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Twitter e il Ministero della Salute estendono la funzione di ricerca sul Covid-19

Mentre la comunità globale affronta insieme la pandemia di COVID-19, Twitter continua ad aiutare le persone a trovare informazioni accurate e tempestive in materia di COVID-19 e di vaccini.

Da oggi Twitter ha aggiornato il messaggio realizzato in collaborazione con il Ministero della Salute che appare quando gli utenti in Italia cercano informazioni in materia di COVID-19, includendo anche le informazioni sui vaccini. Ciò assicura che i cittadini trovino agevolmente informazioni corrette da fonti autorevoli quando cercano termini e hashtag legati a questi temi.

Vaccini

#COVID19 è stato l’hashtag più twittato a livello globale nel 2020 e, con la campagna vaccinale attualmente in corso, i cittadini continuano a cercare informazioni sui vaccini su Twitter. Il nuovo messaggio aggiornato permetterà loro di visitare due differenti pagine sul sito del Ministero della Salute in base alle loro esigenze: informazioni generali sul COVID-19 o informazioni sui vaccini anti-COVID-19.

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Ronan Costello, Senior Public Publicy Manager di Twitter in Europa, ha dichiarato:

Twitter può essere un’importante fonte di informazione per molte persone. Abbiamo lavorato con il Ministero della Salute sin dall’inizio della pandemia per assicurarci che i cittadini che utilizzano Twitter abbiano facilmente accesso ad informazioni di salute pubblica accurate e tempestive. Da oggi, abbiamo aggiornato ed ampliato il messaggio che appare in cima ai risultati di ricerca degli utenti per fornire non solo informazioni sul COVID-19, ma anche aggiornamenti in materia di vaccini.

Lanciato a febbraio 2020, il ‘search prompt‘ è un’estensione del messaggio di informazione realizzato proprio per aiutare le persone a trovare informazioni chiare, affidabili e tempestive in materia di COVID-19, vaccinazioni e sicurezza dei vaccini.

A dicembre Twitter ha esteso la sua policy contro la misinformazione in materia di COVID-19 per contrastare tutti i Tweet che propongono contenuti pericolosi, falsi o fuorvianti sui vaccini anti COVID-19, e recentemente questa iniziativa è stata ulteriormente rafforzata con l’inclusione di un sistema mirato che stabilisce quando è necessaria un’ulteriore azione di contrasto.

Questo sistema ha lo scopo di aiutare a sensibilizzare il pubblico sulle policy della piattaforma e contribuire a ridurre ulteriormente la diffusione di informazioni potenzialmente dannose e fuorvianti, in particolare per violazioni ripetute di gravità moderata e critica delle regole di Twitter.

Dall’introduzione della policy sulla disinformazione in materia di COVID-19, sono stati rimossi più di 22.400 Tweet.

Illycaffè si unisce alla Guida Michelin per supportare le Stelle Verdi

Illycaffè, leader globale del caffè di alta qualità sostenibile, e Michelin hanno deciso di intraprendere un ulteriore passo avanti verso la tutela del Pianeta.

Le due aziende, che condividono valori molto simili, lavoreranno insieme per promuovere quei ristoranti che si impegnano per la sostenibilità – preservando le risorse, valorizzando la biodiversità, o riducendo lo spreco alimentare e il consumo di energie non rinnovabili. 

I ristoranti che hanno ricevuto la Stella Verde della Guida MICHELIN fanno parte di un ambizioso network di opinion leader impegnati nella scena gastronomica mondiale; leader di pensiero che contribuiscono sia ad aumentare la consapevolezza sulle sfide della cucina del futuro, sia ad ispirare i propri colleghi all’interno dell’industria gastronomica. Siamo lieti di associarci per la prima volta ad illycaffè, un’azienda particolarmente impegnata nella sostenibilità, con cui condividiamo forti valori. 

Dichiara Gwendal Poullennec, Direttore Internazionale di Guida MICHELIN.

Siamo estremamente onorati di poter annunciare il nostro supporto alle Stelle Verdi della Guida MICHELIN in Europa e negli Stati Uniti, un riconoscimento che premia i ristoranti che sono l’avanguardia di un approccio più sostenibile alla gastronomia. Una straordinaria opportunità per continuare a promuovere la cultura del nostro caffè nel mondo dell’alta ristorazione: molti dei nostri ambassador hanno ricevuto questo prestigioso riconoscimento e speriamo di continuare a sviluppare con i migliori chef internazionali, un percorso di qualità sostenibile sempre più virtuoso.

Afferma Massimiliano Pogliani, Amministratore Delegato di illycaffè.

Stelle Verdi MICHELIN

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Presentata per la prima volta a gennaio 2020 all’evento di lancio dell’edizione francese della Guida MICHELIN, la Stella Verde MICHELIN è il riconoscimento più recente di MICHELIN.

La Stella Verde MICHELIN rappresenta un nuovo punto di riferimento per clienti e professionisti: gli ispettori assegnano il riconoscimento ai ristoranti che più si impegnano ad avere un approccio sostenibile alla gastronomia.

Evidenziando le azioni virtuose e stabilendo dei veri e propri modelli di comportamento, la Guida MICHELIN ambisce a fornire agli chef e agli altri operatori del settore, un contesto in cui far aumentare la consapevolezza della problematica della sostenibilità fra il pubblico, le imprese e nell’intera industria gastronomica.

Illimity e Viafintech in partnership per il versamento contanti

Viafintech e Illimity Bank S.p.A. (“illimity” o la “Banca”) annunciano una partnership che consente ai clienti di illimitybank.com – la banca digitale diretta del Gruppo illimity – di utilizzare la funzione via cash all’interno della loro app di mobile banking.

Via cash

Il servizio, fornito da Viafintech, si trova nell’app della banca sotto la voce “Versamento Contanti” e permette ai clienti di depositare contanti in modo intelligente ed efficiente, mentre fanno la spesa. A partire da oggi, i clienti di illimitybank.com potranno effettuare versamenti anche al supermercato, utilizzando la nuova funzionalità e sfruttando una rete di oltre 1000 Punti Vendita in Italia.

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Il meccanismo è semplice e veloce: per ottenere l’accredito sul conto in modo automatico, il cliente genera un codice a barre direttamente nell’app, che viene poi scansionato alla cassa di un qualsiasi punto vendita, partner di Viafintech. Tra i rivenditori che offrono il servizio ci sono le filiali dei seguenti supermercati: Pam Panorama, Pam Local, Penny Market Italia e Carrefour Italia.

Per noi la collaborazione con Illimity è importante e dimostra come la partnership tra banche e fintech possa portare dei vantaggi, anche in un periodo difficile come questo. Il servizio viacash di viafintech, che permette di accedere in modo rapido a soluzioni specializzate, ne è un esempio. Siamo orgogliosi di lavorare con illimity, dotando la loro app di mobile banking con una funzionalità innovativa, grazie alla quale i clienti possono gestire il denaro in modo digitale, intelligente ed efficiente attraverso i nostri Supermercati partner.

Afferma Giorgio Pessina, Senior Banking Manager Italy di viafintech.

nomadi digitali

Le nuove sfide dei nomadi digitali tra restrizioni e remote working

  • Il nomade digitale è un una persona che riesce a lavorare ovunque grazie agli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia e che ha deciso di non legare la propria vita professionale ad un determinato ed unico luogo.
  • Dal copywriter allo sviluppatore di software, dal community manager al social media strategist: sono davvero tante le professioni a cui può ambire un nomade digitale.
  • Consapevolezza delle proprie capacità, attenta gestione delle finanze, elevato senso di responsabilità: alcune delle skills che potrebbero tornare utili una volta in viaggio.

 

Si è sentito parlare tanto, nell’ultimo anno, di smart working, di telelavoro, di concetti di flessibilità in termini di spazio e tempo per la propria professione. Un po’ meno di nomadismo digitale.

Bisognerebbe partire dal concetto che, grazie alla tecnologia, è già profondamente cambiato il modo di pensare al proprio “posto di lavoro”: la mente va subito al lungo periodo di lavoro da remoto durante il quale milioni di italiani hanno riorganizzato le proprie attività professionali (da oltre un anno) nei rispettivi salotti, cucine e giardini.

Si può continuare con i vari modelli di lavoro flessibile, di cui si è tanto discusso negli ultimi mesi: per esempio il South Working, modello che consentirebbe al dipendente di vivere in un borgo della Costiera Amalfitana, lavorando allo stesso tempo per un’azienda di Torino.

Se da un lato la tecnologia rende percorribile (ove possibile) la via della trasformazione dei metodi di lavoro tradizionali, dall’altro ci si trova di fronte a molti dubbi: mancanza di socialità fra colleghi, appiattimento della contaminazione professionale, attività commerciali che sorgono nei pressi di uffici in difficoltà. Solo per citarne alcuni.

La riflessione è: anche dopo la terza ondata o la conclusione dell’emergenza sanitaria, i nuovi metodi di lavoro e i nuovi stili di vita continueranno a essere parte delle quotidianità di ognuno? I pareri sono ancora discordanti.

Tuttavia, potrà essere in ogni caso utile un breve approfondimento sul nomadismo digitale.

Cos’è il nomadismo digitale

Il nomade digitale è un una persona che può lavorare ovunque grazie agli strumenti messi a disposizione dal mondo digitale, e che per una scelta di vita ha deciso di non legare la propria vita professionale ad un determinato ed unico luogo.

Per il nomade digitale non esistono limiti spaziali, esistono solo luoghi con una connessione a internet e luoghi senza. Curiosità e indipendenza dovrebbero essere elementi chiave per intraprendere questa scelta di vita. Si superano così i concetti di smart working e di telelavoro.

Si tratta di persone che utilizzando gli strumenti tecnologici, notebook, tablet, smartphone e qualsiasi tipo di wearable device, decidono di svolgere il proprio lavoro in piena flessibilità spaziale (e anche in termini di tempo): oggi da Londra, il mese successivo da una meta tropicale.

Non ci sono dei requisiti minimi, tuttavia pare che la regola madre sia “il tuo lavoro deve poter essere svolto al 100% da remoto”.

Potrebbe essere davvero utile avere già delle esperienze professionali consolidate nel proprio campo, in quanto sarà sicuramente necessario saper fronteggiare le difficoltà inerenti al proprio lavoro con una buona dose di indipendenza e con un atteggiamento proattivo.

Le professioni del nomade digitale

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Quali sono i lavori adatti a un nomade digitale?

Beh, non c’è una regola scritta, ma ogni lavoro che può essere svolto al 100% da remoto, e con una connessione internet a disposizione, è un buon lavoro per intraprendere questa strada.

Dal copywriter allo sviluppatore di software, dal community manager al social media strategist o addirittura founder di una startup: sono davvero tanti i lavori digitali che possono essere svolti da qualsiasi latitudine.

Inoltre, occorre una predisposizione all’organizzazione del proprio tempo e un elevato grado di responsabilità professionale per completare ogni giorno i propri task con efficienza e qualità.

In poche parole, saper lavorare per obiettivi. Potrebbero tornare utili anche intraprendenza e spirito di adattamento nei confronti dei nuovi posti da visitare e in cui vivere.

Altre professioni adatte al nomade digitale potrebbero essere, ad esempio, il traduttore, il giornalista, il videomaker.

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Quale meta scegliere

Con la crescita (in termini di utilizzo) delle varie tipologie di lavoro da remoto, molti Paesi hanno offerto negli scorsi mesi la possibilità di lavorare dai propri territori, con “pacchetti” temporanei e dedicati agli smart worker e ai nomadi digitali.

Sono molte le mete adatte per un nomade digitale: a seconda delle proprie esigenze e delle proprie possibilità economiche andrebbero tenute in considerazione variabili come il costo della vita, le attrazioni naturalistiche ed artificiali, il livello di sicurezza, clima e cultura, prima di scegliere il paese dove recarsi per questa esperienza alternativa.

Purtroppo, la situazione di incertezza dovuta alla nuova ondata di contagi (in Italia e in molti altri paesi europei) a causa del virus probabilmente non è il miglior contesto storico per prendere decisioni così significative.

Tuttavia, è anche probabile che, una volta superata l’ennesima fase acuta della pandemia e con il progresso delle campagne vaccinali, sia in Italia che nel resto del mondo cresceranno le possibilità professionali di lavoro in remoto e che molti altri paesi si attrezzeranno per ospitare nomadi digitali da ogni parte del globo.

Economia: gestione delle entrate e delle uscite

La gestione delle finanze è un altro tema da tenere sempre sott’occhio e particolarmente sentito fra i nomadi digitali: non disporre di un’entrata economica fissa a fine mese, deve essere uno stimolo in più per stare attenti alle proprie finanze e bilanciare al meglio le entrate e le uscite.

Potrebbe tornare utile avere a disposizione una somma di denaro nel salvadanaio per fronteggiare eventuali imprevisti, oltre che trovare un equilibrio con tutte le spese fisse da sostenere una volta approcciati a questa nuova esperienza: alloggio, pasti, esperienze culturali, internet sono solo alcune delle voci (fra le uscite economiche) che peseranno sulle finanze del nomade in maniera periodica e ripetuta.

Agende, app per la gestione delle spese, fogli elettronici: l’importante è tenere questo aspetto (particolarmente rilevante) sempre sotto controllo.

Gli “uffici” in giro per il mondo

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Se un vero e proprio ufficio non c’è, quali sono i luoghi dove il nomade digitale può trovare ispirazione e concentrazione? Le soluzioni sono innumerevoli: cafè, spiagge attrezzate, lounge bar ma soprattutto spazi per il co-working.

Il co-working può essere la risposta ad alcune delle difficoltà a cui si può andare incontro quando si cambia spesso città: la mancanza di socialità e la conseguente privazione di contaminazione culturale e professionale.

Ovviamente questo ultimo punto, legato al tema della socialità, viene meno quando è necessario rispettare norme di restrizione e distanziamento sociale per proteggere sé stessi e gli altri da un problema comune come il Covid-19.

Si tratta di una scelta di vita molto affascinante ma, forse, non adatta a tutti.

food trends 2031

Food trend 2031: come sarà la nostra dieta tra 10 anni?

La pandemia che stiamo affrontando, ormai da più di un anno, ci ha insegnato che è l’imprevedibilità a modellare la realtà, inducendo a “rivoluzioni” del pensare e dell’agire.

E quello dell’alimentare, probabilmente, è uno dei settori che vedrà i maggiori cambiamenti, con un’accelerazione, o viceversa, un arresto, dei progetti pregressi e l’individuazione di nuove opportunità, tese a soddisfare nuove esigenze, dei popoli e del pianeta.

Nonostante la fragilità del momento, grazie al parere di alcuni esperti, che in passato hanno dato prova della loro lungimiranza, siamo in grado di azzardare delle previsioni, o meglio delle ipotesi, su quello che sarà la nostra dieta fra dieci anni.

Stando ad un recente report pubblicato dal WWF, la diffusione del coronavirus nel mondo non avrebbe fatto altro che evidenziare, ancora una volta, la stretta correlazione tra lo sviluppo di malattie pandemiche da zoonosi (cioè malattie che vengono trasmesse dagli animali all’uomo) e i cambiamenti climatici, sempre più accentuati e preoccupanti.

Cambiare la dieta per salvare il pianeta, una sfida per il futuro

Il surriscaldamento globale, infatti, non ha effetti devastanti solo sugli ecosistemi ma anche, e in modo sempre più diretto, sull’uomo.

Come già sottolineato in precedenza, l’allevamento e l’agricoltura sono tra i settori che più concorrono al climate-change, a causa delle ingenti emissioni di gas ad effetto serra, in primis, metano, e al consumo delle risorse naturali (acqua, suolo ecc.).

Pertanto questi settori sono sotto la lente di ingrandimento di ricercatori e filantropi miliardari, come Bill Gates, Elon Musk e Warren Buffet che, attraverso cospicue donazioni, finanziano progetti all’avanguardia per rendere la filiera agroalimentare sempre più sostenibile.

Tuttavia, ad indurre questi grandi “benefattori” ad elargire parte del proprio patrimonio non sarebbe soltanto la spiccata sensibilità verso il tema “ambiente” ma anche le interessanti prospettive di guadagno (a medio e lungo termine), ora che il mercato sembra finalmente pronto ad accogliere novità fino a qualche tempo fa inimmaginabili

Protesta per i cambiamenti climatici in corso

L’avvento del “biologico” in Italia: ieri, oggi e domani

Basti pensare all’evoluzione del biologico, di cui in Italia si cominciò a parlare agli inizi degli anni 70’ ma che solo recentemente ha riscosso un ampio consenso di pubblico, entrando stabilmente in GDO.

All’inizio, infatti, i pionieri del “bio” tra cui Gino Girolomoni, fondatore della Cooperativa Alce Nero, incontrarono non poche difficoltà nella promozione della loro filosofia, dal momento che la stragrande maggioranza delle persone non si poneva la questione di scegliere un’alimentazione che fosse anche naturale.

Con il boom economico degli anni 60’, l’industria alimentare era cresciuta a dismisura, tanto da rendere i consumatori “affamati” di cibi confezionati e, al contempo, ciechi di fronte agli ingredienti utilizzati, zuccheri, conservanti e coloranti erano infatti impiegati a profusione.

Poi, a partire dal nuovo millennio, sono proliferati i fast-food, per soddisfare la vita frenetica dei lavoratori e la limitata disponibilità economica dei più giovani.

Mentre oggi, appunto, grazie all’aumentato interesse dei consumatori verso temi quali il benessere e l’ambiente, sono i prodotti biologici a registrare il record di acquisti e, ben presto, potrebbero monopolizzare l’intera offerta di iper e super-mercati, similmente a quanto già accaduto in Danimarca.

Insomma, la dieta delle persone è fortemente legata al contesto storico-politico, economico, culturale ed ambientale di ogni epoca. Pertanto, ogni nuova proposta di cambiamento, per trovare concretezza, soprattutto nel breve periodo, dovrà basarsi sull’effettiva esistenza della domanda, dimostrando la propria sostenibilità economica.

Carote appena raccolte da agricoltura biologica

La corsa dei prodotti plant-based, dieta sempre più green

Dunque, per meglio capire quali cibi andremo a mangiare, per la prima volta o con maggior frequenza, fra 10 anni, dobbiamo tener conto anche di questo aspetto.

Accanto ai prodotti biologici che, come abbiamo anticipato, continueranno la propria corsa (+7% solo nel 2020), troviamo i cibi plant-based, cioè al 100% vegetali, che puntano a sostituire la carne e, in generale, tutti gli alimenti di origine animale; un mercato che si stima possa raggiungere un valore di oltre 12 miliardi di dollari già entro il 2023.

Una conferma del trend positivo di questi alimenti arriva dalla lettura dei bilanci di Impossible Foods e Beyond Meat, che negli ultimi due anni hanno visto letteralmente lievitare il proprio fatturato.

I loro prodotti, infatti, ora sono disponibili nelle più grandi catene di distribuzione nonché di ristorazione (vedi Mc Donald, Burger King o la nostrana WellDone), e sembrano convincere anche i “carnivori”, grazie al loro gusto estremamente simile a quello della “vera” carne.

Hamburger vegetale con cetriolini sottaceto e verdure miste

Carne “in vitro”: orizzonte sempre più vicino

Molto probabilmente, la diffusione della “carne vegetale” verrà affiancata dall’affermazione della carne in vitro, promossa da alcune start-up visionarie come l’olandese Mosa Meat guidata dal Dott. Mark Post, professore emerito di Fisiologia Vascolare all’Università di Maastricht e teorico dell’agricoltura cellulare applicata alla carne, secondo cui è possibile ottenere qualcosa come 175 milioni di hamburger a partire dalle cellule di una singola mucca, anziché macellarne 440 mila.

E già nel 2013, a Londra, in diretta internazionale, alcuni autorevoli giornalisti hanno potuto assaggiare in anteprima il primo hamburger di carne “coltivata”, costato la bellezza di 330.000 dollari.

Lo chef Richard McGeown è apparso sorpreso, mentre cucinava quello che probabilmente è stato il più esclusivo hamburger della sua carriera e davanti ai microfoni ha dichiarato entusiasta “emana un profumo veramente ottimo e mi sembra di cuocere un classico hamburger di carne, oltre al fatto che mantiene perfettamente la sua consistenza. Poi il colore è assolutamente fantastico, sembra incredibilmente appetitoso”.

Al di là dell’enfasi del tutto coerente con la straordinarietà dell’evento, appare evidente che ci sano ancora alcune questioni da risolvere, soprattutto di ordine economico.

Tuttavia, negli Stati Uniti, il 64% degli americani si dichiara pronto ad assaggiare la carne coltivata e a comprarla non appena raggiungerà un costo competitivo con quello della carne convenzionale.

E fra qualche anno, grazie ai progressi della ricerca e all’introduzione di nuove tecnologie, la richiesta potrebbe venire soddisfatta.

A crederlo è anche Sergej Brin, CEO di Google, che ha finanziato il progetto Mosa Meat, con l’obiettivo di testare la bontà dell’idea e favorire altresì la diffusione di una carne realmente “pulita” (o Clean Meat), che oltre a non comportare l’uccisione di animali, non contiene neppure residui di antibiotici.

Dopo Mosa Meat, si sono aggiunte altre realtà, come Modern Meadow, Clara Foods e Perfect Day, tutte accomunate dalla volontà di rendere l’atto della macellazione solo un lontano ricordo.

E, come si legge in un recente articolo di Agnese Codignola, pubblicato su “Il Fatto Alimentare”, la prima carne coltivata è già disponibile in alcuni ristoranti, a Israele e a Singapore.

La carne sintetica è pronta a inserirsi tra il cibo del futuro - This MARKETERs Life

Insetti, un’alternativa sostenibile per il futuro

Rivolgendoci sempre al mercato delle proteine, ecco che incontriamo gli insetti che, grazie al recente via libera dell’EFSA al consumo umano di larve gialle essiccate (Tenebrio Molitor), sono stati finalmente sdoganati anche in Europa e, nel prossimo futuro, potrebbero far parte della nostra dieta.

Il loro profilo nutrizionale, infatti, è eccellente e il loro allevamento ha un impatto sull’ambiente che è nettamente inferiore rispetto a quello degli animali da reddito tradizionali, come vacche e suini.

Attualmente, si conoscono oltre 3.000 specie di insetti commestibili e la loro accettazione, come già sottolineato in un precedente articolo, contribuirebbe a rendere la filiera agro-alimentare non solo più sostenibile ma anche più varia.

Cavalletta riposa su un sasso durante una giornata di sole

Orti verticali, serre sottomarine e galleggianti: idee che diventano realtà

Tuttavia, la mania per le proteine, potrebbe subire una graduale contrazione, come affermato dalla Dott.ssa Morgaine Gaye, esperta in Food Trends, in favore di sali minerali e vitamine, e quindi di frutta e verdura.

In poche parole, la Dott.ssa Gaye sostiene che la dieta vegetariana potrebbe diventare sempre più popolare, premiando così i progetti di agricoltura sostenibile, non necessariamente sulla terra ferma.

E allora è probabile che mangeremo cocomeri provenienti da orti sottomarini (vedi Nemo’s Garden di Sergio Gamberini) oppure pomodori coltivati in serre galleggianti a forma di medusa, come quelle progettate Stefano Mancuso e presentate in occasione di EXPO 2015, che allora avevano suscitato un enorme interesse.

O ancora, le fragole in idroponica, cresciute senza l’utilizzo di pesticidi su orti verticali e sotto luci psichedeliche, che tutto richiamano alla mente tranne che l’agricoltura cosiddetta naturale.

Tuttavia è proprio l’idroponica ad avere le migliori prospettive di evoluzione, anche in vista della “conquista” dello spazio; non a caso, è stata scelta dalla NASA per compiere alcuni esperimenti a gravità zero.

Coltivazione di Radicchio in Idroponica

Fra dieci anni, dunque, la nostra dieta potrebbe vedere un’ulteriore riduzione del consumo di carne e, in generale, degli alimenti di origine animale e una maggiore inclusione delle alternative vegetali, nonché la definitiva accettazione dell’entomofagia e delle carni “coltivate”, nel caso raggiungessero dei prezzi accessibili.

Inoltre, la diffusione di taluni prodotti sarebbe probabilmente accompagnata da una completa eliminazione della plastica e dall’adozione di soluzioni di packaging eco-sostenibili, come in parte sta già avvenendo.

inclusività

Perché per la tua azienda è importante creare contenuti inclusivi (e come produrli)

Creare contenuti inclusivi è ormai una priorità per moltissime aziende che puntano a far presa su un pubblico più vasto attraverso una comunicazione realizzata ponendo maggiore attenzione verso tutti.

Cosa si intende per contenuti inclusivi

I contenuti inclusivi possono essere definiti come una tipologia di contenuti che abbracciano la diversità, permettendo a tutti di identificarsi e favorendo la comprensione anche da parte delle persone con disabilità. La chiave di questa tipologia di contenuti è dunque l’accessibilità. 

Per spiegare al meglio il concetto di accessibilità in riferimento ai contenuti inclusivi, possiamo avvalerci della definizione data dalla Legge 4/2004, art.2, comma a secondo cui “per accessibilità si intende la capacità dei sistemi informatici, nelle forme e nei limiti consentiti dalle conoscenze tecnologiche, di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari.”

Realizzare contenuti inclusivi si traduce quindi nell’elevare voci diverse riducendo i pregiudizi culturali. Questo significa che le aziende che adottano questo tipo di comunicazione si rendono partecipi di un cambiamento sociale positivo, guidato attraverso la produzione di contenuti attenti e rispettosi verso tutti.

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Perché creare contenuti inclusivi è una buona scelta per la tua azienda

Partendo dal presupposto che il content marketing ha come obiettivo quello di attrarre il pubblico per poi indurlo a intraprendere una determinata azione, appare chiaro come una comunicazione inclusiva capace di attrarre una maggior fetta di pubblico possa essere un valido approccio da utilizzare per qualsiasi tipologia di azienda.

Il motivo per cui un’azienda dovrebbe adottare una comunicazione inclusiva appare dunque ovvio e consiste nella conquista di nuove fette di mercato, scopo per il quale è ogni giorno maggiore il numero dei grandi brand che hanno scelto un marketing inclusivo cambiando i loro contenuti, la loro immagine e i loro prodotti per andare incontro ad un nuovo pubblico come quello della generazione Z. 

contenuti inclusivi 01

Una generazione questa, che insieme ai Millennial, dalle risposte ricavate in uno studio del 2017 condotto su un campione italiano, ha dimostrato di essere particolarmente sensibile rispetto alle pubblicità in cui sono presenti:

  • famiglie non tradizionali
  • persone di etnie o identità sessuali diverse dalla loro

Nella grafica di seguito è invece possibile vedere i fattori che impattano sulla decisione di acquisto o sostegno di un brand da parte di una diversa fetta di pubblico, quella appartenente ai millennial.

infografica contenuti inclusivi

Infografica ricavata da Nielsen

Le regole per creare contenuti inclusivi

Per creare contenuti inclusivi è bene seguire 5 punti fondamentali: 

  • evitare di usare un dizionario burocratico o tecnico non comprensibile a tutti
  • essere esplicativi senza dare per scontato che chi leggerà ha già tutte le informazioni per comprendere il contenuto del testo
  • quando si comunica attraverso il testo è bene usare un approccio alla persona (“Person-first”) che risulterà più inclusivo rispetto ad un approccio all’identità (“Identity-first”) basata solo su etichette (es: moglie, padre etc)
  • è bene parlare di genere e non di sesso 
  • va utilizzato un linguaggio specifico se si vuole comunicare con una tipologia di persone in particolare

Altre linee guida da seguire per realizzare contenuti inclusivi ci vengono suggeriti anche dalla guida allo stile della documentazione per sviluppatori di Google. Eccone alcune:

  • Evita un linguaggio di genere non necessario prestando attenzione all’uso dei pronomi e di tutte le possibili fonti di linguaggio di genere.
  • Evita un linguaggio inutilmente violento non usando un linguaggio figurativo che possa essere interpretato come violento
  • Scrivi esempi diversi e inclusivi usando nomi, generi, età e luoghi diversi negli esempi.
  • Scrivi su funzionalità e utenti in modo inclusivo evitando di fare riferimento alle persone in modo divisivo identificandole per categorie
  • Sostituisci i termini stabiliti, ovvero quelli ampiamente utilizzati con termini più inclusivi
  • Non utilizzare un nome o una parola chiave non inclusiva a meno che non sia nel carattere del codice
  • Evita pregiudizi e danni quando parli di disabilità e accessibilità. Non descrivere le persone senza disabilità come “normali” o “sane”, cerca i modi in cui le persone nelle comunità di cui scrivi preferiscono essere identificate, evita termini che riflettono o proiettano sentimenti e giudizi sulla disabilità di una persona, evita eufemismi o termini paternalistici 

Le caratteristiche dei contenuti inclusivi

I contenuti inclusivi si caratterizzano per essere:

  • empatici
  • significativi
  • descrittivi 
  • esplicativi
  • illustrativi
  • informativi
  • economici
  • diversi 
  • ordinati 
  • consapevoli del codice

Vediamo nel dettaglio in che modo produrre contenuti che abbiano queste caratteristiche.

I contenuti empatici

Produrre contenuti empatici si traduce nell’avere maggiore considerazione di tutti i possibili fruitori di quel contenuto, come le persone con disabilità motorie o cognitive e dell’impatto che questi contenuti possono avere su queste persone.

I contenuti significativi

Un contenuto può essere significativo ad esempio se viene inserito il titolo dell’oggetto nel collegamento ipertestuale presente nel testo. Questa accortezza permette infatti all’utente di comprendere l’argomento fuori contesto.

I contenuti descrittivi

I contenuti sono descrittivi quando vengono utilizzate descrizioni pertinenti inserite all’interno del testo alternativo, così da non escludere le persone non vedenti che non potrebbero altrimenti vedere immagini come le infografiche.

I contenuti esplicativi

Spiegare bene la call to action quando presente è fondamentale, ma altrettanto importante è non utilizzare i colori nell’invito a cliccare su un determinato punto nella pagina (ad es: fai clic sul pulsante verde per accedere) così da non escludere gli utenti dislessici che troverebbero un limite nella fruizione del testo. Preferire l’utilizzo di simboli o etichette è una scelta più inclusiva.

I contenuti economici

La riduzione dei tempi di caricamento e download è fondamentale per facilitare gli utenti con una connessione più lenta. Per farlo è sufficiente inserire immagini con una risoluzione inferiore e file meno pesanti.

I contenuti illustrativi

I contenuti illustrativi non devono essere immagini in movimento poiché rappresentano quel tipo di contenuto in grado di distrarre facilmente gli utenti con disabilità cognitiva, tuttavia immagini senza caratteristiche di movimento e pertinenti al contenuto sono un’ottima soluzione a  corredo dell’articolo per facilitare la comprensione del contenuto a utenti con tali disabilità, seppur sempre con l’aggiunta di un testo alternativo a corredo delle immagini.

I contenuti informativi

Attraverso titoli e sottotitoli all’interno del testo sarà possibile identificare più facilemente gli argomenti ed offrire così una presentazione del testo divisa in blocchi che permettono una lettura più semplice specialmente a persone anziane o con dislessia.

I contenuti diversi

Produrre contenuti diversi significa utilizzare un contrasto tra il primo piano e lo sfondo rispetto alle immagini e ai suoni, così da andare incontro alle persone non udenti o con altre disabilità quali dislessia o daltonismo.

I contenuti ordinati

Per realizzare contenuti ordinati è necessario visualizzare i contenuti della pagina del sito senza un foglio di stile ma utilizzando uno screen reader, ovvero lo stesso strumento che utilizzerà una persona non vedente. In questo modo sarà possibile verificare se questi utenti avranno un percorso di navigazione di senso compiuto.

creare contenuti inclusivi in azienda

I contenuti consapevoli del codice

Il software di lettura dello schermo per non vedenti e ipovedenti non effettua una lettura dello schermo bensì accede ad una codifica nota come linguaggio di markup ipertestuale, perciò la presenza di titoli descrittivi che aiutano gli utenti non vedenti nella fruizione del testo è fondamentale per permettergli di scegliere facilmente se il contenuto può essere o meno di loro interesse.

Per quanto riguarda la creazione di contenuti inclusivi per i video, anche Youtube, attraverso un’infografica ha raccolto una serie di domande da porsi come utile supporto per la produzione di contenuti inclusivi.

Di seguito è riportata la traduzione delle domande principali presenti nell’infografica di Youtube.

  • Contenuto: quali argomenti sono trattati e quali prospettive sono incluse?
  • Sullo schermo: cosa vedono le persone quando vengono a trovarmi?
  • Coinvolgimento: come posso coinvolgere e supportare altri creator?
  • Pubblico: come penso al pubblico quando creo contenuti?
  • Creatori di contenuti: chi fa parte del mio team?

Conclusioni

In conclusione una comunicazione inclusiva è un elemento fondamentale per qualunque tipo di azienda poiché grazie a contenuti inclusivi è possibile mirare ad acquisire una fetta di mercato sempre maggiore. 

Per raggiungere tale obiettivo un buon approccio iniziale una volta posta la giusta attenzione a tutti gli aspetti più “tecnici” della costruzione dei contenuti all’interno delle pagine, può essere quello di chiedersi: quali argomenti trattiamo come azienda, nella nostra comunicazione e quali punti di vista sono inclusi?

instagram giveaway

Giveaway e concorsi fotografici su Instagram: regole base per muovere i primi passi

Nati in America, i giveaway ormai sono popolarissimi anche in Italia e sono assimilabili a veri e propri concorsi a premi. All’utente, di solito, viene chiesto di svolgere una o più azioni in cambio della possibilità di ricevere un premio, a seguito di un’estrazione.

Prendiamo questo meccanismo e trasponiamolo su Instagram, il social visual più utilizzato al mondo; può così diventare uno strumento molto potente di awareness e di engagement.

Questo è il motivo per cui i giveaway si moltiplicano. A esserne interessati, sono solo i settori del fashion e del beauty: nel corso degli ultimi anni, il food ha coperto un bacino di utenza sempre più ampio. Sono appassionati di cucina, persone attente alla forma fisica o che vogliono preparare una cena speciale senza rinunciare all’estetica del piatto: sappiamo bene che, per noi italiani, il cibo è un elemento fondamentale della cultura.

Instagram, per la sua natura di raccoglitore di foto e video ispirazionali, diventa quindi un canale da tenere in considerazione per ogni azienda. Anche la piattaforma e i suoi manager lo sanno, per questo è nata la sezione Shop ed è diventato più facile creare il proprio catalogo di prodotti da mostrare agli utenti.

Considerando che del miliardo di utenti di Instagram, il 71% ha un’età inferiore ai 35 anni e utilizza la piattaforma per circa 58 minuti al giorno, è comprensibile che i brand siano impegnati in una lotta serratissima per catturare la loro attenzione sul feed.

statista instagram use

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Quali sono le iniziative a premi realizzate dai brand su Instagram

Come dicevamo, si lotta. Vogliamo che i nostri prodotti vengano conosciuti dagli utenti giusti, lanciargli il giusto messaggio e seguirli fino alla conversione finale.

Instagram, infatti, può generare un’interazione 4 volte superiore rispetto a quella su Facebook. Perché questo avvenga, sarà però necessario creare una motivazione attraverso la quale l’utente venga in contatto con noi.

Qui possono entrare in gioco i contest. In particolare, sono due le esperienze di concorsi su Instagram proposte agli utenti:

Il Giveaway

Si chiede all’utente di commentare un post, taggare i propri amici e\o seguire il profilo. In cambio, potranno essere sorteggiati per ottenere un premio.

A differenza di un Giveaway classico, che si svolge all’interno di uno spazio web come un sito o una landing page, l’intero flusso di partecipazione è su Instagram.

Le community che seguono i propri brand preferiti su Instagram sono molto attratti dalle occasioni che offrono nuovi prodotti in omaggio, dalla possibilità di incontrare i propri idoli o altri tipi di gratificazioni.

Instagram Giveaway - mastro geppetto e ra boutique

Realizzarlo tecnicamente non richiede particolari complessità: basta pubblicare un post annunciando l’iniziativa, ottenere interazioni e commenti, nominare quindi il vincitore e attribuirgli il premio.

Il contest fotografico con #hashtag

Si chiede all’utente di realizzare una foto e\o un video seguendo il tema del regolamento (spesso viene chiesto che il prodotto si trovi all’interno del contenuto) inserendo in descrizione l’hashtag ufficiale e la menzione del profilo del Brand.

In questo caso, oltre all’engagement si riescono a produrre UGC (User Generated Content) che poi possono essere repostati sul profilo aziendale. Inoltre, stimolati dalla ricezione di un premio, i partecipanti si trasformano in “micro-influencer”, facendo conoscere il prodotto anche ai loro follower.

Ankarsrum - Foto Contest

Quali sono i rischi

La maggior parte di queste iniziative che troviamo su Instagram non sono “a norma di legge”: non sono mai stati comunicati al MiSE (Ministero dello Sviluppo Economico), non hanno un sistema di mirroring invisibile e anche la questione premi e vincitori sono spesso gestiti “in modo artigianale”, attraverso comment picker gratuiti sul web.

I social contest non sono vietati in sé, lo diventano se non viene seguita la precisa normativa indicata dal MiSE.

Sono un influencer, un’associazione, una P.IVA: posso fare un contest su Instagram?

Purtroppo la risposta è “No, ma…”

I contest, sotto ogni forma e non solo su Instagram, possono essere realizzati solo da aziende che hanno una sede legale in Italia. Se rientri nelle categorie di cui sopra, stringi una collaborazione con il brand del premio che vorresti mettere in palio e fai in modo che sia lui il soggetto promotore.

Se vuoi raggiungere più utenti e far conoscere nuovi prodotti, un concorso su Instagram può essere super produttivo, ma segui l’iter del MiSE facendoti aiutare da agenzie specializzate e usando tool certificati che effettuano il mirroring dei dati su server italiani, per evitare di incorrere in pesanti sanzioni.

marketing automation

I vantaggi dell’applicazione della Marketing Automation in azienda

Hai mai pensato di andare in America utilizzando una barca a remi?”. Può sembrare una domanda banale dalla altrettanto banale risposta, ma per molte aziende non è così.

Molto spesso, infatti, le aziende nutrono grandi speranze di emergere nel proprio mercato senza però considerare che, senza un’adeguata strategia, questo viaggio lo stanno affrontando praticamente a nuoto.

Sappiamo bene quanto la digital transformation abbia portato una serie di vantaggi assolutamente impensabili, fino a qualche anno fa, nelle nostre vite e nei nostri business.  E siamo consapevoli di quanto questa evoluzione viaggi ad una velocità impressionante.

Eppure, ancora oggi, si fa fatica a comprendere che le azioni di marketing che servono a generare nuovi lead, a mantenere costante il rapporto con il cliente e a migliorare il loro Lifetime Value, possono essere automatizzate.

Marketing Automation

La Marketing Automation ha seguito passo passo questa evoluzione: dal semplice autorisponditore che aveva il compito di avvisare con una email il completamento di un form online, siamo arrivati a sostituire il customer care umano con un semplice bot dotato di intelligenza artificiale, in grado di suggerire il prodotto migliore grazie ad un’analisi predittiva di acquisto.

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Marketing Automation, questa (semi)sconosciuta

Cos’è la Marketing Automation? Per semplificare al massimo, si tratta un tool (o, se vi piace di più, un software) che permette di automatizzare campagne di marketing, generare continuamente nuovi lead e portare a profitto tutte le azioni con il cliente in funzione delle sue risposte a “stimoli” di marketing, per mantenere sempre attiva la sua customer journey.

Riduttivo? In qualche modo, sì, ma prima di tutto, scopriamo quali sono i vantaggi nell’applicazione della Marketing Automation in un’azienda.

Ecco i 5 principali:

  • Migliorare la comunicazione con clienti e fornitori: se prima la comunicazione era massiva, la Marketing Automation ha dato la possibilità di far scegliere al contatto quando e come comunicare, eliminando completamente le barriere del tempo (a differenza di un essere umano, fa gli “straordinari” in azienda 24/7) e dello spazio (il canale migliore lo sceglie il cliente stesso e il tool si adegua di conseguenza);
  • Conoscere il target, i giusti mezzi e canali: più di ogni altra cosa la Marketing Automation ha il potere di clusterizzare in modo automatico i contatti in funzione delle azioni che esso compie (applicando anche strategie di scoring), non solo in termini di acquisto.
  • Acquisire nuovi lead e fidelizzare clienti: oggi più che mai l’azienda deve essere multi-canale (online e offline). Nulla può essere lasciato al caso, anche perché è possibile prevedere i touchpoint con il cliente ma alla fine sarà sempre lui a scegliere quello più comodo (ci sarà il contatto amante delle lunghe chiacchierate al telefono e quello che “si sfoga” con un’intelligenza artificiale in chat). Ecco quindi come la Marketing Automation può amplificare questa presenza, facendosi trovare pronta per cogliere quei segnali utili a generare nuovi lead o mantenere attivo l’interesse dei già clienti nei confronti dell’azienda;
  • Risparmiare tempo (e denaro) in processi ricorsivi: in due parole mantenere efficacia ed efficienza in azienda;
  • Aumentare le opportunità di vendita: seguire un contatto in tutta la sua Customer Journey, capirne le abitudini e in funzione di esse individuare automaticamente, con l’aiuto dell’AI, il momento migliore per proporre il prodotto che fa per lui, risolvendo il suo bisogno.

Volendo riassumere questi 5 punti, se prima il reparto marketing di un’azienda doveva prevedere e ipotizzare se un lead fosse freddo o meno, intuendo lo step migliore da intraprendere per portare il contatto verso l’acquisto (con buona pace del Sales team che perdeva tempo su contatti non in target o non pronti all’acquisto), oggi la Marketing Automation analizza e automatizza ogni passaggio, riscaldando il cliente adattandosi in tempo reale ad ogni sua azione, misurando ogni interazione.

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Attenzione! Questo non vuol dire soppiantare completamente e mandare a casa un intero reparto marketing. Pensare questo è come prendersela con la tecnologia che toglie posti di lavoro a chi non sa adattare la propria professionalità al cambiamento. Se esiste un’evoluzione digitale, esiste anche un’evoluzione professionale.

Ed ecco, quindi, che la Marketing Automation non può ridursi ad un semplice tool.

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Il Titanic è affondato a causa di un iceberg

Ai suoi tempi, il Titanic  fu definita la nave inaffondabile. Il modo perfetto per raggiungere l’America il più velocemente possibile. Eppure, purtroppo, non è bastato solo il mezzo.

C’è un lato nascosto, infatti, sotto la punta di questo enorme iceberg che molto spesso viene sottovalutato dalle aziende che vogliono approcciarsi alla Marketing Automation e che, spesso, ne determina l’insuccesso nelle diverse attività.

Considerare la Marketing Automation ad un semplice tool significa non comprendere quanto sia necessario progettare ogni aspetto che la Strategia di Marketing Automation andrà a toccare. Se questa strategia non è ben definita e, con lei, le aree del business che verranno investite da questa “innovazione aziendale” i risultati possono essere solo negativi.

Il concetto è semplice, la Marketing Automation è un acceleratore per il business. L’accelerazione può essere positiva (e allora il business si trasformerà in un razzo per portarci in America) o negativa (neanche il nuoto potrà salvarci).

Se un imprenditore pensa che “installare” un software di Marketing Automation sia la panacea per il suo business, senza prima adattare la propria azienda a questo cambiamento (migliorando sia gli aspetti organizzativi che le strategie a supporto di questa innovazione), ha creato la prima falla durante la navigazione verso il successo.

La Marketing Automation è quindi un acceleratore pazzesco per un’azienda e, come tale, deve essere controllato.

digital tool della settimana

Genei, Purpley e Relaxx: i digital tool della settimana

Una nuova selezione di una manciata di tool utilissimi anche per questa settimana. Risparmiare tempo e riscoprire il silenzio possono aggiungere gran valore alla nostra giornata, specie se siamo stressati d scadenze e task.

Tra una call e l’altra, mentre rispondiamo furiosamente alle decine di email in sospeso, alcuni di questi tool possono aiutarci a ottimizzare le risorse a nostra disposizione e a non perdere la testa, anche quando il burnout si affaccia minaccioso all’orizzonte.

Ecco i nostri strumenti digitali per questa settimana.

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L’estensione salva-tempo

digital tool genei

Hai mai sognato di riassumere un articolo o una pagina web in una semplice lista, facile e veloce da capire? Genei è il tool che fa per te! Utilizza l’intelligenza artificiale per riassumere automaticamente qualsiasi pagina web, articolo o PDF in un elenco puntato.

Una cena perfetta dopo il lavoro

digital tool purpley

Sfruttando migliaia di recensioni di sommelier professionisti, Purpley fornisce abbinamenti perfetti di cibo e vino. Oltre 100.000 cibi e piatti sono supportati da raccomandazioni per 125 varietà diverse.

Zero mail in arrivo

digital tool per email

Hai mai sognato di avere un grande bottone rosso che, quando viene premuto, cancella tutte le email non lette della tua casella di posta? Bene, Nuke è un tool in edizione limitata che fa più o meno questo: risponde a tutte le email in sospeso comunicando ai mittenti che saranno ricontattati in pochi giorni. E poi, nei giorni successivi, ti mostra quelle email (1-2 al giorno) in modo che tu possa rispondere senza essere sopraffatto.

Sei un feticista del silenzio?

relaxx digital tool

Prova l’app Relaxx e “Ottantasei miliardi di neuroni nel tuo cervello ti ringrazieranno per aver dato loro un po’ di riposo”. Lo promette il dottor Krishna Bhatta , il creatore di questo tool di meditazione, ideale per creare pause silenziose di 10 minuti, utili contro il logorio della vita digitale!

Supera l’overload da newsletter

digital tool rollups

Se ti senti ormai sommerso dalle newsletter alle quali ti sei iscritto e non fai in tempo a leggere tutto ciò che vorresti, puoi provare Leave me alone Rollups. Uno strumento per sostituire il flusso costante di email con un unico riassunto settimanale. Per tutto il resto, naturalmente, c’è la mitica Ninja PRO Information!

 

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