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  • Avvertenze per brand su Clubhouse: come usare il nuovo canale senza lasciarsi travolgere

    Anche se si tratta di un nuovo strumento, il social audio è un terreno di conquista ideale per brand e aziende

    18 Febbraio 2021

    La corsa a Clubhouse di queste ultime settimane ha polarizzato la discussione sui nuovi strumenti per interagire e restare in contatto con gli altri, ma anche su come questa nuova, entusiasmante piattaforma possa essere o meno destinata a sottrarre tempo e visibilità ad altri social media più longevi e affermati, come Facebook e Instagram. Nella frenetica apertura alla room, è bene però non dimenticare che l’esposizione online genera conseguenze, più o meno importanti. Per questo, seguire alcune regole basiche può aiutarci a rendere l’esperienza di utilizzo del mezzo più piacevole e totalmente esente da rischi. Al di là delle semplici indicazioni universali riguardo alla tutela dei propri dati durante la navigazione e delle consuete norme di educazione da seguire, online e offline, quando ci si approccia a un nuovo strumento, una delle operazioni propedeutiche più utili da fare è quella di analizzare con attenzione i Terms of Service della piattaforma; passaggio che viene spesso saltato a piè pari quando il buzz rimbalza da un feed all’altro e veniamo trascinati con foga in un nuovo servizio.

    A cosa devono fare attenzione i brand su Clubhouse

    brand su clubhouse Se questa considerazione è importante per ciascuno di noi, assume rilevanza ancora maggiore quando sono i brand a entrare in contatto con il pubblico attraverso un nuovo strumento di comunicazione. Per dirla con le celebri parole di Warren Buffet, “Ci vogliono vent’anni per costruire una reputazione e cinque minuti per rovinarla“. Una citazione mai troppo abusata, che anzi vale la pena di ricordare soprattutto in relazione a realtà come Clubhouse, in cui la mancanza di un filtro tra produzione del contenuto ed esposizione dello stesso può tradursi facilmente in gaffe indesiderate. “È il bello della diretta“, direbbe un altro famoso comunicatore italiano. Sì, ma non sempre è così bello. Ecco quindi cosa è importante sapere e alcuni consigli utili per conoscere a fondo le regole di Clubhouse e avviare una strategia di inserimento del tuo marchio senza correre rischi inutili.

    Le conversazioni sono temporaneamente registrate

    Usando Clubhouse, acconsenti al fatto che il tuo audio venga temporaneamente registrato nel caso in cui venga segnalato un incidente di trust & safety. In pratica, la piattaforma registra l’audio criptato degli speaker di una stanza mentre è in corso la diretta (non quello degli speaker o del pubblico col microfono chiuso, quindi). Se durante la diretta uno o più utenti segnalano una violazione, Clubhouse “trattiene” la registrazione per il tempo necessario a investigare su quanto successo per poi cancellarlo a indagine conclusa. Diversamente, se nel corso del live streaming non ci sono state segnalazioni, l’app cancella l’audio appena la stanza viene chiusa. Ecco che per un brand diventa quindi importante la possibilità di monitorare le conversazioni e il sentiment sul proprio marchio all’interno delle room. Attualmente, non esistono però strumenti di Social Media Monitoring in grado di raccogliere e analizzare le mention in Clubhouse tutelando così la reputation delle aziende. La grande domanda quindi è: cosa dicono le persone del tuo brand quando lasci la stanza o non partecipi alla conversazione? A meno di utilizzare costosi strumenti di speech detection basati su AI e certamente non alla portata di tutti, la questione è (almeno per il momento) destinata a rimanere senza risposta.

    Tutti gli iscritti devono essere reali

    Social media manager unieuro Registrandoti al servizio, accetti di fornire informazioni vere, accurate, aggiornate e complete su te stesso. È quindi vietato fornire dati fasulli ma anche impersonare altre persone (magari famose), aziende o entità. In realtà, manca un vero e proprio strumento di certificazione che garantisca che stiamo conversando proprio con Elon Musk, per esempio, e non con un suo clone digitale. Al momento, data l’assenza di un “certificato di autenticità” (il bollino blu che compare accanto al nome delle pagine su Facebook, per intenderci), chiunque potrebbe impersonare un top CEO e causare danni di reputazione all’azienda. Di sicuro, è più semplice riconoscere Elon Musk da una sua foto che dalla sua voce.

    No alla pubblicità indesiderata

    I messaggi promozionali e commerciali indesiderati sono vietati un po’ ovunque e Clubhouse non fa eccezione e, anzi, estende il divieto anche all’organizzazione di contest di vario genere. Se un brand partecipa alla creazione della stanza o alla divulgazione dei contenuti, sarà quindi buona norma segnalarlo espressamente con i consueti mezzi che vengono utilizzati sugli altri social e media, quindi sì ai TAG come #adv, #pubblicità e #sponsorizzato da, e a formule chiare come “powered by” e “branded content“, così come stabilito dall’Agcm, l’Authority garante del commercio e della concorrenza

    Vietato registrare le conversazioni (senza il consenso degli speaker)

    brand su clubhouse Una delle caratteristiche che ha agevolato la rapida diffusione di Clubhouse come piattaforma per lo scambio di opinioni è la regola generale che riguarda le conversazioni. Diversamente da un post pubblicato su Facebook o di un tweet, che rimangono visibili e possono essere condivisi e commentati, le conversazioni delle room dovrebbero rimanere assolutamente private. È vietata, quindi, la registrazione dello streaming salvo disporre del consenso scritto di tutti gli speaker partecipanti. La regola è chiara, ma ha un limite ben preciso: l’impossibilità di invitare sul palco chi non abbia precedentemente acconsentito, per iscritto, alla registrazione. Il carattere stringente di questa norma interna ha spinto organizzatori e moderatori a cercare delle scorciatoie per acquisire il consenso dei partecipanti senza dover ricorrere alla forma scritta e sottostare ai lunghi tempi necessari al ricevimento del documento, che poco si integrano con l’immediatezza dello strumento Clubhouse. Una emittente radio molto conosciuta in Italia ha inserito, nel titolo della room, l’avvertenza che il flusso audio sarebbe stato trasmesso in diretta. Altri amministratori integrano nel nome della stanza un pallino rosso, simbolo comune per indicare la registrazione in atto. Queste precauzioni saranno sufficienti per essere compliant coi termini di servizio?

    No alla condivisione di informazioni e quote contrassegnate come “off the record”

    Come abbiamo già avuto modo di capire, le conversazioni all’interno delle room sono riservate ai partecipanti e non possono essere registrate. Ma neppure divulgate, se uno degli speaker fa espressa menzione di non essere d’accordo o non gradire la condivisone di quanto detto. Alcuni speaker, nella loro bio, hanno fatto riferimento espresso alle Chatham House Rules. Secondo questa regola, i partecipanti a un meeting o a una riunione sono liberi di utilizzare le informazioni emerse dalla discussione, ma non sono autorizzati a rivelare chi ha detto cosa. La regola trova la sua ragion d’essere nella possibilità di partecipare a dibattiti su argomenti controversi senza rischiare di esserne penalizzati. Pare invece che Marc Andreessen, co-fondatore della società di VC Andreessen Horowitz, e finanziatore di Clubhouse, abbia bloccato diversi giornalisti, impedendo loro di ascoltare il discorso-evento di Elon Musk. Anche in questo caso vige il principio generale di rispettare la sensibilità di speaker, organizzatori e moderatori e seguire le regole che vengono stabilite da chi amministra lo spazio virtuale.

    Clubhouse potrebbe non intervenire nella tua controversia

    brand su clubhouse Al momento è difficile stabilire quale sarà il rapporto tra Clubhouse e i brand, in mancanza di chiare indicazioni in questo senso da parte della piattaforma. Quello che è certo è che, come accade su diversi social media, il peso di un brand all’interno di Clubhouse potrebbe essere molto diverso rispetto a quello dei “normali utenti” presenti sull’app. I grossi marchi, anche in ragione degli enormi investimenti pubblicitari che riversano sulle piattaforme sociali, dispongono spesso di canali preferenziali per le comunicazioni con chi amministra i sistemi, sicuramente diversi da quelli messi a disposizione per l’utenza consumer. Infatti, Alpha Exploration Company, società proprietaria del social network, si riserva il diritto, ma non l’obbligo, di venire coinvolta nelle dispute tra gli utilizzatori del servizio. Clubhouse deciderà quindi in modo assolutamente discrezionale quando vi sia l’opportunità di “schierarsi” dalla parte di uno dei due contendenti oppure lasciare che la problematica venga risolta tra le parti.

    Conclusioni: perché un brand dovrebbe provare Clubhouse (e perché non c’è nulla di cui preoccuparsi)

    Anche se lo strumento è relativamente nuovo ed è necessario seguire alcune regole per regalare ai propri follower una piacevole esperienza, Clubhouse è potenzialmente un terreno di conquista ideale per brand e aziende. Solo pochi giorni fa, Burger King ha aperto una room ufficiale sul social audio del momento, definito, con le parole del Global Chief Marketing OfficerRBI , Fernando Machado, “una piattaforma autentica, reale, onesta, trasparente”. Se Burger King è la prima multinazionale ad aver aperto la conversazione con i suoi fan e clienti attraverso la stanza dedicata “Open Kitchen”, anche noi Ninja abbiamo avviato una collaborazione con Peroni per la giornata di San Valentino, durante la quale le due realtà hanno commentato insieme le più belle campagne dedicate alla giornata degli innamorati. Un chiaro segnale che l’ingresso su Clubhouse non è affatto sbarrato per i brand che hanno voglia di mettersi in gioco e sperimentare, raggiungendo i propri fan in modi sempre nuovi e attuali. In questa prospettiva, la regola aurea è quella di evitare assolutamente l’improvvisazione e rivolgersi a player qualificati per condurre in porto un progetto così ambizioso. Oltre, naturalmente, a rispettare tutte le regole.

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