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Il ruolo dei media durante gli ultimi attacchi terroristici di Vienna

  • Il ruolo dei media nel terrorismo è indubbiamente di fondamentale importanza. Gli esperti suggeriscono di evitare la divulgazione di materiale amatoriale sui social
  • I motivi che ci dovrebbero spingere ad adottare un utilizzo consapevole dei (social) media
  • Grandi aziende viennesi hanno fermato temporaneamente le loro campagne pubblicitarie sui quotidiani che durante l’attacco terroristico non hanno rispettato il codice etico dei giornalisti

 

Lunedì 2 novembre , alla vigilia di un nuovo lockdown in Austria, il cuore di Vienna è stato attaccato. Attaccato con brutalità a colpi d’arma da fuoco. Il triste susseguirsi degli avvenimenti è stato riportato dalla stampa nazionale ed internazionale. Così abbiamo analizzato, da vicino, il ruolo dei media nel terrorismo e cosa possono fare giornalisti, aziende e cittadini per contrastare l’obiettivo dei terroristi: diffondere la paura, divulgare l’odio e dividere la popolazione.

Munizioni e media: le armi dei terroristi

La divulgazione della paura e dell’odio viene indubbiamente portata a compimento con gli attacchi stessi, ma in tal senso non è da sottovalutare il ruolo dei media. La Polizia di Vienna, la sera dell’attentato, ha immediatamente sollecitato la popolazione sui social a non postare video o foto del crimine, ma di caricare il materiale direttamente sulla apposita piattaforma messa a disposizione dalle istituzioni. Postando sui social si rischierebbe da una parte di intralciare le indagini, fornendo utili dettagli ai gruppi radicalizzati. Dall’altra si contribuisce senza dubbio a dare visibilità a chi non la merita, perché è proprio questo lo scopo del terrorista: destabilizzare la società attaccandola, professare odio ed uscirne glorificato.

Tweet della Polizia di Vienna

Il tweet della Polizia pubblicato la sera dell’attentato a Vienna.

Il ricercatore sul terrorismo Jannis Jost afferma che l’ISIS non ha una strategia fissa per diffondere foto e video degli attacchi compiuti. L’organizzazione terroristica punta piuttosto a sfruttare la fame di immagini e di cronaca minuto per minuto tipica dei media occidentali.

La glorificazione degli attentatori

Secondo gli esperti, mostrare le immagini degli attacchi comporta il rischio di glorificare gli attentatori e di renderli veri e propri martiri. La foto del sostenitore dell’ISIS che ha sparato all’ambasciatore russo ad Ankara ne è un esempio, come dichiarato dalla Prof.ssa Dr. Charlotte Klonk dell’Università di Berlino, da anni attiva nella ricerca sulla documentazione visiva degli attacchi terroristici:

“Il fatto che questa immagine sia stata riconosciuta anche da ‘World Press Photo’ mi ha sbalordito. La giuria deve essere consapevole del contesto in cui si trovano queste immagini”.

La divulgazione di qualsiasi foto o video degli attentatori, siano essi in posa o meno, può aumentare il rischio di una glorificazione postuma e favorire imitazioni. La federal agency for civic education suggerisce che uno degli unici motivi validi per mostrare il volto degli attentatori nei media dovrebbe essere la loro foto segnaletica, naturalmente solo ed esclusivamente nel caso in cui fossero in fuga.

LEGGI ANCHE: Che cos’è la scala di Allport e perché ha a che fare con gli hater online

Un’immagine vale più di mille parole

La Prof.ssa Klonk è contraria a un divieto totale delle rappresentazioni visive degli attentati, poiché questo limiterebbe la libertà d’informazione. Secondo Klonk, le vittime non dovrebbero essere ritratte senza il loro consenso. La domanda fondamentale da porsi è: vorrei essere raffigurato in questo modo nel momento di maggior dolore? Come si sentirebbero i parenti nel vedere quelle immagini brutali?
È fondamentale che la società rifletta sul valore della dignità umana, anche quando si tratta di mostrare l’attentatore nei media. Un giornalismo obiettivo cura una comunicazione neutra e non denigratoria. La dignità umana è proprio uno dei valori che i terroristi vogliono attaccare.

una rosa per la speranza

Una rosa per la speranza. Schwedenplatz, Vienna

Klonk sottolinea anche che bisogna essere consapevoli di agire nell’interesse degli attentatori quando si fanno circolare immagini di attentati. Giornalisti, politici e tutti coloro che pubblicano informazioni, dovrebbero valutare e selezionare attentamente le immagini, scartando foto e video con dettagli raccapriccianti. L’ISIS usa proprio questi contenuti per dimostrare potere, violenza e crudeltà di fronte ai propri sostenitori, nonché naturalmente per amplificare il terrore, e minacciare il mondo occidentale. Foto e video di sparatorie, torture, esecuzioni, raffigurazioni della scena del crimine ecc. non sono materiale adatto alla pubblicazione.
Eppure, anche durante l’ultimo attacco terroristico a Vienna, non sono mancati gli articoli contenti video amatoriali di questo genere.

Azioni e reazioni contro la stampa scandalistica a Vienna

È necessario contrastare la comunicazione del terrore e cercare fonti ufficiali, che curano un’ informazione obiettiva e neutrale. Non si tratta di sdrammatizzare o sminuire l’accaduto, ma di informarsi da fonti attendibili, che non alimentano fake-news e sensazionalismo.

Durante l’attacco terroristico a Vienna, due quotidiani online (ma principalmente Oe24) hanno riportato le notizie servendosi di immagini e video amatoriali raccapriccianti, divulgando voci non confermate.
In poco tempo il consiglio austriaco della stampa (ted. “Presserat”) ha ricevuto più di 1.500 denunce (dato aggiornato al 13 novembre) contro queste testate, effettuate da cittadini e organizzazioni indignati per l’accaduto. Un record negativo nella storia del consiglio austriaco della stampa. Contemporaneamente è partita una petizione online, che in data 13 novembre conta più di 78.600 firme. Questa petizione chiede la cessazione dei sussidi statali a Oe24 ed una riforma generale dei contributi pubblici alla stampa, in modo da favorire un giornalismo che si attiene ad un codice etico e morale di qualità. Non è solo la popolazione viennese a reagire, anche grandi aziende hanno lanciato un piccolo segnale: Billa, Spar, Hofer (chiamato “Aldi” in Italia), BAWAG Group, ÖBB (ferrovie austriache) e molte altre aziende hanno fermato la pubblicazione di ads sul quotidiano in questione per circa una settimana. IKEA ha comunicato di aver fermato tutte le campagne pubblicitarie in questo periodo, indipendentemente dal canale.

Il sensazionalismo che aspira a più click e quindi più incassi pubblicitari, in questo caso ha dovuto letteralmente fare i conti con una valanga di critiche, migliaia di denunce, un procedimento in corso con il consiglio della stampa austriaca e marketers che hanno parzialmente voltato le spalle al giornalismo scandalistico.
Nella capitale austriaca, dove la convivenza tra varie etnie e religioni è pacifica, non sono mancati i messaggi di speranza dalle aziende, uno tra tutti quello dell’azienda pubblica dei trasporti:

Tweet di Wiener Linien

Trad.: Noi siamo Vienna. Più forti dell’odio

 

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Il ruolo dei media: intervistare con umanità

In linea con le parole della Prof.ssa Klonk, anche il Dart Center for Journalism and Trauma, un’organizzazione specializzata in temi legati alla copertura giornalistica della violenza, ha pubblicato una serie di linee guida che coniugano al meglio i principi dell’informazione e dell’umanità:
1. Chiedi il consenso alla vittima. Ha il diritto di rifiutare interviste o filmati che la raffigurano.
2. Valuta lo stato di shock della persona intervistata: è possibile che non sia in grado di concedere il consenso?
3. Non aggravare lo stato di shock della vittima. Intervista con prudenza e rispetto.
4. Rispetta la privacy delle persone. “Come ti senti?” e “come stai?” inevitabilmente richiedono il varco della sfera privata e sono quindi domande da evitare in un’intervista giornalistica.
5. I codici culturali e di comunicazione cambiano di Paese in Paese. Informati sulla cultura della persona prima di stilare le domande.
5. Se la vittima rifiuta di testimoniare, non offrire denaro per convincerla.
6. Pensa all’impatto delle foto delle vittime e delle testimonianze dei sopravvissuti sulle loro famiglie.

Disegni di bambini sul luogo del crimine

Disegni di bambini sul luogo del crimine. Jerusalem-Stiege, Vienna.

Ora che abbiamo elencato cosa dovrebbero fare e non fare i media nel terrorismo, e quello che potrebbero fare le aziende per contrastare il giornalismo scandalistico, ricordiamoci anche il ruolo fondamentale di ogni cittadino: seguire le notizie da più fonti attendibili, non divulgare materiale amatoriale o fatti non confermati e segnala contenuti non ufficiali. Il giudizio critico è la base di ogni azione.

Nasce Scena Unita, un fondo per salvare lo Spettacolo e i suoi lavoratori

  • Il settore dello spettacolo è tra quelli più colpiti dalla crisi da Covid-19
  • Gli artisti dello show biz italiano hanno promosso una raccolta fondi per i lavoratori senza tutele
  • Nasce Scena Unita, il fondo a sostegno dello spettacolo

All’indomani del secondo lockdown nasce Scena Unita, un fondo a sostegno dei lavoratori dello spettacolo precari.

La crisi da Covid-19 ha investito in maniera più o meno diversa tutte le regioni di Italia e tutte le attività economiche del paese. Ma uno dei settori maggiormente colpiti è quello dello spettacolo. Da quando è scoppiata la Pandemia il sipario è subito calato su teatri, cinema, live club, set di produzione e altri luoghi attorno a cui ruotano tanti lavoratori autonomi e intermittenti.

I professionisti dello spettacolo stanno sentendo il peso della crisi economica soprattutto per la mancanza di inquadramenti professionali che ne tutelino l’operato in condizioni di difficoltà. Per far fronte a quella che potrebbe diventare una vera e propria emergenza culturale, tanti artisti ed enti privati si sono riuniti attorno al tavolo della solidarietà per dare vita a Scena Unita, un fondo per sostenere i lavoratori dello spettacolo e le loro famiglie.

Nel comunicato stampa ufficiale dell’iniziativa si legge che il settore dello spettacolo è un sistema complesso non sempre dotato di strumenti adeguati, sia da un punto di vista di inquadramento professionale che rispetto al sostegno economico alle realtà che lo compongono da parte dello Stato. L’emergenza sanitaria ha generato un peggioramento progressivo della situazione economica del settore che oggi rende non sostenibile la sopravvivenza delle persone e delle realtà, profit e no profit, che in esso operano.

Gli obiettivi di Scena Unita per far ripartire il settore dello Spettacolo

Scena Unita vuole dare un aiuto concreto a quei lavoratori impossibilitati ad operare in questo momento e sostenere una futura ripartenza del settore attraverso la realizzazione di questi obiettivi:

  1. Sostenere i lavoratori i cui requisiti saranno definite da un apposito bando
  2. Supportare le attività formative che risponderanno ai criteri del bando
  3. Supportare i progetti che potranno innescare nuove occasioni di lavoro.

Il fondo sarà gestito da CESVI, in collaborazione con Music Innovation Hub e La Musica Che Gira. Mentre le attività per realizzare gli obiettivi del fondo saranno elaborate da un comitato tecnico scientifico formato da Fondazione Centro Studi Doc, Fondazione Fitzcarraldo, cheFare, #chiamateNoi, Squadra live, 42 Law Firm, Associazione Unita e altre personalità di spicco: il professor Stefano Baia Curioni e la professoressa Dubini dell’Università Bocconi, il professor Gianluca Scarchillo dell’Università La Sapienza, il professor Fabio Dell’Aversana della Federico II, Maurizio Roi esponente di Mediartecultura e Art-booking e Andrea Marco Ricci di CAM/Note Legali/Nuovo IMAIE.

LEGGI ANCHE: La crisi ha colpito tante aziende italiane, ma per rilanciare le attività c’è il Digital Marketing

 

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La raccolta fondi

Oggi Scena Unita ha già raccolto 2 milioni di euro grazie al contributo di tanti artisti e brand, tra cui Achille Lauro, Chiara Ferragni, Manuel Agnelli, Carlo Verdone, Fiorello, e tanti altri.

Tra i brand che hanno supportato la comunità creativa vi sono Intesa Sanpaolo, Estetista Cinica, Fendi, Amazon Prime, Vertigo, Friends & Partners, Magellano Concerti, Vivo Concerti, Live Nation, Arcobaleno Tre Srl, Sony Music Entertainment Italy, Warner Music, Universal Music Italia, FIMI, Endemol Shine, Fremantle Italia, Layla Cosmetics, Trident, BPM Concerti,
42 Records, Bomba Dischi, Eclectic, DNA Concerti, Tanta Roba, Alchimia e SDL.

Chiunque può impegnarsi in prima persona facendo una donazione attraverso ForFunding.it la piattaforma di crowdfunding implementata sul sito di Intesa San Paolo con l’obiettivo di raccogliere 400mila euro.

LEGGI ANCHE: App, streaming e divertimento: le iniziative benefiche più originali durante l’emergenza

La precarietà dei lavoratori dello spettacolo

Quello della precarietà dei lavoratori dello spettacolo non è un tema nuovo. Chi sceglie di lavorare in questo settore sa benissimo che tra un lavoro e l’altro, tra una rappresentazione e l’altra, tra un concerto e l’altro, c’è di mezzo un mare di possibilità e di precarietà.

Gli intermittenti dello spettacolo sono tantissimi: i lavoratori della tv, quelli del teatro, quelli del cinema, quelli della musica, quelli della danza e quelli del circo. Basta pensare a tutte le figure professionali che sono dentro all’organizzazione di un evento quale può essere un concerto o uno spettacolo. Fonici, tecnici delle luci, montatori, scenografi, maschere, addetti alle biglietterie, assistenti alla produzione, ecc. Tutte figure professionali, precarie, rimaste fuori per troppo tempo da ogni tipo di riflessione politica ancorata alle logiche fordiste dei grandi contratti collettivi nazionali. Forse il Covid-19, la Pandemia, la crisi economica, possono essere l’occasione per invitare i governi a riflettere in maniera concreta circa le peculiarità di questo settore. In fondo anche nello spettacolo della politica entrano in gioco queste professionalità. Prima di presentarsi in conferenza stampa c’è qualcuno che ti trucca, c’è una macchina da presa, ci sono i tecnici delle luci, ecc.  Lo spettacolo dovrebbe continuare per tutti, nessuno escluso.

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

  • Con Whatsapp Business puoi creare un rapporto personale con i tuoi clienti, aumentandone così la fidelizzazione
  • Permette di impostare le risposte rapide per le domande più frequenti, una comunicazione veloce con i clienti… e non solo!

 

WhatsApp Business nasce con lo scopo di sfruttare la messaggistica istantanea per migliorare la qualità dei servizi delle PMI. Tutte le aziende, quindi, possono comunicare in modo più efficiente con tutti i loro clienti.

WhatsApp, fin dalla sua nascita, è l’applicazione di messaggistica che permette di rimanere in contatto con amici e familiari.

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

LEGGI ANCHE: Come funziona Whatsapp Business

Un po’ di numeri…

Dal 2018, WhatsApp può essere utilizzata anche per rimanere in contatto con i propri clienti e, ad oggi, grazie alla versione Business conta più di 50 milioni di utenti in tutto il mondo. L’azienda di proprietà di Facebook ha rilasciato una versione ad hoc per le piccole e medie imprese, chiamata WhatsApp Business.

Tramite quest’app i clienti possono vedere il tuo catalogo e contattarti in maniera molto rapida.

  • Il 61% degli utenti preferisce scrivere ad un’azienda piuttosto che chiamarla;
  • Il 59% preferisce inviare messaggi tramite chat piuttosto che tramite e-mail.

La stessa azienda ricorda che:

I clienti non amano essere messi in attesa o trasferiti da un operatore all’altro durante le chiamate al servizio clienti e vogliono avere la certezza che i loro messaggi vengano letti da qualcuno.

La pandemia che stiamo vivendo ha dimostrato chiaramente che le aziende hanno bisogno di metodi alternativi per interagire con i clienti e concludere le vendite in modo veloce ed efficiente. WhatsApp si è rivelata una risorsa utile ed efficace, e ogni giorno oltre 175 milioni di persone inviano messaggi proprio ad account WhatsApp Business.

Una nostra ricerca ha rivelato che i clienti preferiscono inviare un messaggio alle attività per ottenere assistenza e sono più propensi a completare l’ordine quando questa opzione è disponibile.

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LEGGI ANCHE: 3 esempi di Whatsapp Marketing

Cosa riguarderanno le novità

Forti di un processo ben collaudato, grazie al successo dell’applicazione stessa e delle API di Whatapp Business, l’azienda precisa che:

Siamo convinti che WhatsApp possa contribuire a fare della messaggistica lo strumento più efficace per mettere in contatto attività e consumatori.

Da qui, emergono gli interessi concreti per contribuire a rendere sempre migliore la gestione delle proprie conversazioni con i clienti. Ecco cosa riguarderanno le ultime feature e prospettive.

Acquisti

Nuove funzionalità per visualizzare i prodotti disponibili e completare l’acquisto direttamente dalla chat. Inoltre, si consentirà alle attività di integrare più facilmente queste funzioni con le proprie soluzioni di vendita e assistenza ai clienti, in modo da aiutare le piccole aziende, che in questo momento particolare sono le più colpite.

Servizi di hosting di Facebook

Ogni attività commerciale ha esigenze tecnologiche diverse e deve poter scegliere con quali aziende collaborare per la gestione delle comunicazioni con i propri clienti.

Proprio per questo, nell’arco dei prossimi mesi verranno ampliate le partnership, già in essere, con i fornitori di soluzioni aziendali con cui l’azienda collabora da circa due anni. Verranno messi a disposizione delle aziende anche nuove opzioni per la gestione dei messaggi di WhatsApp attraverso servizi di hosting che Facebook ha in programma di offrire.

Questa opzione, forse la più importante, permetterà, alle piccole e medie imprese, di avviare l’attività su WhatsApp, vendere prodotti, tenere aggiornato l’inventario e rispondere tempestivamente ai messaggi, anche quando i dipendenti lavorano in smart working.

Vendite di servizi alle aziende

L’unica nota dolente, seppur in mare di positivo, è quella che si riferisce all’addebito, nei confronti dei clienti business, d’una tariffa per alcuni dei servizi offerti.

Questo permetterà a WhatsApp di continuare a sviluppare la propria attività e, allo stesso tempo, garantire e ampliare il servizio di chiamate e messaggi gratuiti, protetti dalla crittografia end-to-end, per oltre due miliardi di utenti.

Una vera e propria dichiarazione d’intenti che mira ad incentrare tutto sulla facilità di scambio di informazioni, e quindi di creare ancora più “legame”, anche e soprattutto, in termini economici tra brand e clienti. Noi non vediamo l’ora, e tu?

Come aprire il profilo su Whatsapp Business

Il primo passo da fare è scaricare l’app gratuita da Play Store o App Store di Apple.

Se già usi WhatsApp, all’apertura dell’applicazione della versione Business ti viene richiesto di migrare tutte le chat e i contenuti multimediali da un account all’altro. Di fatto, usi solo l’app WhatsApp Business, su cui viene trasferito ogni contenuto, attraverso una procedura guidata. Non temere!

Se non hai mai utilizzato WhatsApp, allora ti viene richiesto di verificare il tuo numero di telefono. Portati a termine questi primi passaggi, devi:

  • Scegliere un nome per il tuo account;
  • Il nome dell’azienda;
  • Aggiungere un’immagine di profilo;
  • Definire la categoria a cui appartiene la tua attività (alimentari, abbigliamento, etc.).

Quando hai concluso questi step, l’applicazione di permette di procedere.

Così, giungi a una schermata dove trovi le tre sezioni dell’applicazione WhatsApp classica: ChatStato e Chiamate.

Allo stesso modo, in alto a destra si trovano i tre pallini bianchi del menu Altre opzioni. Quello che devi fare adesso è andare, dal menu, alle Impostazioni.

Questo passaggio è importante per completare il tuo profilo aziendale. Infatti, andando sul nome dell’attività e poi sul simbolo della matita in alto a destra, hai accesso ad un’altra schermata.

Da qui puoi inserire tutte le voci che riguardano la tua attività:

  • Numero di telefono;
  • Indirizzo;
  • Descrizione di prodotti o servizi;
  • Orari di apertura;
  • Indirizzo e-mail;
  • Indirizzo sito web

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

A cosa serve

WhatsApp Business permette di creare una scheda della tua azienda, un po’ sulla falsa riga di Google My Business. Il tuo account business deve essere completo di tutte le informazioni utili ai tuoi clienti, per essere facilmente reperibile. Risulta indispensabile per tutti i commercianti che desiderano condividere informazioni sui loro prodotti e servizi più facilmente.

I cataloghi funzionano come vere e proprie vetrine mobili, nelle quali le aziende possono mostrare i loro prodotti. I clienti interessati possono semplicemente sfogliarli e scoprire facilmente cosa vogliono acquistare.

Finalmente i clienti possono visualizzare il catalogo completo direttamente all’interno di WhatsApp. Questo dà ai proprietari di aziende un aspetto più professionale e permette loro di coinvolgere i clienti in chat senza indirizzarli verso il sito web. Un sorta di rapida ed estensione digitale del proprio store fisico.

Fai attenzione al nome che decidi di dare all’attività, perché non avrai più occasione di modificarlo.

Come creare e gestire un Catalogo

  • Vai su Impostazioni > Impostazioni attività > Catalogo;
  • Clicca su “Aggiungi prodotto o servizio” per creare un nuovo catalogo;
  • Clicca sull’icona “+” e Aggiungi immagini;
  • Scegli foto esistenti dalla tua galleria o scattane di nuove tramite la fotocamera. Puoi scegliere fino a 10 immagini;
  • Aggiungi il nome dei prodotti o dei servizi, e, se desideri, puoi inserire informazioni aggiuntive, come la descrizione, il prezzo e un link che rimandi al sito web;
  • Una volta che hai concluso tutti i passaggi, clicca su “Salva”.

Vantaggi e svantaggi di Whatsapp Business

Eccoti alcuni dei vantaggi davvero degni di nota per tutti coloro che fanno uso di questa versione della celebre App:

  1. Puoi creare un rapporto personale con i tuoi clienti, aumentandone così la fidelizzazione;
  2. Permette di impostare le risposte rapide per le domande più frequenti;
  3. Permette una comunicazione veloce con i clienti;
  4. Permette di presentare la tua azienda e i tuoi prodotti;
  5. È gratis;
  6. È semplice da usare;
  7. Puoi fornire assistenza pre o post vendita;
  8. Non hai bisogno di avere un negozio online.

In merito agli svantaggi, ecco di seguito, alcuni di essi che ahimè risaltano davvero tanto… fammi sapere che ne pensi se già la utilizzi. Scrivi nei commenti!

  1. L’account è personale, e quindi la chat non può essere gestita da più collaboratori contemporaneamente;
  2. Non si possono inviare messaggi promozionali, altrimenti si rischia che l’account venga bloccato;
  3. Forte rischio di perdere il Tone Of Voice del tuo brand. Rimanere coerente al tuo modo di parlare.

Come permettere ai tuoi clienti di contattarti tramite WhatsApp Business?

Ecco due possibilità per essere contattati tramite l’app:

  1. Tramite numero di telefono;
  2. Per celebrare la soglia dei 50 milioni di utenti, WhatsApp Business ha introdotto una novità: tramite codice QR. I tuoi clienti possono iniziare a chattare con te semplicemente scannerizzando un codice QR!

Figo, no?

Come nascono i filtri di TikTok e come usarli bene (raccontato da chi li crea)

  • Al momento la creazione di filtri per TikTok è bloccata in Europa, ma bisogna essere pronti
  • Intervista a due creator di filtri AR, utilizzati da aziende e influencer

 

Moltissime volte ci saremo chiesti come si creano i filtri AR super utilizzati su TikTok e Instagram e quali siano i professionisti italiani in grado di realizzarli. Per chi non lo sapesse i filtri AR sono vere e proprie maschere e oggetti in 2D o 3D che gli utenti possono usare nei loro video entrando nel vivo della scena. Molte aziende stanno utilizzando queste maschere per diffondere il loro brand, un esempio lo trovate qui sotto:

TIKTOK BRAND AR

Conosciamo da vicino due creator di TikTok

Partiamo subito intervistando Elena Aiello artista italiana che ha saputo trasformare la propria passione in un lavoro unendo il disegno con la tecnologia.

Per chi ancora non ti conoscesse, parlaci un po’ di te, di quello che fai.

«Sono una Gemelli ascendente Gemelli e mi piace definirmi produttiva, ottimista e curiosa. Quando ero piccola, la maestra disse a mia madre “Sua figlia potrà fare tutto nella vita, meno che disegnare”. Ho vinto io.
La mia vita professionale parte dal saper disegnare. Mi sono laureata in Marketing e una volta facevo la Social Media Manager in un ufficio: un bel giorno ho detto basta. Mi sembrava uno spreco assoluto mettere in un cassetto quello che mi piaceva fare (e piaceva agli altri).

Allora mi sono messa a disegnare e a creare senza sosta. Forse è un lavoro privilegiato, però vi assicuro che la mano fa male a fine giornata.

Ho disegnato libri, pubblicità, app, videogames, video musicali. Quasi tutto. E non mi stanca mai. Anche perché alla pensione manca ancora molto».

Come funzionano i filtri

Come funziona la creazione di filtri AR su TikTok (se riesci si specifica)? Come si creano? E perché AR risulta importante per differenziarsi?

«Essendo una creativa, ho dei limiti tecnici e sostanzialmente la creazione di un filtro si svolge così. Mi viene l’idea, metto giù una bozza e vado da Chris (sì quello che mi sopporta) dicendo “Si può fare?”. Lui mi guarda e trova un modo, anche impossibile, per farlo.

Per questo mi piace lavorare con lui. Tecnicamente parlando, usiamo Effect creator per lo sviluppo. Meglio dire, useremmo. Al momento la creazione di filtri per TikTok è bloccata in Europa (sigh) ma bisogna essere pronti. Un vero peccato, perché quando facciamo un filtro AR amiamo essere degli outsiders, ma anche un po’ markettari. Studiamo il trend del momento e realizziamo quanto di più originale ci possa essere. Ed è questo che fa la differenza».

Per che tipologie di aziende credi sia utile adottare queste tipologie di strumenti di marketing?

«Tutte. I filtri sono un mezzo di comunicazione, sia B2B che B2C. Tutti abbiamo qualcosa da comunicare. Il filtro AR può essere una mossa vincente anche quando si parla di Personal Branding. E il nostro lavoro è proprio questo: troviamo il modo di far comunicare gli altri. Sia che si tratti di un filtro semplice, che un minigame interattivo, c’è sempre un modo per stupire gli spettatori».

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Costruire il successo su TikTok

Cosa ami di TikTok e cosa invece vorresti cambiare?

«Amo la velocità dei contenuti e l’algoritmo intelligente. Io ho un feed notevolmente diverso da quello dei miei amici, proprio perché abbiamo gusti del tutto differenti. Il fatto che TikTok mi propone i contenuti ad hoc, è davvero geniale. Cosa cambierei? Difficile da dire perché al momento è il mio social preferito».

Un consiglio pratico a chi sta cercando di strutturare la propria presenza su TikTok.

«Non fate come me. No, scherzo. Ho notato che i canali di successo su TikTok, sono quelli che mostrano una certa coerenza di tipologia nei contenuti. Chiunque può avere successo sulla piattaforma, ma è necessario anche costruirsi una sorta di piano editoriale. Sei un cuoco? Fai una mini ricetta in ogni video. Ti piace la moda? Parlami di spunti e curiosità sul tema. E così via.
Grazie all’algoritmo intelligente, sarà il target a cui indirizzi il messaggio, a venire spontaneamente da te. Se poi a questo, aggiungi anche un po’ di passione verso i trend del momento… successo assicurato!»

Ma se tu ti occupi del lato più creativo chi è il tecnico che insieme a te realizza questi prodotti?

Si chiama Christian Bilato, il mio compagno nel lavoro e nella vita ora credo sia giusto passare a lui la parola per spiegare come si trasforma un idea creativa in digitale.

LEGGI ANCHE: TikTok presenta For Business, uno spazio in cui la creatività incontra la community

Il lato creativo dei filtri

Christian presentati e raccontaci come crei i filtri AR e quali sono le fasi di produzione.

«Sono Christian Bilato, ho un background in marketing, ma da sempre appassionato di tecnologia, programmazione e videogiochi.
Da 5 anni lavoro con la Realtà Aumentata, realizzando insieme ad Elena, molte esperienze per diversi brand.

Nell’ultimo periodo sempre più aziende richiedono filtri per i Social, anche per integrare delle campagne marketing complesse.

Tramite EffectCreator, tool ufficiale di TikTok realizzato da ByteDance, è possibile sviluppare filtri AR, con la possibilità di creare delle interazioni molto interessanti ed efficaci, in modo decisamente più semplice rispetto ai competitor.

Per fare un esempio, all’interno del Tool è possibile utilizzare dei trigger (attivatori) preimpostati, come gesture delle mani o espressioni facciali, che permettono di attivare determinati effetti visivi a comando da parte dell’utente, dando agli sviluppatori una vastissima possibilità di scelta di interazioni e agli utenti modi sempre nuovi e divertenti di creare TikTok unic»i.

TikTok AR Production

«Questa è la prima area di lavoro chiamata “Design” in cui è possibile posizionare i vari componenti che faranno parte del filtro, in questo caso abbiamo lo sfondo a cerchio e in un livello superiore la scritta animata che comparirà. In questa area di lavoro è possibile avere anche controlli riguardo la trasparenza dei livelli, posizione e tanto altro, a seconda della tipologia di oggetto che andiamo a posizionare.
Quello che vedi è la riproduzione di un filtro che abbiamo già pubblicato su Instagram, con un ottimo successo, utilizzato anche da vip come Fedez e Chiara Ferragni».

Filter_Ferragnez_AR_filtro

«Questa invece è la seconda area di lavoro “Event”, come lascia già intendere il nome stesso qui si lavora sugli eventi, ogni oggetto avrà la propria timeline e la possibilità di inserire i Trigger di attivazione, decidere per esempio dopo quanti secondi attivare un’animazione o se la stessa sarà in loop. Così come se attivare determinati effetti o animazioni solo attraverso determinate gesture».

TikTok Ar Production

«Concludendo, siamo consapevoli di essere nel bel mezzo di una mera rivoluzione tecnologica, proprio per questo dobbiamo utilizzare questi mezzi per raggiungere le nuove generazioni in modo innovativo e personalizzato.

Credo che questi nuovi metodi per comunicare il proprio marchio al pubblico vadano seguiti con molta curiosità ed attenzione in quanto ci forniscono delle nuove metodologie di marketing».

Torna il Forum delle Risorse Umane: 3 giorni per scoprire il futuro del settore

Il 17, 18 e 19 novembre torna in triplice veste il Forum delle Risorse Umane.

Se la pandemia ha messo a dura prova il mondo del lavoro e del People Management, che si è improvvisamente trovato a dover rivoluzionare la propria attività, l’edizione 2020 del Forum avrà il compito di fare un bilancio sui progressi svolti e porre le basi di un confronto sulle nuove sfide e le opportunità aperte dai nuovi scenari.

>>> Scopri quale sarà il futuro del mondo HR con il Forum delle Risorse Umane.

Tre giorni dedicati al futuro delle skill, del welfare e dell’innovazione

Per dare a questi temi lo spazio che meritano, il Forum sarà organizzato in una tre giorni di sessioni, ciascuno dedicato a una diversa area di interesse: Training & Recruiting Day (17 novembre), Welfare & Wellbeing Day (18 novembre) e Digital & Innovation Day (19 novembre).

In un’epoca che ci ha visti costretti a minimizzare gli spostamenti e i contatti con gli altri, gli organizzatori hanno pensato che uno sforzo ulteriore fosse necessario per tornare a incontrarci, dialogare, riflettere sui problemi, in modalità online.

Il programma

Ciascuna delle tre giornate avrà inizio con una sessione plenaria, a cui seguiranno Talk Show, Digital Speech, Tavoli Tematici, con la partecipazione di Direttori di funzione e Opinion Leader d’eccezione del mondo HR, chiamati a confrontarsi sul presente e sul futuro del People Management, su come rilanciare il lavoro e far ripartire il paese. E saremo presenti anche noi di Ninja con un intervento dal titolo Ninja Learning for Digital Transformation: metodi e tecnologie a supporto delle aziende“, a cura di Federica Bulega (Corporate Training Manager di Ninja Academy) e di Esther Intile (Event & Account Manager di Ninja Academy).

Sarà l’occasione per interrogarsi sulla corretta “Exit Strategy” da tre prospettive:

  • 17 novembre | Le skill del futuro. Le leve della talent attraction e della formazione per far ripartire il paese.
  • 18 novembre | Il welfare del futuro. Il benessere delle persone e la crescita sostenibile.
  • 19 novembre | L’innovazione del futuro. Digitalizzazione e tecnologia per trasformare le crisi in opportunità.

Vuoi saperne di più e seguire la diretta? Iscriviti al Forum delle Risorse Umane!

Social Media Trends 2021: come guidare la tua strategia

Contenuti, meme, nostalgia. Sono solo alcuni degli elementi chiave per pensare alla tua social media strategy 2021.

Nello scenario da tenere a mente, naturalmente, non possiamo dimenticarci o eliminare completamente la pandemia. Anche se la crisi mondiale dovesse risolversi nei prossimi mesi, le ripercussioni si faranno sentire per gli anni a venire. L’ombra gettata dal COVID probabilmente perdurerà, rendendo difficile per i consumatori dimenticarne le conseguenze. Per questo i brand dovranno adattare la loro comunicazione alla luce di ciò.

A fare il punto ci pensa ancora una volta Talkwalker, con il suo ultimo report “2021 Social Media Trends”, per guardare in modo approfondito al contesto attuale e guidare la tua strategia sui social media per il prossimo anno.

>>> Leggi tutto il report “2021 Social Media Trends” di Talkwalker <<<

1. Un pubblico social più consapevole

Nel 2020 è divenuto lampante come questa generazione socialmente consapevole (e la futura generazione Alpha) abbia un impatto sui brand, sulla politica e sulla società nel suo complesso. I brand dovranno impegnarsi maggiormente su temi come la salute mentale, l’inclusività e la giustizia sociale, altrimenti rischiano di diventare irrilevanti e potenzialmente obsoleti nel 2021.

2. La disinformazione digitale verrà gestita

I social media hanno sempre offuscato i confini tra realtà e finzione: dalla rappresentazione edulcorata delle vite di
alcuni Instagramer agli account parodia di Twitter. La crisi dovuta al COVID-19 ha portato in primo piano il tema
della disinformazione. La società si trova ad affrontare un futuro incerto e questa incertezza ha creato un focolaio di
disinformazione, con storie false la cui risonanza può avere un impatto rilevante. Il 2021 sarà l’anno in cui i brand e i canali dei social media si concentreranno nell’evidenziare la verità e sul mettere a tacere le fake news.

3. I giganti dei social media si adatteranno alla nuova normalità

Quando si esaminano i trends dei social media accade spesso che ci siano persone che gridano che una piattaforma
sta morendo o che un’altra prenderà il sopravvento. A questo proposito prevediamo che le piattaforme di social media dominanti di oggi rimarranno tali nel 2021 e oltre. Potranno avere nuove caratteristiche e si adatteranno alle tendenze del momento, ma è molto improbabile che la loro popolarità diminuisca nei prossimi anni.

4. Il ritorno del marketing “old school”

Alcuni trend vanno e vengono in un battito di ciglia. Alcuni continuano a circolare e fanno capolino nella coscienza collettiva di tanto in tanto. Lo stesso vale per le tecniche di marketing. Le tattiche che abbiamo visto in precedenza possono apparire improvvisamente, soprattutto in tempi di incertezza, con i professionisti della comunicazione che ritornano a metodi collaudati applicati ad idee nuove. Nel 2021 assisteremo a un ritorno del “marketing old school”, mentre i brand torneranno a un modo più semplice di coinvolgere i consumatori.

5. L’aumento dell’interesse intorno al social gaming

Durante il confinamento dovuto al COVID-19 le persone si sono rivolte ai videogiochi come ulteriore forma di distrazione. Il pubblico di forum e gruppi sui videogiochi è cresciuto, creando intere comunità dedicate alle varie fanbase. Mentre apprendiamo sempre di più come i videogiochi apportino benefici ai giocatori (come lo sviluppo di abilità cognitive che possono essere messe a frutto nel mondo reale) nel 2021 il videogioco in quanto medium sarà meno stigmatizzato, poiché i brand si rivolgeranno alle comunità che gli appartengono.

6. La centralità del conversational marketing

Il marketing è come una strada a doppio senso. I brand non possono più gridare i loro messaggi nel vuoto e sperare che vengano recepiti. Al contrario, si tratta di conversazioni e connessioni: bisogna mantenere la conversazione con i consumatori per costruire quelle relazioni generano vendite. La pandemia ha portato questo fattore in primo piano. Le vendite non sono più una priorità per i clienti. Sono invece l’informazione, l’impegno e le questioni sociali a guidare il coinvolgimento e la fidelizzazione. Collegarsi con queste storie sarà fondamentale nel 2021.

7. Il nostalgia marketing per coinvolgere il pubblico

È naturale guardare indietro al 2019 e considerarlo come un anno migliore. Le emozioni positive legate ai “bei tempi andati” contribuiscono a migliorare lo stato d’animo attuale. Il fascino del nostalgia marketing è evidente. Associa forti emozioni positive al brand e gli dà una spinta di tipo sentimentale. In tempi di incertezza e di recessione economica i consumatori cercano di connettersi sempre più frequentemente con i tempi più felici per distrarsi dalla situazione attuale.

8. La capacità di engagement dei meme

Dimentica le emoji. Ripulisci il tuo desktop dalle GIF. I meme sono ora il nuovo modo di comunicare, che si sta diffondendo su internet come un modo divertente per coinvolgere le comunità. Non sono tutti positivi e simpatici, però. Come per ogni tipo di comunicazione, possono essere usati per influenzare la mentalità del pubblico. I meme possono contribuire a contrastare situazioni estreme, come nel caso di agenzie esterne che interferiscono con le elezioni o altri eventi importanti. Nel 2021 bisognerà essere pronti a proteggere il proprio brand dai meme.

9. Le 4C dei contenuti sul Coronavirus

Anche se la pandemia dovesse risolversi nel 2021, le ripercussioni si faranno sentire per gli anni a venire. L’ombra gettata dal COVID probabilmente perdurerà, rendendo difficile per i consumatori dimenticarne le conseguenze. I brand dovranno adattare la loro comunicazione alla luce di ciò. Il tono della conversazione nel 2021 sarà determinato dalle quattro C del contenuto relativo al COVID-19: Community – Contactless –  Cleanliness –  Compassion.

10. Il remix è il nuovo user generated content

Lo user generated content – contenuto generato dagli utenti – non è una novità; tuttavia il modo in cui viene oggi creato, trovato e condiviso è un tema di attualità. Il remix è in crescita attraverso applicazioni come TikTok, Koji ed Instagram Reels. È l’arte di prendere dei format, dei template o degli spunti e combinarli per esprimere la personalità o le idee di un utente. Ci aspettiamo che il 2021 porti ancora più opportunità per il remix, con i brand che coinvolgeranno un nuovo pubblico e creeranno contenuti che sapranno distinguersi.

Vuoi conoscere maggiori dettagli su questi trend, conoscere il parere degli esperti e leggere utili consigli per le tue strategie social media? Scarica il report di Talkwalker “2021 Social Media Trends”!

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Il futuro dello shopping è phygital: dal Virtual Shopping Service all’Home Try-On

  •  A causa del COVID-19, il mondo del retail ha dovuto accelerare il processo di digitalizzazione già in atto
  • La dimensione phygital sta diventando sempre più un driver del cambiamento, svelando nuovi modi di costruire la customer experience
  • Personalizzazione e connessione saranno i criteri determinanti nel successo del business che passa dal retail

 

Il COVID-19 ha rivoluzionato le nostre vite e cambiato il nostro modo fare acquisti e comunicare, incoraggiando sempre più persone a fare affidamento sulla tecnologia. Anche se l’adozione del digitale era già in ascesa, la pandemia ha accelerato questo trend, spingendo soprattutto i meno giovani a provare l’eCommerce.

Questa tendenza è destinata a crescere per tutto il 2021 e oltre. Gli utenti faranno sempre più shopping online e cercheranno servizi capaci di combinare i vantaggi dell’esperienza in store con la comodità e la personalizzazione dell’interazione online.

Per adattarsi a queste nuove istanze, le aziende dovranno valutare la possibilità di offrire un’esperienza d’acquisto tale da integrare l’esperienza fisica dello store con la componente digitale, e viceversa.

Ad oggi,  il 63% degli acquisti inizia online, tuttavia il 49% degli utenti preferisce ancora fare acquisti in negozio. L’ascesa dell’eCommerce porta gli shopper a sperimentare una customer journey personalizzata e on demand.  Questo fa sì che le loro aspettative relative all’esperienza in store siano altissime e non possano essere deluse.

Da qui, l’opportunità di offrire più valore a un costo inferiore attraverso una strategia phygital.

4 esempi di approccio phygital

Se ancora non hai piena dimestichezza di come potrebbe essere un approccio phygital, ecco alcuni esempi promossi dai grandi brand.

1. Nike

Nike ha sperimentato un nuovo tipo di negozio in stile pop-up, incentrato sul concept del negozio di quartiere. Il negozio Nike by Melrose a Los Angeles è stato progettato sulla base dell’analisi dei dati dei clienti di Los Angeles NikePlus. Questi insight hanno fornito le informazioni necessarie per stabilire le offerte promozionali in store e sviluppare selezioni di prodotti customizzate.

Attraverso l’app Nike, i clienti possono riscattare i premi in store, prenotare una sessione di test prodotto, ordinare gli articoli per il ritiro e accedere ai resi inviando un messaggio al negozio.

2. Gucci

Pochi mesi fa, Gucci ha lanciato Gucci Live, un nuovo servizio di personal shopping virtuale che consente agli utenti di fare acquisti da remoto, comunicando con i consulenti del brand in videochiamata.

Attualmente il servizio è in fase di test ed è attivo nella sede di Gucci 9 di Firenze, ma il marchio prevede di estenderlo nelle altre cinque sedi di Gucci 9 a New York, Tokyo, Singapore, Sydney e Shanghai.

3. Timberland

Al fine di integrare l’esperienza in store con quella sul web, Timberland ha introdotto i TouchWall. Questi display digitali offrono ai clienti presenti in negozio l’intero catalogo online degli articoli del brand, insieme alla possibilità di creare una raccolta di preferiti in pochi semplici tap.

CloudTags Timberland Connected Store from cloudtags on Vimeo.

Inoltre, Timberland utilizza i dati ricavati dai tablet usati in negozio e dai TouchWall per fornire una migliore esperienze retail e potenziare la propria strategia di remarketing.

4. Warby Parker

Warby Parker offre agli utenti il servizio Home Try On, cioè la possibilità di ordinare e ricevere a casa fino a 5 paia di occhiali da provare gratuitamente, per un periodo di 5 giorni. Come si legge sul sito ufficiale del brand, il servizio si articola in 3 step.

  • L’utente seleziona fino a 5 paia di occhiali da ordinare in prova;
  • Warby Park invia gli articoli campione e l’utente ha fino a 5 giorni per provarli;
  • Il cliente ordina online l’articolo prescelto e restituisce i campioni via posta.

I principali takeaway per le aziende

Una strategia che integra l’esperienza fisica dello store con la componente digital incoraggia le persone ad interagire con il brand, offrendo loro maggiore connessione e una migliore esperienza d’acquisto.

Inoltre, il vantaggio di un approccio phygital è che le aziende hanno la possibilità combinare al meglio i dati degli utenti in store con quelli raccolti online attraverso gli strumenti di marketing omnichannel.

Questo fornisce una panoramica completa delle abitudini d’acquisto di ciascun cliente, sia in negozio che sul web. Così, man mano che il brand acquisisce queste informazioni, può elaborarle per progettare una customer journey su misura, attraverso offerte e promozioni personalizzate.

12 digital days challenge ninja academy

La crisi ha colpito tante aziende italiane, ma per rilanciare le attività c’è il Digital Marketing

Lo avrai sentito e ri-sentito, perché lo pensiamo un po’ tutti: il 2020 passerà alla storia come uno degli anni più negativi di sempre. Le chiusure e le limitazioni imposte dalle autorità da un lato e il rischio percepito da parte del pubblico dall’altro hanno fortemente compromesso la domanda di beni e servizi, con conseguenze drammatiche sul fatturato di migliaia di aziende, piccole e grandi.

Siamo tutti dinanzi a un vero e proprio punto di svolta e, in uno scenario così imprevedibile, sono soltanto due le opzioni che abbiamo disposizione: continuare a svolgere le nostre solite attività come se nulla fosse, affidando la speranza di sopravvivenza del nostro business a fattori al di fuori dal nostro controllo, oppure darci una scossa e trasformare una minaccia tanto terribile in un’opportunità.

Adattarsi alla realtà in evoluzione con il Digital Marketing

Coi tempi che corrono essere resilienti è un dovere morale. Adattarsi alla realtà in continua evoluzione, resistere e non mollare mai sono parole d’ordine da tenere sempre tenere bene in mente; per te stesso, per la tua famiglia, per quella dei tuoi collaboratori e perfino per i tuoi clienti più affezionati.

E in questo il Digitale può venirci in aiuto, ma forse non tutti sanno bene come né da dove iniziare.

Noi abbiamo deciso di fare la nostra parte, offrendo un programma di 12 giorni per entrare nel Digital che toccherà tutti i temi fondamentali della Digital Strategy e del Social Media Marketing e che si rivolge agli imprenditori, ai commercianti e a chiunque lavori in un’azienda in difficoltà a causa della crisi.

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La 12 Digital Days Challenge Ninja

Dal 13 al 24 novembre, ogni giorno, per 12 giorni, avrai l’opportunità di accedere gratuitamente a un corso diverso. Così facendo, in meno di 2 settimane acquisirai conoscenze complete e aggiornate che ti consentiranno di muoverti con agio nel mondo digitale e cogliere nuove opportunità di business.

Grazie a un metodo didattico innovativo e interattivo, imparerai l’importanza della Digital Strategy e la potenza del Digital Advertising per la promozione dei tuoi prodotti e servizi; apprenderai come utilizzare in maniera professionale i principali Social Media per il tuo business e le come sfruttare la tecnologia per automatizzare le tue operatività di marketing; scoprirai le tecniche di scrittura più efficaci per il web e come ottenere il massimo dalle tue attività di marketing digitale.

Nel tuo percorso di formazione sarai guidato dal team Ninja e da alcuni dei più esperti professionisti del settore, impegnati sul campo da anni, e potrai conoscere il loro punto di vista e apprendere esempi pratici da poter replicare sin da subito, adattandoli facilmente alle tue esigenze.

Ognuna delle 12 Lezioni Gratuite è stata ideata per condensare nozioni teoriche e casi studio reali attraverso un metodo efficace al 100%. Apprenderai solo di contenuti significativi e di assoluto valore. A te la scelta. Puoi decidere di seguirne uno, tutti o solo quelli che ti interessano.

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Workspace: il COVID-19 segna l’addio agli open office

  • Il COVID-19 ha trasformato il nostro modo di approcciarci al lavoro. Dagli uffici siamo passati al salotto di casa, lavorando da remoto
  • Abbiamo lasciato in sospeso la nostra postazione in un open office spazioso, ma cosa troveremo al nostro ritorno? Diremo per sempre addio agli uffici condivisi? 

Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.

Le parole sono di Winston Churchill e noi non possiamo far altro che annuire con la testa e pensare a questo 2020. Quanti sono stati i cambiamenti che abbiamo dovuto affrontare quest’anno? Nelle ultime settimane sentiamo più forte, sulla pelle, quell’aria d’incertezza che sembra schiacciarci, giorno dopo giorno, nell’attesa di nuove regole, nuove norme e altri cambiamenti. Non possiamo tirarci indietro, presto dovremo affrontarne altri e nessun ambito sarà escluso, specialmente quello lavorativo. Il COVID-19 ha stravolto i nostri piani e ha rivoluzionato il mondo del lavoro, modificandone l’approccio che avevamo. Abbiamo cambiato modo di lavorare e il luogo. Dagli open office dove tutti eravamo riuniti insieme, siamo passati al salotto di casa, destreggiandoci tra telelavoro, faccende di casa e la solitudine di un PC lampeggiante.

open office

LEGGI ANCHE: Come affrontare la vita con l’intelligenza emotiva (senza essere in balia delle proprie emozioni)

A cambiare, siamo cambiati, ma alla fine, siamo davvero migliorati?

Lavorare da remoto: come è andata davvero?

Le giornate ci sono sembrate infinite. La mattina sveglia presto accompagnata dall’ormai inseparabile nausea mattutina dovuta alle notizie e l’ansia per la pandemia. Ore e ore al PC, una breve pausa, un pranzo veloce e si riattaccava a lavorare. Non tutti abbiamo avuto le stesse esperienze, c’è chi, purtroppo, non ha potuto nemmeno lavorare, e chi ha avuto tante difficoltà a relazionarsi con il lavoro da remoto. Il pensiero andava spesso agli uffici semivuoti che ci siamo lasciati alle spalle, e qualcuno ha anche rimpianto la calca degli open office.

Ovviamente ci sono state persone che invece hanno adorato questo nuovo modo di lavorare e non ne vorrebbero più fare a meno. Il lavoro da remoto non è però flessibile come lo smart working e all’inizio tutti abbiamo fatto molta confusione tra i due.

I pareri sono diversi, e le discussioni tra le due fazioni di chi ama e odia lavorare da remoto, diventano sempre più accese.

I pro e i contro

Lavorare da remoto significa trasformare totalmente il punto di vista su come e dove lavorare. Non esiste più un ufficio, non c’è quel solito brusio che accompagna le giornate e che aumenta durante le pause, quando tutti si riuniscono per un caffè o un pasto leggero.

open office

LEGGI ANCHE: 5 miti che sopravvivono ancora sul lavoro da remoto, da sfatare nel 2020

Gli open office erano il teatro dove si intervallano suoni e immagini che scandivano una normale giornata lavorativa: il ticchettio delle scarpe dei colleghi che, frenetici, si spostavano da una scrivania all’altra, il fruscio dei documenti svolazzanti e il bip incessante delle mail. Ora sono semi deserti e non sicuri. 

Tutto sta cambiando, e la nostra casa è diventato il posto dove vivere e lavorare. Spesso le due cose si mescolano tra loro, provocando smarrimento. La voglia di tornare alla normalità è tanta, ma non abbiamo idea di cosa troveremo al nostro ritorno.

Come cambiano gli uffici

In uno scenario in continua evoluzione quello che sappiamo è che al nostro ritorno gli uffici non saranno più gli stessi, specialmente gli open office. La storia di come si sono affermati nelle aziende e la loro evoluzione è interessante, anche se non tutti amano questa tipologia d’ufficio. 

L’evoluzione dell’open office

Alla fine degli anni ’60, l’open office iniziò davvero ad affermarsi come design popolare per i luoghi di lavoro. Burolandschaft, originariamente un approccio progettuale tedesco che si traduce in “office landscape”, mirava a democratizzare il posto di lavoro e creare una maggiore interazione tra tutti i colleghi.

In risposta alla crescente popolarità dei vasti spazi per uffici aperti, Robert Propst, presidente di Herman Miller Research Corporation, dichiarò che l’ufficio era una terra desolata che prosciuga la vitalità, blocca il talento, frustra la realizzazione. Secondo il suo parere, un ufficio non aveva bisogno solo di sedie e scrivanie, ma di un arredo. 

La replica dell’azienda fu il debutto dell’Action Office, il primo spazio per cubicoli flessibili, che offriva un ambiente di lavoro alternativo e con un po’ di privacy. 

Man mano che un numero sempre maggiore di aziende si avvicinò all’idea di Action Office e alla sua flessibilità modulare, il concetto cambiò e si trasformò in una produzione di massa di quelli che ora conosciamo come cubicoli. 

Odi et amo: come i lavoratori vedono l’open office

L’open office non ha un largo consenso tra gli addetti ai lavori, ma perché?

Amato dalle aziende perché consente di risparmiare denaro nella creazione e gestione degli uffici, è odiato dai dipendenti per diversi motivi:

  • la produttività personale è ridotta;
  • la mancanza di privacy;
  • i lavoratori si sentono esposti e monitorati;
  • rafforza il comportamento sessista a discapito delle donne.

Nonostante tutto, è stato anche dimostrato che migliora la cooperazione e la comunicazione. Il senso di comunità e la capacità di condividere conoscenze e idee sono le principali attrazioni del co-working.

Gli ultimi studi hanno effettivamente dimostrato che lavorare in un open office diminuisce la collaborazione dal vivo aumentando, invece, il coinvolgimento tramite posta elettronica. La produttività dei dipendenti è ridotta perché le persone si sentono a disagio.

In uno studio è anche emerso che specialmente le lavoratrici, si sentono osservate la maggior parte del tempo e giudicate in base al proprio outfit. Alcune di loro hanno perfino cambiato modo di vestirsi e truccarsi.

Molte donne sono consapevoli di essere costantemente osservate e il loro aspetto continuamente valutato, e questo le fa sentire inadeguate senza una reale motivazione.

Le persone hanno diversi problemi con uffici aperti e cubicoli, che hanno poca privacy, alti livelli di rumore, meno spazio e, apparentemente, un controllo della temperatura peggiore. Nel complesso, molti più lavoratori operanti in cubicoli e uffici aperti sono insoddisfatti del proprio ambiente di lavoro rispetto alle persone che lavorano in uffici privati.

La mancanza di spazio nei cubicoli e nei layout open space degli uffici è la ragione principale della frustrazione dei lavoratori. Di tutti i fattori valutati, la quantità di spazio è stata considerata la più importante.

Cosa ci manca della vita d’ufficio

Abbiamo visto che l’open office non è per tutti un ambiente di coesione e libertà, ma di fatto ha segnato un cambio di rotta nella gestione dell’ufficio. Le cose che probabilmente più ci mancano sono quei semplici gesti che prima erano normalità e che ora ci sembrano quasi fantascienza, e uno dei modelli che potrebbe estinguersi è proprio quello dell’open office.

La possibilità di scambiare informazioni dal vivo sui progetti e sulle strategie da seguire per raggiungere gli obiettivi prefissati, ma anche due chiacchiere in fila alla macchinetta del caffè sono cose che non si possono replicare lavorando da remoto. Adesso ognuno di noi è dislocato in un punto diverso, magari in città o addirittura Paesi diversi, lì davanti allo schermo, solo.

Per quanto sia più sicuro e molti hanno trovato migliore lavorare da remoto piuttosto che in ufficio, evitando l’agognato pendolarismo e riuscendo a gestire meglio il proprio tempo, abbiamo la mancanza dell’ufficio così come lo conosciamo. Forse questa velata malinconia è dovuta al fatto che non conosciamo realmente come potrebbe essere quello che ci aspetta, il nuovo ufficio che varrà. Se effettivamente ci sarà.

L’ufficio di domani: dati e previsioni

Secondo un sondaggio effettuato tra diverse aziende tecnologiche, meno della metà degli uffici open space manterrà questo tipo layout nell’era post-pandemia. La maggior parte sta valutando di apportare delle modifiche per tutelare le aziende e il personale.

Mentre pianificano di riunire nuovamente la propria forza lavoro in ufficio, vengono effettuati numerosi calcoli per fornire un ambiente che mantenga i lavoratori al sicuro, sani e produttivi.

La ricerca di Savills

Condotto dalla società immobiliare commerciale Savills in agosto e settembre, il sondaggio ha chiesto a 250 aziende tecnologiche, per lo più in Nord America, come la pandemia avesse influenzato i loro piani per la crescita degli spazi d’ufficio e sulla forza lavoro nel breve termine.

Prima dell’inizio della pandemia, il 46% degli intervistati ha affermato che i loro uffici erano interamente a pianta aperta, con panchine o cubicoli. Proiettandosi in un prossimo futuro, meno della metà, solo il 22% degli intervistati, ha affermato che continuerà a mantenere il proprio piano open office. Anche gli intervistati con un mix di piani per lo più aperti e alcuni uffici privati ​​hanno affermato che probabilmente cambieranno la struttura degli uffici. 

Ricreare nuovi assetti di lavoro abbandonando l’open office non è l’unico fattore che segnerà i grandi cambiamenti in arrivo nei settori più tech. Secondo il sondaggio, anche gli uffici potrebbero diventare più piccoli.

Oltre l’80% degli intervistati afferma che ridimensionerà gli spazi. Più della metà degli intervistati ha affermato che si libererà di almeno una parte, se non la maggior parte, dei propri uffici entro il prossimo anno e mezzo.

Ma questo non significa che l’ufficio sta scomparendo. Solo un decimo degli intervistati ha affermato di aspettarsi che oltre il 60% dei propri dipendenti lavorerà a tempo pieno in remoto in un ambiente post-vaccino.

Addio open office?

Quindi, se l’open office sta man mano scomparendo, ma gli uffici stessi sono contemplati nel futuro della maggior parte delle aziende, cosa ci aspetta? 

Per la maggior parte degli intervistati, questa è una domanda che non ha ancora trovato risposta. Quasi un terzo ha affermato che sta ancora valutando la pianificazione del posto di lavoro, e il 40% ha affermato di non aver ancora deciso i futuri layout dei nuovi uffici.

Tra i cambiamenti presi in considerazione, troviamo:

  • corridoi più ampi con pedonabilità unidirezionale;
  • migliore filtrazione dell’ariaù;
  • comandi touchless per ascensori;
  • materiali antimicrobici di nuova costruzione;
  • videoconferenza, anche all’interno dell’ufficio, per evitare la sala conferenze.

La pandemia ha avuto un impatto significativo sulla forma e sulla gestione del lavoro, ma le sue implicazioni sono ancora in evoluzione. Non ci resta che aspettare i prossimi mesi.

“É tempo di guarire”. Il primo discorso di Joe Biden come neopresidente degli Stati Uniti d’America

  • Il democratico Joe Biden è il 46esimo presidente eletto dagli americani
  • Kamala Harris è la prima donna alla Casa Bianca in qualità di vicepresidente
  • Il discorso dei democratici alla vittoria delle elezioni non poteva che essere un messaggio di speranza,  fede e unità

 

Joseph Robinette Biden, Joe Biden è il 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America. La sua vittoria contro lo sfidante Donald Trump è stata decretata alcuni giorni fa. L’insediamento ufficiale alla Casa Bianca ci sarà il 20 gennaio 2021. Intanto nella notte di sabato 7 novembre, il presidente neo eletto e la sua vice, Kamala Harris, hanno tenuto il loro primo discorso pubblico.

presidente joe biden

Lo speech del presidente inizia con Biden che saluta i concittadini americani. Poi mette una mano sulla fronte per guardare lontano, riconoscere, salutare e ringraziare i sostenitori tra il pubblico, in particolare i suoi familiari. Introduce il concetto di vittoria e parla dell’affluenza alle urne, che non si era mai vista prima. Ringrazia tutti coloro che l’hanno votato, parla di gioia, fiducia e soprattutto unità. Biden ci tiene a specificare che non esistono regioni rosse o blu (colori associati ai due partiti) ma esiste una sola America. Torna a ringraziare gli elettori e la famiglia. Cita la moglie Jill, la nuva first lady. Introduce nel discorso Kamala Harris, la sua vicepresidente, donna, nera, figlia di immigrati. Associa anche lei e il marito alla sua famiglia.

Biden parla di giustizia e sottolinea che in America tutto è possibile. Un segnale chiaro e inequivocabile. Per tutta la campagna elettorale dei democratici, Biden ed Harris hanno saputo incanalare il malcontento che negli anni e nei mesi precedenti ha visto bloccare le piazze americane, diventate teatro di scontri e proteste (vedi Black Lives Matter).

Nel continuare il suo discorso, Biden allarga il tiro includendo un po’ tutti e non dimenticando nessuno, i sostenitori delusi di Trump, repubblicani e democratici, tutte le varie minoranze etniche americane e le persone di ogni orientamento sessuale. Biden vuole essere il presidente di tutti. Allora a questo punto è doveroso fare un riferimento alla bibbia: “c’è una stagione per ogni cosa: per costruire, seminare, raccogliere. Ora è tempo di guarire”.

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Breve analisi del discorso della vittoria

Nessuna parola è a caso nel suo discorso. L’America di Biden ed Harris dovrà guarire poiché si troverà ad affrontare pienamente la pandemia da Covid-19 e l’eredità del sistema sanitario così come è stato lasciato dai suoi predecessori.

In maniera precisa e puntale il presidente ricorda quali sono i propri nemici e quali saranno le battaglie da combattere: il virus, l’economia, la sanità, il razzismo, e anche la battaglia per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici.

Un’attenzione particolare merita il nemico virus, che negli ultimi mesi ha portato via tante persone care, ha impedito a molti di costruire nuovi ricordi, festeggiare matrimoni e compleanni. Il suo primo impegno in carica sarà quello di trovare un vaccino.

Poi Biden parla delle varie opportunità che offre il paese, cita vari presidenti da JFK a Barack Obama. Fa riferimento al “sogno americano”, alla patria delle opportunità. Yes, we can!

Joseph Robinette Biden e Barack Obama

Nostalgia e speranza animano tutto il discorso. Un riferimento al figlio che non c’è più e a sua nonna. La famiglia è il cardine dello speech, ben orchestrato, in cui elementi del passato, del presente e del futuro trovano il giusto equilibrio.

“Questi sono gli Stati Uniti d’America: non c’è nulla che non siamo stati in grado di fare insieme”, aggiunge Biden.

Dare fiducia all’America, guardare di nuovo al futuro. Paragona le ali della speranza a quelle dell’aquila (animale simbolo degli U.S.A.).

Il discorso termina, come un sermone, con una benedizione, in una sorta di rituale di protezione, “Che Dio vi benedica!”

Secondo Il New York Times, Joe Biden stava preparando questo discorso da tutta la vita.

Non a caso Biden è il più vecchio presidente eletto nella storia degli U.S.A.

La sua carriera politica nell’ala democratica del paese è iniziata nel 1973 come senatore federale ed è proseguita negli anni fino a diventare nel 2009 vicepresidente di Barack Obama ed oggi presidente degli Stati Uniti.
Ma questo non è l’unico “primato” di questa tornata elettorale.

La sua vicepresidente, Kamala Harris è la prima donna, nera, indo-americana e figlia di immigrati a diventare vicepresidente degli Stati Uniti d’America. Questo viene enfatizzato da Biden durante tutto il discorso. In America tutto è possibile, tutti possono avere un’opportunità. Bisogna avere fede, lavorare insieme e sperare. E forse la storia della Harris ha una portata ancora più ampia e fondamentale per tutte le donne a livello globale.

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Joe Biden, il discorso completo del 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America

Riportiamo il video del discorso integrale di Biden e la traduzione in italiano dello speech completo.

“Buona sera, miei cari concittadini americani, abitanti del Delaware. Vedo il mio amico senatore Tom Carper tra il pubblico, qualche governatore, membri del Congresso. C’è l’ex governatore, ci sono mia cognata, mia sorella. I cittadini di questo paese hanno parlato e ci hanno dato una vittoria chiara, che convince, una vittoria per noi, per il popolo, con un’affluenza alle urne che non si era mai vista prima. Noi abbiamo ricevuto oltre 74 milioni di voti, la cosa mi ha sorpreso devo ammettere. Stasera vediamo questo paese, tutto il mondo, che ci dimostrano la loro gioia, la speranza per un domani migliore.

Sono onorato dalla fiducia che avete riposto in me. Ho promesso che unirò anziché dividere, perché non esistono stati rossi o blu ma solo gli Stati Uniti; con tutto il cuore vi dico che grazie a questa fiducia che avete posto in me voglio andare avanti ed è per questo che credo che l’America sia fatta di persone e che anche il nostro governo sarà fatto di persone, si occuperà di persone. Ricostruirò la spina dorsale di questo paese, per far sì che l’America sia di nuovo rispettata, unita. Avete votato perché credevate nella mia missione, ora è arrivato il momento di rendere reale questo piano per cui avete votato.

Come ho detto molte volte sono il marito di Jill e non sarei qui senza il suo amore e il suo sostegno, anche quello di mia figlia Ashley, di mio figlio Hunter, i loro figli, sono il mio cuore. Jill ha dedicato la vita all’insegnamento, per gli insegnanti americani questa è una giornata memorabile perché ci sarà uno di voi nella Casa Bianca. Jill sarà un’ottima first lady.

Ho avuto l’onore di avere al mio fianco un’eccezionale vicepresidente che farà la storia, prima donna nera, indoamericana, figlia di immigrati, eletta vicepresidente. Non venitemi a dire che c’è qualcosa di impossibile negli Stati Uniti. Ringrazio quelli che hanno combattuto con me per questo. L’America è andata verso la giustizia. Kamala, Doug, siete la mia famiglia. Ringrazio i volontari, quelli che hanno lavorato nei seggi, il mio team che ha dato così tanto per realizzare questo sogno, è a voi che devo tutto, a quelli che ci hanno sostenuto.

Abbiamo costruito la più ampia e diversificata coalizione della storia: democratici, repubblicani, indipendenti, progressisti, moderati, conservatori, giovani, anziani, città, periferie, omosessuali, eterosessuali, transgender, ispanici, asiatici, nativi americani; la comunità afroamericana ha continuato a sostenermi, io sosterrò sempre voi. Ho detto fin dall’inizio che volevo rappresentare tutta l’America e l’abbiamo fatto, anche il governo deve farlo ora. So che i sostenitori di Trump sono delusi, ma ora dobbiamo darci una possibilità reciproca. Mettiamo da parte la retorica, ascoltiamoci, non trattiamo i rivali come nemici, sono americani come noi.

 

La Bibbia ci dice che c’è una stagione per ogni cosa: per costruire, seminare, raccogliere. Ora è tempo di guarire. Qual è ora la volontà delle persone? Io credo che sia questa, che l’America ci abbia chiamato per restaurare l’onestà, la scienza, la speranza, perché dobbiamo combattere battaglie dure: il virus, l’economia, la sanità, il razzismo, e anche la battaglia per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici. Dobbiamo difendere l’onestà e la democrazia, dare a tutti una possibilità. È questo che ci chiedete.

Cominceremo dall’epidemia perché non è possibile costruire nuovi ricordi, partecipare a compleanni e matrimoni, a meno che non controlliamo il virus. Lunedì un team di virologi si riunirà per darci i consigli giusti, saremo operativi già dal 20 gennaio 2021, quando mi insedierò. Voglio lavorare ad un vaccino, prevenire le epidemie del futuro, mi impegnerò per sconfiggere la pandemia.

Governerò come presidente americano. Lavorerò duramente anche per quelli che non hanno votato per me, mettiamo fine alla demonizzazione, cominciamo a mettere fine a tutto questo adesso, subito. Il rifiuto di cooperare non è una forza misteriosa che non può essere controllata, è una scelta che possiamo cambiare. È parte del mandato che mi è stato assegnato, devo collaborare negli interessi di tutti gli americani, e faccio appello al Congresso perché faccia la mia stessa scelta.

La storia americana è piena di opportunità che sono state raccolte, anche se troppi sogni sono stati posticipati per troppo tempo, dobbiamo fare promesse per tutti a prescindere dalla religione o dall’etnia. L’America è sempre stata plasmata da momenti storici, decisioni importanti. Lincoln nel 1860 per salvare l’Unione, Roosevelt nel ’32, JFK nel ’60 e dodici anni fa Barack Obama dicendo: Yes, we can. Ancora una volta siamo in un momento storico, abbiamo la possibilità di costruire un’America fatta di prosperità. Per troppo tempo si è parlato della battaglia per la nostra anima, dobbiamo ricostruirla, dobbiamo trovare un equilibrio fra ragione e impulso, far sì che la ragione vinca.

Tutto il mondo ci guarda, l’America è un faro e dobbiamo guidare non solo col potere dell’esempio ma con l’esempio del potere. Ho sempre creduto che si possa definire l’America con una sola parola: “possibilità”. In America tutti hanno un’opportunità. Così i sogni si realizzano. Io credo nelle possibilità, in un futuro dove l’America è più libera, giusta, crea lavoro, cura le malattie, non lascia nessuno indietro, non si arrende mai, non cede mai. È una grande nazione, è sempre stata una grande nazione.

Questi sono gli Stati Uniti d’America: non c’è nulla che non siamo stati in grado di fare insieme. Nelle ultime settimane della campagna pensavo a mio figlio Beau che non c’è più, alla speranza, agli americani che hanno perso i loro cari per colpa del virus. Io sono con voi e spero che la speranza vi dia sollievo. Vi solleverà sulle sue ali, vi mostrerà una nuova alba e vi terrà sul palmo della mano. Adesso insieme sulle ali di quest’aquila possiamo guardare al futuro. Con mano ferma e fiducia nell’America, sete di giustizia, per essere una nazione che sia quello che sa di poter essere: unita, forte, guarita. Gli Stati Uniti d’America. Mai e poi mai non siamo riusciti in qualcosa facendolo insieme. Il nonno mi diceva: “Mantieni la fede”. La nonna mi diceva: “Diffondi la fede”. Che Dio vi benedica.”