Questo lo slogan con cui Banca Mediolanum, in collaborazione con ClassCNBC, presenta una iniziativa speciale, nata per approfondire il contesto delineato dall’emergenza sanitaria e l’attuale situazione dei mercati finanziari.
Se la pandemia di Coronavirus preoccupa innanzitutto per il suo enorme impatto sanitario, a rendere ancora più allarmante lo scenario sono le previsioni economiche e finanziarie di questa crisi mondiale.
Tutte le grandi compagnie oggi mettono in campo risorse per aiutare le aziende a resistere nell’attuale contesto di grande incertezza e anche Banca Mediolanum oggi interviene con un fondamentale supporto, quello dato dal know how e dalle conoscenze di tanti esperti, che questa sera, 19 marzo 2020, dalle ore 21, commenteranno il periodo che stiamo vivendo e dispenseranno utili consigli economici.
L’evento sarà moderato da Andrea Cabrini, Direttore Class CNBC, e vedrà l’intervento di diversi saperi.
A rappresentare BancaMediolanum saranno Ennio Doris e Stefano Volpato.
Insieme a loro saranno presenti: Oscar Farinetti – Imprenditore, il Prof. Massimo Galli – Direttore Unità Operative di Malattie Infettive 3 – ASST Fatebenefratelli Sacco Milano e Raffaele Morelli – Psichiatra e Psicoterapeuta, Direttore di Riza Psicosomatica.
Per rendere ancora più corale l’evento, questo sarà disponibile non solo sul canale 507 della piattaforma Sky, ma anche sulla pagina Facebook, sul canale YouTube di BancaMediolanum e sulla pagina dedicata del sito.
In prima linea per l’emergenza
Banca Mediolanum è stata in prima linea in questo mese anche nel supporto all’Ospedale Sacco di Milano, donando prima 100 mila euro a favore delle Unità Operative di Malattie Infettive e di Terapia Intensiva e poi ulteriori 140mila euro per l’acquisto di una macchina destinata all’Unità Operativa di Virologia e Bio-Emergenze.
Prosegue inoltre la raccolta fondi, iniziata lo scorso 4 marzo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/03/insieme-ce-la-faremo-banca-mediolanum-coronavirus.png338600Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2020-03-19 14:11:162020-05-04 16:51:55"Insieme ce la faremo", l'appuntamento di Banca Mediolanum per resistere all'emergenza
Tutte piattaforme social si sono attivate in modi diversi per fronteggiare i differenti rischi derivanti dalla pandemia.
Hanno adottato misure per arginare la disinformazione, hanno offerto quote di annunci gratuiti alle aziende e, nel caso di Facebook, hanno fatto qualcosa di più. Anche perché la presenza ormai globale del social per antonomasia è collegata alla proprietà di almeno quattro strumenti fondamentali di connessione tra le persone, con Facebook, appunto, ma anche con Instagram, WhatsApp e Messenger.
Mark Zuckerberg ha deciso di mettere a disposizione 100 milioni di dollari destinati alle piccole imprese in tutti e 30 i paesi in cui la compagnia opera.
Naturalmente al denaro si accompagna anche un programma per dare supporto a queste realtà, le più colpite dalle conseguenze economiche dell’epidemia di Coronavirus. Una vera e propria piattaforma dedicata con consigli utili e corsi di formazione.
“Abbiamo ascoltato le piccole imprese per capire come possiamo aiutarle al meglio. Abbiamo sentito, forte e chiaro, che un sostegno finanziario potrebbe consentire loro di tenere le luci accese e pagare le persone che non possono venire a lavorare”, ha fatto sapere su FacebookSheryl Sandberg, direttrice operativa del social network. “Ecco perché oggi Facebook investe 100 milioni di dollari per aiutare 30 mila piccole imprese in oltre 30 Paesi in cui i nostri dipendenti vivono e lavorano”.
As the COVID-19 outbreak escalates, our focus has been on keeping people safe and informed by making sure everyone has…
Facebook offre 100 milioni di dollari in sovvenzioni in contanti e crediti pubblicitari per un massimo di 30.000 piccole imprese ammissibili, ma i dettagli ancora non sono noti e saranno diffusi sulla landing dedicata non appena disponibili.
Il programma comunque punta a raggiungere questi obiettivi:
supportare la forza lavoro dell’azienda
aiutare con i costi di affitto
connettere le imprese con più clienti
coprire i costi operativi
Le domande cominceranno ad essere accettate nelle prossime settimane. Nel frattempo, è possibile registrarsi per ricevere maggiori informazioni quando saranno disponibili.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/03/facebook-100-milioni-pmi-coronavirus-2.jpg520938Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-03-19 10:45:242020-03-25 22:45:19Emergenza Coronavirus: Facebook mette a disposizione 100 milioni per le PMI
L’epidemia di Coronavirus sta mettendo a dura prova il tessuto economico del nostro Paese, ed è probabile che questo non sia che un antipasto. Il Covid-19 sta infatti diffondendosi anche in Europa e America, intaccando le certezze e cambiando le abitudini e probabilmente rimetterà al centro delle agende di tutto il mondo il dover pensare a come ripartire dopo una grave crisi.
Una delle chiavi che probabilmente potrebbero essere rivelatrici per il futuro sta però non tanto nella capacità delle aziende di costruire nuove opportunità di ricavo, quando nel portarsi dietro con chiarezza che ruolo si è recitato in questa fase critica.
Viviamo infatti in un’epoca in cui le aziende, per forza di cose, devono recitare un ruolo all’interno della società andando probabilmente oltre anche il concetto di Sostenibilità, che è riduttivo. Un’impresa infatti, al di là della sua vocazione al ricavo, oggi è più che mai un attore che svolge un ruolo attivo nella società, e che è responsabile della crescita della stessa.
Una sfumature particolare e decisiva, che però rimarca molto come da solo un approccio “sostenibile” non basti.
Negli anni infatti abbiamo assistito, al di là delle discutibili azioni di Greenwashing che talvolta ci è capitato di osservare, a molte aziende che ritenevano di fare il proprio limitando l’impatto della propria azione sulla collettività, sull’ambiente, sulle proprie persone.
Questo può dirsi a tutti gli effetti solo il primo passo da compiere. Un aspetto scontato e dovuto, non più un valore aggiunto.
Perché il futuro sta in quelle aziende che riescono a impattare positivamente anche su ciò che non le riguarda direttamente.
Il trionfo del Purpose e l’emergere della vera applicazione dello Storytelling
Se in questi anni non avessimo contribuito a svuotare di significato la parola Storytelling, allora oggi potremmo comprendere fino in fondo come questo sia un passaggio estremamente attinente al mondo della narrazione.
La concretizzazione del purpose, inteso come proposito massimo di un’azienda, va oltre il principio di mission e tocca un po’ tutti gli elementi fondativi di un’impresa: un’idea del proprio futuro, una serie di valori in cui si crede, un orizzonte nuovo per sé e per le persone che collaborano con l’azienda, oltre che ovviamente per la società.
Si capisce bene quanto tutto questo non corrisponda a miraggio astratto, quanto a un progetto concreto, che non può esistere autonomamente e che per essere raggiunto deve necessariamente esser pensato per interagire con il resto del mondo.
Una capacità richiesta dal mercato: secondo la ricerca di Deloitte “2020 Global Marketing Trends”, le imprese che si lasciano guidare dal “Proposito principe” oggi hanno un guadagno concreto, parametrato su una proporzione che fa impressione: le aziende purpose-driven guadagnano quote di mercato e crescono in media tre volte più velocemente rispetto ai loro concorrenti.
I consumatori le preferiscono, anzi le cercano, tanto che l’80% dichiara di esser disposto a spendere di più per prodotti e servizi se chi li produce si impegna ad agire allo scopo di contribuire a migliorare il mondo, responsabilizzandosi verso la società, le persone e l’ambiente.
Per queste ragioni le azioni di attivismo di marca, o brand activism, risultano essere una delle forme più autentiche e concrete che oggi le aziende hanno di agire allo scopo di rendere realtà il proprio “purpose”: perché come le persone si attivano per rendere reali i propri valori e agiscono concretamente, così le marche -e le aziende che le sostengono- devono dar seguito ai propri intenti, con azioni tangibili.
E allora, tornando all’inizio: qual è il legame con il tema narrazione? Perché se ogni storia è esperienza, allora la costruzione di esperienze memorabili, di marca e non, che impattino sul mondo e spostino gli equilibri è a tutti gli effetti un processo narrativo. Non a caso, infatti, al Purpose viene associato il termine “StoryDoing”.
Peccato non aver dato il giusto peso a una parola che oggi servirebbe più che mai a spiegare certi cambiamenti…
Brand Activism: agire per cambiare le cose
L’attivismo di marca, quindi. In questo periodo, dicevamo, può essere questa la leva utile per azionare il cambiamento e cominciare a dare solidità e concretezza al proprio purpose. Il Coronavirus, da poco definito dall’OMS pandemia, è un’occasione che in molti stanno cogliendo per fare i primi passi in un processo che certamente non potrà limitarsi a questo momento di crisi.
Il Ministero dell’Innovazione ha lanciato recentemente un’iniziativa in questo senso meritevole di citazione: Solidarietà Digitale. Aziende e professionisti vengono chiamati a offrire soluzioni per favorire lo smart working, l’eLearning o anche banalmente un diversivo, come un abbonamento a un periodico o a un servizio streaming.
In molte aziende hanno già aderito: dalle telco come FastWeb e Vodafone agli editori come Gedi con La Repubblica e La Stampa, da Google fino a Connexia, Amazon e Infinity.
Sono segnali da cogliere, un po’ come nel caso di Calzedonia.
In questo caso, la scelta di chiudere i propri negozi diventa una mossa che anticipa un’ordinanza probabile del governo, ma che è anche un segnale: l’azienda, in nome del bene comune, sceglie di fermarsi, nonostante questo costi evidentemente un mancato guadagno.
Questa è una situazione di crisi, e il confine fra ciò che è marketing puro, semplice buon senso e vero sviluppo del Purpose non è così definito.
Per capire cosa intendiamo esattamente con brand activism, dobbiamo andare al 2018, quando la Nike punta su Colin Kaepernick come suo testimonial. Il video proposto per i Lions di Cannes del 2019 riassume benissimo cosa questo configuri:
“Don’t ask if your dreams are crazy. Ask if they’re crazy enough“, la frase con cui il giocatore dell’NFL chiude lo spot, è una sintesi perfetta non solo dell’immaginario di marca, ma anche lo spirito con cui lui stesso si è mosso nella realtà, sfidando la politica americana.
La marca, come ci mostra la case study, non ha paura di perdere terreno anche dal punto di vista commerciale per rendere concreti i propri valori: si muove come fosse un movimento, esattamente come fece la stessa azienda qualche tempo prima nel caso della nota legge Muslim Ban, quando fu il CEO Mark Parker a prender parola e a rifiutare, civilmente ma con fermezza, quella norma così discussa.
Lettera di Mark Parker CEO di Nike
Ciò che ha fatto Nike ci lascia una serie di indicazioni molto importanti, che possiamo far nostre a maggior ragione se consideriamo come il risultato sia, alla fine di tutto, una reale posizione di leadership sul mercato.
Se dovessimo stilare un piccolo prontuario di quali siano le caratteristiche delle azioni di brand activism pure, potremmo soffermarci su alcuni punti indispensabili. Li elenchiamo di seguito.
Non importa il guadagno, ma la coerenza
Ogni posizionamento strategico concepisce come fattori determinanti il pubblico cui si parla e il tipo di prodotto che si vende: intrecciando questi valori, si ottengono i fattori identitari che distinguono il marchio.
L’identità è diventata una chiave indispensabile nei processi di marketing, tanto da diventare lo specchio in cui si riflettono anche i particolari quali gli spazi di lavoro o il work-life balance dei dipendenti, la scelta di un fornitore o di un canale di promozione.
Questa identità oggi si è tradotta in tanti elementi espressivi: dal tono di voce al carattere del brand, che si declina nelle comunicazioni e nella relazione con gli stakeholder.
L’attivismo di marca si sviluppa correttamente quando le scelte che vengono compiute sono in continuità con questo carattere: Nike non ha mostrato alcuna sbavatura rispetto al “Just do it” che abbiamo imparato a conoscere nel suo difendere la scelta di Kaepernick. Sarà stata la scelta giusta per noi? Si saranno chiesti i decision maker aziendali guardando la flessione delle stock option.
Sì, si saranno risposti, e allora… fallo e basta.
Senza paura che questo possa comportare momentanee perdite. Chi ti ha seguito fino a quel punto, non avrà paura di seguirti ancora.
Bisogna essere coraggiosi
Altro tema interessante è quello del coraggio: per essere veramente coerenti è necessario a volte superare la paura di non esser capiti, o peggio di esser rifiutati. Se si vuole mettere in condizione un’azienda di mettere i mattoni per edificare il proprio Purpose, allora non bisogna dimenticare che questo richiederà, evidentemente, dei sacrifici.
Perché? Perché stiamo parlando di un qualcosa che richiede un cambiamento, una trasformazione degli equilibri, e nel mondo in cui viviamo è evidente quanto sia necessario ripensare il proprio ruolo secondo paradigmi diversi.
In questo è indicativa la scelta di quelle aziende che scelgono di incamminarsi anche su territori scivolosi come quello politico, contestando apertamente ciò che non credono giusto allo scopo di offrire una lettura dell’esistente diversa, talvolta progressista.
Citiamo ad esempio la campagna di Ben & Jerry’s, datata 2018, sempre critica contro l’amministrazione Trump.
In questo caso, lasciamo al lettore il compito di decidere se sia una presa di posizione giusta o sbagliata. Non è nostro compito, infatti, giudicare se una presa di posizione basata su valori precisi sia giusta e sbagliata. Essendo un fattore di coscienza, come tale va trattato: certamente, è indubbio che un’azienda che si muove a favore di coscienza, più che di convenienza, si sta muovendo secondo una logica di activism.
Il futuro è l’unica cosa che conta
Infine, ciò che spinge una marca a mettersi in discussione non può che essere un valore nobile e indiscutibile: il domani. L’azienda deve prendere posizione su ciò che ci aspetta, e lottare non solo per ciò che la riguarda direttamente affinché questo possa essere garantito per tutti.
Ecco allora emergere casi interessanti di movimenti interni alle aziende e ai grandi marchi, non solo tollerati ma talvolta supportati con orgoglio dalle stesse aziende: un esempio sono i lavoratori di Google e di Amazon che hanno recentemente deciso di schierarsi apertamente a favore degli scioperi per il clima di Greta Thumberg.
Sempre per contrastare il Climate Change, Lush ha scelto nel settembre scorso di chiudere tutti i propri negozi per sensibilizzare la clientela al problema.
Sono solo esempi di azioni suffragate da una necessità: quella di schierarsi a favore di un ideale fortemente connotato dalla spinta al domani.
Uniti contro il Coronavirus (e ciò che verrà dopo)
Coerenza, coraggio, futuro: ci va molto impegno per muoversi secondo queste linee guida. Oggi più che mai, però, le aziende possono assolvere con azioni concrete un ruolo fondamentale, che sarà sempre più centrale negli equilibri cui siamo abituati. Le aziende, e i marchi, hanno un ruolo sociale sempre più centrale e ispiratore, talvolta in grado di abbattere confini e differenze e unire più dei legami nazionali.
La crisi che stiamo vivendo, per esser superata, chiede alle persone molto senso civico e sacrificio: le aziende, attraverso scelte coraggiose e prese di posizione veramente innovative, possono supportare questa traversata aiutando la società a uscirne migliorata.
Non sarà semplice, ma neanche impossibile. Anche perché purtroppo la storia è fatta anche di momenti difficili: non sarà l’ultima volta che purtroppo l’umanità dovrà affrontare una crisi tanto epocale. Meglio essere allenati, per superarle. Insieme.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/03/Depositphotos_342826284_s-2019-min.jpg667999Francesco Gavatortahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFrancesco Gavatorta2020-03-18 16:57:002021-06-07 12:10:55Come fare brand activism e diventare aziende protagoniste del futuro
Behind the Source è la nuova campagna sui rifugiati della no profit HackYourFuture
La campagna mostra i volti degli studenti all’interno del codicesorgente dei siti web
Non sarà certo la prima cosa che ti viene in mente, ma siamo circondati da stringhe di codice che alimentano tutti i dispositivi che usiamo quotidianamente.
Nonostante questo, i codici di programmazione sembrano una lingua straniera, incomprensibile ai più. Ed è vero.
HackYourFuture è un’organizzazione no profit, il cui scopo è insegnare la programmazione a persone che sono già costrette a confrontarsi con una nuova lingua da imparare: i rifugiati.
HackYourFuture, una campagna sui rifugiati per ripartire dal codice
Ricostruire una vita lontano dal tuo Paese, confrontarsi con una nuova realtà, persino interpretare un cartello stradale è quanto di più difficile si possa immaginare per queste persone.
HackYourFuture non solo aiuta i rifugiati a trovare un nuovo lavoro, li forma e costruisce una carriera in un settore florido e d’importanza cruciale per la loro nuova patria.
E questa è una storia importante da raccontare: l’agenzia 72andSunny Amsterdam ha creato “Behind the Source”, una campagna che ha l’obiettivo di ispirare un numero sempre maggiore di rifugiati ad imparare il coding, facendo luce sulle persone che stanno ricoprendo un ruolo cruciale nello sviluppo di alcuni dei più grandi siti web al mondo.
Questa volta utilizzando però il linguaggio in cui sono specializzati.
L’idea è stata quella di “nascondere” le immagini degli studenti di HackYourFuture protagonisti nei codici sorgente dei siti delle grandi compagnie per le quali lavorano: e parliamo di nomi come Accenture, eBay e Zivver.
Per accedere ai volti di Behind the Source, vai sulla home page di una delle aziende coinvolte, fai un click con il pulsante destro e poi seleziona visualizza sorgente pagina.
Zivver presenta Sarea Al Kebaky, rifugiato siriano . Quando ancora viveva in Siria, studiava informatica, ma allo scoppio della guerra, ha dovuto andarsene.
“Ho lasciato la Siria perché l’esercito mi ha costretto a portare una pistola e non volevo farlo”, dice Sarea. “Però volevo imparare a programmare, perché al codice non importa chi lo scrive; avvicina le persone“.
L’agenzia ha inoltre fornito alle aziende tecnologiche un gruppo di potenziali dipendenti.
“È stato bello collaborare con HackYourFuture e contribuire a riformulare la conversazione sui rifugiati nei Paesi Bassi”, ha dichiarato Laura Visco, vice responsabile di 72andSunny Amsterdam.
“Le interviste condotte con gli studenti ci hanno emozionato. Eravamo curiosi di ascoltare la loro storia e di vedere cosa riservi loro il futuro”.
Storie di successo per persone di valore
Un obiettivo ancora più importante raggiunto dalla campagna “Behind the Source” è cambiare il modo in cui vengono visti i rifugiati.
La campagna non abbraccia nessuna posizione politica ma si concentra sulle persone, mostrando cosa accade quando vengono aiutate a crescere.
Wouter Kleijn, amministratore delegato di HackYourFuture, ha spiegato:“Queste sono persone vere, con storie vere. Ma come comunicarli? Come evitare la vittimizzazione e la stigmatizzazione quando i soggetti sono rifugiati, e spesso già penalizzati da stereotipi? Con ‘Behind the Source’ abbiamo mostrato che la pubblicità (quella fatta bene n.d.r) può creare un mondo con più di equità e giustizia”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/02/Schermata-2020-02-19-alle-16.13.30.png251454Roberta Leonehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRoberta Leone2020-03-18 12:58:032020-03-19 00:06:06Cosa nascondono le immagini della campagna di HackYourFuture sui rifugiati
Entro il 2028, 765 miliardi di dollari saranno guadagnati grazie all’ausilio della rete 5G per media e intrattenimento
Dalla pubblicità al gaming abbiamo dato uno sguardo a come cambieranno i contenuti online e i modi di fruirli
Giornate lente, scandite da ritmi quasi impercettibili. Uno dei nostri desideri più grandi, imbottigliati in una vita frenetica e senza pause, è stato quello di avere tempo. Nel momento in cui ci è piombata addosso l’incertezza e la paura, anche il tempo libero è sembrato una condanna. In periodi come questi, tuttavia, cambiare le nostre abitudini è importante e doveroso. Molti di noi hanno la possibilità di affidarsi allo smart working, ma non tutti possono farlo.
Gli studenti non si fermano grazie all’eLearning, e tutti ci stiamo abituando a utilizzare ogni mezzo possibile per continuare la nostra vita, restando a casa. Abbiamo la fortuna di avere i modi per farlo, tramite internet e tutti i device, dagli smartphone ai laptop. Un mondo iperconnesso accorcia le distanze, ci siamo sentiti spesso schiavi dell’essere perennemente online, ma situazioni di vita diverse ci fanno vedere le cose da punti di vista nuovi.
Tutti siamo connessi, appena ci abituiamo a qualche aggiornamento, ecco che spunta una novità. Siamo pochi inclini al cambiamento, un po’ per paura, un po’ per diffidenza, ma ci si mette anche la pigrizia. Quando sappiamo fare qualcosa, mal volentieri adottiamo metodi differenti per farla. Il mondo digitale cambia in fretta e specialmente i modi di usare internet e device.
È da un po’ di tempo che sentiamo parlare di 5G, la rete di nuova generazione che andrà a superare l’attuale 4G. Non è solo una questione di velocità di connessione, ma è una rivoluzione dei servizi. A giovarne saranno soprattutto i media e l’intrattenimento.
Potremo giocare online senza problemi, anche in cloud gaming, senza la necessità di possedere una consolle. Lo stesso vale per il cloud computing. Potenziati anche i servizi di streaming, in particolare i video. Contenuti ad altissima risoluzione, fluidi e subito disponibili.I nostri device saranno sempre connessi e disponibili ovunque, ciò significa che non dovremmo più passare dal Wi-Fi alla rete mobile. Parliamo di servizi sempre attivi in città per esempio, come videosorveglianza, auto a guida autonoma per una maggiore sicurezza sulle strade.
L’industria globale dei media guadagnerà, entro il 2028, 765 miliardidi dollari dai nuovi servizi e applicazioni resi possibili dal 5G. Ma come succederà tutto questo?
Ne parleremo anche durante N-Conference con laVertical Technology powered by TIM.
La nuova era del 5G
Secondo uno studio condotto da Ovum, società di consulenza specializzata nella copertura globale di telecomunicazioni, media e tecnologia, il 5G scuoterà il panorama dei contenuti multimediali e dell’intrattenimento, rappresentando un’importante vantaggio competitivo per le aziende.
La rivoluzione del 5G aumenterà i risultati in termini di velocità, copertura globale, media interattivi basati sui gesti, fonti crescenti di entrate ed esperienze gamificate, fornendoci un futuro migliore.
L’impatto trasformativo della tecnologia 5G non solo migliorerà l’esperienza degli utenti di telefonia mobile, ma muterà il modo di concepire e utilizzare i media e l’intrattenimento su molti livelli, con nuovi modelli di business e nuove esperienze interattive.
Video, giochi, musica, pubblicità, AR e VR saranno i veri protagonisti di questi cambiamenti, con contenuti sempre più immersivi e un rapporto col pubblico sempre più stretto.
Come cambiano i contenuti col 5G per media e intrattenimento
Ovum suggerisce che le aziende sperimenteranno vari vantaggi tecnici del 5G, la velocità dei dati sarà 100 volte maggiore, con latenza dieci volte inferiore e connessioni significativamente più affidabili.
Per esempio, un film in HD impiegava diversi minuti per scaricare a velocità 4G, ma con l’avvento delle reti 5G, gli utenti potranno potenzialmente scaricare lo stesso film in pochi secondi. Questo comporterà una fruizione maggiore dei contenuti, essendo ancora più accessibili, e una domanda maggiore dei prodotti sul mercato. I creatori e fruitori dei contenuti tradizionali, dovranno preparasi a una vera e propria corsa contro il tempo, creando più materiali per soddisfare la crescente domanda.
Si prevede, infatti, che i prodotti video rappresenteranno il 90% del traffico dati 5G. Passeremo da un consumo mensile di circa 10 GB agli oltre 80 GB nel 2028.
Ma non solo, la rete wireless di prossima generazione consentirà svariate innovazioni digitali, dall’informatizzazione degli oggetti fisici all’intelligenza artificiale, inaugurando un nuovo mondo per facilitare l’ingresso di nuovi media e di concepire l’intrattenimento.
Come cambierà il mondo dell’intrattenimento
La realtà aumentata creerà un nuovo modo di connettersi ai contenuti multimediali, attraverso oggetti e personaggi virtuali, e la creazione di elementi tridimensionali. A beneficiare del 5G saranno soprattutto le applicazioni di realtà aumentata e virtuale.
Per quanto riguarda il settore televisivo, il mercato offre diverse modalità di consumo. Oltre ai soliti video on demand, streaming, download, pay per view che fanno già parte, da anni, della tv tradizionale, si aggiungeranno altre tipologie di offerta a pagamento: la bassa latenza permetterà download rapidissimi e un’eccellente qualità di live streaming.
Sempre dallo studio condotto si evince che negli Stati Uniti quasi il 9% delle famiglie che utilizzano la banda larga passerà al 5G entro il 2028, generando ricavi per 9 miliardi di dollari.
Il 5G rafforzerà il mercato della pubblicità digitale
Il 5G avrà un ruolo fondamentale anche nel passaggio dalla pubblicità tradizionale alle esperienze immersive sui social e sui media. Video, banner, posizionamento in-game su 5G e altri formati di pubblicità visiva appariranno in ambienti VR e AR. Per non parlare della possibilità di nuove applicazioni che oggi non esistono ancora, ma che potranno svilupparsi con il consolidarsi della nuova rete.
Esperienze ultra sensoriali
Le interfacce aptiche collegate al 5G saranno in grado di fornire una nuova dimensione sensoriale alle esperienze dei media. Ad esempio, il calore e la pressione potrebbero essere raggruppate in un potenziamento delle armi in un gioco d’azione, e i film potrebbero essere ripubblicati con un nuovo livello di sensazioni.
I giochi AR, VR e cloud combinati cresceranno del 2.400% nei prossimi anni per raggiungere un fatturato annuo di 47,7 miliardi di dollari nel 2028.
Si prevede che l’uso del 5G avrà un’impennata tra il 2023/2025, quando le capacità hardware e di rete aiuteranno a realizzare esperienze VR vicine alla realtà: campo visivo orizzontale a 210° su scala umana, risoluzione di visualizzazione/proiezione ad alta densità di pixel, dimensioni minime della batteria e interazione altamente reattiva.
Un altro settore in grande espansione è quello dei videogiochi, a cui il 5G darà ulteriore slancio. Il numero di videogiocatori nel mondo, secondo le stime più recenti, ammonta a 2,3 miliardi di persone. Oggi la tendenza di mercato è orientata verso lo sviluppo di piattaforme digitali con nuove modalità per la fruizione dei contenuti videoludici, tra cui streaming e cloud gaming.
Ciò permette ai giocatori di avere accesso ai videogiochi in qualsiasi momento e ovunque, garantendo la possibilità di effettuare aggiornamenti senza dover per forza acquistare o possedere hardware costosi.
Il game streaming può essere offerto tramite un servizio in abbonamento oppure tramite l’acquisto di giochi on demand. In Italia sono circa 16,3 milioni i videogiocatori, mentre gli appassionati di eSport che seguono eventi più volte a settimana sono più di 1,2 milioni. Basti pensare che il traffico dati per il gaming nell’ultimo anno è aumentato del 125%.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/03/5g-media-e-intrattenimento-3.jpg584935Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2020-03-17 15:25:402020-03-19 00:05:545G per media e intrattenimento, ecco come cambierà il settore
In un momento in cui è vitale fermarsi, e restare a casa, il web corre veloce, tra crowdfunding per gli ospedali, brand che mettono a dispozione librerie digitali, corsi online, camminate virtuali, maratone in streaming, podcast e iniziative che mantengono viva la cultura.
Anche il mondo dei social non si ferma. Torna, puntuale come ogni settimana, la nostra Week in Social.
Facebook lavora su Stories, Gruppi e VR
Parliamo ancora di stories. Mentre fino a oggi era possibile condividere le stories di Instagram su Facebook, ma non il contrario, pare che Facebook permetterà presto di condividere le stories di Facebook su Instagram.
Le stories non sono l’unico tool a cui sta lavorando Facebook. Negli ultimi due anni, i gruppi sono cresciuti molto. Per questo la piattaforma mette a disposizione dei leader delle community un nuovo programma: Community Accelerator.
“Un programma di sei mesi che fornisce formazione, tutoraggio e finanziamenti per aiutare i gruppi a crescere. Con l’aiuto di esperti, i community leader selezionati trascorreranno tre mesi imparando come far crescere la loro community e raggiungere i loro obiettivi”.
E sempre a proposito di trend, gurda come sta procedendo il lavoro di Facebook sulla piattaforma VR, Horizon.
TikTok aggiunge url esterne ai clip
Qualche settimana fa ti abbiamo parlato dell’introduzione dei link in bio sui profili TikTok. La app continua a testare nuove feature e introduce la possibilità di inserire link a Wikipedia, Yelp o TripAdvisor nei post video.
LinkedIn e il coronavirus
Ti abbiamo già parlato delle misure che i social stanno adottando negli ultimi, difficilissimi, giorni. Arriva anche LinkedIn. Oltre ad aver aggiornato la piattaforma, per permettere agli utenti di restare informati, ha creato un Trending News, per mettere in evidenza aggiornamenti da parte di fontiaffidabili, come l’Organizzazione mondiale della sanità e il Center for Disease Control and Prevention.
Non solo. LinkedIn metterà a disposizione corsi gratuiti sui temi della produttività, il lavoro a distanza, le relazioni in tempi in cui non è possibile vedersi face-to-face.
In ultimo, LinkedIn ha lanciato delle playlist su Spotify, come colonna sonora per il tuo percorso di ricerca lavorativa. Le playlist sono divise in topic, come “Women at Work”, “Never Give Up” e “Refine and Focus”.
Instagram porta lo streaming su IGTV
Come riportato dall’esperta di ingegneria Jane Manchun Wong, Instagram sta testando un’opzione per condividere gli streaming di Instagram direttamente su IGTV non appena terminato il live.
Vediamo se questo darà una ulteriore spinta ai tuoi contenuti e se arriveranno altre news su questo fronte.
YouTube contro la disinformazione
YouTube ha fornito un aggiornamento sulle sue ultime misure per combattere la disinformazione sul coronavirus e tenere informati i suoi utenti durante la crescente crisi. La principale iniziativa riguarda i pannelli informativi che indirizzano gli utenti verso fonti autorevoli, fornendo, allo stesso tempo, crediti pubblicitari agli organi competenti.
Come spiegato da YouTube:
“Stiamo utilizzando la nostra homepage per indirizzare gli utenti all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) e altre organizzazioni locali autorevoli in tutto il mondo per garantire che gli utenti possano trovare facilmente gli aggiornamenti”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/03/week-in-social.jpg583946Valentina De Felicehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngValentina De Felice2020-03-15 11:36:512020-03-18 19:29:21Week in Social: dal crossposting delle Facebook Stories ai link su TikTok
Progetti, piani, percorsi da seguire. Sono gli elementi che ci permettono di avere un’idea chiara della direzione in cui vogliamo muoverci e del modo in cui vogliamo crescere e trasformare il nostro futuro. Questo almeno in tempi ordinari. Quando però ci troviamo ci si presenta una situazione straordinaria da fronteggiare, bisogna essere dei veri Ninja per trasformare l’ostacolo in una opportunità.
Così, le misure straordinarie del governo, che ci impongono di restare in casa, lavorare da remoto e limitare i contatti interpersonali, possono diventare, ad esempio, il primo passo per un nuovo percorso di formazione personale come quello di Ninja Academy valido per ottenere un Certificato Professionalizzante.
Per tutti, professionisti e aziende, sono moltissimi i servizi a disposizione oggi anche grazie all’iniziativa Solidarietà Digitale promossa dal Ministro dell’Innovazione.
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Vuoi utilizzare il tempo in casa per approfondire e accrescere il tuo bagaglio di competenze digitali? Parti da qui: una serie di masterclass gratuite di Ninja Academy, a tua disposizione subito, come primo step di un percorso che potrebbe perfino portarti a una certificazione riconosciuta.
Li abbiamo suddivisi per argomento e li trovi tutti qui.
ADWorld Experience mette a disposizione di tutti in modo gratuito i video degli esperti e delle tavole rotonde degli eventi degli ultimi anni. Una raccolta super interessante per chi si occupa di Advertising online, SEO & SEM e più in generale di Digital Marketing. E per un giorno sono disponibili in modo gratuito anche quelli paid.
I servizi smart di TIM
Anche TIM prosegue con le iniziative volte a sostenere le aziende italiane, grandi e piccole, e i professionisti, in questo momento di difficoltà. Dopo aver messo a disposizione dei clienti mobili 100 Giga gratuiti per 30 giorni, mette in campo per clienti fissi e mobili un set di servizi evoluti che agevolano lo svolgimento dell’attività lavorativa a distanza:
TIM Work Smart, per lavorare in smart working ed effettuare web e audio conferenze, da smartphone e PC gratis fino al 30 giugno 2020, con disattivazione automatica senza costi alla scadenza.
TIM ID (identità digitale SPID), per accedere direttamente da casa ai servizi della Pubblica Amministrazione abilitati. Per usufruire del servizio occorre effettuare la videoidentificazione, gratuita fino al 30 giugno 2020. Il servizio è gratis per sempre.
I servizi possono essere richiesti gratuitamente su digitalstore.tim.it. E sul Digital Store è possibile trovare gratuitamente altri servizi pensati per il lavoro a distanza come per esempio Virtual Fax, Video Chat e molto altro.
Gartner: La Resilienza per Reagire Alle Sfide del 2020
Gartner ha messo a disposizione di tutte le aziende un webinar di un’ora con una panoramica sulle analisi continuative e sul supporto a centinaia di clienti in tutto il mondo che stanno affrontando l’emergenza di Covid-19, per offrire alla aziende utili strumenti in questa fase di crisi anche per l’economia e il business.
Rinascita Digitale
Dal 16 marzo al 3 aprile, professionisti, esperti, ricercatori e innovatori si alterneranno in diretta con un progetto di formazione gratuita non-stop. Una maratona in streaming dedicata a sviluppo d’impresa e gestione finanziaria, smart working e digital transformation, comunicazione digitale e marketing.
Il supporto a scuole ed enti di Skillando – Digital Volunteering
Skillando – Digital Volunteering ha messo a disposizione strumenti e competenze a supporto di scuole, enti ed organizzazioni no profit che hanno bisogno di aiuto digitale.
Visibilità online senza bisogno di investimenti
Matteo Gasparello ha raccolto 65 risorse gratuite di marketing che possono aiutare piccole e medie imprese a ottenere visibilità online senza bisogno di investimenti.
I corsi di Mosaicoelearning
Mosaicoelearning mette a disposizione di tutti tre corsi gratuiti per stare vicini anche da lontano in questi giorni di quarantena.
I corsi per ritrovare la concentrazione, prepararsi alla crisi e distinguere le fake news dalle notizie vere sono:
Marketing Business Summit ha creato un pacchetto di alcuni video selezionati dalle passate edizioni, per approfondire e continuare a formarsi.
Solidarietà Digitale
Promossa dal Ministro dell’Innovazione, l’iniziativa ha riscosso un enorme successo, sia tra le aziende che hanno offerto i propri servizi che tra chi ne sta giù usufruendo. Si va dalle piattaforme per le lezioni da remoto, a Giga di navigazione mobile gratuita. Ne abbiamo parlato più nel dettaglio qui, ed è possibile vedere l’elenco di tutti i servizi disponibili sul sito ufficiale.
La formazione online gratuita di Web Marketing Festival
Oltre400 video didatticisono disponibili sulcanale YouTube del Festival, con tematiche che spaziano nel campo dell’innovazione digitale e del web marketing.
Inoltre sono disponibili anche una serie dicorsi online e webinar per gli insegnanti di scuole superiori e università, per avvicinare i meno esperti al mondo della didattica digitale.
I corsi di Docebo
Docebo, in collaborazione con GO1, ha aggiunto al catalogo Docebo Content quattro nuovi corsi eLearning gratuiti sul tema del Coronavirus:
“Controllo dell’infezione da Coronavirus” di Echo3 Education
“10 minuti di consapevolezza della pandemia” di Learning Planet
“Prevenzione e controllo delle infezioni” di Sentrient
“COVID-19 – Assistenza sanitaria/Assistenza agli anziani” di CQI Internet Solutions Pty Ltd
Resta sempre aggiornato con Ninja PRO Information
No, anche a noi non basta! Per far sentire tutta la nostra solidarietà a professionisti e aziende del digital, abbiamo pensato a un altro regalo: 60 giorni di accesso gratis a Ninja PRO Information, il servizio Ninja Premium Membership che ogni giorno confronta decine di fonti per selezionare tutti i più utili e importanti marketing insight, i social media update, le tech news e i business events.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/03/free-masterclass-ninja-academy.jpg605945Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-03-13 17:23:382020-05-21 13:26:20#IoRestoaCasa: ecco le risorse gratuite messe a disposizione dalle aziende italiane per l'emergenza Coronavirus
Alcuni suggerimenti per trovare ispirazione e creatività nelle capitali europee e non solo
I viaggi sono sempre stati una fondamentale fonte d’ispirazione anche ai tempi di Hemingway e Flaubert
Molti romanzi classici come “Madame Bovary” sono nati durante i viaggi
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Grandi autori devono buona parte delle loro ispirazioni ai viaggi intrapresi. Ernest Hemingway visse a Parigi, in Africa, Spagna e a Cuba. Oscar Wilde trascorse molti anni viaggiando in Francia e poi in America, principalmente a causa dell’esilio. Persino Mark Twain navigò su e giù per il Mississippi a bordo di una nave a vapore per diversi anni, raccontando il viaggio nell’opera autobiografica Life on the Mississippi (1883).
Non potendo spostarci fisicamente, abbiamo scelto un’altra strada e siamo andati in giro per il mondo (sui social) alla ricerca di qualche meta per dare sfogo all’ispirazione e fare il pieno di creatività.
Anche oggi viaggiare è uno dei modi più apprezzati per cercare ispirazioni e creatività. Lo scrittore Joe Bunting, autore di Crouwdsourcing Paris (2019), racconta nel Blog personale dei suoi viaggi ispirazionali. Da Parigi alla Cambogia, ha visitato più di 50 destinazioni. Una massima di Benjamin Franklin lo ha convinto a scrivere il libro durante il suo viaggio:
“Scrivi qualcosa che valga la pena di essere letto o fai qualcosa che valga la pena di essere scritto”.
Un post condiviso da Joe Bunting (@jhbunting) in data:
Ispirazione e lavoro da remoto: Berlino, il paradiso della digital Boheme
È centro fiorente delle agenzie creative, dell’arte d’avanguardia, della musica techno e del design innovativo e urbano. Non mancano gli hotspot per lavorare da remoto e gustare lo street food gourmet, per esempio in un Cafè ricavato da un vecchio autobus.
Meta calda e soleggiata sul Mar Mediterraneo, ricca di opere d’arte nel centro storico e al contempo nota per gli studi di design ed illustrazione. Se sei in cerca d’ispirazione, puoi trovare spunto nei contrasti vivaci di Barcellona: il mare e la città, l’innovazione e la storia, Gaudì e Picasso, per citarne alcuni.
Pont-l’Évêque, Francia: sulle orme di “Madame Bovary”
Il romanziere francese Gustave Flaubert soggiornò in una casa vacanze in Normandia, nel villaggio di Pont-l’Évêque, sulle rive di un lago. I pittoreschi dintorni, il contrasto tra il verde del giardino e l’azzurro del lago, invitano a trascorrere lunghe ore a leggere e rilassarsi.
L’ispirazione favorita dal posto incantevole contribuì a sviluppare il suo stile narrativo, proprio del realismo, nel romanzo Madame Bovary (1856).
Da Amsterdam a Copenhagen: tra sostenibilità e creatività
Entrambe le città sono ricche di gallerie e musei, rinomate per essere le sedi di alcune delle migliori agenzie creative. Due capitali nordiche adatte a chi ama la vita in bicicletta.
A Copenhagen per esempio troverai un quartiere verde completamente senza auto. Quest’ultima si colloca tra le principali città europee nel campo digitale e della pubblicità. Nota anche per la sua vivace industria del design e quello stile nordico inconfondibile.
Immersi in un’atmosfera liberale e circondati da deliziosi canali non mancheranno le ispirazioni.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/02/luca-baggio-eKU3JGNCCMg-unsplash.jpg10801920Marina Nardonhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMarina Nardon2020-03-11 12:16:402020-03-12 11:14:08Viaggiare (anche attraverso i social) aiuta a ritrovare l'ispirazione
L’Email Marketing si è evoluto, così come si è evoluto l’approccio alla mailing list, non più concepita come un insieme indistinto di indirizzi email, ma come un sistema composito, stratificato al suo interno, in costante divenire.
Più che di mailing list bisognerebbe parlare di segments list, ossia insiemi di cluster di destinatari accomunati da caratteristiche, interessi ed esigenze.
L’avrai capito, stiamo parlando di segmentazione, un’attività che MailUp ha esplorato in modo approfondito nell’ebook “La segmentazione delle email”, un percorso tra mindset, strumenti e attività per inviare email rilevanti a tutti.
Ecco quindi cosa dovresti sapere per organizzare al meglio i dati.
4 step per organizzare i dati
Si parla continuamente di dati, ma da che parte iniziare per farli fruttare? Vediamo le quattro fasi per gestire l’attività di razionalizzazione e raccolta delle informazioni.
Mappatura Per capire quali dati occorre raccogliere, è necessario conoscere di quali informazioni siamo già in possesso. Con l’analisi del database capiremo quali dati sono già stati raccolti, la quantità, la qualità, se si tratta di dati aggiornati o obsoleti.
Strategia Si passa poi all’individuazione dei profili dei clienti a cui ci si vuole rivolgere: sono i modelli di destinatario che orienteranno la raccolta dei dati e la successiva segmentazione.
Raccolta Si entra poi nel campo della profilazione, cioè la realizzazione di profili di destinatari. Per richiedere i dati alle persone occorrono creatività e sensibilità da una parte, e tool e funzionalità dall’altra (landing page, centro preferenze e ogni tipo di efficace lead magnet).
Integrazione Altrettanto fondamentale è l’integrazione e sincronizzazione tra i diversi sistemi che custodiscono dati sui clienti. Grazie ad API e connettori è possibile creare un ecosistema dove le informazioni possano circolare liberamente.
Gli strumenti di segmentazione
Liste
Una lista è un insieme indipendente di messaggi, destinatari, impostazioni, statistiche. La lista consente di gestire una certa tipologia di invii (ad esempio la lista per i clienti fedeli, la lista per il mercato estero, quella per gli eventi, per le comunicazioni transazionali, ecc).
In questo modo un’azienda può dare vita a differenti mailing list all’interno della stessa piattaforma.
Gruppi
La lista è a sua volta un contenitore che può essere suddiviso al suo interno in infiniti gruppi, dando la possibilità all’azienda di creare diverse categorie di invio: newsletter, promozioni, potenziali clienti e qualsiasi altra categorizzazione.
Filtri
Grazie a un filtro è possibile suddividere i destinatari in segmenti, in base a una varietà di condizioni (fino a 20, concatenabili). Sono quattro le tipologie di filtro:
Anagrafico, che si basa sui dati salvati nel profilo di ciascun destinatario
Per attività, che si basa sulle azioni che il destinatario ha o non ha fatto (il suo comportamento, il digital body language)
Geografico, basato sul luogo dove si trova il destinatario quando apre l’email
Per dispositivo, che segmenta in base al device utilizzato dal destinatario per aprire e interagire con i messaggi.
Workflow e invii automatici
Grazie a workflow e invii automatici è possibile creare in pochi minuti campagne che si innescano da sole e danno vita a una segmentazione automatica del database, individuando in autonomia il segmento di destinatari idoneo.
Ecco alcuni esempi: email di benvenuto differenziate a seconda delle preferenze del destinatario; email che inoltrano gli ultimi contenuti (del blog o di una collana di ebook) a seconda degli argomenti di interesse del destinatario; campagne che si nutrono dei dati provenienti dall’e-commerce; email di re-engagement ai contatti che non hanno aperto le tue email per un determinato arco di tempo; messaggi automatici (email o anche SMS) inviati al verificarsi di condizioni come la registrazione o l’acquisto.
Automation su clic
Fondamentale è anche la possibilità di inviare email di follow-up coerenti con lo specifico link cliccato dal destinatario. In altre parole è possibile inviare messaggi in linea con il contenuto verso cui quel destinatario ha dimostrato un certo interesse.
Si tratta della funzione di automation in base al clic, che permette alle aziende di innalzare il grado di rilevanza delle email e, di conseguenza, migliorare tassi di apertura, clic e conversione.
Se vuoi saperne di più su come inviare email rilevanti e più efficaci grazie alla segmentazione, puoi scaricare l’ebook di Mailup “La segmentazione delle email”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2017/05/Best-practice-e-idee-per-la-costruzione-del-tuo-database-per-lEmail-Marketing-2.jpg352500Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2020-03-10 12:30:102020-03-11 23:23:46Come inviare email rilevanti grazie alla segmentazione
Quella del Social Media Manager è una professione ancora in crescita, conosciuta da tutti ma spesso sottovalutata.
Per diventare un professionista del settore sono necessarie alcune skill fondamentali, che vanno dalla capacità organizzativa alla pazienza
— Forse da bambino, scrutando il mare all’orizzonte, avrai anche tu pronunciato tra te e te la frase: “Da grande sarò un pirata”. Complici i film e i libri d’avventura, tutti abbiamo sognato un futuro galattico, a sfrecciare tra i pianeti dell’Universo, o a piroettare negli abissi degli oceani. Crescendo abbiamo dovuto cambiare i nostri desideri di bambini e diventare più concreti, adattarci ai tempi, e a volte creare una nuova immagine fantastica di noi stessi.
Le aspettative mutano, i bisogni cambiano, lo scenario di quando eravamo dei ragazzi è stato stravolto dagli avvenimenti, sia personali che sociali. La tecnologia ha rivoluzionato ogni cosa e ha portato con sé la nascita di nuovi lavori, professioni che nemmeno la nostra mente di piccoli sognatori avrebbe potuto concepire. Uno di questi è il Social Media Manager.
Tutti ormai sanno chi sia, molti vorrebbero diventarlo, ma pochi conoscono davvero le competenze che questo lavoro richiede.
Chi è il Social Media Manager
Una figura mitologica del mondo dei social media, nata dall’esigenza dei brand, sia grandi che piccoli, di potersi raccontare sulle varie piattaforme, per tenere sott’occhio i dati generati e le risposte degli utenti. Una persona che ha diverse competenze, emblema della parola multitasking.
Un lavoro che non è possibile improvvisare sottovalutandone l’impegno o limitando tutto alla crescita dei like (magari a pagamento).
No, il Social Media Manager – quello vero e capace – deve avere diverse skill, deve conoscere lo strumento con cui ha a che fare e deve aggiornarsi, sempre. Quello che a prima vista può sembrare un lavoro facile, come ogni professione richiede impegno e costanza.
Le 10 skill del Social Media Manager ideale
Abbiamo già detto che il Social Media Manager è una persona multitasking. Lui / lei sa che la sua giornata sarà probabilmente lunga e tortuosa. Deve creare un piano editoriale per ogni cliente, deve raccontare la natura di un’azienda, la sua mission. Oltre a confrontarsi con il cliente, deve dialogare con il pubblico attraverso post mirati, utilizzando sia le parole che le immagini (o i video). Opera con diversi social a seconda delle esigenze dell’azienda. Non solo genera contenuti, ma li analizza, studia gli utenti, i loro feedback, cerca di capire chi sono, cosa vogliono e come si sentono rispetto al marchio in questione.
Dietro i like, dietro le reaction, ci sono delle persone, e dietro i post creati c’è una donna o un uomo che ogni giorno deve mediare tra azienda e utenti, tutto questo tramite un social media.
Un Social Media Manager viaggia leggero, ha tutto sul suo smartphone e sul laptop. Ha un’agendina con tutti i contatti, è sempre munito di carta e penna e lo si riconosce da lontano perché ha la mente che frulla idee in continuazione.
Organizzato nei minimi dettagli, crea contenuti sui social, risponde ai commenti, pianifica riunioni con il proprio team e con i clienti, analizza i dati dei follower.
Il tempo è fondamentale, progetta in anticipo le campagne, i post, e studia nuovi approcci basandosi sulle risposte ai contenuti che ha generato. Sembra aver sempre la testa fra le nuvole, ma in realtà si sta ricaricando per una nuova sfida.
2. Deve essere creativo
Non solo numeri, ma soprattutto immagini e parole. La creatività è la linfa vitale della conoscenza, ed essere creativi significa essere aperti alle novità, abbattere mattone dopo mattone, il muro dell’apatia, per non arrendersi mai. E infatti il Social Media Manager non si lascia sconfiggere dalle reazioni negative, ma cerca di dare il massimo in ogni situazione, creando la soluzione perfetta a ogni esigenza.
Come aumentare la propria creatività? Esercitandola ogni giorno, leggendo libri, guardando film, serie tv, documentari, disegnando, ascoltando le persone, abbandonandosi al mondo, tendendo l’orecchio a tutti i punti di vista, senza essere rigidi sui propri pensieri e sul modo di vedere se stessi e gli altri.
Questo serve anche a essere aggiornati su trend e meme, conoscere in anticipo cosa potrebbe creare hype, entrare in connessione con il pubblico.
Ecco perché è utile abbracciare il cambiamento senza averne paura, staccare la spina appena è possibile, facendo le cose che più ci fanno stare bene, che sia una partita a Playstation o una gita in montagna.
3. Deve essere curioso e aggiornarsi (sempre)
In questo lavoro bisogna avere una spiccata propensione alla curiosità, ma soprattutto aver voglia di non accontentarsi di ciò che si conosce, ma voler imparare sempre più cose, giorno dopo giorno.
Il mondo del web cambia in continuazione: nuovi algoritmi, nuove procedure, nuovi clienti e nuove esigenze. Noi non siamo gli stessi di qualche anno fa, e nemmeno chi ci ascolta.
Bisogna stare attenti ai desideri degli utenti, alla società che si evolve, ai consumatori che cambiano. Abbiamo visto che il focus, con annesse aspettative, si sta spostando sempre più verso la Generazione Z, e questo implica un dover necessariamente rinnovarsi, sia per i brand che per i Social Media Manager che sono dietro ai canali social.
Ecco perché corsi e formazione continua sono linfa vitale per il buon Social Media Manager, un’occasione non solo per approfondire il proprio lavoro, ma anche per confrontarsi su casi specifici con colleghi e docenti.
In un mondo di immagini, le parole sono ancora importanti? Ovviamente sì. Il bravo Social Media Manager sa che per comunicare col pubblico deve esprimersi in modo chiaro, conciso e semplice, perché l’equivoco è sempre dietro l’angolo.
Partendo dal presupposto che la soglia dell’attenzione di noi lettori si è notevolmente abbassata, arrivare alle persone, in un mondo di rumori, è sempre più difficile.
Scrivere sui social, comunicare in pochi caratteri ciò che è il cuore di un’azienda, è una sfida. Bisogna andare dritto al sodo, senza essere troppo invasivi. Il tono è importante, come il messaggio. Possiamo raccontare la storia più romantica che ci sia, ma se sbagliamo i modi, si trasformerà in un incubo.
Gli strumenti per chi vuole fare della scrittura la propria attitudine, sono tanti. Ci sono diversi manuale di copywriting, sia in italiano che in inglese, libri sulla scrittura creativa e professionale, ma non dimentichiamo mai i classici, i romanzi e tutta la letteratura che più ci ispira, che sia un fumetto o l’ultimo volume di Palahniuk.
5. Deve saper usare i programmi di grafica (o almeno provarci)
Il Social Media Manager non è un grafico, ma può utilizzare dei programmi e dei tool per creare grafiche apposite per accompagnare le didascalie dei post. Ci sono numerosi strumenti per chi vuole specializzarsi, tutto dipende dalla strada che si vuole percorrere e dalle competenze richieste.
Ogni social ha un proprio linguaggio e, con il brand, si sceglie il modo di comunicare, che sia incentrato più sulle parole o intento a catturare l’attenzione del cliente attraverso immagini, grafiche, foto.
Collegato con la precedente skill c’è questa competenza. Conoscere le basi della fotografia, i filtri da utilizzare, il foto ritocco, aiuta tantissimo in questo tipo di lavoro, specialmente se si lavora molto con le immagini.
Avere una buona macchina fotografica e tutti gli strumenti per preparare la location, una sorta di piccola scenografia per i prodotti da presentare, è sicuramente un’arma vincente nelle mani del Social Media Manager.
Il gusto estetico, più in generale, sarà fondamentale per proporre un’immagine coordinata del brand sui diversi social, per progettare layout per specifici account o semplicemente per creare belle stories.
7. Deve saper analizzare i dati
Il professionista non è solo un creativo, ma anche un analista. I contenuti generano delle reazioni, traffico sulle pagine, e tutto ciò che passa su una pagina social resta e lo si evince dagli insight. Che sia un profilo Facebook o Instagram, ogni cosa è registrata e pronta a essere spulciata fino al midollo.
La capacità di utilizzare l’analisi per dimostrare il ROI e creare report significativi sui social media è un’abilità chiave per un Social Media Manager. Con la crescente importanza del Social Listening, è importante sviluppare la capacità di analisi dei dati sia quantitativi che qualitativi, al fine di comprendere il quadro completo e le prestazioni dei social.
Comunicare le opinioni agli stakeholder, fare report sulle prestazioni social è il primo passo, ma analizzare significa guardare i dati ed essere in grado di identificare le tendenze, sviluppare raccomandazioni e comunicare un piano d’azione.
Essere flessibili non solo nella gestione del lavoro, ma anche nell’organizzarlo. Le strategie social devono essere dinamiche e flessibili come le piattaforme su cui si basano.
È importante sperimentare diverse tattiche o persino rivoluzionare completamente la strategia, adattarsi alle nuove tendenze, incorporare i cambiamenti del business o riprendersi dai risultati scadenti. Imparare dai dati, ascoltare feedback, sia dei propri clienti che degli utenti, e tenere sotto controllo le tendenze social rende un Social Media Manager agile e flessibile.
Con dati e analisi, possiamo conoscere quale tipo di post sui social è utile e quale invece può essere eliminato poiché non produce risultati. La psicologia comportamentale spiega perché le persone sono attratte da determinati post o perché ne condividono altri. Conoscere ciò consente d’individuare le tendenze e provare nuove strategie più produttive.
La giornata di un Social Media Manager sembra essere interminabile. Non dura 24 ore, ma di più. Preparare il calendario editoriale, modificare i contenuti, anche all’ultimo minuto quando ci sono particolari esigenze, cancellare qualcosa, aggiungere altro. Rispondere in chat, rispondere ai commenti, condividere le stories dei follower, destreggiarsi con le reaction, ma soprattutto ascoltare, chiarire dubbi, aiutare.
Agli utenti può sfuggire un link, una descrizione, e il Social Media Manager corre in soccorso per indirizzarli verso la retta via.
10. Deve essere (tanto) paziente
Sì, lo sappiamo, come la disponibilità, anche la pazienza è più un dono che una competenza, ma si tratta comunque di una qualità da non sottovalutare in un Social Media Manager, una inclinazione personale che può essere allenata.
A volte gli utenti dimenticano che dietro a un sistema oliato e organizzato esistono delle persone, che come tutti noi, hanno una vita, con gioie e dolori.
Cerchiamo tanto il lato umano nelle cose che spesso lasciamo a casa il nostro. Siamo delusi da un brand perché si è affidato all’influencer di turno per promuovere il proprio prodotto, e non ci risparmiamo a mostrare il nostro dissenso sulla pagina social. A pagarne le conseguenze è il povero Social Media Manager che deve placare una guerra cibernetica a colpi di clic.
Il regalo perfetto per lui o lei? Un corso di yoga (o un lanciafiamme).
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/02/social-media-manager-competenze-skill.jpg538865Mariagrazia Repolahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMariagrazia Repola2020-02-12 15:40:482020-03-18 13:03:4210 competenze che un Social Media Manager dovrebbe assolutamente avere
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