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È di Peroni, Wavemaker e Ninja il primo branded content su Clubhouse in Italia

Abbiamo accolto con piacere la notizia di Burger King, che negli USA ha aperto una room su Clubhouse per confrontarsi con i propri clienti. Così come non possiamo che esultare se, anche in Italia, i brand si avvicinano a questa nuova piattaforma con la voglia di sperimentare nuove forme di interazione con fan e follower.

Noi Ninja adoriamo arrivare primi, ci piace essere sempre sul pezzo, pronti a studiare ogni novità per comprenderne a fondo le potenzialità e muoverci con assoluta competenza.

Proprio per questo, non poteva sfuggirci Clubhouse, il social media che ha attirato l’attenzione degli addetti ai lavori grazie alla sua sorprendente traction, ma anche di persone comuni e di brand, incuriositi da un tam tam mediatico in grado di rosicchiare minuti di permanenza ai più blasonati Facebook, Twitter e Instagram.

Il posto perfetto per i brand

Ci siamo subito resi conto che Clubhouse era il luogo perfetto per un brand desideroso di avventurarsi in luoghi inesplorati. Pericolosi? Forse, ma dove saremmo oggi senza i pionieri della comunicazione?

Mentre alcuni marchi si affacciavano timidamente alla piattaforma, guardandosi intorno senza esporsi o non trovando l’alleato ideale per spiccare il volo e lanciarsi, abbiamo realizzato con Wavemaker e Peroni, con la collaborazione di Justbit e Golin Italy, il primo branded content ufficiale su Clubhouse, con un appuntamento dedicato agli innamorati, non solo della birra, proprio il 14 febbraio.

In quell’occasione, abbiamo analizzato le campagne di comunicazione più originali a tema San Valentino, raccontate anche in un articolo pubblicato qualche giorno dopo.

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La sponsorizzazione è poi proseguita per tutta la settimana successiva, con la nostra room ufficiale “Ninja Morning: notizie tech-marketing-digital”, (in diretta ogni mattina alle ore 9 con una media di 350 persone collegate ogni giorno), ribattezzata per l’occasione “powered by Peroni“.

Ne avevamo subito dato l’annuncio, orgogliosi e sicuri di saper guidare per primi un brand senza timori e improvvisazioni sugli inesplorati sentieri virtuali di Clubhouse.

La sinergia tra Ninja, Peroni, Wavemaker, Justbit e Golin Italy ha dato vita ad un aperitivo digitale, una stanza tematica per celebrare l’amore dal punto di vista della creatività e del marketing. 

Non si è trattato infatti di un esperimento pubblicitario estemporaneo come quelli visti in altre room, ma di una vera e propria iniziativa di marketing, un evento programmato e strutturato in più giornate durante le quali Peroni ha instaurato un dialogo diretto e senza filtri con i suoi brand lover e con esperti del settore, in occasione del lancio di #PeroniXsempre, la campagna firmata da Wavemaker.

Ospiti della room, oltre al team Ninja, che ha moderato e guidato la conversazione, il team di Peroni con Marina Manfredi, Camilla Cicerchia, Eleonora Letizia (rispettivamente Marketing Manager e Brand Manager di Birra Peroni) e Andrea Fusco (Head of Social di Wavemaker).

L’obiettivo, centrato in pieno, era quello di creare intimità e una relazione emozionale con la propria audience; la possibilità di utilizzare la voce, offerta da Clubhouse, si è dimostrata la scelta perfetta.

LEGGI ANCHE: Avvertenze per brand su Clubhouse: come usare il nuovo canale senza lasciarsi travolgere

Primi, anche sulla brand safety

L’impresa non è da sottovalutare, né è stata totalmente esente da rischi, perché conoscere e rispettare i terms of service e le policy della piattaforma è solo uno dei primi step per chi si propone di accompagnare un brand in una nuova avventura.

Essere i primi, però, fa sempre un certo effetto: saper intercettare i bisogni delle aziende, che in diverse room scalpitavano per trovare uno spazio adeguato, una giusta cura del contenuto e un buon format da proporre, è stata la strategia vincente.

E se è vero che qualcuno aveva già provato a invitare e coinvolgere brand e aziende nelle discussioni delle room, con un approccio più discorsivo e meno commerciale, l’assenza delle dovute etichette come #adv, #sponsored e powered by ha assicurato a tutti la certezza di non trovarsi davanti a uno spazio commerciale.

Ogni battaglia ha le sue regole e siamo certi che nessun professionista rifilerebbe alla sua audience un contenuto commerciale mascherato da chiacchierata fra amici.

Un plauso, quindi, agli innovatori che suggeriscono modi nuovi alle aziende per entrare in contatto con i propri brand lover.

A tutti: ai primi, ai secondi e anche ai terzi, perché insieme ci aiutano a costruire un ecosistema, un terreno fertile dove i brand possano sentirsi al sicuro, crescere e osare.

Non è importante sapere chi sia stato a realizzare il primo branded content su Clubhouse in Italia. La cosa importante è sapere che ci sono brand, consulenti, agenzie, editori e marketing team aperti all’innovazione e alla sperimentazione. Primi o secondi poco importa, è giusto un gioco tra colleghi  dello stesso settore –  sottolinea Mirko Pallera, CEO Ninja, la piattaforma di informazione e di formazione dedicata al potenziamento del business delle aziende attraverso il digitale – Vero è che, come sempre accade, sono quelli che riescono a muoversi più velocemente degli altri che conquistano nuovi spazio di visibilità e riconoscimento e quindi restano culturalmente rilevanti come pionieri che indicano la strada agli altri. Sicuramente questo è da sempre lo spirito Ninja e ancora oggi siamo qui a testimoniarlo, soprattutto grazie a Wavemaker e a Peroni che ci hanno proposto l’idea e a noi che abbiamo accettato di realizzarla insieme”.

La campagna #PeroniXsempre e il 175esimo anniversario Peroni

L’iniziativa #PeroniXsempre è stata pensata per coinvolgere tutti i “lover” più fedeli, in un giorno speciale in un anno emblematico, quello del 175esimo anniversario dell’azienda, per iniziare a raccogliere testimonianze d’amore provenienti da ogni parte d’Italia, da Nord a Sud.

L’attività , ideata e realizzata da Wavemaker, agenzia del Gruppo WPP che integra media, content e creatività, coinvolge tutti i touchpoint digitali e social del brand, senza tralasciare i profili di influencer e community di appassionati, con una novità: aprirsi al canale di riferimento quando si parla d’amore, ovvero Tinder.

Da domenica 14 febbraio 2021 a tutti gli utenti Tinder è bastato infatti uno swipe a destra per “fare match” con la birra italiana per eccellenza, che ha chiesto loro (così come ai fan Facebook e Instagram) di testimoniare il proprio incontro romantico con una foto o un video, finiti poi sul canale Instagram dedicato @peronixsempre.

Clubhouse è sicuramente uno stimolo interessante per combinare tre elementi che in questo momento sono al centro della relazione fra brand e consumatori: i contenuti, l’interazione, l’audio – anche sulla scia dell’attenzione crescente al mondo dei podcast e dei voice assistant – dichiara Andrea Fusco – L’iniziativa è importante in un’ottica strategica per il brand ed il suo contenuto di sperimentazione”.

La collaborazione con Ninja e la room su Clubhouse, oltre all’utilizzo di Tinder, sono tutte tappe di un percorso di comunicazione intrapreso da Wavemaker con Peroni: “Abbiamo iniziato, dal punto di vista creativo, circa un anno fa con l’aperitivo social #sTappiamociacasa con protagonisti Pio & Amedeo. Il tutto sempre nel segno della Positive Provocation, il marchio di fabbrica di Wavemaker”, continua Antonio Severino, Content Marketing Director di Wavemaker Italia.

“Gli Italiani, oggi più che mai, hanno bisogno di sentirsi vicini” , ha dichiarato Marina Manfredi, Marketing Manager di Birra Peroni. “Peroni ha sempre avuto nel suo DNA l’ambizione di essere la birra che unisce, che è ’emotivamente ed empaticamente’ vicina al suo consumatore. Non è pertanto casuale che siano nate comunità spontanee di Peroni Lovers. Pertanto ci è sembrato più che naturale, quasi dovuto, attivarci per rendere ancora più tangibile questa nostra particolare relazione con il consumatore. E con Wavemaker Italia abbiamo deciso di essere a fianco dei nostri lovers esattamente nei luoghi dove, oggi più che mai, si incontrano. Come le stanze di Tinder in cui cercano nuovi orizzonti affettivi e quelle, appena nate, di Clubhouse, in cui trovano una socialità più autentica data dal dialogo in viva voce”.

tool per clubhouse

15+ strumenti utili per usare Clubhouse da vero PRO (e risparmiare tempo)

Ora che Clubhouse è ormai entrato di diritto tra i social media che ogni giorno impegnano il nostro tempo, diventa utile ottimizzarne l’uso al massimo, considerato che il tempo di permanenza sulla piattaforma continua a crescere costantemente.

Abbiamo già analizzato come  i marchi possono utilizzarlo come canale per tenersi in contatto con clienti, fan e follower senza correre rischi di brand reputation; ora vediamo insieme qualche strumento interessante per velocizzare alcuni passaggi e migliorare l’esperienza d’uso tanto per chi lo usa come amministratore o moderatore, quanto per chi segue le nostre room.

LEGGI ANCHE: Cos’è Clubhouse, il social audio su invito amato da VIP e Venture Capitalist

Monitorare le stanze

tool clubhouse direcon

Direcon permette di monitorare la gestione dei flussi delle room di Clubhouse. L’applicazione consente di ottenere approfondimenti dettagliati sulle tue stanze attuali e passate, e sul tuo pubblico e di semplificare lo streaming con opzioni di moderazione avanzate.

Indirizzi corti e user friendly

clubhouse clublink

ClubLink.to offre un link shortener gratuito che crea immagini di condivisione sociale per gli eventi su Clubhouse.

Ogni immagine include tutti i dettagli importanti dell’evento, l’host-timezone e una pagina personalizzata da condividere con il pubblico potenziale.

Se Clublink non basta

clubhouse clubhype

Se Clublink non ti soddisfa, uno strumento simile è in grado di fornirti un’alternativa valida. Si tratta di Clubhype e e ti permette di creare uno short url dell’evento con un’immagine personalizzata e accattivante da condividere sugli altri social media.

Non perderai più nessun evento con questa agenda

host notes

Host Notes per Clubhouse ti permette di scorrere la lista dei tuoi prossimi eventi Clubhouse, visualizzare l’ordine del giorno delle riunioni, controllare l lista degli eventi passati, recuperare gli articoli di riferimento e anche ottenere riassunti.

Organizza il materiale con semplicità

shorten club clubhouse

Shorten.Club ti permette di tenere tutti i tuoi link e le tue note in un unico posto per condividerli facilmente con la tua comunità Clubhouse. Anche questo tool comprende un servizio per accorciare i link.

Un contorno per la tua immagine

chpic

Inutile negarlo: la caccia al follower è una abitudine, non troppo virtuosa, che ci ha seguito anche su Clubhouse, partendo da Facebook e Twitter e passando per Instagram e TitkTok. Gli ascoltatori delle room tendono naturalmente a seguire più facilmente speaker e moderatori.

Per questo, con Chpic potrai personalizzare la tua immagine profilo con un contorno colorato, magari grigio, che ti faccia apparire agli altri sempre con il microfono aperto.

Comet Events

comet event

Comet Events per Clubhouse offre una funzionalità simile a Host Notes. Crea una pagina di destinazione dell’evento e un calendario per la tua comunità Clubhouse. Permette anche di condividere le note.

Quanto conta quello che dici di te

bio editor

Clubhouse Bio Editor ti permette di modificare la tua bio di Clubhouse comodamente dal tuo browser.

Monitora le statistiche di qualunque profilo

ch blade

Con Ch Blade potrai visualizzare le statistiche di qualunque iscritto a Clubhouse, a patto di conoscerne il nickname. Sarà sufficiente inserire il nome utente all’interno della barra di ricerca e far partire il servizio; l’algoritmo procederà all’analisi e restituirà le statistiche in qualche minuto.

Luma per Clubhouse

luma for clubhouse

Luma for Clubhouse è uno strumento utile per condividere un evento programmato su ClubHouse generando una landing page.

Bio, bio e ancora bio

clubhouse bio xyz

Clubhousebioxyz è un altro tool per personalizzare al meglio la propria biografia e rendersi riconoscibile agli altri utilizzatori del servizio.

Ricevere domande per iscritto anche sul social audio

askclubhouse

AskClubhouse crea una bacheca abbinata a una stanza in cui i partecipanti possono inserire le domande che vorrebbero porre a speaker e moderatori oppure votare quelle inserite da altri. Particolarmente utile in caso di grandi community in cui sia complicato dar voce a tutti.

Trova room interessanti da browser

yoyoclub

YoYoClub permette di ricercare fra le stanze programmate impostando un intervallo di tempo preciso. La ricerca può essere fatta fuori dall’app, quindi comodamente da browser.

Clubhouse per chi non ha un iPhone

simulare clubhouse da web

Jam è un progetto open-source per simulare Clubhouse da web, senza utilizzare l’app

Trovare stanze interessanti

trova room

Con Find ClubHouse si possono cercare le stanze che riteniamo più interessanti, comodamente divise per topic e segnalare le nuove room alla community.

Migliora l’immagine profilo

clubhouse avatar maker

Un altro tool per rendere unico uno degli aspetti più importanti di Clubhouse, la nostra immagine profilo. Con Clubhouse Avatar Maker puoi utilizzare dei template già pre-impostati per personalizzare il tuo avatar. Anche con questo strumento puoi inserire un bordo colorato per differenziare la tua immagine dalle altre.

digital tool

Moderate, Mailoji e FreezingCam: i digital tool della settimana

Il web è un bel mondo, vario, spazioso e, spesso, confortevole. Alcune volte, però, servono pause e strumenti di moderazione per smussare gli spigoli più vivi di internet e tornare a goderselo senza stress.

Può essere utile “freezare” la webcam durante una call troppo impegnativa o rilassarsi sperimentando con strumenti per creare immagini del profilo più fresche e originali.

Questo e molto altro nei nostri digital tool della settimana.

LEGGI ANCHE: Otter, RescueTime e Hashtagify, i digital tool della settimana

Rinnova il tuo amore per i social

tool moderate

Se troll e hate speech sono i tuoi nemici quotidiani, puoi provare a migliorare la tua esperienza sui social media attraverso Moderate. Si tratta di un semplice strumento di moderazione basato sull’AI, che consente di decidere quali contenuti vedere nel tuo feed. Puoi provare subito a chiedere un invito per la versione beta.

Chat Audio più professionali

tool clubhype

 

Se Clubhouse è la tua nuova passione, non puoi perderti clubhype.io. Ti permette di avere anteprime social e landing page perfette per gli eventi sul social del momento.

Trucchetti per video call

tool freezing cam

Se una videochiamata mette davvero a dura prova la tua resistenza, puoi provare FreezingCam. Si tratta di un’app che ti permette di “congelare” la tua webcam di proposito. Tra le opzioni, anche la possibilità di riprodurre un video al posto della tua webcam in diretta.

Più colore negli indirizzi email

mailoji

Gli indirizzi email sono tutti uguali e spesso noiosi? Con Mailoji puoi personalizzare il tuo indirizzo inserendo all’interno una simpatica emoji. Utile per condividere il proprio riferimento nelle bio dei diversi social media.

Personalizzare le immagini del profilo

tool hotpot

Sgranate, sfocate o semplicemente troppo banali. Le immagini dei profili che utilizziamo sulle diverse piattaforme hanno un solo scopo: renderci unici e distinguerci dagli altri visivamente, in modo che i nostri contatti ci riconoscano al volo. Ora è più semplice hotpot.

 

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50+ checklist e worksheet per rendere più rapido il tuo lavoro

Semplificare i processi è la parola d’ordine. Gli strumenti più adatti per verificare velocemente se abbiamo rispettato tutti i passaggi necessari alla produzione di un contenuto sono proprio le checklist, che ci permettono di sviluppare una panoramica complessiva delle operazioni necessarie per non incappare in errori oppure intervenire tempestivamente nel caso di sviste  e mancanze.

Anche i fogli di lavoro ci permettono di organizzare al meglio le attività e verificare la completa aderenza del risultato finale con l’obiettivo proposto.

In questa selezione in continuo aggiornamento abbiamo raccolto alcuni dei formati più utili e versatili. Come per l’articolo sui report indispensabili per il 2021, abbiamo raccolto il materiale in una cartella per migliorare la fruizione del contenuto, accessibile qui. In alternativa, è possibile visualizzare solo quello di interesse attraverso i link.

eCommerce

eCommerce

2021 eCommerce Best Practice Checklist

95 Point eCommerce platform migration

Online Trade Marketing

 

Email

email checklist

Email Template

Email Deliverability

Email Send Time

Email Subject Line

Email Checklist

Newsletter

 

Eventi

evento

Advanced Checklist for Corporate Event Planning

Live Streaming Event

Event Marketing Checklist

Post Event

Webinar

Sustainable Event

 

Social Media

social media checklist

Hashtag Best Practice

Social Media Goals

Influencer

Social Linstening

Social Media Checklist

 

Jobs&Workplace

jobs checklist

Out of Office

Working From Home

Workplace Checklist for Covid-19

Employee Retention

LinkedIn Job Search

LinkedIn Sample Profile

Sustainable Office

Build Your Portfolio

LinkedIn Profile and Networking

 

Digital Marketing

digital marketing checklist

Buyer Personas

Editorial Calendar

Library Marketing

Travel Marketing

Lead Nurturing

Upsell, Cross-sell, Resell

Google Analytics Checklist

Google AdWords KPIs

Content Marketing Strategy

Landing page

landing page

Landing Page Checklist

Killer Landing Page

 

Podcast

podcast checklist

Basic Podcast Checklist

Sparkcade Podcast Checklist

 

Everithing & more

more

Retail Store

Evaluating Outsourcing Development Firms

Franchise Asessment

Smart Marketing

Advanced Digital Marketing Checklist

Value Proposition

Your Daily Competitive Monitoring

Real Estate Marketing

Crisis Communication Plan

Crypto economy: perchè devi capire la blockchain per prepararti al Web 3.0

Bentrovati a questo nuovo appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja, il nostro obiettivo è condividere con voi insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento.

Per questa puntata abbiamo cambiato lo scenario, il tema è la Crypto economy: perchè devi capire la blockchain per prepararti al Web 3.0.

Mirko Pallera, founder di Ninja, ha intervistato Gian Luca Comandini, direttore The Blockchain Management School.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Cos’è la Blockchain: min 06,20
  • Come funziona Bitcoin: min 09,50
  • Cosa sono gli Smart Contract: min 16,55
  • Differenze tra Web 2.0 e Web 3.0: min 20,30
  • Cos’è Ethereum 2.0 e cosa rende possibile: min 26,26
  • Quali nuovi prodotti e opportunità per il marketing: min 33,50

NeN

La trovata di NeN: lancia un concorso ma il premio lo decidono i partecipanti

NeN, la startup EnerTech per la fornitura di luce e gas, ci ha abituato a uno stile comunicativo sempre molto diretto, con un approccio creativo e un linguaggio decisamente non convenzionale.

In questo caso, ha deciso di lanciare un concorso a premi riservato ai suoi clienti. Ideato insieme all’agenzia DUDE, parte il 16 febbraio e finisce il 14 marzo 2021, e sarà supportato da una campagna di comunicazione social, display e influencer.

Perché ne parliamo qui? Perché “la trovata” di NeN non riguarda particolari forme di partecipazione, articolate challenge a cui sottoporsi o restrittivi criteri da soddisfare per aggiudicarsi la vittoria. L’aspetto non convenzionale di questo contest è tutto nel premio.

In effetti, capita spesso di imbattersi nei cataloghi delle catene di supermercati che offrono “i soliti regali” per le raccolte punti o per l’uso di carte fedeltà. L’ennesimo frullatore, il set di bicchieri, il plaid con il cagnolino. NeN ha cambiato rotta: “Ci siamo appena conosciuti: sarebbe presuntuoso, da parte nostra, scegliere un premio al posto tuo“, si legge sulla pagina web dell’inziativa.

NeN concorso

Il premio lo decidi tu

Si tratta del primo concorso in cui il premio viene deciso proprio dai partecipanti. La campagna si chiama, infatti, “inserisci il tuo premio qui” e, in maniera perfettamente coerente con la comunicazione trasparente dell’azienda, permette ai suoi clienti di partecipare scegliendo un qualsiasi tipo di premio, un prodotto, un servizio o un’esperienza del valore di 1000 euro (comprese eventuali spese di consegna o spedizione).

Non c’è molto da aggiungere, in realtà: la chiarezza dell’iniziativa non lascia spazio a ulteriori regole e il singolare approccio al tema risulta più interessante del concorso stesso. Sarà infatti sufficiente compilare il form presente sul sito allegando una foto o una descrizione del premio che si desidera, per partecipare all’estrazione.

A supporto dell’iniziativa, anche un hashtag dedicato (#ilmiopremioqui) e un filtro per Instagram.

L’iniziativa è però riservata esclusivamente alle persone che hanno già un contratto di fornitura con NeN (o che lo avranno al momento dell’estrazione, il 14 aprile). L’obiettivo è quindi anche l’acquisizione di nuovi clienti.

Si può anche fare beneficenza

Partecipare a un gioco a premi può sicuramente essere divertente, anche se in realtà non si desidera nulla di particolare, al momento. Si può però cogliere l’occasione di aiutare qualcuno che si trova in difficoltà: in questo caso, infatti, la differenza di valore tra il premio scelto e i 1000 euro del budget previsti per ogni estratto, saranno devoluti al Banco Alimentare, un’associazione che si occupa di raccogliere alimenti per donarli ai più bisognosi. Più è basso il valore del premio, più alta sarà la beneficenza: in teoria sarà possibile “vincere” soltanto un caffè e devolvere quasi la totalità dell’intero premio all’associazione.

impossible burger impossible foods

La crescita di Impossible Burger, la carne vegetale finanziata anche da Bill Gates

  • Impossible Foods ha rapidamente conquistato l’attenzione di Bill Gates e altri grandi investitori, raccogliendo finanziamenti per 1,3 miliardi di dollari
  • Grazie al via libera dell’FDA, l’Impossible Burger è oggi disponibile sugli scaffali dei più grandi supermercati statunitensi e appare sul menù di migliaia di ristoranti e fast-food 
  • L’obiettivo di Patrick O’Brown è eliminare tutti i prodotti di origine animale entro il 2035, sostituendoli con alternative 100% vegetali

Ormai è chiaro che l’allevamento, specie quello intensivo, è uno dei settori che inquina di più e concorre in misura importante al cambiamento climatico, con ingenti emissioni di gas ad effetto serra; secondo la FAO, oltre il 18% del totale.

Ma il problema è anche un altro: l’allevamento, tradizionalmente inteso, è un sistema inefficiente.

Il bestiame allevato, infatti, consuma molte più calorie, derivate dall’assunzione di mangimi e foraggi vegetali, di quante realmente ne produca sotto forma di carne, latte e uova.

Senza contare le sofferenze a cui, molto spesso, sono costretti gli animali.

In prospettiva di un rapido e consistente aumento demografico soprattutto in alcuni Paesi del mondo, è opportuno trovare soluzioni alternative, più sostenibili.

Accanto al consumo di insetti, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo, parte della soluzione può essere rappresentata dai plant-based foods, cioè gli alimenti a base vegetale.

Impossible Foods, la start-up che piace ai grandi investitori

In questa giovane categoria, rientra anche il “burger” di Impossible Foods, la startup californiana che dal 2011 fa parlare di sé grazie ai suoi prodotti “impossibili”.

Fondata da Patrick O. Brown , esperto biologo molecolare e tra gli inventori dei microarray di DNA, con l’obiettivo di creare un sostituto della carne che fosse appetibile anche ai “carnivori”, Impossible Foods ha rapidamente conquistato l’attenzione di Bill Gates e altri grandi investitori (Katy Perry, Serena Williams, Jay-Z e altri), raccogliendo finanziamenti per circa 1,3 miliardi di dollari, di cui 700 milioni solo nel 2020.

A quanto pare, ad aver decretato l’immediato successo dell’Impossible Burger è stata la leghemoglobina: una proteina batterica rossastra derivata dalle radici della soia transgenica, ora sintetizzata artificialmente in laboratorio grazie ad un lievito ingegnerizzato che, utilizzata come additivo, conferisce al burger caratteristiche del tutto simili a quelle della carne di manzo, sia in termini di consistenza che di odore e sapore. Sembra che sia in grado di apportare anche un aroma metallico e sanguigno, proprio come quello della vera carne.

Lo straordinario effetto è da ricondursi alla presenza del complesso ferro/porfirina chiamato, appunto, eme, lo stesso che ritroviamo nell’emoglobina animale, dove espleta la funzione di “trasportatore d’ossigeno”, conferendo al sangue il tipico colore rosso granato.

Tuttavia, l’esultanza è durata poco.

LEGGI ANCHE: Clubhouse conquista Burger King. Una room per dialogare con i consumatori

Dopo i dubbi sulla tossicità della leghemoglobina, ok al commercio dall’FDA

La Food and Drug Administration (FDA), infatti, ha voluto vederci chiaro, ipotizzando che la leghemoglobina potesse dar luogo a delle reazioni allergiche nei soggetti più sensibili.

Così, per scongiurare ogni dubbio, prima di validare l’immissione sul mercato dell’Impossible Burger, ha caldamente invitato l’Azienda di Redwood City ad eseguire dei test di approfondimento.

In risposta all’FDA, la start-up ha eseguito un esperimento sui ratti, facendo consumare loro un quantitativo di leghemoglobina 200 volte superiore a quello consigliato ad un essere umano.

Successivamente, i dati e i risultati sono stati inclusi in un dettagliato documento, il cui riassunto spiccio è questo: “Sui ratti non abbiamo evidenziato reazioni allergiche o effetti riconducibili ad una potenziale tossicità della leghemoglobina, nemmeno a fronte di una somministrazione massiccia di additivo. Ciò ci fa presupporre che l’eme degli Impossible Burgers sia molto simile, se non addirittura identico, a quello che gli esseri umani consumano da migliaia di anni”.

Il report di Impossible Foods , seppur privo di analisi sugli effetti dell’eme a lungo termine, è riuscito a convincere la FDA, tanto che dopo pochi mesi ha ricevuto il via libera alla commercializzazione anche nei supermercati. In alcuni ristoranti, infatti, l’Impossible Burger era già presente, grazie al “trucchetto” della classificazione GRAS (Generally Recognized as Safe) con un solo vincolo: la leghemoglobina non può superare lo 0,8% del peso del prodotto finale.

Il profilo nutrizionale dell’Impossible Burger non convince gli esperti

Quali ingredienti contiene esattamente l’Impossible Burger? Secondo la nuova ricetta, presentata al CES 2019, i componenti del prodotto sono questi: acqua, concentrato di proteine della soia, olio di girasole, aromi naturali, proteine di patate, metilcellulosa, estratto di lievito, destrosio coltivato, amido alimentare modificato, leghemoglobina di soia, sale, isolato di proteine di soia, tocoferoli misti (vitamina E), gluconato di zinco, cloridrato di tiamina (vitamina B1), ascorbato di sodio (vitamina C), niacina, cloridrato di piridossina (vitamina B6), riboflavina (vitamina B2) e cobalamina (vitamina B12).

Un quadro nutrizionale che ha sollevato non poche perplessità: se da un lato l’Impossible Burger è positivamente privo di colesterolo e decisamente meno calorico rispetto ad un classico hamburger di manzo che contiene circa il 60% di grassi saturi in più, apporta meno proteine e meno ferro.

L’Impossible Burger conquista ristoranti e supermercati, anche in Oriente

Tuttavia, nonostante lo scetticismo di alcuni e il silenzio dell’AIRC, grazie a questa prima autorizzazione, l’Impossible Burger è oggi disponibile sugli scaffali dei più grandi supermercati statunitensi e appare sul menù di migliaia di ristoranti e fast-food (da Burger King a White Castle), anche ad Hong Kong, Singapore, Macao e in altre grandi e ricche metropoli.

Una corsa all’acquisto dettata da un lato dalla curiosità del primo assaggio e dall’altro dalla necessità di guardare ad un futuro più sostenibile. Patrick O’Brown, in un recente report dal titolo incisivo “Turn Back the Clock” ha dichiarato: “se avessimo a disposizione una bacchetta magica e potessimo far scomparire l’industria dei cibi animali, otterremmo immediatamente due cambiamenti fondamentali per la riduzione dei gas serra: da una parte, il contenimento delle emissioni di gas metano e, dall’altra, il recupero della biomassa”.

Così i plant-based foods riducono l’impatto ambientale

E, a supporto della propria tesi, ha riportato i calcoli relativi alla produzione dell’Impossible Sausage – uno dei prodotti di punta dell’Azienda.

In particolare, il processo produttivo:

  • Genera il 71% in meno di gas serra;
  • Richiede il 41% di terreno in meno in un anno;
  • Ha un’impronta idrica inferiore del 79%;
  • Genera il 57% in meno di eutrofizzazione acquatica.

Dati che lasciano poco spazio ad obiezioni. Il mercato delle salsicce vegetali, secondo le stime, toccherà un valore di 6,3 miliardi di dollari entro il 2028, segno che è aumentato anche l’interesse delle persone verso i cibi plant-based.

Dunque, quella che fino a ieri era un’utopia, potrebbe presto diventare realtà, avvicinando Patrick O’Brown al suo sogno: eliminare tutti i prodotti di origine animale entro il 2035, sostituendoli con alternative 100% vegetali.

Clubhouse conquista Burger King. Una room per dialogare con i consumatori

Tutti pazzi per Clubhouse. La nuova social App ad inviti, disponibile solo per IOS ed impostata sulla voce, conquista tutti, anche Burger King, la prima grande multinazionale che apre la conversazione con i suoi consumatori, sfruttando le potenzialità della piattaforma.

“È nuovo. Proviamo”: così Fernando Machado, Global Chief Marketing Officer RBI, la casa madre di Burger King, Popeyes e Tim Hortons, ha annunciato su LinkedIn la creazione della room “Open Kitchen” in collaborazione con “Restaurant Brands International”, dedicata al dialogo con i propri clienti.

“Sono un grande fan di Clubhouse. È una nuova piattaforma che stiamo ancora imparando e tentando di conoscere, per capire come sfruttarla. È molto autentica, molto reale, molto onesta. Le persone presenti sul social sembrano creare ottimi contenuti. Quindi non c’è da meravigliarsi che ci siano così tanti esperti del settore”, spiega Machado, l’uomo che ha stravolto le regole del marketing di Burger King, genio inarrestabile dell’advertising ed ispiratore per i marketer.

LEGGI ANCHE: Fernando Machado, l’uomo che ha cambiato il marketing di Burger King (sul palco di N-Conference)

Un fenomeno social da scoprire per Machado

“Non solo marketing, brand e pubblicità. Si può trovare davvero qualsiasi cosa su Clubhouse. Ho partecipato attivamente a due stanze, in cui abbiamo parlato un po’ del Super Bowl. E ne abbiamo creata una, con Restaurant Brands International, per parlare del nostro brand e dei nostri piani, dedicata ad una sorta di intervista con il nostro CEO José Cil e il team della comunicazione di Burger King per gli Stati Uniti e il Nord America. È incredibile osservare il livello di impegno e di partecipazione da parte delle persone. Avevamo circa 200 utenti collegati alla stanza, con domande frequenti sui nostri sforzi nel marketing e nella sostenibilità, ma anche sul background dei relatori”.

Una piattaforma molto interessante per Machado: “Stiamo ancora imparando tutti. Credo che Clubhouse sia molto autentica, molto reale, onesta, trasparente. Penso sia questo il motivo del successo in questo breve arco temporale”.

Clubhouse è stata lanciata ad aprile dello scorso anno, ma è diventata il fenomeno social delle ultime settimane, emergendo come App di social networking da tenere d’occhio. La piattaforma offre chat room che consentono agli utenti di avere conversazioni su una varietà di argomenti. Sebbene sia ancora in fase beta, disponibile solo su iOS, è passata rapidamente da 600.000 utenti a dicembre a 2 milioni il mese scorso. Una rapida ascesa che ha destato l’attenzione delle principali figure del settore tech e digital, tra cui Elon Musk e Zuckerberg, tanto da far crescere la sua valutazione, ad oggi stimata intorno ad 1 miliardo di dollari, secondo quanto riportato da The Information.

“Se ci apriamo agli investitori e ai giornalisti ogni 3 mesi per presentare i risultati finanziari, perché non fare altrettanto con altri che potrebbero essere interessati?”,

insiste Machado nel post di annuncio della call con il CEO José Cil.

Burger King su Clubhouse: marketing, brand, adv e non solo

‘Open Kitchen’ ha permesso ai consumatori e ai professionisti del marketing di chiacchierare con i vertici di Burger King, il CEO Cil, Machado, il chief corporate officer di RBI Duncan Fulton e il CMO Ellie Doty lo scorso 12 febbraio, dopo la presentazione dei risultati dell’ultimo trimestre 2020, con vendite in calo dell’8,6% a causa degli effetti della pandemia, a fronte di una quota delle vendite digitali globali pari a 6 miliardi di dollari come confermato dal rapporto sugli utili.

La “Cucina Aperta” è diventata così un’opportunità per i marchi RBI per rafforzare la propria attività e la propria presenza sui canali digitali.

Clubhouse combina funzionalità di chat di gruppo di piattaforme come Slack e Zoom e il contenuto audio dei podcast, amplificando tendenze di consumo accelerate dalla pandemia.

In attesa di Twitter Spaces, per ora in beta test con 3mila utenti, sembra che anche Facebook stia implementando una piattaforma audio per competere con Clubhouse, secondo quanto riferito dal New York Times. Facebook già in passato ha fatto crescere il suo brand acquisendo aziende giovani, tra cui Instagram, WhatsApp e Oculus, nel tentativo di emulare funzionalità dai suoi concorrenti, come l’introduzione di Stories e Reels per Instagram, in risposta a Snapchat e TikTok.

Starlink, la connessione internet satellitare di Elon Musk apre in Italia. Copertura entro il 2021

Countdown in Italia per la connessione satellitare ideata Elon Musk, Ceo di Tesla e SpaceX. Il servizio di connettività internet Starlink, costituito da una costellazione di migliaia di satelliti miniaturizzati, ha aperto il pre-order anche nel nostro Paese, secondo il criterio dell’ordine di arrivo “first come, first served”, che dovrebbe garantire la copertura entro la seconda metà del 2021.

L’internet satellitare a banda larga ad alta velocità e a bassa latenza, che si prefigge di raggiungere le aree del globo e le comunità rurali più remote con un segnale ultraveloce, superando i limiti dell’infrastruttura terrestre tradizionale, continua a crescere. Prenotazioni in tutto il mondo, sebbene le trattative per l’autorizzazione siano ancora in corso, sia in Europa che in Italia.

 

Un nuovo business per le imprese

Liberalizzazione e bassa orbita sono le chiavi di volta che hanno aperto il mercato ai privati, secondo Gianluca Dettori, presidente di Primo Miglio Sgr, venture capital che tra i suoi fondi attivi registra anche Primo Space, start up del settore spaziale.

«Il rischio di un’oligarchia nelle connessioni satellitari, con il potere concentrato nelle mani di pochi? È ciò che accade per le frequenze terrestri. Esiste un limite di satelliti nell’orbita bassa per la gestione in sicurezza e il numero di satelliti Starlink è talmente ampio da colmarlo. Il problema reale è che nello spazio non c’è normativa, è il far west, terra di nessuno. Come si può garantire l’economia spaziale, come accade per le frequenze? Come facciamo a tutelare l’ambiente dal rischio dei rifiuti spaziali? Sono tante le nuove sfide e gli interrogativi. In Lussemburgo si sta tentando di costruire un corpus normativo, un framework di carattere legale. L’Italia, 34esimo mercato al mondo, è più dura nell’accogliere i nuovi trend. È il regolatore, l’agenzia spaziale, che può generare innovazione ed aprire nuovi settore di business”.

Come prenotarsi per la copertura internet satellitare

“First come, first served”: è il criterio “dell’ordine di arrivo” a regolare la prenotazione del servizio internet di Starlink di SpaceX, disponibile in numero limitato.

Molto semplice la procedura di pre-order: basta aprire l’home page del sito Starlink, inserire il proprio indirizzo email e quello della propria abitazione per verificare l’eventuale futura copertura della zona. Cliccando poi sull’icona “order now”, è possibile accedere al form di compilazione.

I costi

Il costo per l’internet satellitare di Elon Musk prevede 499 euro per la strumentazione hardware e il kit di collegamento necessario (modem, parabola da installare all’esterno dell’abitazione, router e alimentatore), che viene spedito da Starlink al domicilio dell’utente con l’esborso di ulteriori 60 euro per la consegna. Il costo mensile prevede una quota di 99 euro al mese (o 99 dollari altrove). A ciò si aggiungono 99 euro da pagare all’atto della prenotazione: cifra rimborsabile, nel nostro caso di mancata attivazione entro i 6 mesi successivi alla prenotazione o di ripensamento dell’utente.

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Satelliti, quindi, come alternativa ai cavi e alla fibra ottica, o all’ormai obsoleta adsl. Incoraggiante la fase beta di test del servizio, a cui hanno aderito circa 10mila utenti, per lo più nordamericani, con risultati con ampi margini di miglioramento. L’obiettivo di Elon Musk e SpaceX, infatti, è lanciare in orbita 4.400 satelliti entro il 2024, realizzando una velocità di connessione, al massimo delle sue prestazioni, di 1 Gbps (1 gigabit per secondo), ma questo risultato sarà raggiunto solamente nel 2024.

Allo stato attuale, Starlink sta dimostrando di poter fornire connessioni con velocità superiori a 100 megabit al secondo, mentre in upload sfiora i 20 megabit al secondo, con meno di 31 millisecondi di latenza in arrivo e in uscita. La copertura non è attualmente sufficiente a coprire il continente europeo, sebbene l’espansione in Europa sia tra le previsioni di SpaceX. Nel Regno Unito l’Ofcom (l’autorità competente e regolatrice indipendente per le società di comunicazione) ha approvato Starlink, ma è indispensabile la licenza per operare nei singoli Paesi. Le procedure burocratiche sono in stato avanzato in Messico, Germania, Grecia, Francia, Australia, Argentina e Cile. In fase iniziale, ma comunque attivate, in Austria, Spagna, Italia, Irlanda, Nuova Zelanda, Filippine, India, Giappone, Sud Africa, Colombia, Brasile e Caraibi.

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Le potenzialità del satellite

«La space economy è una grande opportunità. Il 95% della superficie terrestre non è coperta da connessione internet – continua Gianluca Dettori – Si pensi ai mari e agli oceani. Il satellite offre vantaggi enormi e grandi potenzialità. All’inizio andranno indirizzati alcuni segmenti del mercato digitale. Di sicuro la telefonia non sarà l’unica soluzione possibile, ma saranno tante le applicazioni. La connessione in rete attraverso il satellite non serve per scaricare un video da YouTube sulla cima dell’Himalaya, ma sarà funzionale, ad esempio, per collocare sensori di temperatura per la verifica dell’avanzamento dello scioglimento dei ghiacciai».

 

«La tecnologia cambia, si evolve, viene inventata, ma occorre trovare la maniera per pagarla. I costi per la strumentazione o la connessione posso apparire alti, eccessivi per i singoli utenti, ma sono irrisori se rapportati, ad esempio, alle grandi navi che circolano negli oceani ed hanno urgenza di telecomunicazioni. L’analisi dell’andamento digitale dimostra quanto ognuno di noi si colleghi al satellite attraverso al Gps almeno 30-40 volte al giorno».

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L’evoluzione della infrastruttura tecnologica

E sull’evoluzione delle telecomunicazioni aggiunge: “Lo spazio potrà apparire evocativo, ma nel campo delle comunicazioni siamo in una fase di cambiamento tecnologico. Prima un satellite pesava tonnellate, oggi contiene telecamere miniaturizzate da 300 megapixel, componenti tra le maggiori tendenze dell’industria satellitare attuale. Ci sono nuovi satelliti in orbita, in Europa abbiamo le infrastrutture Copernico e Galileo come riferimento, determinanti per il GNSS (l’evoluzione del Gps), essenziale nella gestione delle auto a guida autonoma, compatibili con il traffico urbano. La tecnologia è un insieme di infrastruttura e servizi: la copertura satellitare del globo è uno dei cicli».

I big data della Space Economy e il loro valore

Non solo satelliti in orbita, perché nella new space economy ruolo centrale sarà svolto anche dai sistemi infrastrutturali terrestri per la ricezione dei dati.

«La vera opportunità per i marketer e per le start up, spesso sottovalutata, è che i satelliti raccolgono migliaia di dati sul pianeta terra – conclude Dettori – Informazioni preziose per definire comportamenti, andamenti, movimenti, tendenze, aggregazioni, in formato open source. Un database immenso di cui poter disporre e da analizzare. Una risorsa incredibile».

Comincia l’epoca del Connected Customer: come prepararsi alla sfida

Il prolungato stato di crisi, con l’adozione di modelli sociali fortemente connotati dal principio di distanziamento sociale, ha condotto le persone a ricercare nuove modalità di contatto, modelli organizzativi sul lavoro e anche abitudini diverse per soddisfare i propri bisogni.

Non è una novità affermare come il digitale, in questo, abbia svolto il ruolo del padrone: l’immaterialità del mezzo ha permesso a ogni consumatore di accedere a mercati e player differenti, realtà molto grandi e imprese molto piccole che hanno potuto accelerare il proprio business grazie al web.

Ora che la campagna vaccinale è partita, non c’è però da attendersi un “ritorno alle origini”: anzi, è molto probabile che i cambiamenti cui abbiamo assistito in questi mesi diventeranno strutturali, in particolare per ciò che concerne i comportamenti dei consumatori.

A tal proposito, per evidenziare come tali mutazioni siano già ben percepibili nel tessuto sociale, Salesforce ha condotto una ricerca dal titolo State of Connected Customer, che si propone di mappare a livello worldwide che cosa attenderci per i prossimi mesi (o forse anni) per ciò che concerne le aspettative dei consumatori.

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Il Connected customer, fra fiducia, comportamenti e valori dei brand

Ora, è chiaro che al centro di tutto ci sia proprio lui, il Connected Customer, che come recita il titolo della ricerca è oggetto di un’analisi che va oltre la semplice osservazione: ma cosa significa, esattamente, “consumatore connesso”?

La traduzione letterale dall’inglese all’italiano non basta a spiegarlo, anche perché il concetto va al di là del semplice essere “digitale”.

Al di là infatti dalla capacità di sfruttare la Rete a proprio uso e consumo, il Connected Customer è prima di tutto un attore attivo e partecipe delle meccaniche che gli si sottopongono: attenziona in modo puntuale il mercato, interagisce con le marche che tentano di attirarne l’attenzione in maniera critica e -soprattutto- ricerca una forma relazionale il più possibile basata sull’empatia. E lo fa online, come offline, sia per ciò che riguarda i punti di contatto con la marca che -espandendo il concetto- alla brand narrative propriamente detta.

Ad esempio, proprio nella ricerca emerge come il 68% del campione dichiari di aspettarsi dai brand un approccio empatico (ma solo il 37% riconosce che questo effettivamente avvenga).

Facendo un focus su tale sfaccettatura e come questo si configuri, comincia a delinearsi come basilare un valore nuovo per il contesto, quello della fiducia. Si calcola che per 9 persone su 10 la fiducia è la discriminante fondamentale nella scelta di un bene e un servizio: il consumatore quindi non limita solo la propria relazione all’esperienza di consumo, ma si fonde con la valutazione che viene data anche a come questa si declina nella propria vita.

Le evidenze che emergono da questo punto di vista sono molto interessanti: dalla generazione dei Baby Boomers agli Zoomers (i facenti parte della GenZ) emerge con forza un senso di sfiducia crescente verso le aziende, cui si imputa una scarsa trasparenza (il 42% arriva ad affermare che non crede che dicano la verità) fino a dire che non agiscano nell’interesse del consumatore (ben il 36%).

customer journey strategy

Anche per questa ragione, l’aspettativa che le aziende dimostrino concretamente cosa intendono per valori e come intendono impattare nel mondo con azioni fedeli ad essi cresce ogni anno di più: ambiente, iniquità economica e ingiustizie sociali sono alcuni dei macroinsiemi dove il consumatore si aspetta che le aziende agiscano concretamente.

Per una relazione che si fa tanto totalizzante, il Connected Customer non può esimersi dall’aspettarsi una capillarità della presenza della marca nella sua vita, sempre più attraverso touchpoint solo digitali e meno “fisicamente”. Questo aspetto, che già nel periodo “pre COVID-19” veniva osservato come aspettativa crescente, ha acquisito ancor più valore considerato che proprio durante la pandemia una larga fetta di consumatori ha dovuto necessariamente avvicinarsi al digitale, non solo per attività legate all’entertainment (fruizione dei social, utilizzo delle piattaforme di video streaming) quanto anche per ordinare e pagare beni e servizi, lavorare, studiare.

La contrazione delle interazioni offline ha quindi indirizzato il bisogno di avere marche sempre più digitalmente preparate, in grado di dotarsi degli strumenti più nuovi e delle tecnologie più all’avanguardia (come l’Intelligenza Artificiale) e che accompagnino non solo verso l’acquisto, ma anche nella fase del post-vendita (dove diventa più acuta la necessità di sentirsi parte di una relazione).

Il coronavirus ha quindi accentuato i comportamenti trasformando il Connected Customer in una figura decisamente più pretenziosa ma anche più vera, fedele al vissuto quotidiano di tutti noi.

Momenti di verità e scelte consapevoli

Quando Jim Lecinsky definisce cosa sia il Momento di Verità “Zero”, senza volerlo, circoscrive questa capacità di osservare e assorbire le informazioni relative all’esistente che contraddistingue il profilo che Salesforce mappa nella sua ricerca.

La “connessione” che entra anche nella definizione di questo profilo di consumatore va oltre l’interazione con la sfera digitale, ma entra in meccanismi che sono cognitivi e di valutazione indipendenti anche dalla qualità dell’offerta di brand.

In altri termini: il Connected Customer vive nella consapevolezza di essere al centro di meccaniche in cui lui è comunque arbitro, e per questo pretende che al centro di ogni momento di verità (la ricerca, l’osservazione, la conversione e la valutazione) vi sia un contributo autentico e veritiero.

Questa sua capacità di assorbire continuamente informazioni (che lo rendono, scherzosamente, una specie di hardware sempre in funzione) e di giudicarle obbliga le marche a sfruttare la sua “connessione”, costruendone di nuove.

Customer Journey

Il “come” questo possa avvenire dipende da una buona applicazione delle tecniche di Marketing Intelligence e di una sapiente elaborazione di un marketing mix che conti su media sempre performanti e tailor made. Sembrano banalità, ma oggi anche un chatbot che risponde in maniera spersonalizzata e poco curata rischia di generare un corto circuito nel percepito dell’interlocutore umano.

Questo vale a prescindere dalle fasce d’età, che pur rimanendo distanti fra loro hanno dal punto di vista anagrafico presentano dei tratti comuni inconfondibili, che riconducono comunque al profilo del Connected Customer.

Una trasformazione che, dicevamo poco su, era già cominciata prima della pandemia, e che nonostante il Coronavirus non si potrà fermare.

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