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NTF Bolla o El Dorado

Gli NFT sono una bolla pronta ad esplodere?

Tutto il mondo, finanziario e non, ne parla: NFT, FT, Criptovalute. Conosciamo a fondo significato e differenze di ogni termine?

Partiamo quindi da un piccolo glossario:

  • FT significa Fungible Token, in quanto divisibile ed interscambiabile. Gli FT hanno un loro mercato finanziario e possono essere considerati, al pari delle azioni o obbligazioni, beni di investimento.
  • Gli NFT (Non Fungible Token) sono invece qualcosa di unico ed univoco, come un certificato di proprietà o un contratto; non sono quindi replicabili o divisibili, ma si possono comprare e vendere.
  • La Criptovaluta è una vera e propria moneta virtuale creata su un sistema di codici unici e univoci. Le criptovalute non hanno (come le valute correnti) un controvalore in oro o beni rifugio.
  • Una Blockchain è l’insieme di tutti i blocchi di algoritmi che compongono (ad esempio) una criptovaluta. Ad oggi rappresentano la storia di quella particolare unità di criptovaluta, possono certificare gli scambi della stessa, ma sono strutture fisse, non si può cambiare un solo blocco senza cambiare tutta la struttura della catena. Ecco perché sono importantissime se si vuol tenere una traccia vera e certificata di una determinata transazione.

Nel mondo dell’arte, quindi, un NFT rappresenta un certificato di autenticità di un’opera, di un video o di un file grafico e musicale.

Il certificato attesta che quell’opera è stata veramente prodotta da quel tale artista e “lo scrive nella pietra” della blockchain. Questo NFT può essere venduto, ovviamente, in moneta virtuale, a collezionisti o speculatori che vogliono accaparrarsi il diritto di proprietà sull’opera stessa.

In questo mercato, chiaramente, la casa d’aste o l’intermediario è spesso chiamato fuori: l’artista vende la proprietà della sua opera direttamente all’investitore finale che l’acquisisce, molte volte, sperando nel guadagno futuro che questa gli darà rivendendola.

Non solo l’arte intesa come quadri o opere, ma anche il mondo della musica si affaccia al mercato NFT.

Un nuovo modo di investire nell’arte, con gli NFT

Investire nell’arte è così tornato di moda, e lo dimostrano i ricavi che le transazioni di opere d’arte hanno movimentato nell’ultimo periodo.

Esistono company internazionali come Masterworks, che attraverso il suo portale online e la sua intermediazione finanziaria, dà la possibilità a chiunque di acquistare parte dei diritti di un’opera d’arte acquistando l’intero valore ad un prezzo più basso e rivendendolo, frazionato, a diversi investitori, permettendo di raggiungere un valore a volte anche doppio.

Le transazioni fatte dalla piattaforma sono tutte in Ethereum Blockchain e partono da un entry level di 20dollari.

A questo punto, il possesso di un’opera, o meglio del suo contratto di proprietà, è frazionato tra più investitori che se lo ritrovano in portafoglio come una qualsiasi criptovaluta, ne possono vedere oscillazioni di prezzo e decidere se vendere o meno la propria quota al momento opportuno.

In assoluto, la prima opera d’arte protagonista del movimento NFT è quella di Beeple che rappresenta il collage di 5.000 mini foto-pixel venduta per il corrispondente di 69 milioni di dollari.

Come abbiamo già accennato prima un NFT è un contratto che prende più o meno valore dipendendo dall’oggetto del contratto stesso.

Per l’arte, quindi, si sta spostando il paradigma dal possedere fisicamente un’opera al possedere il diritto di proprietà sulla stessa, dandone un valore economico concreto e riscattabile o cedibile. Insomma,  l’apoteosi dell’immaterialità.

Ad oggi, i contratti NFT si applicano principalmente a opere digitali: chiunque può possedere parte o la totalità di un diritto di proprietà di un’opera e tale possesso è certificato nella blockchain in cui viene transato; una catena che ricordiamo non è modificabile senza distruzione o alterazione di tutti i pezzi che la compongono.

In futuro gli NFT potrebbero dematerializzare anche il possesso delle opere d’arte più tradizionali, come dipinti o sculture.

LEGGI ANCHE: Come gli NFT stanno diventando un’opportunità per marketer e brand

In questo complesso panorama c’è Damien Hirst, che da artista diventa, con un’opera d’arte, artista e minatore di NFT con il suo progetto The Currency.

Il progetto-opera d’arte ha visto protagonista Hirst nella creazione di una sorta di carta moneta, filigranata, fatta di mini immagini; ogni foglio è diverso dagli altri ed è autenticato, per un totale di 10.000 esemplari.

Ogni esemplare è stato venduto per 2.000 dollari in criptovaluta, consegnando “nelle mani dell’investitore” il suo NFT di proprietà.

Dopo due mesi, però, dall’emissione The Currency va fuori corso come una vera e propria banconota e gli investitori sono chiamati a decidere: o tengo l’NFT, ma distruggo l’opera al quale è collegato, oppure riscatto l’opera ma la blockchain verrà modificata e la mia transazione eliminata.

Ora il mondo starà a vedere cosa preferiranno gli investitori e questo ci potrebbe dare una fotografia sul mercato dell’arte del futuro: è più importante avere l’opera fisica o il certificato di possesso che la trasforma, di fatto, in una moneta?

Potrebbe aiutarci a comprendere quale sarà la vera strada per lo sviluppo della tecnologia NFT.

Dalla Cina al Texas, la grande migrazione delle miniere di Bitcoin

Potremmo chiamarla una diaspora: le più grandi miniere di criptovalute lasciano la Cina per insediarsi in Paesi dove il regime fiscale e le disponibilità di risorse per minare è più vantaggioso, come Kazakistan e Texas.

La Cina, infatti, ha dato un’ulteriore stretta alle regole per i miner, inasprendo ulteriormente le norme che già erano in vigore da aprile 2020 e costringendo i produttori a migrare in altri stati.

Questo, chiaramente, ha provocato una forte caduta del valore del Bitcoin.

Il cambiamento è significativo: si passerà quindi ad una percentuale tra il 65 e il 70 percento di valute minate in Cina a un 60% delle stesse che da questo stato scapperanno.

Il calo, oltre alle strette cinesi, è stato causato anche dalle dichiarazioni di Musk che ha eliminato il pagamento in Bitcoin come opzione per l’acquisto delle Tesla.

Minare criptovalute, infatti, oltre alla tecnologia necessaria, necessita di grandi quantitativi di energia, una regolamentazione favorevole e spazi importanti in cui installare enormi sale server.

Ad oggi, il Texas rappresenta la meta dei sogni con grande disponibilità di fonti di energia e delle leggi più permissive: il governatore Greg Abbott, infatti, promuove l’installazione di miniere di criptovalute sul territorio.

Dall’altra parte, migrare intere sale server stipate in container potrebbe non essere così semplice come costruire nuovi spazi deposito con tempistiche che si aggirano tra i 6 e i 9 mesi.

Il Texas sembra quindi avere il contesto perfetto, ma i disastri naturali degli ultimi anni hanno già dimostrato quanto labile sia il tessuto di distribuzione energetica.

Perché l’energia è uno dei maggiori problemi delle criptovalute come i bitcoin?

Perché il consumo per minare Bitcoin ed alimentare la blockchain è molto elevato. Sì, ma perché?

In breve, i miner usano potentissimi computer per convalidare ogni transazione fatta in criptovaluta e, in cambio, ricevono dal sistema Bitcoin nuovi e commissioni per il servizio dalla controparte.

Ma si tratta di una vera e propria competizione: chi tra i miner riesce ad accaparrarsi tale registrazione per primo risolvendo un algoritmo matematico (hash) il più velocemente possibile è, appunto, il vincitore e certificatore.

In questo percorso chi ha a disposizione le macchine più performanti e anche è in grado di compiere il numero più alto di tentativi nel risolvere il problema. Ed è anche chi vince.

Da qui la nascita delle cosiddette farm: più computer in azione, nello stesso momento, dello stesso proprietario.

LEGGI ANCHE: Quanto consuma (e quanto inquina) davvero Bitcoin

Non è solo l’aspetto “green” che ha influenzato la decisione di Pechino di mettere alla porta le farm di criptovalute, ma anche l’autorità della Banca centrale ha inasprito le conseguenze per i trading in Bitcoin fino a proibirli del tutto a favore del lancio di una sorta di Yuan digitale.

Tale moneta avrà l’aspetto della criptovaluta, almeno nella forma, perché sarà esclusivamente digitale e presente, appunto, in un wallet digitale, ma è totalmente riconosciuta e legata alla valuta ufficiale.

L’obiettivo è quello di affermare la grande Cina sui mercati internazionali.

Le Olimpiadi invernali 2022, ospitate proprio a Pechino, saranno infatti il vero banco di prova dello Yuan digitale vista la possibilità per i turisti di utilizzare un proprio borsellino virtuale e spendere sul territorio senza costi aggiuntivi.

Un test che, se superato, potrebbe davvero lanciare questa moneta complementare cinese che punta a tenere i capitali ancorati al territorio, limitandone l’uscita all’estero.

Qualcuno ci ha già creduto, circa 21 milioni di persone, che lo hanno aggiunto al loro portafoglio digitale.

Il mercato degli NFT è davvero stabile come sembra?

bitcoin cripto moneta

Ripercorrendo gli scorsi mesi abbiamo già detto di come il Bitcoin, nello scorso maggio, abbia perso terreno e valore visto anche il cambio di rotta di Musk.

Ma per gli NFT il discorso è totalmente diverso, vero? Forse no.

LEGGI ANCHE: Dietrofront Elon Musk, no Bitcoin e la criptovaluta crolla

Anche il mercato degli NFT sta registrando un progressivo calo.

Il picco di vendita di NFT ha raggiunto il suo massimo lo scorso 6 maggio, con un valore totale di vendite di 102 milioni di dollari, ma da lì è stato una continua discesa, con vendite che, nella settimana successiva, complessivamente, hanno raggiunto appena i 170 milioni di dollari. Un collasso del 90% circa.

Gli NFT danno la possibilità di detenere il possesso o la certificazione di autenticità di un’opera dando all’artista un guadagno ogni volta che l’NFT relativo circola, ma, in sostanza, sono semplici smart contract abbinati al mondo dell’arte solo recentemente.

Probabilmente, il futuro degli NFT sarà molto diverso da quanto siamo riusciti a intravedere fino a questo momento.

LEGGI ANCHE: NFT Marketing: casi di studio per la strategia del tuo brand

best ad copertina

I migliori annunci stampa della prima metà del 2021

Selezionare cinque tra le migliori creatività della prima parte di questo anno così strano è un’impresa non da poco: tantissimi brand, grandi e piccoli, hanno investito in annunci stampa nel corso di questo periodo segnato dalle ondate pandemiche di Coronavirus, mentre i budget di tanti settori subivano variazioni importanti a causa di restrizioni e lockdown generalizzati.

Ci sono però temi che ricorrono continuamente nelle pubblicità dei brand: dal rispetto per una natura in pericolo all’attenzione necessaria alla guida, fino alla cura dei più deboli.

Ecco una selezione non esaustiva delle più belle campagne su carta stampata pubblicate in questo primo semestre del 2021.

E se non ti basta: qui puoi recuperarle tutte:

Renault, Croma e SEAI, i migliori annunci stampa di gennaio

BMW, The Guardian e Nissan: i migliori annunci stampa di febbraio

Playstation, NHS e PETA: i migliori annunci stampa di marzo

Greenpeace, Colgate e McDonald’s: i migliori annunci stampa di aprile

Greenpeace, KLO e Burger King: i migliori annunci stampa di maggio

KFC, De Standaard e Lion Heart: i migliori annunci stampa di giugno

Gennaio

Eureka! – Travel while reading

Si dice che il modo migliore di viaggiare sia con la fantasia. In effetti, in questo particolare momento storico condizionato dall’emergenza sanitaria, è probabilmente l’unico modo per farlo. D’altra parte, è anche il più economico: mete lontane, esotiche e suggestive diventano facilmente raggiungibili, grazie ai libri.

Advertising Agency: NEW!, Lithuania
Creative Director: Aistė Jūrė
Copywriter: Aistė Jūrė
Copywriter: Vytautė Petkevičiūtė
Illustrator: Justine Shirin
Designer: Ieva Paliukaitytė
Project Manager: Kęstutis Kuskys

Febbraio

The Guardian – FakeHits

L’aumento persistente delle Fake News nel paese sta diventando incontrollabile a causa delle piattaforme su cui prospera di più, i social media, che potrebbero essere fuorvianti e manipolatori.
Per frenare questa minaccia, l’agenzia ha creato per The Guardian una serie di annunci stampa per descrivere in modo pratico quanto possa essere dannosa la diffusione di notizie false o manipolatorie.

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Advertising Agency: Adeptus Advertising, Lagos, Nigeria
Creative Director: Bamidele Ariyo
Art Director: Richard Mgbeokwii, Bamidele Ariyo
Copy Writer: Olushola Oladimeji, Naomi Oni, Tolulope Alawode, Babatunde Alaran

Marzo

Federation of Quebec Alzheimer Societies – Loved ones forget themselves too

L’Alzheimer è una malattia sempre più frequente tra la popolazione anziana e, purtroppo, si stima che le persone affette da questo disordine cognitivo aumenteranno del 70% entro il 2031.

La campagna mette in evidenza quanto i caregiver, spesso parenti e famigliari degli ammalati, siano sovraccaricati dal compito di assistenza.

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Advertising Agency: Cossette, Montréal, Canada
Photographer: Christian Tremblay

Aprile

Colgate – Smiles Always Find a Way

A causa della pandemia di COVID19, le mascherine sono diventate parte della nostra vita quotidiana. All’improvviso, ci siamo abituati a vivere con i nostri sorrisi nascosti daun pezzo di stoffa. Non c’è, però, bisogno di vedere un sorriso per sentirlo. Un sorriso è più di un’espressione facciale, è un modo di alzarsi e di affrontare le avversità della vita.

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Advertising Agency: VMLY&R / Red Fuse, Paris, France
Managing Director: Peter Harrison
Global Chief Creative Officer: Fred Saldanha
Chief Creative Officer: Dimitri Guerassimov
Creative Director: Vitor Menezes
Creative Director: Ricardo Dolla
Art Director: Vitor Menezes
Art Director: Melanie Forster
Copywriter: David Dominguez
Business Director: Bruno Toporovschi
Account Director: Sindy Ng
Head Of Strategy: Elizabeth Foord
Producer: Barbara Safarova
Photographer: Mathieu Membré
Retoucher: Julien Paris

Maggio

KLO – Pump up the horses

Visual molto accattivante per la campagna di KLO, gestore di oltre 60 stazioni di servizio per il rifornimento in Ucraina. La campagna strizza l’occhio agli amanti della forma fisica: come noi amiamo un corpo atletico e muscoloso, così possiamo “pompare i cavalli” del nostro veicolo con il carburante adeguato.

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Advertising Agency: Michurin creative agency, Kyiv, Ukraine
Creative Production Agency: Looma

Giugno

Lovespace – It’s okay

campagna lovespace ukraine

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“It’s okay” è la nuova campagna sulla consapevolezza sessuale di Lovespace, che illustra in modo abbastanza esplicito il tema delle fantasie sessuali. Queste sono spesso percepite come qualcosa di volgare e sporco, qualcosa di cui vergognarsi.

Patsany ha selezionato una rosa delle migliori foto e ha sviluppato un messaggio chiave per ognuna. “Desiderare è ok” “Condividere ciò che si vuole è ok” “Sperimentare insieme è ok” “Provare insieme è ok”.

Advertising Agency: Patsany Agency, Kyiv, Ukraine
Creative Director: Dmytro Iatsyna

team resiliente

30 idee per prepararsi al rientro a lavoro (anche a distanza)

Il team building aziendale assume un significato diverso dopo la quarantena per COVID-19, da attività “extra” e a volte noiosa diventa un’occasione per riprendere quello che la pandemia ci ha tolto: la possibilità di socializzare, avvicinarci ai colleghi e creare dei legami di amicizia e affetto.

Lo smart working ha sicuramente permesso a molte realtà di continuare l’attività lavorativa anche durante le restrizioni imposte dalla pandemia ma ha anche tolto molto ai lavorati. Il rapporto con i colleghi si è trasformato in call, la “pausa caffè” si fa da soli e non c’è più distinzione tra spazio personale e quello lavorativo. Risultato? Lavoratori poco motivati, stress e poca coesione aziendale.

Ecco che il team building aziendale ricopre un ruolo fondamentale per riallacciare e riscoprire i legami tra colleghi e con l’azienda. Ma funziona realmente? E quali attività di team building si possono fare da remoto?

Perché è importante farlo

Partiamo dal significato di team building: serie di attività di gruppo che ha l’obiettivo di rafforzare lo spirito di squadra, la creatività e i legami tra colleghi. Ovviamente facendoli anche divertire!

I vantaggi del team building aziendale sono molteplici sia per i dipendenti che per l’azienda. I primi si divertono, staccano dal lavoro e possono socializzare con i colleghi senza preoccuparsi di job position e flussi aziendali. Inoltre è un’ottima occasione per conoscere persone di altre aree con cui non si ha molto a che fare. Tutto questo in un contesto stimolante e, a volte, fuori dagli schemi.

LEGGI ANCHE: Il fenomeno Escape Room: dal Team Building ai giochi da tavola

Lato azienda, invece, i vantaggi sono:

  1. Aumento delle Communication Skills dei dipendenti: uno dei problemi più frequenti in un’azienda è l’incapacità di comunicazione tra i vari dipendenti. Il team building viene pensato per abbattere questa barriera “obbligando” a collaborare e parlare con i colleghi per risolvere l’obiettivo dell’attività.
  2. Aumento della produttività: uscendo dalle logiche aziendali, i partecipanti del team building devono trovare il metodo migliore per arrivare all’obiettivo dell’attività. Staccandosi dalla realtà lavorativa, i partecipanti possono pensare con più tranquillità al problema e a come trovare una soluzione.
  3. Identificare i ruoli: chi avrebbe mai detto che il timido sviluppatore sia un leader nato in grado di far vincere la sua squadra? Le attività di team building aiutano a far identificare ruoli e propensioni che solitamente non possono o riescono ad emergere. Ecco, quindi, che il project manager è un pacificatore, l’office manager è l’animatore del gruppo, la capo reparto un leader carismatico…

team building indoor

Team building aziendale: come si organizza

Organizzare un team building aziendale non è facile come sembra. Ci sono tantissime attività e non tutte possono essere in linea con lo stile dell’azienda o con le persone coinvolte. Come un po’ tutto nella vita, è necessario pianificare le attività e procedere per step:

  • Definisci gli obiettivi: parti dalle esigenze della tua azienda, quali sono i punti deboli del team? Quali aree vogliamo stimolare? 
  • Imposta un budget: ovviamente è fondamentale per capire cosa fare e, soprattutto, cosa non fare. 
  • Scegliere un team: non è un lavoro semplice, meglio chiedere a qualche collega di darvi una mano. Anche questa è un’ottima occasione per fare team building!
  • Comunica in maniera chiara: non tutti sanno cos’è un team building, meglio comunicare ai partecipanti la cosa in maniera diretta. Ci sta non dare tutte le info (un po’ di mistero aiuta) ma ricordati di informare se ci sono spostamenti, che tipo di attrezzatura è richiesta, se è possibile portare qualcuno e, nel caso, se si soffre di particolari allergie.
  • Scegli l’attività giusta: ricorda che il team building deve essere sì stimolante ma anche divertente! Evita di trascinare i tuoi colleghi in attività troppo spericolate o lontane dai loro gusti.
  • Scegli il momento giusto, magari non quando siete carichi di lavoro! Meglio un momento di calma e tranquillità. 

30 idee per il tuo team building aziendale

Escape Room: un grande classico perfetto per il lavoro di squadra. Che sia un dungeon, una casa infestata o un caveau le escape room sono un’ottima attività per stimolare la collaborazione tra colleghi. Inoltre, recentemente, sono nate molte escape room virtuali che permettono l’attività anche da remoto.

Social Challenge: le challenge sono nate con TikTok e coinvolgono sempre più persone e brand. Allora perché non farla come attività di team? Inventatevi una challenge in linea con i valori dell’azienda ed invitate i colleghi a realizzarla pubblicandola sui loro social. Si possono anche organizzare dei premi speciali o usare i contenuti per la comunicazione corporate.

Office Trivia: divisi in squadre si devono rispondere a più domande possibili sull’azienda e sui propri colleghi. Un modo semplice e divertente per stimolare il lavoro di squadra, la competizione e far passare i valori aziendali. Anche questa attività può essere svolta da remoto con app di meeting.

Karaoke: grazie a Fiorello questo passatempo giapponese è diventato famoso anche in Italia. Un’attività perfetta che però richiede una predisposizione da parte del gruppo (non c’è niente di peggio di un karaoke dove nessuno canta). 

karaoke

Go Kart: semplici da guidare ma molto adrenalinici, i go kart sono un’ottima attività da svolgere. Accendono la competitività e permettono a tutti di partecipare alla pari.

MMO: perché non organizzare un’attività di team building in un videogame? Ci sono tantissimi videogiochi online (anche gratuiti) che supportano un gran numero di giocatori. I generi spaziano dal GDR agli sparatutto passando per i giochi di racing, basta solo trovare il genere più in linea con i partecipanti! 

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Cena con delitto: un’idea originale per movimentare le classiche cene aziendali. Durante il pasto degli attori impersonificheranno una scena di un omicidio, ai partecipanti il compito di smascherare l’assassino raccogliendo indizi, ragionando insieme e cercando di battere sul tempo gli altri tavoli.

Gara di torte: lavorare in team è come cucinare. Bisogna seguire la ricetta, collaborare e, a volte, essere pronti a improvvisare! In questa attività le squadre si sfideranno nel realizzare una torta combattendo con tempi di cottura, cioccolato plastico e utensili da decorazione.

Caccia al tesoro: un grande classico dal successo assicurato! Adattabile ad ogni contesto, può diventare un’ottima occasione per far conoscere meglio il luogo di lavoro organizzandola all’interno degli uffici oppure, se si ha disponibilità di budget, si possono organizzare anche all’interno di intere città o in location pensate ad hoc. Per rendere tutto ancora più suggestivo si può pensare ad un tema invitando i partecipanti a vestirsi seguendo lo stile.

Campeggio: natura, spirito di adattamento e collaborazione sono alla base di un’attività di team building in campaggio. Che sia selvaggio o meno, il campeggio è un’ottima occasione per staccare dall’ufficio, riconnettersi alla natura e fare attività un po’ spericolate.

campeggio

Secret Santa: micro attività a bassissimo costo ma dall’ottimo risultato. Ogni dipendente pesca il nome di un collega a cui dovrà fare un regalo di Natale… senza però farsi scoprire! Obiettivo di questa attività è quello di spingere i colleghi a conoscersi meglio e a stimolare la creatività per trovare il regalo più wow! Extra: per aumentare la difficoltà si può aggiungere un budget massimo, dei premi (regalo più bello, più kitsch, più azzeccato, etc) oppure un tema.

Corso pratico: cucina, giardinaggio, dolci, sportivo, c’è un corso per ogni cosa! Il segreto è scegliere quello più in linea con lo spirito aziendale. Un’ottima idea per far divertire il team, creare coesione e aumentare le soft skills.

Giochi di ruolo: interpretazione, spirito di iniziativa, strategia e collaborazione sono alla base di ogni gioco di ruolo. Questa attività metterà i membri del team nei panni di personaggi totalmente diversi da loro in un contesto atipico o fantastico. Obiettivo? Risolvere la missione collaborando e aiutandosi a vicenda: solo un team unito arriverà alla fine dell’avventura sano e salvo. Ottima attività per un team ridotto di persone, si può svolgere anche online su apposite piattaforme.

Solidarietà: unirsi insieme per aiutare il prossimo è un gesto tanto nobile quanto edificante per il team. Inoltre si trasforma anche in un’ottimo strumento per veicolare lo spirito e i valori dell’azienda.

Sviluppare l’empatia: letteralmente mettersi nei panni dell’altro. Una giornata in cui ci si cala nei panni di un’altra persona per capirne le difficoltà e le problematiche che affronta ogni giorno. Ad esempio provare a vivere l’esperienza del cliente per un giorno oppure fingersi uno dei dipendenti. Un’attività interessante soprattutto per i team più organizzativi o distanti dalla quotidianità del lavoro.

Viaggio aziendale: che sia al mare o in montagna, passare un po’ di tempo in “vacanza” con i colleghi aiuta a sciogliere le tensioni e a consolidare le amicizie. Durante il viaggio si possono organizzare delle riunioni aziendali oppure delle micro attività di svago e divertimento.

Parco divertimenti: ottimo per i piccoli team, si passa una giornata insieme senza il “peso del lavoro” divertendosi tra montagne russe, spettacoli e attrazioni. Attenzione a non far disperdere il gruppo! Se si è in troppi organizzate dei momenti di riunione (il pranzo ad esempio) o delle attività collettive (tutto il team sulle montagne russe!).

team building park

Orienteering: mappa alla mano, il team deve trovare tutti i punti di controllo e arrivare per primo al traguardo. Inutile dirlo: collaborazione, spirito di adattamento e problem solving vengono messe a dura prova!

Laser War: non c’è niente di più catartico che sparare un laser al collega. Queste attività, oltre ad abbassare il livello di stress, stimolano il gioco di squadra e accendono la competizione.

Talent Show: tutti hanno un talento, una particolarità, allora perché non metterle in mostra in una gara di talenti? Singolarmente o in gruppi i membri del team si sfideranno portando sul palco il loro talento: canto, danza, recitazione, comicità… non ci sono limiti di categoria! Per coinvolgere tutti possiamo far votare il migliore a chi non partecipa al talent.

Musical: dal classico Grease all’intrigante Rocky Horror passando per il mitico Chicago, il mondo dei musical è davvero vasto e tutti possono partecipare! Come extra perché non far riprendere lo show ad una troupe e farne un video ricordo?

Sport: dal classico calcetto al canottaggio passando per il rugby, fare sport insieme ai colleghi è un’ottimo modo per creare gruppo, rafforzare il gioco di squadra e, ovviamente, alimentare l’impegno di tutti per vincere!

Flash mob: sempre divertente e perfetta per sciogliere i più timidi. Per renderlo ancora più coinvolgente leghiamo il flash mob ad un messaggio sociale in linea con lo spirito aziendale.

Gara fotografica: dato un obiettivo sfidiamo i dipendenti a realizzare lo scatto più bello nel tempo stabilito. Un’attività perfetta per stimolare la creatività e premiare l’impegno dei dipendenti.

Festa in maschera: mascherarsi è sempre bello… non solo a carnevale! Dividete i partecipanti in gruppi dando ad ognuno un tema (meglio se i temi di ogni gruppo sono legati, ad esempio tema generico serie tv ed ogni gruppo ne deve interpretare una). Ovviamente invitate alla massima segretezza e non dimenticato di prevedere una photobooth! 

Yoga & Meditazione: la prima causa di tensioni tra colleghi è lo stress, allora perché non organizzare un’attività che aiuta a ritrovare l’equilibrio e la tranquillità? Lo yoga e la meditazione può aiutare a calmare gli animi e a trovare una nuova connessione con i colleghi.

Orto o giardino comune: dedicarsi al giardinaggio aiuta a diminuire lo stress e ad aumentare l’autostima. Perché non realizzare un piccolo orto o un giardino collettivo? I colleghi dovranno occuparsene e decidere insieme cosa coltivare e, soprattutto, che decisione prendere in caso di problemi.

giardino aziendale

Fantacalcio: siamo pur sempre italiani, amiamo il calcio! Organizzare un fantacalcio aziendale non è difficile, è sicuramente stimolante e si possono prevedere dei premi per i più forti (e uno di consolazione per l’ultimo posto!).

Open Day: aprire l’azienda per un giorno a familiari e amici con tour organizzati dai dipendenti. Spiegare il proprio lavoro aumenta la consapevolezza dei dipendenti rendendoli orgogliosi dell’attività che stanno svolgendo. Il segreto è non cadere mai troppo nello specifico: non bisogna raccontare la singola attività della persona ma quella più ampia del gruppo di lavoro o dell’azienda.

Giornale o Blog: che sia cartaceo o digitale, un appuntamento editoriale può diventare un’ottima attività di team building che aiuta a stimolare la creatività e il senso di responsabilità dei partecipanti.

comsumer trend post covid

Come potrebbero cambiare i consumatori digitali nel post-Covid

La pandemia da Covid-19 nell’ultimo anno e mezzo ha apportato, come dimostrano numerose ricerche, enormi cambiamenti sulle propensioni di acquisto dei consumatori, riposizionando le priorità di ognuno e creando nuovi segmenti di consumer, sempre più orientati verso il mondo digitale.

Uno dei quesiti a cui bisognerà dare una risposta è: ci si ritrova di fronte ad una rivoluzione permanente del commercio al dettaglio o pian piano si riposizionerà tutto come prima dell’arrivo di questo orribile virus?

Tendenza eCommerce

acquisto con carta di credito

Osservando i dati pubblicati da ISTAT nel report “Commercio al dettaglio – Maggio 2021”, si può notare come l’utilizzo del commercio elettronico sia in forte aumento (+7,2%) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (Maggio 2020).

La crescita è  pari al +27,8% se si prendono in esame i primi cinque mesi del 2021, rispetto al medesimo periodo del 2020.

L’eCommerce è oramai un canale di vendita primario: la crescita del settore continua anche a più di un anno e mezzo dall’inizio della pandemia e pare che, anche in Italia, il suo l’utilizzo sia entrato nella quotidianità di una buona parte delle persone.

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La crescita del digital

shopping online

Per comprendere meglio la crescita del mercato digitale, ecco alcuni dati dal Retail Playbook 2021 di Google e pubblicato su Think with Google (giugno 2021).

A proposito di brand awareness (e dell’importanza per un’azienda di poter contare su una solida strategia di marketing digitale), l’81% dei consumatori nei paesi presi in esame in tutto il mondo dichiara di aver scoperto nuovi brand online durante la diffusione del Covid-19.

Spostandosi verso la sezione del funnel di marketing dedicata alla conversion, precisamente nel momento in cui l’utente cerca informazioni su un prodotto online (es. prezzo, recensioni e sconti) prima di procedere all’acquisto, dai numeri del Retail Playbook emerge che oltre il 50% dei consumatori (nei paesi oggetto del sondaggio) afferma di utilizzare la Ricerca Google per cercare cosa acquistare in negozio.

Il customer journey è cambiato: gli utenti, oggi più che mai, vogliono avere la possibilità di fare acquisti in qualsiasi luogo, online o in negozio, e di reperire in rete tutte le informazioni necessarie al fine che l’esperienza di acquisto sia “su misura”.

Non sarà un caso che il 53% degli utenti si aspetta di poter effettuare un acquisto da smartphone (da brand o aziende con un sito web o un’app).

I consumatori digitali in Italia

Nuove abitudini potrebbero significare anche nuovi target, a cui dovrebbero rivolgersi le future strategie di marketing delle aziende.

Analizzando i dati dell’Osservatorio Trovaprezzi.it sulle ricerche online (relativo al periodo gennaio-dicembre 2020), è possibile scoprire chi sono stati gli utenti digitali più attivi.

Il 58% delle ricerche complessive è stata effettuata da uomini. Inoltre gli utenti più attivi sono quelli appartenenti al segmento 25-34 anni (25% sul totale). Sono però cresciuti anche il segmento 18-24 anni e quello degli +65, che fanno registrare rispettivamente incrementi del +112% e +37% (rispetto all’anno precedente).

Geograficamente, sono gli utenti di Lombardia, Lazio e Campania a realizzare il 51% delle ricerche totali.

In conclusione va sottolineato che il 70% delle ricerche totali è stato effettuato da dispositivi mobile (smartphone 65% e tablet 5%): dato che potrebbe ancora una volta evidenziare l’omnicanalità del consumatore digitale del post pandemia.

Gli scenari nel prossimo futuro

Cosa accadrà quando il virus sarà finalmente scomparso e si potrà tornare al 100% alle proprie attività?

Di seguito 3 possibili scenari:

– i canali digitali resteranno nella vita delle persone e determinate attività potranno essere svolte solo online

– ci sarà un progressivo ritorno al pre-pandemia: riportando tutte le esperienze di acquisto in presenza ed eliminando tutto ciò che è accaduto da gennaio 2020

– le aziende concentreranno le proprie forze verso l’esperienza ibrida: un’esperienza di acquisto che possa essere fruita e vissuta in maniera ottimale (dal consumatore) sia online che offline.

fidal geopard

Correre insieme per evitare la solitudine: è il progetto GEOpard di FIDAL

Integrare i giovani con i loro coetanei di tutta Europa sotto l’ombrello della corsa.

È l’ambizioso obiettivo di GEOpard, la piattaforma della FIDAL per prevenire fenomeni di radicalizzazione, attraverso la corsa e la condivisione degli allenamenti.

Registrandosi sul sito, è possibile entrare in contatto con altri appassionati del mondo del running, disciplina che è sempre stata considerata uno sport “solitario” e che così si trasforma invece in uno strumento di socializzazione.

Si può infatti condividere i propri risultati con la community, ma anche foto, video e idee. Oppure diventare allenatori, per seguire e motivare i runner durante gli allenamenti. Ma anche “uscire” dal mondo virtuale e organizzare incontri dal vivo fra gli iscritti.

Luca Verrascina, Project Leader del progetto, ha risposto a qualche domanda per noi di Ninja Marketing.

geopard - Luca Verrascina

Lo sport è sempre stato un grande strumento di socializzazione. Cosa significa portare questo aspetto dello sport nel mondo digitale?

Dall’inizio dell’età moderna lo sport, insieme alla scuola, è stato una delle più grandi forme di socializzazione.

È stato il mezzo attraverso il quale i ragazzi di moltissime generazioni si sono uniti, credendo negli stessi valori e nelle stesse regole; oppure uniti semplicemente dalla passione per uno sport e dal tifo. Lo sport è sicuramente una delle più grandi forme di socializzazione.

È anche vero che negli ultimi anni, con lo svilupparsi dei social media, abbiamo scoperto nuove forme di socializzazione che hanno modalità diverse e che bisogna cercare di intercettare per evitare le radicalizzazioni. Sono quelle che vengono chiamate “le nuove solitudini” che possono nascere dal web, quando ci si chiude in una stanza con i propri pensieri fidandosi di tutto quello che ci arriva dallo schermo e può condizionare le nostre scelte culturali, religiose e politiche.

geopard homepage

Per evitare questo, attraverso il progetto GEOpard abbiamo deciso di mutuare lo sport all’interno dei social, cercando di creare una community in cui ci si riconosce e che è un’occasione per stare insieme: accendere uno schermo e trovare un amico dall’altra parte, trovare qualcuno che condivida i nostri stessi valori e abbia voglia di fare sport.

Nel nostro caso, che abbia voglia di correre, di uscire fuori e passare del tempo insieme, anche se solo virtualmente.

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Quali valori e quali modelli i social dovrebbero mutuare dallo sport?

Ci sono tanti valori che lo sport può trasferire nei social media, ma credo che quello più importante di tutti sia il rispetto.

Il rispetto dell’avversario, certo, ma anche il rispetto di un risultato sportivo.

Tantissime volte sui social assistiamo a delle vere e proprie battaglie e prese di posizione. Immediatamente, tutta una serie di persone, haters o semplicemente individui che non condividono un determinato punto di vista assalgono chi ne esprime uno.

C’è questa diffusissima tendenza a “demonizzare” l’altro solo perché non la pensa allo stesso modo. Ecco, nello sport questo non esiste, non esistono colori e razze: nello sport, semplicemente, il più forte vince.

Ci si ritrova insieme per gareggiare lealmente. Poi è chiaro che ci sarà un vincitore e qualcuno che sarà meno contento, ma se cerco di individuare qualcosa che lo sport può insegnare ai frequentatori dei social network è proprio il rispetto, un valore che un po’ stiamo perdendo.

Qual è l’obiettivo di GEOpard?

GEOpard si pone diversi obiettivi, alcuni ambiziosi e sfidanti. Quello che vogliamo fare è combattere le radicalizzazioni e le nuove solitudini, che molto spesso riguardano i ragazzi tra i 18 e i 35 anni.

geopard

Sono solitudini digitali, che nascono e crescono soprattutto attraverso il web. Noi siamo la Federazione Italiana di Atletica Leggera e siamo ambassador dello sport più antico del mondo, la corsa. E attraverso la corsa vogliamo dare il nostro contributo a questa battaglia, unificando i ragazzi con semplici messaggi da condividere su una piattaforma, piccole sfide, ricorrenze e situazioni che ci possono legare.

GEOpard è proprio questo: vuole legare, unire ed eliminare la necessità di considerare qualcuno diverso da noi.

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Come funziona la piattaforma?

GEOpard è la nostra casa: è la nostra piattaforma, dove si trovano notizie, riflessioni ma, soprattutto, occasioni di socialità. Iscriversi è molto semplice e si ha subito la possibilità di incontrare altri appassionati.

L’incontro è virtuale, ma sarà come farlo dal vivo: si tratta di un compagno con cui condividere occasioni di divertimento, di corsa, di allenamento o, semplicemente, per festeggiare insieme. Vuole essere la casa di tutti.

Naturalmente, non è richiesto “nessun abito”:  non c’è distinzione di sesso, religione o idee politiche, basta semplicemente bussare! Unico requisito è che si abbia voglia di correre insieme.

Ci sono già dei dati? Quali sono i numeri del progetto finora?

GEOpard è un progetto europeo. Essendo un progetto transnazionale, quindi può contare su diverse presenze straniere, oltre ovviamente a una fortissima realtà italiana. Vi sono già alcune migliaia di iscritti al portale e contiamo di incrementare continuamente questo numero.

Ovviamente, la maggior parte degli iscritti arrivano da quelli che sono i Paesi partner come il Portogallo, la Croazia, la Slovenia o la Bulgaria, ma GEOpard è aperto a tutti e, passo dopo passo, vuole arrivare in tutta Europa. E contiamo di riuscirci!

Kikkoman, McDonald’s e OBLI: i migliori annunci stampa di luglio

La creatività non va mai in vacanza, anzi: con il rallentamento delle restrizioni e il lento e progressivo ritorno alle attività quotidiane, l’advertising Out of Home sta vivendo un nuovo momento magico.

Grazie a questa situazione, anche le creatività ricominciano a essere audaci, colorando gli spazi comuni con messaggi e proposte.

Gustiamo insieme la selezione dei migliori annunci stampa di luglio, selezionati tra le campagne delle agenzie di tutto il mondo.

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Kikkoman – Kikkoman Gold Medal

Per celebrare i giochi olimpici di Toyko, l’agenzia di Zurigo Freundliche Grüsse ha ora creato un Out of Home molto speciale per la tradizionale marca giapponese: un semplice nastro di tessuto trasforma il logo Kikkoman in una medaglia d’oro. Tanto semplice che non ha bisogno di parole.

Kikkoman

Advertising Agency: Freundliche Grüsse, Zürich, Switzerland
Creative Director: Pascal Deville
Creative Director: Samuel Textor
Art Director / Concept: Norihito Iida
Copywriter / Concept: Christian Stüdi

Senda Verde – Versus

Il calcio continua ad essere lo sport più popolare del mondo e la Bolivia non fa eccezione.

Nonostante la squadra nazionale, soprannominata la squadra “verde”, non ottenga buoni risultati, può contare sul favoloso entusiasmo dei suoi tifosi.

Senda Verde è una ONG rifugio per animali di 18 anni in Bolivia, che cura e riabilita gli animali in pericolo.

In occasione della Copa América Brasil 2021, Senda Verde mette alla prova i fan del “verde”, chiedendo loro quale “verde” avrebbero sostenuto.

Una campagna di stampa e social media che cerca di rendere la popolazione consapevole dei danni che stiamo facendo alla natura e agli animali che la abitano, che senza dubbio hanno bisogno di veri tifosi.

senda verde

senda verde

senda verde

Advertising Agency: Humano, Santa Cruz de la Sierra , Bolivia
Chief Creative Officer & Partner: Ferju Cuevas
Creative Director & Partner: Rodsel Ticona
Art Director: Jorge Cobo
Designer: Ravier Endara
Copywriter: Ferju Cuevas
Digital Studio: Gonzalo.Studio

OBLI – Prison

Quando si affitta una proprietà immobiliare, il padrone di casa ha il diritto di chiedere una garanzia, per essere protetto da ritardi nei pagamenti, possibili danni alla proprietà e qualsiasi altro debito.

In Israele, gli inquilini sono tenuti a presentare una “garanzia bancaria” e per farlo, devono depositare (cioè “imprigionare”) 3 mesi di affitto in contanti, in una banca.

Oggi, grazie a OBLI, una nuova società fintech, gli inquilini possono fornire una garanzia sicura senza dover separare i loro soldi.

OBLI - Prison

OBLI - Prison

OBLI - Prison

OBLI - Prison

Advertising Agency: Boom!, zichron yaakov, Israel
Art Director, Creative Director: Eyal Segal
Copywriter, Creative Director: Michal Almog
Co Founder And Director: Hagit Kamin
Photoshop And Digital Illustrator: Alex Melik-Adamov
Marketing And Sales Director: Tomer Miedzigorski

McDonald’s – World Emoji Day

Cosa c’è di più iconico di un cheesburger? Il classico panino all’americana con hamburger e fetta di formaggio, simbolo di una delle più grandi catene di fast food del mondo si trasforma in un’icona in questa campagna di McDonald’s.

Esattamente come per le emoji, basta un attimo per comprenderne il significato.

McDonald's World Emoji Day McDonald's World Emoji Day McDonald's World Emoji Day

Advertising Agency: ONIRIA/TBWA, Paraguay

Accidents Awareness – Bag, Mug

Piccole distrazioni, quelle che ci capitano mentre guidiamo. Ma anche sorseggiare da una tazza di caffè o cercare qualcosa con lo sguardo e frettolosamente, da una borsetta, può comportare gravi conseguenze.

Attenzione alla guida, sempre!

Accidents Awareness

Accidents Awareness

Advertising Agency: Nabaroski Ad Store
Creative Director / Art Direction: Mohamed Nabarawy
Copywriting: Ziad Waleed
Business Developer: Mohamed Zayed
Graphic Designer: Hassan Saied

strumenti digitali a luglio

LinkJoy, PhotoRoom e Sticker Magic: i digital tool della settimana

Anche se il caldo non dà tregua, il lavoratore in ufficio (e in smart working) è stoico e non si lascia distrarre dal richiamo di una giornata assolata o di una passeggiata in campagna.

Vero è che, man mano che si avvicina la pausa lavorativa, portare a termine anche i task più semplici diventa impegnativo e faticoso.

Una serie di strumenti digitali utili ad alleviare un po’ le fatiche da call in piena estate (o, semplicemente, permetterci un po’ di disimpegno e relax), possono far bene quanto una bibita gelata in un pomeriggio afoso.

Dunque, come cubetti di ghiaccio in una soda, gustiamoci la raccolta di digital tool di questa settimana.

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Foto editing

photo room digital tool per rimuovere lo sfondo

Per immagini più professionali, per aggiungere un tocco creativo ai profili social o per migliorare un cv, a volte può essere necessario rimuovere lo sfondo di una foto.

Con Photo Room hai a disposizione uno strumento automatico basato su AI, accurato e veloce per la rimozione del background in pochi secondi.

Su Zoom in versione cartoon

trasformarsi in cartoon con snap camera

Snap ha recentemente aggiornato con il filtro cartoon la sua app mobile ed è ora accessibile anche attraverso l’app desktop. Questo consentirà di utilizzare il filtro anche nelle tue prossime call su Zoom, per renderle più fantasiose e divertenti.

Dai social al sito web

linkjoy digital tool

Se i tuoi follower non visitano mai il tuo sito, contano davvero come numeri? Con Linkjoy potrai aumentare il traffico verso il sito e ritargetizzare i visitatori una tantum, migliorando la tua presenza social di 10 volte, il tutto con un link ottimizzato.

Per veri social media manager

thumbnail game per i video di YouTube

Sapresti indovinare con un solo colpo d’occhio quale anteprima di un video su YouTube ha più possibilità di catturare l’attenzione del pubblico? Ora puoi esercitarti con The YouTube Thumbnail Game. Testa le tue capacità di guadagnare visualizzazioni sui video.

Divertiti con gli adesivi

adesivi

Sticker Magic ti permette di creare adesivi per WhatsApp, Instagram e Telegram. Grazie alla tecnologia di intelligenza artificiale più avanzata, non servirà cancellare gli sfondi ma sarà sufficiente aggiungere il testo.

La sostenibilità come leva strategica per le imprese

Dodicesimo appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

L’argomento di questa puntata è la Sostenibilità: ne abbiamo parlato con Enea RovedaCEO di LifeGate. Una community che oggi conta oltre 5 milioni di persone, che ha reso possibile l’acquisizione di linguaggi, metodi e strumenti ideati per un target sensibile ai temi dello sviluppo sostenibile.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Sostenibilità, tema sempre più cruciale: min 14,40
  • La diffusione Digital: min 19,00
  • Com’è cambiato il coinvolgimento degli italiani: min 24,00
  • L’adattamento dei processi aziendali alla sostenibilità: min 30,00
  • La crisi sanitaria e gli effetti sulla sensibilità allo sviluppo sostenibile: min 37,20

presenza social della tua azienda

Come la tua impresa dovrebbe agire sui Social Media (anche se non è una Big)

50 anni fa i dipartimenti Risorse Umane spuntavano come funghi nell’organigramma delle grandi aziende.

Oggi la stessa dinamica accade per i dipartimenti di Digital Marketing e Social Media. Difficile non averne uno all’interno della struttura aziendale.

Ormai, anche i grandissimi brand si  sono convertiti al dio Social. Se anche un gigante del tech come Apple presidia quotidianamente le principali piattaforme, c’è un motivo: le persone danno per scontato che le grandi aziende siano intercettabili sui social media.

E, più è grande l’azienda, maggiori sono le aspettative delle persone sui tempi di reattività alle loro domande. O sulla capacità di offrire argomenti di intrattenimento creativi, contenuti interessanti che diffondono i valori del brand. O ancora, porre rimedio a eventuali casi di emergenza e scivoloni sul web.

Nella maggior parte dei casi, queste aspettative non sono disattese. Nella maggior parte dei casi, appunto. C’è ancora qualcuno che pensa di poter fare a meno di questo canale di comunicazione, di cui invece ha bisogno ogni azienda, indipendentemente dalla sua dimensione.

Proviamo a identificare i motivi che spingono una grande azienda ad investire nei social media per come soddisfare (o in alcuni casi superare) le aspettative dei clienti, in modo da applicare le conclusioni anche alle nostre realtà più circoscritte.

Il dipartimento di Social Media Marketing potrebbe essere un’impresa a sé stante

Una grande multinazionale si trova spesso a gestire diversi canali social in diverse aree del mondo e lingue.

In base al mercato, le aziende possono anche gestire account separati per supporto al cliente, marketing, verticali di business, divisioni interne e persino nuove opportunità di carriera.

Social Media grandi aziende Ninja Marketing

Basta digitare la parola “Disney” nella barra di ricerca di YouTube e vedere quanti risultati vengono visualizzati.

Le attività di social media marketing coinvolgono team di grandi dimensioni, una o più agenzie di comunicazione, un supporto legale e strumenti di gestione su scala aziendale.

Per mantenere la coerenza di Tono di Voce e Brand Identity su ogni piattaforma social, le aziende si affidano a linee guida, manuali operativi e documenti di social media policy interna ed esterna.

Gli obiettivi principali delle grandi aziende sui social

1. Aumentare la consapevolezza del Brand

Anche se molte grandi aziende B2C possono già beneficiare di una solida brand awareness, i social media hanno la capacità di aumentare la percezione del marchio con determinati messaggi o specifiche campagne di marketing studiate per lanci di prodotto, eventi particolari e altre iniziative commerciali.

Anche per le aziende B2B, i social media si rivelano un mezzo per aumentare la visibilità del marchio e pubblicizzare soluzioni commerciali verso potenziali partner e clienti.

2. Entrare in connessione con un pubblico specifico

Tutto parte da un unico assioma: piattaforme social diverse sono popolate da pubblici con dati demografici diversi.

Ad esempio, per raggiungere i consumatori cinesi benestanti, i brand del luxury fashion sono stati tra i primi ad aprire account aziendali WeChat.

Viceversa, per raggiungere il pubblico più giovane, diversi grandi marchi come ChipotleBetty CrockerFruit Gushers, sono passati su TikTok.

@chipotleComing soon to a Chipotle near you… ##chipotle ##gold ##burrito ##foodtiktok ##trending ##fyp♬ original sound – Chipotle

La segmentazione avviene anche all’interno delle piattaforme stesse: tante aziende gestiscono account separati per aree geografiche e destinatari differenti.

Netflix, ad esempio, ha impostato un re-indirizzamento automatico in base alla posizione geografica dell’utente. Il targeting degli annunci sponsorizzati è un’altra tattica ben nota che i principali marchi utilizzano per raggiungere il pubblico correto.

3. Misurare il sentiment del cliente

La percezione del cliente può spostare l’equilibrio su tutto il processo di sviluppo del prodotto, la messaggistica e persino i valori aziendali.

Il feedback diretto dei consumatori attraverso sondaggi e questionari è un modo intelligente per trovare spunti di riflessione o suggerimenti creativi.

Il monitoraggio dei fan sui social media offre alle aziende un modo per interpretare i segnali, individuare le tendenze del momento, capire meglio ciò che interessa alle persone. Basta chiedere alla propria community online e i veri fan del brand si scatenano nel fornire il proprio supporto.

Come è successo nel 2014, IKEA ha collaborato con Brandwatch per aprire un Listening Hub. Da allora, il Listening and Learning è diventato il primo stadio della catena del valore del brand svedese.

Il social listening permette ai brand di essere presenti quando conta. Non sempre gli utenti sui social si ricordano di taggare le pagine o i profili ufficiali delle aziende quando parlano di loro. Ecco perché è molto importante una costante attività di monitoraggio che tenga traccia anche delle parole chiave oltre che le menzioni.

4. Fornire assistenza ai clienti

Tutti noi oggi interpelliamo i canali social quando abbiamo bisogno di supporto per un prodotto o un servizio. Secondo uno studio della Harvard Business Review, semplicemente rispondere alle persone sui social media innesca un effetto positivo verso il brand e l’azienda.

HBR

Secondo la ricerca, i clienti che hanno ricevuto un qualsiasi tipo di risposta da un referente o un social media manager dell’azienda, si sono rivelati maggiormente predisposti a spendere di più con quell’azienda.

5. Aumentare il traffico e le vendite

Dal social selling al social commerce. I social network sono una delle principali fonti di traffico e di vendita per le grandi aziende. E lo saranno sempre di più.

Le piattaforme social continuano ad implementare nuove funzionalità per rendere lo shopping ancora più facile. Dalle pagine vetrina, le dirette live dedicate alla vendita, il tag dei contenuti sullo shop e i sistemi di pagamento rapido in piattaforma.

Lo shopping in live-stream ha generato 449,5 milioni di dollari di vendite in un solo giorno in Cina il 1° luglio 2020.

Il social network è oggi un canale di marketing in cui poter praticare il principio di esclusività. Le grandi aziende premiano i clienti con anticipazioni, offerte riservate o a tempo, codici promozionali e accesso in premier.

6. Reclutare i giovani professionisti

Il social recruiting è una pratica ormai all’ordine del giorno. Soprattutto quando creatività e simpatia sono tra gli aspetti distintivi dell’azienda.

Le offerte di lavoro su LinkedIn sono senz’altro più sobrie, ma chi l’ha detto che il candidato perfetto per una nuova posizione vacante non si trovi proprio grazie ad un annuncio di lavoro pubblicato dai profili social ufficiali dell’azienda?

Social Media grandi aziende social recruiting

Per i giovani professionisti, l’immagine aziendale è più importante che mai.

E sappiamo quanto sia complesso e difficile soprattutto per le grandi aziende, mantenere un’immagine positiva di sé.

Secondo un recente sondaggio di McKinsey, gran parte dei Z Gen crede che le grandi aziende siano meno etiche delle piccole imprese.

Today's young people differ from yesterday

Un sondaggio del 2020 di Glassdoor rileva che 3 candidati su 4 in cerca di lavoro, si rivolgono ad aziende con una forza lavoro diversificata. Che prendono posizione sul Black Lives Matter, sulla diversità di genere, sull’attualità culturale e le problematiche legate al posto di lavoro. Sono topic estremamente attuali sui social media.

diversity in workplace

7. Costruire una Brand Community

Le Brand Community esistono da molto prima della nascita dei social network. Semplicemente oggi i gruppi Facebook, gli account privati e gli hashtag legati al brand sono un mezzo per comunicare ad appassionati e fan del marchio, con i club e i gruppi che fanno del brand uno stile di vita. Anche negli spazi online.

Uno studio del Journal of Business Research del ScienceDirect, afferma che la partecipazione alle community aumenta la brand loyalty verso l’azienda. Sappiamo bene quanto sia difficile costruire un rapporto di fiducia con i consumatori.

Tutti adorano scambiare quattro chiacchiere con il barista o con il parrucchiere. È il modo più semplice per restare in contatto con la realtà di tutti i giorni. I grandi brand possono raggiungere livelli di fiducia simili proprio grazie ai social media.

Ad esempio, sarebbe sufficiente rileggere la cronologia dei messaggi della chat prima di rispondere a un cliente, per comprendere la sua situazione e contestualizzarla. Sapere che è la quarta volta che qualcuno ha un problema con un servizio, o è membro di un programma fedeltà, consente di instaurare una comunicazione con prospettive migliori.

8. Rendere il tuo brand più umano

Non c’è niente da fare. Ci riesce molto più facile entrare in contatto con il nostro vicino di casa, piuttosto che con una società senza volto. Le persone vogliono avere a che fare con i volti che lavorano dietro al brand. Che si tratti di marketing, recruiting o supporto.

Ad esempio, uno studio della Harvard Business Review ha scoperto che anche qualcosa di futile come la firma di un messaggio o di una e-mail, con il nome del referente o dell’operatore che ha svolto il servizio, migliora la percezione del cliente verso l’azienda.

9. Guidare le scelte attraverso i valori

Dai barattoli per le donazioni, ai menu sostenibili, i segnali di etica delle piccole imprese sono spesso posti in bella evidenza. Da questo punto di vista, le imprese multinazionali devono lavorare un po’ di più per diffondere i valori aziendali.

Una recente ricerca dell’Università di Toronto rivela che le persone esprimono giudizi su un’azienda già solo in base alle sue dimensioni. Ugualmente, i consumatori puntano sempre più ad allineare le proprie decisioni di acquisto ai valori dichiarati ed espressi dal brand. Perciò è essenziale che le posizioni delle grandi aziende siano chiare, oneste ed espresse. Come si legge all’interno del rapporto:

La storia che racconta il marchio deve essere fedele alla tua attività e tener conto delle aspettative dei tuoi clienti

Ed è quello che fa Patagonia nelle sui suoi canali social, come in questo video YouTube.

10. Restituire alla comunità

Le persone acquistano a chilometro zero per supportare la comunità locale. Le multinazionali, viceversa, devono confrontarsi quotidianamente con lo spettro della fama di sfruttatrici.

Quasi la metà delle aziende globali valutate nel Corporate Human Rights Benchmark 2020 non supera gli standard dei diritti umani delle Nazioni Unite.

I social media sono un luogo in cui le aziende che restituiscono alle comunità in cui operano, hanno l’opportunità di distinguersi da quelle che non fanno altrettanto. I brand internazionali dovrebbero condividere sui social media le attività messe in pratica per reinvestire nella comunità di riferimento dei consumatori o in quelle in cui operano.