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  • La Cina ridimensiona i giganti fintech e intanto Jack Ma torna in un video

    A meno di 48 ore dall’apertura dell’offerta pubblica, i regolatori antitrust avevano intrapreso la decisione di sospendere l'IPO di Ant Group

    20 Gennaio 2021

    • Cosa bolle nella pentola dell’attualità finanziaria cinese? Una lotta tra titani, da una parte i Big del Fintech dall’altra il governo di Xi Jinping
    • Il fondatore di Alibaba, Jack Ma, che si era improvvisamente eclissato dopo un “vivace” botta e risposta tra Ant Group e gli organi di controllo bancari, è ora comparso in un breve video
      Se in Occidente è il “caso WhatsApp” a tenere banco, in Cina l’attualità finanziaria vive un momento di incertezza relativa alla stabilità dei giganti della tecnologia. Di contorno, la misteriosa “spy story” che ha coinvolto Jack Ma.

    Dov’era finito Jack Ma

    Partiamo da qui: Jack Ma, il fondatore di Alibaba nonché quarto uomo più ricco della Repubblica Popolare Cinese, si è eclissato dalla scena pubblica per quasi tre mesi. A novembre sarebbe dovuto comparire come giudice finale di Africa’s Business Heroes, un TV show da lui stesso ideato. Dopo questa lunga e pesante assenza, è tornato a mostrarsi in un video rivolto agli insegnanti delle zone rurali. Cina è pronta a ridimensionare i giganti fintech LEGGI ANCHE: Alipay investe 145 milioni per far crescere il calcio femminile in Cina Nel frattempo, il fondatore del gigante tecnologico cinese è stato sostituito dall’Executive Vice Chairman del gruppo Alibaba, che ha giustificato il cambio di programma last minute con un “conflitto di programmazione”. Questo non ha fatto altro che suscitare ulteriori dubbi sull’assenza dalla scena pubblica di Mr. Ma. Perché?

    Jack Ma, Alibaba e l’antitrust cinese

    Il 24 dicembre 2020 le autorità antitrust cinesi hanno annunciato ufficialmente di aver aperto un’indagine nei confronti di Alibaba Group. Il motivo? “Sospetto di pratiche monopolistiche”. Il colosso fondato da Jack Ma è stato accusato di aver costretto i venditori a firmare “accordi di negoziazione esclusiva” per evitare che gli stessi prodotti messi in vendita su Alibaba venissero venduti anche su siti web concorrenti. E non è tutto. Sempre durante la vigilia di Natale, altre quattro agenzie cinesi di regolamentazione finanziaria, tra cui la Banca Popolare Cinese, hanno annunciato uno «yuetuan», un “richiamo”, per approfondire la situazione di Ant Group, braccio finanziario del gruppo Alibaba. Ant (già Ant Financial Services) è il gruppo fintech a cui appartiene Alipay, la più grande piattaforma mondiale di pagamenti online lanciata nel 2004 da Jack Ma e che mette a disposizione carte di credito e di debito, prodotti d’investimento, crowdfunding, credit scoring e diversi servizi bancari online. Alipay è stata una vera rivoluzione nei sistemi di pagamento cinesi: dai pagamenti con QRCode alla gestione del conto corrente e trasferimenti peer-to-peer. Per arrivare a questo, Alipay ha stipulato accordi di fornitura con i maggiori istituti di credito internazionali. Si può considerare uno dei progetti meglio riusciti di Mr. Ma e Alibaba. LEGGI ANCHE: I numeri dello Streetwear in Cina: sul podio Supreme, Nike e Off-White Jack Ma

    La più grande IPO della storia

    Il 5 novembre 2020, sui mercati finanziari di Shanghai e Hong Kong, sarebbe dovuta andare in scena l’IPO di tutte le IPO, l’Initial Public Offering di Ant Group. Quel giorno Ant avrebbe potuto frantumare ogni record, ricevendo richieste per più di 3.000 miliardi di dollari a fronte di un’offerta di 37 miliardi di dollari in azioni. Un valore smisurato, estremamente più elevato di JP Morgan e di tutte le grandi banche statali cinesi. La strada per il successo sembrava nuovamente spianata per Jack Ma, già precursore dell’eCommerce e di molte innovazioni digitali che hanno trascinato la Cina verso la nascita di un nuovo sistema economico-finanziario che non ha più bisogno di reggersi su banconote per il suo immenso giro d’affari. Tuttavia le cose non sono andate come dovevano. A meno di 48 ore dall’apertura dell’offerta pubblica, i regolatori antitrust avevano intrapreso la decisione di sospendere l’IPO, sollevando preoccupazioni sui servizi di microprestito offerti da Ant Group. I regolatori cinesi avevano infatti annunciato, a ridosso del 5 novembre, un rafforzamento delle regole cui devono sottostare le società online del micro-lending. La decisione di sospendere la quotazione in borsa di Ant, non solo per il suo particolare tempismo, è stata vista come un primo tentativo da parte delle autorità cinesi di frenare l’eccessivo potere delle grandi aziende tecnologiche del paese. Secondo il Wall Street Journal una scelta dettata dal diretto impulso del Presidente cinese Xi Jinping. “Se queste norme entreranno effettivamente in vigore l’industria online micro-lending sarà pesantemente ridimensionata e le Internet companies che si stanno espandendo aggressivamente con la loro attività dei prestiti saranno duramente colpite” ha affermato Dong Ximiao, chief analyst di Zhongguancun Internet Finance Institute. Jack Ma

    Il Partito

    In realtà, molti sono convinti che la vera ragione alla base della decisione delle autorità cinesi, abbia origine da un discorso tenuto da Mr. Ma il 24 ottobre 2020. Il magnate aveva criticato aspramente l’atteggiamento delle autorità e del sistema bancario cinese. Jack Ma si sarebbe lasciato andare a frasi come “le banche cinesi hanno operato con una mentalità da banco dei pegni” oppure “innovare senza correre rischi equivale a non innovare. Spesso, evitare i rischi è la politica più rischiosa”. Da quel momento, il governo cinese ha introdotto nuove e ancor più rigide regole antitrust in tutto il settore tecnologico che hanno innescato un calo di circa 140 miliardi di dollari pari al 17% del valore di mercato complessivo di Alibaba. La guerra tra Mr. Ma e il Partito non ha fatto che peggiorare. Il retroscena è stato ricostruito dal Financial Times che ha raccontato di una richiesta del partito (di cui anche Jack Ma fa parte) volta a limitare la portata dell’IPO, così come riportato dalle parole di Chen Long, presidente della CONSOB cinese:
    Gli imprenditori di internet, compreso Ma, non devono superare le frontiere dell’interesse del partito. Il governo li tutelerà solo nella misura in cui serviranno l’interesse nazionale.
    Il Pcc ha sempre visto con sospetto l’influenza oltre misura dei grandi capitani d’impresa cinesi. A maggior ragione quella costruita da un miliardario carismatico ormai noto anche sul fronte occidentale per essere un “visionario della tecnologia”.

    Ridimensionare i giganti fintech cinesi: chi vince la guerra di potere

    Jack Ma fintech In campo ci sono due forze contrapposte: il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping e il gigante tecnologico Alibaba. Una rottura definitiva non converrebbe a nessuna delle parti ma la bilancia, ora come ora, pende chiaramente dalla parte del governo cinese. Da una parte il presidente non può tollerare un dissidio interno così clamoroso, ma dall’altra non ha interesse a sacrificare i vantaggi che Ant Group, con la sua capillare rete di utenti, ha portato sia al sistema, grazie a un forte aumento della produttività e al boom dei piccoli business, sia ai singoli consumatori. Ad essere precisi, l’“affaire Ant” non è tanto la storia di un geniale imprenditore tech vessato da un governo liberticida quanto quella – d’attualità anche in Occidente – di piattaforme digitali che fanno incetta di dati dei clienti e, con la loro dimensione, rischiano di ostacolare alcune forme di controllo da parte delle autorità garanti. Da questo punto di vista l’app di Ant è un’autentica idrovora di dati personali: debitori, creditori, abitudini di consumo, viaggi, pagamenti di utenze e così via. Insomma un’argomento caldo che ormai dovrebbe essere ampiamente noto anche dalle nostre parti. Nonostante i dubbi sulla gestione dei dati privati, mandare in malora il gioiello creato da Ma sarebbe controproducente per la stessa crescita economica cinese. Ed è altresì difficile che il presidente Xi Jinping scelga di affossare Ant a vantaggio dei burocrati bancari. Intanto Mr. Ma deve stare attento a non oltrepassare i limiti della pazienza dei mandarini del Partito. LEGGI ANCHE: Jack Ma: 15 frasi celebri del founder di Alibaba. E quel video finale, sui sogni…

    Il mistero continua

    Non si conosce con esattezza il motivo della “pausa” del magnate di Hangzhou, ma sono state avanzate diverse ipotesi. La prima, quella più probabile: in un momento per lui estremamente delicato sia dal punto di vista politico che dal punto di vista economico, Jack Ma ha scelto un profilo basso. Se non bassissimo, tanto da smettere di pubblicare sul suo account Twitter (il suo profilo tace dal 10 ottobre). La seconda, quella meno plausibile: sarebbe stato trattenuto dalle autorità cinesi e accusato di aver violato la legge con le sue dichiarazioni del 24 ottobre. Una sorta di “rieducazione” del sovversivo e delle sue manovre finanziarie in favore di Ant. Per ora, stando a quanto riporta il Financial Times, Jack Ma sta bene e si è semplicemente ritirato dietro le quinte per paura della pandemia e non del presidente Xi. Il duello a distanza tra i due imperatori cinesi è destinato a proseguire, almeno per evitare una rottura definitiva che non conviene a nessuno. La partita vede ora in vantaggio il Presidente cinese avanti di un punto nella manovra anti-monopolistica contro i giganti dell’hi-tech.   — Credits immagine di copertina: Jack Ma – Photographer: Tomohiro Ohsumi/Bloomberg