trovare una spiegazione esaustiva in questi tre passaggi.

Prima di tutto, Alibaba è un ecosistema. Ha un core di attività legate all’eCommerce comunemente inteso: Tmall è il leader per il B2C, cui si accompagna Taobao (C2C e B2C), Freshippo (per il segmento food), AliHealth (healthcare) e Tianmao Chaoshi, che tradurrei letteralmente come il market di Tmall (à la Amazon Prime Now).

E-commerce in Cina_Alibaba

L’ecosistema Alibaba (Chozan 2020)

Questo per quanto riguarda l’in-border: per tutto il mondo cross-border (che tradotto per i non addetti è quello di chi non ha una sede o stock in Cina) ci sono poi Tmall Global e AliExpress tra i più conosciuti.

Accanto ai marketplace retail ci sono poi quelli wholesale: dedicati al B2B. Per i locali c’è 1688 (che sarebbe, peraltro, la forma originale di Alibaba, che era nato per connettere le imprese, non i consumatori) e per i forestieri Alibaba.com.

Ci vorrebbe un articolo solo per spiegare ognuna delle piattaforme del mondo Alibaba, ma basti dire che in aggiunta a tutte le piattaforme nominate poi ce ne sono altre complementari e che coprono altre industry: Alipay è insieme a WeChat Pay il metodo di pagamento digitale più diffuso; Youku la piattaforma video leader in Cina, DingTalk una sorta di chat aziendale ma più complessa e Ele.me il Just Eat orientale (di cui ammetto di aver fatto largo uso back in times).

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JD.com, Pinduoduo e tutti gli altri

Le altre piattaforme, che – disgraziatamente – negli articoli generalisti di eCommerce (e in questo) hanno sempre meno spazio, si distribuiscono più o meno equamente il target cinese.

JD.com, tuttavia, merita una menzione speciale in quanto rivale storico di Alibaba e marketplace che comunque ridendo e scherzando raccoglie quasi il 30% delle quote di mercato in Cina (Statista, 2020). Nato anch’esso come piattaforma generalista, oggi JD.com è forte in qualità di retailer e conosciuto per la sua rete distributiva pressoché onnipresente in Cina (ha più di 750 warehouse).

Tra gli altri marketplace che meritano una menzione ci sono Pinduoduo, focalizzato sugli acquisti di gruppo, Secoo e VIP.com, dedicati entrambi al segmento Fashion & Luxury e i miniprogram WeChat, dell’altro grosso gigante cinese Tencent (proprietario di WeChat, WeChat Pay, Tencent Video, Sougou e via dicendo).

Il Single’s Day e i mega festival commerciali in Cina

Paese che vai, calendario che trovi. Credo che ormai lo sappiano tutti: la Cina non segue il calendario gregoriano, bensì quello lunare. Che a mio modesto avviso è ricco di festività molto più interessanti degli onomastici di nomi che non ho mai nemmeno sentito. Questa differenza, unitamente alle tradizioni storiche e culturali cinesi altre, comporta un forte discostamento del calendario commerciale cinese rispetto a quello occidentale.

Il calendario lunare in Cina

Prima di tutto il Capodanno: qui è sempre il 31 dicembre, in Cina cade a cavallo tra gennaio e febbraio e varia data ogni anno. La sua celebrazione dura circa una settimana ed è seguita da ulteriori festività: la Festa delle Lanterne, San Valentino (quello internazionale e quelli cinesi – Qixi Festival e 520 Festival), la Festa delle Dragon Boat, quella di Mezzo Autunno e infine la Festa della Repubblica (studiata appositamente per lasciare la popolazione cinese in vacanza e permetterle di spendere).

E-commerce in Cina_calendario

Le festività (commerciali e non) cinesi sono numerosissime e diverse da quelle occidentali. Una marketing strategy vincente opera secondo il calendario del target, non il proprio. (East Media 2020)

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Tra Single Day e 618 Festival: il calendario eCommerce in Cina

In questo ventaglio di feste tradizionali, si inseriscono anche i mega festival commerciali. Il più famoso è ovviamente il Single Day, che nel 2019 ha generato 1482 miliardi di RMB in un giorno, di cui 10 in un minuto e mezzo (KR Asia 2019). Questo solo per Alibaba, perché anche su JD.com nonostante l’evento sia originariamente targato Jack Ma ha avuto ottimi risultati: 205 miliardi RMB.

Al Single Day JD.com ha comunque risposto con un altro festival commerciale branded: il 618, che sarebbe la data di fondazione della piattaforma e ha una crescita annua del 100%, 2.000 brand partecipanti e risultati altrettanto sorprendenti: 100 milioni di RMB, in 2 minuti, tramite Live Streaming (Chozan 2020).

Oltre a questi due eventi di portata gigantesca, ci sono poi eventi “minori” (tra virgolette, perché muovono comunque milioni di RMB) dedicati alle varie industry (il Food & Wine Festival si è appena concluso, ad esempio) e il National Day, con i brand che ogni anno vendono l’11,5% in più yoy.

Che dire? Manca meno di un mese al Single’s Day, ma in case you miss that, direi che potete ripiegare su tanto altro. E farcela per il prossimo.

TikTok: cosa significa FYP e cosa dovresti sapere sul funzionamento del suo algoritmo

  • Scopri il funzionamento dell’algoritmo di TikTok, come si costruisce un design orientato, e cosa accade prima che un video venga pubblicato su TikTok.
  • Inoltre, c’è differenza tra i feed di TikTok e quelli di Facebook: analizziamo le diversità!

 

Capire il funzionamento del suo algoritmo è importante anche se non si è direttamente interessati a TikTok. Sempre più aziende, di tutti i settori industriali si troveranno ad affrontare concorrenti il cui vantaggio competitivo si concentrerà su un algoritmo di apprendimento automatico o machine learning. Ma andiamo nel dettaglio.

Cosa significa FYP?

Probabilmente avrai visto questo hashtag #fyp in molti video TikTok.

Più comunemente #fyp o FYP sta per “pagina personale“. La pagina “For You” è la pagina che viene visualizzata quando apri l’app TikTok sul tuo iPhone o Android. La maggior parte dei TikToker vorrebbe portare i propri contenuti in questa sezione in modo da raggiungere il vasto pubblico presente sulla piattaforma.

Negli ultimi anni, il machine learning ha fatto molti passi avanti ottenendo progressi nell’AI come il GPT-3 (“Generative Pre-trained Transformer”), ovvero un modello di linguaggio autoregressivo che utilizza l’apprendimento profondo per produrre testi di tipo umano. Andando più nel dettaglio, un transformer è una rete neurale che usa tecniche di Natural Language Processing per eseguire un compito. In altri termini si tratta di un modello di computazione linguistico pensato per generare sequenze di parole, codice o altri dati, partendo da un input di partenza.

Questi modelli statistici per produrre risultati rilevanti hanno bisogno di allenarsi con grandi quantità di dati. In questi ultimi mesi, la discussione sull’algoritmo di TikTok lo ha elevato a qualcosa di simile a uno di quei mistici artefatti archeologici presenti nei film di Indiana Jones.

Machine learning TikTok

La maggior parte degli esperti del settore dubita che TikTok abbia sviluppato qualche progresso finora sconosciuto negli algoritmi di raccomandazione per l’apprendimento automatico. In realtà, la maggior parte di loro direbbe che TikTok sta probabilmente costruendo gli stessi approcci standard adottati dagli altri player di mercato.

Ma dove si possono trovare brevi video di meme, di bambini che ballano e fanno singhiozzi, di animali domestici dall’aspetto adorabile, di influencer che sponsorizzano brand, di soldati che corrono su percorsi a ostacoli, di bambini, e così via?

Anche se foste in possesso di questi video, dove potreste trovare dei dati comparabili su come la popolazione generale reagisce ad essi? Al di fuori del set di dati di Musical.ly, che consisteva per lo più in ragazze adolescenti negli Stati Uniti, questi dati non esistevano. TikTok è quindi diventato la sua stessa fonte di dati per l’addestramento, aumentando le analisi man mano che la piattaforma cresceva il suo algoritmo si evoluto. Tutto questo sistema chiuso di auto feedback è stato reso possibile da una delle componenti più importanti della piattaforma: il design!

design thinking: prototype

Un design su misura

La scuola di pensiero dominante quando si parla di design di un applicazione sta nell’eliminare le difficoltà degli utenti facilitandone le operazioni, creando un design intuitivo, ingegnoso ed elegante. Forse nessuna azienda ha incarnato questo più di Apple, che è stata capace di produrre negli anni hardware e software piacevolmente eleganti ma anche sexy per gli utenti.

Ma cosa succede se la chiave per servire al meglio i vostri utenti dipendesse in gran parte dalla formazione di un algoritmo ad apprendimento automatico? E se quell’algoritmo avesse bisogno di un massiccio set di dati per l’addestramento?

In un’epoca in cui l’apprendimento automatico o machine learning è in ascesa, questo è sempre più un obiettivo di progettazione critico. Quando si sviluppa un’applicazione, bisogna infatti considerare prima di tutto come ottimizzare al meglio il funzionamento dell’algoritmo e poi pensare agli utenti. TikTok affascina proprio per questo, è un esempio di applicazione dal design moderno, ottimizzato alla perfezione per il suo algoritmo, capace di creare quello che definirei un esempio di friendly design.

In definitiva, un design che aiuta un algoritmo a migliorarsi, lo fa con il fine di fornire all’utente la migliore esperienza possibile. Questa linea operativa potrebbe essere ancora considerata solo una variante della progettazione incentrata sull’utente, ma per quei team che lavorano su prodotti con una rilevante componente algoritmica, può essere utile riconoscerlo esplicitamente già nelle prime fasi di sviluppo.

Dopo tutto, quando un product manager, un designer e un ingegnere si incontrano per progettare un’applicazione, l’algoritmo non risulta ancora presente ma va tuttavia considerato.

Cosa vede l’algoritmo?

Ma andiamo ora a vedere nel dettaglio cosa intendo per design che ottimizza l’algoritmo dando un’occhiata più da vicino alla pagina denominata “For You Page”.

Visualizzando questo feed notiamo subito una particolarità, in questa sezione l’intero schermo viene riempito da un solo video alla volta. Sì, avete capito bene, solo uno. Viene visualizzato a schermo intero, con orientamento verticale. Questo non è un feed a scorrimento ma viene impaginato in modo efficace. Il video viene infatti riprodotto in autoplay quasi immediatamente (caricando i successivi sullo sfondo in modo che possano apparire velocemente in modo sequenziale).

TikTok For You Page

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Questo design pone una domanda immediata all’utente: cosa ne pensi di questo breve video?

Tutto ciò che fai dal momento in cui il video inizia a riprodursi è un segnale del tuo sentiment verso quest’ultimo. Decidi di passare al video successivo prima che sia terminata la sua riproduzione? Allora dimostri un segnale implicito di disinteresse.

L’hai guardato più di una volta, lasciandolo riprodurre un paio di volte? Sembra che qualcosa ti sia piaciuto. Hai condiviso il video attraverso il pannello di condivisione integrato? Un altro forte indicatore di un sentimento positivo. Se tocchi l’icona del LP che gira in basso a destra e guardi altri video con la stessa canzone, questo è un segnale aggiuntivo rispetto ai tuoi gusti. Sei entrato nella pagina del profilo del creator? Hai guardato altri suoi video e li hai seguiti? Oltre a goderti il video, forse apprezzi il personaggio.

Cosa accade prima che il video venga pubblicato?

Ma facciamo un passo indietro, per capire insieme cosa accade prima ancora di guardare i video, capiamo come l’algoritmo TikTok li “visioni” assegnandogli dei tag. Nelle prime fasi di vita dell’app qualche membro del team operativo di TikTok assegnava tag o etichette rilevanti manualmente, ora invece viene fatto in modo automatico.

Il video riguarda il ballo? La sincronizzazione labiale?  Un gattino? Uno scoiattolo? È comico? Il soggetto è un maschio o una femmina? Di che età, all’incirca? È un video di gruppo? Dove è ambientato? Quali filtri o effetti visivi vengono utilizzati? Se si tratta di cibo, di che tipo? E così via. Tutte queste etichette diventano caratteristiche che l’algoritmo può ora vedere grazie alla Vision AI (un sistema molto avanzato di intelligenza artificiale e deep learning). Schematizzando il processo, quanto segue è cosa succede quando posti un nuovo contenuto.

Algoritmo TikTok Content Flow

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L’algoritmo può anche vedere ciò che TikTok già conosce di te. Quali tipi di video ti sono piaciuti in passato? Quali informazioni demografiche o psicografiche si conoscono su di te? Dove guardi il video? Che tipo di dispositivo avete? E così via. Oltre a questo, quali altri utenti sono simili a te?

Ma torniamo al preciso momento nella quale guardi un video sul tuo cellulare. L’algoritmo FYP può ora chiudere tutti i loop di feedback, memorizzando tutte le azioni eseguite su quel preciso contenuto, comprendendo il tuo stato d’animo, i tuoi gusti e tutti gli attributi del video che ti piace cosi tanto.

TikTok Feed vs Facebook Feed

Tutto fantastico? Facciamo ora una differenziazione interessante, contrapponendo ciò che l’algoritmo FYP di TikTok analizza con ciò che un algoritmo di raccomandazione comparabile analizza sulla maggior parte degli altri feed dei social network.

L’interfaccia utente predefinita dei più grandi social network è oggi il feed a scorrimento verticale infinito, per esempio Facebook funziona in questo modo. Invece di servirvi di un contenuto alla volta, questa applicazione visualizza più elementi sullo schermo contemporaneamente. Scorrendo verso l’alto però, l’algoritmo non può “vedere” su quale storia si appoggeranno i tuoi occhi, e anche se potesse farlo non comprenderà mai se il tuo orientamento verso quella storia/post sia positivo o negativo.

Facebook Feed, scermata a confronto con TikTok

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Se si pensa che l’interfaccia utente ideale va ad eliminare le difficoltà di navigazione allora il feed a scorrimento infinito è l’ideale perché offre un senso di controllo disinibito del ritmo di consumo. La fisica simulata che ne risulta dallo sfogliare un feed con il pollice e vederlo scorrere verso l’alto con l’esatta velocità di rotazione del tuo gesto iniziale dà la possibilità a chi naviga di visionare oltre una mezza dozzina di tweet o di elementi del feed di Facebook in pochissimo tempo.

D’altra parte, forse non ti dispiacerebbe leggere un post alla volta se questi fossero più mirati? Tutto possibile ma non nell’ottica attuale perché Facebook non sa esattamente quali tipi di post ti interessano realmente.

Anche se su un post l’utente facesse delle attività, giudicarne il sentiment è una sfida. La maggior parte delle app ha solo meccanismi di feedback positivi, dato che applicazioni come Facebook, Instagram e Twitter sono costruite attorno alla socialità delle persone, è quindi ovvio il motivo per la quale queste piattaforme non possiedono (o non possiedono più) pulsanti di antipatia (dislike).

Anche TikTok non ha un pulsante esplicito per il downvote, ma, visualizzando un solo video alla volta, gli algoritmi riescono a dedurre la mancanza di interesse degli utenti per ogni singolo video. Un rapido strisciare in alto prima che il video sia stato completato corrisponde alla strisciata a sinistra su Tinder, insomma non siamo piaciuti.

Pensaci un attimo, se clicchi su un post Facebook non commentando o non mettendo “mi piace”, come può Facebook giudicare il tuo sentiment nei confronti di quel post? Forse il pensiero di poter dissentire violentemente qualcuno commentando un post, può portare al pensiero di essere inopportuni agli occhi di amici o conoscenti.

TikTok non solo cattura segnali di sentiment da parte dei suoi utenti, ma ne raccoglie anche un volume enorme per ogni navigazione.
Nel peggiore dei casi, alcuni video potrebbero annoiarti, ma eliminare la categoria risulta semplicissimo, e poiché l’algoritmo ascolta attentamente il tuo feedback, potresti anche divertirti a eliminare i video sapendo che l’applicazione registrerà la tua opinione e agirà di conseguenza.

proteggerti dai social media

Chi è arrivato prima di TikTok?

A tal proposito, TikTok non è l’unica applicazione con un’interfaccia ottimizzata per il compito di abbinamento che mostra un video alla volta. Prima di TikTok, avevamo un’intera categoria in cui era dominante l’UI in stile audition-style one-item-at-a-time: Tinder ha ideato quello che sembra un design primitivo su un’interfaccia utente touchscreen per il voto binario.

Concludendo, Bytedance viene spesso definita come la società dagli algoritmi misteriosi, e TikTok nelle ultime settimane è stato descritto come il risultato di tale magia nera. Molti sono arrivati al punto di dire che TikTok non varrebbe la pena di acquistarlo se l’algoritmo non fosse incluso. Questo è un errore, secondo me. Sì, la riqualificazione dell’algoritmo delle raccomandazioni del FYP potrebbe richiedere così tanto tempo che alcuni utenti rinuncerebbero al suo utilizzo.

Non intendo banalizzare questo compito. Ma la vera magia è il modo in cui ogni elemento del design e dei processi di TikTok si connettono tra loro per creare un set di dati con cui l’algoritmo si allena quotidianamente per raggiungere il massimo delle prestazioni forse mai raggiunte prima da un social network.

haters

Che cos’è la scala di Allport e perché ha a che fare con gli hater online

  • La scala di Allport definisce pregiudizi e discriminazioni utilizzando 5 livelli.
  • Uno studio recente ha trovato un livello elevato di invidia tra le persone che scrivono commenti d’odio (gli haters).
  • In termini di discriminazioni e pregiudizi siamo più tolleranti con la comunicazione politica rispetto al Marketing.

 

Recenti studi hanno cercato di definire i predittori psicologici degli haters. Chi sono? Quali sono le caratteristiche personali che li contraddistinguono?
Sorokowski, Kowal e altri ricercatori hanno pubblicato di recente il loro studio che analizza commenti negativi online nei confronti di atleti polacchi durante le Olimpiadi invernali in Corea del Sud nel 2018.

Dall’indagine psicologica svolta su 94 utenti, analizzando i livelli di narcisismo, psicopatia, frustrazione, machiavellismo e invidia, è emerso che i livelli di invidia più alti erano marginalmente significativi. Questo risultato fornisce una importante indicazione: le persone che si impegnano in comportamenti d’odio online sono caratterizzate da alti livelli psicopatici, non hanno però alti livelli di tratti comunemente associati a comportamenti distruttivi.

Già nel 1954 lo psicologo cognitivista Gordon Allport identificò varie sfumature e sfaccettature di pregiudizi e discriminazioni. Fu allora che creò la scala di Allport.

Un metro di misura per i pregiudizi: la scala di Allport

Prima di approfondire le teorie di Allport è necessario definire il pregiudizio:
“ciò che è familiare è preferito”. Ciò che è estraneo è considerato come qualcosa di inferiore, meno qualitativo. Per esempio il pregiudizio etnico è fondato su generalizzazioni ed è inflessibile, perché ignora volutamente le reali caratteristiche dei singoli individui. Allport ha identificato 5 livelli per valutare il grado di discriminazione e pregiudizio.

1. Le rappresentazioni negative degli haters

Maldicenza, l’uso di stereotipi, la ridicolizzazione, il discredito e i discorsi d’odio sono caratteristiche di questo primo livello. Queste rappresentazioni negative sono create da un gruppo (ingroup) verso un altro gruppo (outgroup) giudicato “diverso”. La propaganda politica sovranista spesso utilizza questi mezzi pericolosi per influenzare le persone. Anche al di fuori dal mondo politico sono diffusi gli stigma sociali.

Di recente Pantone ha lanciato il colore “red period” per superare i stereotipi legati alle mestruazioni. L’azienda leader nel campionario dei colori vuole “incoraggiare le persone che hanno le mestruazioni a sentirsi orgogliose di ciò che sono”.

Presenting “Period”, a new red shade created to break the stigma around menstruation and promote period positivity….

Pubblicato da Pantone su Martedì 29 settembre 2020

2. Evitamento ed emarginazione: nascono i pregiudizi

Il secondo livello consolida il primo, gli stereotipi diventano pregiudizi. Il disprezzo e lo stigma sociale incentivano l’evitamento e l’emarginazione.
Il gruppo interno (ingroup) tende ad evitare il contatto con i “diversi” dell’altro gruppo, eliminando persino il contatto visivo. Questo comporta l’emarginazione e l’isolamento di chi non fa parte del gruppo interno. Purtroppo non mancano gli esempi anche in questo livello: la costruzione di muri ed il sequestro della nave Sea Watch, per citarne due.

Muro messicano

Il muro in Messico costruito dagli Stati Uniti.

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3. Censura e discriminazione

Le parole e gli atteggiamenti si trasformano in subordinazioni costanti e divieti: ai gruppi esterni è limitato o negato l’accesso alle opportunità che la comunità offre, a partire dall’istruzione per arrivare fino alla sanità pubblica. Quando i diversi provano a far valere le loro ragioni, saranno ignorati o ostacolati.

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4. Violenza fisica ed aggressioni

L’estremismo era già iniziato nei livelli precedenti, in questo livello sfocia in violenze ed aggressioni fisiche. Pestaggi, agguati, stupri o danni alle proprietà delle persone del gruppo esterno.

5. Eliminazione fisica

La storia ci ha insegnato che purtroppo sono stati vari i periodi di sterminio, di genocidio, ma al giorno d’oggi dimentichiamo velocemente. Dimentichiamo che questi fatti non devono più ripetersi, dimentichiamo che dobbiamo togliere il potere a chi non fa della pace il suo obiettivo primario, a chi non rispetta le etnie, i generi, le religioni e tutti gli orientamenti sessuali.
La storia si ripete e anche nel 2020 non mancano i crimini di matrice discriminatoria.

Marketing vs. comunicazione politica: due pesi, due misure

Annamaria Testa individua una differenza importante nella percezione della comunicazione. Alle aziende si chiede correttezza e rispetto nella loro comunicazione pubblicitaria, discriminazioni e pregiudizi non devono intercorrere neanche per errore involontario. Siamo invece molto più tolleranti con la comunicazione politica:

“…che un politico pratichi costantemente i discorsi d’odio, o arrivi a incoraggiare implicitamente perfino l’aggressione fisica, sembra meno grave. Fa meno impressione, suscita meno scandalo e viene considerato solo (solo??) come un brutto espediente retorico per catturare consenso. Una sgradevole conseguenza della necessità di farsi sentire e di mantenersi visibili sui social network. Insomma: è come se da consumatori, e nei confronti delle aziende, si potesse oggi essere molto più attenti alla correttezza che da cittadini, e nei confronti della politica. È un paradosso sul quale varrebbe la pena di riflettere, ma sul serio.” (Annamaria Testa)

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Haters gonna hate

Per evitare gli ultimi livelli della scala Allport è importante quindi non sottovalutare i fatti, anche se appartenenti al primo livello. Ovviamente non è sottinteso che un episodio del primo livello andrà necessariamente a concludersi nel quinto livello.

Tuttavia è necessario essere coscienti dei pregiudizi in corso, per non passare con il tempo ad un livello superiore. Curare una comunicazione corretta e contrastare comportamenti e comunicazioni ostili e discriminatori aiuta ad evitare una pericolosa escalation.

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Installazioni contro il cambiamento climatico: l’arte contribuisce alla sensibilizzazione

  • Il mondo dell’arte si interroga da tempo sul futuro dell’ambiente.
  • Dal “Climate Clock” di settembre 2020 all’opera di Banksy del 2009, ecco le opere d’arte sul cambiamento climatico da conoscere.

 

“L’arte può mandare un messaggio potente e quando risuona si connette con noi in un modo molto più forte e profondo delle parole”. Queste sono le parole di Doug Francisco che ha ideato gli iconici cortei di persone in tonaca rossa e volto dipinto di bianco, i Red Rebel Brigade, in risposta alla crisi climatica e ai disastri ambientali, appartenenti ormai alla nostra quotidianità.

Il mondo dell’arte, tuttavia, non è da poco che si interroga sul futuro dell’ambiente, rendendoci consapevoli dei rischi a cui stiamo andando incontro. Già a partire dagli anni ’60, con la nascita del movimento ambientalista e con la presa di coscienza di quanto fosse grande l’impatto dell’uomo sull’equilibrio del Pianeta, furono molti gli artisti che produssero opere volte a sensibilizzare.

Il capolavoro Spiral Jetty di Robert Smithson (1970), una scultura integrata con la natura e soggetta ai suoi cambiamenti, lanciava già a quei tempi un messaggio importante per la salvaguardia dell’ambiente.

Oggi l’attivismo degli artisti per il clima è ancora più forte. Se negli anni ’60 si viveva già in uno stato di impoverimento dell’ecosistema, la situazione attuale ci sta sfuggendo di mano: le emissioni di anidride carbonica, che continuiamo a produrre, hanno raggiunto livelli record ed il clima globale ne sta risentendo, portando a conseguenze inimmaginabili fino a mezzo secolo fa.

Ecco le opere più recenti degli artisti portavoce del cambiamento climatico. Opere che si pongono il mero obiettivo di aumentare la consapevolezza dei cittadini dell’imminente punto di non ritorno, oltre il quale non possiamo fare più nulla per salvaguardare il mondo dalla catastrofe.

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“Climate Clock” – Gli artisti per il clima Gan Golan e Andrew Boyd. 2020

Su un grattacielo di New York nei giorni scorsi è apparso un orologio con un conto alla rovescia, che stava ad indicare il tempo mancante all’umanità prima del “punto di non ritorno”, ovvero tra 7 anni e 100 giorni.

Secondo i calcoli compiuti, dopo il primo gennaio 2028, se non si interviene in tempo, la temperatura media globale potrà superare la soglia di 1,5-2 ° C con conseguenze disastrose per l’ambiente.

Sul sito Web del progetto di Gan Golan e Andrew Boyd, realizzato in concomitanza con la Settimana del Clima, è presente un ulteriore conto che traccia la crescente percentuale di energia mondiale fornita dalle fonti rinnovabili. È, inoltre, presente un how-to per realizzare un proprio “Climate clock”.

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Instagram. Climate Clock World

“Climate Change Stamps” – Design e clima by Berry Creative. 2020

I francobolli creati dallo studio Berry Creative e commissionati dalle Poste finlandesi raffigurano immagini di volatili e nuvole di neve che si trasformano rispettivamente in scheletri ed in temporali se vengono riscaldate con un dito della mano.

Queste piccolissime opere d’arte sul cambiamento climatico sono state stampate con un inchiostro reattivo al calore e che trasforma il colore: ad esempio, le immagini nere che rappresentano i volatili, se riscaldate, diventano trasparenti andando a rivelare gli scheletri stilizzati sottostanti.

Queste immagini nascoste rivelano come sarà il nostro futuro “se non agiamo velocemente per combattere il cambiamento climatico”.

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Instagram. Berry Helsinki

“Melting Panters” – Zoo Tampa (Florida). 2020

Una scultura in cera raffigurante una pantera in fusione, e che si scioglierà progressivamente nei prossimi giorni, è stata installata nel mese di settembre 2020 allo Zoo Tampa in Florida.

Questa opera biodegradabile, realizzata da Bob Partington in collaborazione con Zubi Advertising, vuole evidenziare le minacce del cambiamento climatico e sottolineare l’urgenza di azioni volte ad attenuarne le conseguenze, come la riduzione netta delle emissioni di carbonio nell’atmosfera.

Come afferma Yoca Arditi-Rocha, direttore del CLEO Institute, “più calore equivale a meno animali selvatici. Più calore vuol dire minore qualità di vita per tutti”.

Questa scultura di Partington rientra in una vasta campagna di sensibilizzazione. Altre sculture in fusione verranno installate nei prossimi mesi in tutta la Florida.

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“Ice Watch” – Olafur Eliasson. 2018

24 blocchi di ghiaccio sono stati lasciati sciogliere davanti alla Tate Modern di Londra nel 2018 dall’artista Olafur Eliasson. Ognuna di esse si è sciolta più o meno lentamente a seconda del tempo.

Lo scopo principale di questa installazione è stato quello di richiamare l’attenzione sullo scioglimento dei ghiacciai artici, ma un altro fine è stato anche quello di permettere alle persone, attraverso il contatto con i blocchi di ghiaccio, “di creare un legame più o meno profondo con ciò che li circonda, ispirando in loro cambiamenti radicali”.

“Ice Watch” è stato realizzato in concomitanza del vertice dei leader mondiali per il COP24 di Katowice (Polonia).

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Instagram. Studio Olaffur Eliasson

“Sinking House” – Katey Burak e Rob Higgs. 2019

Gli artisti Katey Burak e Rob Higgs del gruppo ambientalista Extintion Rebellion con la loro opera del 2019, una piccola casa galleggiante nel Tamigi che sembrava affondare nel fiume, hanno voluto lanciare un messaggio chiaro e forte non soltanto al governo britannico, ma a tutto il pianeta.

Tra le opere d’arte sul cambiamento climatico, “Sinking House” vuole sensibilizzare sul tema dello scioglimento dei ghiacciai e dell’innalzamento del livello dei mari. L’obiettivo è stato anche quello di ricordare quanto sia essenziale iniziare sin da ora delle azioni importanti ed efficaci per combattere il riscaldamento globale.

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“Aerocene” – Tomás Saraceno. 2018

“Aerocene” è un progetto, che è diventato poi una fondazione, ideato dall’artista argentino Tomás Saraceno ed il cui nome trae ispirazione da “Antropocene”, un termine diffuso negli ultimi anni per indicare il periodo in cui viviamo, nel quale prevale l’azione distruttiva dell’uomo sull’ambiente.

“Aerocene” si pone in contrasto con Antropocene. L’Aerocene dell’artista vuole essere un modo di vivere, di agire che sia alternativo e sostenibile, pratico e pragmatico seppur visionario e utopistico.

Nel 2018 Saraceno ha organizzato attività di lancio di sculture aerosolari che si libravano in aria grazie al calore del Sole e alle radiazioni infrarosse della superficie terrestre. Lo ha fatto con l’obiettivo di lavorare a stretto contatto con l’atmosfera e l’ambiente in maniera etica e sognando un’era libera da combustibili fossili. Da allora si è sviluppata una comunità artistica interdisciplinare ed internazionale (la Aerocene Foundation) volta a cambiare le forme di mobilità e relazione con il pianeta.

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Instagram. Thomas Saraceno

“I don’t believe in global warning”– Bansky. 2009

Apparsa su un muro vicino al Ponte Oval nel quartiere di Camden a Londra, quest’opera del nostro supereroe Banksy è stata realizzata in occasione del fallimento della conferenza di Copenaghen sul clima.

Io non credo al riscaldamento globale” è una scritta ironica le cui ultime parole sembrano affondare in acqua ed appartiene ad una serie di lavori dell’artista realizzati nei dintorni del canale.

L’ironia di Bansky è intrisa di un presentimento funesto e, a distanza di 11 anni, sempre più reale.

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Ancora TikTok: un breve recap se hai perso le puntate precedenti

  • Il presidente americano Donald Trump aveva annunciato lo stop al download di TikTok.
  • Il ban è stato rinviato per permettere ad Oracle e Walmart di finalizzare l’accordo con il partner cinese.
  • Cosa significa per gli inserzionisti un eventuale ban di TikTok.

TikTok negli Stati Uniti, oggi, continua a funzionare.
Questa è stata la decisione di Donald Trump, presidente in carica che ha deciso di far slittare di una settimana il blocco del download e del funzionamento di TikTok negli USA, precedentemente annunciato.

Il 6 agosto, Trump emetteva un Ordine Esecutivo in cui scriveva che “la diffusione negli Stati Uniti di applicazioni mobili sviluppate e di proprietà di aziende della Repubblica Popolare Cinese continua a minacciare la sicurezza nazionale, la politica estera e l’economia degli Stati Uniti“.

Il 7 agosto 2020 sul sito di TikTok veniva rilasciata una dichiarazione in risposta all’ordinanza, che lasciava intuire la possibilità di un accordo: “il testo dell’Ordine evidenzia come la decisione si sia basata su ‘report’ che non vengono nominati né citati, su timori non circostanziati che l’app ‘potrebbe’ essere utilizzata per campagne di disinformazione e su preoccupazioni relative alla raccolta dati, che però effettuiamo secondo gli stessi standard di settore utilizzati da migliaia di altre app in tutto il mondo. Abbiamo già chiarito che TikTok non ha mai condiviso i dati dei suoi utenti con il Governo cinese, né censurato alcun contenuto su richiesta di quest’ultimo. Rendiamo infatti disponibili nel nostro Transparency Center le linee guida di moderazione e il codice sorgente dell’algoritmo, un livello di assunzione di responsabilità in cui non si è impegnata nessuna azienda equivalente. Abbiamo perfino espresso la nostra volontà di valutare la totale cessione della nostra filiale negli Stati Uniti a un’azienda americana.

La scelta di rinviare il ban di TikTok è stata presa per permettere ad Oracle e Walmart di completare l’accordo di acquisizione.

LEGGI ANCHE: TikTok non è ancora fuori pericolo: l’affare Oracle resta in sospeso

TikTok connette la generazione Z ai brand.

TikTok, la sicurezza prima di tutto

La sicurezza dei cittadini americani rappresenta uno dei capisaldi delle promesse elettorali di Donald Trump che ha trovato espressione anche nel blocco delle app cinesi, accusate dal presidente americano di spiare e rubare i dati dei cittadini statunitensi.

TikTok, Oracle e Walmart, cosa prevede l’accordo

TikTok ha scelto Oracle come trusted technology provider. L’azienda di Larry Ellison avrà il 12.5% di TikTok Global, la società creata ad hoc per il controllo di gestione statunitense. Dunque Oracle sarà partner tecnologico mentre Walmart partner commerciale. Insieme, le due aziende statunitensi, deterranno il 20% della società prima che essa sia quotata in borsa. ByteDance conserverà la proprietà e la gestione dell’algoritmo.

Qualche tempo fa, anche Microsoft aveva provato ad acquisire quote di TikTok ma senza ottenere successo.

Si pensa che non sia un caso che l’azienda di Larry Ellison, uno dei pochi sostenitori dell’amministrazione Trump in Silicon Valley, abbia trovato un accordo con la società cinese.

tiktok

Cosa cambia per gli inserzionisti di TikTok?

Secondo Sensor Tower, società di informazioni sul mercato e sulle prestazioni delle app mobili, durante la pandemia l’app TikTok è stata scaricata 65 milioni di volte.

Il successo dell’app è innegabile ed è resa possibile grazie alla qualità del suo algoritmo che sta attirando l’attenzione degli altri player nel settore dei social media. Facebook infatti ha iniziato a corteggiare i talenti di TikTok offrendo ai suoi dipendenti paghe più alte e benefit per passare al colosso di Menlo Park. Google invece sta testando funzionalità simili a TikTok introducendo su YouTube, YouTube Shorts.

È proprio l’algoritmo di TikTok a rendere il social così competitivo. Se nonostante l’accordo con Oracle, TikTok mantiene inalterato il suo algoritmo, il vantaggio per i marketer non è così immediato. Alex Brownsell, media editor di WARC ha espresso alcune perplessità circa il valore aggiunto che la partnership tra Oracle e TikTok possa portare agli inserzionisti. “La tecnologia rivolta agli utenti di TikTok, in particolare il suo motore di raccomandazione di contenuti personalizzati, è la migliore del settore. È quindi difficile capire come Oracle, in qualità di nuovo arrivato nel settore degli annunci, anche se con esperienza nel software martech, possa davvero spostare l’ago della bilancia dal punto di vista di un inserzionista”.

Con l’introduzione del partner americano Oracle, la pubblicità su TikTok potrebbe diventare più semplice in quanto l’azienda possiede la piattaforma di gestione dati e sarà proprietaria delle analisi di marketing. Per gli utenti non cambierà nulla dal punto di vista della struttura del social: potranno continuare a girare i loro video così come fanno adesso.

Per comprendere gli effetti che, invece, la scomparsa di TikTok dal panorama americano potrebbe comportare, dobbiamo guardare al caso Indiano. Lì il ban di TikTok ha portato al crollo del mercato dell’influencer marketing e ha posto gli influencer indiani nella condizione di dover considerare l’utilizzo di altri applicativi come Reels. Ma questi non possedendo le stesse caratteristiche di TikTok ha portato l’allontanamento degli adolescenti dalla piattaforma digitale.

Reels vs TikTok

Alcuni grandi marchi come Ralph Lauren, Walmart, Chipotle e altri, hanno messo TikTok al centro della propria strategia digitale prevedendo grossi investimenti. Con le dovute ragioni, visto che al NewFront, TikTok si è presentata come la piattaforma alternativa a Hulu e YouTube.

Dunque i vantaggi dell’uscita dalle scene americane del social media non sono così evidenti come le perdite che potrebbe comportare. Lato marketer bisognerebbe riconsiderare l’utilizzo del social media nella propria strategia di branding, mentre lato creator ciò significherebbe una perdita di opportunità. Tutto si traduce in una considerevole catastrofe economica per la pubblicità in America.

Nelle ultime settimane, alcune star di TikTok si stanno già affacciando ad altri social per la creazione di video musicali. Tra queste, Charli D’Amelio, ha cominciato ad utilizzare Triller, un’altra app concorrente.

Ma intanto il conflitto geopolitico tra Cina e Stati Uniti pare sia stato superato, o almeno questo si evince dalle ultime vicende. 10mila nuovi posti di lavoro, una sede probabilmente in Texas e un controllo totalmente americano pare abbiano rassicurato Trump che ha benedetto il nuovo accordo tra Oracle, Walmart e ByteDance.

Una partnership con TikTok può essere l’occasione giusta per entrare in un mercato non ancora saturo di possibilità in quanto si stima che negli Stati Uniti, il social network abbia superato i 100 milioni di iscritti.

Intanto, mentre una sentenza del tribunale ha sospeso l’ordine esecutivo, il giudice non ha però rinviato l’udienza prevista a novembre. Ciò non solo vieterà alle persone di scaricare l’app, ma ne impedirà completamente l’utilizzo anche a coloro che già l’hanno scaricata.

Le 20 competenze di Digital Marketing che non possono mancarti nel 2021

  • Un anno complicato come questo sarà la base per un 2021 all’insegna delle sfide. Ecco le 20 skill di digital marketing da avere assolutamente.
  • Dalla scrittura all’analisi dei dati. Tutto quello che dobbiamo conoscere per implementare le nostre competenze digital.

Il 2020 è un anno che non dimenticheremo facilmente, e mentre ci incamminiamo verso la fine di questi lunghi e turbolenti mesi, è impossibile non fermarsi un attimo e guardare indietro. Abbiamo assistito a così tanti eventi che a un certo punto ci siamo chiesti se fossimo i protagonisti inconsapevoli di un film distopico. Ma non è così. Forse l’unica nota positiva di quest’anno è che abbiamo sentito, forte come non mai sulla nostra pelle, il concetto di resilienza. Le nostre abitudini sono mutate e abbiamo imparato ad adattarci ai cambiamenti senza nemmeno accorgercene. Per il 2021 vogliamo una rivoluzione. Vogliamo buttarci in progetti stimolanti e non c’è niente di meglio che mettersi alla prova in uno dei campi più innovativi e ispiranti del mondo: il digital marketing.

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Che cos’è il digital marketing

Cosa intendiamo per digital marketing? La definizione corretta è:

L’insieme delle attività di marketing che utilizzano i canali web per sviluppare la propria rete commerciale, analizzare i trend di mercato, prevederne l’andamento e creare offerte sul profilo del cliente target.

Spesso è affiancata anche ad altri strumenti del marketing tradizionale, ma non è raro trovare aziende che si concentrano unicamente sul versante digitale.

Perché il digital marketing è così importante per un brand? Perché è il presente e il futuro.

Siamo perennemente connessi. Un semplice bip dello smartphone ci catapulta in un mondo virtuale dove non esistono confini e sembra quasi che tutto sia possibile. Il digital marketing è un modo di far conoscere sé stessi, il proprio brand e la propria azienda, comunicando la mission, i servizi e i prodotti, in modo personalizzato e diretto. 

È fondamentale per le aziende essere in rete. Avere una presenza online permette a chiunque di essere raggiunto perché è alla portata di tutti. Le aziende che si limitano all’utilizzo di strumenti di marketing tradizionali, sono svantaggiate rispetto ai competitors che invece hanno scelto la strada del digitale.

La prova tangibile l’abbiamo avuta proprio durante l’impennata del COVID-19, dove molte attività, costrette a chiudere per la pandemia, si sono affidate al digitale per continuare online la vendita e l’elargizione dei propri servizi. Sia gli acquirenti che i venditori hanno giovato di questo nuovo modo di vendere, ma soprattutto di comunicare, il prodotto. Le aziende che invece non hanno ancora provato la strada del marketing digitale, sono rimaste indietro e faticano ad andare avanti.

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Come dicevamo, il digital marketing è, appunto, presente e futuro. 

Le competenze da avere per diventare una rockstar del digital marketing

Prima di addentrarci nelle competenze prettamente tecniche, è doveroso fare una premessa. Il digital marketing è evoluzione. Probabilmente è uno dei settori più innovativi che possiamo trovare nel mondo del lavoro, c’è tanta offerta, ma c’è bisogno di formazione continua. Non è una strada semplice, richiede costanza, impegno e pazienza.

Chi sceglie di far parte di questo mondo, incontrerà persone motivate e in gamba, ma come in ogni settore, anche dei furbetti. Non lasciatevi ingannare e continuate a impegnarvi, perché la lealtà è una delle caratteristiche più apprezzate in questo campo.

Siate curiosi, non abbiate paura di essere una voce fuori dal coro, ma seguita la testa e soprattutto il cuore. È un mondo di parole, immagini e numeri, tanti numeri, saranno loro i vostri migliori amici. Osate, sempre. È un lavoro a tutto tondo, ma non dimenticate mai che siete esseri umani e non macchine. Quando è il momento di staccare prendetevi una pausa, leggete un libro, fate una passeggiata, o lavate semplicemente i piatti (aiuta a sciogliere le idee). Siate creativi, la fantasia conosce strade infinite. E come diceva Albert Einstein:

La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto.

Ma adesso entriamo nel vivo e analizziamo insieme le 20 skill che ogni marketer deve avere assolutamente.

Le skill del digital marketer

1. Comportarsi come un project manager

Quando siamo a capo di un progetto, la prima cosa da fare è identificarsi in questo ruolo. Come un vero e proprio project manager dobbiamo capire come organizzare il lavoro definendo la strategia, i ruoli di chi farà parte al progetto e gli obiettivi da raggiungere

2. Elaborare e valutare la giusta strategia di digital marketing

Una volta definito il progetto, dobbiamo tracciare delle linee guide da seguire. Una strategia pensata ad hoc ci permetterà di muoverci nel modo giusto per ottenere il successo in qualsiasi campagna marketing, ma ciò non toglie che possiamo apportare delle modifiche in corso d’opera.

Ogni cosa è mutevole e nessuno ha la sfera di cristallo per capire cosa accadrà, pertanto è meglio essere sempre preparati a eventuali cambiamenti monitorando costantemente i risultati.

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3. Definire gli obiettivi

Se non conosciamo gli obiettivi del nostro progetto, allora abbiamo fallito in partenza. Sembra una cosa scontata, ma non lo è perché anche gli obiettivi finali possono cambiare. Senza un monitoraggio costante e tanta, ma tanta elasticità, non possiamo ottenere vantaggi per noi e i nostri clienti.

Ascoltare il nostro target, è uno dei primi passi per valutare se ci stiamo muovendo nella direzione giusta.

4. Scrivere bene per comunicare meglio

Il mondo digitale è fatto soprattutto di parole e un marketer deve saperle usare nel modo corretto. Dobbiamo capire cosa scrivere e come scriverlo, non è importante solo il contenuto, ma anche il tono da usare. Creatività, sicuramente, ma anche attenzione all’editing.

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5. La SEO e la SEM sono la chiave del digital marketing

Un post sul blog o una newsletter ben scritti sono inutili se le persone giuste non potranno leggerle. L’ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) e il marketing per i motori di ricerca (SEM) sono le strategie responsabili per indirizzare il traffico al proprio sito web. 

L’algoritmo di Google è in costante aggiornamento ed è fondamentale saper scegliere e utilizzare le key word corrette. Il web è un mondo pieno d’insidie ed è importante rimanere sempre aggiornati e pienamente consapevoli degli ultimi aggiornamenti, degli algoritmi, e dei fattori che influenzano il ranking di ricerca. 

6. Realizzare un piano editoriale

Più andiamo avanti e più ci rendiamo conto di quanto sia fondamentale avere una pianificazione accurata di tutte le attività da svolgere. Il piano editoriale è un elemento imprescindibile per un marketer perché ci consente di creare anticipatamente un programma di quello che faremo e di ciò che tratteremo. Molto utile per chi lavora con un blog e soprattutto sui social media.

7. Conoscere i social media

Il social media manager si occupa della gestione dei canali social di un’azienda attraverso la programmazione di un piano editoriale ottimizzato per comunicare prodotti, servizi e curiosità di un’attività.

I social non sono essenzialmente strumenti di vendita, ma di comunicazione. Servono a creare un contatto diretto con i clienti già acquisiti e con potenziali clienti. Il social media marketing non è altro che un modo per i brand per farsi conoscere dal proprio pubblico grazie ai social media. Permette un rapporto continuo e reciproco con gli utenti perché oltre a scambiare informazioni con essi, possiamo ascoltare, leggere e capire cosa pensano, desiderano o non sopportano del nostro brand.

Ogni azienda dovrebbe essere sui social, ma solo su quelli giusti per lei e il suo pubblico. Ogni social è diverso e ha un tipo di comunicazione e utenza differente. Su Facebook, per esempio, non possiamo raccontare la nostra attività nello stesso modo in cui facciamo su Twitter. Dobbiamo in primis stabilire su quale social si trovano i nostri clienti e, di conseguenza, imparare a parlare la loro “lingua”. Come sempre l’ascolto è fondamentale.

8. Influencer Marketing

Gli influencer sono croce e delizia dei nostri giorni. C’è chi proprio non li sopporta e chi invece li ritiene più autentici rispetto a un’azienda che vuole per forza farci piacere il proprio prodotto. Quando un brand e un influencer collaborano tra loro, i risultati sono sorprendenti.

Cosa deve fare un marketer in questo caso? Deve conoscere tutti i trucchi dell’influencer marketing, come muoversi, entrare in contatto con gli influencer e guidarli a diventare ambassador del proprio marchio. 

9. Utilizzare una strategia di mail marketing

La mail marketing negli ultimi anni sta vivendo una sorta di nuova golden age, specialmente grazie alle newsletter. È uno dei modi più efficaci d’instaurare e far crescere il rapporto tra un brand e i suoi clienti.

Può essere utilizzata per convertire lead, coinvolgere i clienti inattivi e fidelizzarli. Possiamo inviare contenuti utili, aggiornamenti importanti, offerte esclusive, inviti a eventi e l’elenco potrebbe continuare.  Con competenze di email marketing ottimizzate, possiamo ottenere informazioni preziose sul nostro pubblico per aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi.

10. Analizzare i dati

Il web è un grande oceano ricco di dati, e se volete imparare a nuotare, dovete fare amicizia con i numeri. Oggi, gli strumenti di analisi dei dati sono ampiamente disponibili, fornendo agli operatori di marketing le informazioni di cui hanno bisogno per comprendere i clienti e indirizzarli con i messaggi giusti.

L’analisi dei dati si riferisce all’uso di tecniche funzionali e di software per raccogliere ed elaborare ampie raccolte di dati da varie interazioni online del mercato di riferimento. Queste interazioni si presentano in diverse forme come transazioni online, query di ricerca e altri footprint online rilevanti per la propria attività.

Ovviamente tenete presente che qualsiasi forma di dati sui consumatori è inutile se non sappiamo come analizzarli per studiare i clienti e creare strategie di marketing per far crescere il nostro business. 

Insieme all’analisi, esiste anche la pulizia dei dati, che si riferisce al processo di eliminazione dei dati errati, duplicati o incompleti dal database. In qualità di marketer digitale, è necessario eliminare periodicamente dal database i dati obsoleti e inutili per evitare di prendere decisioni di digital marketing inefficaci.

11. Conoscere le modalità pubblicitarie pay-per-click 

Anche se apparire per primi nei risultati di ricerca organica porta vantaggi può volerci del tempo. Un’opzione per ottenere una visibilità rilevante più immediata è attraverso la pubblicità pay-per-click. Con PPC, è garantito che la nostra attività venga mostrata ai primi posti, ma dobbiamo pagare per ogni clic ottenuto dall’annuncio. Pagare di più non significa necessariamente essere al primo posto, perché vengono presi in considerazione la pertinenza e la qualità dell’annuncio.

Questo aspetto di rilevanza e qualità è ciò che rende PPC un’abilità da conoscere e avere. Non abbiamo solo bisogno di sapere come bilanciare o allocare il nostro budget, ma sapere quali parole chiave scegliere come target, il miglior canale e formato di annunci da utilizzare, nonché come creare un’esperienza coerente per il pubblico. Migliori saranno i nostri annunci, minore sarà il costo per clic e maggiori saranno i profitti.

E la pubblicità PPC non è solo sui motori di ricerca. È su social media, siti web, app, directory e altro, rendendo questa abilità di marketing digitale un must assoluto.

12. Conoscere le modalità pubblicitarie a pagamento sui social media 

I social media non sono più semplici come una volta. Raggiungere il proprio mercato di riferimento richiede molto di più che creare una pagina aziendale, utilizzare gli hashtag giusti o pubblicare regolarmente contenuti divertenti e pertinenti.

Facebook Ads, ad esempio, fornisce marketer e agli inserzionisti uno strumento completo per creare e gestire annunci pubblicitari. Ma come facciamo a utilizzarlo in modo efficace? Senza una corretta comprensione di come funzionano gli annunci sui social media, potremmo rischiare di spendere più del necessario e non riuscire a raggiungere il pubblico giusto.

Apprendere e sviluppare competenze nell’offerta oCPM (Optimized Cost Per Mille), nella sperimentazione di annunci creativi, nel targeting granulare del pubblico personalizzato e negli strumenti di analisi dei dati dei social media come Facebook Insights.

13. Saper utilizzare Excel

Tutti sul proprio curriculum abbiamo ostentato, fieri, le nostre ottime capacità di utilizzo della suite Microsoft Office, specialmente Word. Ma ora con l’aumento dei dati e l’importanza dell’analisi di essi, è necessario essere esperti in Excel e capire come strutturare rapidamente i dati e creare tabelle e grafici dai quei preziosissimi numeri.

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14. Fare branding nel digital marketing

Nel marketing digitale fare branding significa rendere noto chi siamo e cosa facciamo, costruendo la nostra identità e il nostro valore per farci conoscere e identificare dal nostro pubblico.

Ciò comporta che quando gli utenti si interfacciano con la nostra azienda sono in linea con i nostri valori e la nostra mission, abbracciando uno specifico status symbol. Questa è una delle competenze più importanti del digital marketing da acquisire necessariamente. 

15. Essere un content creator

Cosa significa essere un content creator? Stiamo parlando di una delle figure più ricercate nel digital marketing. Si occupa della creazione e della gestione di tutti i contenuti web inerenti al prodotto e al brand di un’azienda. Racconta e mostra l’anima di un marchio, di cosa si occupa, dei suoi progetti e degli obiettivi che vuole raggiungere sul mercato, rendendo attivamente partecipe il proprio pubblico.

Attraverso uno storytelling mirato ed emozionale, attira e coinvolge gli utenti rendendoli protagonisti della storia.

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16. Conoscere come funziona il mobile marketing

Quasi la metà degli acquirenti B2B effettua ricerche su propri dispositivi mobile mentre si trova a lavoro, e il 51% dei consumatori ha scoperto una nuova azienda durante una ricerca sui propri smartphone.

La crescita del marketing mobile è in continua espansione e varie aziende, nonché diverse piattaforme, stanno studiando sempre più metodi innovativi per raggiungere e coinvolgere le persone tramite strumenti o network di connessione mobile. Lo scopo principale del mobile marketing è proprio quello di raggiungere i propri potenziali clienti nel posto dove trascorrono la maggior parte del tempo, ossia accanto allo smartphone.

17. Conoscere i processi di marketing automation

Con il termine marketing automation intendiamo tutti quei processi che permettono alle aziende di semplificare, automatizzare e misurare le attività di marketing e i flussi di lavoro. È importante sapere come impostare moduli, creare pagine di destinazione che incoraggeranno i visitatori del nostro sito a diventare clienti, trasformando un contatto in lead e aumentando le possibilità di generare una vendita.

Se conosciamo come valutare i visitatori del sito Web per determinare quanto siano importanti per un team di marketing o un team di vendita, saremo sicuramente un passo avanti rispetto a molti marketer.

18. Problem Solving: saper risolvere i problemi

Come un Mr Wolf 2.0 preso in prestito da quel capolavoro che è “Pulp Fiction”, una delle competenze da possedere nel digital marketing è la gestione del problem solving, ossia saper risolvere i problemi.

In cosa consiste? Abbiamo già visto come in una campagna di digital marketing sia palese la necessità di dover monitorare la propria strategia e doverla cambiare a seconda degli inconvenienti che si presentano. Un’ottima gestione del problem solving vuol dire identificare tali problematiche, analizzarle lucidamente, nonostante ansie e scadenze, e trovare la soluzione migliore per riportare la pace e la serenità fino al prossimo blackout.

19. Team working: saper lavorare in squadra

Se immaginate il mondo del digital marketing come un universo popolato da lupi solitari, vi sbagliate di grosso. Lavorare in un team è fondamentale e stimolante. Aumenta la creatività, facilita la comunicazione tra le parti e ci fa sentire come dei tasselli fondamentali per la riuscita di un magnifico puzzle. Senza i pezzi giusti non possiamo vedere l’opera completa.

20. L’importanza vitale della creatività (anche) nel digital marketing

Dulcis in fundo, come una gustosa ciliegina sulla torta, arriva il punto più importante delle competenze di digital marketing: la creatività.

Quante volte sentiamo nominare questa parola? Abusata, quasi snaturata, la creatività è difficile da definire, ma è quell’ingrediente speciale che ci permette di dar vita a tutto ciò che la nostra fantasia può immaginare. Tutti siamo esseri creativi, solo che a volte ce ne dimentichiamo. Se volete far parte di questo mondo, non abbandonate mai la vostra creatività!

Reels

Instagram Reels: pro e contro della nuova funzione

    • Reels è simile alle Instagram Stories, ma più utile per il remarketing.
    • Puoi pubblicare video usando fino a 30 hashstag e 2.200 caratteri.
    • Gli Insights sono ancora limitati, ma i Reels offrono più strumenti di condivisione.

 

Reels è uno dei nuovi formati per i contenuti Instagram, che ti consente di condividere video di 15 secondi (e ora fino a 30 secondi), in stile TikTok, nell’apposito feed della sezione Esplora. Si tratta di una delle tante strategie di Facebook, proprietario di Instagram e WhatsApp, per implementare piattaforme o strumenti che “mancano all’appello” tra i social e servizi di chat già in suo possesso.

Stavolta, Instagram vuole competere con TikTok, che è particolarmente popolare tra la Gen Z  (la generazione che va dai nati nel 1997 ai teenager di oggi) come piattaforma di condivisione video, e che già nell’ottobre 2019 aveva largamente superato i 500 milioni di iscritti, con una platea globale che, oggi, dall’Asia attraversa l’Europa e raggiunge gli Stati Uniti.

Lanciati per la prima volta in Brasile alla fine del 2019, gli Instagram Reels sono ora disponibili su iOS e Android in oltre 50 Paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Giappone. Molti creator stanno sperimentando Reels, pur mantenendo la loro presenza su TikTok.

Tra i marchi che hanno già aderito ci sono Sephora (cosmetici), Walmart (catena statunitense di vendita al dettaglio) e Beardbrand (toeletta da uomo).

Reels vs TikTok

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Reels e Tik Tok, differenze e similitudini

TikTok è nato in Cina nel 2016 col nome di Douyin. Inizialmente era stato commercializzato anche col nome di “Musical.ly” nel 2014, quando Alex Zhu e Luyu Yan lo crearono a scopo educativo. Musical.ly era destinato agli adolescenti e comprendeva musica, video, suoni e voci da doppiare. Includeva anche Live.ly, piattaforma per lo streaming video. Nel 2017 l’azienda cinese ByteDance, sviluppatrice dell’aggregatore di notizie Toutiao, acquistò Musical.ly unendola a Tik Tok, e mantenendo quest’ultimo come nome commerciale.

Facebook non è riuscito ad acquisire la piattaforma, e ha quindi puntato su qualcosa di simile, i Reels, che grazie all’integrazione con Instagram hanno portato molti dei contenuti del Tik Tok occidentale (Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda) su questa piattaforma. Spesso, nei Reels si nota il marchio di TikTok, proprio perché molti dei contenuti dell’app sono stati “travasati” in Reels.

Reels VS Instagram Stories

I Reels e le Instagram Stories sono simili per formato (verticale, 16:9), ma hanno caratteristiche molto diverse. Per creare un Reel, è sufficiente accedere alle Stories e scorrere in basso fino alla voce “Reels”.

Chi è abituato alla pagina “Per te” di TikTok, su Instagram troverà un “punto di atterraggio” nella parte superiore della scheda Esplora. Basta toccare il primo Reel in alto per accedere all’intero feed Reels.

Con questa nuova aggiunta, Instagram ora presenta cinque formati diversi per i contenuti: post, Stories, Live, IGTV e Reels. In merito a Reels, alcuni utenti segnalano una maggiore copertura e coinvolgimento, anche quando condividono gli stessi contenuti usando altri formati su Instagram.

Reels pro e contro

Ma come funzionano, nel dettaglio, i Reels? Vediamo insieme alcuni pro e contro.

I PRO di Instagram Reels

  • Reels offre diversi strumenti di modifica con effetti AR (realtà aumentata), controlli di velocità e l’opzione per allineare più clip e ottenere transizioni più nitide.
  • I Reels possono essere condivisi su Esplora e dalle Stories. Quando carichi un Reel, puoi anche pubblicarlo nel tuo feed. Tutti i Reel appariranno in una sezione dedicata del tuo profilo, come accade per IGTV. Inoltre, garantiscono maggiori strumenti di condivisione
  • Se includi un audio originale (suoni registrati nel video), l’audio verrà attribuito a te e altri utenti potranno utilizzarlo per creare nuovi Reels.
  • Chi vuole utilizzare Reels nella strategia di marketing deve tener presente che, in genere, le nuove funzioni danno la priorità ai contenuti che veicolano, e questo vale anche per Instagram Reels.
  • Come per i post, puoi usare fino a 30 hashstag, e 2.200 caratteri.
  • Si tratta di uno strumento ottimo per il remarketing, perché aiuta la creazione di segmenti di pubblico in target.

I CONTRO di Instagram Reels

  • Tuttavia, non è ancora possibile programmare i propri Reels.
  • A differenza di TikTok, su Reels i video, possono durare fino a 30 secondi.
  • Proprio come le Stories a cui siamo abituati, spariscono dopo 24 ore se non li inserisci nel tuo feed, mentre su TikTok restano visibili nei profili e nei suggerimenti.
  • Su TikTok gli utenti possono “duettare” tra loro e caricare i brani direttamente nell’app, mentre su Reels queste funzioni non sono supportate.
  • Non puoi aggiungere collegamenti esterni o link “swipe”.
  • Attualmente, le uniche statistiche che puoi vedere sono Views, Mi piace e Commenti. Gli Insights di TikTok risultano molto più completi per il profilo e i singoli post.

Controversie

La storia di Reels e TikTok non è priva di numerose controversie. Il 2 luglio 2020, il gruppo di hacktivisti Anonymous ha denunciato la pericolosità dell’app:

Cancellate TikTok in questo stesso momento e se conoscete qualcuno che lo usa, spiegategli che non è nient’altro che un malware nelle mani del governo cinese, intento in una colossale operazione di sorveglianza di massa“.

Tanto che numerosi divieti in Europa, India e Stati Uniti hanno iniziato a diffondersi, per culminare il 6 agosto, quando Trump ha firmato due ordini esecutivi che vietano le “transazioni” statunitensi con TikTok e WeChat alla sua società madre, ByteDance, come annunciato da AP News. Sempre nell’agosto 2020, Facebook ha presentato ufficialmente Reels.

Il 17 agosto 2020, inoltre, Oracle è entrata nella corsa per acquisire TikTok, mentre lo stesso TikTok ha annunciato, come apparso anche su Reuters, che intende avviare un’azione legale per contestare il divieto degli ordini esecutivi USA.

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Reels è utile?

In sostanza, la nuova funzionalità di Instagram dovrebbe offrire un’alternativa a TikTok come, a suo tempo, avvenne per le Instagram Stories rispetto a Snapchat. Ma gli imprenditori continuano a chiedersi: “Vale la pena investire nei Reels per il piano di marketing? E in che misura?“.

Generalmente, quando una funzionalità è stata lanciata da poco offre maggiori prospettive di crescita, pur con tutte le limitazioni che Reels presenta ancora rispetto a TikTok. Inoltre, se hai un eCommerce e vuoi che gli utenti ti seguano in vario modo senza lasciare la piattaforma, concludendo l’acquisto prodotti, Reels potrebbe esserti utile per ampliare il potenziale pubblico. Anche molti influencer hanno già cominciato a usarlo con successo, quindi potrebbe entrare nella tua strategia in quest’ottica specifica.

Se sei in dubbio, l’unica soluzione è testarlo e confrontarlo con TikTok per individuare lo strumento migliore per te.

Mini è la parola chiave per i nuovi prodotti di Apple

  • Apple ha annunciato i suoi nuovi prodotti durante il suo evento iPhone 12.
  • C’era grande attesa e le novità non sono state solo nel formato. Ecco le principali.

 

Sono stati mesi molto impegnativi per Apple. Dopo il lancio di nuovi iPad e Watch, l’azienda ha presentato oggi la sua linea di iPhone 12, circa un mese più tardi del solito.

Ecco quindi tutto quello che Apple ha annunciato ieri.

HomePod Mini

Apple ha rivelato il tanto atteso HomePod mini che è una versione più piccola dell’HomePod. Davvero piccolo, alto solo 5 centimetri.

Secondo quanto illustrato, l’“audio computazionale” permette all’altoparlante di sintonizzarsi automaticamente su diversi tipi di musica per fornire prestazioni ottimali. Può riprodurre musica in stereo automaticamente (supponendo di acquistarne due) e, naturalmente, supporta anche Siri.

Costerà 99 dollari ed è disponibile nei colori bianco e grigio, con pre-ordini a partire dal 6 novembre e disponibilità a partire dal 16 novembre.

Nuovo iPhone 12

Oltre a cambiare la fotocamera, l’iPhone 12 rinfresca un po’ il design che era lo stesso più o meno dai tempi dell’iPhone X, allontanandosi dai bordi arrotondati e dal vetro che caratterizzavano i vecchi dispositivi per un nuovo design con bordi piatti – più simile all’iPad Pro e al nuovo iPad Air.

Il display fa un grande salto di qualità con un pannello OLED Super Retina XDR rispetto al vecchio LCD, e raddoppia sostanzialmente anche la risoluzione. Forse più interessante è il nuovo vetro “a scudo di ceramica” – sviluppato in collaborazione con Corning – che Apple sostiene essere il più grande salto di durata mai fatto su un iPhone.

I telefoni sono alimentati da un processore A14 Bionic, come nell’iPad Air, che secondo Apple è “il chip più veloce mai presente in uno smartphone”.

L’iPhone 12 è dotato di due fotocamere con lenti larghe e ultra larghe.

L’iPhone 12 partirà da 799 dollari ed è disponibile nei colori blu, verde, nero, bianco e rosso. Sarà pronto per il pre-ordine venerdì 16 ottobre, e diventerà disponibile il 23 ottobre.

L’iPhone 12 Mini

Mini è stata la parola chiave di ieri. Per la prima volta dall’iPhone 5S, Apple ha reso moderno un telefono di punta che può essere giustamente considerato “piccolo” per gli standard odierni.

Nonostante le dimensioni più piccole, mantiene essenzialmente le stesse specifiche dell’iPhone 12 – compreso il Super Retina Display.

L’iPhone 12 Mini partirà da 699 dollari con gli stessi colori dell’iPhone 12. I pre-ordini iniziano venerdì 6 novembre, e sarà disponibile a partire dal 13 dello stesso mese.

L’iPhone 12 Pro e Pro Max

L’iPhone 12 Pro e il Pro Max si basano sulle caratteristiche dei loro fratelli più economici. Sono dotati di un elegante telaio in acciaio inossidabile con una finitura più lucida rispetto al normale iPhone 12, e sono disponibili nei colori grafite, argento, oro e blu pacifico. Il 12 Pro passa da una diagonale di 5,8 pollici a 6,1 pollici, mentre il Pro Max passa da 6,5 a 6,7 pollici.

Saranno disponibili per il pre-ordine venerdì 16 ottobre, e saranno disponibili una settimana dopo, il 23 ottobre. Il prezzo parte da 999 e 1.099 dollari rispettivamente per il Pro e il Pro Max.

Il sistema di telecamere è la vera storia qui. La 12 Pro ha essenzialmente le stesse fotocamere del normale iPhone 12, più un teleobiettivo equivalente a 52 mm per i soggetti lontani. Un nuovo sensore LiDAR su entrambi i telefoni permette inoltre ai dispositivi di avere effetti di profondità e realtà aumentata più realistici grazie a stime accurate della distanza. Permette anche ritratti in modalità notturna e una veloce messa a fuoco automatica in condizioni di scarsa illuminazione.

Apple Pro RAW

Apple permetterà di catturare le foto in RAW mantenendo la piena elaborazione del chip A14.

Questo darà ai fotografi molta più di flessibilità e opportunità creative per la loro fotografia mobile.

Carbonio zero entro il 2030

Apple ha infine annunciato che prevede di avere un impatto netto di carbonio zero entro il 2030, un obiettivo aggressivo considerando la massiccia produzione di hardware dell’azienda. Apple afferma di essere riuscita a farlo utilizzando materiali riciclati di terre rare, materiali di migliore provenienza.

Nessun caricabatterie o EarPods nella scatola

Anche questa mossa punta all’impatto zero. Come preannunciato dall’evento per iPad del mese scorso, Apple non include più un caricabatterie nella scatola – e nemmeno gli EarPods. L’azienda afferma che i suoi cambiamenti cumulativi le consentiranno di risparmiare 2 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, con un impatto equivalente a quello di togliere 450.000 auto dalla strada ogni anno.

Il nuovo delivery della casa editrice Zanichelli consegna a casa perle di cultura italiana

  •  L’iniziativa di Zanichelli porta a casa di chi ha fame di cultura, gratuitamente e a domicilio.
  • Le cartoline delle etimologie di 21 parole per il lancio del nuovo vocabolario di lingua italiana Zingarelli 2021.

 

Il 2020 sarà ricordato per tante cose mai accadute prima, ma soprattutto per la capacità dell’essere umano di tirare fuori dal cilindro grandi idee. Forse ne avevamo un gran bisogno.

In un anno in cui le certezze non hanno più la stessa valenza del passato, c’è un’immenso potere strategico e culturale che si fa spazio.

Di conseguenza molti brand hanno dato forma a nuovi progetti per rimanere sulla cresta dell’onda e guadagnare nuove opportunità.

Come realizzare il lancio del nuovo vocabolario della lingua italiana Zingarelli 2021?

L’idea della casa editrice Zanichelli è stata quella di cavalcare l’ondata di delivery a cui il lockdown ci ha abituati ed utilizzarla per uno scopo culturale, ma anche etico.

Cibo per la mente Zanichelli

Il progetto Cibo per la mente di Zanichelli

Il progetto Cibo per la mente si propone di consegnare cultura a domicilio coinvolgendo sette città italiane, grazie all’ausilio di speciali postini Zanichelli.

Utilizza le dinamiche del food delivery per farne uno strumento di divulgazione della lingua italiana, attraverso le sue etimologie.

I postini Zanichelli consegneranno un milione di cartoline per raccontare 21 etimologie attraverso parole e illustrazioni del venezuelano Fernando Cobelo.

Fernando Cobelo ha curato anche le grafiche del dizionario in uscita il prossimo anno.

Zanichelli Ciboperlamente Zingarelli

Chi desidera ricevere a casa una cartolina potrà scegliere (tramite la piattaforma dedicata) tra diverse tipologie di menu-parole: tradizionale, per bambini, del giorno, d’autore, esotico, dello chef.

Zanichelli Cibo per la mente

Il servizio è totalmente gratuito e le cartoline raccontano le curiosità lessicali, che saranno anche uno dei focus del nuovo Zingarelli 2021, dove trovano spazio 400 parole che vantano etimologie particolarmente significative, indicate dal simbolo grafico di un alberello (alludendo alle radici della lingua). Insieme a queste deliziose etimologie Zanichelli offre 3 mesi di dizionari digitali gratis.

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La fame di cultura

Cibo per la mente stimolerà a giocare con le parole, stuzzicando l’appetito di cultura dei lettori. Quando si conosce l’etimologia di una parola, la si usa nel modo più adeguato e si impara ad amarla.

I postini si muoveranno in bici a Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma e Cagliari, secondo un calendario settimanale già definito per distribuire quante più cartoline possibili. Inoltre i corrieri in bicicletta fanno capo ad agenzie che tutelano e garantiscono il loro lavoro.

Se non vivete in una di queste città, potrete riceverle direttamente per posta, ordinandole online dal menu preferito: l’ordine sarà recapitato in packaging realizzato con materiale riciclato da Comieco, il Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi.

Il progetto è nato in tempo di lockdown, di consegne a domicilio e voglia di nuovi progetti” spiega il sito dell’iniziativa “Il nostro obiettivo è semplice: portare a casa di chi ha fame di cultura, gratuitamente e a domicilio, tantissime etimologie della lingua italiana sotto forma di cartoline illustrate”.

Le etimologie

In attesa del vocabolario della lingua italiana Zingarelli 2021, ecco alcune etimologie che potreste ricevere a casa.

L’etimologia della parola EGREGIO, per esempio, deriva dal latino ‘egregiu’= fuori dal gregge.

Tra i menù disponibili, troviamo quello dello Chef, ovvero “gli amanti dei sapori unici” con le parole più curiose, come la parola FORSE che a leggerne l’etimologia potremmo pensare di averne perso la vera accezione da decenni. Deriva infatti dal latino forsit, fors sit = “destino sia”.

forse Zanichelli etimologia

La parola NOSTALGIA, invece, rimane legata ancora alla sua etimologia, dal greco “dolore per il ritorno”.

Zanichelli