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Le conseguenze del Coronavirus sul raro rallentamento delle energie rinnovabili - 01

Un raro rallentamento delle energie rinnovabili tra le conseguenze dell’emergenza Coronavirus

Per anni abbiamo pensato di aver fatto molto per lo sviluppo e la diffusione delle energie rinnovabili. Credevamo che nulla potesse ostacolare la ricerca di nuovi strumenti per l’ottimizzazione e la raccolta di energie pulite, ma evidentemente non è affatto così. A dirlo è l’Agenzia Internazionale per le energie Rinnovabili (IRENA), che ha sede ad Abu Dhabi e che in questi giorni ha dichiarato un evento sin ora mai registrato, il rallentamento delle energie pulite. 

Dal 2001 la crescita del settore è stata costante con un aumento di gigawatt prodotti continuo, ma nel 2019 la crescita si è interrotta a circa 176 GW, rispetto al precedente anno nel quale erano state raggiunte le 178 unità. 

Un decremento significativo e particolarmente importante per gli organi di competenza. Il rallentamento non ha fortunatamente paralizzato interamente la crescita del settore, che oggi rappresenta il 35% a livello globale (rispetto al 33% del 2018) di energia prodotta.

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Le energie rinnovabili nel mondo

In Asia il 70% dell’espansione totale della rete elettrica è stato determinato dallo sviluppo e dalla realizzazione di impianti di energie rinnovabili, differentemente dal continente africano dove la percentuale scende al 52% ed ancora di più in medio oriente, dove la percentuale scende ulteriormente al 26%.  

L’espasione degli impianti ha determinato lo sviluppo e lo sfruttamento di una tipologia di energia rinnovabile specifica piuttosto ad un’altra, come l’eolico e il fotovoltaico che ad oggi rappresentano ben il 90% degli impianti installati nel 2019. Facili da rintracciare nel mercato globale e di facile installazione e manutenzione, queste tecnologie si sono ampiamente diffuse un po’ ovunque riuscendo a ricoprire circa il 53% dei gigawatt prodotti su tutto il pianeta, lasciando i restanti 47% allergia idroelettrica, che resta la fonte di energia rinnovabile dominante. 

La crisi sanitaria internazionale ed il futuro delle rinnovabili post pandemia 

Il rallentamento della crescita delle energie rinnovabili è probabilmente determinato da differenti fattori, uno tra i più importanti è certamente il Coranavirus. La diffusione del virus ha inevitabilmente innescato, oltre ad una crisi sanitaria globale, anche una crisi di carattere economico e produttivo, causando conseguentemente un dimezzamento della domanda di elettricità.

Ma quali potrebbero essere le altre ragioni del rallentamento? Uno su tutti è il basso costo dei carburanti. Il petrolio ha raggiunto dei prezzi da minimo storico e anche se il greggio non ha un impatto diretto sulla produzione di elettricità, come effetto collaterale, causa una minore pressione sui prezzi del gas naturale. 

IRENA sta analizzando con attenzione la situazione attuale ipotizzando scenari e sfide future, per affrontare al meglio il mercato che verrà e soprattutto per non interrompere il progresso delle energie rinnovabili compiuto sino ad oggi. 

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Francesco La Camera, direttore generale dell’IRENA, in una delle sue ultime interviste sul rallentamento appena registrato ha dichiarato: 

“Lo scoppio di Covid-19 minaccia le catene di approvvigionamento globali in molti settori ed è quindi probabile che abbia un impatto sulle energie rinnovabili. Resta da vedere la gravità e la durata di entrambe le situazioni”.

Infine ha ben sottolineato, che nulla può vanificare gli sforzi fatti sinora per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Né il virus e le conseguenti crisi sanitarie ed economiche, né il ribasso dei carburanti potranno interrompere il percorso verso la decarbonizzazione intrapreso dalla società. 

Advertising e Covid-19: come cambiano gli investimenti pubblicitari in tempo di crisi

  • Secondo i dati del WFA, l’80% delle multinazionali ha messo in stand-by le campagne pubblicitarie pianificate per il secondo trimestre del 2020;
  • Il 79% dei marchi che hanno partecipato allo studio condotto dal WFA ha dichiarato di aver iniziato a lavorare a nuovi messaggi per rispondere direttamente agli effetti della pandemia;
  • Per i grandi brand è indispensabile cominciare a pianificare le proprie strategie di Marketing per quello che sarà il post-Covid19.

 

Nelle ultime settimane sono state ampiamente analizzate le conseguenze della crisi del Coronavirus sulle abitudini di acquisto dei consumatori. 

Abbiamo visto come l’economia di tutto il mondo stia subendo pesanti danni, con perdite soprattutto per settori come quello del turismo, dei trasporti, della ristorazione e dell’intrattenimento.

Inoltre, l’attenzione si è focalizzata anche sul cambiamento della fruizione da parte degli utenti dei contenuti pubblicitari e non: abbiamo potuto osservare un incremento notevole dell’utilizzo delle piattaforme digital, soprattutto per quanto riguarda millennial e Generazione Z.

carriera nel digitale

Cosa sta succedendo al mondo dell’Advertising?

Secondo i dati raccolti in un sondaggio condotto nel mese di marzo dalla World Federation of Advertisers (WFA) ben l’80% delle multinazionali ha messo in stand-by le campagne pubblicitarie pianificate per il secondo trimestre del 2020, con una media che oscilla tra il 20% e il 40% per quanto riguarda il taglio del budget dedicato alle spese pubblicitarie.

Un’analisi condotta da WARC Data propone tre scenari ipoteticamente probabili per quanto riguarda l’effetto del Coronavirus sugli investimenti pubblicitari dei grandi brand.

Questi scenari sono stati delineati in base agli studi effettuati durante dell’epidemia di Sindrome respiratoria acuta grave (SARS) nella prima metà del 2003 e dell’epidemia di Sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS) tra maggio e agosto 2015.

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Scenario 1: spostamento del budget pubblicitario al secondo semestre del 2020

Nella prima ipotesi i brand decidono di congelare gli investimenti pubblicitari per la prima metà dell’anno e, in caso si riesca a contenere il virus e tornare a una “vita semi-normale” a partire da Giugno-Luglio, spostare tutto il budget destinato al 2020 nel secondo semestre.

Sempre secondo la World Federation of Advertisers (WFA) il 34% dei brand conferma di mettere in stand-by le proprie campagne pubblicitarie per uno o due mesi, il 28% ha rinviato i piani per un intero trimestre, mentre il 13% afferma di aspettare almeno sei mesi prima di ripartire con l’ADV.

 

Gli studi condotti da WARC mostrano che già nei primi due mesi del 2020 gli investimenti pubblicitari hanno subito un fortissimo calo rispetto al mese di Dicembre 2019. I media tradizionali hanno registrato i risultati peggiori in Asia, mentre la crescita del digitale è stata notevolmente più lenta di quanto ci si aspettasse.

A Gennaio lo confermava anche Baidu, il principale motore di ricerca in lingua cinese, che in una pubblicazione anticipava che le entrate pubblicitarie sarebbero calate tra il 5% e il 13% nel primo trimestre del 2020, per un totale di circa a 500 milioni di dollari.

In questo primo caso i brand dovrebbero analizzare approfonditamente i pro e i contro di uno spostamento totale del budget, oltre che chiedersi se sia il caso di modificare del tutto o in parte i messaggi delle campagne pubblicitarie già pianificate e solo rimandate.

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Scenario 2: riallocazione a breve termine del budget pubblicitario

Un secondo scenario, molto più probabile del primo, è quello della riallocazione a breve termine del budget destinato all’Advertising, in base al cambiamento delle abitudini di fruizione dei media pubblicitari da parte degli utenti.

Questa riallocazione viaggia parallela al cambio delle strategie di Marketing dei brand, che si trovano costretti a ripensare alle campagne di comunicazione già definite per il 2020.

Pensiamo per esempio alle conseguenze del lockdown su l’Outdoor Advertising, che secondo uno studio condotto dal Financial Times sarà il mezzo di comunicazione a subire il danno maggiore. Basta vedere come Clear Channel, una delle compagnie di pubblicità OOH più importante a livello mondiale, ha perso il 75% del prezzo delle sue azioni in borsa in un solo mese.

Scenario 3: taglio degli investimenti e grave recessione pubblicitaria

L’ultimo scenario, e speriamo il meno probabile, è quello di una grave recessione del settore dell’advertising entro la fine del 2020.

Questa catastrofica proiezione è da tenere in conto principalmente per un motivo: la stretta relazione tra la spesa pubblicitaria dei brand e il PIL di una nazione. La crisi economica che la maggior parte dei Paesi affetti dalla pandemia di Covid19 sta affrontando, porta come conseguenza diretta il crollo del PIL – Prodotto Interno Lordo.

In questo scenario, la probabilità che il mercato pubblicitario globale cada in recessione è più alta, ma non è garantita. 

Come ripianificare i piani media dei brand?

A prescindere dagli scenari disegnati da WARC Data, molti brand si stanno già muovendo per modificare i propri piani di comunicazione per il 2020.

Nel frattempo infatti, il 79% dei marchi che hanno partecipato allo studio condotto dal WFA ha dichiarato di aver iniziato a lavorare a nuovi messaggi per rispondere direttamente agli effetti della pandemia.

Indipendentemente dal fatto che i brand decidano di sospendere del tutto l’attività pubblicitaria o di metterla in stand-by, la prima cosa che devono tenere in mente per ripianificare il proprio piano media è la fascia di età del proprio target e i rispettivi comportamenti di fruizione dei media attuali.

Per esempio, la Generazione Z passa la maggior parte del tempo a guardare video online su YouTube e TikTok, mentre i Millennials prediligono le piattaforme di live streaming (30%) e l’ascolto di podcast (20%). Il 42% dei Baby Boomer invece preferisce guardare le trasmissioni TV.

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L’importanza di un piano di comunicazione post-Covid19

Pensare a breve termine è indispensabile in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, ma cosa ne sarà della comunicazione a lungo termine? 

Se è vero che bisogna pensare a un problema alla volta, è indispensabile per i grandi brand cominciare a pianificare le proprie strategie di Marketing per quello che sarà il post-Covid19. Perché se ora la maggior parte degli acquisti da parte degli utenti è in stand-by, arriverà il momento in cui l’economia riprenderà a girare e i brand dovranno essere pronti. 

Sicuramente la velocità e le prospettive di ripresa variano da paese a paese, ma possiamo vedere come in Cina ad esempio ci siano già segnali di recupero incoraggianti, che fanno ben sperare anche per il resto del mondo.

Per concludere, i brand hanno a disposizione un numero sufficiente di dati e statistiche per poter giocare al meglio le loro carte, ma è anche vero che in un periodo di incertezza e come quello che stiamo vivendo, il comportamento del consumatore è talmente volubile che è quasi impossibile definire un percorso certo.

Sicuramente ne usciranno vincitori i brand che sapranno rimanere al passo con le continue evoluzioni dei trend di mercato, riuscendo ad adattare ai tempestivamente la propria strategia di comunicazione secondo i cambi che avverranno nei prossimi mesi.

bitcoin halving

Halving Bitcoin: cos’è e come cambierà la vita di miner e investitori?

  • Satoshi Nakamoto, l’uomo misterioso considerato il padre della criptomoneta più celebre, ha previsto questo meccanismo per limitare il numero dei Bitcoin in circolazione;
  • Il numero dei Bitcoin minabili sono 21 milioni, di cui restano oggi da estrarre circa poco più di 3 milioni;

 

Si chiama halving ed è l’evento più atteso della community degli appassionati di Bitcoin. “Halving” significa dimezzamento ed è ciò che avviene al valore dei Bitcoin, ogni quattro anni. Quello a cui abbiamo assisto ieri è il terzo halving della storia.

Perché succede? Satoshi Nakamoto, l’uomo misterioso considerato il padre della criptomoneta più celebre, ha previsto questo meccanismo per limitare il numero dei Bitcoin in circolazione e proteggerne così il valore nel tempo.

Se sei poco esperto del mondo Bitcoin, ti basterà sapere che il numero dei Bitcoin minabili sono 21 milioni, di cui restano oggi da estrarre circa poco più di 3 milioni. Oggi si calcolano in circa 18,4 milioni i bitcoin in circolazione. I Bitcoin sono estratti dai “miners”, che con la potenza di calcolo dei loro computer in rete risolvono dei codici complessi.

Ma quali sono gli effetti che il dimezzamento produce sugli investitori e sul valore della criptomoneta? Lo raccontiamo in quest’articolo.

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Il terzo halving della storia

Dalla sua nascita, nel 2008, i Bitcoin hanno conosciuto tre halving.

Nel primo, il 28 novembre del 2012, il numero dei bitcoin estraibili risolvendo i complessi codici che li sbloccano, è passato da 50 ogni 10 minuti a 25.

Il secondo halving invece ha avuto luogo il 9 luglio del 2016 portando la ricompensa dei miner, per ogni blocco, a 12,5 BTC.

Il terzo halving invece dimezza ancora di più questa cifra, fino a 6,25 con l’estrazione del blocco numero 630 mila.

Oltre a un minore compenso per i miner, che si vedono restituire meno moneta dal loro lavoro di estrazione, un halving ha in genere un aumento del valore sul mercato dei Bitcoin, anche se la volatilità delle cripto rende molto complesso fare previsioni.

Tuttavia, la storia ci dice questo, prendendo come riferimento i due halving precedenti. Nel 2012, per esempio, il valore dei Bitcoin, post halving che ha toccato la quota di 1000 dollari (per fare un raffronto un anno prima ne valeva poco meno di 10).

Una situazione simile si è verificata con il secondo halving, con il valore dei bitcoin arrivato alla cifra monstre di 20mila dollari (rispetto ai 200 dollari dell’anno precedente).

bitcoin halving

Cosa aspettarsi con il terzo halving?

Come dicevamo difficile fare previsioni. Alla normale volatilità della cripto oggi va aggiunta la questione Coronavirus, che di certo rende il quadro previsionale ancora più complesso.

Gli esperti sperano che anche questa volta la cripto aumenti il suo valore, andando a recuperare terreno dopo la perdita di valore degli ultimi giorni, con i Bitcoin che dopo aver superato 10mila dollari, sono crollati di circa il 20% in pochissime ore.

Anche se non è possibile avere certezze, tuttavia, è possibile prevedere alcuni scenari:

  • un rialzo ancora più rapido. In un momento in cui i mercati finanziari sono in una fase buia, l’aumento dei prezzo potrebbe portare attirare nella sua rete sempre più investitori retail. Questa è l’opinione, per esempio, di CryptoMurmur, un hub che riunisce appassionati delle criptovalute).
  • Una più veloce regolamentazione. Un ulteriore aumento dei prezzi potrebbe spingere la classe politica a velocizzare le operazioni di regolamentazione della cripto per proteggere gli investitori. Questa l’opinione di Simon Peters, analista della piattaforma di investimento eToro.
  • Un trasferimento dei miner su cripto più remunerative. Un altro scenario vede i miner protagonisti: questi potrebbero lasciare la cripto e vendere, per avvicinarsi ad altre cripto che ritengono più vantaggiose, le cosiddette Altcoin.

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bitcoin

Halving vince già su Google

In attesa di sapere quali saranno gli esiti del dimezzamento, una notizia è già certa: il boom delle ricerche su Google per “halving di Bitcoin, che hanno superato di circa il 360%, il numero di ricerche per il secondo halving, quello del 2016, come riportato anche da CoinTelegraph.

A testimonianza di una crescita dell’interesse di appassionati e investitori verso la criptovaluta più nota.

social media lockdown

Social Media Trend: dagli utenti sempre più connessi (anche in Italia) ai migliori orari per pubblicare

  • In Italia 36,7 milioni di persone hanno utilizzato i social network e 33,8 milioni hanno usato i servizi di Instant Messaging;
  • Anche i tempi migliori per postare sui social media sono cambiati man mano che più aspetti del lavoro e della vita si sono spostati online.

 

Gli Italiani obbligati a stare a casa per il lockdown, durante il mese di marzo 2020 hanno mantenuto contatti e relazioni sociali grazie alle piattaforme online.

Hanno utilizzato i siti e le app di Social Networking 36,7 milioni di persone (ovvero il 94% di quelle che hanno navigato in rete) mentre sono state 33,8 milioni, pari all’87% della popolazione on-line, quelle che hanno usato i servizi di Instant Messaging.

social media lockdown

Gli insight dai social per l’Italia

Come emerge dai primi insight condivisi da Comscore, in media ognuno ha trascorso 40 minuti al giorno sui Social Network (+53% del tempo speso rispetto all’anno precedente) e 28 minuti sulle app di messaggistica (+ 77% del tempo speso su marzo 2019).

Se si analizzano le singole piattaforme social in termini di diffusione, inserendo nell’analisi anche YouTube, la piattaforma video di Google risulta essere la più utilizzata seguita da Facebook, Whatsapp e Instagram. TikTok è invece il social con il maggior tasso di crescita, arrivando a raggiungere i 7 milioni di utenti unici a marzo 2020, con un’audience quasi quadruplicata rispetto a marzo dello scorso anno così come significativa è la crescita di Pinterest, che supera i 12 milioni di utenti unici grazie al +112% di incremento rispetto a marzo 2019.

In termini di tempo speso Facebook è la prima piattaforma con 26 minuti medi al giorno per utente e una crescita del +49% rispetto a marzo 2019 seguita da Whatsapp con 20 minuti medi al giorno per utente e una crescita dell’81% anno su anno.

Focalizzando l’analisi sul solo segmento di età 18-24, i giovani trascorrono più tempo rispettivamente su YouTube (oltre 32 minuti giorno), WhatsApp (con 30 minuti al giorno), TikTok (con 18,6 minuti al giorno per utente, in crescita del 121% rispetto marzo 2019), ormai terza piattaforma per tempo medio per utente.

“Nella fase di lockdown, Social Media e servizi di messaggistica hanno svolto un ruolo fondamentale nel mantenere connesse le persone; i giovani nella fascia d’età 18-24 hanno trascorso su App e Siti di queste categorie oltre due ore e 45 minuti in media al giorno, a fronte di quasi un’ora e 20 minuti in media al giorno della fascia d’età 35+” commenta Fabrizio Angelini, CEO di Sensemakers, società che rappresenta in esclusiva Comscore in Italia. “Insieme ai player conosciuti e consolidati il dinamismo del mercato è evidenziato dalla crescita di operatori come TikTok e Pinterest”.

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I momenti migliori per pubblicare sui social media

Anche SproutSocial ha aggiornato alcuni dati del suo report annuale per mostrare gli ultimi insight aggiornati a metà aprile 2020, a seguito dell’emergenza. Nel complesso, è emerso che i tempi migliori per postare sono cambiati a livello globale man mano che più aspetti del lavoro e della vita si sono spostati online.

Facebook

Mentre in precedenza il mercoledì dalle 11 del mattino e dalle 13 alle 14 era il momento migliore per postare su Facebook, l’attività è stata più consistente in modo generalizzato tutti i giorni della settimana. Attualmente, gli orari migliori per postare su Facebook sono lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10 alle 11. In effetti, ogni giorno alle 11 c’è stato un leggero picco rispetto al resto della giornata.

I fine settimana e i giorni feriali dopo le 17 mostrano un notevole calo, poiché i lavoratori a distanza che si destreggiano tra le diverse esigenze domestiche e familiari devono affrontare, in molti casi, anche più richieste di attenzione dopo la fine della tipica giornata di lavoro.

Instagram

Analogamente a Facebook, il numero di ore di punta durante la settimana è aumentato anche su Instagram. In precedenza, il mercoledì alle 11 e il venerdì dalle 10 alle 11 erano stati individuati come gli orari migliori per pubblicare. Ora, in un arco di tempo complessivo molto intenso di giorni feriali e orario di lavoro, lunedì, martedì e venerdì alle 11 e martedì alle 14 sono gli orari migliori per postare su Instagram.

Inoltre, mentre la precedente analisi mostrava che l’attività di Instagram proseguiva con una certa coerenza al mattino presto e a tarda sera, l’attività è ora molto più concentrata nella giornata lavorativa, con un distinto drop-off dopo le 18.

social media lockdown

Twitter

I modelli di utilizzo di Twitter sono rimasti leggermente più consistenti prima e dopo l’emergenza COVID. Ciò può essere dovuto all’uso continuo della piattaforma come mezzo per controllare rapidamente le notizie e diffondere informazioni utili al pubblico per le misure di blocco e quarantena delle diverse regioni.

Ciononostante, il tempo di impegno in cima alla lista è leggermente cambiato: mentre prima era mercoledì e venerdì alle 9 del mattino, il momento migliore per postare su Twitter ora è venerdì 7-9, con le 9 che mostrano il picco di attività.

LinkedIn

Poiché LinkedIn è una rete orientata al lavoro, non sorprende che il comportamento sia rimasto in gran parte immutato. Come Twitter, l’orario migliore per postare è cambiato un po’: passando dagli orari di punta di mercoledì dalle 8 alle 10 e mezzogiorno, giovedì alle 9 e le 13, e venerdì alle 9 agli attuali orari migliori per LinkedIn di mercoledì alle 15, giovedì alle 9 alle 10 e venerdì dalle 11 al pomeriggio.

L’orario del regolare engagement nei giorni feriali inizia e finisce un po’ più tardi, con l’attività che inizia alle 8 invece che alle 7 e termina verso le 16 invece che alle 15. Ciò potrebbe riguardare il cambiamento degli schemi di lavoro a distanza, compreso un calo nella navigazione per gli aggiornamenti durante gli spostamenti dei pendolari.

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Come è cambiato il comportamento dei brand sui social media

In tutti i settori e le reti, il numero di messaggi inviati al giorno è rimasto più o meno lo stesso in media (con un calo di soli 0,2 messaggi al giorno) rispetto al primo trimestre e all’aprile 2020.

Alcune industry hanno aumentato il volume dei messaggi inviati durante questo periodo, in particolare l’assistenza sanitaria, i media e l’intrattenimento, che sono diventati più centrali durante questo periodo.

D’altra parte, alcuni settori hanno avuto un calo più marcato dei post pubblicati, in particolare sport e viaggi.

Post Lockdown eCommerce Marketing: inizia la nuova sfida

La sfida dell’eCommerce Marketing nel post-lockdown

  • L’eCommerce ha conosciuto una nuova spinta durante l’emergenza;
  • La Digital Transformation impone oggi più che mai rapidità e competenze per fronteggiare una nuova domanda d’acquisto.

 

Il crollo degli incassi nei negozi fisici e l’esplosione del traffico sull’eCommerce rappresentano nuovi rischi ed opportunità, figli di questo periodo. Valutare un nuovo modus operandi per accelerare il percorso di acquisto finale rappresenta oggi una vera e propria missione digitale.

Dal tradizionale “Drive To Store” al “Drive To Online Store”, l’eCommerce trova una nuova luce.

Il nuovo capitolo digitale ha già notevolmente stimolato gli acquisti online, motivo per cui, per imprese e professionisti del web, si è presentata l’esigenza di elaborare nuove modalità gestionali. L’eCommerce, con le dovute messe a punto può diventare la fonte di sostentamento per una nuova economia dall’eccezionale peculiarità. L’epidemia ha accelerato i processi di una Digital Transformation che ha imposto rapidità e nuove competenze per allineare domanda e offerta.

Per capire al meglio tutto ciò, bisogna ricercare le cause all’interno dei nuovi atteggiamenti degli utenti: “Quando la situazione non è sotto controllo, tendiamo ad eseguire azioni e nuove attività per aumentare, in noi, un senso di controllo”, in risposta alla nuova dimensione che ci circonda.

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e-commerce

Cosa non perdere di vista nell’eCommerce

Paul Marsden, Consumer Psychologist – University of the Arts di Londra, tenta di fornire una spiegazione, attraverso cui l’attuale utente è mosso da ben tre diversi tipi di “necessità”, che si configurano nei seguenti princìpi:

  • autonomia (per tenere sotto controllo la situazione);
  • relazionalità (quel senso senso di stare bene facendo del bene per la propria famiglia);
  • competenza (l’idea di essere in grado di acquistare “le cose giuste”);

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Il vedere gli altri che acquistano o comunque notare la scarsità di certi prodotti, a partire dai supermercati, ci fa credere di dover acquistare “per non restare senza”. Alcuni studi di settore hanno evidenziato che il nuovo approccio d’acquisto si presenta diversamente anche tra le diverse generazioni: per la Generazione Z e millenial, si assiste, ad una minore spesa (a fronte di un utilizzo più spiccato dei canali digitali), mentre gli appartenenti alla Generazione X ed i Baby-Boomers dichiarano che la pandemia ha avuto un impatto sul “cosa comprare” e non sul “quanto”.

eCommerce

La chiave (anche nell’eCommerce) è la comunicazione

Cercare di orientare al meglio le aspettative dei propri clienti, riflette, quindi, l’esigenza di valutare una nuova chiave in merito alla comunicazione aziendale.

Innanzitutto, valutare possibili ritardi prioritariamente alla presa in carico di qualsiasi ordine. Bisogna, inoltre, valutare se continuare le campagne attive, e per gli ordini già presi in carico diventa necessario informare i clienti in merito a potenziali ritardi sopraggiunti, causa Covid-19.

In tal senso, anche l’OMS è intervenuta, confermando che non c’è nessun rischio nell’aprire o maneggiare prodotti spediti dalla Cina.

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eCommerce

Come fronteggiare al meglio la crisi

Ecco alcune buone norme e consigli:

  • Scegliere una piattaforma intuitiva all’interno della quale sviluppare il proprio sito, tramite una chiave semplice e sicura.
    Rendere visibile, in primis, il numero di step necessari prima della convalida dell’ordine e limitare il numero dei campi da riempire, richiedendo solo i dati necessari.
  • Assicurare lo stock di prodotti.
    Generare un Business Plan che tenga conto delle nuove richieste e contattare i propri fornitori per un recap della situazione, aumentando, possibilmente, le scorte di prodotti per soddisfare la domanda.
  • Scegliere il partner a cui affidare la logistica.
    Tempi brevi e tempistiche sicure devono essere elementi prioritari, e nel caso in cui i tempi di consegna si prolungassero, risulta indispensabile avvisare i consumatori per evitare episodi di Chargeback (forma di tutela per i clienti truffati dai commerciati riguardo gli acquisti effettuati sul web o comunque tramite carte di credito).
  • Trasparenza sulle condizioni di vendita, specificando le modalità di consegna, restituzione e consegna.
    Valutare, quindi, dato il periodo, di prolungare i tempi di restituzione, e qualora non si fosse in grado di soddisfare alcuni ordini, procedere al rimborso.
  • Configurare una pagina di pagamento personalizzata e sicura.
    In fase di pagamento, il visitatore che è già stato convertito in una lead e che ha pensato di concludere positivamente il processo di acquisto (Bottom of Tunnel – BOFU), tende ad abbandonare il carrello e non concludere la transazione, se proprio in questa fase, viene reindirizzato su una pagina impersonale, rispetto al sito del negozio. Meglio, quindi, tentare di eliminare processi di registrazioni ed informazioni richieste troppo complicate.
  • Offrire diverse modalità di pagamento.
    Risulta positivo, il cercare di offrire più soluzioni di pagamento nei confronti degli utenti: bonifico bancario, portafoglio elettronico, carta di credito. Caratteri quali la notevole personalizzazione, compatibilità e semplicità di acquisto, sembrano essere ottimi ingredienti. Una delle ultime soluzioni più innovative, in tal senso, prende il nome di Payplug. Nata in Francia nel 2012, ha già ricevuto più di 12 milioni di euro di sovvenzioni e conta, oggi, oltre 10.000 clienti tra Francia ed Italia. Per tutti gli E-Merchants, permette di realizzare pagine a pagamento ottimizzate, ed usufruire, così, di un’esperienza unificata, attraverso un portale di gestione su cui seguire lo stato dei pagamenti.
  • Richiesta di pagamento per ordini al telefono o via mail.
    Si presentano nuove modalità, come la cosiddetta funzionalità “richiesta di pagamento” (RDP): si tratta di inviare in pochi click un link all’utente per reindirizzarlo ad una pagina di pagamento Payplug, in questo caso, 100% sicura, così da definire la transazione.

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Sicurezza e buone norme per gli acquisti eCommerce

I criminali informatici stanno fiutando le numerose informazioni veicolate verso i siti web, poiché sempre più utenti rimangono online per tanto tempo, condividendo dati succulenti e preziosi e per hackers affamati dell’ultima ora.

A supporto di ciò, Tim Mackey, Stratega della Sicurezza presso il Synopsys CyRC (Cybersecurity Research Center), indica alcune misure da adottare per tutti coloro che utilizzano le carte per attività di E-Shopping:

  • non archiviare i dati della carta di credito su alcun sito.
    Se sopraggiungesse un eventuale hackeraggio del sistema, i propri dati potrebbero essere manomessi.
  • Limitare l’utilizzo di metodi di pagamento monouso di terze parti come Apple Pay , Google Wallet, PayPal.
    È preferibile che l’utente visualizzi che il prompt della pagina web presentato dal metodo di pagamento prescelto sia ben visibile così da evitare reindirizzamenti anomali.
  • Abilitare avvisi di acquisto su tutte le carte per monitorare costantemente le transazioni.
    Si riduce, così, il tempo in cui, eventuali hackers, potrebbero utilizzare una carta rubata (numerosi episodi a riguardo, si sono registrati a danno del colosso Tupperware).
  • Disabilitare tutti gli acquisti internazionali per tutte le carte di credito.
    Così da perseguire al meglio, da parte delle forze dell’ordine, eventuali malintenzionati.
  • Utilizzare soltanto la rete del provider di casa/cellulare per attività di eShopping.
    Le reti WI-FI aperte sono convenienti ma rischiano di configurarsi come il luogo migliore per eventuali compromissioni delle impostazioni DNS.
L'evoluzione delle Personas al tempo del Coronavirus

L’evoluzione delle Personas al tempo del Coronavirus

  • GroupM ha realizzato un progetto per disegnare un framework che possa servire sia come strumento di analisi, che come strumento di pianificazione e di misurazione della comunicazione;
  • Il report racconta le reazioni degli ultimi due mesi degli italiani che navigano in rete, e giunge alla definizione di quattro macro-aree e di sette personas.

 

Il virus, la pandemia, il lockdown. Il tempo che stiamo vivendo ci ha insegnato che non è più possibile ragionare attraverso le categorie tradizionali, tanto nella politica quanto nell’economia e di conseguenza anche nel marketing e nella comunicazione.

L’emergenza da COVID-19 ha creato nuove differenze, definendo uno scenario che può essere affrontato solo a partire da un quadro generale, una visione che aiuti a semplificare la complessità delle reazioni umane senza banalizzarla.

Proprio in quest’ottica GroupM ha realizzato un progetto il cui obiettivo non è solo ottenere nuove informazioni, quanto mettere in prospettiva l’enorme mole di dati che vengono prodotti ogni giorno, per disegnare un framework che possa servire sia come strumento di analisi, che come strumento di pianificazione e di misurazione della comunicazione.

In concreto, questo report racconta le reazioni degli ultimi due mesi della popolazione italiana maggiorenne che naviga in rete, e giunge alla definizione di quattro macro-aree e di sette personas, che descrivono come stanno reagendo gli italiani alla crisi attuale.

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Personas al tempo del Coronavirus

Le Personas dopo al tempo del Coronavirus

I Protector – sono 11,8 milioni (rappresentano il 28,8% della popolazione online)
Il tema che li guida è garantire la sicurezza personale e dei propri familiari da un punto di vista sanitario. Non contagiarsi, non ammalarsi.

I Defender – sono 9,5milioni (rappresentano il 23% della popolazione online)
Sono preoccupati di dover difendersi dai pericoli (reali e immaginari, che spesso sono ancora più profondi) che stanno insorgendo e che possono insorgere dal punto di vista sociale ed economico. Oltre che sanitario.

Gli Escapist – sono 6,4 milioni, (rappresentano il 15,6% della popolazione online)
Tendono ad usare il tempo della crisi per trovare tempo per sé stessi ed approfondire i propri interessi e le proprie passioni.

I Calm Keeper – sono 4,9 milioni, (rappresentano il 11,9% della popolazione online)
Non lasciarsi travolgere dalle emozioni e ricostruire una nuova normalità, un equilibrio psicologico innanzitutto, è la loro priorità.

I Committed – sono 4,1 milioni, (rappresentano il 10,1% della popolazione online)
Sono quelli che non si sono mai fermati e si sono dati da fare per trovare soluzioni per sé (lavoro), per i figli (studio) e per la vita quotidiana.

I Communitarian – sono 2,1 milioni, (rappresentano il 5,2% della popolazione online)
Preoccuparsi, fare qualcosa di concreto per gli altri, non lasciare indietro nessuno: questi i loro obiettivi

I Surrender – sono 2,2 milioni, (rappresentano il 5,4% della popolazione online)
Sono i sommersi, coloro che sono andati sott’acqua, sono sprofondati in una zona oscura. Una precisazione su quest’ultimo segmento. Anche se le cifre sono destinate a cambiare di mese in mese, Istat dichiarava nel 2019 (dati 2018) che gli italiani in condizioni di povertà assoluta erano 14 milioni di cui 5 sotto soglia di povertà assoluta (dati ISTAT 2019). 2 milioni di Surrender sono solo la punta dell’iceberg, ovvero la parte di persone in difficoltà che può essere intercettata con uno strumento come questo, ovvero con una ricerca sulla popolazione online. Se teniamo ferma la cifra ISTAT all’appello mancano più di 10 milioni di persone, persone “digitalmente invisibili”.

Personas al tempo del Coronavirus

Le quattro aree in cui si muovono le nuove Personas

Le sette diverse Personas si posizionano all’interno di un contesto caratterizzato da due dimensioni: l’asse temporale che indica la prospettiva di uscita dalla fase più acuta della crisi. In particolare, risponde alla domanda se usciremo da questa fase prima o dopo l’estate. Una dimensione più di speranza che fa riferimento alla fiducia nella capacità delle istituzioni di governare la situazione.

Si delineano così quattro macro-aree, “abitate” con attitudini diverse dalle sette Personas, per raggiungere le quali le aziende devono adeguare la propria comunicazione scegliendo nuovi messaggi, tone of voice, mezzi e strumenti.

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Personas al tempo del Coronavirus

1. L’avanguardia

È quella dove si trovano i Communitarian schierati – come in una frontiera – nel ruolo di messaggeri della fine della crisi.

Rappresentano la parte più attiva della GenX. Sono coloro che si sono dati da fare concretamente per aiutare persone in difficoltà: tra loro, ad esempio, c’è chi ha fatto la spesa e chi ha raccolto e distribuito computer e tablet ai ragazzi più poveri per seguire le lezioni scolastiche. Sono molto fiduciosi sulla possibilità di chiudere la fase più acuta della crisi in tempi brevi e danno un giudizio positivo su come si stanno comportando le istituzioni pubbliche.

Sono anche tra coloro che, per primi, potrebbero riprogrammare i piani futuri di un ritorno alla normalità. Quello che li spinge così avanti nella speranza è la convinzione che “ci si salva tutti assieme”, un sentimento molto importante per bilanciare coloro che, invece, sono rimasti intrappolati nella paura e nello scoraggiamento.

Rispetto agli altri segmenti hanno ridotto la fruizione della cronaca più allarmistica, poco vicina alla loro sensibilità e alla loro attitudine pratica. Sono il target ideale ed aspirazionale delle tante comunicazioni valoriali presenti oggi su tutti i media, messaggi legati alla visione collettiva e di lungo periodo.

2. Il Mainstream

Attivo, popolato in maniera più articolata, da Calm keeper, Committed e Escapist, che valgono in totale 15,4 milioni di persone. Ognuno di questi profili esprime un diverso progetto per affrontare la crisi, tre modi differenti di stare nella situazione senza subirla.

I Calm keeper fin dalle prime fasi della pandemia hanno cercato di non farsi travolgere dagli eventi per conservare o ritrovare il senso di una nuova quotidianità. Il loro mantra è: “preoccuparsi oltre il necessario rende la vita ancora più difficile”. Si tratta di Boomer anziani e Senior evoluti con istruzione elevata, che vivono soprattutto in provincia.

Condividono con i Communitarian la fiducia in una fine rapida della crisi ma sono più pessimisti sulla tenuta della società nelle fasi successive all’emergenza, perché grazie alla loro età e alla loro esperienza ne hanno viste tante e anche se, alla fine, se la sono cavata ricordano ancora le ferite e le cicatrici del passato. Facendo di necessità virtù, molti di loro hanno iniziato ad acquistare online, colmando il digital gap rispetto alla popolazione più giovane. Per non perdere la loro immunità psicologica e non essere sovrastati dall’infodemia anche loro, come i Communitarian, si sono schermati da un’esposizione eccessiva ai media, in particolare dalla cronaca che enfatizza troppo gli aspetti allarmistici e sensazionalistici. Proprio per questo è importante rivolgersi a loro usando una comunicazione e dei toni pacati e realistici.

Personas al tempo del Coronavirus

I Committed, giovani adulti (25-34 anni), prevalentemente uomini, metropolitani e di istruzione e livello socioculturale superiore. Il loro tema è essere proattivi e trovare soluzioni. Sono la parte più giovane e intraprendente della popolazione, pieni di energia e mentalmente aperti. Hanno reagito alla crisi attrezzandosi attraverso le tecnologie digitali per il lavoro o per lo studio dei figli e sono diventati il popolo dello smartworking e dell’e-learning evoluto. Sono l’immagine di un’Italia che ha saputo stare al passo con l’innovazione. Sono tra quelli che dall’inizio della crisi hanno ridotto di più i loro acquisti fisici, incrementando ancora di più lo shopping online. Hanno utilizzato i servizi di food delivery anche per fare la spesa e sono tra i maggiori sottoscrittori di servizi d’intrattenimento. Il loro mondo mediale è dominato dal video: TV tradizionale, streaming, siti. Per comunicare con loro è importante bilanciare valori d’immagine e soluzioni pratiche che aiutano a ripensare le nuove condizioni di vita, usando un tono di voce concreto e positivo.

Gli Escapist, che hanno approfittato della quarantena per dedicare ancora più tempo alle proprie passioni e interessi. Sono il gruppo più giovane. Si sono ritagliati una sorta ambiente-nido alternativo al mondo di fuori. Per questa ragione sono tra i meno preoccupati per la situazione e hanno maturato, al limite, una sorta d’indifferenza. Abituati a mangiare spesso fuori casa prima della crisi, molti di loro hanno dovuto abituarsi a cucinare tra le pareti domestiche incrementando gli acquisti di beni di prima necessità. Sono i massimi consumatori d’intrattenimento in tutte le sue forme: film in TV, YouTube, Netflix, Amazon Prime.

Sono il core target di social, Instagram in particolare, e sono anche il pubblico ideale degli influencer e degli Youtuber, del gaming, degli eventi digitali su piattaforma. Per comunicare con loro è fondamentale costruire relazioni leggere e ludiche, evitando messaggi drammatici e presidiando l’intrattenimento.

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Personas Coronavirus

3. Il Mainstream

Passivo, un’area in cui prevalgono le emozioni negative e le preoccupazioni. La crisi è vista soprattutto come qualcosa che si subisce. Qui troviamo i Protector e i Defender.

I Protector sono prevalentemente donne, di età centrale e anziana, più concentrate nei piccoli centri. Il loro tema principale è seguire tutte le precauzioni possibili dal punto di vista sanitario per proteggersi e tenere in sicurezza se stessi e i propri cari. Sono i più assidui nelle pratiche igieniche, evitano ogni mezzo di trasporto pubblico e il contatto con gli oggetti nei luoghi comuni. Sanificano la spesa dopo essere rientrati dal supermercato e disinfettano spesso le superfici di casa. Il livello di paura e di preoccupazione verso il contagio è tra i più elevati. L’ansia e la paura li rende molto critici verso le istituzioni e vedono l’uscita dalla crisi molto in là nel tempo. Hanno incrementato gli acquisti di prodotti per la cura e la salute sia on che offline e di alimentari nei negozi fisici. Sono il pubblico dei media generalisti e sono uno dei target elettivi dell’infodemia. Proprio per questo, hanno un’alta esposizione mediale e hanno grande bisogno di soluzioni pratiche e rassicuranti sulla soluzione dei problemi quotidiani.

I Defender, profilo adulto con una presenza massiccia di anziani e una maggiore concentrazione nel Nord e nei centri più grandi. La loro preoccupazione fondamentale è difendere sé stessi e i propri casi da ogni rischio e pericolo economico e sociale, oltre che sanitario. Non sono tra le persone più in difficoltà, ma hanno una gran paura di trovarcisi: il loro livello di paura è il più elevato e la fine della crisi è proiettata molto in là nel tempo. Hanno costruito delle trincee che presidiano e nelle quali si sono attrezzati per resistere a lungo, facendo ad esempio scorte significative di beni di prima necessità, soprattutto nei negozi fisici. Sono il pubblico ideale dell’infodemia e da quando è iniziata la crisi hanno incrementato in modo significativo il consumo di tv, in particolare di news e di Facebook.

Come per i Protector, sono un pubblico sovraesposto ai media che cerca praticità, concretezza e rassicurazioni sulla soluzione dei problemi e sulle procedure di sicurezza e trasparenza.

L'evoluzione delle Personas al tempo del Coronavirus

4. La Zona buia

È l’area della paura, dello sconforto e dell’impotenza, popolata da coloro che non hanno né mezzi, né risorse per andare avanti.

Qui si trovano i Surrender. Questa ricerca ne conta solo 2 milioni di persone perché il campione è stato reclutato con interviste online. Ma di fatto sono solo la punta dell’iceberg degli oltre 10 milioni di italiani in condizioni di povertà.

Quella parte dei Surrender che è stato possibile intervistare è rappresentata prevalentemente da adulti, in maggioranza donne, di età trasversale, disoccupati o separati o divorziati delle medie città e dei piccoli centri. Una minima parte dei precari che, già fragili e in difficoltà prima della crisi, sono stati letteralmente travolti. Non hanno nessuna fiducia nel futuro e sono decisamente ostili alle istituzioni. Impauriti e sfiduciati, tendono a isolarsi e a sopravvivere. Sono quelli che hanno attinto alle loro già scarse riserve per fare scorte di beni di prima necessità. E, rispetto alla media, hanno ridotto anche il consumo di tutti i media (TV, digital, notizie, intrattenimento) entrando in una sorta di isolamento. Per questo è fondamentale cercare di rassicurarli e di raggiungerli con offerte, agevolazioni, promozioni. Se possibile in collaborazione con le istituzioni e le iniziative dei leader di mercato.

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L'evoluzione delle Personas al tempo del Coronavirus

Verso la Fase 2

Allo stato attuale i segmenti che potrebbero crescere di più nel breve periodo sono quello dei Protector e dei Calm Keeper. I primi sono predittivi dell’intenzione di mantenere le abitudini prese durante la fase di emergenza; i secondi esprimono la necessità di recuperare una qualche forma di equilibrio dopo la fase iniziale.

Tutto questo in uno scenario nel quale l’orizzonte temporale di uscita dalla fase acuta della crisi si sposta oltre l’estate e la fiducia nella tenuta del clima sociale è in calo.

“Nonostante il momento che stiamo vivendo, la maggior parte della popolazione continua a chiedere di non fermare la comunicazione commerciale – commenta Federica Setti, Chief Research Officer di GroupM Italia. Questo dipende dalle funzioni fondamentali della comunicazione: identificazione e orientamento, delle quali le persone oggi hanno più che mai bisogno. Una lettura integrata di tutti questi elementi ci consentirà di definire l’evoluzione dei prossimi mesi. E la prima cosa che capiremo riguarda la profondità e l’impatto delle abitudini prese durante la quarantena. Per comprendere se queste abitudini sono destinate a volatilizzarsi, persistere (ma solo per il periodo della crisi), diventare definitive o per capire quali nuovi e inaspettate reazioni potrebbero sorgere”.

spazio business coronavirus 2

Cosa è successo alla corsa allo spazio (e al suo business) durante l’emergenza Coronavirus

  • Entro il 2040 si prevede che l’economia spaziale globale raggiungerà 1.100 miliardi di dollari;
  • Il lockdown ha messo in standby anche tantissime delle missioni e delle esercitazioni previste nello spazio, permettendo di attivare però nuove sperimentazioni tra i civili;
  • Le ultime notizie parlano di un nuovo possibile business spaziale, stavolta non legato alle estrazioni minerarie dagli asteroidi, ma ad Hollywood.

 

Gli esseri umani osservano le stelle da migliaia di anni. Da sempre, scienziati e studiosi hanno fatto scoperte e messo a punto teorie rivoluzionarie, che hanno cambiato radicalmente la percezione dell’universo.

Dopo aver compreso il nostro sistema solare e l’universo, l’umanità ha deciso di superare i confini del nostro pianeta e di esplorare lo spazio. I primi tentativi furono fatti negli anni ’50, con la Russia che lanciò il primo satellite artificiale in orbita. Il successo della Russia preoccupò gli Stati Uniti, spingendoli ad accelerare le proprie attività spaziali. Tutto questo fino al 1969, anno in cui il primo uomo mise piede sulla Luna, uno dei balzi più significativi per l’umanità.

Quel periodo, fino ad oggi, è rimasto ineguagliato per la quantità di risorse impegnate in termini economici. A partire dagli anni Settanta, la corsa allo spazio rallentò e i budget assegnati alla NASA diminuirono. Per questo il sostegno privato al settore spaziale divenne una priorità.

Oggi l’economia spaziale privata non è più un ripiego e, grazie ad un numero crescente di imprese e ad una produzione diversificata, ha raggiunto una dimensione significativa, diventando uno dei protagonisti più potenti dell’economia globale.

Per comprendere meglio le dimensioni di questo fenomeno, dovremmo dare uno sguardo ai numeri. Secondo alcuni studi, infatti, l’economia spaziale globale raggiungerà 1.100 miliardi di dollari entro il 2040, mentre la quota dei governi nell’economia spaziale globale diminuirà dal 25% al 17%.

economia dello spazio

Come evolverà l’economia spaziale globale?

Tuttavia, ci sono ancora dubbi sul futuro dell’economia spaziale globale. Alcuni affermano che, sì, l’economia spaziale è fiorente, ma per poter parlare di un’economia da 1,1 trilioni di dollari, è necessario che entrino in gioco enormi interessi. Di conseguenza, ci si riferisce a due diverse economie spaziali. Da un lato, le attività basate su necessità “terrestri“, come le telecomunicazioni e la sorveglianza. Dall’altro, nuovi settori, come l’esplorazione dello spazio profondo e l’estrazione mineraria dagli asteroidi.

Dato che, per quanto riguarda il primo caso, possiamo tranquillamente dire che si tratta di attività che diventano, giorno dopo giorno, più fiorenti, per capire come si evolverà l’economia spaziale globale, dobbiamo concentrarci sui nuovi campi come la vita interplanetaria, l’estrazione mineraria dagli asteroidi e il turismo spaziale privato

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L’estrazione mineraria dagli asteroidi

Dieci anni fa, l’estrazione mineraria su asteroidi sembrava irrealistica, ma oggi ci sono aziende che operano in questo campo e si prevede che questa diventerà una pratica comune tra qualche decennio.

Metalli Preziosi

Il protagonista dell’industria mineraria legata agli asteroidi è Planetary Resources, una società con sede a Washington che mira a estrarre acqua e metalli preziosi dagli asteroidi.

Quando si parla di metalli preziosi, si pensa immediatamente all’oro. Ma il fisico Stephen Hawking, nella sua ultima intervista televisiva prima di morire, disse “l’oro è raro ovunque, non solo sulla Terra“.

Trovare l’oro, dunque, potrebbe essere un problema? No, pare ci sia un’eccezione: l’asteroide Psiche 16.

Psiche 16, scoperto dall’astronomo italiano Annibale de Gasparis il 17 marzo 1852, è quasi del tutto costituito da metalli – per lo più oro – a differenza della maggior parte degli altri asteroidi precedentemente osservati.

Ora, immaginiamo che una società mineraria atterri su questo asteroide, lo scavi e riesca a riportare i metalli preziosi sulla Terra. Cosa accadrebbe? Beh, Psyche 16 vale 700 quintilioni di dollari, una cifra sufficiente a dare a ogni persona sul pianeta 93 miliardi di dollari. Ma c’è una realtà: il prezzo si basa sui concetti di domanda o offerta. Quando l’offerta sale, i prezzi scendono, quindi, un forte aumento della quantità di oro presente sul mercato porterebbe ad una diminuzione molto forte del prezzo.

Quindi, in termini di metalli preziosi, questo esempio, ci mostra come il contributo dell’estrazione dagli asteroidi all’economia spaziale globale potrebbe risultare alquanto controverso nell’attuazione.

Acqua e Ossigeno

Un altro obiettivo delle compagnie minerarie specializzate in asteroidi sono acqua e ossigeno. L’acqua, infatti, viene utilizzata per la produzione di aria respirabile e di cibo, ma anche per il propellente ad acqua, una tecnologia che faciliterà l’esistenza interplanetaria e le esplorazioni nello spazio profondo su cui la NASA sta lavorando.

Alcuni studiosi hanno già iniziato a pensare al valore di questi due elementi nelle colonie extraterrestri. L’ossigeno, dunque, potrebbe generare enormi entrate per le compagnie minerarie che lavoreranno sugli asteroidi, anche se, tali compagnie potrebbero non essere l’unica opzione per fornire acqua e ossigeno. Alcuni scienziati, infatti, pensano che Marte e la Luna – gli obiettivi primari dell’esistenza interplanetaria – possano avere abbastanza acqua per produrre ossigeno.

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Vivere nello Spazio

La possibilità, per l’uomo, di vivere su pianeti diversi dalla Terra è uno dei campi che farà progredire l’economia spaziale globale. Oltre alle agenzie spaziali nazionali, le società private hanno pianificato missioni con equipaggio per visitare anche altri corpi celesti.

La figura più importante in questo campo è Elon Musk, il fondatore di SpaceX. Musk ha un piano ambizioso per andare su Marte prima della NASA nel 2020. Inoltre, ha anche in programma di fondare una colonia sul Pianeta Rosso. La sua azienda ha già testato con successo Starhopper, il prototipo della nave stellare marziana colonizzatrice. Questo razzo nei test è stato capace di salire di 150 metri per poi fermarsi su una piattaforma di atterraggio vicina.

Anche se un progetto interplanetario di questo tipo aiuterebbe senza dubbio l’economia spaziale globale ad andare avanti, bisogna tener presente che i progetti interplanetari richiedono ingenti fondi e, sicuramente, i costi più bassi delle aziende private rispetto alle agenzie spaziali nazionali aiutano.

La NASA non sta ferma a guardare

L’agenzia spaziale statunitense, infatti, prevede di andare su Marte nel 2030, ma senza certezze, a causa di questioni tecniche ma anche, e soprattutto, finanziarie. La stima dei costi di una missione su Marte con equipaggio è di 217,4 miliardi di dollari. Se si considera che il budget della NASA è di 22 miliardi di dollari, risulta chiaro che, per questa missione, sarebbe necessario stanziare un enorme budget aggiuntivo.

D’altra parte, vale la pena ricordare che le attività militari nello spazio si stanno intensificando. Ad esempio, gli Stati Uniti hanno ufficialmente attivato lo Space Command, una nuova forza militare che difenderà i propri satelliti e altri beni spaziali. Inoltre,  il Pentagono vuole creare una stazione spaziale, inizialmente usata come esperimento, capace, in seguito, di sostenere la vita e ospitare equipaggi militari.

Tanti progetti che richiederanno uno sforzo economico notevole ma che, una volta realizzati, saranno capaci di diventare fonte di guadagno per governi e aziende private.

Turismo Spaziale

Molte aziende stanno lavorando febbrilmente per portare dei semplici passeggeri nello spazio. È il caso di Virgin Galactic. L’azienda ha già presentato il suo spazioporto, un hangar che fornirà uno spazio per le operazioni di volo e ha venduto 600 biglietti, con un costo a partire da 250.000 dollari.

Il ruolo del turismo spaziale, non deve essere ridotto ad una semplice stravaganza per ricchi. Infatti, un team di medici della University of Technology Sydney ha scoperto che la maggior parte delle cellule tumorali sottoposte a microgravità in laboratorio muoiono senza alcun altro trattamento e vuole riprodurre lo stesso esperimento nella Stazione Spaziale Internazionale. Se questo metodo dovesse essere accettato, potremmo vedere le aziende che si occupano di turismo spaziale collaborare con il settore sanitario per trasportare i pazienti affetti da cancro nello spazio. Naturalmente, un tale trattamento richiederebbe un tempo di permanenza più lungo. Ma alcune aziende stanno ci stanno già pensando. Un esempio è la Orion Span, che sta lavorando alla costruzione di una stazione spaziale privata che dovrebbe fungere da albergo spaziale, capace di accogliere i suoi ospiti per 12 giorni.

Riassumendo, molto probabilmente in futuro assisteremo a missioni spaziali di successo effettuate da governi e aziende private. Alcune nazioni che oggi non si sono ancora impegnati in attività spaziali parteciperanno sicuramente all’industria spaziale globale negli anni a venire. In ogni caso, come sottolineato in precedenza, le missioni spaziali su larga scala determineranno il raggiungimento dei mille miliardi di dollari impiegati in questo settore e se i governi e le agenzie nazionali continueranno a collaborare con le aziende private, molto probabilmente vedremo più aziende spaziali, una produzione diversificata e una più ampia economia spaziale globale.

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Intanto, sulla Terra…

In tutto questo, l’emergenza Coronavirus ha messo in standby anche tantissime delle missioni e delle esercitazioni previste dalle varie agenzie spaziali, permettendo di attivare però nuove sperimentazioni anche tra i civili.

L’Agenzia Spaziale Europea (ESA), ad esempio, è stata costretta a concentrare gli sforzi sulle attività più pressanti e necessarie, annullando tutto il resto.

Il direttore generale dell’ESA Jan Wörner ha dichiarato a Euronews che l’agenzia ha visto il coronavirus “venire verso di noi come uno tsunami”, ed è passata alla modalità telelavoro ancora prima del lockdown. L’ESA ha normalmente circa 5.000 dipendenti nei suoi siti chiave in Germania, Francia, Spagna e Italia, ma ora ne ha meno di 100 in loco. Secondo Wörner, infatti anche l’ESA ha registrato circa 50 casi di COVID-19 tra il suo personale.

La decisione ha significato anche un arresto del funzionamento della strumentazione e della raccolta dati sull’ExoMars Trace Gas Orbiter, che stava iniziando a rilevare segni di vita sul pianeta rosso, mentre la navicella spaziale MarsExpress, che opera intorno a Marte dal 2004, è stata anch’essa posta in modalità standby.

Anche l’ultima missione dell’ESA, Solar Orbiter, lanciata solo nel febbraio 2020, si è ridotta al minimo per un periodo sconosciuto, pur continuando la sua lunga crociera verso il Sole. La prima fase di messa in servizio degli strumenti scientifici era già partita, ma questi sono ora fermi. Anche la missione JUICE per esplorare le lune ghiacciate di Giove subirà ritardi prima del lancio.

Altre attività spaziali critiche sono ancora in corso. La Stazione Spaziale Internazionale è in fase di manutenzione come di consueto, mentre l’agenzia concentra l’energia anche su satelliti cruciali per l’osservazione della Terra, come la flotta di satelliti Sentinel dell’UE.

Mettere in standby le navicelle interplanetarie non è considerato un problema importante per i prossimi mesi, secondo il capo delle operazioni di missione dell’ESA, Paolo Ferri. “Queste sonde sono progettate per sostenere in sicurezza lunghi periodi di tempo con un’interazione limitata o nulla con il suolo”, ha spiegato. Quelle navicelle che richiedono attenzione sono sorvegliate da un unico tecnico in una sala di controllo, supportato da controllori di volo che lavorano da casa.

Wörner ha detto che una delle sue preoccupazioni principali è stata quella di preservare l’industria spaziale europea durante la crisi. Il settore comprende grandi aziende come ArianeGroup e ThalesAleniaSpace, ma anche una vasta gamma di PMI specializzate. “È nostro dovere fare in modo di non perdere molte di queste aziende”, ha detto Wörner. La risposta dell’ESA per le imprese più piccole è  stata quella di spostare le date di fatturazione e di pagamento per garantire un certo reddito per tenere a galla le imprese. Le aziende più grandi, come ArianeGroup, continuano le “attività critiche”. L’azienda aerospaziale italiana Avio, ad esempio, continua a produrre razzi a propellente solido Vega.

Per quanto riguarda i grandi progetti previsti nei prossimi mesi, il quadro è eterogeneo: “Siamo tutti la stessa specie, su un piccolo punto blu”, hanno ricordato dall’ESA.

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Anche il previsto lancio di SpaceX di un nuovo satellite di navigazione GPS per l’esercito americano è stato ritardato almeno fino a giugno a causa della pandemia di Coronavirus, secondo quanto riferito dagli ufficiali della Space Force.

In una dichiarazione rilasciata il 7 aprile, i funzionari dello Space Force’s Space and Missile Systems Center (SMC) hanno annunciato di aver posticipato il lancio “per ridurre al minimo il potenziale di esposizione di COVID-19 all’equipaggio di lancio e agli operatori”.

L’esperimento francese

In Francia, intanto, gli scienziati spaziali hanno usato il blocco dovuto al COVID-19 come una prova generale di ciò che sarà stare rinchiusi all’interno di una navicella spaziale in missione su Marte.

Le cavie dell’esperimento sono 60 studenti che sono confinati nelle loro stanze del dormitorio nella città di Tolosa – non lontano dalle condizioni che potrebbero incontrare in una lunga missione spaziale.

Quando il governo francese ha imposto restrizioni di movimento per frenare la diffusione del virus, la ricercatrice spaziale Stephanie Lizy-Destrez ha deciso di sfruttare al meglio la situazione e ha iscritto gli studenti volontari.

Non è una simulazione esatta del volo spaziale: compiti come il prelievo di campioni dalla superficie di un pianeta con un rover lunare non sono previsti, e gli studenti possono interrompere il loro viaggio spaziale virtuale per una passeggiata giornaliera all’esterno.

Al contrario, essi svolgono compiti al computer come test di memoria e test di agilità mentale. Tengono un diario giornaliero e ogni cinque giorni devono compilare un questionario.

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Ma gli spazi ristretti – gli studenti si trovano in stanze che misurano 12 metri quadrati – e i limiti di ciò che le persone possono fare sono simili alle condizioni che le persone possono incontrare nello spazio. Così come gli effetti psicologici negativi che questo può avere sulle persone, che gli scienziati vogliono capire meglio prima di inviare astronauti in una missione su Marte che potrebbe durare diversi mesi.

Tom Lawson, uno studente di master in ingegneria aerospaziale che partecipa al programma, ha descritto gli effetti: “Molti studenti trovano estremamente difficile stare al passo con il loro lavoro e tenere il passo con quello che devono fare”.

Nel 2017, sei volontari hanno trascorso due settimane in Polonia in una versione simulata di una base di Marte. Anche la Mars Desert Research Station nello Utah, negli Stati Uniti, mette in scena missioni simulate, ma il vantaggio della missione di isolamento durante il lockdown è che i ricercatori hanno avuto accesso a un campione di dimensioni maggiori.

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Nello spazio arriva anche Hollywood

Notizia di pochi giorni fa, Tom Cruise, la NASA e SpaceX di Elon Musk starebbero pianificando di girare un film nello spazio. Dalle indiscrezioni emerse il progetto sarebbe ancora in fase iniziale, ma decisamente avviato; tuttavia, per ora non è ancora stato coinvolto alcuno studio.

Se il progetto dovesse realizzarsi si tratterebbe del primo vero film di fiction – non un documentario, insomma –  girato intorno alla Terra.

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Come ottenere informazioni di Marketing dal traffico dei siti dei competitor

In un mondo in rapido movimento è di fondamentale importanza adattare rapidamente la propria strategia. Questo significa per gli esperti di marketing ottimizzare campagne, budget e strategia, il che include naturalmente il monitoraggio delle attività digitali dei concorrenti.

Nel mondo digitale, proprio come in natura, non sono sempre i più forti a sopravvivere, bensì coloro che riescono ad adattarsi in modo migliore al cambiamento.

In qualsiasi momento occorre essere certi che la tua strategia digitale ti aiuterà a superare i tuoi competitor. In questi frangenti devi in particolare assicurarti che il marketing mix da te scelto ottimizzi le spese, che il focus delle tue campagne si conformi al cambiamento della domanda e che il tuo messaggio sia recepito in modo chiaro dal tuo pubblico.

La strategia da te precedentemente adottata può diventare obsoleta e potrebbe essere necessario agire con determinazione. Sarà utile innanzitutto verificare cosa non dovresti fare.

Cosa è possibile capire attraverso l’analisi del traffico

Ciascuno di questi punti può essere supportato dall’analisi del traffico dei siti dei tuoi competitor.

Immaginiamo un rivenditore online di arredamento per la casa che desidera raggiungere i risultati ottenuti dal suoi concorrenti online. Inserendo cinque siti web dei competitor in Analisi traffico di SEMrush, potremo esaminare:

  • se il competitor in prima posizione è rimasto invariato (nel nostro caso ad esempio se ikea.com è rimasto alla posizione #1 nell’elenco);
  • quali fluttuazioni hanno influito sulla concorrenza negli ultimi mesi;
  • in che misura ogni competitor ha accresciuto (o ridotto) la sua popolarità nell’intervallo di tempo considerato.

Nel nostro esempio ikea.com rimane leader indiscusso in Italia. I siti manomano.it e leroymerlin.it mostrano però però un buon aumento del traffico sul loro sito web.

Quali canali di marketing hanno fornito risultati migliori per il traffico dei competitor

Nel nostro esempio possiamo vedere che la pubblicità online apporta circa lo stesso traffico per ikea.com e manomano.it.

Prima di trarre delle conclusioni, clicca sui periodi precedenti per vedere le variazioni mese per mese e anno per anno – questo per assicurarti che queste non siano tipiche fluttuazioni stagionali.

Per comprendere in modo ancora più profondo le strategie e le prestazioni digitali dei competitor, analizza in modo più dettagliato le loro Pagine migliori. In questi giorni potrebbe succedere che i tuoi concorrenti si siano focalizzando sulla promozione dei loro servizi di consegna o sulle opzioni per restare a casa e i beni essenziali piuttosto che sui prodotti premium. Potrebbero inoltre cercare di convogliare traffico a post di blog rilevanti, fornire software e abbonamenti gratuitamente nonché partire con le vendite.

Se hanno creato e promosso una pagina web per ciascuno di questi obiettivi, puoi vedere anche questo nelle Pagine migliore e analizzare i risultati di tale azione. Puoi poi decidere a botta sicura se concentrati o meno su un’offerta simile.

Nel nostro esempio leroymerlin.it ha mostrato una capacità di adattarsi senza precedenti: i loro prodotti di punta a marzo 2020 non sono stati mobili per la casa o attrezzature da giardino, bensì respiratori e mascherine. Dall’analisi delle loro fonti di traffico vediamo che la maggior parte delle loro visite è rappresentata dalla ricerca, ma è arrivato traffico anche da riferimenti e persino da canali di sponsorizzazione a pagamento.

Per una comprensione migliore del mercato, potresti volere controllare fino a cinque competitor diversi. In SEMrush Market Explorer ti basta inserire un sito web nel campo di ricerca e lo strumento cercherà di completare il resto del campo.

In questa fase potrai:

  • mappare il panorama competitivo nella chiara forma del Growth Quadrant;
  • classificare i tuoi competitor in base alle attuali dimensioni del loro pubblico e al potenziale di mercato;
  • passare da “All Market” a “Narrow Focus” per rilevare le quote di mercato online dei tuoi concorrenti più vicini e ricercare le loro strategia di marketing digitale in modo più dettagliato.

Nel nostro esempio ikea.com sembra avere molte cose in comune con altri siti di negozi di mobili, design e attrezzi come manomano.it o leroymerlin.it, mentre allo stesso tempo siti web più piccoli come mondoconv.it o maisonsdumonde.com mostrano una tendenza a crescere a un ritmo più sostenuto, il che significa che mostrano una buona crescita del traffico mese per mese nella sezione Operatori rivoluzionari, come mostrato dagli strumenti di analisi della concorrenza .

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EnerTech, NeN annuncia il lancio del suo servizio di fornitura

A metà tra una tech company e una energy company – tanto da definirsi “la prima startup EnerTech in Italia – NeN ha lanciato il suo servizio di fornitura elettrica e di gas, con la promessa di “sorprendere, stravolgere e ripensare da zero il mondo dell’energia”.

La startup è profondamente diversa dai tradizionali fornitori di energia. Nasce infatti con l’obiettivo di esprimere al meglio i valori di digitalizzazione, semplicità e trasparenza in un settore spesso percepito come ermetico e complicato, e per offrire una fornitura davvero green e sostenibile, con energia proveniente solo da fonti solari, eoliche e idriche sparse sul territorio italiano.

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nen energia

Come funziona NeN

Grazie alla sua piattaforma digitale, NeN semplifica l’intera esperienza di gestione della fornitura di luce e gas. Lo smartphone e il pc sostituiscono interamente la burocrazia, i moduli da compilare a mano e le tradizionali bollette difficili da capire: con NeN basta una scansione dell’ultima bolletta per dare il via al tanto famigerato “switch”. Non solo, NeN elimina i conguagli “a sorpresa” e le voci di costo criptiche, attraverso la creazione di un’offerta di fornitura che funziona come un abbonamento: ogni cliente ottiene una rata personalizzata al centesimo, basata sui propri consumi e all inclusive, che garantisce prevedibilità della spesa domestica per ogni anno di fornitura.

L’app di NeN, inoltre, permetterà all’utente di monitorare i consumi in qualsiasi momento: questo renderà le eventuali variazioni alla rata dell’anno successivo prevedibili, ma, soprattutto, aiuterà l’utente a capire l’origine dei propri consumi, migliorando abitudini e comportamenti quotidiani in ottica di un uso efficiente e responsabile dell’energia.

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Gli obiettivi

“NeN nasce per trasformare radicalmente l’esperienza di gestione e fornitura dell’energia. La digitalizzazione sta cambiando completamente l’approccio ai servizi del cliente, che ha aspettative sempre più alte e vuole semplicità, velocità e trasparenza; il settore dell’energia è fermo a modelli tradizionali, e non offriva nulla che rispondesse a questi bisogni – spiega Stefano Fumi, CEO di NeN – Il mondo energy è in grande fermento, con la liberalizzazione definitiva dei servizi di energia e gas prevista per il 2022: ci sembrava il momento migliore per lanciare un progetto così innovativo e offrire all’utente un’alternativa. Il mercato è affollato, ma abbiamo obiettivi importanti: puntiamo a 50.000 utenti domestici nei primi 12 mesi, che auspichiamo diventino più di 500.000 entro il 2024″.

A ulteriore garanzia degli utenti, la presenza e il coinvolgimento nell’assetto societario della startup del gruppo A2A, che ha creduto nell’idea e ha scelto di sostenere e investire nel progetto, con un’operazione di corporate entrepreneurship:

“Abbiamo dato vita ad un’iniziativa, dotata di autonomia, agilità e velocità necessarie ad interpretare in modo autenticamente innovativo necessità emergenti dal mercato – commenta Valerio Camerano, Amministratore Delegato di A2A – In un certo senso NeN vuole anche essere il nostro contributo di investimento, sviluppo e ripartenza in questa delicata fase che vive il nostro paese, contribuendo a dare più certezza e affidabilità ai bisogni concreti di individui e famiglie”.

Il servizio di fornitura elettrica e di gas di NeN è attivo in tutta Italia: è possibile ottenere una rata personalizzata in pochi minuti sul sito o, a breve, scaricando l’app NeN, disponibile per iOs e Android.

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La lettera di Airbnb che potrebbe passare alla storia delle HR

Se non avete già visto la lettera che parla dei licenziamenti imminenti scritta dal CEO Brian Chesky al suo team di Airbnb, probabilmente vi siete persi qualcosa.

Si tratta di una missiva che sta già iniziando a diventare virale, e si trasformerà certamente in un caso di studio per le HR, non solo perché si parla di licenziamenti in tempo di COVID-19.

Per capire cos’è che rende così incredibile la lettera, e soprattutto il sentimento che sta dietro alla lettera, basta leggerla. Ne riportiamo qui il testo tradotto.

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Un messaggio dal co-founder e CEO Brian Chesky

5 maggio 2020

Questa è la settima volta che vi parlo da casa mia. Ogni volta che abbiamo parlato, ho condiviso notizie buone e cattive, ma oggi devo condividere alcune notizie molto tristi.

Quando mi avete chiesto dei licenziamenti, vi ho detto che niente può essere fuori discussione. Oggi devo confermare che stiamo riducendo la forza lavoro di Airbnb. Per un’azienda come la nostra, la cui mission è incentrata sull’appartenenza, questo è incredibilmente difficile da affrontare, e sarà ancora più difficile per chi dovrà lasciare Airbnb. Condividerò tutti i dettagli possibili su come sono arrivato a questa decisione, su cosa stiamo facendo per coloro che se ne vanno e su cosa succederà in seguito.

Permettetemi di iniziare con il modo in cui siamo arrivati a questa decisione. Stiamo vivendo collettivamente la crisi più straziante della nostra vita e, mentre cominciava a svilupparsi, il viaggio globale si è arrestato. L’attività di Airbnb è stata colpita duramente, con un fatturato che quest’anno dovrebbe essere meno della metà di quello che abbiamo guadagnato nel 2019. In risposta a questo, abbiamo raccolto 2 miliardi di dollari di capitale e abbiamo tagliato drasticamente i costi che hanno toccato quasi ogni reparto di Airbnb.

Sebbene queste azioni fossero necessarie, è diventato chiaro che avremmo dovuto andare oltre quando ci siamo trovati di fronte a due dure verità:

  1. Non sappiamo esattamente quando torneremo a viaggiare.
  2. Quando torneremo a viaggiare, il viaggio avrà un aspetto diverso.

Anche se sappiamo che l’attività di Airbnb si riprenderà completamente, i cambiamenti che subirà non saranno temporanei o di breve durata. Per questo motivo, dobbiamo apportare ad Airbnb cambiamenti più radicali riducendo le dimensioni della nostra forza lavoro intorno ad una strategia di business più mirata.

Dei nostri 7.500 dipendenti, quasi 1.900 compagni di squadra dovranno lasciare Airbnb, vale a dire circa il 25% della nostra azienda. Poiché non possiamo permetterci di fare tutto quello che facevamo prima, questi tagli hanno dovuto essere mappati su un business più mirato.

Un business più mirato

I viaggi in questo nuovo mondo avranno un aspetto diverso, e dobbiamo far evolvere Airbnb di conseguenza. La gente vorrà opzioni più vicine a casa, più sicure e più convenienti. Ma la gente avrà anche il desiderio di ritrovare qualcosa che oggi sente come se gli fosse stata portata via – la connessione umana. Quando abbiamo dato vita a Airbnb, si trattava di appartenenza e di connessione. Questa crisi ha acuito la nostra attenzione per tornare alle nostre radici, alle basi, a ciò che è veramente speciale in Airbnb – le persone comuni che ospitano nelle loro case e offrono esperienze.

Questo significa che dovremo ridurre i nostri investimenti in attività che non sostengono direttamente il nucleo della nostra community di host. Stiamo mettendo in pausa i nostri sforzi nei Trasporti e negli Airbnb Studios, e dobbiamo ridurre i nostri investimenti in Hotel e Lux.

Queste decisioni non sono un riflesso del lavoro svolto dalle persone di questi team, e non significa che tutti i membri di questi team ci lasceranno. Inoltre, i team di tutti i reparti di Airbnb ne risentiranno. Molti team saranno ridotti di dimensioni in base alla loro capacità di individuare la direzione di Airbnb.

Come ci siamo approcciati ai tagli

Era importante che avessimo una serie di principi chiari, guidati dai nostri valori fondamentali, per come avremmo affrontato la riduzione della nostra forza lavoro. Questi erano i nostri principi guida:

  • Tracciare una mappa di tutti i tagli in base alla nostra strategia aziendale futura e alle capacità di cui avremo bisogno.
  • Fare tutto ciò che possiamo per coloro che ne sono colpiti.
  • Essere incrollabili nel nostro impegno per la diversità.
  • Ottimizzare la comunicazione 1:1 per coloro che ne sono colpiti.
  • Aspettare a comunicare qualsiasi decisione fino a quando tutti i dettagli non saranno stati definiti – la trasparenza di informazioni solo parziali può peggiorare la situazione.

Ho fatto del mio meglio per rimanere fedele a questi principi.

Il processo per fare riduzioni

Il nostro processo è iniziato con la creazione di una strategia di business più mirata, costruita su un modello di costo sostenibile. Abbiamo valutato il modo in cui ogni team ha mappato la nostra nuova strategia e abbiamo determinato la dimensione e la forma di ogni team che andrà avanti. Abbiamo poi fatto una revisione completa di ogni membro del team e abbiamo preso decisioni basate sulle competenze critiche e su come queste competenze corrispondano alle nostre future esigenze di business.

Il risultato è che dovremo separarci dai compagni di squadra che amiamo e che apprezziamo. Abbiamo persone fantastiche che lasciano Airbnb, e altre aziende saranno fortunate ad averle.

Per prenderci cura di coloro che se ne vanno, abbiamo tenuto conto della liquidazione, dell’equità, dell’assistenza sanitaria e del sostegno al lavoro e abbiamo fatto del nostro meglio per trattare tutti in modo compassionevole e premuroso.

TFR

I dipendenti negli Stati Uniti riceveranno 14 settimane di stipendio base, più una settimana supplementare per ogni anno presso Airbnb. La retribuzione sarà arrotondata all’anno più vicino. Ad esempio, se qualcuno è stato in Airbnb per 3 anni e 7 mesi, riceverà 4 settimane aggiuntive di stipendio, o 18 settimane di stipendio totale. Al di fuori degli Stati Uniti, tutti i dipendenti riceveranno almeno 14 settimane di stipendio, più gli aumenti di ruolo in linea con le pratiche specifiche del Paese.

Equity

Stiamo diminuendo a un anno le regole per l’equity per tutti quelli che abbiamo assunto nell’ultimo anno, in modo che tutti coloro che se ne vanno, indipendentemente da quanto tempo sono stati qui, siano azionisti. Inoltre, tutti coloro che se ne vanno hanno diritto alla data di maturazione del 25 maggio.

Assistenza sanitaria

Nel bel mezzo di una crisi sanitaria globale di durata sconosciuta, vogliamo limitare l’onere dei costi sanitari. Negli Stati Uniti, copriremo 12 mesi di assicurazione sanitaria attraverso il piano federale COBRA. In tutti gli altri Paesi, copriremo i costi dell’assicurazione sanitaria fino alla fine del 2020. Questo perché non siamo legalmente in grado di continuare la copertura, oppure i nostri attuali piani non consentiranno una proroga. Forniremo anche quattro mesi di supporto per la salute mentale attraverso KonTerra.

Sostegno al lavoro

Il nostro obiettivo è quello di mettere in contatto i nostri compagni di squadra che lasciano Airbnb con nuove opportunità di lavoro. Ecco cinque modi in cui possiamo aiutare:

  • Alumni Talent Directory – Lanceremo un sito web rivolto al pubblico per aiutare i membri del team che lasciano Airbnb a trovare nuovi lavori. I dipendenti che lasciano possono scegliere di avere profili, curriculum e portfolio di lavoro accessibili ai potenziali datori di lavoro.
  • Alumni Placement Team – Per il resto del 2020, una parte significativa di Airbnb Recruiting diventerà un Alumni Placement Team. I reclutatori che rimarranno in Airbnb forniranno supporto ai dipendenti che lasciano per aiutarli a trovare il loro prossimo lavoro.
  • RiseSmart – Offriamo quattro mesi di servizi di carriera attraverso RiseSmart, una società specializzata in servizi di transizione professionale e di collocamento.
  • Supporto agli Alumni – Stiamo incoraggiando tutti i dipendenti rimasti ad aderire a un programma per aiutare i compagni di team in partenza a trovare il loro prossimo ruolo.
  • Computer portatili – Un computer è uno strumento importante per trovare un nuovo lavoro, quindi stiamo permettendo a tutti coloro che se ne vanno di tenere i loro portatili Apple.

Ecco cosa succederà dopo

Voglio fare chiarezza su tutti voi il prima possibile. Abbiamo dipendenti in 24 paesi e il tempo necessario per fare chiarezza varia in base alle leggi e alle pratiche locali. Alcuni paesi richiedono che le notifiche sull’impiego siano ricevute in modo molto specifico. Anche se il nostro processo può differire a seconda del Paese, abbiamo cercato di pianificare con cura ogni dipendente.

Negli Stati Uniti e in Canada, posso fornire chiarezza immediata. Entro le prossime ore, quelli di voi che lasciano Airbnb riceveranno un calendario con l’invito a una riunione di commiato con un senior leader del vostro dipartimento. Per noi era importante che, ovunque fosse legalmente possibile, le persone fossero informate in una conversazione personale, uno a uno. L’ultimo giorno lavorativo per i dipendenti in partenza con sede negli Stati Uniti e in Canada sarà lunedì 11 maggio. Abbiamo pensato che lunedì avrebbe dato alle persone il tempo di iniziare a fare i passi successivi e di salutarsi – capiamo e rispettiamo quanto questo sia importante.

Alcuni dipendenti che rimarranno avranno un nuovo ruolo e riceveranno un invito ad un incontro sul tema “Nuovo Ruolo” per saperne di più. Per quelli di voi negli Stati Uniti e in Canada che si trovano nel team Airbnb, non riceveranno l’invito per il calendario.

Alle 18:00, ora del Pacifico, ospiterò un incontro world@ per i nostri team dell’Asia-Pacifico. Alle 12 del mattino, ora del Pacifico, ospiterò un incontro world@ per i nostri team dell’Europa e del Medio Oriente. Dopo ognuna di queste riunioni, procederemo con i passi successivi in ogni Paese sulla base delle pratiche locali.

Ho chiesto a tutti i leader Airbnb di aspettare a riunire le loro squadre fino alla fine di questa settimana per rispetto ai nostri compagni di squadra che sono stati colpiti. Voglio dare a tutti i prossimi giorni per elaborare la questione, e ospiterò un Q&A CEO anche questo giovedì alle 16:00, ora del Pacifico.

Alcune parole finali

Come ho imparato in queste ultime otto settimane, una crisi porta chiarezza su ciò che è veramente importante. Anche se abbiamo attraversato un vortice, alcune cose mi sono più chiare che mai.

In primo luogo, sono grato a tutti qui alla Airbnb. In tutta questa esperienza straziante, sono stato ispirato da tutti voi. Anche nelle peggiori circostanze, ho visto il meglio di noi. Il mondo ha bisogno di connessioni umane ora più che mai, e so che Airbnb sarà all’altezza della situazione. Ci credo perché credo in voi.

In secondo luogo, provo un profondo sentimento d’amore per tutti voi. La nostra missione non riguarda solo i viaggi. Quando abbiamo iniziato Airbnb, il nostro slogan originale era: “Travel like Human”. La parte umana è sempre stata più importante della parte del viaggio. Ciò di cui ci occupiamo è l’appartenenza, e al centro dell’appartenenza c’è l’amore.

A quelli di voi che restano,

uno dei modi più importanti per onorare coloro che se ne vanno è che sappiano che i loro contributi sono importanti e che faranno sempre parte della storia di Airbnb. Sono fiducioso che il loro lavoro continuerà a vivere, proprio come questa missione.

A chi lascia l’Airbnb,

sono veramente dispiaciuto. Sappiate che non è colpa vostra. Il mondo non smetterà mai di cercare le qualità e i talenti che avete portato ad Airbnb… che hanno contribuito a creare Airbnb. Voglio ringraziarvi, dal profondo del cuore, per averle condivise con noi.

Brian

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