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  • Come il consumo di insetti può rivoluzionare il sistema agroalimentare

    Il via libera dell’EFSA al consumo umano delle larve della farina, fa rientrare gli insetti nella lista dei novel foods, confermandone il trend positivo e rimarcando la necessità di rivolgerci a nuove fonti alimentari, più efficienti e sostenibili

    9 Febbraio 2021

    • L’entomofagia è una pratica alimentare che accomuna, al momento, oltre 2 miliardi di persone
    • EFSA ha dato l’OK per il consumo umano delle larve gialle essiccate, sia nella versione intera che sotto forma di farina
    • Attualmente sarebbero oltre 3mila le specie di insetti commestibili e integrarli nella nostra dieta significherebbe ridurre l’impatto che il settore zootecnico ha sull’ambiente
      Diffusasi per necessità in alcuni Paesi del mondo, come Africa, America Latina, Asia e Oceania, l’entomofagia, cioè ovvero il consumo di insetti da parte dell’uomo,  è una pratica alimentare che attualmente accomuna oltre 2 miliardi di persone. Dal 2004, è sotto la lente d’ingrandimento della FAO (Food and Agriculture Organization), che la indica come una possibile soluzione per prevenire il rischio di carestie. Stando al rapporto delle Nazioni Unite The World Population Prospects 2019: Highlights”, infatti, la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere i 9,7 miliardi entro il 2050, sino a sfiorare gli 11 miliardi nel 2100. LEGGI ANCHE: Budweiser, Coca-Cola e Pepsi in fuga dal Super Bowl. Che succede? Pertanto, per far fronte conseguente enorme aumento della domanda di cibo, dovremo rivolgerci a fonti alimentari non convenzionali, più efficienti e sostenibili, evitando il depauperamento delle già poche risorse disponibili.

    Gli insetti come cibo

    Ecco allora che, in un simile contesto, l’allevamento e l’introduzione degli insetti nella nostra dieta appare come una delle strade immediatamente percorribili. Gli insetti, infatti, oltre a riprodursi facilmente e in poco spazio, nutrendosi semplicemente di scarti agricoli, presentano anche un eccellente profilo nutrizionale, con grassi e proteine ad alto valore biologico, superiore addirittura a quello della carne bovina, suina e avicola. Tuttavia, in Italia, l’entomofagia resta un tabù, tanto da essere vietata, al momento, dalla legge (art.35, Regolamento UE 2015/2283). Negli altri Paesi europei la situazione non è molto diversa, fatta eccezione per alcune tipologie di insetti, già ammessi in “regime di tolleranza” e in attesa di una specifica autorizzazione al commercio. Ma per capire se gli insetti faranno parte o meno della nostra dieta futura, dobbiamo fare un piccolo passo indietro.
    By Steven G. Johnson – Own work, CC BY-SA 3.0

    L’evoluzione del tema: da EXPO 2015 ad oggi

    Era il 2015 quando, in occasione di Expo Milano, nel padiglione del Belgio, si parlò ampiamente e per la prima volta del tema degli “insetti a tavola”, di cui successivamente si occuparono anche alcune importanti testate, come La Repubblica, il Corriere della Sera, La Stampa, Panorama e il Fatto Alimentare. Senza dimenticare le numerose interviste rivolte a chef nazionali ed internazionali, tuttora considerati dei veri e propri “pionieri” nell’utilizzo degli insetti in cucina; una cucina raffinata, che alcuni definirebbero gourmet. Tra questi, ricordiamo l’irriverente cuoco danese René Redzepi e il brasiliano Alex Atala, considerato uno dei migliori chef al mondo, un genio poliedrico del nuovo millennio. Tuttavia, il grande lavoro di comunicazione non bastò a convincere i consumatori, che si dichiararono favorevoli all’entomofagia solo per un misero 8%. Una reazione piuttosto prevedibile, essenzialmente per due motivi: in primis gli europei e, in generale, gli occidentali sono portati ad associar erroneamente condizioni di povertà e di miseria, dalle quali vogliono fuggire al consumo di insetti; in secondo luogo, le abitudini alimentari in Europa sono completamente diverse da quelle che, ad esempio, possiamo ritrovare in Asia dove gli insetti non suscitano ribrezzo e disgusto. Si tratta, dunque, di un rifiuto di ordine “culturale”, privo di altre ragioni. Ad ogni modo, dal 2015 ad oggi, qualche passo in avanti è stato fatto, anche in termini di accettazione del prodotto.
    By Meutia Chaerani / Indradi Soemardjan http://www.indrani.net – Own work, CC BY 2.5

    L’EFSA ha dato l’ok al consumo umano delle larve della farina

    L’EFSA – l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare – ha da poco dato l’OK al consumo delle larve gialle essiccate (Tenebrio Molitor), sia nella versione intera che sotto forma di farina, da utilizzare come ingrediente per la preparazione di biscotti, barrette, pane e altri prodotti di consumo. Entro sette mesi, dunque, la Commissione Europea dovrebbe presentare una proposta di autorizzazione per l’immissione sul mercato, da sottoporre al voto dei Paesi membri. Nel caso di una risposta positiva, si assisterebbe ad una netta accelerazione delle (numerose) valutazioni pendenti, fino ad un’integrazione stabile degli insetti nella dieta occidentale. È chiaro quindi, che ci troviamo di fronte ad un momento delicato e al contempo decisivo per lo sviluppo sostenibile del sistema agroalimentare europeo. LEGGI ANCHE: Joint venture tra Beyond Meat e PepsiCo e il titolo vola il borsa
    Pengo, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

    Scegliere gli insetti per salvare l’ambiente

    Attualmente, infatti, sarebbero oltre 3mila le specie di insetti destinabili al consumo umano, tra larve, cavallette, ragni e altri, e la loro graduale diffusione al posto delle specie tradizionalmente allevate, potrebbe portare ad una sensibile riduzione dell’impatto che il settore zootecnico ha sull’ambiente, sia in termini di risorse consumate che di emissioni di gas ad effetto serra, derivanti dai processi metabolici degli animali, in particolare del metano, che concorre al surriscaldamento globale 23 volte di più della CO2. Secondo un recente rapporto della FAO, il bestiame utilizza attualmente il 30% dell’intera superficie terrestre, di cui il 67% è rappresentato da pascoli permanenti mentre il 33% – e forse di più – da terra arabile, sfruttata per produrre foraggio. Inoltre, in America Latina e in altri Paesi in via di sviluppo, l’allevamento sembrerebbe essere una delle principali cause di deforestazione.  Ogni anno, infatti, ettari di foresta, anche amazzonica, vengono abbattuti, per far posto a nuovi pascoli. E se pensiamo infine che per produrre 1 kg di carne di manzo, sufficiente sì e no a sfamare una famiglia poco numerosa, sono necessari dai 16 ai 20 kg di mangime e circa 11.500 litri di acqua, per un totale di quasi 15 kg di CO2 emessi nell’ambiente, capiamo quanto sia importante rivolgerci al più presto a nuove fonti di cibo. O, almeno, prenderle in considerazione. Investire oggi sugli insetti, quindi, significa abbracciare un domani più pulito e sostenibile, senza necessità di virare verso regimi alimentari drastici, che annullano, talvolta pericolosamente, le fonti proteiche di origine animale.   ___ L’immagine di copertina è di Rik Schuiling / TropCrop-TCS – Own work, CC BY-SA 4.0