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  • Le Tech Company proclamano il loro impegno contro il cambiamento climatico, ma non è abbastanza

    Il primo passo per combattere il climate change è ancora riconoscerlo e sensibilizzare l'opinione pubblica e i governi

    15 Marzo 2019

    Il cambiamento climatico è una bufala? A giudicare dalle manifestazioni che oggi scenderanno in piazza in tutto il mondo si direbbe di no. 123 Paesi e 2052 città nel mondo aderiscono oggi a “FridaysForFuture”, lo sciopero degli studenti contro i cambiamenti climatici, che in Francia e in Italia prevede il maggior numero di raduni. Un movimento diventato globale, sulla scia dell’esempio dell’attivista svedese Greta Thunberg, la sedicenne che in pochi mesi è riuscita a riportare l’attenzione su temi così importanti per il pianeta e per l’umanità Eppure sembra che i tre maggiori colossi del mondo IT, Google, Facebook e Microsoft, abbiano mostrato ultimamente qualche segno di incoerenza nei confronti delle loro stesse dichiarazioni sul riscaldamento globale. In che modo? Torniamo alla genesi di questa storia. Google, Facebook e Microsoft hanno riconosciuto sì pubblicamente la gravità del cambiamento climatico dovuto alle attività umane, ma qualche mese fa hanno sponsorizzato una conferenza a supporto della negazione del cambiamento climatico. LEGGI ANCHE: 5 esempi di tecnologie che ci aiutano a combattere sprechi e cambiamento climatico

    Credits: Depositphotos #43075139

    La conferenza che nega il cambiamento climatico

    “Più anidride carbonica aiuterà tutti, comprese le future generazioni delle nostre famiglie”: era questo il cavallo di battaglia che circolava in un opuscolo di questo evento. Tutte e tre le società tecnologiche erano infatti sponsor di LibertyCon , la convention annuale del gruppo libertario Students for Liberty, che si è svolta a Washington DC. Google sarebbe stato sponsor di platino, versando 25.000 dollari, mentre Facebook e Microsoft avrebbero contribuito ciascuno con 10.000 dollari come sponsor d’oro. L’entità delle donazioni avrebbe posto così le aziende tecnologiche nella fascia più alta dei sostenitori dell’evento. Non solo: il fatto di partecipare come sponsor ha permesso di associare i tre colossi tecnologici ad altre aziende partner dell’evento, tra cui tre gruppi noti per gli attacchi alla scienza del cambiamento climatico, che hanno cercato di minare gli sforzi per ridurre le emissioni di carbonio. cambiamenti clima

    Chi ha detto che il cambiamento climatico non esiste?

    La convention è stata popolata da gruppi alquanto singolari, accaniti sostenitori della bontà della diffusione dei gas serra nell’atmosfera (in barba agli studi scientifici e all’impegno globale per la salvaguardia del Pianeta), tanto da finire anche nel mirino del deputato americano Alexandria Ocasio-Cortez. Tra i più noti relatori della conferenza, la Coalizione di CO2, un gruppo fondato nel 2015 per diffondere la “buona notizia” sulla diffusione di un gas serra il cui aumento nell’atmosfera provocherebbe effetti catastrofici. Dietro alla coalizione ci sarebbero solidi finanziamenti da parte di fondazioni conservatrici come la Mercer Family Foundation, assidua donatrice dei think tank di destra impegnati nel negazionismo sui cambiamenti climatici. Le tesi portate in auge dalla Coalizione di CO2 rivendicavano il (presunto) aiuto nello sviluppo umano apportato dalla diffusione di diossido di carbonio nell’atmosfera. Secondo quanto sostenuto dagli opuscoli distribuiti in sala, “il recente aumento dei livelli di CO2 ha avuto un effetto misurabile e positivo sulla vita delle piante”, una tesi legata al fatto che il gas serra fa crescere le piante più velocemente. Peccato che la Coalizione abbia dimenticato di dire che sì, il gas serra potrebbe di fatto essere un acceleratore della fotosintesi, ma potrebbe influire molto negativamente sulla degradazione delle piante morte al suolo, per non parlare dell’accumulo di carbonio nel sottosuolo. Se è vero che l’effetto serra fa bene alle piante, non è detto che sia una manna dal cielo per l’intero ecosistema.
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    Ma la Coalizione di CO2 non è stata l’unica protagonista a sostegno del negazionismo climatico. Tra le voci inserite in questo coro, anche l’Heartland Institute, gold sponsor dell’evento. Presente come sponsor anche la Heritage Foundation, che ha spinto l’amministrazione Trump a ritirarsi dagli accordi sul clima di Parigi e ha sostenuto (e sostiene) che il climate change sia un “mito”. LEGGI ANCHE: Questa startup usa l’Intelligenza Artificiale per difenderci dal climate change Altra tesi assai singolare sostenuta durante la convention è quella di Caleb Rossiter, un professore di statistica in pensione e membro della coalizione, che ha spiegato agli studenti presenti in sala che l’impatto dei cambiamenti climatici sugli schemi meteorologici è stato decisamente sovradimensionato dagli scienziati. “Non c’è stato alcun aumento di tempeste, intensità o frequenza”, ha detto Rossiter. “I dati non mostrano una tendenza preoccupante”. Per Rossiter il biossido di carbonio è un fertilizzante, che ha restituito la prosperità alla Foresta Amazzonica, permettendo alle popolazioni locali di sfamarsi. E ancora: il biossido “migliora le condizioni di vita”, perché i paesi poveri che iniziano a bruciare combustibili fossili hanno un’alimentazione più coerente e possono quindi ripulire la loro acqua. “Sono felice quando il biossido di carbonio è in aumento, perché significa che la povertà è in calo”, ha dichiarato. “Vengo non per seppellire il tuo carbonio ma per lodarlo”, ha detto in chiusura del suo intervento. cambiamento clima

    Cosa hanno dichiarato i giganti del Tech?

    La presenza di tre grandi colossi della tecnologia a convention di stampo libertario non è, di per sé, un fatto strano o insolito. Questo perché, se da una parte i Governi di tutto il mondo (o quasi) si muovono verso una legislazione sempre più rigida su social e tutela della privacy, i libertari rappresentano alleati naturali alla lotta contro la regolamentazione. Certo, da qui a sponsorizzare una convention negazionista nei confronti del cambiamento climatico la strada è lunga e suona ancora più strano considerando che tutti e tre i gruppi hanno dichiarato, in passato, di impegnarsi a favore della lotta contro i gas serra nell’atmosfera. Fino a poco tempo fa, per Microsoft il taglio delle emissioni di anidride carbonica del 75% entro il 2030 era una priorità. Google ha lanciato un impegno per un futuro a “zero carbonio“, lanciandosi nell’impiego di fonti rinnovabili per l’alimentazione dell’azienda. Zuckerberg ha espresso posizioni pubbliche di dissenso nei confronti dell’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima. Eppure, li ritroviamo tutti e tre ad una convention negazionista. Cos’hanno dichiarato a seguito della loro presenza come sponsor? Un portavoce di Facebook ha affermato: “a volte supportiamo eventi che evidenziano problemi di Internet e dei social media”. Per un portavoce di Google “Ogni anno sponsorizziamo organizzazioni di tutto lo spettro politico per promuovere leggi tecnologiche forti. Come chiarito nel nostro rapporto sulla trasparenza delle politiche pubbliche, la sponsorizzazione o la collaborazione di Google con un’organizzazione di terze parti non significa che approviamo l’intero programma dell’organizzazione o concordiamo con altri oratori o sponsor”. Infine, per Microsoft “Il nostro impegno per la sostenibilità non è alterato o influenzato dalla nostra appartenenza o sponsorizzazione di un’organizzazione. Lavoriamo con molti gruppi su questioni relative alla politica tecnologica e non ci aspettiamo né prevediamo che l’agenda di qualsiasi organizzazione si allineerà alla nostra in tutte le aree politiche”. LEGGI ANCHE: Bill Gates e l’UE annunciano un fondo da 100 milioni per combattere i cambiamenti climatici

    Cosa sta accadendo oggi

    Mentre Google, Facebook e Microsoft liquidavano questa sponsorship come un interesse verso alcuni dei contenuti della convention, la comunità scientifica continua a sottolineare che il cambiamento climatico rappresenta una delle massime sfide da fronteggiare nell’era moderna. Ci sono migliaia di pubblicazioni sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali che parlano delle conseguenze del cambiamento climatico, che vengono raccolti ogni 6 anni dalle migliaia di pagine dei volumi dell’Intergovermental Panel on Climate Change (IPCC), il comitato ONU sul clima. Nel volume vengono analizzati gli impatti del cambiamento del clima sui mari, sull’economia, sulla popolazione, sull’alimentazione. Ad oggi, ciò che è stato accertato dagli esperti è che il cambiamento climatico esiste e, nostro malgrado, siamo noi i massimi responsabili. Eventi climatici estremi, come alluvioni e siccità, sono sempre più all’ordine del giorno e su scala globale. A detta dell’IPCC, dall’inizio della rivoluzione industriale, la concentrazione atmosferica dell’anidride carbonica è aumentata del 40% a causa del massiccio uso di combustibili fossili delle attività umane, la concentrazione del gas metano è cresciuta del 150% e la concentrazione del protossido di azoto è cresciuta del 20%. Cosa dobbiamo fare? Il primo passo per risolvere un problema è sicuramente quello di riconoscerlo e sensibilizzare persone e governi su una questione che prima di noi stessi riguarderà i nostri figli. Per questo oggi insieme alle scuole, ai ragazzi e ai cosiddetti innovatori del futuro, scendiamo virtualmente in piazza anche noi: quello del cambiamento climatico è un problema che riguarda ogni singola persona nel mondo e in gioco c’è il nostro futuro.