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impresa significante

Chi ha un perché può fronteggiare ogni come: l’impresa significante

La crisi che sta investendo le imprese italiane (e non solo) non fa che aggiungersi alla crisi (finanziaria prima ed economica poi) che, a partire dal 2008, ha accelerato un’evoluzione già in atto nel contesto competitivo.

Infatti, già prima dell’avvento della crisi, le imprese italiane si trovavano ad affrontare importanti sfide strategiche, imposte dall’emersione di alcuni trend.

Tra questi, di particolare impatto sono stati senza dubbio quelli politico-economici, come la globalizzazione dei mercati di produzione e di sbocco che aumenta l’intensità della competizione internazionale comportando, tra l’altro, una progressiva trasformazione dei prodotti in commodities con una conseguente erosione dei margini.

In secondo luogo, quelli socio-culturali, tra i quali il cambiamento del comportamento del consumatore medio che, oltre al prezzo e alle funzioni del prodotto, è sempre più attento anche ai contenuti immateriali quali la creatività, il design e la sostenibilità, ricercando significati ed esperienze nuove.

Vanno considerati, infine, i trend tecnologici, in particolare l’avvento della quarta rivoluzione industriale che, tra gli altri effetti, porta a ridurre il ciclo di vita dei prodotti ma anche delle economie di scala, permettendo o imponendo la riconfigurazione di prodotti, processi e modelli di business.

La dimensione simbolica del prodotto

Studiosi ed esperti concordano nel ritenere che l’innovazione sia ormai l’unica strategia perseguibile dalle imprese italiane per rispondere alla sfida portata dai concorrenti operanti nelle economie emergenti e, più in generale, per uscire dalle molteplici crisi che le hanno investite.

Alcuni sostengono, poi, l’esigenza di affiancare all’innovazione tecnologica, volta a modificare le funzioni del prodotto per soddisfare i bisogni espliciti del cliente, l’innovazione culturale, volta a modificarne i significati per soddisfare anche i bisogni latenti del cliente.

Per quanto, infatti, non tutti si rendano ancora conto della fondamentale importanza di questo tipo di innovazione, è evidente a qualunque osservatore attento che sempre più le persone comprano i prodotti non solo e non tanto per le loro performance funzionali, ma anche per i messaggi che incorporano: e ciò vale anche per le imprese B2B.

I prodotti hanno, infatti, una doppia natura: la dimensione utilitaristica, che ha a che fare con la funzionalità, le prestazioni, l’usabilità, l’affidabilità e il prezzo, e la dimensione simbolica, ugualmente importante, che riguarda i significati, i messaggi, il design, le emozioni e lo status.

Se il produttore è consapevole di vendere simboli oltre che “utensili”, può avere una visione più completa del prodotto capendo non solo come l’oggetto proposto possa soddisfare determinati bisogni pratici, ma anche come esso possa veicolare significati a livello culturale.

Proprio per questo, è necessario affiancare all’innovazione culturale del prodotto l’innovazione culturale della strategia aziendale: come l’impresa agisce.

modello di business l'impresa significante

Il Tetraedro del Valore, modello teorico che rappresenta l’interezza di un’impresa e le relazioni tra i suoi diversi piani, dal più astratto al più concreto. «La missione aziendale è l’identità profonda e immutabile dell’impresa, l’obiettivo complessivo della sua strategia, e rappresenta quindi lo scopo che informa il modello di business» (Hamel, 2001)

Accanto all’innovazione di prodotto (e processo), assume quindi sempre più importanza l’innovazione strategica, che si concretizza nella riconfigurazione della value chain e del value system, per creare un nuovo spazio di mercato. In esso, resa irrilevante la concorrenza, si genera un incremento di valore tanto per l’impresa quanto per il cliente.

L’obiettivo non è giocare meglio degli altri, bensì cambiare le regole del gioco, gestendo il paradosso tra maggior valore e costo minore.

Se l’innovazione tecnologica, in primis quella digitale, crea opportunità e necessità evidenti per l’innovazione strategica, altrettanto vale per l’innovazione culturale.

I nuovi significati attribuiti ai prodotti (es. prodotti sostenibili) devono essere trasferiti anche a tutti gli altri elementi del modello di business (es. processi sostenibili, risorse rigenerabili, ecc.) per non perdere coerenza strategica. Le aziende italiane tipicamente si concentrano sul prodotto, ma il vero prodotto dell’imprenditore è l’azienda stessa, che per prima deve essere investita da un processo di innovazione strategica.

L’innovazione culturale del prodotto e della strategia non può prescindere dalla precisa (ri)definizione dell’identità aziendale attraverso la formalizzazione di una chiara missione, dei paradossi strategici sottostanti (ne parleremo più diffusamente in uno dei prossimi articoli) e di una altrettanto chiara visione: il perché dell’impresa stessa.

La missione, infatti, definisce il carattere duraturo di un’organizzazione, l’identità profonda che trascende i cicli di vita dei mercati o dei prodotti, la dirompenza tecnologica e i leader individuali. Il più grande contributo di coloro che hanno fondato e cresciuto imprese di successo duraturo è stato proprio la definizione della missione.

I leader muoiono, i prodotti diventano obsoleti, i mercati cambiano, le nuove tecnologie emergono senza soluzione di continuità, le mode del management vanno e vengono, ma la missione si rafforza nelle grandi imprese come una sorta di guida ispiratrice e antifragile.

l'impresa significante

I significati strategici del livello della missione; ogni impresa deve saper rispondere alle quattro domande fondamentali per poter definire con precisione la propria missione.

L’impresa significante

Quanto più le imprese italiane cercheranno di dare vita a un modello imprenditoriale che si interroghi e ponga al centro proprio la definizione della missione, dei paradossi strategici e della visione aziendale, imparando a integrare nelle proprie strategie un orizzonte culturale a lungo termine, tanto più si avvicineranno al concetto di “impresa significante”.

Per chiarirlo si può partire dalla definizione del suo contrario, l’impresa ‘insignificante’. L’impresa “insignificante” crea poco valore per i clienti e la società.

Proprio perché il valore creato è ridotto, tale impresa si concentra sulle modalità più efficaci per appropriarsi della sua fetta maggiore, vittima di una prospettiva limitata e limitante secondo cui il problema è la divisione del valore. Si alimenta così un circolo vizioso che porta a creare ancora meno valore per i clienti e la società.

Per contro, l’impresa “significante” crea molto valore per i clienti e la società. Proprio per questo non è schiava dell’ansia dell’appropriazione e si concentra invece sulle modalità più efficaci per distribuirne la parte più rilevante, nella convinzione che la vera soluzione sia moltiplicare il valore attraverso la condivisione.

Si alimenta, così, un circolo virtuoso che porta a creare ancora più valore per i clienti e la società. In questo senso, l’impresa significante è tale in quanto creatrice di nuovi posti di lavoro legati all’esclusività del territorio, ma anche di nuovi concetti ispirati dalla varietà del territorio e veicolati ai clienti e alla società attraverso i suoi prodotti, processi e modalità di relazione.

In questo senso, il termine “significante” identifica un’impresa ricca di significato per tutti gli stakeholder che incrociano il suo percorso, espressione di un portato culturale e innovativo unico che la distanzia e la favorisce rispetto a qualunque competitor.

quiz e sondaggi online

Come costruire sondaggi e quiz ad alto tasso di conversione

Quiz e sondaggi sono due strumenti di analisi molto utilizzati dai marketer. La costruzione può sembrare molto semplice e in effetti lo è, ma è facile cadere in piccoli errori che possono pregiudicare il risultato dell’operazione.

I sondaggi servono a raccogliere delle informazioni, che siano d’opinione, di valutazione o per comprendere le azioni di acquisto delle persone l’importante è che la struttura base domanda\risposta risulti chiara per i partecipanti.

Gli scopi più popolari sono:

  • studiare l’opinione pubblica;
  • indagare sulle opinioni;
  • realizzare ricerche di mercato;
  • conoscere le preferenze;
  • studiare le aspettative dei consumatori.

Vedremo oggi dei consigli per costruirli al meglio, prendendo spunto dalla metodologia della ricerca sociale.

Qual è la differenza tra un quiz e un sondaggio

Entrambi condividono lo schema domanda/risposta, ma ciò che cambia è il risultato finale.

Un sondaggio è composto da una o più domande, poste a voce, in forma scritta o digitale, a cui l’utente viene richiesto di rispondere in base al proprio pensiero e\o esperienza. Non esistono delle risposte esatte o dei risultati finali.

Invece, in un quiz l’utente ha un riscontro conclusivo e ogni risposta viene associata a un profilo o un punteggio. Prendiamo in esame due casi. Un quiz attitudinale richiede all’utente di indicare la risposta esatta al quesito posto mentre in un test di personalità ogni risposta è associata a un profilo che verrà mostrato come risultato a fine quiz.

Come costruire un questionario perfetto

Come dicevamo nell’incipit, scrivere delle domande è semplice. Però, affinché i quesiti siano comprensibili anche per chi li legge e deve rispondere, ci vuole un po’ di pratica.

Nel caso di questionari costruiti male, il rischio è di ricevere risposte poco attendibili e quindi invalide.

Dobbiamo prestare attenzione alla brevità e non ambiguità delle singole domande. Ciò significa che la domanda deve:

  • essere breve;
  • non contenere troppe premesse o specificazioni;
  • non contenere delle doppie negazioni;
  • suggerire la risposta;
  • unire due ipotesi in una sola domanda;
  • utilizzare un linguaggio troppo tecnico o sconosciuto al nostro pubblico.

Per fare un esempio pratico, è sconsigliata una domanda del tipo “Lei è d’accordo che non si può proibire il consumo di alcool in discoteca?” ma è invece meglio costruirla con una definizione equivalente, però positiva, come “Lei è d’accordo che si può permettere il consumo di alcool in discoteca?“.

Dobbiamo poi evitare di inserire più domande in un unica frase perché le risposte potrebbero essere valide per tutte o per una sola. Anche in questo caso è meglio fare un esempio.

Nella domanda “Non si possono accogliere tutti gli emigranti perché portano via il lavoro e tra loro possono essere dei delinquenti: sei d’accordo o contrario?“, in questo caso la domanda non è specifica. Chi risponde in modo affermativa può essere d’accordo che ci portano via il lavoro, ma non che ci siano delinquenti e viceversa.

Oltre alle domande, dobbiamo porre attenzione alla costruzione delle risposte. In alcuni casi il classico modello “Si, no, forse, altro” non è particolarmente efficace. Esempio:

Pinterest introduce le ADV in piattaforma: le attiverai?“. Con le classiche risposte non possiamo capire esattamente se chi risponde NO è perché non ha un budget adesso oppure perché non ha neanche un cliente con un profilo su Pinterest.

In questo caso, delle risposte più indicate sono:

  • Si, sembra molto interessante;
  • Si, ma non adesso;
  • No, non è utile per me;
  • No, non ho le risorse necessarie;
  • Altro.

Questi principi sono indicati anche in un quiz. In questo caso, le risposte devono essere precise e non ambigue. Possiamo anche aiutare l’utente con delle risorse multimediali come immagini e video, quando il testo può far immaginare più concetti.

Queste regole servono anche per chi vuole costruire dei sondaggi e dei quiz online, che ormai sono molto più utilizzati e frequenti rispetto a quelli cartacei perché permettono una raccolta dei dati più veloce, una profilazione dell’utente avanzata e i risultati sono subito analizzabili.

Perché gli utenti partecipano a sondaggi e quiz online

Compreso come fare un sondaggio o un quiz perfetto, dobbiamo trovare una motivazione per cui gli utenti debbano partecipare. Infatti, se stiamo realizzando questa operazione per fare lead generation, gli utenti dovranno compilare un form inserendo alcuni loro dati come nome, cognome, email, e altri dati.

In questo caso, dobbiamo sempre fornire un valido perché per fare in modo che aumentare il nostro conversion rate. In questo caso, la conversione è il completamento del form di partecipazione e dobbiamo fare in modo che chi visita la pagina web del quiz o sondaggio abbia voglia di prenderne parte.

Innanzitutto, deve essere chiaro in che modo verranno trattati i dati dei partecipanti, sia da un punto di vista legale (per via della normativa europea GDPR che implica l’accettazione della privacy policy) ma anche per far comprendere agli utenti che siamo dei professionisti e possono fidarsi di noi. In questo caso, è importante affidarsi a dei tools che tengano conto anche di questo aspetto.

Scrivere una descrizione in cui spieghiamo come e perché stiamo effettuando l’iniziativa, può far sentire il partecipante parte di un progetto più grande. Maggiormente quest’ultimo è percepito come importante, più le persone vorranno farne parte.

Infine, un ulteriore incentivo può essere dato dalla promessa di poter vincere un premio, come avviene negli Instant Quiz o negli Instant Poll. Quando si realizza un’iniziativa del genere, l’utente, spinto da una ricompensa finale, è più soddisfatto quando lascia il suoi dati. Solo dopo aver partecipato al sondaggio o aver risposto correttamente al quiz potrà tentare la sorte per aggiudicarsi i premi.

instant poll di accademia del profumo (1)

Un case study molto interessante è quello di Accademia del Profumo, un’iniziativa creata da Cosmetica Italia che ogni anno fa scegliere ai consumatori il miglior profumo dell’anno. In cambio della votazione, gli utenti possono provare a vincere le fragranze femminili e maschili indicate all’interno del sondaggio.

sfide in ufficio per il 2021

Le sfide più ardue per il settore HR nei prossimi mesi

La pandemia ha imposto un’accelerazione forzata e, in parte, disorganizzata verso la trasformazione digitale; contesto che ha portato le direzioni HR ad assumere un ruolo fondamentale all’interno delle imprese.

Le HR stanno oggi affrontando numerose sfide, tra le quali:

  • riqualificazione del personale interno al fine di riallinearlo alle nuove metodologie di lavoro agile, mappatura delle competenze del personale attraverso processi di upskilling e reskilling;
  • riorganizzazione del lavoro agile;
  • creazione di una nuova employee experience;
  • ingaggio della generazion Z.

Il processo di inserimento di nuove figure in azienda passa dal rinnovamento delle risorse già esistenti e deve essere pianificato attentamente, soprattutto in una situazione economica sfavorevole come quella che stiamo vivendo.

Covid-19: lo scenario occupazionale

Lo scenario lavorativo attuale è incerto, il tasso di disoccupazione è in aumento, il ricorso agli ammortizzatori sociali è sempre più alto, situazione che potrebbe anche inasprirsi qualora il Governo decidesse di eliminare il cosiddetto blocco dei licenziamenti.

In Italia

Secondo quanto rileva l’Istat, a dicembre 2020 gli occupati sono diminuiti di 101.000 unità: 99.000 sono donne e appena 2.000 uomini.

Nei dodici mesi, il saldo è negativo per 444.000 unità (-1,9%) ed è composto da 312.000 donne e 132.000 uomini. Il tasso di disoccupazione è salito al 9,0% (+0,2 punti) a dicembre.

La diminuzione dell’occupazione (-0,4% rispetto a novembre) coinvolge, oltre alle donne, i dipendenti e autonomi e caratterizza tutte le classi d’età, con l’unica eccezione degli ultracinquantenni che mostrano una crescita. I lavoratori autonomi sono diminuiti il mese scorso di 79.000 unità (80%), i dipendenti di 23.000 unità.

Nell’arco dell’anno, gli indipendenti sono scesi di 209.000 unità. Tra i lavoratori dipendenti, a pagare il conto sono solo i lavoratori a termine che scendono di 393.000 unita, a fronte di un aumento di 158.000 unità di quelli permanenti grazie al blocco dei licenziamenti. Quasi un giovane su tre è disoccupato.

In USA

Il New York Times prevede che la disoccupazione negli Stati Uniti si attesterà intorno al 13%, il tasso di disoccupazione più alto dalla Grande Depressione. Inoltre, circa 6,6 milioni di americani hanno presentato domanda di disoccupazione da marzo 2021, il peggior dato dal 1982.

Ripartire non sarà facile né per le aziende né per i lavoratori.

Diverse sono le sfide che il settore HR dovrà affrontare per uscire da questo epocale momento di difficoltà.

È per questo che le HR devono iniziare a pianificare strategicamente i passi da seguire per riqualificare il personale dipendente puntando su reskilling e upskilling.

Sfida 1: Reskilling e Upskilling del personale

Definzioni

Reskilling indica lo sviluppo di abilità significativamente differenti per far sì che una persona sia in grado di ricoprire un ruolo diverso. Ad esempio, riqualificare un ex cassiere affinché diventi un personal shopper.

Upskilling indica lo sviluppo di competenze aggiuntive che aiutano a rendere una persona più efficace e qualificata nel suo ruolo attuale. Ad esempio, uno sviluppatore di software che apprende un nuovo linguaggio di codifica.

È importante capire da dove proviene la necessità di migliorare le competenze e di riqualificarle nonché capire come avviene questo processo.

Attraverso corretti percorsi di upskilling e reskilling, i dipendenti acquisiranno maggiori conoscenze e si abitueranno a interagire in modo più veloce ai cambiamenti che il mercato richiede, dando un contributo attivo e proattivo all’azienda.

Per esempio, in una situazione di blocco dei licenziamenti e con le assunzioni congelate, le HR potrebbero riqualificare le risorse presenti, anche attraverso percorsi di coaching tra pari (coaching peer-to-peer) o, in alternativa, riassegnare le persone  in base alle esigenze dell’azienda. Le HR sono il driver primario di questi cambiamenti, ridefinendo le competenze, potranno trovare i talenti internamente senza doverli cercare all’esterno.

Le organizzazioni, per sopravvivere a questi momenti difficili, devono puntare su una forza lavoro flessibile, agile, reattiva e pronta a apprendere nuove competenze.

Il processo di reskilling e upskilling, per essere efficace ed efficiente, deve rispettare alcuni presupposti:

  1. liberare tempo. In situazioni lavorative come quella che stiamo vivendo è importante che le risorse siano reattive al fine di assumere ruoli lavorativi diversi in poco tempo. Per ottenere ciò, occorre accelerare i processi di apprendimento, accorciando i tempi di apprendimento stesso così che le risorse arrivino velocemente a ricoprire il nuovo ruolo per cui sono stati identificati.
  2. condividere idee. Ora che le aziende hanno meno personale, l’apprendimento collaborativo diventa sempre più importante. La condivisione della conoscenza, diretta e indiretta è fondamentale in un momento storico in cui le risorse sono delocalizzate, altre non più operative o in aspettativa.  Gli ambienti di apprendimento collaborativo consentono il miglioramento delle competenze e la riqualificazione in modo semplice e intuitivo, consentendo ai colleghi di formarsi a vicenda.
  3. favorire l’apprendimento mobile: l’apprendimento remoto (DDI) non è solo riservato agli studenti di ogni genere e grado, ma vale anche per chi lavora. Smartphone e tablet svolgono un ruolo cruciale nell’eLearning on the job, soprattutto per tutti coloro che lavorano a distanza, attraverso percorsi di micro apprendimento.

 

Sfida 2: Lavoro Agile e riorganizzazione delle HR

L’HR manager dovrà continuare a potenziare il lavoro agile all’interno delle organizzazioni, puntando sempre di più sullo Smart Working in modo strutturato.

Lo Smart Working sarà, anche per il 2021 (e per gli anni a seguire), una delle forme contrattuali che le aziende utilizzeranno con più frequenza, non solo per la contingente situazione pandemica che impone ancora il distanziamento sociale, ma anche per i vantaggi che lo SW porta con sé.

Le HR devono lavorare per cambiare la cultura aziendale, eliminando le forti resistenze al cambiamento da parte di manager e imprenditori riorganizzando completamente le metodologie di lavoro.

La riorganizzazione sarà una delle sfide più importanti per il 2021 che comporterà, da parte delle aziende, uno sforzo in termini di investimento, produttività e obiettivi.

LEGGI ANCHE: Benefici (e svantaggi) di smart working e remote working per le mamme e i papà

Sfida 3: Creazione di una nuova employee experience

Questa sfida è strettamente correlata alla sfida 1.

Le HR dovranno continuare a consolidare la employee experience su una forza lavoro delocalizzata, rivendendo tutti i processi di onboardinig, retention, valutazione delle competenze, processi di talent management e revisionare anche il piano dei benefit.

Dovranno puntare sull’engagement dei dipendenti, quel forte legame tra azienda e lavoratore che crea un ambiente di condivisione di valori, obiettivi e della vision aziendale.

In un clima così difficile come quello che stiamo vivendo, lavorare sull’engagement consente di creare un ambiente di lavoro in cui sicurezza psicologica e fiducia diventano i driver principali.

Le Risorse Umane dovranno quindi lavorare per creare un luogo di lavoro che curi la crescita professionale e l’employability delle persone, in un’ottica di lungo periodo.

Per agevolare questo processo, in uno scenario lavorativo ibrido, occorrerà introdurre strumenti scientifici, basati sul real time che consentano di valutare velocemente lo stato dell’engagement delle persone.

Sfida 4: Ingaggiare le Generazione Z

Tra le sfide che le HR dovranno affrontare, troviamo anche il tema generazionale.

Oggi nelle organizzazioni coesistono circa 4/5 generazioni che lavorano insieme, ma che sono formalmente molto diverse sia culturalmente che nella modalità di svolgimento del lavoro.

La Gen Z è quella che oggi si sta facendo largo all’interno del mondo del lavoro, generazione che ha una sua precisa scala di valori, priorità e motivazioni.

Le HR dovranno quindi adattare e aggiornare i percorsi di carriera, le policy e i benefit per motivare, coinvolgere ed ingaggiare questi nuovi “colleghi”.

Sfida 5: Promuovere la diversity

Il 2020 è stato l’anno che ha segnato l’accentuarsi  anche del gender gap. Molte madri lavoratrici hanno dovuto rinunciare al lavoro per prendersi cura dei figli durante il lockdown.

Il gender gap è ancora troppo elevato e gli strumenti normativi atti a conciliare al meglio vita e lavoro sono risultati fallimentari durante il periodo covid.

Le donne della cosiddetta “generazione sandwich” sono schiacciate tra la cura dei figli e/o dei genitori e il lavoro, il tutto condito con una buona dose di mancanza di condivisione delle responsabilità in famiglia e di un substrato normativo corretto.

Le HR dovranno cercare di assottigliare questo divario, recuperare terreno agevolando l’occupazione femminile anche e soprattutto nei ruoli di leadership.

Sfida 6: Corporate responsability e sostenibilità

Nel panorama attuale i dipendenti preferiscono lavorare in un’impresa che sa conciliare obiettivi di business con obiettivi sociali e ambientali, in un’ottica di sostenibilità futura.

Molti desiderano essere attori attivi nelle decisioni aziendali, al fine di contribuire al miglioramento dell’impatto ambientale, economico e sociale: sfida ardua per le HR.

Non è infatti semplice coinvolgere la forza lavoro su tematiche decisionali e sociali, occorre una strategia di business condivisa con tutti gli stakeholder aziendali per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e responsabilità.

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Sfida 7: Più HR specialist

Tra i trend del 2021 va inserito anche l’aumento di professionisti HR specializzati e verticalizzati in particolare:

  • in hr analytics;
  • esperti in employer branding;
  • professionisti in talent acquisition ed engagement;
  • esperti in big data e AI;
  • focalizzati sul change management.

Grazie a queste figure specializzate e a conoscenze fondamentali come la mappa e il gap delle competenze aziendali, il dipartimento HR assumerà un ruolo sempre più importante nelle strategie aziendali.

Il futuro delle HR

Le sfide identificate sono pesantemente influenzate dalla situazione pandemica in atto, che ha cambiato le abitudini di vita e di lavoro delle persone.

Sono cambiate anche le strategie aziendali, che si sono focalizzate su una nuova organizzazione delle persone e verso una modalità di lavoro sempre più digital.

Ridisegnare i processi aziendali e, al tempo stesso, rassicurare le persone accompagnandole verso un nuovo modo di lavorare non è una sfida semplice.

Le organizzazioni dovranno inevitabilmente sostenere dei costi per potersi adeguare a questa trasformazione obbligata.

Le HR sono diventate il vero e proprio driver dell’innovazione, della digitalizzazione e del cambiamento.

Nel grande dibattito che vede di fronte HR e Digital Transformation emergono aspetti sempre più legati a nuovi modelli di leadership, al benessere delle persone e al clima aziendale. La Direzione HR non ha solo l’importante compito di guidare la transizione dalle pratiche di gestione tradizionali a quelle più innovative e digitali, ma anche quello più generale di costruire un nuovo rapporto tra persona e organizzazione abilitato dalle nuove tecnologie.

tiktok 2021

TikTok introduce nuovi strumenti di lead generation

Quando le aziende scelgono TikTok, sanno che tramite la piattaforma potranno comunicare in maniera inedita e originale con il proprio target, diventando parte integrante della community. Inoltre, grazie ai formati video immersivi, a tutto schermo, sound-on e di breve durata, riescono a catturare l’attenzione delle proprie audience, e al contempo far crescere la base clienti e aumentare l’impatto sui ricavi.

First-party

Uno scenario che oggi si arricchisce con la lead generation, la soluzione first-party di TikTok che aiuta le aziende a raggiungere i clienti e promuovere la conversione in modo semplice. In pochi, semplici tocchi, ora sarà possibile comunicare prodotti e servizi in modo più accattivante e interessante.

La lead generation sarà un aiuto concreto per le aziende di qualsiasi dimensione a creare interazioni per raggiungere i prospect e convertirli in potenziali clienti. Ad esempio, per gli utenti sarà possibile compilare con maggiore facilità eventuali form e fornire le proprie informazioni (come nome, e-mail o telefono), segnalando così il proprio interesse per quel particolare prodotto o servizio.

LEGGI ANCHE: Spotify lancia Paid Subscriptions, piattaforma su abbonamento per podcaster

Per rendere ancora più efficiente l’esperienza, inoltre, le informazioni di base che gli utenti già forniscono in fase di iscrizione alla piattaforma potranno essere inserite automaticamente. La lead generation di TikTok consente inoltre di creare messaggi completamente personalizzabili. Le lead possono essere scaricate manualmente o, se integrate con un CRM aziendale, attivate immediatamente. In questo modo, le informazioni degli utenti inserite nei form garantiscono alle aziende di raggiungere i clienti interessati in modo non intrusivo.

Con l’integrazione della lead generation, quando gli utenti inviano i propri dati a TikTok visualizzeranno un’informativa sulla privacy che chiarisce che si stanno raccogliendo le loro informazioni per gli inserzionisti, con link alla relativa policy di TikTok e a quella dell’inserzionista. Le informazioni personali compilate automaticamente nella lead generation saranno accessibili solo all’inserzionista e, in qualsiasi momento, gli utenti potranno modificarle o cliccare per uscire dal form. In questo modo assicuriamo alla nostra community controllo e sicurezza sulla privacy dei propri dati. 

Lead Generation

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In TikTok vogliamo supportare le imprese offrendo loro l’opportunità di creare un legame sincero con i consumatori assicurando al contempo che la nostra community si senta a proprio agio e al sicuro sulla piattaforma, aspetto prioritario per noi. Lead Generation è conforme alla GDPR. Continuiamo a migliorare la nostra piattaforma, le policy e i prodotti per aiutare le aziende a raccontare la loro storia, salvaguardando le informazioni della nostra community e proteggendo la nostra piattaforma e i dati degli utenti.

Siamo entusiasti di introdurre la lead generation per i business di tutto il mondo e di supportare il loro impegno a raggiungere, connettersi e ingaggiare in modo semplice con il proprio target. Per ulteriori informazioni su come iniziare ad utilizzare lead generation, leggi il relativo articolo del nostro Help Centre e scopri qui come brand di diversi settori – dall’automotive alla finanza fino al retail – utilizzano lead generation per creare una relazione con i consumatori su TikTok.

Fiat Professional sceglie ancora il Milanese Imbruttito per la campagna dell’E-Ducato

Dopo il successo della collaborazione per il lancio del Ducato con cambio automatico nel 2019, Fiat Professional sceglie ancora Il Milanese Imbruttito, agenzia creativa e community con oltre 2.5 milioni di utenti, per il lancio di E-Ducato, la versione 100% elettrica del veicolo commerciale più venduto in Europa nel 2020. La collaborazione prevede lo sviluppo di una campagna social multicanale dal titolo “Green & Grano (Duro) – il nuovo business imbruttito” che partirà a fine aprile e che sarà veicolata sulle pagine social delle due aziende.

Protagonista della campagna è il video “Green & Grano (Duro) – il nuovo business imbruttito” che vede coinvolti i personaggi più amati dalla community imbruttita: Il Milanese Imbruttito (interpretato dall’attore Germano Lanzoni), Il Giargiana (Valerio Airò) e il Nano (la giovane star Leonardo Uslengo). Il video sarà affiancato da 1 video pillola e 5 grafiche social, contenuti ideati e prodotti dal team creativo de Il Milanese Imbruttito.

Fiat Professional ha rinnovato la fiducia ne Il Milanese Imbruttito – community  con cui condivide un tone of voice distintivo e ironico – per il lancio del suo primo e più iconico modello elettrico, ideale per le consegne dell’ultimo miglio e  mission urbane. L’obiettivo del nostro brand, leader nel Mercato dei Veicoli Commerciali in Italia, è comunicare i valori green e i vantaggi del nuovo E-Ducato in maniera smart e coinvolgente, con un approccio di branded entertainment che Il Milanese Imbruttito è in grado di rappresentare al meglio.

Commenta Salvatore Cardile, Head of Marketing & Communication di Fiat Professional Italia.

Una collaborazione rinnovata, quella tra Fiat Professional e Il Milanese Imbruttito con l’obiettivo di mostrare come sia possibile coniugare agilità, sostenibilità e una buona dose di coolness quando si tratta di scegliere il veicolo per il proprio business, il tutto in stile imbruttito. Partendo da quì, il progetto prende vita con una nuova avventura imprenditoriale del famoso “Giargiana” che utilizzerà l’E-Ducato e ne mostrerà i punti di forza.

LEGGI ANCHE: Oscar 2021, la Cina censura la vittoria di Chloé Zhao

Siamo entusiasti e orgogliosi di collaborare ancora con il team Fiat Professional per la promozione di un prodotto così innovativo e in linea con i valori della community imbruttita, sempre più attenta ai temi della sostenibilità e confermato anche dalla nostra ultima indagine. È la dimostrazione che l’ironia e il sorriso possono essere la chiave per veicolare messaggi importanti e dare vita a campagne di comunicazione di successo.

Commenta Tommaso Pozza, AD e co-fondatore de Il Milanese Imbruttito.

Nata come pagina Facebook nel 2013, oggi Il Milanese Imbruttito è un’agenzia creativa che opera nel mercato del content marketing e che, oltre ai 3 fondatori, riunisce diverse professionalità del settore della comunicazione digitale per offrire un servizio a 360°.

Punto di riferimento nel panorama italiano del social entertainment, nel corso degli anni Il Milanese Imbruttito ha sviluppato, oltre a una propria linea di prodotti, progetti editoriali e video per diversi clienti e brand internazionali tra cui Disney, Amazon, Sky, Samsung, PayPal, Microsoft e Coca-Cola, trasformando i loro prodotti in contenuti emozionali per la community.

Spotify lancia Paid Subscriptions, piattaforma su abbonamento per podcaster

Spotify annuncia il lancio di Paid Subscriptions, la nuova piattaforma ad abbonamento pensata in esclusiva per i podcaster. Una novità che arriva ad una settimana dal lancio del servizio su abbonamento di Apple Podcasts e l’ingresso di Facebook nel mondo del podcast. Spotify non tratterrà commissioni sugli abbonamenti e la piattaforma sarà completamente gratuita per i prossimi due anni, con la previsione di una tassazione del 5% sul costo dell’abbonamento a partire dal 2023.

“Una piattaforma per podcaster incentrata sulle iscrizioni a pagamento – spiega Spotify – che permette ai podcaster stessi di fare passi avanti in termini di entrate, utenti raggiunti e visibilità».

Tre le grandi novità: oltre alla funzionalità Paid Subscriptions, anche il rilascio a breve della piattaforma Open Access e l’apertura di Spotify Audience Network ai creator indipendenti. Obiettivo: ottimizzare la monetizzazione per i creator e per massimizzare il pubblico in abbonamento.

La nuova struttura si servirà di “Anchor” e debutterà negli Stati Uniti con 12 podcaster indipendenti

Per la prima volta, Spotify consente ai podcaster sulla sua piattaforma di offrire abbonamenti ai loro spettacoli. Il prodotto in abbonamento debutterà negli Stati Uniti, che consentirà a partner selezionati, che ospitano i loro spettacoli su Anchor (società di Spotify per i podcast), di addebitare i contenuti.

Dodici programmi indipendenti, tra cui Tiny Leaps, Big Changes e Mindful in Minutes, offriranno contenuti bonus solo per gli abbonati, mentre NPR (National Public Radio, organizzazione indipendente no-profit che comprende oltre 900 stazioni radio statunitensi) lancerà versioni senza pubblicità di programmi popolari.

Intanto si si aprirà oggi la lista di attesa, attraverso cui i podcaster potranno registrarsi per essere inclusi nel lancio esteso nei prossimi mesi al mercato internazionale tra cui anche l’Italia.

I podcaster non dovranno pagare nulla a Spotify per i primi due anni. I creatori, tuttavia, dovranno coprire il costo delle commissioni di transazione tramite Stripe, il partner per i pagamenti di Spotify. Nel 2023, Spotify tratterrà una commissione del 5% sulle entrate totali degli abbonamenti: una cifra inferiore all’addebito di Apple, il cui nuovo servizio di abbonamento richiederà dal 15 al 30 percento delle entrate. I podcaster avranno tre opzioni di prezzo mensili tra cui scegliere: 2,99 dollari mensili, 4,99 o 7,99.

Spotify Paid Subscriptions vs Apple Podcasts

Apple ha dichiarato che la sua piattaforma di streaming prenderà una commissione del 30% dagli abbonamenti ai podcast nel corso del primo anno, quota che poi scenderà al 15% per gli anni seguenti. Spotify replica chiedendo agli utenti di effettuare gli acquisti per l’iscrizione ai podcast al di fuori delle app, mossa che potrebbe aggirare il sistema in-app su iOS e, quindi, le commissioni dell’App Store. Significa che Spotify non dovrà pagare Apple per gli abbonamenti venduti secondo i termini dell’App Store.

I contenuti a pagamento su Spotify saranno delimitati da un’icona a forma di lucchetto. Per sbloccare lo spettacolo, i potenziali abbonati dovranno accedere alla pagina web di destinazione Anchor dedicata al programma.

La piattaforma Open Access

La piattaforma Open Access è dedicata ai podcaster e agli editori che hanno ascoltatori paganti su altre piattaforme di ascolto. Questa tecnologia, in fase di test, permetterà agli utenti abbonati sparsi tra le vi in abbonamento su Spotify, senza che il podcaster debba cambiare sistema di login.

«Ciò offre ai creator che hanno già basi di abbonati la possibilità di fornire contenuti su abbonamento al loro preesistente pubblico a pagamento attraverso Spotify, così da mantenere il controllo diretto sulla relazione», spiega l’azienda.

Gli abbonati potranno ascoltare podcast a pagamento all’interno di Spotify o in un’app di terze parti tramite un feed RSS privato. I podcaster non riceveranno i nomi, gli indirizzi e-mail o altre informazioni personali sui propri iscritti.

“Spotify è aperto al feedback e considera diversi modi per rafforzare il rapporto abbonato–podcaster”, sottolinea Michael Mignano, Co-Founder, Anchor  ed Head of Podcaster Mission di Spotify a The Verge – Per il nostro modello è fondamentale esplorare modi in cui i creator possano entrare in contatto più a fondo con i loro iscritti. Inoltre, i contenuti non devono essere esclusivi di Spotify”.

Quindi nella fase di debutto sperimentale della nuova piattaforma, NPR utilizzerà Anchor come servizio di hosting per i suoi spettacoli di abbonamento Spotify senza pubblicità, come Planet Money Plus.

Planet Money è già disponibile su Spotify gratuitamente, così come su altre app di podcasting, mentre la Planet Money Plus sarà una pagina di spettacolo separata in cui risiede il contenuto a pagamento.

branded podcast

L’hosting di Anchor è ancora gratuito e Mignano afferma che la società prevede di mantenerlo così, il che significa che alcuni podcaster potrebbero decidere di gestire un feed separato da Anchor per fornire contenuti a pagamento all’interno di Spotify.

“Avere contenuti a pagamento integrati in Spotify significa una migliore possibilità di far scoprire i contenuti. Se le persone cercano un tipo di spettacolo specifico, un podcast in abbonamento potrebbe essere visualizzato e ottenere un follower a pagamento. Spotify potrebbe così suggerire anche quali sono gli spettacoli che gli utenti sarebbero disposti a pagare”, continua Mike Mignano.

Se un podcaster gestisce già un’attività in abbonamento altrove, ma desidera offrire i propri contenuti a pagamento su Spotify, dovrà iniziare a utilizzare Anchor oltre al proprio provider di hosting abituale.

Insieme alle notizie sull’abbonamento, Spotify ha anche annunciato l’intenzione di lanciare un modo per i podcaster che già gestiscono un’attività di abbonamento al di fuori di Spotify per portarlo nell’app. Non è del tutto chiaro come funzionerà e, alla domanda se Spotify supporterà semplicemente i feed RSS privati, cosa che attualmente non supporta, Mignano afferma: “È la nuova tecnologia che stiamo costruendo ora. Il team sta lavorando con partner selezionati, ma non divulgati, per svilupparla: tale tecnologia sarà descritta in dettaglio in futuro”.

La società ha anche fornito un aggiornamento sul proprio mercato pubblicitario e afferma che il 1 ° maggio alcuni utenti di Anchor potranno rendere il loro programma idoneo a ricevere annunci tramite Megaphone, l’altro servizio di hosting acquisito di recente dall’azienda e fornitore di mercato pubblicitario: annunci che potranno essere inseriti solo tramite la tecnologia di inserimento in streaming di Spotify.

Spotify Audience Network: il marketplace pubblicitario

Spotify aprirà Audience Network (marketplace pubblicitario che consente agli inserzionisti di raggiungere gli ascoltatori attraverso l’offerta di podcast e musica della piattaforma) a una selezione di creator indipendenti che usano Anchor.

I creator di podcast più grandi sono sempre più interessati a possedere tutte le parti dell’ecosistema del podcasting: i podcaster dovranno gestire vari feed su vari servizi di hosting e piattaforme per costruire un business completo.

«Ciò alla fine porterà più soldi (e spese più efficienti), a vantaggio dei creator che scelgono di monetizzare attraverso la pubblicità», insiste l’azienda.

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psicografia e marketing

Come creare migliori Buyer Personas con la Psicografia

Cosa si aspettano le persone quando acquistano un prodotto o usufruiscono di un servizio?

Probabilmente è questa la domanda a cui brand e aziende, di ogni tipo e dimensione, vorrebbero rispondere con esattezza. Chi si occupa di marketing, per molto tempo, è stato abituato a pensare e parlare in base ai dati demografici, poiché dividere un mercato per età, sesso, etnia e altre variabili generali può aiutare a comprendere le differenze e le somiglianze tra i diversi clienti.

La psicografia, che misura gli atteggiamenti e gli interessi dei clienti piuttosto che i criteri demografici “oggettivi”, può fornire una visione approfondita che completa ciò che solitamente apprendiamo dai dati demografici.

Che cos’è la psicografia

La psicografia è una disciplina qualitativa che descrive e suddivide i consumatori in base a caratteristiche psicologiche.

Stiamo parlando dello stile di vita, le opinioni, gli interessi, la personalità e i valori. Questi attributi sono importanti da conoscere perché forniscono una visione molto più ristretta e mirata del cliente. Di conseguenza può essere davvero vantaggiosa per brand e aziende perché li avvicina ai clienti e ai consumatori giusti che magari sono interessati a conoscere e ad acquistare i loro prodotti e servizi.

acquisto su ecommerce

Il mondo digitale ha spostato l’interesse dai dati demografici a quelli psicografici e, con la crescita dei social network e la diffusione dei Big Data, risulta sicuramente più facile accedere a questo tipo d’informazioni personali e tracciare un profilo psicologico dei propri consumatori. Ecco perché comprendere questo tipo di differenze psicografiche è importante.

I dati consentiranno a un’azienda di utilizzare strumenti di marketing online che trasformeranno le intuizioni in interventi attuabili che erano quasi impossibili prima del periodo di massimo splendore di Google, Facebook e Twitter.

Come agisce la psicografia applicata al marketing

Cerchiamo di chiarire il tutto con un esempio. Keletso Nkabiti, responsabile della Strategia presso Idea Hive, una rinomata agenzia di marketing digitale, ci mostra la differenza tra i dati demografici e psicografici.

Con i primi sappiamo che in una data popolazione c’è un numero di persone che appartiene a una certa fascia d’età. È un dato misurabile che può dirci molto della popolazione, ma non dei consumatori. Se invece noi vogliamo conoscere qualcosa in più che possiamo utilizzare per la nostra azienda, come lo stile di vita, o i valori, allora dobbiamo indirizzarci verso un’analisi psicografica.

In questo modo andremo anche a rimpicciolire il nostro target di riferimento e potremmo concentrarci meglio e in modo mirato su un numero ridotto e più definito di persone. Andremo a creare una nicchia da poter segmentare e di conseguenza definire dei profili nelle buyer personas.

Cosa sono le buyer personas

Le buyer personas rappresentano un segmento del nostro pubblico di riferimento. Partiamo da qualcosa di generale e ideale per un’azienda fino ad arrivare a una figura potenziale, il cliente così come potrebbe essere. 

La buyer persona è una figura molto importante nel marketing perché ci consente di dar voce a un cliente ideale con caratteristiche ben definite a cui possiamo rivolgerci e pensare mentre stiamo creando la nostra strategia di vendita.

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Psicografia e buyer personas: una coppia vincente

Dal punto di vista della profilazione, questo processo di filtraggio è considerato un vantaggio.

Possiamo riassumerlo come un nuovo modo di vedere e ascoltare i clienti. Stiamo utilizzando le caratteristiche psicografiche come strumento per indirizzare in modo più efficace chi desideriamo attirare per acquistare i nostri prodotti o servizi, aumentando le opportunità di convertire un potenziale cliente o consumatore. Attraverso queste informazioni, inoltre, andremo a creare le nostre buyer personas di riferimento. 

La segmentazione psicografica fornisce informazioni preziose su ciò che incoraggia un consumatore. Ci dà un’idea delle esigenze, dei desideri e dei valori degli utenti. Possiamo quindi comunicare con il pubblico di destinazione in modo efficace perché i dati psicografici ci consentono di creare messaggi e contenuti personalizzati, oltre a facilitare il targeting per parole chiave più mirate.

Credits: themediaonline

Internet ha reso questo tipo di differenze psicografiche molto più evidenti e rilevanti sia per i consumatori che per i marketers. Se prima ci sembrava difficile trovare qualcuno che avesse la nostra stessa linea di pensiero, adesso è più facile incontrare e interagire con chi condivide interessi e atteggiamenti simili ai nostri, anche se provengono da una comunità o da un Paese diverso.

Ciò aiuta a consolidare le differenze psicografiche, portando le persone a identificarsi sempre di più con le proprie comunità d’interesse o valore, invece che con la loro comunità geografica o demografica.

È fondamentale comprendere accuratamente la personalità del cliente. I dati psicografici sono gli atteggiamenti, gli interessi, la personalità, i valori, le opinioni e lo stile di vita del mercato di riferimento di un’azienda. La psicografia è incredibilmente preziosa per il marketing, ma ha anche casi d’uso nella ricerca di opinione, nella previsione e nella ricerca sociale più ampia.

Quali sono i vantaggi per le aziende

In sostanza, se conosciamo come le persone scelgono e confrontano i prodotti e i servizi di cui ci occupiamo, allora sapremo come strutturare e dare priorità ai contenuti. 

  • Conoscendo le loro opinioni possiamo allineare in modo semplice e intelligente i messaggi personalizzandoli.
  • Sapendo a cosa sono interessati, possiamo focalizzarci sulle parole e le immagini giuste senza perdere tempo su argomenti che non rientrano nella loro sfera d’interesse.
  • Se sappiamo cosa leggono, allora sapremo come raggiungerli.

La psicografia ci dice perché la gente compra. Ci permetterà di creare il messaggio giusto, per l’utente giusto e metterlo nel posto giusto. 

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I tipi di psicografia per individuare le buyer personas

Esistono diversi tipi di psicografia per comprendere il comportamento degli utenti e, di conseguenza, creare il profilo ideale per le buyer personas.

Utilizzando accuratamente i dati a nostra disposizione, comprenderemo le preferenze, gli interessi e i valori dei consumatori. In questo modo saremo in grado di vedere i clienti come persone uniche e individuali e fornire le migliori esperienze utente possibili, aumentando l’affinità con il nostro marchio e rafforzandone la fidelizzazione.

Personalità

La personalità è la segmentazione psicografica che identifica gli utenti dietro i dati. Chi sono, come si comportano di solito e come si comporteranno in determinate circostanze? I marchi di solito identificano i tratti della personalità dei loro clienti target e creano un tratto della personalità che abbia valore per loro.

Stile di vita

Lo stile di vita si riferisce ai modelli di stile di vita dei clienti. Come iniziano e finiscono la loro giornata? Cosa fanno nel fine settimana e come trascorrono il loro tempo libero? Con una buona comprensione dello stile di vita e delle abitudini dei consumatori, le aziende possono curare i messaggi da comunicare nel modo giusto.

Stato sociale

Questo tipo di segmentazione non riguarda solo il livello di reddito, il background sociale, ma anche lo stato personale in cui i clienti si trovano attualmente nella propria vita. Per esempio, i nostri clienti sono studenti universitari o giovani impiegati? Potrebbe essere lo stato sociale dei clienti attuali o lo stato sociale che vogliono raggiungere. Inoltre la condizione delle persone indica i prodotti che usano e quelle che potrebbero essere le loro preferenze.

I valori, attività, interessi e opinioni

La categoria che riguarda i valori è probabilmente una delle più importanti segmentazioni psicografiche. Esamina ciò in cui credono i clienti, qual è la loro opinione e il loro atteggiamento su un determinato argomento ed esplora i loro hobby e interessi. Cosa apprezzano nella vita? Ciò potrebbe ruotare attorno a temi come la religione, la politica, l’ambiente, le questioni culturali, le arti e lo sport.

Sulla base dei valori che i clienti detengono, i marchi sapranno quando parlare di un problema specifico, inviare messaggi per alimentare l’interesse dei clienti e incoraggiare l’acquisto.

Molte aziende utilizzano più modelli di buyer personas per ogni fase del funnel di conversione. L’incorporazione dei dati psicografici in essi è fondamentale per la riuscita delle campagne di vendita. 

Tutto ciò serve per creare messaggi personalizzati, creare un profilo chiaro e completo dei clienti ideali e potenziali. Lo scopo è quello di portare avanti campagne marketing efficaci. I vantaggi sono tanti, è vero ma…

Esistono svantaggi?

Ci sono tanti vantaggi, ma anche difficoltà e inconvenienti in questo tipo di analisi.

Innanzitutto, i dati psicografici sono più difficili da ottenere rispetto, ad esempio, ai dati demografici. Inoltre, quando si mette in gioco la segmentazione psicografica, è necessario stabilire delle linee guida per garantire che i dati non siano interpretati male e siano usati in modo accurato, sicuro e per il giusto scopo. La collaborazione con un digital specialist che capisca come leggere e interpretare i dati psicografici è quindi di fondamentale importanza.

Oscar 2021, la Cina censura la vittoria di Chloé Zhao

Chloé Zhao, la talentuosa regista di “Nomadland”, domenica scorsa ha fatto la storia diventando la prima donna di colore e la prima donna cinese a vincere l’Oscar come miglior regista. Una notizia del genere dovrebbe essere motivo d’orgoglio e vanto per qualsiasi Paese, ma quello della regista, la Cina, evidentemente non la pensa così.

Secondo quanto è stato riportato dal Wall Street Journal, il Ministero della Stampa e della Propaganda cinese ha censurato dai social media la notizia della vittoria di Chloé Zhao, oscurandola sui motori di ricerca cinesi. Cerchiamo di capire bene cosa è successo e fare il punto della situazione. 

La censura silenziosa

La regista cinese è la seconda donna, in 93 edizioni degli Academy Awards ad aggiudicarsi una statuetta e il titolo. La sua vittoria aveva scatenato una raffica di messaggi di congratulazioni su tutti i siti di social media cinesi quando è stata annunciata lunedì mattina, ora di Pechino. A metà pomeriggio, però, qualcosa è cambiato, e quasi tutti i post sono stati cancellati.

Digitando il suo nome su Baidu e Sogou, i motori di ricerca dominanti del Paese, si trovano diversi editoriali e post sui precedenti riconoscimenti vinti, ma pochissimi articoli riguardo la vittoria agli Oscar. E infatti non sono trapelate notizie nemmeno dalla China Central Television, dalla Xinhua News Agency o dal People’s Daily del Partito Comunista Cinese, come riporta lo stesso Journal.

Un giornalista dei media statali ha inoltre dichiarato di aver ricevuto ordini dal Ministero della Propaganda cinese di non riferire nulla sulla vittoria della Zhao. Il motivo? La precedente opinione pubblica sulla regista.

Chloé Zhao

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Perché la Cina sta oscurando la vittoria di Chloé Zhao?

Ci sono quindi dei precedenti che hanno indignato così tanto la Cina da oscurare tutte le notizie sulla vittoria dell’agognato premio? Ebbene sì. All’inizio di quest’anno, la Zhao è stata messa alla gogna online in Cina per alcuni commenti critici che ha fatto sul Paese. In un’intervista del 2013 alla rivista Filmmaker, ha affermato, senza mezzi termini, che “nel luogo in cui era cresciuta ci sono bugie ovunque”. 

La regista è sempre stata un’amante della cultura occidentale e non ne ha mai fatto mistero. Ha studiato fin da ragazza a Londra, e poi è volata in America. 

Il Global Times, un sito di notizie che fa capo al People’s Daily, ha invece pubblicato un editoriale, lunedì sera, in cui riconosceva la vittoria di Zhao, ma criticava il suo film Nomadland, definendolo tipicamente americano e lontano dalla realtà cinese. 

Il magazine spera che la regista, 39enne, possa diventare sempre più “matura” e che in quest’epoca in cui i rapporti tra Cina e Stati Uniti si stanno intensificando, possa svolgere un ruolo di mediazione tra le due società. Le parole si fanno ancora più gravi e si legge che la regista dovrebbe “sfruttare” la sua etichetta attivamente evitando “di essere un possibile e invadente punto d’attrito”.

Un’altra delle poche notizie emerse in Cina sulla vittoria di Zhao proveniva dal piccolo sito di notizie 163.com, che l’ha definita come il secondo regista cinese a vincere il premio come migliore regista, dopo Ang Lee

Lee,  che ha vinto due volte il premio come miglior regista, per “Brokeback Mountain” nel 2006 e per “Life of Pi” nel 2013, è nato a Taiwan. La Cina considera Taiwan facente parte del proprio territorio, ma questo è oggetto di alcune controversie a livello internazionale.

Nomadland: perché è così discusso per la Cina?

Il film racconta la storia di una donna sessantenne che, dopo aver perso il marito e il lavoro durante la Grande recessione, intraprende un viaggio, negli Stati Uniti, a bordo del suo furgone. Durante la sua avventura on the road incontrerà ogni tipo di persone, tutte emarginate proprio come lei. 

Il progetto nasce dall’adattamento dell’omonimo libro della giornalista Jessica Bruder. La protagonista è l’attrice Frances McDormand, anche lei vincitrice di un Oscar ma come miglior attrice protagonista. Il film si è aggiudicato il Leone d’oro a Venezia e il Golden Globe per il miglior film drammatico e per miglior regista. Ha vinto in tutto 3 Premi Oscar, rispettivamente per il miglior film, miglior regia e migliore attrice protagonista.

Sapete quale sarà il prossimo progetto della regista? “The Eternals” dei Marvel Studios, esatto, un film di supereroi. Chissà come si comporterà stavolta la Cina che da sempre è un mercato molto redditizio per la Marvel.

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beyond meat copertina

Beyond Meat: dal debutto a Wall Street ai dubbi sulla sostenibilità

A partire dagli anni 60’, quando gli Stati Uniti erano all’apice della propria potenza economica e militare, il consumo di proteine animali (in particolare di carne bovina) ha registrato un forte incremento, portando al moltiplicarsi degli allevamenti intensivi e alla riduzione di boschi e foreste, per far spazio alle colture foraggere.

Un nesso, quello fra carne e deforestazione, che se all’inizio è stato nascosto per “ingrassare” le tasche dei lobbisti della carne – come la JBS S.A o la Marfrig – è oggi invece noto a molti e desta sempre più preoccupazione.

Come riportato nel report scandalistico e provocatorio redatto da Greenpeace “Foreste al Macello”, in Amazzonia circa l’88% dei terreni disboscati sono stati adibiti a pascolo, andando in contro ad erosione e desertificazione permanente; un dramma accentuato dalla noncuranza di chi è al potere. La situazione, presto potrebbe portare alla perdita di oltre il 10% della biodiversità mondiale e del 20% dell’ossigeno attualmente prodotto.

E, nonostante ormai sia difficile immaginare un epilogo diverso, c’è ancora chi ha l’ambizione di ridurre l’impatto che l’allevamento ha sull’ambiente, non senza preliminari valutazioni economiche.

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green farming equipment on brown field

Beyond Meat, la scommessa green dei grandi investitori

Stiamo parlando di Ethan Brown che nel 2009, assieme ad Evan Williams e Biz Stone (due dei padri di Twitter), ha fondato in California la start-up Beyond Meat, con l’intento di proporre delle alternative vegetali alla carne, che fossero sostenibili e gustose, anche per gli onnivori.

E tra i primi a scommettere sul loro visionario progetto – alla base di quello che oggi viene considerato un vero e proprio megatrend – è stato Bill Gates, tanto che il magnate della Silicon Valley viene affettuosamente soprannominato “Farmer Bill”, per i suoi recenti investimenti – oltre 700 milioni di dollari – in terreni agricoli ed attività legate al settore agroalimentare.

Ad affiancare Gates, anche l’attore Leonardo di Caprio, noto per le sue battaglie a favore del sociale e dell’ambiente. Déjà vu? Si. Entrambi, infatti, hanno acquistato anche alcune quote della concorrente diretta di Beyond Meat, ovvero Impossible Foods, con l’obiettivo – neppure tanto nascosto – di avere un domani il controllo del mercato plant-based e dar vita, quindi, ad un monopolio privato.

Il mercato plant-based continua a crescere, anche in Europa

Quello della non-carne, infatti, è un business in ascesa, uno dei pochi a non aver risentito della crisi economica (2008-2011). E la corsa è solo agli inizi.

Basti pensare, ad esempio, che nel Maggio del 2020, l’Europa ha stanziato 10 miliardi di euro per favorire lo sviluppo di fonti proteiche alternative alla carne, confermando ancora una volta la positività del trend.

Ma al di là delle interessanti prospettive di guadagno che ruotano attorno ai plant-based foods, come sostiene l’ambientalista e imprenditore Paul Hawken, fondatore del Drawdown Project: se il 50% della popolazione globale adottasse una dieta ricca di vegetali, almeno al 75%, si potrebbero evitare dalle 65 alle 92 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2, tra il 2020 e il 2050”.

E i consumatori, lentamente, stanno cominciando a diventare coscienti della necessità di contribuire a ridurre i gas serra prodotti dall’uomo e attribuibili al sistema alimentare, anche a costo di modificare la propria dieta.

white clouds over city skyline during night time

Beyond Meat conquista Wall Street: storia di un successo preannunciato

Ecco dunque che Brown, a suo tempo, è stato capace di anticipare un trend e prevederne il futuro, tanto che oggi Beyond Meat, con un fatturato di quasi 300 milioni di dollari, rappresenta la punta di diamante del settore plant-based nel mondo.

Da quando è stata quotata al Nasdaq, il titolo continua a salire, lasciando intuire un interesse crescente verso questi “nuovi” generi alimentari, che va ben al di là della mera speculazione finanziaria.

Tuttavia, non è solo la bontà del momento ad aver decretato il successo dell’Azienda di Los Angeles ma anche la capacità di Brown e del suo team di sviluppare prodotti del tutto simili alla vera carne, capaci di “ingannare” tanto la vista quanto il gusto.

A differenza del burger di Impossible Foods – che contiene soia transgenica – quello di Beyond Meat utilizza le proteine isolate del pisello giallo, unitamente ad altri derivati vegetali, come l’olio di cocco e il succo di barbabietola, che favoriscono lo sviluppo della classica “crosticina” in fase di cottura, nonché l’aspetto “sanguinante” al taglio.

Il profilo nutrizionale del Beyond Burger non convince, dubbi anche sulla sostenibilità

Dalla lettura dell’etichetta, gli ingredienti che compongono il veg-burger di Beyond Meat sono 20, di cui la maggior parte sono additivi, volti ad aumentarne la palatabilità – come la glicerina vegetale, un sottoprodotto della filiera produttiva del sapone.

Dal punto di vista nutrizionale, dunque, non si può certo dire che il burger di Beyond Meat sia salutare; nonostante i singoli ingredienti non siano di per sé dannosi, messi insieme ne fanno un alimento altamente raffinato e processato, ricco di sale, grassi idrogenati e addensanti che, nel lungo periodo, possono causare problemi gastrointestinali, soprattutto nei soggetti più sensibili.

E anche sull’impatto ambientale, ci sono non poche perplessità: le materie prime che costituiscono il Beyond Burger, infatti, provengono da fornitori dislocati in tutto il mondo e, prima di raggiungere l’azienda ed essere trasformate, percorrono migliaia di chilometri, via terra e via aria. E altrettanta strada devono fare i prodotti finiti, per raggiungere gli scaffali dei diversi supermercati oppure le celle frigo dei fast-food (vedi McDonald’s).

burger with patty and lettuce

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Beyond Meat, bolla o grande opportunità di investimento?

Seppur la carbon footprint non sia paragonabile a quella della filiera della carne, dunque, è comunque elevata ed è un aspetto di cui dobbiamo tenere conto, anche semplicemente per azzardare delle previsioni sul futuro dei cibi plant-based, così come li conosciamo oggi.

Probabilmente Beyond Meat continuerà a crescere, almeno per i prossimi 10 anni, conquistando i sempre più numerosi “neo-vegani” ma difficilmente riuscirà nell’intento di sostituire completamente la carne, con cui tra l’altro condivide – paradossalmente – una similarità per quanto riguarda le indicazioni di consumo: il più sporadicamente possibile, se proprio non è possibile evitarla del tutto.

La “sostenibilità” in ambito alimentare, infatti, si può raggiungere solamente sensibilizzando i consumatori all’acquisto di prodotti stagionali e locali, poco o per nulla processati, il cui impatto ambientale è realmente minimo.

Siete pronti a salvare Matilda? È uscito il videogioco ufficiale di Chiara Ferragni

Chiara Ferragni Collection, un brand italiano ma con un respiro internazionale, ha deciso di sperimentare il gaming come nuova forma di promozione innovativa e coinvolgente. Infatti, il settore dei videogiochi è in grandissima espansione, complice anche la pandemia, ed è una forma di svago che ormai ha conquistato persone di tutte le età. Nel mondo ci sono 2,7 miliardi di gamer (17 milioni in Italia, secondo l’ultimo report di IIDEA) e il mercato dei videogiochi, da solo, vale più di quello del cinema e della musica messi insieme.

Rescue Matilda!

Il progetto è stato sviluppato da Gamindo, startup specializzata nello sviluppo di videogiochi ad impatto sociale per brand, in collaborazione con il Pixel Artist Manolo “The_Oluk” Saviantoni e il Game Developer Samuele Sciacca, già noti al pubblico per la creazione del gioco Al Bano vs Dino.

Nel gioco Rescue Matilda, un platform game in pixel art, i ruoli finalmente si invertono: non è più il principe a salvare la principessa, ma è la principessa (in questo caso Chiara) pronta a superare ogni ostacolo per salvare Matilda. Dopo aver scelto l’outfit con cui giocare e un primo livello di ambientamento, dove si corre e si salta come nel più classico dei videogiochi, la difficoltà inizia ad aumentare e l’ultimo livello è raggiungibile solo per pochi.

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I nemici, bocche giganti e cactus spinati quasi a ricordare gli hater invadenti, sono sempre di più, gli ostacoli sempre più ostici, e i tempi di reazione necessari sempre più brevi. A motivare gli utenti c’è poi la classifica, con i migliori giocatori di sempre e della settimana.

Per giocare non serve scaricare nessuna app, basta cliccare questo link.

Siete pronti per l’avventura? Che la sfida abbia inizio!