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Stripe triplica il suo valore, valutazione record da 95 miliardi di dollari

Stripe, la piattaforma di gestione di pagamenti online, triplica il suo valore aziendale nell’ultimo anno e raggiunge una valutazione di 95 miliardi di dollari.

Se l’eCommerce guida le tendenze dei mercati finanziari globali, la società fondata a San Francisco nel 2010 dai fratelli irlandesi John e Patrick Collison, con la sua valutazione record rientra tra le start up private più preziose e di maggior successo della Silicon Valley senza essere quotata in borsa, complici i nuovi trend di pagamenti digitali incentivati dalla pandemia e dal Covid.

Con l’ultimo round di finanziamento, la società ha annunciato di aver raccolto 600 milioni di dollari da Allianz X, Axa, Baillie Gifford, Fidelity Management & Research Company, Sequoia Capital e National Treasury Management Agency (NTMA), raggiungendo i 95 miliardi di dollari.

Una valutazione che, secondo il Financial Times, ha superato gli 80 miliardi di Facebook prima di sbarcare in borsa e i 72 miliardi di Uber precedenti alla sua prima offerta pubblica IPO nel 2019, dietro solo ai cinesi ByteDance (180 miliardi) e Ant Group di Jack Ma.

Rispetto alle altre startup private, Stripe guida la piattaforma di trading Robinhood, che attualmente è valutata in 11,7 miliardi di dollari, con un enorme margine.

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Verso l’espansione in Europa

Molte aziende, tra cui Amazon, Github, Yelp, Spotify e Uber, utilizzano le soluzioni Stripe per l’elaborazione dei pagamenti, con software di gestione semplice per integrare soluzioni di pagamento all’interno dei siti web, proprio come PayPal.

L’ultimo round di raccolta di capitali resterà a bilancio, in vista dei prossimi obiettivi di espansione, soprattutto verso i mercati europei, come evidenzia anche una nota stampa: “L’azienda utilizzerà i nuovi fondi per investire nelle iniziative europee – in particolare nel quartier generale di Dublino – per supportare la crescente domanda proveniente dalle grandi aziende del ramo Enterprise del Continente e per espandere la propria Rete Globale di Pagamenti e Tesoreria (GPTN)”. A ciò si aggiunge l’investimento in infrastrutture per sviluppare soluzioni di pagamento online per il prossimo decennio.

Dall’inizio della pandemia, Stripe ha aggiunto alla sua piattaforma circa 200 mila nuove compagnie in Europa tra quelle che utilizzano i suoi servizi, gestendo circa 5mila richieste al secondo.

Secondo il Bloomberg Billionaires Index, i fratelli Collison al momento vantano un patrimonio personale di oltre 11 miliardi di dollari ciascuno, che sembra destinato a crescere.

L’ascesa di Stripe

Dopo la creazione della start up nel 2010, i fratelli Collison nel giugno 2010 hanno ricevuto finanziamenti da Y Combinator, un acceleratore di start-up. A seguire, nel maggio 2011, un investimento di 2 milioni di dollari dai venture capitalist Peter Thiel, Sequoia Capital e Andreessen Horowitz. Lanciata ufficialmente al pubblico dopo un’estesa fase beta,  nel febbraio 2012, un investimento da 18 milioni di dollari guidato da Sequoia Capital con una valutazione di 100 milioni. Nel 2016, Stripe è stata valutata in oltre 9 miliardi. A settembre del 2019 ha raccolto 250 milioni di dollari in un nuovo giro di finanziamento raggiungendo un valore aziendale di 35 miliardi di dollari, fino all’attuale cifra del valore di 95 miliardi di dollari, che batte Facebook e Musk prima della loro quotazione in borsa.

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digital tool della settimana - uomo alla scrivania

MyHeritage, Ariyh e Kbee, i digital tool della settimana

L’attenzione per i dettagli è essenziale quando produciamo contenuti e, in generale, ci rivolgiamo al pubblico con la nostra comunicazione. Diventa molto fastidioso, a posteriori, accorgersi di un refuso o di una svista in un documento, specie se non siamo in grado di intervenire per correggerlo.

Questa è solo una delle piccole disavventure che possono capitare durante la giornata lavorativa. Per questo ci affidiamo ad alcuni tool digitali che ci aiutano a centrare l’obiettivo previsto dalle deadine senza intoppi. E magari a regalarci qualche momento di spensieratezza, tra l’invio di una email e una call su Zoom.

Ecco i nostri digital tool per questa settimana.

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Illustrazioni customizzabili

tool digitale - amigos

Per rendere più divertente una presentazione o un contenuto non c’è niente di meglio di una illustrazione personalizzata. Con Amigos potrai crearne quante ne vuoi, scegliendo tra decine di opzioni.

Beta testing

tool brevy

Quando si lancia un nuovo sito, spesso ci si accorge di nuovi e inaspettati errori, typo e problemi di ogni genere. Brevy trasforma il tuo sito web in uno spazio collaborativo, permettendo a chiunque nel team di lasciare un feedback o segnalare problemi direttamente in linea.

Sempre nuovi tips

tool digitale

Nel Marketing non si finisce mai di imparare e per restare sempre aggiornato rispetto ai concorrenti puoi seguire i consigli di Ariyh. Riceverai le ultime ricerche delle migliori business school, riepilogate in appena 3 minuti.

Valorizza le risorse

tool digitale - kbee

Ogni azienda che utilizza Google Drive possiede enormi risorse che spesso non vengono sfruttate appieno dai diversi team. Grazie a Kbee puoi trasformare tutti i tuoi contenuti in un wiki veloce e ricercabile per te, il tuo team o i tuoi clienti. Uno strumento potentissimo anche per il Customer Care.

Animati, almeno in foto

tool digitale per animare le foto

Ci sono diversi modi per affrontare una pausa di lavoro: un caffè tra colleghi, qualche telefonata o uno snack per rifocillarsi. Oppure, puoi impiegare qualche minuto utilizzando MyHeritage, un tool per animare le vecchie foto di famiglia e trasformarle in video. Naturalmente, funziona anche con le foto più recenti.

 

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bug su clubhouse

Attenzione ai club di Clubhouse, potresti ritrovarti admin senza saperlo

Era solo questione di tempo prima che l’app più chiacchierata del momento mostrasse qualche vulnerabilità. Stiamo parlando di Clubhouse.

Testando ripetutamente tutte le sue funzioni come solo un vero Ninja può fare, ci siamo imbattuti in un malfunzionamento particolarmente interessante. Con un piccolo “hack” è possibile aprire un gruppo e inserire praticamente chiunque come admin, anche avendo a disposizione pochi dati.

Come vedremo in seguito, con delle manovre particolari diventa impossibile, per la persona aggiunta, liberarsi di questo ruolo, che rimarrà ben in evidenza nella lista dei suoi club.

Fin qui sembra solo uno scherzo innocente, ma cosa potrebbe capitare a un iscritto che si trovasse a figurare come amministratore di un club con un nome “sconveniente”, magari legato a contenuti pornografici, che inneggia alla violenza o relativo a tendenze politiche estremiste?

Naturalmente, vi presentiamo la situazione scoraggiandovi fortemente dal mettere in atto queste procedure: nonostante i tentativi che ci hanno permesso di individuare la vulnerabilità del sistema, non abbiamo al momento idea di quali potrebbero essere le conseguenze e le contromisure adottate dal social media qualora questo comportamento venisse individuato.

Rischiare il ban per uno scherzo non è probabilmente una mossa tanto furba. Meno ancora lo sarebbe provare a “incastrare qualcuno”, con i danni che potremmo creare a noi stessi o ad altri attraverso questo metodo.

Contiamo, invece, che la nostra segnalazione sia utile soprattutto agli sviluppatori di Clubhouse, a cui abbiamo già inoltrato un avviso della nostra scoperta, per correggere in tempi celeri la funzione.

Passo 1. Crea un club su Clubhouse

Non importa con quale nome lo aprirai, quale sarà l’immagine del club o la sua descrizione. Per questo test, noi abbiamo creato un fittizio Bug Club.

Come abbiamo già spiegato in questo articolo, adesso la possibilità di aprire un club è aperta a tutti: è infatti sufficiente cliccare sul simbolo “+”, in basso a sinistra nella nostra scheda profilo per avviare la procedura.

bug - clubhouse

Passo 2. Genera il link per inserire nuovi membri

Cliccando sull’icona in alto a destra, quella con l’omino racchiuso in un cerchietto con il simbolo “+”, è possibile generare un link per invitare i nostri contatti a diventare membri del gruppo. Attenzione: non parliamo di follower che possono seguire le attività del club, ma di veri e propri “collaboratori” a cui si possono attribuire poteri di amministrazione, ad esempio per aprire nuove stanze.

Proprio perché è previsto che i membri del gruppo siano in un numero ristretto, ogni link funziona per un massimo di 10 utenti. Non ci resta quindi che copiare il link che, in teoria, potremo inviare ai nostri contatti per invitarli a far parte del club.

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bug su clubhouse 02

 

Passo 3. Autenticati col numero di un’altra persona

Qui comincia l’hack vero e proprio, in realtà piuttosto banale. Una volta copiato il link per l’invito al gruppo, non dovremo inviarlo a nessuno ma semplicemente aprirlo nel nostro browser, che ci reindirizzerà all’app di Clubhouse in una finestra in cui verrà visualizzata la richiesta di entrare nel club fatta dal nostro account… a noi stessi!

A questo punto il sistema richiede l’inserimento del numero di telefono come autenticazione per confermare l’iscrizione. Invece che inserire il nostro numero di telefono possiamo inserire qualunque contatto (a patto che sia già parte di Clubhouse, naturalmente) e cliccare su Verify membership.

Il gioco è fatto! Adesso la persona di cui abbiamo inserito il numero è un membro attivo del club, come se ne avesse fatto espressa richiesta.

Come ulteriore conferma, riceveremo una notifica che ci avviserà che l’utente che abbiamo coinvolto nel nostro magheggio fa ormai parte del gruppo che abbiamo creato. Nel nostro caso, Bug Club.

bug su clubhouse

Passo 4. Rendi la tua vittima un amministratore del gruppo

Adesso che la persona di cui hai inserito il numero di telefono fa parte del tuo gruppo, non ti resta che renderlo amministratore. Riceverai un messaggio di conferma una volta cliccato sull’opzione “Make an admin”

bug dei club su clubhouse

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Passo 5. Abbandona il tuo gruppo

Questa è la ciliegina sulla torta di un piano ben congeniato: abbandonare la scena del delitto e cancellare le prove cliccando Leave club.

Il malcapitato si troverà da solo nel gruppo da te creato, ne diverrà proprietario e non avrà modo di cancellarlo o abbandonarlo finché sarà l’unico admin presente.

il bug dei club

Una via d’uscita in realtà c’è, anche se eticamente non è proprio il massimo: per sfuggire alla trappola, la persona gabbata dovrà seguire il tuo esempio, ripetere questa procedura e “incastrare” qualcun altro. Almeno finché clubhouse non risolverà il bug.

 

Cina, l’Antitrust valuta sanzione record per il gigante del fintech Alibaba

La Cina progetta di domare il gigante tecnologico Alibaba Group Holding Ltd., società fondata dal magnate Jack Ma, versione cinese di Amazon.com Inc.

Secondo alcune fonti, l’Autorità di regolamentazione cinese starebbe ipotizzando anche la cessione di alcuni asset aziendali non legati alla vendita online, oltre alla multa, la più alta nella storia della Cina, che supera i 975 milioni di dollari, cifra che Qualcomm Inc. ha pagato nel 2015 per pratiche anticoncorrenziali.

Alibaba sarà tenuta, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, a porre fine a una pratica che è stata soprannominata “er xuan yi” – letteralmente “scegli uno su due” – in base alla quale, secondo i regolatori, il gigante della tecnologia ha punito alcuni commercianti che vendevano beni su entrambe le piattaforme, Alibaba e le sue rivali come JD.com.

La Cina ridimensione le spinte monopolistiche dei giganti del fintech

Pechino sarebbe determinata, infatti, a combattere le tendenze monopolistiche di gruppi privati, le cui piattaforme di vendita online sono utilizzate da centinaia di milioni di cinesi.

Nel mirino del regime cinese, da oltre un anno insieme alla sua società Ant Group., Jack Ma, l’uomo d’affari più famoso in Cina, con un patrimonio valutato in 58 miliardi di dollari, che nel 1999 ha fondato la società di eCommerce Alibaba in un appartamento di Hangzhou con pochi soldi presi in prestito da amici, dopo un viaggio negli Stati Uniti, intuendo l’opportunità dello scambio di merci online.

alibaba

Jack Ma, founder e ceo di Alibaba

L’ascesa del magnate Jack Ma, oggi nel mirino del regime cinese

Da lì una veloce ascesa per il fondatore Jack Ma, simbolo in Cina del self made man, pioniere del pagamenti elettronici da smartphone, con il servizio Alipay.

L’azienda di e-commerce dovrà affrontare un trattamento più delicato rispetto alla sua affiliata Ant Group Co, a condizione che prenda le distanze da Jack Ma.  I regolatori cinesi si sono già scontrati duramente con Ant, che considerano un rischio per il sistema finanziario, costringendola a fare cambiamenti che ne ostacoleranno gravemente prospettive.

Alibaba, tuttavia, sembra destinata a un trattamento più delicato. Secondo alcuni funzionari, Pechino non vorrebbe schiacciare una centrale tecnologica popolare sia tra le famiglie cinesi che tra gli investitori globali, a patto che si dissoci dal suo fondatore e si allinei più strettamente con il Partito Comunista.

L’Amministrazione statale per la regolamentazione del mercato, non prevede misure tese a paralizzare l’azienda, le cui attività includono vendita al dettaglio online, intrattenimento, media e cloud computing. A differenza di Ant, che le autorità di regolamentazione individuano come “un disgregatore e una minaccia alla stabilità del sistema finanziario”, Alibaba è considerato l’orgoglio della Cina, una vetrina per l’innovazione tecnologica, vitale per l’economia della nazione. L’anno scorso circa 780 milioni di consumatori cinesi, ovvero metà della popolazione del paese, hanno effettuato acquisti tramite le piattaforme dell’azienda.

Adesione all’agenda politica della Cina e correzione comportamento anticoncorrenziale

Duplice sfida per Alibaba: correggere il comportamento anticoncorrenziale asserito dalle autorità di regolamentazione e aderire all’agenda politica del governo. La pressione riflette la volontà della leadership del presidente cinese Xi Jinping di imporre prerogative stataliste sull’economia.

Un’incertezza normativa che sta destabilizzando Alibaba, le cui azioni, quotate a New York e Hong Kong, hanno perso più di 200 miliardi di dollari, ovvero un quarto del loro valore di mercato, dalla fine dello scorso anno dagli inizi della repressione dei leader cinesi nel riconfigurare il proprio rapporto verso i giganti hi-tech del Paese, sottolineando la “preoccupazione per la sicurezza nazionale” per l’enorme posse dei dati, gli enormi profitti e gli effetti in tutti gli aspetti della vita cinese.

Lo stato sostiene l’innovazione e lo sviluppo delle società di piattaforme”,

ha affermato lo scorso 5 marzo il premier cinese all’apertura del Congresso Nazionale del Popolo, evidenziando tuttavia che i giganti dell’innovazione dovranno, allinearsi con lo stato sostenendo cause come l’alleviamento della povertà.

Obiettivo, quindi, impedire alle grandi aziende tecnologiche di monopolizzare il credito e le altre risorse, rafforzando gli sforzi antimonopolio e prevenire l’espansione disordinata del capitale”.

Alibaba in valore finanziari: transazioni per 1 trilione di yuan

Il valore totale delle transazione della merce venduta tramite le piattaforme online cinesi di Alibaba, secondo l’azienda, consiste in 1 trilione di yuan (circa 153,7 miliardi di dollari) secondo le proiezioni al 31 marzo, chiusura dell’anno fiscale.

Con oltre 110.000 dipendenti, Alibaba vanta un’attività di intelligenza artificiale in rapida espansione ed è uno dei principali fornitori cinesi di cloud storage, settori considerati fondamentali per il futuro della Cina (core commerce 62 miliardi; cloud computing 5,7 miliardi; media digitali e divertimento 3,8 miliardi di dollari; tot 949 milioni per l’anno fiscale che termina il 31 marzo 2020).

Secondo le persone vicine all’azienda, l’ufficio personale di Jack Ma avrebbe sospeso la maggior parte delle interazioni con il Comitato centrale del partito con cui era in contatto regolare. Il dipartimento di pubbliche relazioni di Alibaba avrebbe istituito un ufficio per definire un’immagine pubblica che molti regolatori hanno considerato arrogante.

Nel 2015, pochi mesi dopo che Alibaba è stata quotata in borsa alla Borsa di New York in quella che all’epoca è stata considerata la più grande vendita di azioni al mondo, il principale regolatore di mercato cinese ha criticato i suoi sforzi per eliminare le merci contraffatte dalle sue piattaforme.

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Presidente cinese Xi Jinping

Il conflitto tra Jack Ma e il Partito

Un primo accenno che Jack Ma stesse perdendo il favore di Pechino è arrivato alla fine del 2018, quando il presidente cinese Xi Jinping ha invitato circa 50 imprenditori (tranne Jack Ma) a confutare le critiche secondo cui le sue politiche stessero danneggiando il settore privato. Il gruppo includeva Pony Ma, fondatore di Tencent Holdings Ltd., rivale di Alibaba e proprietario della popolare app WeChat; Robin Li, capo del motore di ricerca Baidu Inc.; Lei Jun, co-fondatore del produttore di smartphone Xiaomi Corp, sottolineando successivamente la missione dell’autorità cinese di trasformare la Cina in una “potenza di Internet“.

Un rapporto divenuto più conflittuale nel maggio del 2020 quando l’Amministrazione cinese per il cyberspazio ha sottolineato in un report, indirizzato alla leadership cinese, quanto Alibaba avesse usato “il capitale per manipolare l’opinione pubblica“.

Autorità e i rivali convinti, quindi, che Alibaba stia usando le sue partecipazioni nei social media, nelle società media e nel suo dipartimento di pubbliche relazioni, per fare pressione contro le politiche governative.

Intanto Jack Ma, scomparso dalle scene dopo il forum economico di Shanghai del 24 ottobre scorso, in cui aveva pesantemente criticato  il sistema bancario cinese, ha già gradualmente ridotto la sua partecipazione in Alibaba, detenendo meno del 5% a luglio. Si è ritirato da presidente di Alibaba nel 2019, sebbene abbia mantenuto un’influenza significativa sull’azienda. Rimane l’azionista di controllo di Ant.

Alla fine gennaio, è riemerso in un video pubblicato online da Tianmu News, in dialogo con gli insegnanti rurali in un evento filantropico. Alibaba ha venduto con successo le sue obbligazioni all’inizio di febbraio. Una parte dei proventi, ha detto la società, sarà utilizzata per progetti che coinvolgono “edifici verdi, in risposta alle crisi Covid-19, energie rinnovabili“, tutte priorità del governo.

Le sfide future per Alibaba

Alibaba dovrà ancora affrontare delle sfide. Una legge sulla sicurezza dei dati potrebbe costringerla a fornire i dati dei consumatori al governo centrale. La società ha ricevuto di recente un certificato governativo che lo riconosce come un “modello” per sradicare la povertà. Nel frattempo, Jack Ma è stato escluso da un elenco di dirigenti d’azienda compilato dallo Shanghai Securities News controllato dal governo. Il messaggio che la Cina vuole trasmettere è di seguire non l’uomo, ma il Partito.

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Royal Family, la gestione della crisi analizzata dagli esperti italiani

Come si gestisce una comunicazione di crisi, soprattutto quando la protagonista è Sua Maestà Queen Elizabeth, in risposta all’accusa di razzismo emersa nel corso dell’intervista di Harry e Meghan ospiti di Oprah Winfrey e rimbalzata alle cronache mondiali?

Qual è la strategia di “brand” di Buckingham Palace per ridimensionare l’insinuazione di razzismo? Soprattutto, cosa significa veramente il discorso della Regina che, lontano da ogni tradizione, sorprende e rilascia una delle sue dichiarazioni più personali e intense, sottolineando la sua più “profonda tristezza”?

Dal testo dello “statement”, dal ripetersi costante del termine “family” all’interno del comunicato ufficiale della casa reale, al pathos emozionale della regina che sveste il suo ruolo ufficiale per assumere quello di nonna: noi di Ninja abbiamo deciso di decifrare la comunicazione e di allargare l’analisi al contributo delle più influenti esperte di relazioni pubbliche in Italia, per comprendere come sia possibile gestire una comunicazione di emergenza travolgente.

Comprendere, inoltre, i retroscena e i sottintesi nascosti, come il rivolgersi ad Harry e Meghan chiamandoli per nome: scelta, questa, che secondo i più validi commentatori britannici potrebbe insinuare il dubbio della perdita per la giovane coppia, dei titoli reali come Duca e Duchessa di Sussex, pur restando “sempre membri della famiglia molto amati“.

Lo Statement

Se gli esperti concordano sul messaggio di amore e sostegno di una nonna devota che si rivolge al suo amato nipote, come evidenzia tanta stampa britannica, molti in realtà credono che offra più domande che risposte.

Una comunicazione ufficiale che non lascia irrisolta l’accusa di razzismo, espressa in quella “preoccupazione su quanto sarebbe stato scuro il colore della pelle di Archie” di un componente della royal family, evidenziata da Meghan durante lintervista con Oprah Winfrey, andata in onda domenica negli Stati Uniti, con record di ascolti (17,1 milioni, in base ai dati preliminari Nielsen) e seguita da circa 11,1 milioni di britannici sintonizzati in diretta.

“Le questioni sollevate, in particolare quella della razza, sono preoccupanti – afferma la Regina – Sebbene alcuni ricordi possano variare, vengono presi molto sul serio e saranno affrontati dalla famiglia in privato”.

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Il “comunicato Windsor capolavoro” e la demolizione dell’operazione Markle-Winfrey

“La capacità della Regina Elisabetta di crisis management sono note e possono poggiare su oltre mezzo secolo di esperienza. Dalla vittoria nella seconda guerra mondiale, dalla Thatcher a Diana, tante volte la Corona è stata al centro delle polemiche, ma l’inossidabile Regina è sempre riuscita ad uscirne fuori con rinnovato vigore”, evidenzia Valentina Fontana, partner Visverbi.

Un “comunicato Windsor capolavoro”, per come ha accolto e, quindi, placato sul nascere le polemiche nate dall’intervista di Meghan Markle con Oprah Winfrey.

“Sì c’era anche Harry, ma come attore non protagonista. Per l’ennesima volta sono state le donne a mettere in crisi la Casa Reale. Stavolta con l’accusa più difficile da gestire, quella di razzismo, che colpisce al cuore una Casa reale storicamente non esente da colpe su un tema tanto doloroso e divisivo – continua Valentina Fontana -Così, aver accolto le critiche e garantito che sul razzismo non vi è discussione nemmeno a Corte, la Regina Elisabetta è riuscita a parare l’accusa da un punto di vista personale. Il resto è stato lasciato nelle mani della stampa britannica e non solo, molto solerte nella demolizione dell’operazione Markle-Winfrey e nella ridicolizzazione di Harry. Un doppio binario di comunicazione che se non può in alcun modo attutire lo scandalo, potrà nel tempo riassorbirlo. In fin dei conti già il padre di Elisabetta ebbe un problema con un’americana, per giunta divorziata e per la quale il fratello di Re Giorgio, padre di Elisabetta, abdicò al trono. La storia si ripete. E a volte come farsa. Vedremo se questa volta Karl Marx ci prende”.

Valentina Fontana

Lo storytelling esemplare di Oprah

Si muove da un altro punto di vista l’analisi di Elettra Zadra, Founder & Ceo di Elettra Pr, analizzando lo scontro tra codici di comunicazione molto diversi tra loro che rispondono ad esigenze differenti e lo storytelling esemplare come solo una maestra della narrazione come Oprah poteva fare.

“Lo scontro tra codici vede da un lato il complesso protocollo comunicativo della Monarchia il cui “never complain never explain” è da anni in contrasto con un mondo dell’informazione fortemente mutato che riempie i vuoti con speculazioni incontrollate e talvolta incontrollabili; dall’altro due membri della Casa Reale che hanno scelto il mondo delle celebrity hollywoodiane come palcoscenico della propria vita”, esordisce Elettra.

Mondi, al netto di pregi e di difetti, con esigenze comunicative inconciliabili tra loro. Per le celebrity l’immagine è tutto. La crescita e il mantenimento della notorietà è parte del proprio lavoro e non può prescindere da una strategia di comunicazione che tenga conto degli obiettivi e della fase in cui si trova la propria carriera.

Meghan e Harry hanno firmato contratti milionari con Netflix e Spotify che avranno bisogno di fare grandi numeri, la qual cosa necessita che, nel bene o nel male, di loro si parli molto. Meghan questo lo sa bene e Oprah è la migliore maestra che si possa desiderare. Per la Monarchia, invece, la comunicazione è una questione estremamente complessa così come lo è l’istituzione nella sua interezza. L’esigenza di mantenere alto il posizionamento impone codici molto rigidi che saranno sempre inconciliabili con i tempi della comunicazione contemporanea, ma la ricerca di un nuovo e adeguato equilibrio è oggi la sfida più grande che devono affrontare e vincere i comunicatori della Corona”.

La breve e concisa risposta della Regina Elisabetta imposta dalla forza mediatica dell’intervista e dalla gravità delle accuse ha già qualcosa di innovativo: “La rapidità, la risposta è stata veloce rispetto agli standard – spiega Elettra – l’empatia che rivolta in primis verso Meghan e Harry per la sofferenza vissuta ha lo scopo di raggiungere anche tutti coloro che sono vittime di razzismo che si aspettano dallo Stato interventi forti in loro difesa e, infine, la rassicurante  fermezza di riportare la cosa sotto un apparente controllo, dentro le mura di Buckingham Palace. Gli inglesi si sono già schierati con la Regina, il mondo con Meghan e Harry, i codici di comunicazione hanno già ottenuto parte del risultato atteso, Oprah lo sapeva e ancora una volta ha fatto la differenza”.

Elettra Zadra

Così un brand come la monarchia inglese gestisce le sue crisi

“L’intervista di Harry e Meghan Markle rilasciata a Oprah, la regina indiscussa dei talk a stelle e strisce, è una delle controversie comunicative più affascinanti degli ultimi anni, forse decenni”, commenta Francesca Caon, autrice del libro “I dieci comandamenti delle PR”.

Controversa per un gran numero di motivi. Innanzitutto per il seguito stratosferico della conduttrice americana che garantisce, per sua stessa natura, il fuoco della discordia tanto caro al pubblico. In secondo luogo perché ad essere al centro della bufera mediatica non è una famiglia qualunque, ma la dinastia britannica che produce re e regine da centinaia di anni.

“Un vero e proprio brand, quello della monarchia, che siamo stati abituati a conoscere attraverso apparizioni ufficiali, merchandising, serie televisive fortemente orientate alla celebrazione e un rebranding in chiave pop particolarmente riuscito – spiega Francesca Caon – Con l’intervista ad Oprah si è aperto uno spiraglio più intimo, che al di là della veridicità delle dichiarazioni ci porta nel dietro le quinte di un mondo antichissimo e altrimenti chiuso in modo ermetico, perfettamente sigillato dietro la facciata delle sue ritualità”.

Ad aumentare la pressione su Buckingham Palace è senza dubbio il filone narrativo del razzismo ai danni di Meghan e Archie, condito dai timori circa la pelle scura di quest’ultimo, e vero leitmotiv di tutta l’intervista a CBS.

“La risposta della regina Elisabetta si è fatta attendere, quanto basta per generare attesa, ed è di grande interesse la scelta comunicativa di non firmare il primo comunicato stampa ufficiale redatto dallo staff. Una grave crisi reputazionale come questa (non la prima affrontata dai Reali inglesi, a dire il vero) richiede una strategia netta ma misurata, protettiva ma anche accomodante e in un qualche modo calda, cioè non macchiata da toni impersonali”.

Le difficoltà vissute dalla coppia, quelle che hanno costretto Harry e Meghan a ritirarsi in California, diventano così fonte di tristezza “nell’apprendere fino in fondo quanto siano stati difficili gli ultimi anni per loro”.

“Con grande genialità le accuse di razzismo vengono al tempo stesso ridimensionate, se non negate in toto, eppure prese tremendamente sul serio, ma affrontate in privato”.

La regina getta quindi una luce opaca sulla concretezza delle accuse, puntando il dito contro le versioni discordanti circa l’accaduto, ma mostra al contempo una profonda coscienza sociale nei riguardi di una tematica che lei stessa definisce “preoccupante” perché tuttora attualissima e molto sentita dalla popolazione.

“E poi la formula di chiusura che, sebbene intrisa di cortesia formale, rende la Royal Family difficilmente attaccabile: ‘Harry, Meghan e Archie saranno sempre membri della famiglia e molto amati’. Scacco matto al re, anzi, al duca di Sussex“.

Francesca Caon

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Milano Digital Week 2021. Il digitale da bene essenziale a bene comune

Sostenibilità, uguaglianza, diritti ed inclusione: sono i quattro asset intorno a cui si sviluppa la quarta edizione di Milano Digital Week, in programma dal 17 al 21 marzo in modalità esclusivamente online.

Un format rinnovato, ispirato al tema della “Città Equa e Sostenibile”, in riferimento a Milano che si propone come “laboratorio di transizione sostenibile”.

“Milano Digital Week vuole raccontare, far vivere e testimoniare sui temi della digitalizzazione”,

esordisce Roberta Cocco, Assessora alla Trasformazione digitale e Servizi civici del Comune di Milano, nel corso della conferenza stampa streaming di presentazione.

Ripartire, quindi, dalla riflessione sulla trasformazione digitale in atto nel nostro Paese e nel mondo, determinata dalla crisi pandemica e dal conseguente lockdown, che ha rivoluzionato il modo di vivere, di lavorare, di relazionarsi.

In programma 650 eventi gratuiti

Cinque giorni di confronto sul digitale, che diventa elemento di connessione sociale, economica, ambientale, ma anche veicolo di cambiamento epocale e acceleratore di processo (con focus su educazione, lavoro, diritti e uguaglianza digitale, arte, musica, cultura tech, sviluppo sostenibile e ambiente).

Oltre 650 eventi online, di cui 400 proposti da aziende e privati che hanno risposto alla call pubblica lanciata a dicembre (divisi per i quattro cluster tematici), più di 200 speaker, più di 150 tra conferenze, webinar, talk e lectio magistralis per la manifestazione promossa dal Comune di Milano – Assessorato alla Trasformazione digitale e Servizi civici – e realizzata da IAB Italia, Cariplo Factory e Hublab, con il sostegno del main partner Intesa Sanpaolo.

“Un numero di eventi oltre ogni aspettativa – insiste l’assessore Roberta Cocco –  La modalità streaming ci permette di raggiungere una platea più ampia superando eventi fisici. Eventi ed iniziative saranno presenti on demand, per cui ogni spettatore potrà costruire e personalizzare il proprio palinsesto e creare una propria digital week. Leitmotiv sarà dimostrare che il digitale è strumento di inclusione”.

Opening. Data Language | Il Linguaggio dei dati

Ad inaugurare l’intenso programma della Milano Digital Week l’opening conference sul linguaggio dei dati, in cartellone mercoledì 17 marzo alle 18, per presentare la strategia Data-driven di Milano, che culminerà nell’anteprima della Dashboard della Città, con l’intervento del  sindaco Giuseppe Sala e di Vittorio Colao, Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale.

Non solo sfida dell’innovazione, ma anche dei diritti digitali. “Si parla di integrazione di dati, ma è essenziale garantire protezione e sicurezza informatica ai cittadini. Negli ultimi 12 mesi abbiamo imparato che il digitale è essenziale come strumento di inclusione e sostenibilità. Deve essere un diritto, una delle condizioni indispensabili della ripartenza”, conclude l’assessore.

Digitale per unire, come evidenzia Carlo Noseda, presidente IAB italia: “L’evoluzione tecnologica ha consentito la business continuity, ha reso possibile il reinventarsi di molte realtà imprenditoriali, ma anche ai bambini di imparare a distanza. Se in parte   ha unito, è stato però anche motivo di divisione. Nel 2021 dobbiamo colmare il divario digitale, non cittadini di serie A e di serie B, ma occorre un digitale al passo con la tecnologia, eccellente per tutti”. E aggiunge: “In futuro sogniamo un’Italia Digita Week”.

eventi digitali di design

Educazione digitale e re-skilling

Nuove competenze, skilling e re-skilling, ma anche favorire un passaggio di conoscenza tra le generazioni: sono alcuni degli obiettivi dell’iniziativa che coinvolge istituzioni, università, centri di produzione del sapere, luoghi di informazione e di ricerca, associazioni e aziende, start up, realtà piccole e grandi.

Insieme tutti gli attori della trasformazione digitale, uniti per far conoscere ai cittadini (e non solo agli esperti del settore ) il proprio know-how e i vari volti di una città che, anche attraverso il digitale, sta cercando con determinazione di raggiungere un nuovo punto di equilibrio.

Si sofferma sul concetto di creazione di valore a favore di un sistema più sostenibile, oltre il tradizionale paradigma dell’economia lineare, Carlo Mango Consigliere Delegato Cariplo Factory: “Durante la crisi economica e sociale degli ultimi mesi, cittadini e imprese hanno toccato con mano quanto il digitale sia uno strumento di inclusione e partecipazione. Milano Digital Week punta a inquadrare la trasformazione digitale in una prospettiva di sviluppo equo e sostenibile, per privilegiare la condivisione, il riuso e il riciclo. Se è vero che le crisi rappresentano anche un’opportunità, sono l’occasione per sfruttare il potenziale della trasformazione digitale per creare un modello di crescita orientato all’interesse collettivo”.

Oltre all’hackathon in programma per l’opening innovation, MDW sarà anche l’occasione per il lancio del progetto “Digitarsi” organizzato dalla fondazione Cariplo Factory, con un budget di 800mila euro destinato a percorsi educativi degli studenti delle scuole superiori.

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Le 4 lectio magistralis

E se la cultura ha visto chiudere i propri spazi fisici ed emozionale, la Milano Digital Week prevederà 4 lectio magistralis con autori di fama internazionale in una chiave globale su temi trasversali della sostenibilità e dei diritti legati all’evoluzione tecnologica:  dal mondo del digitale con Cass Sunstein, professore alla Harvard Law School e autore di “Come avviene il cambiamento” (Einaudi) che offre uno spaccato sulla società, sul ruolo cruciale delle norme sociali e sul loro frequente collasso (17 marzo ore 19.00). A seguire Alec Ross, consigliere dell’amministrazione Obama per l’innovazione e docente alla Columbia University, con la lectio “Il nostro futuro. Come affrontare il mondo dei prossimi vent’anni” (Feltrinelli) tratteggia le prospettive dei prossimi anni per aiutarci a trovare il proprio posto nel nuovo mondo (18 marzo ore 19.00). Ece Temelkuran, giornalista attivista politica turca e autrice di “Come sfasciare un paese in sette mosse” (Bollati Boringhieri) che delineerà nel suo incontro come, in sette mosse, una nazione possa trasformarsi in una dittatura e come la digitalizzazione dell’informazione e i social media abbiamo giocato un ruolo fondamentale in questo processo (19 marzo ore 19.00). A chiudere Benjamin Labatut, saggista e scrittore cileno con una riflessione profonda sulla nascita della scienza moderna ispirata dal suo ultimo libro “Quando abbiamo smesso di capire il mondo” (Adelphi), 20 marzo ore 19.00.

Sostenibilità e digitale da bene essenziale a bene comune

“Fin dalla sua prima edizione, nel 2018, Milano Digital Week ha cercato di unire tutti i puntini della città. Ha messo insieme tante esperienze e tanti attori, grandi e piccoli, aziende e individui, associazioni e Accademia, con caratteristiche differenti ma sempre orientati alla collaborazione e al confronto – commenta Nicola Zanardi, Presidente Hublab e curatore di Milano Digital Week – Il passaggio obbligato a un’edizione completamente digitale ha addirittura aumentato la sua biodiversità di competenze e anche di utopie – arrivando a quasi 700 eventi. Dobbiamo dire grazie a milanesi e non, che hanno continuato a dare il loro contributo di visione e intelligenza. A mettersi in rete, a guardare a uno sviluppo che è, prima di tutto, un passaggio di conoscenza alle generazioni successive, presupposto essenziale per mitigare ogni tipo di disuguaglianza. L’obiettivo rimane lo stesso: da bene essenziale, il digitale deve diventare sempre di più “bene comune”.

Il digitale, quindi, sempre più a servizio delle comunità. “Lo spirito che accompagna le numerose iniziative previste per questa edizione è proprio quello di rendere il digitale il più inclusivo possibile, perché diventi come l’acqua e l’elettricità: alla portata di tutti – spiega Carlo Noseda, Presidente di IAB Italia – Una ripresa sostenibile non potrà infatti, che passare da una condivisione di conoscenze e dalla riduzione del divario digitale esistente sia tra Paesi sia all’interno dei confini nazionali, come all’interno delle città garantendo un più equo accesso a tutte le persone”.

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Arriva Levissima R-PET: la prima bottiglia in plastica riciclata

Un impegno concreto per un mondo più sostenibile è quello che Levissima mette in atto producendo la prima bottiglia realizzata con il 100% di plastica riciclata. Dopo essere stata la prima in Italia ad aver lanciato il BIO based PET nel segmento bevande non alcoliche, l’azienda attua ora una rivoluzione nel ridurre l’utilizzo di materie prime.

Grazie alla nuova normativa entrata in vigore a gennaio 2021, si è reso possibile l’utilizzo di bottiglie e vaschette ad uso alimentare in Pet riciclato fino al 100%, ampliando il limite fissato al 50% della precedente legge.

La prima bottiglia riciclata al 100%

Levissima da sempre impegnata nella tutela dell’ambiente e nella promozione di una economia circolare, si è quindi immediatamente attivata e ha realizzato la prima bottiglia di acqua minerale in Italia composta da Plastica PET riciclata al 100% (RPET 100%).

Siamo orgogliosi di essere i primi realizzare una bottiglia fatta con il 100% di plastica riciclata (R-PET), che rappresenta un grande passo avanti per Levissima e un impegno concreto per un mondo più sostenibile, nei confronti di coloro che hanno a cuore il riciclo e l’utilizzo delle risorse. Un traguardo che si lega al progetto Regeneration, il piano di sostenibilità con cui Levissima coinvolge le persone in un percorso di consumo responsabile e di tutela dell’ambiente, a partire dall’educazione al corretto riciclo.

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Spiega Stefano Marini, CEO Sanpellegrino Group Nestlé:

La plastica, se adeguatamente riciclata, non è un rifiuto, ma una risorsa da cui possono nascere nuove bottiglie o oggetti utili per la comunità: per rendere ancora più visibile questo impegno, l’etichetta delle bottiglie Levissima RPET 100% contiene un forte messaggio: “Ricicliamo Insieme”. Siamo orgogliosi di mettere a disposizione la forza del nostro brand per comunicare un messaggio così importante.

Il termine R-PET (Recycled polietilene tereftalato) indica un polimero ottenuto attraverso processi di recupero e riciclaggio del comune PET post consumo utilizzato per contenere alimenti. Si tratta di un materiale identico per qualità, sicurezza e resistenza al PET tradizionale, che è uno dei materiali migliori in grado di mantenere inalterate le caratteristiche uniche di purezza originaria dell’acqua minerale, garantendo che arrivi sulle tavole dei consumatori così come sgorga alla fonte. Il R-PET, inoltre, come il PET vergine, può essere riciclato un numero di volte quasi infinito.

In questo modo, ogni bottiglia può rientrare nel ciclo produttivo come componente di valore per la tutela e il rispetto dell’ambiente. Il PET riciclato, infatti, permette di abbassare i valori dell’impronta di CO2 legata alla produzione: secondi i dati del The New Plastics Economy Global Commitment 2019 Progress Report, la produzione di 1 tonnellata di R-PET consente di risparmiare cinque barili di petrolio ovvero di 1,6 tonnellate di CO2, l’equivalente di quanta CO2 produce una citycar che percorre quasi 15.000 chilometri in un anno.

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Concetto che sposa Coripet a cui aderisce il Gruppo Sanpellegrino. Coripet, è, infatti, il consorzio volontario, riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente – tra imbottigliatori, converter e riciclatori – che si occupa della raccolta e del riciclo delle bottiglie in PET in nuove bottiglie con l’obiettivo di trasformare un potenziale rifiuto in una preziosa risorsa da immettere nuovamente nel ciclo produttivo attraverso un approccio di economia circolare “bottle to bottle”, ovvero tramite l’attivazione di una filiera italiana chiusa per il riciclo del PET.

Levissima, da sempre impegnata nel promuovere un’economia circolare della plastica, è stata la prima azienda in Italia a utilizzare il PET riciclato con il lancio de La Litro con il 25% di R-PET nel 2010. Nel luglio del 2020 Levissima ha presentato una gamma di 5 referenze realizzate con il 30% di R-PET.

Relativamente al packaging, Levissima entro il 2025 si impegna a raggiungere il 50% di PET riciclato all’interno di tutta la gamma dei suoi prodotti.

Le bottiglie di Acqua Minerale Naturale realizzate con il 100% di plastica PET riciclata saranno disponibili nei formati da 0,75 e da 1lt non gasata.

LifeGate Wall: Opel inaugura il muro dedicato alla sostenibilità tra i palazzi di Milano

Nasce a Milano LifeGate Wall, il progetto promosso da LifeGate che inaugura con Opel, in via Canonica 25, il primo murale dedicato alla sostenibilità ambientale e sociale. Attraverso la street art, una parete di 200 metri quadrati tra i palazzi cittadini, vuole rivolgere alla cittadinanza messaggi legati alla salvaguardia degli ecosistemi e alla riduzione degli squilibri sociali.

Opel è promotrice della rinascita dei centri urbani attraverso la scelta di una mobilità sostenibile e presenta “Simply Electric”, il murale che ha come soggetto un grande fiore a rappresentare la rinascita della natura, frutto di abitudini e comportamenti che ognuno di noi deve portare avanti con responsabilità nei confronti dell’ambiente.

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Le dichiarazioni di Enea Roveda, CEO Di LifeGate:

Da oltre vent’anni ci occupiamo di sostenibilità e siamo convinti che il coinvolgimento dei singoli individui sia fondamentale per diventare parte del cambiamento, attraverso scelte e abitudini quotidiane. Siamo felici di dedicare alla nostra città uno spazio che parla di ambiente, di rispetto e di futuro, per i cittadini milanesi e per le prossime generazioni.

Il commento del Direttore di Brand Opel Italia, Fabio Mazzeo:

L’impegno di Opel verso la mobilità sostenibile è tangibile. La nostra gamma di veicoli elettrificati si amplia sempre più e durante quest’anno raggiungerà 9 vetture e 3 veicoli commerciali elettrificati, un impegno concreto. Una mobilità accessibile ad un vasto pubblico, come nella migliore tradizione di Opel da oltre 120 anni.

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I murales sono ideati e realizzati dal collettivo Orticanoodles, lo pseudonimo di due street artisti italiani, Walter “Wally” Contipelli e Alessandra “Alita” Montanari, che dal 2004, dalla base operativa nel quartiere Ortica di Milano, ha riempito oltre 15 mila metri quadrati di muri della città e ha fatto la sua comparsa tra le strade delle principali città europee.

Abbiamo deciso di rappresentare un fiore in quanto simboleggia perfettamente il momento delicato che stiamo attraversando, in cui la Natura indica la via per mantenere una corretta condotta nel rapporto infinito tra Uomo e Ambiente. L’opera è realizzata con una speciale pittura che rimuove dall’aria sostanze nocive andandola a purificare: così come un vero fiore compie la sua quotidiana azione di bilanciare l’equilibrio naturale, così la nuova opera permetterà al quartiere di respirare un’aria più pulita.

spiega Wally degli Orticanoodles.

trend mondo del lavoro

I trend che avranno un impatto sul mondo del lavoro nel prossimo futuro secondo Visier

Il 2020 è stato l’anno più lungo e più veloce di sempre. Una cosa che ricorderemo tutti di questo periodo è come il lavoro e la vita si siano scontrati, rendendo meno netto il confine tra professione ed esperienze umane. E mentre riflettiamo su tutto ciò che abbiamo superato (lockdown, remote working, uno stile di vita socialmente distante e livelli aumentati di stress e ansia) ci chiediamo cosa ci aspetterà nei mesi a venire.

Sicuramente, nel 2021, i professionisti delle risorse umane di tutto il mondo continueranno ad affrontare sfide importanti, mentre cercheranno di adattarsi ulteriormente alle norme alimentate dalla pandemia. Ma che ne sarà dei lavoratori nel 2021 ormai inoltrato?

Proviamo a scoprirlo attraverso il report di Visier che, attraverso interviste con i leader di pensiero delle risorse umane, dati di benchmarking e ricerche di terze parti, ha fatto emergere le tre aree critiche in cui i leader dovranno ripensare i loro approcci al talento.

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Come possiamo rispondere alle esigenze mutevoli dei talenti?

Secondo Visier, l’imprevedibilità della pandemia ha imposto alle organizzazioni di passare dalla pianificazione strategica a lungo termine, alla pianificazione operativa settimanale o mensile, anziché annuale. Le assunzioni sono diminuite e la pianificazione della forza lavoro molto spesso è stata interrotta, a causa delle assenze, dei cambiamenti comportamentali dei dipendenti, della resistenza a determinate condizioni e dal turnover.

Quando torneremo alla normalità, ci saranno più remote worker part-time o full-time. Perciò abbiamo bisogno di analisi più avanzate per gestire questo tipo di lavoratori in modo efficace” afferma Russell Klosk, Strategy Principal Director di Accenture. Infatti, anche se il remote working ha favorito le assunzioni di talenti che in precedenza erano considerate geograficamente impossibili, trova resistenza su determinate condizioni del lavoratore. Ad esempio, favorisce le persone senza figli, che hanno ampi spazi per poter lavorare da casa.

Attualmente, l’ansia dei dipendenti è alle stelle e i sondaggi di PwC rivelano che il rischio li scoraggia dal tornare sul posto di lavoro:

  • il 51% dei dipendenti teme di ammalarsi al ritorno sul posto di lavoro
  • il 50% vorrebbe che fossero stabilite misure di sicurezza sul lavoro, per sentirsi a proprio agio nel tornare
  • il 45% vorrebbe che i requisiti di sicurezza e igiene fossero implementati anche per i clienti che entrano in ufficio
  • il 35% vorrebbe utilizzare la tracciabilità dei contatti, con notifiche in tempo reale se a un collega viene diagnosticato il COVID-19

Le risorse umane, perciò, dovranno adattarsi ad una nuova forma di lavoro ibrida, dove salute e sicurezza saranno la priorità assoluta. Gli HR dovranno premurarsi di implementare linee guida più rigorose, inclusi regolari test sanitari, controlli del benessere psico-fisico dei dipendenti, pulizia degli uffici e nuova formazione sulla sicurezza.

sicurezza lavoro covid-19

Queste priorità in materia di salute e sicurezza dovranno tradursi anche in una maggiore attenzione sui tipi di benefici offerti dalle organizzazioni. I lavoratori, infatti, non saranno più interessati agli stessi vantaggi: prima prediligevano buoni pasti, convenzioni con bar, ristoranti e palestre nei pressi dell’ufficio, aree relax e sale gioco, mentre ora cercheranno risorse per migliorare il loro benessere personale e familiare. Ad esempio benefits che promuovono la forma fisica, che supportano la salute mentale, che alleggeriscono gli oneri del lavoro a distanza e che affrontano le maggiori difficoltà di trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata.

Sempre PwC ha rilevato che:

  • il 36% dei dipendenti vorrebbe vedere più umiltà, compassione e comportamenti empatici da parte dei leader;
  • il 33% vorrebbe vedere un investimento aziendale in attività che garantiscano il benessere psico-fisico;
  • il 72% vorrebbe continuare a lavorare a distanza anche dopo la pandemia.

In secondo luogo, sarà necessario pianificare la forza lavoro in modo più agile, concentrandosi sulle competenze, piuttosto che sui ruoli già esistenti, e garantire formazione ed avanzamento di carriera in modo equo, tra dipendenti che lavorano in ufficio e persone che decidono di restare in remote working.

Visto che molte aziende stanno iniziando ad utilizzare nuove tecnologie per ottenere maggiore efficienza nella produttività, sarà necessario un miglioramento delle competenze e una riqualificazione dei dipendenti a livello più ampio. E strumenti come l’intelligenza artificiale adattiva che sviluppa, deduce e normalizza le definizioni delle competenze e le qualifiche professionali, potranno aiutare gli HR a identificare e far crescere queste nuove opportunità, in linea con le mutevoli esigenze dell’organizzazione.

L’agilità dovrà diventare una competenza aziendale fondamentale e mettendo in pratica strategie ponderate di assunzione del rischio sarà possibile uscire da questa crisi più forti dei propri concorrenti.

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Il rischio può essere gestito, ma deve essere fatto in modo mirato per aiutare i dipendenti a rimanere produttivi” Matt Stevenson, Workforce Strategy & Analytics Practice di Mercer

Come dobbiamo mobilitarci in termini di Diversità & Inclusione?

Negli ultimi anni, è stato fatto pochissimo in termini di “diversità e inclusione”. Un sondaggio di Gartner ha rilevato che “solo il 36% dei leader di D&I ha segnalato che la propria organizzazione è stata efficace in costruire una forza lavoro diversificata”.

Ad esempio, Visier mostra che, le donne continuano ad avere meno probabilità di carriera nei ruoli dirigenziali rispetto agli uomini. Ma, ora è arrivato il momento di agire. Le aziende devono capire che la diversità non è solo un bene per le persone, ma anche per loro stesse, ed i rischi che corrono a non adeguarsi includono multe e azioni legali.

Sapere dove si trova l’organizzazione nel complesso termini di diversità è un buon punto di partenza. E man mano che vengono adottate nuove innovazioni, gli HR dovranno assicurarsi che gruppi specifici di persone non vengano lasciati indietro.

Perciò Kelly Reed, amministratrice delegata della Lockton Companies consiglia di raccogliere dei dati per comprendere e far progredire il D&I nelle aziende, ad esempio assunzioni, promozioni e analisi di equità retributiva (a livello operativo), sondaggi sui dipendenti (a livello esperienziale) e delle analisi della rete organizzativa (a livello comportamentale).

I leader delle risorse umane possono aiutare, bloccando le loro funzioni di gestione dei talenti, tra cui la pianificazione della forza lavoro, il reclutamento, la riqualificazione, il passaggio al lavoro remoto e l’adattamento alle nuove esigenze o richieste di personale. Ma non possono farlo da soli. Devono essere collegati e lavorare in sincronia con gli altri reparti, inclusi finanza, supply chain e marketing. Tutti i reparti devono essere sulla stessa pagina lavorando su una piattaforma unificata che condivide i dati in modo che tutti possano prendere decisioni con le stesse informazioni. 

D&I diversità e inclusione

Quali sono le nuove aspettative sull’esperienza dei dipendenti?

Se il 2020 ci ha insegnato qualcosa, è essere preparati agli imprevisti. Le aziende sono cambiate molto nell’ultimo anno e mentre ci prepariamo per il 2021, dobbiamo prendere quelle lezioni apprese e prepararci a tutto. In altre parole, dobbiamo essere agili.

In questo nuovo anno, tutte le aziende saranno sotto pressione per crescere e ottimizzare i profitti, riprendendosi dall’anno in cui siamo appena sopravvissuti, ma allo stesso tempo affrontando nuove sfide post-pandemiche. I leader delle risorse umane devono assumere un ruolo proattivo nell’aiutare le aziende a superare questi cambiamenti.

E mentre con il vaccino ci stiamo dirigendo verso il ritorno alla “normalità”, vediamo emergere una forza lavoro ibrida: alcune aziende torneranno alle operazioni pre-pandemia, ma molte vedranno aumentare le richieste di flessibilità, dato che il lavoro a distanza ha dimostrato di funzionare. Se i dipendenti continueranno a lavorare in remoto sarà necessario acquisire le migliori tecnologie e le risorse necessarie per renderli più produttivi e collaborativi.

Tuttavia, sebbene dare la priorità alla personalizzazione, alla flessibilità, all’accesso su richiesta e alle opportunità di crescita sia un buon inizio per un’esperienza positiva per i dipendenti, non è una soluzione valida per tutti. Ogni paese, settore, organizzazione e team avrà nuove aspettative e richieste dei dipendenti e spetterà alle risorse umane re-inventarle.

Conclusioni

In un ambiente caratterizzato da estrema incertezza, tracciare un percorso in avanti non è facile. Ma molti leader hanno accettato la sfida e l’hanno focalizzata sulla connessione tra persone e sull’agilità aziendale.

Ora più che mai ci sono opportunità per:

  • garantire la sicurezza del posto di lavoro
  • spostare l’ago sul benessere psico-fisico del dipendente
  • esplorare le opzioni di riqualificazione per la forza lavoro
  • identificare leader informali che possono guidare l’azienda nei momenti di incertezza
  • dipingere un quadro di interventi da mettere in atto per raggiungere l’uguaglianza

Maggiori dettagli nell’infografica di PwC e nell’infografica di Deloitte.

Il giusto mix di grinta, empatia e tattiche di assunzione di rischi ponderati possono aiutare le organizzazioni resistere alle esigenze di oggi e prosperare domani.

pubblicità inclusive

Le pubblicità più inclusive per la Giornata Internazionale della Donna

” Women in leadership: Achieving an equal future in a COVID-19 world “: questo è il tema della Giornata Internazionale della Donna 2021. Si celebrano gli impegni delle donne di tutto il mondo nel costruire una ripresa dalla pandemia, nel mondo del lavoro e nella società, in maniera più equa.

Ad oggi, infatti, la copertura femminile nelle posizioni di leadership è ancora minima. Come lo è del resto anche la loro partecipazione nei processi decisionali, come esposto dal rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite: “Solo in 22 Paesi i capi di Stato sono donne e solo il 24,9% dei parlamentari nazionali sono donne. Al ritmo di progresso attuale, l’uguaglianza di genere tra i capi di governo richiederà altri 130 anni”.

Il tema di quest’anno ci ricorda che donne e uomini sono meritevoli allo stesso modo di poter plasmare il mondo. Le donne hanno il diritto di pensare ad un futuro lontano dagli stereotipi, dalla violenza e da qualsiasi tipo di discriminazione. Una battaglia per l’uguaglianza che continua il suo percorso, per ritrovarsi in un futuro giustamente equo. Una battaglia che vediamo su più fronti, dove aziende e brand danno il loro contributo attraverso iniziative, campagne di sensibilizzazione, divulgando messaggi chiari, forti e a volte di denuncia contro la disparità di genere.

Lego – What it is beautiful (2021)

Il Gruppo Lego celebra la festa della donna reinterpretando la sua iconica pubblicità del 1981. A quarant’anni dalla nascita di “What it is beautiful” Lego chiede alle famiglie di mostrare le potenzialità e gli interessi delle proprie figlie attraverso le loro creative costruzioni e immaginandole già come future donne leader.

La ricerca di Lego Play Well ha rivelato infatti che la maggior parte dei genitori ritiene che le differenze di genere derivino dai modelli sociali e non dall’indole dei bambini.

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La campagna mira a sostenere le bambine che attraverso le loro passioni e la loro indole saranno le responsabili del cambiamento sociale e dei modelli lavorativi della prossima generazione. Insieme a loro, Lego si impegna a creare posizioni lavorative più inclusive e all’altezza delle loro aspirazioni.

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Scotiabank – #SaidBefore (2021)

Le donne chiedono uguali diritti da più di cent’anni. Nel 1915  Nellie McClung, attivista politica che si battè affinchè le donne fossero considerate dalla legge come persone, affermò: “Sappiamo che non esiste l’uguaglianza dei risultati, ma ciò che chiediamo è l’uguaglianza di possibilità, l’uguaglianza di opportunità“.

Le donne hanno urlato uguaglianza, hanno manifestato per questo diritto: qualche passo avanti è stato fatto. Ma non è ancora abbastanza. Non basta ripeterlo, bisogna agire. Scotiabank festeggia il giorno internazionale delle donne offrendo il suo impegno nelle pari opportunità nel mondo del lavoro, contribuendo ad abbattere tutte le barriere che le donne sono costrette ad affrontate.

Dove – #StopTheBeautyTest (2021)

Dove famosa per divulgare con costanza il concetto di bellezza intesa come autenticità, lancia una nuova campagna per la giornata internazionale della donna che affronta il delicato tema dei matrimoni combinati in India. Lo spot racconta storie reali di donne rifiutate perché diverse dallo stereotipo di bellezza.

A dimostrazione di come l’aspetto fisico sia ancora una grave discriminante. Dove ancora una volta si vota alla sensibilizzazione e alla promozione di un messaggio inclusivo: la bellezza si trova nelle particolarità e non nei difetti. La vera bellezza è essere autentiche.

Nike – Lose Count | Stronger Than One (2021)

Il brand celebre per essere vicino a molte nobili cause, questa volta è intenzionato ad invogliare ed ispirare ogni donna verso gli sport che da sempre hanno visto i ragazzi come gli unici atleti possibili. Nike ha infatti investito insieme alla NFL 5 milioni di dollari per promuovere il Girl Flag Football ( in cui l’azione non è bloccata dal placcaggio fisico ma dallo scalpo di una piccola bandiera attaccata ad una cintura) in tutte le scuole degli USA.

Le ragazze dovrebbero crescere in un mondo in cui giocare a football è normale, come lo è per i ragazzi. Le ragazze oggi si battono per l’equità nello sport, in modo che in futuro qualsiasi tipo di corpo potrà essere quello di un’atleta.

Prega News – #SheIsCompleteInHerself (2021)

La società legata ancora ai pregiudizi di genere e ruolo è da sempre più dura con le donne, soprattutto quando si parla di maternità. In India, l’infertilità colpisce una coppia su sei e ciò che rende tutto più insofferente sono i giudizi e a volte i consigli rivolti in queste circostanze. L’impressione generale sembra dire che solo la maternità può veramente completare una donna. Il modo irrispettoso con cui si parla di infertilità in tv si riflette con un isolamento delle donne a livello sociale ed emotivo.

Per questo Prega News, brand del più famoso test di gravidanza indiano, celebra la donna semplicemente per quello che è, lanciando l’hashtag #SheIsCompleteInHerself. La maternità non completa la donna, non la realizza e non la rende umanamente migliore: ogni donna nasce già completa, come l’uomo. C’è invece bisogno di un radicale cambiamento, di un’evoluzione culturale, sociale e famigliare.

Netflix- International Women’s day (2021)

Netflix celebra la giornata internazionale della donna con un omaggio al suo coraggio nell’affrontare nuove situazioni, proporre nuovi modelli e scrivere nuove storie. Come ci mostra nel suo video, le donne hanno da sempre rappresentato (o interpretato) il punto di rottura con i pregiudizi sociali, di ruolo o di orientamento sessuale. Essere le prime è già di per sé un atto rivoluzionario e di cambiamento: “quando si racconta una storia mai raccontata, questa avrà un effetto esponenziale su chi la ascolta…”

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Levi’s – I shape my word (2020)

Senza eccezioni, senza qualificazioni di genere. Tutto quello per cui le donne hanno studiato ed affrontato il mondo del lavoro deve essere riconosciuto con i titoli giusti. Non di certo con storpiature e nomignoli che dequalificano il loro livello professionale. Le donne stanno facendo cose straordinarie, stanno ricodificando la società ed il mondo del lavoro. Non chiamiamole “giornalista donna”, “lady boss” o “producer donna”.

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McDonald’s – International Women’s Day (2020)

Il celebre fast food stravolge di nuovo gli archi del suo logo, questa volta per celebrare le donne e per rendere onore agli straordinari risultati ottenuti dalle donne, soprattutto nei suoi ristoranti. McDonald’s ci tiene a far presente che nella maggior parte dei suoi fast food i ruoli manageriali sono svolti da donne.

Nel suo video per la giornata internazionale della donna 2020 McDonald’s racconta orgogliosamente la storia di Patricia Williams, entrata come operatrice nel 1984 e divenuta nel corso degli anni imprenditrice e proprietaria di 18 ristoranti, insieme alle sue figlie. Patricia ha affrontato diverse difficoltà senza mai perdere tenacia ed ambizione. Ed è a lei, come a tutte le donne che non si arrendono che McDonald’s dedica il suo omaggio.

Budweiser & #SeeHer (2019)

Budweiser, da sempre legato al mondo maschile, ridisegna la donna come protagonista della sua identità. Nella sua campagna del 2019, per celebrare la giornata internazionale della donna, il brand ha reinventato alcuni dei suoi annunci stampa degli anni ’50 e ’60. In linea con il modello dell’uomo “sovrano” di quegli anni, oggi sarebbero dichiaratamente sessisti.

In partnership con il movimento #SeeHer, Budweiser ha riproposto ruoli femminili più equi e dignitosi. Ogni annuncio affronta alcuni dei diritti delle donne, come uguaglianza, indipendenza e realizzazione.

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In partnership con il movimento #SeeHer (e con le illustratrici Heather Landis, Nicole Evans e Dena Cooper) Budweiser ha riproposto ruoli femminili più equi e dignitosi. Ogni annuncio affronta alcuni dei diritti delle donne, come uguaglianza, indipendenza e realizzazione.

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