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Marketing inclusivo, perché i brand non possono ignorarlo

Durante la presentazione dell’attesissimo trailer del film La Sirenetta, in uscita nelle sale nel 2023, Disney ha rivelato che Ariel sarà interpretata dalla cantante e attrice afroamericana Halle Bailey.

La scelta di una professionista nera ha da subito generato numerose polemiche sui social, animate prevalentemente da pregiudizi razziali.

I leoni da tastiera si sono appellati a numerose teorie: dall’impossibilità di una sirena nera all’ormai gettonatissimo e stucchevole “politicamente corretto” a tutti i costi.

Eppure, a fare da controcanto a queste critiche, ci sono le reazioni delle bambine e dei bambini afroamericani che si sono commossi ed emozionati vedendosi finalmente rappresentati sul grande schermo nel live action di uno dei cartoni animati più amati al mondo. 

Cosa c’entra tutto questo con il marketing inclusivo? C’entra eccome

“Inclusione non significa combattere formalmente stereotipi triti e offensivi, ma significa offrire a personaggi di qualsiasi ambiente socioculturale l’opportunità di raccontare la propria storia, senza renderla la storia principale”.

Con poche e semplici parole Shonda Rhimes descrive perfettamente il senso della narrazione inclusiva: dare dignità ad ogni tipo di storia e ad ogni tipo di persona

Ecco perché Ariel interpretata da un’attrice afroamericana ha un potere così forte, così come lo ebbe, con annesse polemiche, il ruolo nei panni di Lupin dell’attore senegalese Omar Sy

In questo diverso approccio alla rappresentazione, la pubblicità gioca un ruolo fondamentale, sia per la sovraesposizione che ha il pubblico a questo genere di narrazione, sia per l’impatto che ha nell’influenzare i comportamenti delle persone. 

marketing inclusivo Halle Bailey la sirenetta

Cos’è il marketing inclusivo

MJ De Palma, responsabile del marketing multiculturale e inclusivo per Microsoft Advertising, lo ha definito “come il marketing che può evidenziare o risolvere un aspetto della diversità dove si verifica l’esclusione”. 

In altre parole le campagne di marketing inclusivo hanno l’obiettivo di parlare a tutte le persone, anche quelle emarginate o sottorappresentate, ma lo fa rompendo gli stereotipi e facendo arrivare a quei gruppi il messaggio che il brand li vede, li capisce e, di conseguenza, parla di loro e a loro. 

Perché tutto questo diventa un valore aggiunto nella comunicazione di un brand? Perché il punto fondamentale di questa strategia sono proprio le persone. 

KPI, dati, analisi, performance, investimenti. Spesso ci dimentichiamo che, al di là dei numeri, ci sono essere umani reali con esigenze reali.

Ecco allora che il marketing, per essere efficace, deve tenere in considerazione la diversità in ogni sua forma.

E quando parliamo di diversità ci riferiamo a 7 aree: genere e identità di genere, disabilità, età, etnia, orientamento sessuale e affettivo, status socio-economico, religione o credo.

L’esempio LGBTQIA+ friendly di IKEA

Quanto è potente il messaggio di un brand come IKEA che, nella giornata mondiale contro l’omolesbobitransafobia, che si celebra ogni anno il 17 maggio, decide di lanciare un messaggio contro la discriminazione delle persone LGBTQIA+. Casa Puoi Essere Tu, questo il claim della campagna, è l’invito a far sentire accolto chiunque, a prescindere dal proprio orientamento sessuale e dalla propria identità di genere. 

I più maliziosi potrebbero pensare che sono solo belle parole. In realtà IKEA si impegna attivamente con veri e propri piani di inclusione a livello globale e, inoltre, supporta associazioni che ogni giorno si impegnano contro le discriminazioni della comunità, come ad esempio l’Associazione Quore, impegnata nel settore del co-housing per le persone LGBTQIA+ che hanno dovuto abbandonare la propria abitazione in seguito al coming out. 

Questo è un punto chiave, non basta fare una bella campagna se non è supportata da fatti veri, capaci di ridurre le distanze per i gruppi marginalizzati . A meno che ci si voglia imbattere nel tortuoso e anche abbastanza tossico mondo del woke washing, ossia della strumentalizzazione dell’inclusione a meri fini commerciali. 

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Ecco alcuni dati

D’altra parte, l’inclusività non fa bene solo all’immagine di un brand ma anche alle sue economie. Infatti, secondo un sondaggio condotto da Microsoft, il 70% dei giovani si fida maggiormente delle aziende che rappresentano la diversità nella loro comunicazione. Addirittura il 54% dei millennial afferma di preferire un marchio inclusivo rispetto ad un concorrente. Il 49%, invece, ha smesso di acquistare prodotti di aziende che non rispettano i valori in cui crede. 

Questi dati sono confermati anche da Salesforce, secondo cui il 90% dei clienti crede che le aziende debbano avere la responsabilità di guardare oltre il profitto e impegnarsi a costruire un mondo migliore.

Un recente studio globale sulla diversità nel marketing ha dimostrato che il 72% delle persone pensa che la maggior parte delle pubblicità non rispecchia il mondo che li circonda e il 63% non si vede proprio rappresentato. 

Le pubblicità spesso promettono di risolvere i problemi dei consumatori, ma come può un’azienda essere credibile se neanche riesce a rappresentare il suo pubblico?

Non si tratta solo di vezzi o di fronzoli, si tratta di arrivare al cuore delle persone, perché è questo che si aspettano oggi da un brand.

Le persone non comprano più solo ciò che gli piace, ma scelgono ciò in cui credono e che sostengono. Dovrebbero farlo anche le aziende. 

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audiolibri arrivano su spotify

Spotify lancia gli audiolibri: 300.000 titoli già disponibili

Spotify amplia la sua offerta con l’aggiunta di un catalogo di contenuti che gli utenti richiedono da anni: gli audiolibri.

Gli ascoltatori di Spotify negli Stati Uniti potranno acquistare e ascoltare più di 300.000 titoli di audiolibri, rendendo la piattaforma una vera e propria destinazione all-in-one per le esigenze di ascolto di tutti. Per l’occasione, è stata creata una nuovissima interfaccia utente specificamente pensata per l’ascolto degli audiolibri, che si affianca perfettamente alla musica e ai podcast.

audiolibri su spotify

Secondo quanto dichiarato da Nir Zicherman, vicepresidente e responsabile globale di Spotify, il potenziale dell’audio è illimitato e l’ambizione della piattaforma è quella di essere il pacchetto completo per le esigenze di ascolto di tutti.

Gli audiolibri fanno parte di questo obiettivo perché si tratta di un mercato ancora non del tutto non sfruttato che al momento rappresenta una quota del 6%-7% nel mercato dei libri in generale, ma è una categoria sta crescendo del 20% anno dopo anno.

I risultati dichiarati sono quindi due: da un lato, arricchire l’offerta per il pubblico iscritto a Spotify; dall’altro, contribuire alla crescita del mercato.

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Come ascoltare gli audiolibri su Spotify

Per gli utenti statunitensi gli audiolibri sono già disponibili e possono trovarli, insieme alla musica e ai podcast, come sezione della loro libreria, nella ricerca e nelle raccomandazioni.

Gli audiolibri appaiono con un’icona a forma di lucchetto sul pulsante di riproduzione, a indicare che devono essere acquistati per poter essere ascoltati. Una volta acquistato, il libro verrà automaticamente salvato nella libreria e potrà essere ascoltato quando si vuole.

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Una volta terminato l’ascolto, ci sono una serie di funzioni essenziali per un’esperienza senza interruzioni. Gli ascoltatori possono scaricare i contenuti per l’ascolto offline e la funzione di bookmarking automatico segna il punto di interruzione in modo che le persone possano facilmente riprendere da dove hanno lasciato.

È incluso anche il controllo della velocità, con una serie di opzioni per accelerare o rallentare il ritmo. E per gli ascoltatori che desiderano condividere la propria opinione dopo aver ascoltato un libro, esiste anche una funzione di valutazione, che mostrerà pubblicamente la valutazione aggregata del libro.

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Le opportunità per i brand

Proprio come è successo con il podcasting, viene introdotto un nuovo formato a un pubblico che non lo ha mai consumato prima, creando e rendendo disponibile un intero nuovo segmento di potenziali ascoltatori. Si tratta di un’occasione a cui i brand difficilmente potranno rinunciare, anche se le potenzialità del servizio sono ancora tutte da scoprire e misurare.

Questo permetterà di sostenere un numero ancora maggiore di creatori e a metterli in contatto con i fan che seguono le loro produzioni.

il podcast di barbie

Parte il podcast di Barbie: racconterà storie di donne straordinarie

Il podcast di Barbie arriva ad aumentare l’offerta dei contenuti audio.

L’amatissimo personaggio di casa Mattel, che ha ormai superato da tempo i suoi “limiti fisici” di fashion doll grazie a un intero ecosistema di storie, personaggi, ambientazioni, produzioni cinematografiche e per streaming, può contare ora su un appuntamento audio per accompagnare i fan anche mentre guidano per andare al lavoro o si rilassano in soggiorno.

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Già, perché i fan della celebre creazione nata nel 1959 con il nome di Barbara Millicent Roberts non sono affatto solo bambini, ma un gruppo variegato di età in tutto il mondo.

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Il podcast di Barbie

Dal 1959 Barbie ha spesso rappresentato il mondo femminile (e maschile) con le sue evoluzioni, strizzando l’occhio ai cambiamenti della società e puntando a diventare un punto di riferimento capace di ispirare generazioni di bambine.

 

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Non fa eccezione questa nuova avventura in chiave audio: Barbie, insieme alla sua amica Brooklyn e alla sua sorellina Chelsea, in ogni puntata racconterà la storia di una role model, una donna straordinaria che è riuscita a realizzare i propri sogni e a distinguersi in modo unico e speciale nella scienza, nella cucina, nello sport, nella moda o nell’imprenditoria.

Il messaggio di questa produzione è chiaro: contribuire a superare il Dream Gap, il fenomeno a causa del quale le bambine, già all’età di 5 anni, percepiscono la differenza di atteggiamento della società nei confronti dei coetanei maschietti e tendono a ridimensionare le proprie aspirazioni.

Infatti, la serie di sei appuntamenti audio, in onda a cadenza settimanale ogni giovedì, hanno il titolo “Con Barbie, Puoi essere tutto ciò che desideri“. Le puntate, di circa 8 minuti l’una, saranno disponibili su tutte le principali piattaforme (Spotify, Amazon Music, Apple Podcast, Spreaker e Google Podcast).

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Le Role Model di Barbie

Nel primo episodio, che puoi ascoltare qui, Barbie “Malibù” e Barbie “Brooklyn” raccontano la storia di una role model che fin da bambina aveva il grande sogno di andare alle Olimpiadi e che non si è fatta fermare dagli ostacoli della vita.

Si parte infatti con Bebe Vio, amatissima campionessa paralimpica che ha fatto incetta di medaglie nel campo della scherma, capace di ispirare schiere di fan, grandi e piccini, con il suo esempio positivo.

Gucci omaggia il cinema di Stanley Kubrick nella nuova campagna Gucci Exquisite

La nuova campagna autunno-inverno 2022-2023, Gucci Exquisite, è un omaggio al regista Stanley Kubrick (1928-1999), uno dei più noti cineasti della storia del cinema.

Diretta dai fotografi Met & Marcus e dall’art director Christopher Simmonds, la collezione rielabora, mescola e riassembla i capolavori dell’artista, creando un originale connubio tra moda e cinema, con un richiamo all’arte.

gucci

Gucci: l’influenza di Kubrick

Il direttore creativo della maison italiana, Alessandro Michele, ha definito la campagna un “atto d’amore” nei confronti del regista, fonte di ispirazione per le sue creazioni.

“Quello che ha prodotto fa parte dell’immaginario collettivo”, spiega Michele, “il suo essere un rabdomante della visione ha reso le sue opere riconoscibili al pari della Cappella Sistina, della Vergine delle Rocce o dei Simpson. Manipolarne le immagini rilanciandole all’interno di un inedito quadro semantico, assume lo stesso senso che può avere un hackeraggio della Gioconda. Con l’aggiunta dell’afflato e del coinvolgimento empatico che solo la macchina della finzione cinematografica riesce a produrre”.

L’obiettivo di mescolare il lusso e la moda every day life, espressione del consumo di massa, è stato colto in pieno: i capi risultano iconici e raffinati ma allo stesso tempo appartenenti alla cultura popolare.

Un’operazione alternativa per rendere il brand meno d’élite e più popolare.

Il passato esplode nel presente

La storia e i vissuti si mescolano nelle fotografie di Gucci, realizzando un’esplosione del passato nel presente, come afferma la casa di moda, “Tutto può diventare qualcos’altro. Come in quella famosa scena del capolavoro di Kubrick in cui l’osso si trasforma in un’astronave. Come nella vita”.

I modelli del marchio esprimono il tentativo di rendere pop la cultura con una chiara attenzione alla creazione dell’esperienza per il consumatore, condizione prioritaria per le aziende del mercato contemporaneo, “nelle sequenze selezionate è come se Nietzsche, Kant e Freud dialogassero con la strada. Le più grandi domande sul senso della vita diventano immagini pop. Trasfigurazioni complesse sul piano del significato si trasformano in eccessi immediati sul piano dell’esperienza” aggiunge Michele.

gucci

Gli stessi paradossi del genere umano rappresentati dal genio di Kubrick nelle pellicole (come il distopico che diventa parodia e il dramma che si trasforma in commedia), vengono ripresi da Gucci nella creazione degli abiti. È lo stesso direttore creativo ad ammettere di essere affascinato dalla capacità del mondo del cinema di raccontare storie e scavare nel reale.

“Ho sempre pensato alle mie collezioni come a dei film capaci di restituire una cinematografia del presente, una partitura di storie, eclettiche e dissonanti, capaci di sacralizzare l’umano e la sua capacità metamorfica” sottolinea lo stilista.

L’abito è lo strumento con il quale narriamo chi decidiamo di essere e mette in forma i nostri desideri, come affermato già nei primi del ‘900 del sociologo Simmel, non è solo un pezzo di stoffa ma una forma di comunicazione.

I film che hanno ispirato Gucci

Alessandro Michele spiega di aver risemantizzato le pellicole del regista con i suoi vestiti, per creare dei “seducenti corto-circuiti”, ammirato dalla capacità di Kubrick di cimentarsi su temi sempre diversi.

Negli scatti della campagna il richiamo alla ricontestualizzazione di alcuni dei più celebri film di Kubrick è immediato:  l’abito disegnato dalla designer Laura Whitcomb con cui Madonna si presentava negli anni ’90 è inserito nelle scene gotiche di Shining; il costume Adidas riadattato in un ampio abito vittoriano nella scena di Barry Lindon; una pelliccia con un filo di perle, dallo stampo borghese, compare nell’ambientazione di Eyes Wide Shut; in Arancia Meccanica vengono inserite delle scarpe dallo stile anni ’90, e ancora, un lussuoso vestito da sera, in tulle, compare nell’ambiente distopico di 2001: Odissea nello spazio.

Non è un caso che il direttore creativo di Gucci abbia voluto come compagna di lavoro per la collezione Exquisite,  Milena Canonero, 4 volte Premio Oscar per i Costumi (il primo vinto nel 1976 proprio con Barry Lindon).

“Ha accolto il mio invito a ripercorrere alcune scene che l’hanno consacrata come astro indiscusso della storia del consumo cinematografico. La sua presenza in questo progetto è per me un dono commovente e preziosissimo” specifica Michele.

gucci

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Moda e cinema, accoppiata vincente

Gucci non è certo la prima casa di moda a collaborare con il cinema, il fortunato binomio prende vita già prima degli anni ’50, probabilmente con l’istituzione del Premio Oscar per i costumi nel 1948.

Pensiamo ad Audrey Hepburn musa di Givenchy o Marlene Dietrich vestita Dior, ma non solo.

Nel 2013, ad esempio, in occasione del film Il Grande Gatsby, il regista Baz Luhrmann, affidò i costumi della volubile Daisy Buchanan, alla stilista Miuccia Prada e la costumista Catherin Martin. Furono realizzati più di 40 look per l’attrice Carey Mulligan, ispirati ai ruggenti anni ’20 con un tocco di contemporaneità.

Alla Fahion Paris Week 2020, lo scomparso direttore creativo di Louis Vuitton, Virgil Abloh, omaggiò il film The Truman Show, riproponendo in passarella la scalinata percorsa nel film dall’attore Jim Carrey.

Non solo abiti però, Chopard ha recentemente lanciato l’occhiale da sole Cannes 2020 ispirato al celeberrimo film Colazione da Tiffany, che ricordano l’eleganza dell’affascinante Holly, protagonista della pellicola.

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camerini virtuali di walmart in realtà aumentata

Diventi un modello con le tue foto: arrivano i camerini virtuali di Walmart

Walmart sta offrendo un’esperienza di shopping online più intima grazie a uno strumento di prova virtuale che consente agli utenti di vedere come appaiono i vestiti sul proprio corpo. Si tratta di camerini virtuali che ti consentono di applicare gli abiti direttamente sulle tue foto.

La nuova funzione, lanciata per il momento solo per gli utenti iOS sull’app Walmart, arriva dopo che il gigante della vendita al dettaglio ha acquisito la startup di camerini virtuali Zeekit nel 2021.

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Diventa un modello con camerini virtuali

A marzo Walmart ha presentato la tecnologia “Choose My Model“, che consente ai clienti di scegliere tra 50 modelli di taglie diverse per vedere come i vestiti si adattano a un corpo simile al proprio.

Ora, nella fase successiva, “Be Your Own Model“, gli utenti potranno provare più di 270.000 articoli sul proprio corpo (ma dovranno prima spogliarsi della biancheria intima o degli indumenti aderenti perché la funzione funzioni con precisione).

camerini virtuali di walmart

Questa esperienza consente ai clienti di utilizzare le proprie foto per visualizzare meglio l’aspetto dei capi d’abbigliamento e crea una possibilità molto interessante per i clienti“, ha dichiarato Denise Incandela, vicepresidente esecutivo di Walmart per l’abbigliamento.

Cosa cambia con i camerini virtuali di Walmart

A differenza delle tecnologie precedenti che sovrapponevano una foto a un’altra per la prova virtuale, Walmart afferma che “Be Your Own Model” utilizza algoritmi e apprendimento automatico per simulare una vestibilità più realistica.

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Walmart è il primo a offrire un’esperienza di prova virtuale per i marchi di abbigliamento su larga scala, ed è l’applicazione più realistica che abbia mai visto“, ha dichiarato Incandela.

Walmart è l’ultimo rivenditore a lanciarsi nella tendenza della prova virtuale.

Ad agosto, Amazon ha lanciato un servizio di realtà aumentata che consente ai clienti di provare virtualmente le scarpe, e altri rivenditori come Macy’s e Adidas hanno già collaborato con Zeekit per sperimentare la realtà virtuale.

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Productivity Ninja: diventa un genio del task management con Notion

Continuano senza sosta i nostri appuntamenti con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi. L’argomento di questa puntata è dedicato alla produttività, scopriremo come organizzare efficacemente task, file e progetti con Notion.

A parlarne con noi  Roberto Iadanza Brand & Graphic Designer.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Che cos’è Notion
  • Creare database clientie
  • Gestire progetti e task
  • Pianificare un calendario editoriale

Adobe compra Figma per 20 miliardi

Adobe annuncia di aver stipulato un accordo di fusione, di circa 20 miliardi di dollari, per acquisire Figma, la piattaforma di progettazione collaborativa leader nel web design.

adobe e figma

Si tratta di un’operazione finanziaria che passerà alla storia: la notizia ha difatti colto di sorpresa un intero comparto creativo.

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Reimmaginare il futuro della creatività

La missione di Adobe è da sempre quella di cambiare il mondo attraverso le esperienze digitali. Oggi tutto il settore deve molto agli strumenti e alle piattaforme di Adobe.

Nel corso della storia le innovazioni della software house statunitense hanno toccato miliardi di vite in tutto il mondo: dall’editing creativo di Photoshop ai documenti elettronici all’avanguardia col formato PDF, passando per altre rivoluzionarie piattaforme.

Il mondo Adobe si è evoluto nel tempo e continua a cambiare.

adobe

La missione di Figma è aiutare i team a collaborare visivamente e a rendere il design accessibile a tutti.

Fondata da Dylan Field ed Evan Wallace nel 2012, l’azienda ha aperto la strada al design dei prodotti sul web.

Oggi consente a tutti coloro che progettano applicazioni web e mobile interattive di collaborare attraverso flussi di lavoro multiplayer, sofisticati sistemi di progettazione e un ricco ecosistema di sviluppatori.

La combinazione di Adobe e Figma è trasformativa e accelererà la nostra visione per la creatività collaborativa” ha affermato Shantanu Narayen, presidente e CEO di Adobe.

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Accelerare la progettazione

Figma ha attratto una nuova generazione di designer, sviluppatori e studenti.

Insieme, Adobe e Figma re-immagineranno il futuro della creatività e della produttività, con l’obiettivo di accelerare la creatività nel web.

L’intenzione è anche quella di accrescere la progettazione dei prodotti e di ispirare le community globali di creator, designer e sviluppatori.

La società con il nuovo assetto avrà un’enorme opportunità di mercato e sarà capace di generare valore significativo a tutti i livelli: per i clienti, gli azionisti e l’industry.

Adobe e Figma condividono la passione di aiutare le persone e i team a essere più creativi e produttivi. Con l’ampio portafoglio di prodotti, la società combinata avrà una rara opportunità di alimentare il futuro del lavoro unendo capacità di brainstorming, condivisione, creatività e collaborazione.

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adobe

Il web è diventato onnipresente e sta rendendo più facile la creazione congiunta dei team.

Le app digitali sono al centro della nostra vita personale e professionale, stanno creando una crescita esplosiva nell’ambito del product design. I creator sono chiamati quotidianamente a creare un volume crescente di contenuti in stretta collaborazione.

Le capacità multiplayer web-based di Figma accelererà la distribuzione delle tecnologie Creative Cloud di Adobe sul Web, rendendo il processo creativo più produttivo e accessibile a più persone.

Adobe annuncia di aver stipulato un accordo per acquisire Figma, la piattaforma di progettazione collaborativa leader nel web design.

Al termine della transazione, Dylan Field, co-fondatore e CEO di Figma, continuerà a guidare il suo team, riportando a David Wadhwani, Presidente Digital Media Business di Adobe.

Fino alla chiusura della transazione, ciascuna società continuerà ad operare in modo indipendente.

 

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Patagonia cede l'azienda a una onlus

Il fondatore di Patagonia “dona” l’azienda a una onlus per combattere il cambiamento climatico

Il fondatore di Patagonia, Yvon Chouinard, che in precedenza aveva già espresso una certa riluttanza ad accumulare ricchezza, sta cedendo la sua azienda.

L’azienda di abbigliamento outdoor sarà ora nelle mani di una onlus e senza scopo di lucro. Tutti i profitti futuri saranno donati per aiutare a combattere il cambiamento climatico, secondo quanto ha annunciato la società mercoledì.

La notizia, condivisa prima internamente con collaboratori e dipendenti, è stata poi annunciata con una lettera aperta di Yvon Chouinard che ha come titolo: “La Terra è ora il nostro unico azionista“, pubblicata sul sito modificato per l’occasione.

Il fondatore di Patagonia Yvon Chouinard

Il fondatore di Patagonia “dona” l’azienda a una onlus

È passato mezzo secolo da quando abbiamo iniziato il nostro esperimento di business responsabile“, ha detto Chouinard, 84 anni. “Se c’è ancora speranza di vivere su un pianeta sano tra 50 anni, questa richiede a tutti noi di fare tutto il possibile con le risorse che abbiamo. In quanto leader aziendale che non avrei mai voluto essere, sto facendo la mia parte“.

E ha aggiunto: “Invece di estrarre valore dalla natura e trasformarlo in ricchezza, stiamo usando la ricchezza creata da Patagonia per proteggerne la fonte. Stiamo rendendo la Terra il nostro unico azionista. Sono seriamente intenzionato a salvare questo pianeta”.

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Il Patagonia Purpose Trust controllerà tutte le azioni con diritto di voto della società (2%), mentre Holdfast Collective, un’organizzazione no profit per il cambiamento climatico, deterrà tutte le azioni senza diritto di voto (98%).

Chouinard, che attualmente è un membro del consiglio, ha dichiarato che sebbene cercasse di combattere il cambiamento climatico, si è reso conto che la sua azienda stava contribuendo ad esso e si è messo a pensare a come risolvere la situazione.

Un’opzione era venderla e donare il ricavato, ma Chouinard si è detto preoccupato che i nuovi proprietari potessero non avere gli stessi valori o mantenere i livelli occupazionali dell’azienda.

L’altra opzione era quella di diventare un’entità quotata in borsa.

Che disastro sarebbe stato“, ha poi dichiarato. “Anche le società pubbliche con buone intenzioni sono sottoposte a troppa pressione per l’obiettivo creare guadagni a breve termine a scapito della vitalità e della responsabilità a lungo termine“.

Patagonia rimarrà una B Corp e continuerà a donare l’1% dei suoi guadagni a gruppi ambientalisti e la leadership rimarrà invariata. La famiglia Chouinard guiderà anche il Patagonia Purpose Trust, eleggendo e supervisionando il CDA.

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