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Social Media Manager del Presidente Conte a 34 anni: l’intervista a Dario Adamo

Chi si nasconde dietro l’ideazione delle campagne istituzionali di Palazzo Chigi? Ninja Marketing ha intervistato in esclusiva Dario Adamo, responsabile editoriale Web e Social Media della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Premier Giuseppe Conte.

“Autenticità” è la parola chiave per una strategia digital di successo. A sostenerlo è Dario Adamo, responsabile editoriale Web e Social Media della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Premier Giuseppe Conte.

Coordinatore di tutte le pubblicazioni sul sito del Governo, segue direttamente le campagne istituzionali digitali, realizzate in collaborazione con il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria. Campagne che, in questi mesi, si sono focalizzate sulle misure di contrasto al Covid-19: dall’utilizzo delle mascherine, al distanziamento sociale, per arrivare in queste ultime settimane alla comunicazione della suddivisione del territorio in aree di criticità.

Una comunicazione, quella di Palazzo Chigi, che in questi mesi è stata caratterizzata anche da un dialogo diretto con i cittadini italiani attraverso i canali social, divenuti uno dei veicoli principali della comunicazione politico-istituzionale e che ha prodotto, come effetto, anche un incremento esponenziale di followers sui profili social ufficiali del Presidente del Consiglio (ad oggi più 3,5 milioni di fan su Facebook, 1,8 milioni di followers su Instagram, quasi un milione su Twitter).

“Chiarezza e semplicità sono stati i principi metodologici a cui ci siamo ispirati nel delineare la comunicazione di Palazzo Chigi durante la pandemia, con messaggi molto comprensibili e fruibili a tutti, in particolare nella fase 1, per sensibilizzare tutti i cittadini all’osservanza delle norme di comportamento come il distanziamento interpersonale e il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale”, sottolinea Adamo, impegnato in questi giorni nel lancio della campagna #G20Italy, con l’inizio ufficiale della presidenza italiana del G20, il summit internazionale che quest’anno avrà luogo a Roma.

Sempre in questi giorni l’ufficio comunicazione di Palazzo Chigi è impegnato nel lancio della campagna su “Italia Cashless”, il piano messo a punto per incentivare l’utilizzo dei pagamenti elettronici.

Dario Adamo, responsabile editoriale Web e Social Media di Palazzo Chigi, della Presidenza del Consiglio e del Premier Giuseppe Conte

Dagli studi all’università di Bologna in “Cinema, Tv e produzione multimediale” ai primi lavori all’interno di redazioni digitali subito dopo la laurea, fino all’ingresso alla Casaleggio Associati. Inizia così per Dario Adamo l’intensa attività di comunicazione istituzionale, prima per il Movimento 5 Stelle e a seguire per la campagna “Luigi Di Maio Presidente”, le elezioni politiche del 2018. Oggi, a soli 34 anni, è social media manager del Presidente Conte.

Dario come si è orientata la comunicazione ufficiale di Palazzo Chigi per fronteggiare la pandemia?

“Il diffondersi della pandemia è stato un fenomeno assolutamente imprevedibile e inaspettato. Abbiamo dunque dovuto trovare subito una modalità efficace per comunicare tempestivamente ciò che stava accadendo nel Paese. Da qui la scelta delle conferenze stampa del Presidente Conte in occasione dell’emanazione degli ormai noti DPCM. Conferenze utili a far comprendere, in maniera chiara a trasparente, le motivazioni dell’adozione di disposizioni legislative di particolare durezza. Ovviamente oltre alle conferenze e alle informazioni veicolate attraverso i media tradizionali, si è accompagnata una comunicazione digital che facilitasse i cittadini nel conoscere le nuove regole. Nella prima fase dell’epidemia bisognava inoltre diffondere e declinare un messaggio tanto semplice quanto nuovo: proteggere se stessi e proteggere gli altri, restando a casa. Da qui l’hashtag #IoRestoaCasa, con cui è stato ribattezzato anche il decreto di quei giorni”

Come si evoluto il messaggio nel tempo, fino ad arrivare allo scenario attuale?

“Dopo i mesi più duri del lockdown totale, l’Italia ha dovuto sperimentare una nuova fase, quella di una vera e propria convivenza con il virus. A ottobre il Governo ha introdotto l’utilizzo obbligatorio della mascherina anche all’aperto ed è stato dunque necessario avviare una comunicazione specifica per la nuova misura: è stata la volta della campagna #IoIndossoLaMascherina, diffusa in maniera capillare, grazie al coordinamento e alla condivisione del messaggio con tutte le forze politiche di maggioranza. In questi mesi abbiamo lavorato molto a livello comunicativo per arrivare soprattutto ai più giovani e per tutelare i soggetti più fragili e vulnerabili. Per questo motivo abbiamo pianificato una strategia che ha visto il coinvolgimento in prima persona di alcuni noti influencer, estremamente seguiti dai ragazzi, e abbiamo dedicato particolare attenzione ai contenuti pubblicati sulle piattaforme social più utilizzate dai millenials”.

Quale è stata la maggiore difficoltà nell’adeguare la strategia comunicativa alle differenti zone in cui è stata suddivisa l’Italia?

“Quella che stiamo vivendo oggi è una fase in cui esistono regole diverse a seconda del territorio in cui si vive. Il DPCM 3 novembre, come tutti sanno, ha suddiviso l’Italia in “tre colori”, a seconda della gravità della situazione: zone gialle, arancioni e rosse. Comunicativamente abbiamo cercato di rendere più facile la comprensione di questa nuova situazione diffondendo infografiche ad hoc e predisponendo una sezione specifica sul sito del Governo che contiene una mappa interattiva del nostro Paese, che naturalmente viene aggiornata in concomitanza con le ordinanze del Ministero della Salute.”

Dal punto di vista comunicativo uno degli elementi più discussi è stato quello delle conferenze stampa del Presidente Conte in diretta streaming. Come mai questa scelta?

Come dicevo prima, essere piombati in una situazione radicalmente nuova ha imposto, subito, la scelta di una modalità efficace, immediata, trasparente. La conferenza stampa, trasmessa anche in diretta sui profili social, ha permesso proprio di raggiungere subito il numero più alto di persone possibili e di informare tempestivamente i cittadini italiani su ciò che stava accadendo.

Come avete affrontato l’incredibile numero di richieste da parte dei cittadini che nei giorni più difficili si chiedevano cosa potessero o non potessero fare?

Sul sito del Governo abbiamo subito predisposto una sezione per le cosiddette “FAQ” ovvero le risposte alle domande più frequenti. Una lunga lista di quesiti e relative risposte realizzate grazie a un costante lavoro di coordinamento con gli uffici legislativi dei vari ministeri coinvolti. Adesso questa sezione contiene una mappa interattiva con le domande frequenti suddivise per aree di criticità.

Dario Adamo con il Premier Conte

Come descriveresti il tuo rapporto con il Presidente Conte? E quello del Premier con i social media?

La parola chiave che caratterizza il nostro rapporto è “confronto”. Un confronto quotidiano, schietto e costante sui molteplici aspetti che riguardano la comunicazione. Fin dai primi giorni, ovvero dal primo incarico come Presidente del Consiglio nel 2018, c’è sempre stata una grande attenzione da parte sua nei confronti della comunicazione sui social. Un mondo inizialmente a lui poco conosciuto, ma di cui ha presto compreso potenzialità e rischi, vantaggi e criticità. Facebook, Twitter, Instagram sono diventati presto un mezzo molto efficace per aggiornare una community via via sempre più folta sulle attività istituzionali, sugli esiti delle missioni internazionali, sui nuovi provvedimenti del Governo. E, purtroppo, anche sugli sviluppi di questa tragica pandemia.

Quanto è importante e quanto incide il tone of voice nella comunicazione istituzionale?

“Credo che sia uno degli aspetti più importanti e al contempo più delicati che esista nell’ambito della comunicazione, in particolar modo in fasi come quella che stiamo vivendo, ovvero di emergenza. Essere efficaci dal punto di vista comunicativo significa senz’altro anche adottare il giusto tone of voice. E, parlando più nello specifico di comunicazione sui social media, questo si traduce nella corretta declinazione del messaggio sulle varie piattaforme, utilizzando di volta in volta il contenuto multimediale più consono al messaggio e più adeguato al contesto specifico”.

Da esperto del settore, quali scenari futuri intravedi per la comunicazione digitale?

“Dal mio punto di vista saranno tre le tendenze da cui non si potrà prescindere: short video, gaming e interazione. Basta guardare a quello che già sotto gli occhi di tutti: il grande successo di Instagram Stories e di Tik Tok, la diffusione di Twitch e, parlando dei social “più anziani” come Facebook, l’incremento del tasso di interazione per ciò che riguarda i “gruppi”. Ovviamente non dimentichiamoci anche dell’importanza dei live streaming”.

Quali sono le caratteristiche che deve possedere chi aspira a svolgere un lavoro come il tuo e qual è l’errore in cui un social media manager non dovrebbe mai incorrere?

“Al di là delle competenze specifiche e della conoscenza dei linguaggi delle varie piattaforme, che sono elementi imprescindibili, quello che non deve mai mancare ad un social media manager sono, secondo me, sensibilità e precisione. La sensibilità per comprendere al meglio momento e contesto, per intercettare le giuste tendenze e utilizzare quindi il linguaggio più consono. La precisione, l’attenzione al limite della pignoleria, per evitare di incorrere in gaffe, errori, “fail” di ogni ordine e grado. Quindi, sebbene i ritmi di lavoro in alcune occasioni possono essere davvero sostenuti, mai dimenticare di controllare, verificare e rileggere. Meglio non dover tornare su un post già pubblicato o su un tweet già andato online. La toppa potrebbe rivelarsi peggio del buco”.

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SEO Trend 2021: le 10 tendenze da tenere d’occhio il prossimo anno

  • Nel 2021 Google attribuirà ancora più rilevanza ai siti web che offrono una user experience ottimale
  • Tra i SEO trend 2021, la ricerca vocale e l’indicizzazione mobile-first giocheranno un ruolo di primo piano
  • Gli algoritmi di Google saranno in grado di interpretare il linguaggio naturale in modo sempre più avanzato

 

Chi si occupa di SEO lo sa bene: si tratta di una materia in continua evoluzione, in cui è fondamentale essere sempre al passo con gli aggiornamenti degli algoritmi di Google.

Avere un sito ben posizionato e facilmente navigabile dagli utenti è fondamentale in ogni strategia di marketing: di tutti gli utenti che navigano il web, il 70-80% si concentrano sui risultati organici ignorando quelli a pagamento. Di questi, solo una piccolissima percentuale arriva a visualizzare i risultati dalla terza pagina in poi.

Negli anni, i motori di ricerca hanno affinato sempre di più i loro strumenti di crawling e ranking, e ciò implica che in una strategia SEO son sempre di più gli elementi che acquistano rilevanza a livello di indicizzazione.

Nel 2021 assisteremo all’impennata di alcune tendenza già in corso da alcuni anni, a cominciare dalle implementazioni degli strumenti di AI e gli assistenti vocali, che avvicinano sempre i di più i criteri di ricerca su Google al linguaggio naturale.

Andiamo a vedere tutti i trend SEO 2021 sui quali dovrai costruire la tua strategia il prossimo anno.

1. AI: RankBrain

Alla fine del 2015, Google ha lanciato RankBrain, l’algoritmo che ha preso il posto di Pagerank, con lo scopo di migliorare la qualità dei risultati di ricerca che il motore associa ad una determinata query.

Da allora, quest’intelligenza artificiale ha cambiato il modo in cui gli utenti interagiscono con il web, andando anche a modificare i fattori di ranking che rendono rilevanti dei risultati di ricerca nella SERP, piuttosto che altri.

Rankbrain è basato su un sistema di apprendimento automatico, creato con lo scopo di “insegnare a se stesso”, senza bisogno di qualcuno che lo programmi, e capace di creare collegamenti tra le parole e le frasi.

Affinché la tua strategia SEO risulti efficace, assicurati che il sito sia ben ottimizzato per Rankbrain. Come far sì che ciò avvenga? Rendendo impeccabile l’esperienza di navigazione dell’utente. In altre parole, devi rendere il sito leggibile dal crawler, i contenuti ben organizzati, fare attenzione alle dimensioni dei file e ridurre al minimo i tempi di caricamento delle pagine.

2. La ricerca vocale

Secondo le previsioni, entro il 2022 più del 55% delle famiglie possederanno uno smart speaker. Negli ultimi anni, è stata registrata una crescita esponenziale dell’utilizzo degli assistenti vocali, come Siri, Alexa, Google Assistant.

La tecnologia di ricerca vocale non sta cambiando solo il modo in cui gli utenti trovano le informazioni nel web, ma diventa sempre più rilevante anche per i marchi che vendono online i loro prodotti e servizi.

Ottimizzare i propri contenuti per la ricerca vocale garantisce una migliore rintracciabilità del sito, sia che la query venga digitata sia che venga pronunciata ad alta voce. Ma quali sono le dritte da seguire per ottimizzare il sito per gli assistenti vocali? La prima è sicuramente quella di prediligere le frasi lunghe alle keyword. Questo perché quando l’utente digita la query nella barra del motore di ricerca utilizza keyword come “Ricetta risotto alla milanese”; ma se si rivolge all’assistente vocale, utilizzerà frasi più lunga e dal suono più naturale, come: “Come si prepara il risotto alla milanese?”

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LEGGI ANCHE: Cosa sapere per prepararsi all’indicizzazione Mobile First di Google 

3. Mobile first indexing

Ad oggi, si stima che entro il 2025 oltre il 70% degli utenti navigherà sul web accedendo esclusivamente da dispositivi mobili. Per questo, Google continua a implementare l’indicizzazione mobile-first, che significa essenzialmente che il motore di ricerca attribuisce sempre maggior rilevanza alla versione mobile del sito.

Se le pagine del tuo sito non sono ottimizzate correttamente per i dispositivi mobile, questo potrà rivelarsi estremamente penalizzante, perché il tuo sito potrebbe non comparire proprio tra i risultati in SERP.

Come verificare che il tuo sito venga scantinato correttamente dallo smartphone agent? La Search Console di Google è sicuramente il primo strumento che può esserti d’aiuto, tramite lo strumento di ispezione degli URL.

È molto importante fare attenzione ai contenuti in lazy-loading, vale a dire tutti quei contenuti che non vengono caricati al lancio della pagina, ma presuppongono un’interazione da parte dell’utente (click o scrolling): se non vengono ottimizzati correttamente, Googlebot non riuscirà a riprodurre questi contenuti e pagina del tuo sito sarà caricata solo a metà.

4. Google EAT

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LEGGI ANCHE: Cos’è Google E-A-T e cosa significa per i tuoi contenuti di qualità

L’acronimo denota i tre criteri fondamentali affinché Google attribuisca rilevanza ad un contenuto: Expertise (Esperienza), Authoritativeness (Autorevolezza), Trustworthiness (Affidabilità).

In parole povere, il tuo sito deve essere riconosciuto da Google come fonte autorevole su un determinato argomento, ed è un principio che acquista ancora più importanza per tutte quelle aziende che appartengono alla categoria YMYL, “Your money, your life”, ovvero che operano in settori quali finanza, sanità, sicurezza ecc.

Per garantire una qualità alta dei contenuti, la prima cosa da fare è creare delle buyer personas, che ti aiutino a capire quale tipologia di clienti consulterà il tuo sito. Una volta delineato chiaramente il target a cui stai parlando sarà più facile capire quali contenuti possono essere più d’appeal e quali meno. È molto importante effettuare anche una ricerca approfondita del search intent, per mappare il viaggio dell’utente e capire com’è arrivato sul tuo sito e perché.

5. Long content

Secondo il report State of Content Marketing, pubblicato da Semrush, i contenuti testuali dalle 3000 parole in su ottengono il triplo delle visualizzazioni e condivisioni e circa 3,5 volte più backlink.

Affinché vi sia un aumento del traffico sul sito, è necessario non solo rendere il sito autorevole su un argomento, ma anche creare contenuti che coinvolgano e che siano facili da condividere, e mantenere gli utenti coinvolti nel tempo.

Per facilitare la scansione dei contenuti da parte del motore di ricerca, è buona norma suddividere l’articolo in sezioni e utilizzare H2 e H3, molto importanti sopratutto per la scansione mobile, e assicurarsi che i backlink rimandino a fonti autorevoli e pertinenti.

6. Featured Snippets

I Featured Snippet, o snippet in primo piano, sono quelli che appaiono nella parte superiore dei risultati di ricerca di Google, sopra gli altri risultati organici e sotto gli annunci a pagamento. A differenza degli altri snippet, sono più grandi e includono spesso anche un’immagine.

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Lo scopo dei featured snippet è fornire rapidamente una risposta alla query di ricerca, in modo che l’utente non debba cliccare su uno dei risultati, ma possa apprendere direttamente dalla SERP l’informazione che sta cercando.

Se Google mostra la pagina del tuo sito web in uno snippet in primo piano per una o più query, ci sarà un aumento significativo di traffico che il tuo sito genera. Inoltre, un altro dei vantaggi dello snippet in primo piano da non sottovalutare, è quello di sottrarre traffico ai competitor.

Dal 2021, Google attribuirà ancora più rilevanza agli snippet in primo piano: dunque, nella creazione dello snippet, cerca sempre parole chiave pertinenti, senza tralasciare anche le ricerche correlate, importanti per capire cosa cercano le persone che arrivano sulla tua pagina.

7. Video

Secondo Cisco, i contenuti in formato video supereranno tutti gli altri in termini di fruizione e, di recente, sono stati inclusi da Google anche nei featured snippet.

Ad oggi, Youtube è il sito più visitato al mondo, con 33 miliardi di visite al mese. Dunque, se la tua strategia SEO non include contenuti video, il 2021 sarà l’anno giusto per cominciare.

Per ottimizzare i tuoi video, organizzali in sezioni e ottimizza il contenuto mediante titles, description e tags. Molto utile ai fini dell’indicizzazione, inserire anche una trascrizione del parlato.

Le keyword che usi nell’indicizzazione dei tuoi video sono fondamentali: se stai ottimizzando un video per YouTube, ad esempio, può esserti di grande aiuto digitare l’argomento dei tuoi video nella barra di ricerca e guardare i risultati restituiti dalla piattaforma. In questo modo sarà molto più semplice comprendere l’intento di ricerca delle persone che guarderanno i tuoi contenuti.

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8. Immagini

La ricerca dei contenuti visivi su Google continua ad evolversi sempre di più: se le immagini sul tuo sito non sono ottimizzate correttamente, dovresti rimediare quanto prima.

Una corretta indicizzazione, non solo ti permetterà di posizionarti in alto nei risultati di ricerca su Google Immagini, ma ti consentirà anche di implementare la visibilità e l’ottimizzazione complessiva del tuo sito.

Oltre ad utilizzare immagini pertinenti con il contenuto della pagina, è molto importante l’uso degli alt tag, mediante i quali il crawler del motore di ricerca andrà a catalogare le immagini e ad associarle ad una determinata categoria.

9. Keyword Correlate

A differenza di ciò che molti pensano, non sono solo le keyword principali ad essere importanti, ma anche le correlate.

Questo perché la SEO semantica e l’ottimizzazione del Search Intent diventano sempre più importanti.

Dunque, è bene aver chiaro il contesto della query, in modo da fornire informazioni sempre più pertinenti ai motori di ricerca, tramite parole chiave principali e secondarie, semanticamente correlate tra loro. In altre parole: non concentrarti sulle singole keyword, ma ottimizza il tuo contenuto per gruppi di argomenti.

10. Local SEO

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La stragrande maggioranza delle ricerche su Google, sono effettuate dagli utenti con lo scopo di trovare prodotti o servizi nella propria zona. La SEO locale, sta acquistando sempre maggiore importanza, in parte dovuta all’aumento delle ricerche a zero click (cioè quelle in cui gli utenti ricevono risposta dalla SERP), che secondo gli esperti diverranno la nuova normalità.

Molte delle ricerche a zero click sono ricerche locali, in cui viene mostrato in SERP il cosiddetto local pack, vale a dire il blocco si informazioni su un’attività geolocalizzata, visibile sulla SERP.

Il primo passo per costruire il local pack della tua attività è creare una pagina su Google My Business. Assicurati di curare anche la tua strategia di backlink e, se non sai da dove iniziare, prendi del tempo per studiare quella dei tuoi competitor.

Digital-first e consumatore totale: ecco cosa considerare per fare Marketing Intelligence

Esperienze, esperienze e ancora esperienze: quando si parla di marketing tutto ruota attorno alla capacità di deliziare il consumatore calandolo in una Customer Experience che non si esaurisca con il consumo del prodotto, ma sappia essere duratura nel tempo. Una CX che cominci durante il processo decisionale e assuma una forma circolare.

Una sfida sempre più complicata che non può prescindere dalla capacità di analizzare e comprendere i dati che – anche e soprattutto attraverso le interazioni digitali – ognuno di noi produce.

La centralità dell’approccio data-driven è di fatto un fattore imprescindibile per chi voglia evitare di perdere competitività: oggi, questo riconduce a un insieme di best practice organizzative che, se adeguatamente adottate e fatte proprie, consentono di fare un salto di qualità nella progettazione di esperienze memorabili, che sono parte integrante del concetto di Marketing Intelligence.

Salesforce ne ha tratteggiato i caratteri fondamentali in un whitepaper intitolato appunto “Manuale di Marketing Intelligence”, pensato per capire come organizzare al meglio la fase di misurazione.

Prima di entrare però nel dettaglio di come si possano fare proprie le tecniche di Marketing Intelligence è necessario fare un passo indietro e capire meglio l’oggetto della nostra analisi, identificando quale sia il motivo per cui non si può più evitare di adottarle.

Il “consumatore totale”

Come dicevamo in apertura, oggi i consumatori non sono figure che si accontentano, anzi: pretendono di interagire con le proprie marche preferite in maniera efficiente e memorabile, anche attraverso quei touchpoint che sembrano poco preziosi e ininfluenti al fine di sviluppare la propria preferenza d’acquisto.

Questa pretesa è diventata evidente nel 2020, quando con la pandemia da COVID-19 e le tante restrizioni imposte dai governi, molti si sono rivolti al digitale per soddisfare i propri bisogni: si pensi che rispetto al 2019, secondo la quarta edizione del report State of the Connected Customer in media il 58% delle interazioni con i brand quest’anno è avvenuto online, registrando un aumento di 17 punti anno su anno.

Questo passaggio massivo a un approccio digital-first si è portato dietro una variante nel percepito dell’utente, che ha cominciato a vivere il consumo come un viaggio dove tutto è connesso, e in cui ogni passaggio dev’essere fluido e piacevole. Nel digitale questo avviene naturalmente, perché il medium è in grado di mappare totalmente l’azione di chi lo usa: le persone, insomma, usando di più il web si sono abituate ad avere tutto su misura, in tempi relativamente brevi.

Così come avviene mentre si naviga online, nell’esperienza (anche offline!) del consumatore la percezione è evoluta: non esistono più processi composti da silos a compartimenti stagni in cui si svolgono azioni sconnesse fra loro, ma passaggi di stato che si portano dietro un altissimo tasso di personalizzazione

Un cambio di paradigma che obbliga a concepire il consumatore come una figura tridimensionale da comprendere – letteralmente – da tutti i punti di vista e con cui  interfacciarsi: una definizione che gli calza a pennello è “totale”, cioè che vive ogni aspetto della propria esperienza giudicandone gli esiti e lasciandosi influenzare da essi.

Questo porta a concepire la Customer Experience come un flusso da monitorare costantemente, anche in maniera dinamica: un risultato che solo l’integrazione dei sistemi di CRM nell’attività di tutte le funzioni aziendali può garantire

Dal Sales al Customer Care, al Marketing all’IT, tutti gli attori coinvolti nella costruzione dell’esperienza devono poter contare su sistemi snelli di analisi e controllo, che permettano insomma di mappare e agire tempestivamente in funzione dei comportamenti e delle reazioni che vengono osservati.

Non è un caso che le parole chiave su cui si deve concepire il proprio sistema di Customer Relationship Management siano Innovazione, Integrazione e Intelligenza Artificiale: tre concetti interconnessi per un’evoluzione dell’azienda reale e proficua.  

Ognuna di queste keyword non può esistere senza l’altra: se interiorizzate da tutte le anime aziendali e scaricate a terra in processi nuovi, il risultato sarà un mapping dei dati in grado di condurre all’elaborazione di azioni puntuali ed efficaci, possibilmente con poco impatto in termini operativi.

Fra mindset digitale e monitoring a 360°

A un consumatore che diventa totale non si può che rispondere con un’azienda che sa muoversi a 360°, certamente non escludendo la necessità di automatizzare tutti i processi allo scopo di ottimizzare il lavoro umano e minimizzare l’effort in termini di tempi: basti pensare che nel 2019, secondo la sesta edizione dello State of Marketing, l’84% dei marketer riferisce di aver usato l’AI nell’ultimo anno, rispetto al 29% del 2018. Un trend che presenta un incremento del 186%, e che ci attendiamo nel 2020 si confermi.

Su queste basi, è chiaro che lo scopo arrivi a essere non solo l’agire in maniera puntuale e customizzata con azioni mirate sul profilo e – direbbe Brian Solis – sul momento di verità più idoneo, ma addirittura a predire i suoi comportamenti per deliziarlo da subito efficacemente.

Un processo tipicamente digitale, in cui la tecnologia assume un ruolo rilevante, e questo non è affatto un elemento secondario: secondo il report sullo stato dell’IT, il 58% dei consumatori sottolinea come proprio la tecnologia abbia radicalmente cambiato il modo in cui si aspettano che le aziende interagiscano con loro.

Questo dato è particolare, perché non sottintende solo un ruolo dei device, ma anche un cambio nelle abitudini e nelle relazioni.

La maggior parte delle persone ormai è abituata a vivere esperienze che potrebbero essere definitive come frutto di un approccio digitale, in cui i brand devono comportarsi come riescono a fare ad esempio su un sito di eCommerce, dove attraverso i comportamenti di navigazione dell’utente si è in grado di suggerire contenuti e suggerire azioni più adatte al suo profilo.

Questo deve avvenire non solo quando si naviga sul web, ma anche altrove, secondo quella logica omnichannel che negli anni abbiamo imparato a conoscere, ma che ancora non tutte le aziende hanno effettivamente calato a terra in azioni concrete.  

Detto in altre parole, se le persone cominciano a ragionare in termini digitali trasferendo le stesse possibilità anche offline, allora in maniera totalizzante l’azienda deve saper sviluppare processi di relazione che siano fortemente connotati secondo le modalità digital. 

Ecco perché è utile attrezzarsi per affrontare il marketing in maniera più “intelligente”: e qui torniamo al punto di partenza.

Le tre fasi dell’attività di Marketing Intelligence

Definire un comportamento prima che accada non è immediato: per arrivare a capire cosa accade, prima che accada, si deve costruire una struttura in grado di osservare e mappare il consumatore in tempo reale, costruendo uno storico da cui partire per profilarlo adeguatamente.

Per riuscirci l’azienda, oltre a dotarsi delle infrastrutture idonee, deve essenzialmente seguire tre step.

Fase 1: Integrazione e gestione dei dati

Per prima cosa, è necessario fare in modo che si riducano le fonti di approvvigionamento e gestione di tutti i dati: mediamente, un professionista chiamato a svolgere analisi di marketing arriva a usarne più di dieci, con un notevole dispendio in termini di energia.

Efficientare questa fase diventa essenziale, perché non solo permette di ridurre i tempi, ma anche perché si può avere una visione d’insieme più completa, che può portare anche a conclusioni diverse e più precise. E molto spesso questo si traduce, anche, in risultati ottenuti.

Fase 2: Analisi e ottimizzazione dei dati

Chiaro che con una struttura totalmente integrata, in grado di rilasciare report più completi e in tempi decisamente minori, è più semplice poi ottimizzare lo spending delle campagne attivate, in particolare (è ovvio) quelle che riconducono a piattaforme digitali. Non solo: anche tutte quelle azioni che si rientrano sotto il cappello di marketing automation, come ad esempio notifiche push via email che si attivano in funzione di una determinata azione, possono essere ottimizzate e messe a sistema in maniera più puntuale. Al centro di tutto c’è l’efficacia: perché il consumatore totale non si accontenta!
Per mettere in piedi questo processo è indispensabile partire da una reportistica che sia facile da analizzare e che venga originata da un’osservazione del dato il più possibile agile: senza, è difficile poi poter agire con precisione.

 

Fase 3: Allineamento e collaborazione

Marketing Aautomation non è solo azionabilità del consumatore, ma anche generazione di materiali utili a tutte le funzioni in tempi molto più stretti. Insomma, c’è un fronte esterno ma anche un fronte interno, ed entrambi sono importanti per riuscire ad essere più efficienti e produttivi: questa elasticità, come dicevamo nei paragrafi precedenti, deve essere propria di tutte le funzioni aziendali. Se tutte accedono alla stessa base dati ottenendo report riconducibili alle stesse matrici di senso, possono collaborare poi meglio costruendo azioni più sinergiche. Anche qui, l’obiettivo centrale non è solo costruire esperienze di valore per il consumatore, ma farlo con il massimo dell’efficienza.

Alla luce di tutto questo, la Marketing Intelligence si può riassumere come quel quid in più che può veramente permettere alle aziende di fare un balzo avanti nella propria operatività di tutti i giorni: il consumatore evolve continuamente, e non si può non tenerne conto. Per questo non si può rischiare di rimanere indietro perdendo terreno decisivo per reggere il confronto!

Epica Awards: stravince il panino ammuffito Burger King, 9 premi in Italia

  • Quattro gran premi per Ingo Stockholm/David Miami/Publicis  e soprattutto il premio più ambito di migliore agenzia creativa per la campagna di Burger King
  • Tra gli altri premiati anche Tinder, Sony e Heinz

 

È Moldy Whopper, la campagna realizzata da Ingo Stockholm/David Miami/Publicis per Burger King, a fare incetta di premi speciali (ben tre) alla cerimonia Epica Awards, la competizione che premia la creatività nel modo pubblicitario. Quest’anno la competizione si è tenuta online in collegamento da Parigi, con la giuria, di 200 giornalisti di settore da tutto il mondo, che ha decretato vincitori e premi speciali valutando per i poco meno di 2mila progetti di agenzie e brand, in ben 59 Paesi.

Quattro gran premi per Ingo Stockholm/David Miami/Publicis  (Grand Prix Film, PR and Alternative Golds, Print Grand Prix) e soprattutto il premio più ambito di migliore agenzia creativa, per la campagna che ritrae un panino Whopper in 34 giorni della sua vita, dalla freschezza, fino al formarsi della muffa, con un sottofondo musicale della canzone What A Difference A Day Makes di Dinah Washington. Il messaggio coraggioso è dimostrare la scelta del colosso del food di eliminare conservanti e sapori artificiali dal suo panino più venduto.

Per l’Italia l’esperienza “Epica” si conclude con 9 metalli assegnati  (un oro, tre argenti e cinque bronzi, alle agenzie, Armando Testa, We Are Social, VMLY&R e Mercurio

Brillano le campagne di Tinder, Sony e Heinz

Tra i premiati speciali, ci sono altre campagne che hanno saputo emozionare e colpire l’attenzione della giuria di giornalisti. 

Il premio Digital Grand Prix è stato assegnato alla campagna Swipe Night  realizzata dall’agenzia americana, 72andSunny per Tinder. Per chi l’avesse perso, Swipe Night è un evento che si è tenuto lo scorso settembre nel quale gli utenti del popolare social del dating venivano invitati a interagire scrivendo insieme la trama di un film catastrofico, partendo dalle vicende di un gruppo di amici che si trovano insieme a poche ore prima che un asteroide colpisce la Terra. 

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Premiata con il Design Grand Prix, la campagna Heinz Ketchup Puzzle, ideata dall’agenzia canadese, Rethink. L’iniziativa ha visto il brand offrire un puzzle con ben 570 pezzi molto complesso da realizzare (i tasselli sono tutti rosso ketchup) allo scopo di mettere a dura prova gli appassionati dei giochi da tavolo, per sfidare il proprio ingegno in tempi di clausura per l’emergenza Covid-19. 

Due premi speciali infine sono stati assegnati alla britannica Wunderman Thompson. A quello di Network of the Year (con 12 progetti premiati),  si accompagna il Responsibility Grand Prix per la campagna Through your eyes realizzata per Sony Music/Incucai. Lo scopo della campagna è di sensibilizzare sul tema del trapianto di cornea, unendo musica, tecnologia e divertimento: la clip musicale può essere vista dall’utente in modo interattivo,  solo puntando la camera dello smartphone agli occhi di una persona vicina.

I 9 premi alla creatività italiana

L’unico oro lo conquista DDB nella categoria dei Financial Services. Ha convinto i giurati la campagna The Women’s Protection per Zurich Connect. L’idea nobile dell’iniziativa è stata di schierare 1000 dipendenti dell’azienda che hanno ricercato sulla Rete commenti offensivi alle donne, li hanno segnalati, fino a farli rimuovere.

Molto apprezzata anche un’altra campagna di DDB, The Drawing per IKEA. Anche qui il fine è molto nobile: denunciare la violenza sui bambini. Nel video sono inseriti all’interno degli spazi espositivi IKEA i disegni dei bambini vittima di violenza. La campagna, realizzata in collaborazione con Save the Children, ha conquistato due argenti (Media Innovation – Alternative Media e in Public Relations) e un bronzo nella categoria Homes Furnishing & Appliances..

IKEA CHILDREN RIGHTS from Gruppo DDB Italia on Vimeo.

Due i premi (un argento in Branded Content – Film & Series e un bronzo in Luxury & Premium Brands) per Armando Testa, conquistati per Riva in The Movie realizzato per Ferretti Group. Un corto girato a Venezia, con protagonista Pierfrancesco Favino che celebra il rapporto tra il cinema e il brand.

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Infine, altri tre premi assegnati alla creatività italiana. Un bronzo nella categoria Food per We Are Social grazie alla campagna The Rooftop Match per Barilla che vede il campione del tennis, Roger Federer, sfidare due sue fan a colpi di racchetta da due tetti di un palazzo.

Altro Bronzo per Mercurio Cinematografica per Averna con la sua Open Sicily (nella categoria Direction & Cinematography) che racconta la ricchezza culturale e la vitalità della Sicilia.

Bronzo nella categoria Animation, anche per VMLY&R per la sua OMGut by Activa per Danone che vede 9 clip in 3D e influencer insieme in un viaggio alla scoperta delle caratteristiche sorprendenti del nostro intestino.

Tutti i video possono essere visti su un sito creato ad hoc per la campagna.

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Natale 2020: ecco gli spot più coinvolgenti di questo strano anno

  • Nostalgia e dimensione emotiva sono senza dubbio i toni più usati nelle pubblicità di questo Natale
  • Anche gli spot ci proiettano verso un futuro di nuovo normale, in cui però non daremo più nulla per scontato

 

Questo Natale non si prospetta propriamente come uno di quelli tradizionali. Le aziende ne hanno consapevolezza ed infatti la maggior parte delle pubblicità ideate si sono adeguate al triste momento storico che tutto il mondo sta vivendo. Gli spot di Natale 2020 presentano un’eco di malinconia, i toni sono meno festosi. Quello in cui i brand sono riusciti, come ogni anno, è stato però regalarci buoni sentimenti. Gli spot ci fanno stringere il cuore, ci fanno sospirare e soprattutto ci proiettano nella stessa dimensione emotiva.

Quest’anno, i valori riscoperti come la condivisione e l’unione attorno ad una comunità si riflettono ripetutamente nelle pubblicità proposte. La lontananza e la tristezza di non poter stare vicino ai nostri affetti, si trasformano in un messaggio di speranza, in cui i ricordi sono il motore che ci dà coraggio di affrontare la diversità del momento. Siamo proiettati verso il futuro, un futuro finalmente normale, dove riuscire ad apprezzare tutto quello che fino allo scorso anno abbiamo dato per scontato. Riscopriamo l’importanza di quei piccoli gesti di affetto, di condivisione, e di gentilezza verso gli altri, soprattutto verso i più deboli.

Gli spot di Natale 2020 dunque riassumono ed esprimono quei sentimenti che ognuno di noi, con nostalgia, con tristezza ma anche con ottimismo, conserva dentro sé. Il Natale della gioia degli abbracci non è questo che verrà, ma il Natale dei piccoli sacrifici in nome dell’amore di certo è questo.

Erste Group – Edgars Christmas

Espressivo e commovente spot che fa rivivere i ricordi e restituisce quel buon umore dimenticato per troppo tempo, o che forse si è solo arrugginito. Grazie a chi ci è vicino, a chi ci aiuta a ricordare e a far riemergere passioni assopite solo nel tempo ma non nel nostro cuore.

Coca-Cola – La lettera

Questo spot di Natale ci fa pensare all’amore di un genitore, pronto a qualsiasi cosa per la felicità dei propri figli. Forse un po’ troppo in questa pubblicità. Il sacrificio di un viaggio estremo (o per meglio dire surreale) e la delusione di non poter consegnare la letterina della bambina a Babbo Natale, è però ben ripagato. In aiuto arriva Santa Coca-Cola che con un colpo solo risolve la situazione ed esaudisce il desiderio natalizio della bambina di avere il suo papà a casa per Natale. Se solo il papà avesse letto prima la letterina!

Disney UK – From our family to yours

Anche un semplice oggetto può rendere intramontabili gli affetti, i ricordi e le tradizioni. I tempi cambiano, nascono nuovi interessi, nuove attività, Ma alcune tradizioni, soprattutto a Natale, rimangono le stesse. E sono proprio quelle che rendono le nostre memorie e i nostri affetti sempre vivi.

LEGO – And I think to myself

Lego, rimane ancorato alla sua campagna del 2019 “Rebuild the World” continuando a stimolare creatività e fantasia di bambini e adulti, anche a Natale. Il brand, attraverso una sempre infinita immaginazione riesce a mostrarci un mondo migliore.

Avvicinando i suoi valori a questo particolare momento storico, il messaggio di speranza e positività si sente più forte. Soprattutto quando le parole nel ritornello di Louis Armstrong hanno un crescente ottimismo: da “penso tra me e me che questo mondo sia abbastanza bello” a “questo mondo è davvero bello”. “Ricostruire il mondo” è quello di cui tutti abbiamo bisogno dopo questo infausto 2020 e forse, grazie anche ad un pizzico di fantasia, riusciremo a farlo.

NOS – A Separaçăo

Il brand di telefonia portoghese è forte nel suo messaggio: “Per questo Natale niente può separarci”. Lo dimostra nel suo spot che vede un nonno lontano dalla sua nipotina, proprio nel periodo natalizio. Il video ci racconta le giornate impegnate in giochi ed avventure tra il nonno e l’orsacchiotto dimenticato per sbaglio dalla bambina. Se ne prende cura proprio come se fosse la sua nipotina. Il tutto è sempre seguito e vissuto in diretta.

La vicinanza c’è, grazie alla tecnologia che annulla le distanze. Il peluche torna presto nelle braccia della piccola che però, desiderando ancora la presenza del nonno, glielo fa recapitare di nuovo, godendo ancora delle coccole e dell’affetto condiviso. Lo spot è forse uno tra i più emozionanti di questo Natale 2020, rappresentando anche l’impossibilità di ricongiungimento tra le famiglie. Una lacrima condivisa con tutto il mondo.

Waitrose e John Lewis – Give a little love

Dolce e simpatica realizzazione per Natale 2020. Dopo l’iconico ed emotivo drago sputa fuoco protagonista dello spot dello scorso anno, Waitrose e John Lewis puntano di nuovo su un cross tra animali ed umani. La gentilezza rimane il filo conduttore dello spot: un piccolo gesto fatto con altruismo è, per chi lo riceve, un regalo d’amore. Soprattutto per i più deboli.

I brand con questa campagna mirano a raccogliere 4 milioni di sterline per due enti di beneficenza: FareShare, in aiuto di chi vive la povertà alimentare, e Home-Start, associazione per genitori bisognosi di sostegno.

SodaStream – The small things

Natale insolito divertente e responsabile per Sodastream che ingaggia il rapper Snoop Dogg per il suo spot. “Le piccole cose sono quelle che hanno maggior valore” recita Snoop, mostrandoci il suo Natale 2020, estremamente intimo con la sua famiglia, in cui anche il cane ha le sue sembianze. Non mancano di certo le bollicine, che in questo caso sono quelle dell’acqua, e con cui brinda con un amico quasi estinto.

Il rapper invita a consumare meno plastica, per salvare oceani e animali. Dunque, un piccolo gesto non ha un valore immenso? Un Buon Natale, anche sostenibile.

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Amazon – The Show must go on

Attraverso la tenacia e con spirito di sacrificio si superano i momenti difficili. Il 2020 ha messo alla prova tutto il mondo. Così attraverso gli occhi della ballerina riviviamo l’impotenza di non riuscire ad andare avanti. La pandemia non può fermare i sogni e le speranze di nessuno. Ma grazie agli affetti dei nostri cari e ancor di più grazie all’impegno delle nostre comunità, riusciremo a fare quel passo in più per ricominciare con coraggio. Perché lo spettacolo della vita deve andare avanti. Sempre.

XFinity – The Greatest Gift

Anche Babbo Natale ed i suoi elfi lo sanno. Per questo Natale nessun regalo sarà adatto alle aspettative di nessuno. Nessun oggetto potrà rendere veramente felice la maggior parte di noi. Eccetto un valore forse spesso sottovalutato: quello della solidarietà.

Il regalo più grande che si possa ricevere quest’anno forse è proprio il vero spirito natalizio e la condivisione delle cose più semplici, dei gesti più spontanei. E se ce lo dice anche Babbo Natale…

Burberry – Singin’ in the rain

Totalmente diverso dagli altri spot dal sapore puramente natalizio questo di Burberry, ispirato all’iconico balletto di Gene Kelly di Singin’ in the rain. La casa di moda ha voluto proporre un omaggio ai suoi intramontabili capi d’abbigliamento nati per superare ogni tipo di avversità climatica. Sulle note rimodernate della celebre canzone, anche le coreografie si adattano e interpretano con stile urban e contemporaneo l’attualità del brand. La sfida con le difficoltà -i blocchi di ghiaccio- va avanti senza che nessuno si arresti, fino ad arrivare al mare, alla libertà infinita.

Sainsbury’s – Food is home

Il brand di generi alimentari inglese ci regala tre mini spot uniti dai ricordi dei sapori e delle emozioni del Natale in famiglia.

Gli spot si sviluppano in diverse chiacchierate al telefono che figli, genitori e persone più care si scambiano in vista di un Natale a distanza. Attraverso fotografie e video dei momenti passati insieme durante le festività, i ricordi che emergono sono quelli legati ai piatti e alle ricette che hanno accompagnato i loro anni insieme. “Il cibo è casa e casa è Natale” conclude Sainsbury’s, e noi siamo pienamente d’accordo.

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Heineken- Holidays as usual

Sembrerà strano ma a differenza degli altri anni, in questo saremmo tutti più contenti di riuscire a stare insieme condividendo le festività. Ameremmo quello che abbiamo sempre mal sopportato e anche i piccoli rituali battibecchi scalderanno i nostri cuori, perché tutto questo ci manca. Non è forse anche questo il vero spirito di Natale?

A fare da compagnia a questo anno diverso, di sicuro c’è una cosa che però non è cambiata: i nostri brindisi.

Microsoft – Find your joy

Anche per il nostro amico Rufus queste saranno festività diverse. Come potrà divertirsi, scoprire nuovi odori, correre e giocare in compagnia del suo amico? In attesa di momenti migliori, è però possibile condividere i sogni, creando fantastiche avventure in mondi diversi, come quelli proposti da Microsoft in cui si può stare insieme.

L’augurio condiviso è quello di vedersi fuori, nel mondo vero, molto presto.

Carrefour – La lettera

Non siamo Babbo Natale ma faremo di tutto per portare un buon natale a tutte le famiglie”. Così il brand fa sentire la sua vicinanza in questo strano Natale. La richiesta, sotto forma di letterina a Babbo Natale, è quella di tornare a vivere un Natale normale, come tutti gli altri.

La risposta di Carrefour è quella di assicurare il suo impegno per la soddisfazione dei suoi clienti. I servizi offerti sono il regalo che il brand fa a tutti noi.

ESSELUNGA – Auguri di Natale

Non abbandonare i propri sogni, anzi nutrirli sempre. Con le parole del poeta Walter Whitman, Esselunga ci esorta ad amare le cose semplici e di ogni giorno, che sono tra le più preziose. E lo fa con lo sfondo di una gialla luce soffusa, la magia calda del colore iconico Esselunga.

CONAD – Natale 2020

Per superare le difficoltà condivise, il valore che unisce tutti quanti è quello della forza, propria delle comunità. Bastano semplici gesti per riempire il cuore di ogni persona, bisognosa oggi più che mai di sentirsi parte di un’unità. Non bisogna per forza essere vicini fisicamente: la gentilezza racchiusa nella condivisione è l’abbraccio più stretto che si possa ricevere.

Pubblicità e investimenti: cosa dicono le previsioni dopo un anno nero

  • La pandemia ha influenzato in maniera drastica l’industria cinematografica, con un calo notevole
  • Uno scenario preoccupante, previsto per i prossimi due anni, sarà determinato dalla riduzione del budget previsto per la promozione

 

La crisi sanitaria ed economica internazionale è determinata dalla diffusione del Covid-19, ha ovviamente influenzato negativamente gli investimenti nel settore pubblicitario. Le previsioni a riguardo sono molto preoccupanti e non prevedono se non tra due anni, una lenta e graduale ripresa. 

Il calo sembra essere notevole e prossimo a quello registrato nella grande recessione del 2009, difatti si attesta intorno ad un calo del 10,2% con un ulteriore calo del 2,1% rispetto all’8,1% registrato nel mese di maggio del 2020. La spesa complessiva destinata al settore pubblicitario ed alla comunicazione delle aziende si aggira intorno ai 557,3 miliardi di dollari, una cifra nettamente inferiore rispetto a quella del 2019, che si aggirava intorno ai 620,6 miliardi di dollari.

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La crisi dei media tradizionali il fenomeno del formato video 

Il calo pubblicitario colpisce trasversalmente quasi tutte le aziende del globo, ma ciò che regge alla crisi internazionale è certamente il formato video l’unico strumento che registra una crescita, in netta controtendenza a tutto ciò che questo 2020 sta comportando nel business internazionale. La crescita del budget previsti per la realizzazione di video promozionali addirittura aumenterà nel 2021, dal 7,9% con 52 miliardi di dollari investiti nel 2020, alle 12,8% nel prossimo anno. 

Entrando nel dettaglio la spesa globale nel settore pubblicitario diminuisce per la TV di circa 29,9 miliardi di dollari, per il cinema di circa 1,5 miliardi, per i giornali e la carta stampata di circa 9,8 miliardi ed infine per la radio di circa 5,9 miliardi di dollari. Insomma uno scenario particolarmente drastico e nero che migliorerà, in base alle ultime analisi e statistiche, solo a partire dal prossimo anno.

A patire la crisi economica internazionale è determinata dalla pandemia, sono certamente i grandi miglia tradizionali come: la televisione ed il cinema, e con essi l’intero comparto di produzione. 

Aziende impegnate ad esempio nell’automotive, nella vendita al dettaglio, nei viaggi e nei trasporti stanno pian piano riducendo il proprio budget destinato alla promozione, che a causa dei protocolli di sicurezza e degli scenari internazionali, non permettono la realizzazione di una comunicazione produttiva e rassicurante. 

Ciò che ha offerto una ventata di ossigeno all’intero settore dell’industria pubblicitaria, sono state senza alcun dubbio le elezioni americane che grazie ad i 4,9 miliardi di dollari spesi in pubblicità hanno scoraggiato la contrazione globale che altrimenti si sarebbe attestata intorno all’11%, cioè circa 68 miliardi di dollari.

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L’industria pubblicitaria: uno sguardo al passato ed uno al futuro

Il 2020 è stato senza alcun dubbio un anno drammatico sotto tanti punti di vista e certamente uno dei più duri dell’economia pubblicitaria degli ultimi quarant’anni. 

Il futuro dell’industria pubblicitaria non è certo dei più rosei, si stima che nel 2021 l’aumento del budget nella comunicazione promozionale sarà del circa 6,7% nel 2021 col quale sarà possibile recuperare solo i tre quinti delle perdite complessive dell’anno in corso. Un ulteriore crescita del 4,4% si registrerà solo nel 2022 col quale sarà possibile recuperare la totalità del budget perduto nel corso del 2020 e poter raggiungere la spesa ed il budget registrato nel 2019.  

Altro scenario preoccupante nei prossimi due anni sarà quello determinato dagli effetti della riduzione del budget previsto per la pubblicità e la promozione. Le statistiche parlano di una diminuzione del 17,4% delle perdite totali ad esempio nel settore automobilistico, del 16,2% della vendita al dettaglio e della spesa per viaggi turismo del 33,8%. 

Una visione alquanto allarmante, soprattutto quella riguardante il settore del travel, che preoccupa particolarmente in quanto potrebbe prolungarsi nei prossimi anni e divenire permanente, se in un lasso di tempo relativamente breve non dovessimo tornare alla normalità, abolendo i protocolli e le restrizioni determinate dalla pandemia internazionale. 

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December 2020 Core Update. Cosa devi sapere sull’ultimo aggiornamento Google

  • Rilasciato il 3 dicembre il nuovo aggiornamento “core” dell’algoritmo di Google, December 2020 Core Update.
  • Gli effetti più rilevanti sono stati registrati il 4 dicembre con picchi di variazione media tra 9 e 9,4 su una scala di 10 punti.
  • Tra i settori più colpiti: immobiliare, viaggi, salute

 

Molti webmaster speravano di chiudere il 2020 senza particolari scossoni. Invece Google ha scelto di mandare online un nuovo aggiornamento dell’algoritmo, il terzo Core Update quest’anno. E come succede in questi casi, i siti web di tutto il mondo hanno avvertito, chi più chi meno, scosse di posizionamento in SERP. Ecco quello che devi sapere.

Per la gioia di tutti i SEO specialist, Google ha rilasciato pochi giorni fa un nuovo Core Update, chiamandolo “December 2020”. L’annuncio, come al solito, è stato fatto su Twitter da Google @SearchLiaison. Il profilo ufficiale con cui “Big G” da circa un anno comunica ufficialmente le sue novità ai fan della SEO.

Il 3 dicembre scorso, un primo tweet annunciava il rilascio del December 2020 Core Update. Due ore e mezzo più tardi arrivava la conferma dell’operatività dell’aggiornamento.

Tutto secondo protocollo. Google non ha rilasciato particolari istruzioni o dettagli specifici su ciò che questo aggiornamento potrebbe generare nel complesso mondo del ranking dei siti web sul motore di ricerca. Né tanto meno su come i webmaster dovrebbero affrontare l’ennesimo aggiornamento principale.

Almeno non con informazioni specifiche. Ciò che il portavoce di Google, Danny Sullivan, ha dichiarato, è che le linee guida generiche per il core update (vedi un’estratto qui sotto) sono sufficienti per avere un corretto quadro della situazione da parte di qualsiasi proprietario di un sito web.

December Core Update 2020 Danny Sullivan guidelines

Secondo la dichiarazione ufficiale, potrebbero essere necessarie diverse settimane prima che il December 2020 Core Update raggiunga i suoi effetti definitivi.

In generale, per chi si occupa di ottimizzazione di pagine web, è bene attendersi un’esposizione a variazioni di posizionamento che potrebbero verificarsi per altri 15 giorni.

In che cosa consiste il Google Core Update?

Periodicamente Google aggiorna i criteri con cui lavora il suo algoritmo (sarebbe meglio usare il plurale, algoritmi). L’obiettivo è quello di migliorare le prestazioni di scansione, indicizzazione e posizionamento e offrire le migliori risposte alle esigenze di chi cerca sul web.

Gli algoritmi di Google sono un complesso sistema di regole volte a recuperare dati dal suo indice di ricerca per fornire i migliori risultati possibili per specifiche combinazioni di parole chiave. Il motore di ricerca utilizza una sequenza di algoritmi e segnali di ranking per fornire pagine web posizionate in base alla pertinenza con le query di ricerca nelle pagine dei risultati di Google.

Gli ultimi aggiornamenti di Google sono focalizzati su un’analisi dei contenuti dei siti web presa in carico dall’intelligenza artificiale dell’algoritmo (il Rank Brain) e non dal sistema di regole algoritmiche lato umano. Questo perché il motore di ricerca investe tantissimo nel trasmettere la comprensione semantica dell’intento di ricerca umano all’intelligenza artificiale dell’algoritmo.

Di solito un core update ha effetti evidenti in tutti i siti web del mondo e per tutte le lingue di ricerca, senza alcuna distinzione. Tant’è vero che i principali tool di SEO management, monitorano e analizzano eventuali cambiamenti in SERP dovuti proprio ai periodici aggiornamenti programmati da Google. Riportandoli nei grafici di ricerca nei giorni esatti in cui da Mountain View annunciano l’introduzione dell’update.

LEGGI ANCHE: 12 consigli SEO per migliorare il traffico da ricerca testate su Google RankBrain

Perché gli aggiornamenti sono importanti?

Ogni volta che Google aggiorna i suoi algoritmi di ricerca, significa che il posizionamento delle pagine del tuo sito web sui risultati di ricerca potrebbe conoscere una variazione più o meno rilevante a seconda del tipo di keyword e del settore per cui competi.

Sapere quando Google rilascia questi aggiornamenti è inoltre un indizio in più per capire se le performance di posizionamento sono da attribuire alle modifiche di contenuto on-page, alle strategie di SEO off-page oppure agli aggiornamenti che Google ha apportato ai suoi algoritmi di ranking.

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D’altro canto, chi lavora nella SEO lo sa bene: portare a casa dei risultati con strategie di ottimizzazione delle pagine web è un mestiere che si avvicina molto al cartomante. A parte gli scherzi, si ha a che fare costantemente con conoscenze tecniche per lo più derivate da esperienza e test effettuati direttamente sul sito.

Le certezze sono veramente poche – dobbiamo accontentarci di annunci di aggiornamento senza sapere cosa concretamente è cambiato – perché se fossero esplicitate, i siti web sarebbero tutti in prima posizione!

Gli aggiornamenti precedenti al December 2020 Core Update

Prima di tutto, è bene sapere una cosa: Google annuncia i suoi aggiornamenti proprio per non generare panico tra gli addetti ai lavori con voci incontrollate, e non accreditate da Mountain View, in merito all’entità degli aggiornamenti e i suoi potenziali effetti. A quanto pare senza sortire alcun effetto, visto che i webmaster vanno ugualmente nel panico!

L’ultimo Core Update risale al 4 maggio 2020, il May 2020 Core Update. Il primo del 2020 era stato invece annunciato a gennaio. Come puoi vedere dal grafico del SEMRush Sensor (un tool SEO che monitora la volatilità delle SERP), anche a maggio scorso si sono registrati picchi di volatilità sulla pagina dei risultati di ricerca molto elevati nell’immediato.

December Core Update 2020 volatilità 4 dicembre

Salvo poi trattarsi del classico “effetto roller coaster”: giorni in cui si perdono e si guadagnano posizioni in maniera molto fluida. Sono normali assestamenti dovuti ai graduali aggiornamenti sul sistema di lavoro degli algoritmi volti a premiare (come Google continua a ricordare) le pagine web che offrono al lettore un contenuto di qualità.

December Core Update 2020 volatilità serp

Sia per il December 2020 che per il May 2020, i tassi di variazione delle SERP registrati da SEMRush sono risultati molto simili. Se il core update di gennaio ha portato “solo” a una volatilità media di 8 punti, il 6 maggio quasi tutte le categorie hanno mostrato tassi di volatilità che hanno raggiunto picchi da 9 a 9,4 punti. Lo stesso vale per i dati registrati il 4 dicembre. Una variazione che sembra avere effetti molto più rilevanti e influenzare più SERP e posizioni.

May-Core-Update-2020-volatilità-serp

Mordy Oberstein di RankRanger ha definito l’aggiornamento base di maggio “un mostro assoluto”. Se il January Core Update 2020 aveva portato grandi miglioramenti, quello di maggio ha richiesto diverse settimane per il lancio completo ed è risultato molto più impattante. Se gli effetti di maggio dovessero ripetersi a dicembre, attendiamo ancora qualche giorno per poter dire che la tempesta è passata.

Quali potrebbero essere le conseguenze?

Fronteggiare un crollo improvviso delle visite dovuto a un peggioramento dell’eCommerce sulle SERP, potrebbe non essere lo scenario migliore proprio a ridosso delle festività natalizie. Per non parlare delle ripercussioni sulle previsioni dei media buyer e di tutto il comparto dell’affiliation marketing.

Vedersi declassare il sito web in un periodo così delicato, soprattutto dopo aver fatto notevoli sforzi per guadagnare posizioni nelle giornate del Black Friday e del Cyber Monday, sarebbe una vera doccia fredda. Ma potrebbero esserci anche dei risvolti positivi.

Questo è il primo aggiornamento dopo circa sei mesi di “silenzio” su update di base che arrivano da Google. Per qualcuno potrebbe essere stato il boost decisivo per balzare qualche posizione in avanti, se non addirittura guadagnare la tanto sperata “posizione zero”.

Per il momento, anche qui in Italia la sensazione è che ci siano stati pochi stravolgimenti. Qualche impennata da montagne russe ma nessuno sembra essere uscito con le ossa rotte dal December 2020 Core Update.

Secondo i dati del SEMRush Sensor sulle deviazioni di ranking per categorie merceologiche, i settori più colpiti dal December 2020 Core Update sono immobiliare, viaggi, salute, animali, libri e letteratura. A dire il vero delle categorie piuttosto “sensibili” dal punto di vista del contenuto web in un anno molto intenso come quello che sta passando.

December Core Update 2020 deviazioni categorie

Se si ispeziona la sezione winner&loser, che presenta i domini più influenzati in un giorno, si vede che il 4 dicembre i siti web che hanno perso più posizioni in media sono stati quelli di dating e appuntamenti online.

Le variazioni di SERP delle categorie settoriali dei siti web aiutano a comprendere quali settori sono risultati relativamente più “instabili” in un determinato giorno. Sono calcolate considerando la differenza tra la volatilità di un giorno specifico e la volatilità media mensile.

Cosa fare se il tuo sito è stato colpito?

Alla fine dell’estate 2019, Google ha iniziato a fornire qualche consiglio su cosa dovrebbe considerare chi è stato influenzato negativamente da un core update in passato.

In realtà non ci sono azioni specifiche da intraprendere per recuperare posizione e un impatto negativo sul ranking. Ma questo non significa per forza che c’è qualcosa che non va nelle tue pagine!

Come dichiarato sul blog di Google dedicato ai webmaster:

Le pagine che subiscono un calo dopo un core update non hanno nulla di sbagliato da correggere. Detto ciò, comprendiamo che coloro che subiscono delle perdite di traffico dopo una modifica di aggiornamento di base potrebbero pensare di dover cambiare qualcosa. Ti suggeriamo di concentrarti per assicurarti di offrire i migliori contenuti possibili. Questo è ciò che i nostri algoritmi cercano di premiare.

Tuttavia, Google offre ai webmaster un elenco di domande chiave da considerare se il proprio sito è stato colpito da un aggiornamento principale. Esaminando i propri contenuti e rispondendo sinceramente a queste domande, è possibile trovare il motivo per il quale un sito web è stato declassato pesantemente:

  • Il sito Web offre contenuti originali e di valore che vanno oltre il testo? 
  • I titoli e le descrizioni sono accattivanti e progettati per abbinarsi al contenuto? Condivideresti questo contenuto con gli amici?
  • Il contenuto è affidabile? La pagina contiene errori? 
  • Come utente che accede al sito tramite Google, ti fideresti in prima persona?
  • Il contenuto appare ben studiato o sembra più una pubblicazione dozzinale? Ci sono troppi annunci? Il sito è visualizzato in modo corretto e piacevole su tutti i dispositivi?
  • Il sito Web offre un valore aggiunto rispetto ad altri concorrenti? Il contenuto soddisfa le aspettative degli utenti?

E quanto tempo occorre per recuperare da un Core Update?

Sempre secondo la mini-guida di Google, eventuali correzioni di contenuto sulla base di queste indicazioni possono portare a miglioramenti e recuperare le posizioni perse. Probabilmente non nell’immediato, senz’altro in seguito ad un nuovo aggiornamento principale che premierà nuovi contenuti di valore.

Gli spider e i bot di Google sono sempre alla ricerca di contenuti freschi e aggiornati. La tua pagina web potrebbe guadagnare graduali miglioramenti nel ranking non per forza legati a un nuovo aggiornamento core.

Il consiglio è quindi quello di mantenere il proprio sito web costantemente aggiornato e curato nei dettagli, sia a livello di contenuti che di funzionalità di navigazione.

Google Down: KO tutti i servizi

Panico questo lunedì mattina per i servizi Google che hanno smesso di funzionare: la posta Gmail, Calendar, Maps, Youtube, Google Play e Meet sono inaccessibili a tutti gli utenti.

Gmail, YouTube, Calendar down

Oggi 14 Dicembre, Gmail segna un’assenza costante di connessione, rendendo impossibile ricevere ed inviare messaggi. Sulla pagina di Youtube, invece, segnala Errore 500 e viene richiesto di effettuare nuovamente il login, con scarso risultato. Non è chiara la natura del problema e non si sa quando effettivamente potrà tornare funzionante.

Moltissime sono le segnalazioni sui vari social network, si attendono aggiornamenti.

tool per potenziare email

Strategie di re-engagement con l’Email Marketing

Quanta fatica costruire un database di contatti qualificati e quanto impegno e dedizione per ingaggiare il proprio audience attraverso campagne di Email Marketing efficaci! Sono molti gli investimenti delle aziende in questi termini ed è quindi forte l’interesse a riconquistare quegli utenti che sembrano essersi “disamorati” e non seguono più un brand.

Possiamo dire che il fattore economico è centrale quando si parla di “riattivazione”: gli utenti inattivi sono infatti il risultato di tempo e denaro profuso dal brand per attirare l’attenzione delle persone. E, dato che costa di più attirare nuovi clienti rispetto a quelli acquisiti, è fondamentale risvegliare il bacino di contatti inattivi o semplicemente assonnati.

Un patrimonio per così dire “dormiente” che può essere recuperato attraverso una strategia efficace che MailUp illustra nel terzo capitolo della collana MailUp Data, “Strategie di re-engagement”, interamente dedicato alle campagne di riattivazione.

Queste campagne sono rivolte a quella parte di database composta dagli utenti definiti inattivi, cioè coloro che nel corso del tempo hanno sospeso ogni forma di interazione con le campagne email che ricevono da un determinato brand.

Le performance medie registrate dalle campagne di riattivazione risultano nettamente più basse rispetto ai valori medi delle normali campagne di comunicazione via email. Nulla di sorprendente: è perfettamente comprensibile e prevedibile che il tasso di risposta di un target completamente inattivo sia prossimo allo 0.

Vediamo però come si traducono questi dati in termini di conversione, che nel caso specifico delle campagne in esame corrisponde alla riattivazione dell’utente contattato.

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Gli utenti riattivati

Se esaminiamo l’efficacia delle campagne in termini di percentuale degli utenti riattivati sul totale degli utenti in target notiamo che a ottenere migliori risultati sono gli invii manuali.

L’altra distinzione da fare a livello di invio è quella tra DEM e newsletter perché le DEM mostrano una maggiore efficacia.
I mercati B2B e B2C presentano valori mediani di riattivazione molto simili mentre, se si prendono in considerazione i differenti settori merceologici, si nota come il settore Moda presenti una variabilità di performance in termini di riattivazione molto ridotta. Al contrario, il settore Turismo ottiene risultati con più alta variabilità.

Se suddividiamo il campione tra i brand che dispongono di un e-commerce e i clienti che non lo utilizzano, vediamo che i primi riescono a riattivare una percentuale di utenti maggiore. Questo risultato potrebbe essere attribuito a una maggiore attenzione da parte delle aziende che utilizzando un e-commerce per il recupero dei clienti che hanno perso interesse e non acquistano più.

Gli oggetti più efficaci

Se è vero che l’oggetto è tra i fattori chiave nel determinare il successo o il fallimento di una campagna email, lo è ancora di più nel caso di una campagna di riattivazione. La subject line ha un compito difficile: catturare l’attenzione dell’utente che da un periodo ormai prolungato di tempo ha perso interesse per le comunicazioni che riceve su base più o meno periodica da un determinato mittente.

Poche parole devono essere in grado di comunicare l’intento dell’email, farla risaltare rispetto non solo ai messaggi di altri brand, ma anche rispetto agli altri messaggi dello stesso brand che si sono rivelati finora inefficaci.

Vediamo allora quali sono gli oggetti delle campagne prese in esame che hanno ottenuto i migliori risultati in termini di utenti riattivati sul totale degli utenti presenti nei rispettivi target di invio.

Tutti i casi elencati corrispondono a messaggi mirati, specifici, personalizzati e a volte accattivanti, che riescono a risvegliare porzioni non irrilevanti di database inattivo. Al contrario, tra i messaggi che hanno ottenuto i risultati peggiori rientrano quelli che hanno puntato su una comunicazione molto generica e ordinaria, a volte accompagnata da uno sconto. Queste campagne hanno ottenuto tassi di riattivazione sotto l’1%.

Proviamo ora a ribaltare la prospettiva di osservazione e posizioniamoci dal lato degli utenti oggetto delle campagne in questione, cioè gli utenti inattivi, o dormienti, da risvegliare.

La maggior parte del target considerato ha ricevuto solo una comunicazione prima di riattivarsi, disiscriversi o essere escluso da questo target.

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Progettare una campagna di riattivazione

Questo studio ha messo in evidenza la diffusione delle campagne di riattivazione, le modalità di utilizzo, la loro efficacia e gli effetti che possono avere sui rispettivi destinatari.

Ecco i passaggi chiave da mettere in pratica nello strutturare una corretta strategia di riattivazione.

Identificare gli inattivi

Gli utenti inattivi sono gli iscritti al database che non aprono o non cliccano sulle email da un determinato periodo di tempo. Ci sono alcuni fattori da tenere in mente per definire il periodo di tempo da considerare:

  • Tipo di comportamento. La tendenza generale è quella di considerare la mancanza di apertura e di clic, ma è possibile includere nella valutazione anche il comportamento d’acquisto (periodo trascorso dall’ultimo acquisto) o di navigazione sul sito (ad esempio, dall’ultimo accesso all’area personale).
  • Frequenza. Il periodo di inattività può variare anche in base alla frequenza d’invio delle email. Se l’invio è giornaliero, ad esempio, un ragionevole tempo di inattività può aggirarsi intorno ai 90 giorni. Se invece l’invio è mensile, il periodo di inattività da considerarsi tale potrebbe essere più lungo (da 6 mesi a 1 anno).
  • Customer lifecycle. Come per la frequenza, la lunghezza del ciclo di vita del cliente influenza il periodo da considerare. L’acquisto di automobili, ad esempio, prevede un ciclo di vita molto lungo, mentre per prodotti di consumo quotidiano il ciclo di vita è di pochi giorni o settimane.

Definito il proprio concetto di “utente inattivo”, è il momento per il passo successivo.

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Creare una strategia

Una strategia efficace di riattivazione è quella in grado di inviare messaggi che contengano contenuti rilevanti per il destinatario e degli incentivi che favoriscano l’interazione. Bisogna ricordare che gli iscritti non hanno reagito ai messaggi mandati in precedenza, quindi è opportuno valutare e apportare dei cambiamenti alle comunicazioni in modo da garantire l’interazione. Tre sono gli aspetti principali su cui intervenire.

Contenuto

È essenziale rivedere i contenuti e inviare email che siano differenti dal solito standard. L’obiettivo è sorprendere il destinatario e gli strumenti a disposizione sono molti:

  • Sondaggi e survey. Se fai le giuste domande i risultati potranno dirti qualcosa in più sugli interessi dei tuoi utenti inattivi e potrai usare queste informazioni per catturare la loro attenzione.
  • Coupon e promozioni. Inviare promozioni personalizzate per avere un tasso di conversione alto.
  • Raccomandazioni di prodotto o aggiornamenti di prodotto. Ricordare ai tuoi destinatari cosa possono trovare di nuovo e cosa potrebbero perdere.
  • Concorsi e competizioni online. Sfruttare l’effetto social per favorire il passaparola e migliorare l’engagement.

Stile e tono

Parola d’ordine: osare. Quindi provare a catturare l’attenzione dell’utente anche con espedienti visivi, e con un tono amichevole e scherzoso.

Cadenza

Identifica le tempistiche migliori per inviare le tue campagne di riattivazione. Se, ad esempio, hai definito un lasso temporale di inattività pari a 3 mesi, la strategia potrebbe essere inviare il primo messaggio dopo un mese e mezzo di inattività e provare a “riprendere” l’utente prima che sia troppo tardi.

Un’altra opzione è provare a sospendere gli invii per un breve periodo di tempo, per poi riprendere con le normali attività. Questa tattica mira a sfruttare l’effetto “assenza”, per evitare l’assuefazione e rendere più desiderate e attese le comunicazioni successive.

Impostare gli automatismi

Il modo più efficace di strutturare una campagna di riattivazione è costruire un flusso di comunicazioni automatiche, impostando condizioni di innesco, tempi di attesa e azioni da intraprendere a fine flusso. È possibile scegliere autonomamente quante email inviare prima di definire un utente definitivamente “decaduto”: meglio comunque non superare le 3 comunicazioni.

In questo modo la pulizia del database è effettuata in modo continuativo, puntuale e completamente automatico.

Monitorare i risultati

Come capire se la campagna di riattivazione sta funzionando bene oppure no? È importante ricordare che gli obiettivi e, quindi, le metriche da considerare a questo proposito sono parzialmente diversi da quelli delle normali campagne email.

Le classiche metriche, come tasso di apertura e CTR, parlano del successo del singolo messaggio, mentre in questo contesto l’attenzione deve essere posta sul comportamento a lungo termine dell’utente. In breve: se l’utente apre l’email di riattivazione, ma torna subito dopo a ignorare le altre comunicazioni, la campagna avrà buoni tassi di apertura ma un pessimo risultato complessivo.

Di norma, la percentuale di utenti che queste campagne riescono ad attivare non è molto alta, si aggira attorno al 10% ma, in ogni caso, attività di questo tipo portano all’azienda una serie di benefici, sia in termini economici che non. È fondamentale ricordare sempre che ogni strategia va adattata e contestualizzata al proprio settore e al proprio database utenti. Una definizione precisa di ogni aspetto tattico e i test periodici delle campagne attivate sono la chiave per non disperdere risorse e ottenere risultati tangibili.

Per approfondire tutte le tecniche di riattivazione dei contatti inattivi, puoi scaricare il nuovo ebook di MailUp “Strategie di re-engagement” a questo link.

Trend Audio 2021, l’innovazione Podcast. Spotify annuncia l’acquisizione di Megaphone

  • Algoritmi e analisi degli insights per la creazione di campagne di comunicazione costruite sull’esperienza dell’utente, e l’incremento del Podcast tra gli andamenti globali più innovativi 
  • Spotify traccia il bilancio degli ascolti 2020 e annuncia l’acquisizione di Megaphone per consolidare la sua posizione di leader indiscusso del settore audio

 

È una rivoluzione in atto quella dell’audio. Un’accelerazione forte per un mercato che registra come tendenze dominanti nel 2020 l’ubiquity e l’accesso multi device da diverse piattaforme, ma anche la profilazione accurata dell’audience in base al mood dell’ascolto, all’emozione del momento, con insights sul consumo che diventano opportunità per le imprese nella costruzione di campagne strategiche fondate sull’interazione. La nuova frontiera, però, è il Podcast, che si configura come la reale innovazione tutta da esplorare tra i trend della comunicazione.

Il racconto, lo storytelling, diventa così sempre più rilevante e centrale, recuperando il suo valore di intimità, per ridefinire e costruire una relazione più stretta ed efficace con il proprio target.

Un settore, quello del Podcast, su cui Spotify sta investendo. Ultima acquisizione, annunciata da Alberto Mazzieri, neo Director of Sales di Spotify Italia, è quella di Megaphone, piattaforma di distribuzione podcast che riunisce publishers e advertisers, per potenziare e per consolidare la propria leadership mondiale.

Alberto Mazzieri, neo Director of Sales di Spotify Italia

Cosa raccontano le scelte degli ascoltatori (anche in fatto di podcast)

Un incremento di podcast del valore del 108%, con circa 1,8milioni di titoli su Spotify nel 2020, in un andamento più che raddoppiato rispetto allo scorso anno, con conseguente aumento di creator e di produttori di contenuti, ma anche di aziende “podcast branded”, che utilizzano questo strumento come strategia per rapportarsi al proprio pubblico, interfacciandosi con loro e creando un rapporto più stretto.

L’audio è un’area di grande sviluppo, un’opportunità per le aziende che non sostituisce, però, il video. È una nuova occasione di costruzione di messaggi per raggiungere il proprio target di riferimento.

Sottolinea Alberto Mazzieri, mentre delinea gli scenari futuri.

Player indiscusso dell’audio, con una comunità di oltre 320 milioni di utenti al mondo distribuiti in 92 Paesi (di cui 144 milioni abbonati Premium) e 11 milioni in Italia, in seguito al lancio della campagna Spotify Wrapped 2020, l’esperienza creata su misura per i professionisti dell’advertising, Spotify traccia il bilancio degli ascolti del 2020 sulla piattaforma, sottolineando gli insights più rilevanti per i brand e per gli inserzionisti.

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podcast 2020

Partendo dal secondo report annuale Culture Next e dall’aggregazione dei dati sul comportamento di ascolto, gli inserzionisti potranno scoprire cosa hanno ascoltato in streaming i diversi segmenti di pubblico e sfruttare in modo creativo l’intimità che contraddistingue l’audio per raggiungere questi utenti durante i loro momenti di streaming.

«La ricerca evidenzia come l’evoluzione dello stile di vita di quest’anno, influenzato dal lockdown, abbia cambiato l’utilizzo della piattaforma. L’analisi degli insights permette di costruire campagne audio per migliorare l’esperienza dell’utente – insiste Mazzieri – Spotify non è solo audio, ma anche display desktop e mobile. Un minuto su 5 trascorso su piattaforma è dedicato al video, con utenti profilati. 70 milioni di brani, ma anche podcast con 2 milioni di titoli.

L’ubiquity e l’aumento dei device utilizzati ci consentono di conoscere la nostra audience, che siano gamer, console, millennials, famiglie, ma possiamo capire qual è il momento di ascolto o il mood del device digitale, che sia dall’auto attraverso il collegamento bluetooth, o durante l’allenamento e il workout, o il tempo trascorso in famiglia. Identificando il segmento del panel (Gen Z, Millennial, adulti over 35, fitness addicted, salutisti, buongustai, gamer, tech early adopter e tastehunter) si possono costruire messaggi personalizzati. La strategia audio permette di raggiungere l’audience di interesse, intercettando momenti diversi della giornata.

Attraverso la tecnologia e gli algoritmi, scopriamo che la fruizione si caratterizza sempre più come un mix. Su Spotify abbiamo 4 bilioni di playlist generati da utenti, oltre a quelle editoriali e alle algoritmiche, costruite sull’esperienza dell’ascoltatore nella settimana precedente».

Così Spotify Wrapped offre ai brand spunti su come costruire la propria comunicazione, perché “la creatività è efficace quando è data drive, con un approccio fondato sui dati”, afferma Mazzieri.

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Culture Next Trends Report

Tra le tendenze registrate nel 2020 da Culture Next Trends Report, in ambito globale, l’aumento di oltre il 140% su base annua di ascoltatori unici totali di podcast di news e politica. In crescita anche il consumo domestico, soprattutto nel primo lockdown, e il tempo di ascolto tramite smart speaker per l’interazione vocale di oltre il 60%, mentre l’ascolto su console di gioco supera il 50%.

Il 55% degli utenti tra i 16 e i 40 anni afferma di aver ascoltato più musica negli ultimi mesi per impatto della pandemia costretti in lockdown, mentre i podcast più ascoltati dagli over 35 in Italia sono Speak English Now Podcast with Georgiana’s mini-stories – ESL, Monologato Podcast – The Filippo Ruggieri Experience e il podcast di Alessandro Barbero “Lezioni e Conferenze di Storia”. A seguire Blu Notte, Misteri Italiani e La Zanzara.

Andamento crescente in Italia  anche di publisher, alla ricerca di un ecosistema e di tecnologie all’avanguardia per la creazione di podcast di qualità:

«Oltre ad essere un’area di investimento, il mercato del podcast è di interesse anche per l’età media di chi lo utilizza, intorno ai 26 anni, la generazione z e millennials, difficili da raggiungere. Un’opportunità da monitorare, un mercato giovane che si sta consolidando – continua Alberto Mazzieri.

Sull’innovazione è difficile fare previsioni, l’acquisizione di Megaphone potrebbe avere degli sviluppi. Altra area di interesse per il 2021 potrebbe essere l’integrazione con gli smart speaker o la sperimentazione dell’audio 3D o 8D, un mondo non ancora compreso dalle aziende ed inesplorato».