Tag Funnel

Black Friday 2020: quando sarà, come funziona e come prepararsi

  • Il Black Friday rappresenta un’enorme opportunità per aumentare le vendite, attirare nuovi clienti e dare respiro al mondo del commercio.
  • Quando c’è un ambiente economico frenetico come quello che abbiamo ora, i brand hanno bisogno di pianificazione e di strategie efficaci.
  • Una volta che gli ordini di vendita e le richieste dei clienti iniziano ad arrivare, non avrai molto tempo per creare e inviare contenuti.

 

Il clima autunnale porta con sé l’aria del Black Friday, i negozi si stanno attrezzando con personale extra e stanno facendo scorta di inventario per servire i clienti nel migliore dei modi.

Giovani e adulti, sono pronti ad “abbattere i muri” per ottenere un buon affare. Si inizia lunedì 23 novembre e si conclude venerdì 27, con la coda che arriva fino al lunedì successivo: il Cyber Monday è solitamente riservato ai prodotti di elettronica, ma si possono reperire offerte speciali anche in altri comparti.

L’ultimo trimestre dell’anno, è tradizionalmente il periodo più trafficato e redditizio per l’eCommerce, tuttavia, la sequenza di eventi che continua a svolgersi, sta a significare che quest’anno potremmo assistere ad un periodo di picco molto diverso. Con tutti gli acquisti online in corso, le migliori offerte terminano ancora più rapidamente e molti prodotti popolari non sono disponibili.

“La settimana degli sconti”, fornisce un’analogia pratica sul modo in cui i professionisti del Marketing e i comunicatori devono pensare alla situazione imminente: attraverso il Black Friday i rivenditori hanno un’enorme opportunità di incrementare le vendite e attirare nuovi clienti. Una preparazione non adeguata sarebbe catastrofica, il che significa grandi perdite di guadagni e della fiducia delle persone. Tuttavia, la differenza è che probabilmente assisteremo a un periodo prolungato – anche mesi – in cui ogni giorno è come il Black Friday, ed occorre avere strategie a lungo termine.

Fai sentire i tuoi clienti davvero speciali

La pandemia sembra destinata a imporre un cambiamento permanente e duraturo per i rivenditori. Sebbene gli sconti possano fornire una spinta a breve termine, la tendenza a lungo termine vedrà meno negozi fisici e più eCommerce poiché le marche fanno dell’online il loro strumento principale e iniziano a introdurre nuove opzioni di acquisto che funzionano per il post-blocco dell’acquirente. Stiamo decisamente entrando in una nuova era.

Con l’imprevedibilità del COVID-19, i brand intelligenti sanno che non possono permettersi di reimpostare le aspettative dei consumatori per gli sconti tipo Black Friday tutto l’anno.

Poiché i consumer non sono in grado di entrare in modo agevolato in un negozio al dettaglio, come erano in grado di fare prima della pandemia, sembra che i professionisti del Marketing stiano prendendo decisioni di sconto quasi disperate perché mancano di una soluzione migliore. Nella maggior parte dei casi, nessuna quantità di promo convincerà gli acquirenti in negozio ad acquistare online, all’interno di determinate categorie di merce.

Il consiglio per i  rivenditori  è quello di segmentare l’elenco in anticipo e di indirizzare i clienti  in base a ciò che hanno già acquistato. Uno sconto del 30% su tutto è un po’ pigro e non mirato, occorre elaborare strategie ad personam o per gruppi omogenei. Invece di colpire i clienti con un’offerta il giorno stesso, (come faranno molti competitor), i rivenditori dovrebbero piantare il seme una settimana prima e avere un paio di e-mail di prevendita per “stuzzicare  l’appetito”. Ti consiglio di utilizzare l’aumento del traffico per portare le persone nella tua lista, anche se non acquistano. I rivenditori non devono essere tentati ad inviare spam ai clienti solo con offerte di sconto. Essere economico, non significa che la gente comprerà. Convincili ad aprire le tue email perché li interesserà, raccontali una storia.

Preparazione e attenzione ai dettagli, il Black Friday non è casuale

Il Black Friday va pianificato.

Quando c’è un ambiente economico frenetico come quello che abbiamo ora, i brand hanno bisogno di pianificazione e strategia tramite sconti e ottimizzazioni intelligenti. Le marche hanno già clienti fedeli e il messaggio che deve transitare non deve essere correlato soltanto agli affari. Indipendentemente dall’ambiente economico, buono o cattivo, alcuni clienti hanno semplicemente bisogno di uno sconto inferiore per convertire. Adattare le strategie e offrire alle persone offerte mirate in base alla loro sensibilità al prezzo, è una tattica efficace, che preserverà allo stesso tempo  le vendite e il margine di guadagno lordo.

Ridurre i prezzi può convincere gli acquirenti a spendere velocemente, ma a lungo termine danneggia la redditività. Lo sconto è diventato la strategia, ma sei certo che è quella corretta? Perché sarà molto difficile per queste stesse marche vendere a prezzo pieno una volta svanita l’attuale incertezza economica. Passando a sconti più intelligenti, i rivenditori possono personalizzare, rivedere ed implementare offerte più precise in tempo reale. Risparmiare più denaro, in modo che le aziende possano sopravvivere a questa turbolenza, ed emergere più forti ed attente “non appena il sole tornerà a splendere”.

Anche le campagne mirate sono importanti

Alle persone che hanno acquistato più di X volte da una categoria o una marca specifica negli ultimi 6 mesi, è importante inviare un’e-mail mirata con i prodotti corrispondenti. Offrire incentivi a più livelli per aumentare le dimensioni del paniere, ad esempio incrementando lo sconto in base alla soglia di spesa.

Adattarsi alle mutevoli esigenze dei consumatori non è più un optional. Potrebbe essere un costo proibitivo per molte aziende orientare le proprie offerte in questo momento, ma altre che hanno già pensato al futuro, dedicando tempo e budget allo sviluppo di offerte multicanali,  possono sfruttare questo cambiamento, creando esperienze davvero utili per il proprio pubblico.

LEGGI ANCHE: Le metriche di Email Marketing da misurare per migliorare le performance

7 consigli per gestire al meglio il Black Friday

Il Black Friday non è improvvisazione

Il focus è posto su:

  • Strategia dei contenuti
  • Email
  • Pagine di destinazione e moduli di partecipazione

Le email, i moduli di attivazione e le pagine di destinazione sono un ottimo modo per promuoverti. Ma per aumentare l’impatto, è necessario collegare il tutto ad una strategia di contenuti integrata, così da incrementare davvero le vendite.

Pensala in questo modo, se stai mirando al bullseye, quale strategia è più efficace?

  • Puntare la freccia verso il centro
  • Lanciare 10 frecce a caso sperando che una atterri nel mezzo

Sono sicuro che la maggior parte di noi, concorderà sul fatto che ha più senso mirare direttamente al centro, invece di sperare che una freccia arrivi a caso lì. Trasla lo stesso concetto alla tua strategia di Content Marketing , devi renderla mirata al 100% . E le tue frecce ,(e-mail, moduli di partecipazione ecc.), devono essere scagliate tutte verso un unico obiettivo.

Quindi, se il tuo scopo è massimizzare le vendite durante il Black Friday e il Cyber ​​Monday, il tuo piano di Marketing sarà inerente al raggiungimento di questo traguardo.

Poi arriva la tua strategia dei contenuti che è collegata agli obiettivi di Marketing,  bisogna aumentare il traffico e attirare lead. Gli strumenti più letali di qualsiasi attività di eCommerce sono le email e i moduli / pagine di destinazione. Secondo un rapporto di Smart Insights, il 23% delle vendite online del Black Friday è stato attribuito esclusivamente alle email.

L‘utilizzo della posta elettronica, dei moduli di attivazione e delle pagine di destinazione “sotto lo stesso ombrello” di contenuti, ti offre il vantaggio di inviare un messaggio chiaro alla tua audience,  sapranno cosa aspettarsi e rimarranno ammaliati dalla tua organizzazione.

Ora che sappiamo cosa dobbiamo fare per il Marketing BFCM (Black Friday Cyber Monday), vediamo come utilizzare effettivamente le email, i moduli di attivazione e le pagine di destinazione, come strumenti di contenuto efficaci.

1. Fai sapere al tuo pubblico che ci tieni

È importante che tu faccia sapere ai tuoi iscritti – newsletter – e ai visitatori, che stai entrando nello spirito festivo. Sebbene sia ovvio che i clienti vogliono un buon affare e tu vuoi vendere il  prodotto, non sarebbe male condividere contenuti relativi al ringraziamento con i tuoi dipendenti. Dimostra che ci tieni al tuo ambiente.

Oltre a umanizzare il tuo brand, la condivisione di email regolari poche settimane prima del Black Friday prepara i lettori a tenerti in primo piano. Ciò aumenta la probabilità di vendere con successo. Ecco come funziona:

Marco, che è abbonato alle tua newsletter, vede che hai inviato un’email relativa alle offerte del Black Friday e altre 2 riguardanti le occasioni del Cyber Monday. Li legge e continua la sua giornata. Il 27 novembre, Marco prende il telefono e inizia a cercare buoni affari perché sa che è il Black Friday, ricorderà di aver ricevuto alcuni messaggi di posta elettronica dal tuo brand e tornerà a quelle e-mail, aprirà il tuo sito Web per sfogliare il catalogo e inizierà la sua esperienza di acquisto.

2. Personalizza le tue e-mail e supera il disordine stagionale!

Ora, se invii a Marco un’altra email la mattina del Black Friday, la possibilità che lui la apra, sarà molto più alta. Questo è il motivo per cui è importante inviare newsletter regolari; è un promemoria per i tuoi clienti così da tenerti in primo piano quando sono pronti per l’acquisto!

Molti rivenditori di grandi giochi offrono sconti profondi che probabilmente non puoi eguagliare, quindi una strategia migliore è attirare i clienti con altre offerte significative del Black Friday e del Cyber ​​Monday.

Ecco cosa puoi offrire tramite le tue email:

  • Codici coupon univoci per gruppi di clienti specifici
  • Vendita a livello di sito con un codice coupon universale
  • Prodotti o collezioni in vendita
  • Regalo o buono sconto con acquisto minimo
  • Spedizione gratuita

Ricordati sempre di premiare i tuoi clienti esistenti durante le promozioni speciali. Normalmente sono le persone più facili da convertire perché hanno già fiducia nel tuo brand. Puoi progettare un programma di premi per tutto l’anno con opzioni di fidelizzazione durante il Black Friday.

3. Utilizzare righe oggetto BFCM creative

Basandoti sui punti precedenti, un’altra modalità per sfondare un mucchio di e-mail che sembrano tutte uguali, è usare linee tematiche accattivanti e creative. La riga dell’oggetto è la prima impressione di un’email e il lettore impiega meno di 3 secondi per decidere se fare clic su di essa o meno. Quindi, una buona linea tematica, ha anche una correlazione positiva con il CTR.

Nel contesto del Black Friday e del Cyber ​​Monday ci sono alcuni punti da notare, ti aiuteranno a trovare titoli che attirano l’attenzione:

  • Mantieni l’oggetto pertinente al tuo brand, non esagerare per il bene della creatività
  • Usa elementi di curiosità e urgenza. Sono modi psicologicamente provati per attirare l’attenzione
  • Utilizza strumenti online come Kopywriting KoursePortent per fare brainstorming su idee eccellenti in merito all’argomento. Ho provato personalmente Portent con grande successo. Ecco un titolo generato in modo casuale che ho trovato divertente: “11  Things about –  Black Friday – Your Teachers – Wouldn’t Tell You”.

Su una nota più seria, ecco alcuni buoni esempi:

  1. Siamo contenti che tu abbia deciso di rimanere al Black Friday
  2. Non aspettare che sia troppo tardi! 
  3. Storia: come ho risparmiato acquistando cose! 

4. Preparare in anticipo il contenuto della posta elettronica

Questo punto è fondamentale. Una volta che gli ordini di vendita e le richieste dei clienti iniziano ad arrivare, non hai molto tempo per creare e inviare contenuti. È meglio se il tuo team ha già preparato dei bei modelli di email almeno un mese prima del Black Friday e del Cyber ​​Monday.

Devi preparare dei modelli in base al branding plan e alla segmentazione dei clienti che si collegano alla strategia dei contenuti. Ad esempio, se ti concentri sui coupon per gli abbonati di età superiore ai 30 anni e sugli sconti per quelli di età inferiore ai 30 anni, assicurati di preparare le tue email di conseguenza. Non puoi permetterti che la persona sbagliata riceva il messaggio errato.

5. Consenti ai visitatori di conoscere immediatamente le offerte del Black Friday / Cyber ​​Monday

Questo è un gioco da ragazzi. Se avete intenzione di fare Marketing per BFCM, le azioni di opt-in forme con landing page efficaci sono le migliori e le più convenienti.

La registrazione alla tua newsletter si concretizza se hai incuriosito il lead con i nuovi prodotti, le offerte speciali,  le promo limitate e un coupon gratuito. Non utilizzare il colore grigio per il corpo del testo. È troppo chiaro per attirare l’attenzione immediata, usa colori più scuri e audaci: il blu indica fiducia.

Ti consiglio di utilizzare Mailmunch per creare moduli di attivazione e pagine di destinazione semplici e privi di codifica che ti danno il controllo completo sul contenuto e sulla tempistica dei pop-up. Puoi anche scegliere tra una moltitudine di bellissimi design. 

6. Utilizzare moduli di partecipazione interessanti e pertinenti alla stagione

Dicono che i libri non dovrebbero essere giudicati dalle loro copertine, ma in quale altro modo possiamo avere un’idea di cosa c’è dentro?

I moduli per il Black Friday sono come i libri

La stessa logica si applica ai moduli di partecipazione. Il design e il contenuto che scegli sono la prima impressione che colpisce un visitatore. Se desiderano di ricevere le tue email, hanno bisogno di una sorta di regola abbreviata che li guidi. E questa regola sembra essere la rilevanza dell’offerta e la qualità del design. Pertanto è molto importante che entrambe queste funzionalità siano corrette.

Ora, se stiamo facendo una campagna per il Black Friday, il contenuto deve indicare chiaramente quale tipo di vantaggio riceverà il cliente dall’iscrizione alla newsletter. Tale contenuto deve essere supportato da un bellissimo design del modulo di partecipazione che rimane fedele al tema del Black Friday e del Cyber shopping. E già che ci sei, perché non affascinare veramente i tuoi lettori usando magneti al piombo. I magneti al piombo risolvono un vero problema per un cliente e sono veloci da digerire: esempi sono e-book, liste di controllo e cheat sheet.

7. Per la leva del posizionamento SEO utilizzare pagine di destinazione BFCM per tutto l’anno

Google, ha pubblicato un rapporto dove si evidenzia che il 61% degli acquirenti, ricerca i potenziali acquisti prima del fine settimana del Black Friday. Ciò significa che i consumatori hanno la tendenza a fare clic sui primi 10 risultati che vedono sul motore di ricerca, ed è qui che entra in gioco la leva SEO.

I marchi e i siti web che si classificano meglio raccoglieranno la maggior parte dei clic lasciandoti con un pezzo di torta minore. Questo è il motivo per cui è meglio creare pagine di destinazione annuali per il Black Friday e il Cyber ​​Monday, invece di ricominciare la stagione con un ranking SEO basso. Pensaci. 

Ora, sai che puoi sfruttare al meglio il Black Friday e il Cyber ​​Monday personalizzando le tue email, i moduli e le pagine di destinazione, in base al periodo storico, con un messaggio chiaro e lineare.

>> Dalla Digital Strategy al Social Media Marketing, tutti i Corsi e Master Ninja Academy scontati oltre il 50%! Scopri il Black Friday di Ninja Academy, solo 100 coupon disponibili. <<

Continua Marketing Hyper Experience, il Festival Digitale dell’Alta Formazione

Chi si occupa di formazione ha il compito imprescindibile di insegnare alle aziende come vivere le conseguenze della crisi e trasformarle in progetti virtuosi che non hanno nulla da invidiare a ciò che si è fatto in passato. L’esigenza attuale è di formarsi per il futuro, ottenere gli strumenti che servono adesso, sapere cosa tenere e cosa cambiare.

È da questa esigenza che nasce HYPER EXPERIENCE, il primo Festival Digitale dedicato alla Formazione. Un palcoscenico virtuale su un’innovativa piattaforma digitale dove andrà in scena una rassegna dei più importanti esperti nel mondo del marketing, vendite, negoziazione, strategia d’impresa e non solo. Infatti, ci sarà spazio anche per gli autori dei più importanti saggi che sono stati di ispirazione a migliaia di manager che incontreranno il loro pubblico in dei caffè letterari virtuali.

>>> Scopri subito tutto il programma di Marketing Hyper Experience!

Com’è nata l’idea di un Festival Digitale dedicato all’Alta Formazione

L’idea e il format sono di Performance Strategies, con i massimi esperti mondiali nelle aree strategiche per chi fa business oggi. Performance Strategies ha ascoltato le esigenze dei manager delle più importanti aziende come BOSCH, Pomellato, Ferrero, Adidas, Bauli, Banca Sella, PWC, Salesforce e tanti altri e ha voluto rispondere prontamente offrendo nuovi contenuti che potessero rappresentare una sorta di libretto di istruzioni per l’economia del futuro.

“Quanto accaduto negli ultimi mesi ci ha richiesto di andare ben oltre i limiti e di rifondare l’esperienza dell’alta formazione per rispondere a nuovi bisogni strategici, alla necessità di sviluppare modelli cognitivi e approcci specialistici. Abbiamo aperto le porte a una dimensione innovativa della formazione, dotata di un’incredibile forza evolutiva, grazie al sostegno dei relatori più eminenti nel mondo delle vendite, del marketing e della leadership. Un format innovativo ed unico, contenuti ed esperienze live e on demand per portare la formazione, il networking e l’ispirazione a un livello superiore, anche grazie ad una piattaforma tra le più importanti al mondo. È questo il nuovo mondo di Performance Strategies: Hyper Experience” – dichiara Marcello Mancini, founder Roi Group.

Come funziona Hyper Experience

3 settimane di contenuti, oltre 18 ore di formazione, 6 giorni di networking, 4000 partecipanti, aperitivi con gli autori, case studies: questo l’ambizioso programma di Marketing Hyper Experience. Content marketing strategico, neuromarketing, digital acceleration: ecco alcuni dei temi affrontati al Marketing Hyper Experience, il più importante virtual event italiano sui temi del marketing con 4 tra i massimi esperti nel mondo del settore.

Il primo Festival Digitale dedicato all’Alta Formazione sarà strutturato così: ci sarà un maxi-auditorium virtuale dedicato agli incontri con i relatori, una zona lounge, una sala d’attesa, stanze virtuali in cui fare aperitivi letterari con gli autori, sale dedicate ai momenti one to one tra le aziende per lo scambio delle informazioni e per stringere nuove relazioni di business, una library digitale, una focus room, una lobby. Queste sono solo alcune delle possibilità che i partecipanti avranno durante il festival.

Ha inaugurato il 9 ottobre Joe Pulizzi, uno dei massimi esponenti al mondo di Content Marketing, il primo a definirne il concetto nel 2001; venerdì 16 ottobre sarà la volta di Zoe Chance, esperta di persuasione ed economia comportamentale, è docente presso il dipartimento di Marketing della Yale School of Management; e in ultimo venerdì 23 ottobre protagonisti Neil Patel – definito da The Wall Street Journal uno dei più popolari influencer del settore, per Forbes è tra 10 migliori marketer online – e Derek Thompson, giornalista specializzato nei temi di media e tecnologia, uno degli autori più seguiti della rivista The Atlantic e autore del bestseller mondiale Creare Successi.

A intervallare queste giornate, il mercoledì di ogni settimana sarà dedicato all’aperitivo con gli autori di best seller internazionali sui temi del marketing come Alf Rehn ed Emily Heyward (14 ottobre), Perry Marshall e Safi Bachall (21 ottobre); e alle case study di successo con testimonianze e best practice dalle realtà imprenditoriali italiane. Protagonisti Roberto Giugliano di Redbull (14 ottobre); Giampaolo Grossi di Starbucks e Riccardo Iovino di Edilizia Acrobatica (21 ottobre).

Iscriviti a Marketing Hyper Experience, una grande arena dove trovare nuove ispirazioni, nozioni, contenuti e strumenti per poter ricostruire con successo e soddisfazione l’economia del futuro.

proteggerti dai social media

La soluzione al Dilemma: come proteggerci dai social?

  • The Social Dilemma è un docu-drama che ha riportato l’attenzione sul tema degli effetti negativi dei social network, utilizzando strumenti anche poco leciti ma riuscendo a far arrivare il messaggio anche a chi non ne era a conoscenza.
  • Un pezzo della soluzione al dilemma infatti è esserne consapevoli: conoscere le tecniche e le modalità con cui gli algoritmi “ci controllano” ci aiuta a farci influenzare di meno.
  • Inoltre ci sono 5 ottimi strumenti per proteggerci dagli effetti più negativi dei social network, anche senza arrivare a eliminare il proprio account, che nel film non trovano abbastanza spazio.

 

Negli ultimi tempi, complice il successo mondiale del recente docu-film Netflix “The Social Dilemma“, si è riacceso il dibattito su un tema caldo che a ondate continua a infiammare l’opinione pubblica (e che, puntualmente, finisce poi nel dimenticatoio fino allo scandalo successivo).

Un tema che ci tocca da vicino più o meno tutti: le conseguenze negative dell’uso dei social network e di gran parte delle piattaforme digitali che utilizziamo abitualmente, sul singolo e sulla società.

Un argomento di cui sentiamo parlare (e che osserviamo quotidianamente nelle nostre vite) da anni, ma che questo progetto firmato Netflix ha contribuito a portare a un nuovo livello di approfondimento.

In questo “ibrido tra dramma e documentario” (come lo descrive accuratamente la stessa piattaforma di streaming) si esplora l’influenza pericolosa dei social network sulle nostre vite, tramite la testimonianza di ex-dipendenti delle big tech companies e altre figure. Puoi leggere la descrizione completa di The Social Dilemma in questo articolo precedente.

The_Social_Dilemma

Un ibrido potente, perché combina la veridicità dei dati, presentati in perfetto stile documentario, con la narrazione puramente fiction di un film drammatico. I protagonisti sono i ragazzi di una normale famiglia americana alle prese con la vita quotidiana. Una famiglia che, come tutti, fa grande affidamento sui social network per definire la propria identità, le proprie credenze, le proprie abitudini, etc. Ma il film “buca lo schermo” e ci porta, sempre in forma di fiction, non solo all’interno della vita di un utente dei social, ma anche nei meccanismi che regolano gli algoritmi di queste piattaforme.

Così, per spiegare il funzionamento del sistema, l’algoritmo viene “umanizzato”. All’interno del film prende la forma di tre “stalker” che osservano tutte le mosse dell’utente, divertendosi a inventare sistemi sempre più ingegnosi per attirare la sua attenzione, alimentare la sua dipendenza e, in ultima analisi, assoggettarlo al loro volere (ossia, quello degli advertisers).

L’utilizzo di questa metafora potente rende il film assolutamente terrificante: difficile guardarlo tutto senza un sentimento di panico crescente nel petto.

Se lavori nel campo della comunicazione, della tecnologia e del design, probabilmente proverai anche una buona dose di senso di colpa… perché ti renderai velocemente conto che, da un punto di vista professionale, per giocare a questo gioco hai dovuto spesso accettarne le regole.

E soprattutto, sentirai probabilmente un grande senso di tristezza per la sensazione di essere assolutamente impotente davanti a ciò che i social ci stanno facendo.

Ma è davvero così? O ci sono delle azioni concrete che possiamo compiere, anche senza eliminare la nostra presenza digitale, per tutelarci?

Quanto fanno male i social network?

Screenshot da The Social Dilemma

La verità è che tutti occasionalmente ci rendiamo conto dell’influenza che i social (ma non solo loro) hanno sulle nostre vite, e spesso ci chiediamo quanto questo effetto sia negativo.

The Social Dilemma non fa altro che spalancare il vaso di Pandora e gettarci in faccia per più di un’ora il lato più oscuro di queste piattaforme. Ingigantendolo anche, e non poco.

Da una parte, le scelte stilistiche di questo film sono discutibili: ricorrere a tecniche narrative come la musica angosciante e l’allegoria dell’algoritmo cattivo ha il chiaro intento di demonizzare queste piattaforme.

Inoltre le informazioni riportate rappresentano tutte solo un lato della medaglia, quello “anti-social” incarnato dagli ex-dipendenti pentiti dei giganti del tech.

E infatti i diretti interessati dall’attacco, in particolare Facebook, hanno ribattuto proprio su queste argomentazioni.

In questa nota rilasciata recentemente accusano i creatori di aver volontariamente omesso una parte della verità: non ci sono altre voci come quelle degli attuali dipendenti, manca la possibilità di controbattere e di spiegare cosa stanno facendo per risolvere i problemi evidenziati, le misure anti fake-news o quelle per proteggere la privacy.
Assicurano che il loro obiettivo non è quello di renderci dipendenti dalle piattaforme, ma aiutarci a restare in contatto con ciò che ci interessa. E che non è vero che, come invece affermano i protagonisti di The Social Dilemma, “se non stai pagando per utilizzare un prodotto, vuol dire che il prodotto sei tu”: Facebook e gli altri social sostengono che il loro modello di business basato sulla pubblicità esista per permettere a tutti di utilizzarlo gratuitamente.

La verità però è che quest’ultima affermazione è un po’ come dire che il mangime è gratis per il bestiame da allevamento. C’è qualcosa che stride.
Ed è evidente che i social network stanno effettivamente avendo effetti devastanti sugli individui più deboli, come i ragazzini, e sulla società in generale (come il problema delle Fake News legate al Covid ci ha tristemente dimostrato).

Insomma, il dubbio che The Social Dilemma sia un po’ “calzato” per trasmettere un messaggio negativo c’è, ed è legittimo. Le tecnologie non sono intrinsecamente negative, né lo sono i loro creatori, e d’altronde i social aiutano quotidianamente miliardi di persone e aziende ad essere più connesse, più informate e più unite.

Ma dall’altra parte era importante che un messaggio come questo arrivasse “alle masse”: molte persone non si sono mai poste questo problema, e vedere questo docufilm è stato come ricevere come sveglia uno schiaffo. Ed è questa, almeno in parte, la soluzione che cerchiamo.

social effetti negativi

La soluzione al dilemma: conoscere per proteggersi

È innegabile che i social network possono fare male, ed è vero che sfruttano meccanismi del nostro cervello volti a creare una sorta di “dipendenza”. Il modello di business basato sulla pubblicità non avrà forse come prodotto noi come persone, ma certamente la nostra attenzione sì.

Il vero pericolo però, la situazione in cui gli effetti di quanto sopra possono essere più devastanti, è quella in cui noi ne siamo all’oscuro. Quanto più siamo ignoranti nei confronti del funzionamento “tecnico” dell’algoritmo che decide cosa mostrarci, quanto più rischieremo di cadere nelle trappole che il film ci mostra:

  • Credere che tutti la pensino come noi;
  • Vedere solo un lato della verità;
  • Condizionare l’idea stessa del nostro valore, di ciò che è vero e ciò che non lo è.

Qual è l’antidoto, quindi, la soluzione al “dilemma”?

Conoscere.
E se per farci arrivare il messaggio forte e chiaro gli autori del documentario hanno voluto calzare la mano, per me va bene. Perché sono riusciti, forse per la prima volta, a entrare davvero nelle nostre teste.

Cose come lo scandalo di Cambridge Analytica ci avevano fatto storcere il naso e avevano contribuito ad alimentare un’idea malsana tipo: “Mark è un cattivone, Facebook è pericoloso“.
Ma pochi, pochissimi hanno veramente capito cosa sia successo lì, le dinamiche vere.

Quello che The Social Dilemma invece fa benissimo è questo: entrare nel tecnico, mostrarci i meccanismi più complessi, con un linguaggio semplice. Ok, addirittura semplicistico forse. Ma forse è l’unico che la stragrande maggioranza di noi può capire, quando l’argomento è così complesso.

Il vero problema di questo docufilm?
Quello che manca, a mio parere, è una soluzione.
Insomma, dopo un’ora e mezza di musica angosciante e persone che con sguardo triste raccontano quanto sia malvagio ciò che avviene dentro ai nostri smartphone, ci si sente un po’ abbandonati. Senza speranza.

Mentre scorrono i titoli di coda, i protagonisti provano a dare qualche consiglio per migliorare la situazione, ma l’hype è ormai finito e la sensazione è quella di spegnere il computer con tante domande e nessuna risposta.

Come facciamo a proteggerci dalle conseguenze negative dei social media? Cosa possiamo fare per “combattere”, a parte forse cancellare i nostri account?
Abbiamo il potere di cambiare le cose?

Quello che il film Netflix forse non fa capire abbastanza bene è che sì, possiamo fare molto.

E il primo passo lo abbiamo già fatto prendendo consapevolezza del problema.

Alcuni altri, invece, sono qui sotto.

LEGGI ANCHE: C’è ancora spazio per i brand sui social media? Il vero dilemma è questo

5 cose che puoi fare subito per riprendere il controllo dei tuoi social

come proteggerci dai social

1. Non cancellarti dai social se non senti che sia la cosa giusta per te

Prendi però consapevolezza del problema, e aiuta altri a fare lo stesso.

Una delle principali “call to action” del film è proprio questa: “contribuisci alla conversazione“. Andando a visitare il sito suggerito alla fine dei titoli di coda (sì, lo hanno messo proprio nascosto) ci si trova in un’interessante lettura.

Vengono forniti strumenti per alimentare la conversazione, come un gioco virtuale o delle guide per le discussioni. Consigli per riprendersi il proprio “spazio digitale” e strumenti utili.

Persino un plug-in del browser (Ad Observer) per condividere con i ricercatori gli annunci che vedi sui social media e contribuire ad esporre le tecniche di micro-targeting e responsabilizzare gli inserzionisti.

2. Fai pulizia (“decluttering“)

Letteralmente significa “selezionare degli oggetti inutili, che non usiamo più per poi cederli o barattarli, così da guadagnare spazio in casa“, ma è un concetto applicabile ad ogni ambito della vita, inclusi i social.

Uno dei primi metodi che si possono seguire è quello di disattivare le notifiche, soprattutto tutte quelle che non ci avvisano di qualcosa di urgente.

Hai davvero bisogno di una notifica che ti interrompa mentre lavori o studi per comunicarti che qualcuno ti ha lasciato un cuore su Instagram? Ecco, no. Giocando con le impostazioni è possibile riacquisire in buona parte il controllo.

Come dice uno dei protagonisti di The Social Dilemma, disattivare le notifiche è una buona idea “per lo stesso motivo per cui non giri con dei biscottini in tasca”.

3. Insegna agli algoritmi ciò che ti interessa, e non lasciare MAI che siano loro a scegliere per te

Questo è uno dei consigli più intelligenti che ho trovato. Gli algoritmi dei social (e non solo) funzionano secondo un modello predittivo in base alle tue scelte precedenti.

Non è cattiveria, non c’è nessuno stalker, ma ogni volta che clicchi sul “video suggerito” alla fine di quello che stavi guardando su YouTube non fai altro che contribuire alla targettizzazione che una macchina sta facendo di te.

Non cascarci! Ci sono anche delle estensioni per Chrome che bloccano questo genere di distrazione.

Lo stesso discorso vale ad esempio per Facebook: puoi “superare” la volontà dell’algoritmo, che ti mostra ciò che lui pensa sia interessante per te, andando sulle pagine e le persone che segui e di cui vuoi ricevere prioritariamente gli aggiornamenti, cliccando su “segui” e poi su “mostra per primi”.

Così sarai tu a scegliere sempre di più il tuo feed.

4. Limita il tempo che trascorri sui social. Ma per poterlo fare, devi rendertene conto

Dobbiamo iniziare a esercitare la nostra volontà quando si tratta di social media, come decidere di non dedicarvi più di un tot di minuti al giorno, ma a volte la volontà da sola non basta.

Ti è mai capitato di andare in bagno con lo smartphone in mano e….puff, la successiva cosa che sai è che è passata mezz’ora e tu sei ancora lì seduto? Ecco.

Per evitare tutto questo e “addestrare” il nostro cervello al giusto mindset possono essere utili app come YourHour: puoi partecipare alle sfide (ad esempio, sai stare 4 ore senza telefono?), visualizzare report delle tue attività, identificare il tuo livello di dipendenza, utilizzare un timer che ti segnali quando superi certi parametri o addirittura blocchi completamente l’utilizzo.

Lo trovi estremo? Non lo è. Come ogni dipendenza servono strumenti seri per interromperla.
E come spiega The Social Dilemma, anche se ti sembra non sia così, quella dei social è una vera e propria dipendenza perché sono stati strutturati per attivare le stesse aree del cervello!

5. Segui persone con cui non sei d’accordo

Ti senti di far parte di un certo partito politico, credo religioso o altro argomento “polarizzante”? Ottimo.

Fai uno sforzo deliberato e inizia a seguire almeno 5 persone o organizzazioni che appartengono alla fazione opposta. Potrà sembrarti frustrante in principio, ma leggere opinioni divergenti ti allenerà alla pazienza e alla comprensione di argomentazioni differenti.

Soprattutto però eviterà che si crei la pericolosissima “bolla” per cui, come spiegano in The Social Dilemma, chi si dimostra interessato al fatto che la terra sia piatta comincia a vedere intorno a sé solo persone che la pensano allo stesso modo, convincendosi che quella sia la verità.

6. Fai la tua parte

Infine, se sei un professionista che lavora con i social media, un designer, un IT guy che progetta siti ed app che devono catturare l’attenzione dell’utente, un giornalista o similare…ricordati che è anche compito tuo fare scelte etiche.

Ogni volta che scrivi un titolo clickbaiting, che ti inventi un modo per richiamare l’attenzione, che scegli un utilizzo che ti pare poco etico del tempo dell’utente online, fermati e rifletti.
È davvero così che deve andare? C’è una soluzione migliore? Quale?

Puoi rifarti per esempio all’Ethical Design Manifesto.

ethical-design/

La verità è che possiamo fare poco, è così.

Servirà ben altro per superare questi problemi, saranno necessarie regolamentazioni internazionali, multe salate, commissioni d’inchiesta.
Bisognerà ripensare totalmente i modelli di business che abbiamo adottato come società, perché sono spesso malati.

Ma la tua voce conta, la tua azione conta, e nessuno può farla al posto tuo.
E secondo me è questo che dovrebbe ricordarci The Social Dilemma.

 

Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti.

Week in Social: dalle novità per Reels all’integrazione tra YouTube e Shopify

Non c’è fine settimana che tenga senza il recap Ninja delle principali notizie dal mondo dei social.

Ecco quindi tutto quello che non devi assolutamente perderti questa settimana.

Tutto sul nuovo Design del sito di Facebook

Universo Facebook

Facebook ha annunciato un nuovo Centro risorse per la salute emotiva, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale. Il social ha annunciato il lancio di nuovi strumenti per supportare la crescita della consapevolezza su questi temi.

Sul fronte Instagram

Nuove funzionalità audio in arrivo per Reels. Instagram aggiunge un’opzione per salvare i suoni in-app da utilizzare poi nei propri clip, la condivisione delle collezioni via DM e la ricerca per suoni e musica. Il social segue così un trend sempre più evidente che enfatizza tutte le funzioni audio.

Instagram starebbe anche lavorando sulla possibilità di visualizzare le metriche degli ultimi 30 giorni, per agevolare la vita ai social media manager, secondo quanto riportato da alcuni analisti.

Infine, la piattaforma ha annunciato un nuovo update per la sua app separata Threads, che aggiunge una completa integrazione della messaggistica istantanea.

Ultimo aggiornamento, non meno importante dalla settimana: Instagram nasconderà automaticamente i commenti offensivi. Anche in questo caso si tratta di un’opzione sempre più utilizzata dalle tante piattaforme di condivisione online, per arginare attraverso l’automazione e l’intelligenza artificiale il fenomeno degli hate speech. L’azienda ha spiegato che i commenti che saranno nascosti saranno simili a quelli che sono stati segnalati dagli utenti in passato.

LEGGI ANCHE: Come le aziende possono parlare il linguaggio dell’ottimismo per coinvolgere le persone (e tutelare il brand)

Mondo YouTube

YouTube testa un’integrazione con Shopify. Pensata per il merchandising dei creator, la funzione dovrebbe permettere di vendere direttamente tramite video, trasformando la piattaforma in una sorta di enorme catalogo.

YouTube Smartphone

In linea con quanto sta accadendo anche sugli altri social, la piattaforma testa nuovi avvisi sui commenti potenzialmente dannosi. Per incoraggiare interazioni più rispettose la piattaforma farà comparire un prompt proponendo di rivedere la risposta prima che venga pubblicata.

Pianeta Twitter

Twitter vuole rendere la funzione ‘Quote Tweet’ predefinita. Il social cerca in questo modo di far sì che un numero maggiore di utenti aggiunga i propri pensieri ai retweet.

E per aiutare a migliorare la scoperta di nuovi account, la piattaforma sta sperimentando nuove opzioni per aggiungere istantaneamente tutti gli account con un solo tocco e rimuovere facilmente quelli che non si vogliono più seguire.

Come le aziende possono parlare il linguaggio dell’ottimismo per coinvolgere le persone (e tutelare il brand)

Pinterest ha recentemente pubblicato una nuova guida che si concentra sul potere della positività sui social media, soprattutto per quanto riguarda la costruzione del brand online.

Mentre altri social network usano l’engagement come incentivo chiave, la piattaforma di ricerca visuale propone un’altra strada: “Se i social media ci hanno insegnato una cosa, è che i contenuti non filtrati guidano la negatività. Senza moderazione intenzionale, le piattaforme costruite sulla connessione delle persone hanno – alla fine – solo polarizzato le persone. Il fatto è questo: la rabbia e la divisività possono incoraggiare le persone a scorrere il feed. Ma non inducono le persone a comprare. Gli ambienti negativi rendono le persone meno propense a ricordare, meno propense a fidarsi e meno propense ad acquistare dai marchi.

Quindi, è davvero possibile generare coinvolgimento e interazione essendo  stimolando il dibattito e la risposta. Ma questo aiuta davvero a cambiare i risultati della tua azienda?

La guida di Pinterest si concentra su come i marchi possono massimizzare la risposta dei consumatori adottando un approccio positivo.

Per saperne di più e andare più a fondo abbiamo rivolto qualche domanda ad Adrien Boyer, Country Manager di Pinterest Francia, Sud Europa e Benelux.

LEGGI ANCHE: Da dove cominciare per portare la tua azienda su Pinterest

Come tutelare la brand safety sui social

Se all’inizio si ricercavano online contenuti relativi alla pandemia per informarsi, questa ricerca si è poi trasformata in qualcosa di più morboso. Come è possibile quindi evitare che questo avvenga? E per i business, come è possibile tutelare la propria brand safety in questo contesto?

Questa è una domanda molto importante perché sempre più brand chiedono dove compaiono le loro pubblicità. Pinterest punta ad essere un luogo di ispirazione e per questo si sta impegnando per creare uno spazio sicuro e positivo per utenti e brand. Anche sulla disinformazione esiste una politica a riguardo che si concentra sul divieto di disinformazione sanitaria, inclusi consigli anti-vaccinazione o false cure per malattie croniche o terminali.

Dall’inizio della pandemia, la piattaforma si è impegnata a rimuovere qualsiasi informazione errata sul COVID-19, inclusi i vaccini. Sono vietate inoltre la pubblicità su Pinterest di informazioni false o fuorvianti sul Coronavirus.

Per garantire agli utenti l’accesso a informazioni utili su questa questione importante e affinché i brand siano visibili in un ambiente affidabile, la piattaforma ha anche implementato un’esperienza di ricerca personalizzata COVID-19, che consente all’OMS, al CDC e ad altre organizzazioni sanitarie di aggiungere contenuti alle loro bacheche COVID-19, che diventano automaticamente parte dei risultati di ricerca quando gli utenti cercano termini correlati al COVID-19. In questo modo, i Pinner sono collegati alla realtà dei fatti e vengono sfatati falsi miti con informazioni autorevoli da fonti affidabili.

In quanto piattaforma per trarre ispirazione e pianificare i momenti della vita, Pinterest è sempre stato un luogo di positività, con quasi 9 Pinner settimanali su 10 che affermano che sia “un’oasi online”. Per i consumatori e, di conseguenza, per i brand.

Gli sforzi di social e più in generale delle piattaforme di condivisione, in termini di moderazione dei contenuti sono notevoli oggi.  Ma è importante tenere presente soprattutto che Pinterest è diverso dalle piattaforme social, perché è più simile ai “personal media” che ai “social media”.

Le persone non vanno su Pinterest per trasmettere i propri pensieri ed opinioni politiche a un social network; qui le persone sono in cerca di idee da scoprire, salvare e mettere in pratica. Il contenuto sulla piattaforma è intrinsecamente diverso dalla maggior parte dei contenuti social.

E questo per l’azienda inizia dall’aiuto ai 400 milioni di utenti mensili globali a scoprire nuove idee e prodotti da acquistare per la loro vita quotidiana.

Ora più che mai, le persone sono alla ricerca di luoghi in cui ispirarsi e trovare risposte alle sfide attuali. In effetti, gli utenti di Pinterest hanno il 20% di probabilità in più rispetto al resto della popolazione di avere il benessere mentale ed emotivo come top of mind durante la pandemia.

Se le persone trovano contenuti che non dovrebbero essere su Pinterest, sono incoraggiare a segnalalo. Il rapporto con gli utenti diventa così una leva fondamentale per evolvere gli standard e utilizzare strumenti proattivi per trovare e rimuovere i contenuti.

Inoltre, la piattaforma chiede consiglio ad esperti esterni su come migliorare le policy e la loro applicazione.

Ottimismo e positività nelle campagne dei brand

Pinterest si è sempre presentato come un luogo positivo e da quando è iniziata la pandemia, questo è diventato ancora più vero. Le ricerche e l’interesse per la “positività” sono aumentate del 65% da questo periodo dell’anno scorso, ai massimi livelli nella storia della piattaforma.

Ora più che mai, infatti, le piattaforme sono responsabili della creazione e della promozione di esperienze online positive per i consumatori. Non è più solo una questione di contenuto pubblicitario, ma anche di contesto pubblicitario.

La recente ricerca della piattaforma mostra che le campagne pubblicitarie che emergono in un ambiente online più positivo determinano un impatto in ogni fase della canalizzazione di acquisto. Al contrario, gli ambienti negativi rendono le persone meno propense a ricordare, meno propense a fidarsi e meno propense ad acquistare dai brand.

Infatti, 6 adulti su 10 concordano sul fatto che è più probabile che ricordino i brand che incontrano online quando si sentono positivi, e si fidano anche, si sentono positivi e alla fine acquistano dai  brand  che vedono in ambienti positivi.

Allo stesso modo, 2 adulti su 3 concordano che è responsabilità di un brand fare pubblicità in luoghi sicuri e positivi ed evitare contenuti negativi. (Fonte: usertesting.com, luglio 2020). Pertanto, è fondamentale per i brand assicurarsi che i propri annunci vengano visualizzati in una posizione positiva e in mezzo a una pandemia globale, l’adiacenza degli annunci è più importante che mai.

retail

Free Listing e Local Service ads: scopriamo i nuovi strumenti di Google per il Retail

  • Google ha da poco introdotto schede dei prodotti gratuite su Shopping tab e annunci di Servizi locali.
  • Per questi ultimi non è necessario avere un sito web per attivarli e si paga solo quando si riceve effettivamente il contatto di un potenziale cliente.

 

Google ha da poco annunciato il lancio di due nuovi strumenti pensati per aiutare i retailer a raggiungere i propri clienti e a cogliere nuove opportunità grazie al supporto del digitale.

Si tratta dell’introduzione delle schede dei prodotti gratuite (free listing) sulla Shopping tab e degli annunci di Servizi locali (Local Service ads).

In questo periodo di particolare difficoltà per il settore, è utile conoscere tutti i tool che possono consentire di migliorare il proprio posizionamento online, raggiungere effettivamente i potenziali clienti ed aumentare così le vendite. Scopriamo quindi insieme queste due nuove possibilità.

Le schede dei prodotti gratuite nella Shopping tab

Anche i retailer di Europa, Medio Oriente e Africa hanno l’opportunità di avere schede dei prodotti gratuite sulla scheda Google Shopping (Shopping tab).

Disponibili a livello globale a partire da metà ottobre, i risultati di ricerca sulla Shopping tab consisteranno principalmente in schede dei prodotti gratuite, per aiutare i retailer a trovare nuovi clienti pur non effettuando investimenti pubblicitari su Google.

Gli acquirenti potranno scegliere tra una più ampia selezione di prodotti e negozi, in tempo per il periodo di acquisti più intenso dell’anno.

Per i retailer che utilizzano già Google Ads per raggiungere potenziali clienti, la possibilità di utilizzare delle schede dei prodotti gratuite sulla scheda Google Shopping rappresenta una spinta anche per le campagne a pagamento.

Per fare un esempio pratico, negli Stati Uniti, i retailer che hanno usufruito sia delle schede dei prodotti gratuite sulla Shopping tab, sia degli annunci hanno visto in media raddoppiare le proprie visualizzazioni e aumentare del 50% le visite. E le piccole e medie imprese sono quelle che ne hanno beneficiato maggiormente, registrando incrementi maggiori da quando sono state introdotte le schede di prodotto gratuite.

Se già si utilizzano il Merchant Center e gli annunci Shopping, non è necessario fare nulla per beneficiare di questo cambiamento; l’inventario di prodotti apparirà automaticamente e senza costi.

Google sta lavorando, intanto, per rendere più semplice possibile il processo di adesione per i nuovi retailer. In Europa, è inoltre possibile scegliere quale Servizio di Shopping Comparativo (SSC) possa includere le schede dei prodotti gratuite.

LEGGI ANCHE: Verso il New retail normal: sono cambiati i comportamenti degli italiani

Mettere in contatto le persone con professionisti locali

Molte persone acquistano localmente e stanno cercando di rafforzare i contatti all’interno della propria community locale. Le ricerche che contengono la dicitura “vicino a me” sono più che raddoppiate in tutto il mondo: in Italia per esempio, considerando la prima settimana di aprile rispetto alla prima settimana di agosto 2020, sono cresciute del 300%. In Europa, nella prima metà del 2020, le ricerche di servizi locali, per esempio legate a lavori di ristrutturazione e manutenzione della casa, hanno subito un incremento del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Per aiutare le realtà locali a raggiungere i clienti più vicini a loro, il colosso del web ha introdotto anche gli annunci di Servizi locali in Italia e in altri nove paesi europei: Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Spagna, Svizzera e Regno Unito.

Gli annunci di Servizi locali aiutano le persone a individuare e a mettersi in contatto con professionisti locali di fiducia – per esempio idraulici, addetti alle pulizie o elettricisti – supportati dal badge Protezione Google. I potenziali clienti possono visionare le informazioni relative alla loro licenza e le recensioni dei clienti precedenti, confrontarle e poi contattare i fornitori. Non è necessario disporre di un sito web per usufruire di questo tipo di annunci, e gli inserzionisti pagano solo nel momento in cui vengono contattati da un cliente, senza alcuna commissione prevista quando qualcuno clicca sull’annuncio. Le persone possono prenotare i servizi anche attraverso una telefonata.

retail

Lo stato delle piccole imprese online

La presenza online è diventata fondamentale per il successo commerciale di un’azienda, anche locale. Tuttavia, “secondo una ricerca YouGov del 2019, circa un terzo delle piccole imprese in Europa non ha neanche un sito web”.

Per aiutare le imprese a compiere i primi passi online, Google ha anche lanciato un sito per le aziende, dedicato alle piccole e medie imprese italiane. Google per le aziende si inserisce nel più ampio contesto di Italia in Digitale, il nuovo piano di Google annunciato a luglio per accelerare la ripresa economica del Paese attraverso progetti di formazione, strumenti e partnership per supportare le aziende e le persone in cerca di opportunità lavorative.

Proprio all’interno del sito dedicato a Italia in Digitale è ora consultabile una sezione interamente dedicata al retail, che raccoglie tutti gli strumenti Google pensati appositamente per supportare le aziende del settore. Da Market Finder, con il nuovo percorso specifico per il retail per creare una strategia aziendale globale, a Categorie Retail in crescita, per capire quali sono le categorie di vendita al dettaglio in rapida crescita nella Ricerca Google.

Da Grow My Store, pensato per supportare le aziende retail nel migliorare la loro presenza online, a Machine Learning Checkup, per capire le applicazioni dell’intelligenza artificiale e i potenziali benefici per la propria impresa, fino a Google My Business, per interagire più facilmente con i propri clienti.

Gli strumenti e le competenze digitali hanno rappresentato un’ancora di salvezza durante il lockdown. Oggi ha davvero senso continuare a sviluppare la propria presenza online non solo per fronteggiare il presente ma anche per farsi trovare pronti al futuro.

The Smile Can, l’edizione limitata di Coca-Cola per la Giornata Mondiale del Sorriso

Nella Giornata Mondiale del Sorriso, celebrata a livello globale il primo venerdì di ottobre, tutto è pensato per strapparcene uno e Coca-Cola ha pensato proprio a tutti. Niente è più immediato di un sorriso per generarne un altro: basta vedere una persona farlo, infatti, per sorridere a nostra volta. Ma c’è chi i sorrisi non riesce a vederli. Se c’è una cosa che quest’anno ci ha insegnato è che c’è sempre un altro modo per far arrivare i sorrisi.

Per dedicare un momento di divertimento a chi il sorriso non lo percepisce con gli occhi, nasce “The Smile Can”, una serie di 5 lattine da 33cl in edizione limitata che riporteranno alcuni messaggi scritti in Braille, co-creati insieme ad UICI, Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.

Le lattine della felicità

“Se strofini ancora esce il genio”, “Gratta pure, tanto non vinci nulla” sono solo alcuni dei messaggi che saranno presenti sulla serie di lattine, con l’obiettivo di generare un sorriso per ogni Coca-Cola, come recita il payoff.

Coca-Cola è un brand da sempre legato al concetto di felicità, vissuta come fonte di ispirazione anche attraverso progetti che promuovono l’inclusione e il superamento delle barriere, valorizzando le diversità. Attraverso “The Smile Can” Coca-Cola ha scelto di sostenere il centenario della fondazione dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, che proprio nel 2020 celebra questo importante traguardo.

“Ottimismo e inclusione fanno da sempre parte del DNA di Coca-Cola” – dichiara Cristina Broch, Direttore Comunicazione e Relazioni Istituzionali per Coca-Cola Italia. “La celebrazione dell’anniversario di UICI è solo il tassello più recente di un percorso che ci vede da tempo impegnati nel promuovere una società più inclusiva dove la valorizzazione della diversità possa essere leva di cambiamenti positivi”.

Coca-Cola e UICI hanno lavorato insieme nel definire i messaggi da leggere in Braille in modo divertente. Condividere i propri sorrisi e sensibilizzare attraverso il linguaggio universale della felicità sull’importanza di questo modo di leggere e scrivere è tra i principali obiettivi dell’Associazione.

“Questa iniziativa esprime qualcosa che noi promuoviamo da tempo, perchè vuole coniugare la sensibilizzazione sui temi della disabilità visiva con la leggerezza di un sorriso” – dichiara il Presidente Nazionale UICI Mario Barbuto.

La campagna integrata di Coca-Cola

Per presentare il progetto, Coca-Cola promuoverà su Linkedin e Youtube un messaggio dedicato a generare sorrisi proprio nella Giornata Mondiale dedicata a questo gesto; le lattine saranno poi presenti durante alcune delle principali iniziative dedicate alla celebrazione del centenario di UICI in tutta Italia. Con il suo messaggio positivo, anche la comunicazione di “The Smile Can” si inserisce perfettamente nella nuova strategia “Come Mai Prima”, la campagna lanciata a fine luglio a livello europeo che invita ad affrontare ogni cosa in modo diverso rispetto al passato, apprezzando da una nuova prospettiva tutto ciò che abbiamo intorno a noi.

LEGGI ANCHE: Coca-Cola celebra la diversità da sempre e oggi lo fa con una lattina arcobaleno

In occasione delle celebrazioni del Centenario dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, che riprenderanno ‪il 19 ottobre con l’incontro con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un “villaggio” itinerante toccherà quest’anno diverse città italiane, tra cui Genova, Roma, Milano, Bologna. Si potrà partecipare a esperienze sensoriali e di “donazione della voce”, dimostrazioni con il cane guida per ciechi, sessioni sportive, laboratori educativi e iniziative di sensibilizzazione in cui toccare con mano anche l’edizione limitata di “The Smile Can” di Coca-Cola, e scoprire il mondo della disabilità visiva in una luce di inclusione, indipendenza e creatività.

martketing borghi italiani

Marketing territoriale: lo storytelling aiuta i borghi d’Italia a riprendere vita

  • I piccoli borghi, essenza d’Italia, si spopolano: sono le grandi città ad offrire maggiori opportunità.
  • Il marketing territoriale, tramite lo storytelling, aiuta a raccontare la storia e le tradizioni dei cosiddetti Italian Villages e ad attrarre cittadini e turisti.
  • Arte, design e street art utilizzati come strumenti di valorizzazione delle tradizioni e per la ripartenza.

 

No, non siamo a Silent Hill, anche se c’è chi li definisce (da tempo) “paesi fantasma”. Non perché siano infestati, ma perché (sempre da tempo) c’è un costante movimento in atto.

Svuotamento dei piccoli comuni, dei cosiddetti borghi d’Italia, che rappresentano l’immagine di chi è partito per cercare fortuna altrove, soprattutto nei grandi centri urbani.

Le scuole chiudono per mancanza di bambini, le banche spostano gli sportelli, il trasporto pubblico è problematico se non addirittura inesistente.

Sì, c’è un’Italia che lotta per non sparire. E, se dovesse davvero dissolversi del tutto, sparirebbe il senso della nazione, composta anche da piccoli mondi antichi, dove c’è ancora il sapore delle vecchie tradizioni e dell’artigianato di un tempo.

Case ad un euro per richiamare gli abitanti, incentivi fiscali per aziende e nuovi residenti. La parola d’ordine è trasformare i limiti, come l’isolamento, in opportunità per turisti e nuovi abitanti. E sono sempre più i piccoli comuni che avviano proprie iniziative per attirarli.

LEGGI ANCHE: Le cinque regole fondamentali per uno storytelling efficace

Cosa c’entra il marketing territoriale

Già, cosa c’entra il marketing contro lo spopolamento dei borghi italiani? Si tratta di una trovata pubblicitaria, magari in stile piano Marshall?

No, o almeno non solo.

Con l’espressione marketing territoriale si indica l’insieme delle strategie finalizzate alla comunicazione turistica, tramite la valorizzazione di un determinato territorio e delle sue caratteristiche naturali e architettoniche.

Uno dei mezzi fondamentali è lo storytelling, poiché di una città viene raccontata la storia: una storia che non può prescindere dalle peculiarità, dal folclore e dalle attrazioni della zona interessata.

Tutta teoria?

No, se si pensa che non molto tempo fa, Airbnb (colosso dell’home sharing) ha lanciato un piano nazionale, Borghi Italiani (Italian Villages), per contribuire alla valorizzazione di questi luoghi e delle loro comunità.

marketing borghi italiani

In effetti, far conoscere i piccoli centri dell’Italia rurale (e non solo) ai viaggiatori di tutto il mondo significa accendere i riflettori su paesaggi, tradizioni e saperi unici, oltre che espandere le economie locali, promuovendo un turismo sostenibile, fuori dalle rotte maggiormente battute.

In quest’ambito rientra il recupero di quattro edifici storici attraverso progetti di valorizzazione, nati dalla collaborazione fra Airbnb, le istituzioni e la comunità locale.

È il caso, ad esempio, del progetto pilota di Civita di Bagnoregio, Casa d’Artista, avviato nel 2017.

marketing territoriale

LEGGI ANCHE: Riscoprire i borghi italiani con la street art e Airbnb

Casa Greco, edificio storico di Civita parzialmente distrutto a causa di una frana negli anni ’80, è stata convertita in una residenza di artista e servirà come “inspirational place” per comunità di artisti e viaggiatori.

E gli interni sono tutti di design: Le Corbusier, Cassina, Bitossi home, Eligo e Servomuto.

Una boccata d’arte

E se a Casa Greco gli interni sono di design, ci sono altri borghi che hanno utilizzato l’arte come strumento di marketing territoriale.

Venti borghi italiani (uno per ogni regione) ospitano installazioni di arte contemporanea per incentivare il turismo di prossimità e sostenere gli artisti italiani.

Una boccata d’arte, è questo il nome del progetto realizzato da Fondazione Elpis, in collaborazione con Galleria Continua.

martketing borghi italiani

LEGGI ANCHE: 12 percorsi per scoprire l’Italia a piedi (e promuovere il turismo)

Complici il turismo di prossimità di questa strana estate 2020 e la necessità di riattivare i circuiti culturali del Paese, una boccata d’arte porta installazioni di venti artisti italiani nei venti borghi selezionati.

Le installazioni, la maggior parte delle quali realizzate esternamente (giusto per essere COVID-19 free), viaggiano da nord a sud, coinvolgendo un artista per ogni borgo: Elena Mazzi a Cervo (Liguria), Clarissa Baldassarri a Castellaro Lagusello (Lombardia), Antonello Ghezzi a Santo Stefano di Sessanio (Abruzzo), Marta Spagnoli a Ronciglione (Lazio), fino ad arrivare al sud con Claudia Losi a Presicce (Puglia).

Mar(T)keting

E poi c’è la street art. In bilico tra arte contemporanea e vandalismo, tra ammirazione e contestazione, contribuisce anch’essa ad accendere i riflettori sui borghi.

Dozza, borgo dell’Emilia Romagna, è il fiore all’occhiello della street art nei borghi.

marketing territoriale

In effetti, i suoi murales sono famosi in tutta Italia, anche perché l’evento Biennale del Muro dipinto si svolge lì dagli anni ’60.

Conoscete poi Satriano di Lucania? In Basilicata. Borgo di 2000 abitanti, che conta più di 150 murales, rappresentanti leggende e tradizioni locali.

E il Borgo Marinaro di Schiavonea (Corigliano Rossano)? In Calabria. Lì il protagonista della riqualificazione è il gabbiano di Jonathan Livingstone.

marketing territoriale

L’ideatore dell’iniziativa denominata “Vivi il Borgo”, Mario Martilotti, punta a far rivivere uno dei più grandi borghi marinari della Calabria, sede, ancora oggi, della cosiddetta pesca artigianale. Si tratta di un paesino di diecimila abitanti, che non molla e riprende vita, grazie soprattutto alla determinazione dei cittadini che tengono alla propria terra.

Insomma, non resta che andare e scoprire. Dopotutto, non è necessario il coraggio di Rose e Sharon, le due protagoniste, pioniere del viaggio verso Silent Hill nella famosa pellicola.

ninja e dbinformation

DBInformation e Ninja uniscono le forze, per la formazione digitale

DBInformation entra in Ninja Marketing con l’acquisto del 51% del capitale. Mirko Pallera resta socio e amministratore della società con il 48%.

L’acquisizione della maggioranza di Ninja, edutech company focalizzata sul potenziamento aziendale per la trasformazione digitale, è tappa importante di un processo di sviluppo di DBInformation verso la diversificazione dei propri servizi alle imprese e, in particolare, verso la completa digitalizzazione della propria offerta. L’ingresso di DBI consentirà a Ninja di accelerare la crescita su nuovi settori e mercati.

Lo sviluppo di DBI, l’evoluzione di Ninja

“L’acquisizione della maggioranza di Ninja Marketing è per noi motivo di grande soddisfazione”, ha dichiarato Gianni Vallardi, amministratore delegato di DBI, che ha aggiunto:

“Abbiamo creato le condizioni per un ulteriore e rapido sviluppo di DBI in un campo, come quello della formazione digitale, in grande e continuo sviluppo. Ninja Academy è la realtà più dinamica e creativa presente sul mercato. Il suo fondatore, Mirko Pallera, rappresenta per DBI e per il mercato la massima garanzia di continuità dei programmi in corso e, soprattutto, di espansione delle attività attraverso nuovi progetti, nuovi corsi e tecnologie per la formazione digitale, nuove iniziative di marketing.”

Vallardi ha concluso sottolineando che: “Ninja è tappa importante dello sviluppo di DBI verso la digital transformation dell’azienda, che è già in piena fase di realizzazione con il supporto consulenziale di Alkemy spa. Altri passi seguiranno nella stessa direzione”.

Mirko Pallera, founder e CEO Ninja ha sottolineato: “Tutto nell’Universo si evolve verso una maggiore complessità e consapevolezza e così anche le aziende. Da oggi inizia un nuovo capitolo della saga dei Ninja. Con l’ingresso di un gruppo industriale editoriale e tecnologico come DBI nella compagine sociale ci assicuriamo maggiore solidità finanziaria, maggiore capacità manageriale, maggiore impulso commerciale. A questo si aggiungono la stessa energia di sempre, lo stesso approccio all’innovazione, lo stesso spirito ribelle e soprattutto un team straordinario in grado di realizzare l’impossibile”.

ninja e dbinformation

Nato nel 2004, come un pioneristico osservatorio sul marketing non-convenzionale, negli anni Ninja Marketing si è evoluto diventando il punto di riferimento per il marketing e la comunicazione in Italia.

Nel 2010 è stata lanciata anche Ninja Academy, la scuola di formazione nata per guidare i professionisti del futuro. Da quel momento il magazine e la scuola si sono evolute sinergicamente diventando insieme una piattaforma di empowerment professionale e contribuendo a formare giovani talenti che sono diventati affermati professionisti. E oggi l’obiettivo è quello di aiutare le aziende a crescere.

“L’ingresso di DBI in Ninja Marketing consentirà di accelerare i processi di crescita già in corso e di mettere in opera più rapidamente nuovi progetti finalizzati allo scaleup dell’azienda – racconta ancora il CEO di Ninja -. La nostra consolidata esperienza nel campo della formazione digitale si arricchirà e trarrà vantaggio dalla presenza di DBI, dalle sue attività, dal suo ricco data base e dalle ampie relazioni con migliaia di aziende italiane e con decine di migliaia di professionisti di diversi settori”.

Un nuovo CdA

ninja e dbinformation

Il nuovo CdA di Ninja Marketing è composto da Mirko Pallera, Adele Savarese, Roberto Briglia, Gianni Vallardi, Edoardo Vallardi.

Alex Giordano, dal 2015 socio di minoranza senza cariche rappresentative e operative, mantiene l’1% del capitale sociale.

influencer marketing

17,7 milioni di interazioni: i numeri di food e travel influencer su Instagram

  • Analisi dell’impatto del COVID19: la nuova ricerca realizzata da Extreme ha analizzato l’attività su Instagram di un panel di 600 influencer italiani.
  • 300 specializzati nel settore travel e 300 nel food, confrontando il periodo compreso tra i mesi di maggio/agosto del 2019 e del 2020. 

 

Cambiano i tempi, le situazioni e le condizioni ma c’è sempre un elemento che, ormai, diventa sempre più presente e, diciamolo, a volte invadente. Parliamo, ovviamente, del social media marketing, nello specifico di Instagram che non accenna a calare in termini di popolarità. Non ha bisogno di presentazioni il social delle foto per eccellenza, sappiamo bene che ormai è nel cuore e nella mente di tutti. Diteci la verità, quante volte al giorno siete connessi?

Instagram, il social dei social

“Passano gli anni, cambiano i trend, Mark Zuckerberg rilascia nuove feature per le sue piattaforme, ma il problema principale dei marketer rimane sempre uno: come faccio ad aumentare la follower base del profilo Instagram del mio brand? introduce così Daniela Chiorboli il suo articolo dedicato al social. Altro non conferma che il pensiero della maggior parte degli utenti è sempre lì a Instagram, neanche fosse il principe azzurro. Che poi, esiste? Certo, basta cercarlo tra gli utenti giusti!

LEGGI ANCHE: 5 strategie per aumentare in modo organico la follower base di Instagram

Instagram, i settori di riferimento

Instagram, come dicevamo, è il social che comunica per immagini ed è per questo motivo che alcuni settori sono chiaramente più forti rispetto ad altri. Il mondo dei viaggi è quello che spopola, d’altronde come fare a rimanere impassibili vedendo una foto di un tramonto pugliese? Non abbiamo bisogno di fare il giro del mondo per stupirci!

Allo stesso modo, il settore fashion è d’ispirazione per molti: look, consigli, tendenze sono comunicati tramite Instagram e, che piaccia o meno, contano grandi numeri. Ancora, alzi la mano chi tra voi ha tra gli elementi salvati l’immagine di un particolare tipo di pasta o di una torta da leccarsi i baffi? Ebbene sì, il mondo food conquista tutti.

Sì, ma il Covid?

Nei mesi precedenti il dibattito si è spostato sull’impatto che il Covid-19 ha avuto sulle attività social dei travel e food influencer italiani e dei loro follower.
Com’è andata, ve lo diciamo subito: tra stories, foto e dirette, su Instagram i due settori hanno vissuto sulle montagne russe, con picchi e crolli vertiginosi. Infatti, se i food influencer tra maggio e agosto 2020 hanno visto un’impennata del proprio engagement con 17,7 milioni di interazioni, quindi il +32% rispetto allo stesso periodo del 2019, i travel influencer hanno registrato un andamento completamente inverso, con interazioni ridotte del 15,7%, passando in termini assoluti da 23,5 milioni nel 2019 a poco meno di 20 milioni nel 2020.

A rivelarlo è Influencer Italia TRAVEL & FOOD, Analisi dell’impatto del COVID19, una ricerca realizzata da Extreme, azienda italiana specializzata nella web e social media data intelligence. Attraverso il suo osservatorio permanente e ai dati aggiornati della piattaforma di influencer assessment Extreme Social Index, Extreme ha analizzato l’attività su Instagram di un panel di 600 influencer italiani, 300 specializzati nel settore travel e 300 nel food, confrontando il periodo compreso tra i mesi di maggio/agosto del 2019 e del 2020.

Travel vs food

La ricerca ha evidenziato che il numero degli influencer attivi ad agosto 2019 e 2020 ha registrato un calo del 14% nel settore travel e solo del 5,4% nel settore food.

Nonostante la normale decrescita fisiologica di soggetti che abbandonano un’attività così competitiva, il calo nel settore travel sembra essere una conseguenza diretta della pandemia.

I follower, croce e delizia di Instagram

Un andamento confermato anche dall’attività dei follower.

Il tasso di crescita medio dei follower per influencer nell’anno del Covid19 si è fermato all’ 1,76%, contro il 2,38% del 2019. A sottolineare la sofferenza del mondo travel è anche la crescita contenuta dei follower da parte degli account analizzati: da 5,5 milioni a 5,7 milioni di follower (+3,6%).

Viva il food…

La ricerca segnala una riduzione in entrambi i settori sul numero dei post pubblicati: quella dei food influencer appare più contenuta con 14.080 post del 2020, contro i 16.114 del 2019, una percentuale dunque pari al -12,6%. Per i viaggiatori il decremento è stato ancora più significativo, pari al 24% (da 11.600 post a 8.800). Di fatto, un danno per i travel influencer e per tutti i creativi del comparto.

10 cibi trend 2020

Anche il numero di sponsorizzazioni, con hashtag quali #ad #adv #sponsoredby #supplied sono stati ridimensionati: -33% sul volume dei contenuti pubblicati e -25% sulla media dei post promozionali per travel influencer, così come l’engagement che registra una contrazione del 18,3%. Situazione simile per il comparto food: in negativo le variazioni rispetto al 2019 circa il volume complessivo dei post con sponsorizzazioni (- 18,4%) e i post medi per influencer (-14%).

In questo caso però cresce l’engagement del 22,7%: non è difficile da immaginarlo con tutto quello che è stato impastato e sfornato!

 …e viva l’Italia

Fino a febbraio 2020 l’attenzione era alta verso l’estero, poi con la chiusura dei Paesi e l’impossibilità o la paura di programmare partenze, qualcosa è cambiato. I travel influencer, per necessità o virtù, hanno riscoperto il proprio Paese. Secondo i dati elaborati, rispetto al panel degli influencer analizzato, durante l’estate del 2020 la Toscana è stata la regione più instagrammata, con 958 post, seguono il Lazio (795 post), il Trentino Alto Adige ( 773), le Marche (769) e il Veneto (713).

Prendendo in considerazione invece l’engagement, la classifica delle preferenze subisce alcune modifiche: se la Toscana rimane ai vertici in con 599.600 like e commenti, la Sicilia ottiene il secondo posto con 589.400, la Lombardia il terzo con 583.000; seguono la Campania con 572.400 e la Puglia con 530.300