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Cosa possono imparare i professionisti del marketing dalle strategie efficaci per l’online gaming

Questo articolo è stato scritto da Marianna Nash – Contributor, Think with Google

 

Non sorprende che il settore dell’online gaming stia andando molto bene in questo momento di crisi. In tutto il mondo si contavano già 2,5 miliardi di giocatori. Ora che le persone cercano modi per passare il tempo e socializzare in tutta sicurezza restando a casa, il mondo dei giochi online sta attirando molti nuovi utenti. 

E in questo clima i professionisti del marketing non sono rimasti con le mani in mano. Hanno risposto alla situazione ripensando le loro strategie pubblicitarie, aggiornando i sistemi per i messaggi e i posizionamenti e addirittura introducendo nuove funzionalità per rendere più divertenti i giochi da fare in casa.

Ecco quindi qual è il comportamento dei consumatori, i trend relativi al gaming in tutto il mondo e il loro significato per chi opera all’interno e all’esterno di questo settore.

week in social

Ricerche per trovare ispirazione per l’online gaming

Per affrontare questo periodo di incertezze, sfuggire alla monotonia ed entrare in contatto con gli altri durante la quarantena, le persone cercano nuove esperienze virtuali. Non tutti sono giocatori e infatti molti di questi si avvicinano al mondo del gaming per la prima volta, pertanto cercano attivamente spunti di ispirazione.

Le ricerche ci consentono di capire in che modo gli utenti vogliono trascorrere il loro tempo e riflettono un andamento crescente dell’interesse per il settore dei giochi online. Il mese scorso, le ricerche di “app di gaming” sono aumentate di oltre il 100% in una sola settimana.

Più in generale, le ricerche di “best online games” (migliori giochi online) hanno registrato un incremento del 100% rispetto all’anno precedente. Inoltre, tra il 35% e il 44% dei partecipanti a un sondaggio in 14 Paesi ha dichiarato di aver scaricato un’app di gioco o per l’attività fisica e il benessere nell’ultima settimana.

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Anche le visualizzazioni di giochi in streaming stanno aumentando. Oltre a giocare insieme, le persone stanno creando community online con un tasso di partecipazione elevato su piattaforme che consentono di guardare e commentare in tempo reale.

Nell’ambito della campagna di YouTube Resta a casa #con me, ad esempio, i creator stanno semplificando il modo in cui entrare in contatto con gli utenti invitando i  fan a giocare con loro.

L’interesse di ricerca su YouTube per il “gaming” è quasi raddoppiato dall’anno scorso. Questa crescita è coerente con i dati rilevati da Nielsen, che dimostrano che la fruizione di video in streaming negli Stati Uniti è aumentata durante tutte le ore del giorno grazie anche al live streaming legato al gaming.

Per i responsabili marketing, puntare su questi appassionati potrebbe essere una scelta saggia, senza dimenticare tuttavia che la scoperta avviene su un’ampia serie di canali. Per raggiungere gli utenti con maggiori probabilità di effettuare un download, è bene valutare la possibilità di utilizzare le campagne per app per promuovere giochi su YouTube, Google Play Store e altre destinazioni chiave, ad esempio.

Anche i professionisti del marketing che non operano nel settore del gaming possono valutare di riassegnare la loro spesa pubblicitaria verso questo pubblico, dato che nelle ultime settimane le app di giochi per dispositivi mobili hanno registrato un maggior tasso di coinvolgimento.

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I giochi online favoriscono il contatto sociale a distanza

I giochi consentono a milioni di persone in tutto il mondo di entrare in contatto tra di loro ogni giorno. Che si tratti di condividere suggerimenti su YouTube o di trovare modi creativi per giocare, le persone cercano esperienze virtuali che consentano loro di rafforzare le relazioni esistenti e crearne di nuove.

L’interesse di ricerca per la query “online games to play with friends” (giochi online da fare con gli amici) ha subito un  incremento di 20 volte tra febbraio e marzo, il che indica che le persone cercano giochi che possono fare con amici e familiari.

Anche l’interesse di ricerca per “multiplayer video games” (videogiochi multigiocatore) è aumentato rapidamente alla fine di marzo.

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I professionisti del marketing nel settore dei giochi devono stare al passo con le tendenze relative ai giochi online e monitorare le proprie metriche per comprendere meglio cosa si aspettano le persone dal gaming.

Ad esempio, segmentando il pubblico in base ai nuovi trend, i marketer potrebbero rivolgersi specificamente a coloro che cercano creatività accattivanti a livello visivo mettendo in evidenza gli aspetti social dei giochi.

Altri, potrebbero anche pensare a come creare una community: secondo Edelman, l’83% dei consumatori afferma di volere che i brand mettano in contatto le persone e le aiutino a rimanere emotivamente vicine.

facebook gaming

Personalizzare il messaggio in base al momento

Per i brand, è sempre stato fondamentale creare una corrispondenza tra il tono utilizzato e il contesto, ma questo aspetto non è mai stato così importante come lo è ora, in un mercato in rapida evoluzione.

Lo stesso studio di Edelman indica che l’89% dei consumatori che hanno partecipato al sondaggio vorrebbe che i brand offrissero prodotti gratuiti o a prezzi ribassati per gli operatori sanitari. Questo è un aspetto importante che dovrebbero considerare tutti i brand, ma soprattutto quelli nella posizione di poter dare un contributo.

La società sviluppatrice di giochi Playdots sta collaborando con Frontline Foods e ha donato $10.000 a questo ente di beneficenza che supporta i ristoranti locali acquistando pasti da consegnare agli operatori sanitari. Uno dei suoi giochi, Two Dots, include all’interno dell’app un evento del tipo caccia al tesoro con contenuti di branding e messaggi che incoraggiano i giocatori a donare. I giocatori hanno anche la possibilità di competere per l’esclusiva medaglia “Selfless Silverware”.

I professionisti del marketing nel gaming possono rispondere meglio alle aspettative del loro crescente pubblico raggiungendo gli utenti tramite i canali giusti, tenendo sotto controllo le esigenze dei consumatori emergenti e aggiornando le strategie per il posizionamento e le creatività in risposta a quanto hanno appreso.

Anche gli inserzionisti che operano all’esterno del settore dei giochi online devono valutare in che modo possono trasmettere un autentico senso di comunità attorno a ciò che offrono. Inoltre, se non l’hanno già fatto, devono pensare a come raggiungere questo pubblico in rapida crescita, altamente coinvolto e con sete di contenuti.

Come fare SEO su Amazon (e ottimizzare le schede prodotto)

  • Oltre il 66% degli acquirenti ormai cerca direttamente nuovi prodotti su Amazon senza passare da Google. Ciò significa: se i tuoi prodotti non si posizionano bene, perdi davvero parecchio potenziale di vendita.
  • Il posizionamento di un prodotto è determinato da un algoritmo chiamato “A9”. Ecco cosa sapere.

 

Fare SEO su Amazon significa ottimizzare le schede dei tuoi prodotti affinché vengano visualizzate nella parte superiore dei risultati di ricerca di Amazon (per tutte le parole chiave pertinenti)

Amazon SEO = Ottimizzazione degli elenchi prodotti = posizionamenti migliori = Più visibilità = Più vendite

Proprio come su Google, gli acquirenti su Amazon inseriscono una parola chiave per trovare ciò che stanno cercando e proprio come su Google, gli utenti fanno principalmente click sui primi risultati e raramente fanno click su un prodotto nella seconda, terza o qualsiasi altra pagina (torna la storia del dove nascondere il cadavere!).

Se vendi su Amazon, ciò significa che un buon posizionamento su Amazon rappresenta il fattore di successo più importante per la tua attività: più alto sei, più vendi! Detta senza mezzi termini.

Se il tuo prodotto si posiziona a pagina 3 o peggio ancora, è improbabile che tu possa vendere qualcosa. Inoltre, oltre il 66% degli acquirenti ormai cerca direttamente nuovi prodotti su Amazon senza passare da Google. Ciò significa: se i tuoi prodotti non si posizionano bene, perdi davvero parecchio potenziale di vendita!

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Come funziona il posizionamento SEO su Amazon

Il posizionamento di un prodotto è determinato da un algoritmo chiamato “A9” (abbreviazione di “algoritmo”). Poiché questo algoritmo decide fondamentalmente il destino del tuo successo su Amazon, vediamo di imparare a capirlo meglio, io stesso ammetto che l’ho troppo trascurato, ma mi rendo conto che sempre di più i clienti sono interessati a questo servizio piuttosto che il posizionamento su Google.

Passaggio 1: le parole chiave determinano se il tuo prodotto si posiziona su Amazon

Nel primo passaggio, Amazon filtra tutti i prodotti che non sono rilevanti per la query di ricerca del cliente, osservando le parole chiave.

Se un prodotto non contiene tutte le parole chiave della query di ricerca, non può essere visualizzato nei risultati della ricerca (vedi perché è fondamentale aggiungere tutte le parole chiave pertinenti al tuo prodotto).

Questo passaggio è importante perché riduce drasticamente il numero di prodotti che Amazon deve ordinare in base alla probabilità di acquisto.

Passaggio 2: le prestazioni determinano il posizionamento dei tuoi prodotti su Amazon

Nel secondo passaggio, Amazon determina la probabilità di acquisto per i prodotti rimanenti e li classifica in un ordine specifico (ad esempio il ranking di Amazon). Per fare ciò, Amazon esamina le prestazioni dei prodotti.

Le prestazioni sono misurate dal CTR (percentuale di click nei risultati di ricerca), dal CR (tasso di conversione nella pagina del prodotto) e in particolare dalle vendite. Questi sono KPI significativi per Amazon in quanto rappresentano i passaggi che gli utenti devono adottare per acquistare un prodotto.

Amazon esamina questi KPI a un livello specifico di una parola chiave: un iPhone, ad esempio, avrà CTR, CR e vendite diversi per le parole chiave “iphone” e “smartphone”.

Per migliorare le tue metriche di CTR, CR e vendite e migliorare i tuoi posizionamenti, puoi utilizzare una varietà di leve, come immagini dei prodotti, gestione delle recensioni e Amazon PPC.

Una volta che le persone trovano il tuo prodotto e lo considerano pertinente, probabilmente fanno click e lo acquistano. Più persone fanno click e acquistano il prodotto, più generoso sarà l’algoritmo A9 nei tuoi confronti. Più alto è il tuo ranking dei prodotti, più persone lo compreranno.

Questo slancio, a sua volta, aiuterà i tuoi posizionamenti e ti consentirà anche di investire più risorse in iniziative di marketing per guidare le tue vendite.

Questo processo e questa strategia possono formare un volano che si autoalimenta tra posizionamenti, vendite e strategie di marketing che miglioreranno le tue vendite.

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Guida dettagliata per ottimizzare i tuoi elenchi di prodotti Amazon

Ora che hai visto come funziona l’algoritmo di ranking Amazon (A9), ci sporchiamo le mani e diamo un’occhiata a cosa puoi fare per ottimizzare la tua scheda.

Copriremo ogni passaggio che devi compiere dalla creazione della tua scheda per assicurarci che salga in cima dopo che è stata pubblicata e che rimanga lì.

Crea contenuti ottimali per la tua inserzione Amazon

Cominciamo con il primo passo: creare e migliorare i tuoi contenuti. Ciò significa ottimizzare il contenuto scheda e le immagini del prodotto.

Amazon funziona come un normale motore di ricerca, quindi l’ottimizzazione dei contenuti migliorerà la percentuale di click (CTR) nei risultati di ricerca e il tasso di conversione (CR) nella pagina del prodotto. Sia CTR che CR aumentano le vendite e, quindi, migliorano il tuo posizionamento.

Inoltre, tutte le campagne PPC o altre misure di marketing che generano traffico verso una pagina del prodotto avranno più successo se hanno ottimizzato il contenuto del prodotto al loro interno.

Pertanto, l’ottimizzazione delle schede dei prodotti dovrebbe essere sempre il primo passo per migliorare il posizionamento su Amazon.

Come funziona il Ranking Algorithm (A9)?

Con milioni di prodotti tra cui scegliere, gli acquirenti eseguono centinaia di milioni di query di ricerca su Amazon ogni mese.

Per ogni singola query di ricerca, Amazon deve decidere – entro pochi millisecondi – quale delle centinaia di milioni di prodotti mostrerà nella posizione di posizionamento numero 1, numero 2, ecc.

Quali fattori prende in considerazione Amazon per risolvere questa sfida molto complessa?

Amazon posiziona i prodotti in base alla probabilità di acquisto.
Tieni presente che tre parti si incontrano su Amazon: un acquirente, un venditore e Amazon.

Gli acquirenti vengono su Amazon per un solo motivo: vogliono acquistare! Questo intento di ricerca rappresenta un importante contrasto con la logica di Google.

Quando un utente digita “iPhone” in Google, non è chiaro l’intento di ricerca dell’utente. Infatti potrebbe voler acquistare un iPhone, ma potrebbe anche essere alla ricerca di un’immagine di un iPhone da utilizzare in una presentazione.

Come ottimizzare le parole chiave per Amazon SEO

Nel primo passaggio, hai scritto la tua scheda e creato contenuti convincenti sul prodotto per convincere i clienti a fare click e acquistare il prodotto. I tuoi contenuti miglioreranno le prestazioni del tuo prodotto e miglioreranno le sue classifiche.

Ma aspetta, non c’era un altro elemento essenziale? Esatto – parole chiave. Le parole chiave giuste consentiranno al tuo prodotto di apparire nei risultati di ricerca in primo luogo. Quindi ora, nel secondo passaggio, aggiungiamo alcune parole chiave alla tua scheda e le ottimizziamo.

Come fare la ricerca di parole chiave di Amazon

Ricorda: gli acquirenti possono trovare il tuo prodotto su Amazon solo se la pagina del prodotto contiene tutte le parole chiave utilizzate dagli acquirenti nella loro ricerca. Il tuo primo passo nell’ottimizzazione delle parole chiave è quindi quello di identificare tutte le parole chiave pertinenti. Ecco alcune tecniche e strumenti per farlo.

Completamento automatico Amazon

Quando inserisci una parola chiave nella casella di ricerca di Amazon, il completamento automatico suggerisce i termini di ricerca che i clienti di Amazon usano frequentemente.

Lista dei competitor

Analizza le schede dei tuoi concorrenti per trovare una serie di parole chiave pertinenti. Per fare ciò, inserisci una delle parole chiave principali per il tuo prodotto nella ricerca di Amazon e analizza i migliori prodotti nei risultati di ricerca.

Recensioni dei clienti

Dai un’occhiata da vicino agli acquirenti delle recensioni lasciati sul tuo e su prodotti simili. Scoprirai i termini esatti utilizzati dagli acquirenti per descrivere il tuo prodotto.

La prossima domanda importante è: dove devo mettere le parole chiave?

L’algoritmo A9 di Amazon esamina le parole chiave in vari campi nella scheda di prodotto per determinare se il tuo prodotto può essere visualizzato per il termine di ricerca di un acquirente. Se il tuo prodotto può essere visualizzato nei risultati di ricerca per una parola chiave specifica, il tuo prodotto viene indicizzato per questa parola chiave.

Diamo un’occhiata più da vicino a come Amazon tratta le parole chiave in ciascuno di quei campi nella tua scheda di prodotto.

Ponderazione dei diversi campi: importa dove metto le mie parole chiave per la SEO su Amazon?

I campi dell’elenco prodotti (titolo, punti elenco, descrizione, parole chiave back-end, ecc.) venivano ponderati in modo diverso nell’algoritmo di classificazione di Amazon. Amazon ha rimosso questa ponderazione successivamente nell’ottobre 2018.

Attualmente, i campi sono ponderati equamente. Non importa dove inserisci le parole chiave, purché si trovino in un campo indicizzato.

Brand

Anche se il tuo marchio è indicizzato come parola chiave, non varia (e non può) variare tra le schede di prodotto e, pertanto, non offre opportunità di ottimizzazione.

Titolo

Il titolo, corrispondente al tag title, del prodotto è di fondamentale importanza. Utilizza le Guide di Amazon specifiche per categoria per determinare la lunghezza corretta del titolo per il tuo prodotto.

Assicurati di farlo bene: Amazon rifiuta i titoli troppo lunghi e addirittura elimina le inserzioni in determinate circostanze. In questo caso, il prodotto non appare più nei risultati della ricerca.

Punti elenco (aspetti salienti)

In alcune categorie, Amazon indicizza solo i primi 1000 byte (spazi inclusi) come somma tra tutti i punti elenco. Le parole chiave dopo questa soglia non vengono indicizzate.

Il testo dovrebbe essere comunque più breve: mantiene i punti elenco leggibili ed evita effetti negativi sul tasso di conversione.

Il mio consiglio: utilizzare un massimo di 200 byte per punto elenco per garantire l’indicizzazione completa e un buon tasso di conversione.

Descrizione del prodotto

L’indicizzazione o meno di una descrizione del prodotto dipende dalla categoria del prodotto.

In alcune categorie, i prodotti possono essere trovati tramite tutte le parole chiave nella descrizione del prodotto. Nella maggior parte delle categorie, tuttavia, vale quanto segue:

  • un prodotto NON appare nei risultati di ricerca quando i clienti cercano singole parole chiave dalla descrizione del prodotto.
  • Un prodotto appare nei risultati della ricerca quando
    a) i clienti cercano due o più parole chiave dalla descrizione del prodotto che si trovano uno vicino all’altro o
    b) i clienti cercano una parola chiave dalla descrizione del prodotto E almeno altre due parole chiave da uno o più campi indicizzati (ad es. titolo, punti elenco, parole chiave back-end).

La descrizione del prodotto è quindi un luogo eccellente per aggiungere parole chiave a coda lunga.

Su Amazon, dicevamo, c’è solo un intento dietro ogni query di ricerca: acquistare il prodotto.

I venditori, d’altra parte, usano Amazon anche per un solo motivo: vogliono vendere!

Infine, Amazon vuole generare entrate, ma Amazon farà soldi solo se ha luogo una vendita (Amazon riceve una commissione del 15% da un venditore o incassa il margine da un fornitore).

L’obiettivo di Amazon, quindi, è quello di costruire un algoritmo che aumenti il numero di transazioni. Per raggiungere questo obiettivo, Amazon posiziona il prodotto che gli acquirenti hanno maggiori probabilità di acquistare immediatamente senza indurre in esitazione il potenziale acquirente.

In altre parole: Amazon deve posizionare tutti i prodotti in base alla probabilità di acquisto.

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Parole chiave e rendimento determinano il ranking di Amazon e la probabilità di acquisto

Amazon dunque posiziona i prodotti in base alla probabilità di acquisto. Questo mi fa sorgere una domanda alias dubbio: in che modo Amazon determina la probabilità di acquisto?

Sembra accadere in pochi secondi per l’utente, ma dietro le quinte, la verifica della probabilità di acquisto è una sfida assai complessa.

Ricorda: ci sono centinaia di milioni di prodotti e centinaia di milioni di query di ricerca. La probabilità di acquisto di un prodotto varia per ogni query di ricerca.

Di conseguenza, Amazon deve determinare la probabilità di acquisto non solo per ogni prodotto, ma per ogni combinazione di prodotto e query di ricerca.

Per affrontare questa sfida e ben posizionare i prodotti, Amazon esegue un processo in due fasi.

Testo persuasivo che vende: come scrivere la migliore scheda prodotto per la SEO su Amazon

Concentrati sull’ottimizzazione del seguente contenuto della scheda prodotto per Amazon in ottica SEO:

  • Titolo del prodotto (tag title) massimo 200 caratteri
  • Punti elenco a.k.a Punti salienti a.k.a. Attributi
  • Descrizione del prodotto (metadrescription)
  • Ulteriori informazioni sul prodotto
  • Contenuto avanzato del brand (venditori) e contenuto A + (fornitori)

Obiettivo numero uno: essere scelto come “Amazon’s Choice”

Il successo SEO su Amazon si riduce alla conoscenza di ciò che l’algoritmo di Amazon vuole da te come venditore, il che alla fine si riduce a rendere felici i clienti di Amazon stesso, detto banalmente. La pagina del prodotto può essere ottimizzata in vari modi, ma tutti si riducono a due fattori principali: pertinenza e prestazioni.

Se ottimizzi tenendo presente questi grandi fattori, alla fine dovresti vedere il movimento nella giusta direzione per quanto riguarda i posizionamenti nella ricerca, i tassi di conversione e le vendite.

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TikTok: come funziona l’algoritmo del social media del futuro

  • TikTok si sta evolvendo velocemente, dimostrandosi unico e straordinariamente potente per parlare (e intrattenere) un pubblico sempre più ampio.
  • Il funzionamento dell’algoritmo di TikTok si differenzia da quello degli altri social: capire quali sono i fattori più importanti da tenere in considerazione è fondamentale per massimizzare le performance dei propri contenuti.

 

È un dato di fatto che TikTok sia entrato nella routine da quarantena della maggior parte delle persone – anche di quelle più âgée e di quelle con le maggiori resistenze – appropriandosi un po’ dello status di isola felice in cui ritirarsi e rilassarsi durante un periodo così carico di stress emotivo e preoccupazioni. Questo fenomeno ha spontaneamente portato il social su un altro livello, spingendoci a riflettere davvero sulle peculiarità che lo rendono unico e straordinariamente potenziale per parlare (e intrattenere) un pubblico sempre più ampio.

Come ha scritto Shira Ovide in un articolo molto interessante sul tema, pubblicato sul New York Times, “TikTok non deve necessariamente mostrare la realtà del mondo. Gioca più sul piano dell’espressione, come nessun’altra piattaforma prima”. Pertanto, non si parla di comunicazione, ma di espressione e ci fornisce, in qualche modo, un inedito spaccato sulla società.

“L’unicità di TikTok risiede nel non essere un altro luogo dove vedere quello che sta accadendo, piuttosto una distillata espressione di come le persone si sentono”.

La progressiva evoluzione di questa piattaforma, che ci fornisce una serie di interessanti spunti sia dal punto di vista morfologico sia antropologico, rendono ancor più importante comprenderne profondamente il funzionamento.

Un’offerta di contenuti pensati su misura per te

Dopo le attuali controversie legate alla salvaguardia della privacy e alla provenienza geografica del social network del momento, TikTok si sta prontamente muovendo a grandi passi verso nuove espressioni di trasparenza aziendale. I

n particolare, è stato di recente svelato in parte il funzionamento dell’algoritmo di TikTok, che ci aiuta in qualche modo a capire sulla base di quali ragionamenti alcuni contenuti vengono “premiati” ed esposti maggiormente rispetto ad altri.

“Quando apri TikTok e accedi alla sezione Per Te, entri in contatto con una serie di video che ti vengono mostrati sulla base dei tuoi interessi, in modo da facilitarti la scelta di quali contenuti e creator potrebbero piacerti”.

Questa sezione viene automaticamente popolata da contenuti simili a quelli visti e apprezzati in precedenza da un determinato utente: questo permette a ognuno di poter accedere facilmente a una serie di contenuti su misura, sulla base dei propri gusti.

tiktok

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In particolare, gli elementi che influiscono particolarmente su questo tipo di processo sono:

  • le interazioni degli utenti: tutte le azioni che vengono fatte da un utente in applicazione (like, commenti, follow, condivisioni, tipo di contenuti generati, scelta degli hashtag, …) vengono registrate e utilizzate per creare una sorta di identikit dell’utente preciso quanto fluido;
  • le informazioni dei video: include tutti i dettagli che vengono settati quando si produce un video, come didascalia, suoni e canzoni specifiche e, di nuovo, la scelta degli hashtag;
  • le impostazioni dell’account e del dispositivo utilizzato: meno determinante rispetto ai due punti precedenti ma comunque influente è tutta la parte dei setting dell’account (lingua preferita, nazione di provenienza, tipo di dispositivo).

In questo senso, il funzionamento dell’algoritmo di TikTok non si differenzia in modo sostanziale da quello delle altre piattaforme social. Il ragionamento alla base è lo stesso: mostrare agli utenti contenuti che potrebbero gradire, selezionati in relazione alle preferenze espresse durante la permanenza sul social. A un nuovo utente viene chiesto fin da subito di esprimere il proprio interesse rispetto determinati tipi di contenuto o categorie (ad esempio il mondo travel), in questo modo verrà fin da subito creato un feed iniziale in linea, raccomandando contenuti che rientrano nelle categorie preferite.

Uno dei più forti indicatori di interesse, che ha più peso nella categorizzazione di un contenuto rispetto all’indice di gradimento personale degli utenti, è senza dubbio la presa visione di un video dall’inizio alla fine, in particolare se si tratta di un long video.

Tuttavia, a volte è possibile imbattersi in video che sembrano non essere pertinenti rispetto agli interessi espressi o non particolarmente virali: diversificare il feed e offrire una più ampia varietà di contenuti rimangono punti essenziali per la crescita della community. Per questo, imbattersi in nuove categorie di contenuti, sperimentare nuovi stili o scoprire nuovi creator diventa parte integrante della nostra esperienza sul social, rendendola ancora più stimolante e ricca. Si tratta di una logica di funzionamento singolarmente democratica, non c’è che dire!

Come massimizzare le performance su TikTok

migliori brand su tiktok

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TikTok, a differenza degli altri social media, non privilegia i contenuti postati dagli account con una follower base più ampia. Certo, i loro video otterranno sicuramente più view rispetto a quelli di creator con un seguito inferiore, ma semplicemente perchè vengono esposti a un pubblico più ampio e quindi ottengono inevitabilmente una maggiore reach. Tuttavia, il funzionamento di raccomandazione di TikTok non prende assolutamente in considerazione il numero di follower degli account o le performance dei contenuti postati in precedenza.

Alla luce di tutti questi fattori, possiamo affermare che gli aspetti più importanti da tenere in considerazione per massimizzare le performance dei propri contenuti pubblicati su Tik Tok sono i seguenti:

  • Ogni video è da considerarsi a se stante;
  • Essere in linea con gli interessi in tendenza, utile per entrare in contatto con un numero maggiore di utenti;
  • Fare in modo che i contenuti video vengano guardati fino al completamento.

Insomma, vale la pena fermarsi un attimo a riflettere sui nuovi potenziali scenari che si stanno aprendo per coloro che vogliono utilizzare questa piattaforma per comunicare e fare marketing, e prendere in esame gli indicatori che influenzano maggiormente il funzionamento dell’algoritmo per creare delle strategie di successo.

ripartenza

Week in Social: dalle opzioni Shopping di Facebook ai QR code di WhatsApp

Anche questa settimana, tornano inarrestabili le ultimissime evoluzioni dell’universo social.

Ecco la nostra rassegna di quello che non puoi assolutamente perdere.

Pianeta Facebook

Con l’arrivo di Facebook e Instagram Shopping, il colosso fondato da Zuckerberg ha aggiunto alcune nuove opzioni per la creazione di target audience personalizzate per venire incontro all’aumento dell’attività di eCommerce.

Opzioni di customizzazione delle audience in base all’attività di Shopping

Come possiamo osservare, ora, nella scheda Audience Personalizzata di Facebook Ads Manager, c’è una sezione per creare un elenco basato sul criterio “Shopping“.

facebook audience shopping

Cliccando, appariranno tre nuove opzioni per stilare liste personalizzate per il retargeting degli annunci. Per l’esattezza, le opzioni disponibili sono:

  • Persone che hanno visualizzato i prodotti
  • Persone che hanno aggiunto prodotti al carrello
  • Persone che hanno acquistato prodotti

facebook audience shopping

Questo update offre una serie di modi utili per raggiungere le persone che hanno manifestato un chiaro interesse per i nostri prodotti attraverso nuovi annunci pubblicitari sul sociale.

Considerando che, per i clienti di un brand, le probabilità di effettuare ulteriori conversioni sono più alte del 70% attraverso il retargeting degli annunci display, le opzioni di customizzazione “Shopping” saranno preziose per coloro che desiderano massimizzare i loro investimenti eCommerce su Facebook e Instagram.

Il Gruppo di Zuckerberg sa bene che, nel digital marketing, l’uso efficace del retargeting è la chiave del successo, così sta cercando di renderlo il più semplice possibile per attirare gli inserzionisti sul social.

Sticker animati su WhatsApp

La celebre app di messaggistica istantanea di proprietà di Facebook ha annunciato la release di alcune nuove funzionalità interattive per le prossime settimane.

Gli adesivi offrono un nuovo modo per interagire su WhatsApp e, come possiamo osservare, sono esattamente gli stessi di quelli disponibili su Messenger.

sticker facebook

Non è una coincidenza, dato che Facebook lavora da tempo per rendere disponibili le sue funzioni su tutte le sue piattaforme di messaggistica (Messenger, WhatsApp e Instagram Direct) in maniera integrata.

QR code

Attraverso questa nuova funzionalità, aggiungere un nuovo contatto sarà semplicissimo e super veloce: basterà inquadrare il suo QR code, senza il bisogno di digitare il numero di cellulare manualmente.

Dark mode

Dopo la release della funzionalità ‘dark mode’ dell’app a marzo, WhatsApp rilancia rendendo questa opzione disponibile sia da web che da desktop.

Update delle videochiamate di gruppo

Se finora abbiamo avuto la possibilità di avviare una videochiamata con altri 7 partecipanti, presto sarà anche più facile concentrarci su un partecipante alla volta.

Come? Ci basterà tenere premuto sul suo riquadro video per visualizzarlo a schermo intero.

In più, grazie all’introduzione di una nuova icona, riusciremo ad avviare le videocall di gruppo con un semplice tap.

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Mondo LinkedIn

LinkedIn ha implementato una serie di nuovi update, tra cui l’analisi dei follower per le pagine aziendali.

Per osservarla, è sufficiente aprire la scheda Analytics della nostra Company Page- o di quella che gestiamo.

Scopriremo che qualcosa è cambiato: è comparsa la lista dei follower dell’azienda per profilo individuale. Si tratta di un elenco completo di ogni persona che segue la Pagina, in ordine cronologico inverso.

Questa novità offre ai brand informazioni utili per l’identificazione delle audience, la selezione dei contenuti da pubblicare e le strategie di massimizzazione dell’engagement.

LinkedIn sta inoltre implementando un nuovo modo per limitare il numero di volte in cui i gestori delle pagine aziendali possono invitare le proprie connessioni a seguire l’azienda.

Questo sistema fornisce alle Company Page 100 crediti di invito al mese e, come spiegato nel blog di LinkedIn, ” Ogni mese, alle pagine vengono concessi 100 crediti di invito condivisi tra tutti gli amministratori”. Ogni invito costa un credito, se l’invito viene accettato il credito viene restituito.

Michael Jordan Back

L’icona e il successo: Michael Jordan in 23 citazioni

  • Scopriamo i valori dietro al successo di Michael Jordan, entrato in tutte le case degli italiani insieme ai suoi Bulls grazie a The Last Dance, diventata la serie TV Netflix più vista in Italia;
  • Competitività, fame di vincere, consapevolezza e fiducia in sè stesso. Jordan era (ed è) un fenomeno a dir poco iconico, in grado di distinguersi come nessun altro dentro e fuori dal campo. L’icona mediatica dello sport per eccellenza, un personaggio che ha fatto la storia, un vero e proprio punto di riferimento per moltissime persone; 
  • Recentemente, ha donato 100 milioni di dollari da destinare nell’arco di 10 anni a diverse organizzazioni negli USA.

 

11 settembre 2009, Springfield, Massachussetts.

One day you might look up and see me playing the game at 50“. Risate dal pubblico. “Oh, don’t laugh, don’t laugh! Never say never, because limits, like fears, are often just an illusion“.

Il discorso di Michael Jeffrey Jordan, alla cerimonia per la sua entrata nella Basketball Hall of Fame, termina con queste parole. Un discorso che ne ha forse consacrato la leggenda non solo come giocatore di pallacanestro, ma come vera e propria icona mediatica. Chi se non Jordan poteva pronunciare certe parole con una tale sfrontatezza come per dire “non ridete, perché sapete che ne sono capace per davvero”. E se c’era uno che poteva tornare sul campo da pallacanestro a 50 anni, quello era proprio lui.

Per chi non fosse esperto di basket o non avesse seguito la carriera di quello che è entrato di diritto nell’olimpo dello sport, basta accendere la televisione, aprire il proprio PC o tablet, e accedere a Netflix. Tra “I titoli del momento” o “I più popolari su Netflix”, c’è di sicuro The Last Dance, la serie TV che è diventata un vero e proprio fenomeno mediatico, arrivando a superare addirittura La Casa di Carta come serie più vista in Italia sulla piattaforma streaming.

Oltre a diventare un esempio lampante di come lo storytelling sportivo sia cambiato, gli episodi della serie non solo sono in grado di raccontare come mai prima d’ora una delle avventure più straordinarie della storia dello sport, quella dei Chicago Bulls del 1997/1998, ma anche di far comprendere ai più Michael Jordan come personaggio e non solo come miglior giocatore di quella squadra. Un campione indiscusso, uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi, considerato una divinità dai fan più accaniti.

La serie, tra le altre cose, fa anche trasparire alcuni degli aspetti solitamente più nascosti dell’icona di Jordan, raccontando anche del suo incessabile agonismo e della sua competitività, che hanno raggiunto livelli a dir poco impensabili nel corso della sua carriera. Tuttavia, come ha affermato lui stesso in numerose occasioni, è proprio questo suo mindset che l’ha fatto diventare chi è diventato.

Michael Jordan è sempre stata una figura capace di trascendere la dimensione sportiva. Non solo diventò un vero e proprio modello per molti, in campo e fuori: Jordan fu il protagonista di una rivoluzione mediatica. Prima di lui, alcuni sportivi erano sì considerati delle “star”, ma nessuno di loro ebbe il suo impatto. Indubbiamente, nessun altro sportivo fu seguito dal mondo giornalistico come nel suo caso. Lui, d’altronde, si dimostrò sempre molto preparato ad affrontare la situazione, diventando un grandissimo comunicatore nel corso della sua carriera.

Uno dei motivi dietro a tutto questo, oltre alla popolarità nella NBA e sul campo da gioco, è, ovviamente, Nike. Se fino al 1984 veniva considerata una società emergente, ma non ai livelli di Converse o Adidas, è grazie a Jordan che il brand iniziò a crescere guadagnando la popolarità che ha tutt’oggi. La cifra folle di due milioni e mezzo di dollari offerta a un giovane Michael Jordan quando non era (quasi) nessuno per diventare l’immagine di Nike, si tramutò in un marchio (Air Jordan, appunto) che oggi vale più di 10 miliardi di dollari, generandone ben di più in termini di profitti nel corso di questi 35 anni. D’altronde, quale miglior modo per cercare di essere come la leggenda del basket, se non indossando un paio di sue scarpe?

Essere come Jordan era l’ambizione di moltissime persone, che riconoscevano in lui un’icona da seguire, un punto di riferimento. Immaginario che viene costruito in numerose occasioni anche dagli spot pubblicitari che l’hanno reso ancora più famoso, come “Be Like Mike” di Gatorade o “Let your game speak” di Nike, per citare solo due esempi.

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Un personaggio senza precedenti (e senza successori?), che ha rivoluzionato il mondo dello sport e dell’intrattenimento. Un’icona così importante da creare su di sè una pressione mediatica senza precedenti. Jordan ne rimase colpito in più di un’occasione (gli scandali sul gioco d’azzardo e le scommesse sportive ne sono un esempio), ma riuscì a riemergerne sempre. Chi potrebbe ritirarsi per poi tornare a vincere, ritirarsi ancora per poi calcare di nuovo il parquet a 40 anni? D’altronde, il ruolo dei media nella costruzione di un’icona mediatica è solo uno dei tanti elementi. Fra le caratteristiche più importanti vi sono il carisma e la personalità dell’individuo: solo Michael Jordan può essere Michael Jordan.

Si impara dai fallimenti. In cattedra, Michael Jordan

Michael Jordan nasce a New York il 17 febbraio 1963. Dopo i primi anni passati a Teachey, North Carolina, la famiglia si trasferì a Wilmington. Il rapporto con i genitori fu da sempre contraddistinto, in tenera età, da un trascinante amore materno e da un difficile rapporto col padre, sfociato spesso in ostilità. Fu proprio questa ostilità che avrebbe poi contribuito ad alimentare la sua determinazione al miglioramento costante. Si racconta, infatti, che “Mike” venisse criticato dal padre per i suoi limiti nei lavori “pratici”. Ogni tentativo di eguagliare il padre finiva con la frase “tornatene a casa con le donne!”.

Anche il rapporto con il fratello Larry non fu tra i più semplici. Quest’ultimo era il figlio prediletto dal padre, e fu il primo membro della famiglia a innamorarsi della pallacanestro. James Jordan comprò la prima palla da basket quando Michael aveva undici anni, dando così vita a continui confronti tra i due fratelli. Non c’era storia: il giovane Mike perdeva sempre. Nonostante l’altezza giocasse a suo favore, prima che riuscisse a spuntarla passarono degli anni. È dalla sua famiglia, quindi, che nasce questa instancabile voglia di competere.

Uno dei fallimenti più noti di Jordan, però, arrivò ai tempi del liceo. Al suo secondo anno, non venne ritenuto idoneo a vestire la maglia della Laney High School. Il coach Clifton “Pop” Herring, infatti, lo escluse dalla squadra nel 1978, a favore di Leroy Smith, meno talentuoso ma più prestante fisicamente. Michael dichiarò in più di un’occasione che la vicenda gli cadde addosso come un macigno, ma che ogni volta che ci pensava gli veniva voglia di lavorare per migliorare. A differenza di quanto si possa pensare, Jordan ha fallito molte volte nel corso della sua carriera. È proprio questa, però, la sua grande forza: cadere, per guadagnare motivazione e rialzarsi più forti di prima.

1. “Nella mia carriera ho sbagliato più di 9000 tiri. Ho perso quasi 300 partite. 26 volte, i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito davvero molte volte nella mia vita. Ed è per questo che alla fine ho vinto.”

2. “Posso accettare di fallire, tutti falliscono in qualcosa. Ma non posso accettare di non provarci.”

3. “Per imparare a vincere, devi prima imparare a fallire.”

4. “So che la paura può essere un ostacolo per molti, ma per me è un illusione. Fallire mi ha sempre fatto impegnare di più la volta dopo.”

5. “Mai dire mai, perché i limiti, come le paure, sono spesso solo un’illusione.” 

Michael Jordan title father

Credits: Esquire

La fame di vincere, l’ambizione e la competitività di Jordan

Dopo i suoi primi anni in NBA, in cui si affermò come una star che non aspettava altro che conquistare il mondo (della pallacanestro e non solo), era chiaro che il destino di Jordan sarebbe stato quello di diventare uno dei più grandi di sempre. Per farlo, però, non era sufficiente far diventare grande una società fino a quel momento ignorata come i Chicago Bulls, o conquistare titoli di capocannoniere della lega. Doveva vincere.

Era spesso criticato come quello che non poteva arrivare ai livelli di colossi come Larry Bird o Magic Johnson. Ma erano proprio affermazioni come queste a motivare Jordan per superarli. Gli allenatori di quegli anni cercavano in tutti i modi di fermarlo sul campo, anche con metodi ai limiti del regolamento, ma erano solo espedienti che alimentavano la fame di competizione del 23 dei Bulls. Nemmeno Chuck Daily, il coach dei Detroit Pistons che inventò le cosiddette “Jordan Rules“, o tutti i giornalisti che tentarono di mettere sotto pressione Jordan con polemiche su scommesse sportive e altre vicende, ci riuscirono. Numerose volte MJ ha dichiarato che tutto ciò che ha fatto nella sua carriera lo ha fatto per vincere. È proprio la sua irrefrenabile fame di competizione che, infatti, gli ha fatto nascere il vizio delle scommesse sportive per cui è tanto stato criticato.

Jordan cercava di vincere sempre, in qualsiasi cosa. Fu uno dei pochi giocatori a vincere tre titoli NBA di fila (1991-1993), per poi ritirarsi, rientrare e vincerne altri tre (1996-1998). Ma non si parla solo di basket: esilaranti, ad esempio, le clip di The Last Dance in cui gioca con gli addetti alla sicurezza al “lancio della monetina” scommettendo decine e centinaia di dollari solo per il gusto di vincere. Questo atteggiamento, però, è la chiave per capire la personalità di Jordan. Senza questo mindset, non sarebbe mai arrivato al successo.

6. “Devi aspettarti grandi cose da te stesso, prima ancora di farle.”

7. “Alcune persone vogliono che accada, alcune desiderano che accada, altri lo fanno accadere.”

8. “Il mio atteggiamento consiste nel fatto che se mi spingi verso qualcosa che pensi sia una mia debolezza, allora trasformerò quello che pensi sia una debolezza in un punto di forza.”

9. “Gioco per vincere, che sia una partita vera o un allenamento. E non lascerò mai che nulla si metta tra me e il mio essere competitivo, la mia voglia di vincere.” 

Michael Jordan golf

Credits: GOLF.com

Parliamo di mindfulness

Michael Jordan è però arrivato a essere la persona e l’icona che è con un’altra componente fondamentale: una straordinaria fiducia e consapevolezza dei propri mezzi. Jordan vinse tre titoli consecutivi, nel 1991, nel 1992, e nel 1993. Dopo quell’ultima stagione scelse di ritirarsi, scosso dalla morte del padre. Dichiarò, però, che avrebbe preso la stessa decisione anche con James accanto, per l’eccessiva pressione mediatica e la stanchezza mentale, più che fisica. Molti arrivarono a sostenere che volesse ritirarsi perché era diventato “più grande della NBA stessa”. Dopo un breve periodo di tempo passato nelle minor league di baseball, sport di cui Jordan era da sempre appassionato, tornò in NBA. Nel 1996, nel 1997, e nel 1998 fu in grado di trascinare i Bulls a un altro “three-peat”, confermando le sue doti sovrumane. Ritiratosi, fece ritorno nel 2001 con i Washington Wizards, per dimostrare a tutti che poteva calcare il parquet ed essere decisivo anche all’età di 40 anni. Jordan si ritirò poi nel 2003. Ora è proprietario della franchigia NBA degli Charlotte Hornets.

Quello che permise a Jordan di compiere imprese così straordinarie è la cosiddetta “mindfulness“, un’alta consapevolezza di sè unita a una mentalità vincente, orientata al risultato. Tutto ciò lo ha fatto diventare il giocatore di pallacanestro più forte di sempre, con sei finali vinte su sei finali disputate e sei titoli di MVP delle finali, cinque MVP della stagione regolare, un premio di difensore dell’anno, un premio di rookie dell’anno, e dieci premi di capocannoniere dell’NBA. Il noto giornalista Federico Buffa afferma però che Jordan è talmente grande che “non c’è bisogno dei numeri” per descriverlo, “i numeri lo offendono”.

10. “Fai diventare sempre una situazione negativa una situazione positiva.” 

11. “Non farti buttare giù dalle voci, fai quello in cui credi.”

12. “Se accetti le aspettative degli altri, soprattutto quelle negative, allora non cambierai mai il risultato.”

13. “Una volta che prendo una decisione, non ci penso di nuovo un’altra volta”

14. “Se stai cercando di raggiungere un obiettivo, ci sarà sempre qualcosa che ti blocca la strada. È capitato a me, capita a tutti. Ma gli ostacoli non devono fermarti. Se incontri un muro, non girarti e arrenderti. Scopri come scalarlo, oltrepassarlo, o girarci attorno.”

15. “Non ho mai guardato alle conseguenze di sbagliare un tiro importante… quando pensi alle conseguenze, pensi sempre a un risultato negativo.”

Jordan and Scottie Pippen

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“There’s no I in TEAM”“But there’s in WIN!”

In The Last Dance si è visto chiaramente: nonostante Jordan fosse una personalità e un giocatore fuori dal normale, non sarebbe arrivato a ottenere i risultati che ha ottenuto da solo. Scottie Pippen, Dennis Rodman, Steve Kerr, Phil Jackson, sono solo alcuni dei nomi che si affiancano a quello di MJ.

Lui stesso, in numerose occasioni, ha dichiarato come senza il lavoro di squadra, senza la fiducia di compagni come Pippen o la mentalità di un allenatore come Jackson, non avrebbe ottenuto ciò che ha ottenuto. Per arrivare al vero successo, per vincere, si deve pensare come un team, si deve volere arrivare a un risultato insieme, indipendentemente dal talento dei singoli. Tuttavia, la sua filosofia segue anche un concetto molto interessante: per arrivare a ottenere buoni risultati si deve collaborare, ma allo stesso tempo si deve mantenere una grande integrità personale. Nessun altro può vivere la tua vita al posto tuo.

16. “Il talento fa vincere le partite, l’intelligenza e il lavoro di squadra fanno vincere i campionati.”

17. “Per avere successo, devi essere egoista, devi volerlo, altrimenti non lo raggiungerai mai. Ma una volta ottenuto, devi essere altruista. Resta raggiungibile. Tieni i contatti. Non isolarti.”

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Michael Jordan mindfulness

Credits: Andrew D. Bernstein

Come diventare “GOAT” (Greatest Of All Time)? Lavorando duro

Con la tragedia della morte di Kobe Bryant si è parlato molto della sua “mamba mentality”, dell’etica del lavoro che lo contraddistinse. Riguardo a questa dimensione, una delle principali fonti d’ispirazione di Kobe era proprio Michael Jordan.

Nella nota biografia di Jordan scritta da Roland Lazenby si cita un episodio molto singolare. Nel 1972, la Nazionale americana aveva perso in finale ai Giochi Olimpici di Monaco contro l’Unione Sovietica. Un giovane Michael guardò perdere gli americani e andò in cucina a dire a sua madre “Un giorno parteciperò alle Olimpiadi, e riuscirò a farci vincere!”. Deloris rispose sorridendo “Tesoro, non sai quanto bisogna lavorare per vincere una medaglia d’oro”. Al di là dell’ambizione di un ragazzo che in quel momento aveva solo 9 anni, è proprio il duro lavoro e lo spirito di sacrificio che fece arrivare Jordan a vincere non una ma ben due medaglie d’oro olimpiche.

Un altro esempio, per non fare riferimenti solo a fatti sul parquet, si può ricercare negli anni passati a giocare a baseball. Non solo faticò molto per guadagnare credibilità in uno sport totalmente diverso dal suo, ma dichiarò di essere stato “così a lungo sul piedistallo” che aveva dimenticato “gli sforzi che bisogna fare per arrivarci”. Un’etica del lavoro che però non è mai mancata a Jordan, che riuscì a diventare il più grande di sempre grazie soprattutto agli sforzi in palestra.

Un approccio maniacale al gioco e al lavoro, unito a un’immensa fiducia nei propri mezzi e a una leggendaria voglia di competere e di vincere: sembrerebbe la ricetta perfetta per arrivare al successo. Di sicuro, è ciò che ha reso Michael Jordan un modello e un’icona da seguire, sia sul campo da pallacanestro che al di fuori.

18. “Se smetti di fare qualcosa PER UNA VOLTA diventa un’abitudine. Non smettere mai!”

19. “Se lavori duramente, verrai ricompensato. Non ci sono scorciatoie nella vita.”

20. “Se viene fuori che il mio meglio non è stato abbastanza, almeno non mi potrò guardare indietro e dire che avevo paura di provarci.”

21. “Sii fedele al basket, perché il basket sarà fedele a te. Se provi una scorciatoia, nel basket, allora il basket ti taglierà le gambe. Se ci metti impegno e duro lavoro, allora ti saranno elargite delle belle ricompense. È davvero così, se si pensa al basket, e in un certo senso anche nella vita.” 

22. “Imparare è un regalo, anche quando è il dolore a essere il tuo insegnante”. 

23. “I campioni non diventano campioni quando vincono qualcosa, ma nelle ore, le settimane, i mesi, gli anni, che impiegano per prepararsi a vincere. La vittoria di qualcuno è solo la mera dimostrazione del suo atteggiamento da campione.” 

20 routine quotidiane che aiutano a recuperare la produttività

  • Le routine quotidiane non sono un limite ma ci permettono di diventare più produttivi.
  • Ecco un elenco completo di quelle  per migliorare se stessi e raggiungere i propri obiettivi.

Facciamo progetti continuamente. Quando scriviamo la lista della spesa, o creiamo una wish list per il nostro compleanno piena di oggetti che probabilmente non acquisteremo mai. Ci impegniamo a stendere un elenco di buoni propositi come svegliarsi presto la mattina per andare a correre, imparare una nuova lingua, ma rimandiamo tutto a data da destinarsi. Perché? Ci sono tanti motivi, un po’ è perché abbiamo paura di non essere abbastanza bravi a fare qualcosa di nuovo, a volte è semplicemente pigrizia.

Una soluzione per iniziare a fare davvero cose nuove potrebbe essere cambiare il nostro punto di vista e stabilire delle routine quotidiane.

Il lato positivo delle routine quotidiane

Approcciarsi diversamente alla quotidianità sdoganando l’accezione negativa che diamo al termine routine e provare a determinare le nostre abitudini secondo le proprie necessità, desideri e obiettivi. Cosa vogliamo realizzare?

Queste semplici routine quotidiane ci aiuteranno a incrementare la nostra produttività. Provare per credere.

routine quotidiane

Routine quotidiane, una top 20 da seguire per diventare più produttivi

1. Rispettare il ritmo circadiano

Sembra scontato, ma il nostro corpo ci comunica quando è il momento di dormire, svegliarsi, mangiare e persino fare esercizio fisico. Ci aiuta anche a capire quali sono le ore più produttive per noi. Sapendo questo, saremo in grado di dormire bene e pianificare le nostre giornate secondo i nostri ritmi.

Avete presente quando impostiamo la sveglia alle 6 per alzarci alle 7 ma prima delle 8 non ci muoviamo dal letto? Evitiamo lo snooze e configuriamo la sveglia direttamente al giusto orario. Lo snooze non fa altro che interrompere il ciclo di sonno e, a lungo andare, potrebbe causare una prolungata sensazione di stanchezza durante il giorno.

L’89% delle persone che hanno imparato a conoscere il proprio ritmo sonno-veglia, riesce a essere più efficiente durante la giornata. Inoltre non è detto che tutti dobbiamo svegliarci presto, magari c’è chi è più creativo nelle ore buie. Dobbiamo imparare ad ascoltare il nostro corpo, senza pretese.

2. Evitare device digitali appena svegli

Jim Kwik, esperto di performance cerebrali, suggerisce di evitare contatti con il proprio smartphone appena svegli per almeno un’ora. Per quale motivo? Ci sono due aspetti da non sottovalutare. Al risveglio, il nostro cervello è molto ricettivo.

Usare il cellulare rilascia dopamina, una sostanza che regola il piacere. Se utilizziamo lo smartphone appena svegli, il nostro cervello la recepisce e tendiamo a distarci. La nostra produttività verrà compromessa perché nel momento in cui ci sentiamo annoiati o abbiamo qualche compito difficile da svolgere, la nostra mente andrà alla ricerca di una piccola e fugace distrazione, e il telefono sarà la prima cosa a cui ci rivolgeremo. Di conseguenza, invece di metterci a lavoro, resteremo incollati ai nostri device.

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L’altro aspetto negativo è quello di bombardare subito il cervello con mail di lavoro, e notizie negative. Tutto questo stress digitale non fa bene alla mente, che si sente subito sovraccaricata. Meglio iniziare la giornata con una nota positiva. Diamo il tempo al nostro corpo di carburare e sviluppare le proprie difese naturali per affrontare un nuovo giorno.

3. Fare una colazione sana

Tra le routine quotidiane, non possiamo dimenticare una delle prime regole che ci hanno insegnato da bambini: mai saltare la colazione. Ciò non significa che dobbiamo rimpinzarci di ciambelle e cornetti, o accontentarci di una semplice tazzina di caffè. L’ideale è optare per qualcosa di sano. Se volete provare una colazione diversa, scegliete come primo pasto la frutta, un avocado o dei centrifugati verdi.

Un’altra cosa che tendiamo a tralasciare è l’idratazione. Niente risveglia il cervello al mattino come un bel bicchiere d’acqua a stomaco vuoto. Sapevate che le persone disidratate non riescono a svolgere bene compiti che richiedono elaborazioni complesse o molta attenzione? La disidratazione comporta stanchezza, riduzione di concentrazione e rallenta l’esecuzione anche dei compiti più semplici.

4. Rifare il letto ogni mattina

Fare il letto ogni mattina è un ottimo modo per iniziare la giornata in modo produttivo. Pensateci, è il primo compito che portiamo a termine durante la giornata, e questo ci incoraggerà a farne un altro, e poi un altro ancora. Non dimentichiamo di aggiungerla tra le nostre routine quotidiane.

5. Meditare e respirare

La meditazione ci consente di fare una pausa e immergerci nella quiete prima che inizi la frenesia quotidiana. Non riduce solo lo stress, ma aiuta anche ad acquisire padronanza della mente, rendendo più facile mantenere la concentrazione e dire no alle distrazioni.

Un ricercatore di Harvard ha scoperto che l’attività cerebrale nelle persone che hanno imparato a mediare è rimasta stabile, anche durante le attività quotidiane. Non sapete da dove iniziare? Provate a concentrarvi 5 minuti sul vostro respiro. A piccoli passi.

6. Fare esercizio fisico

L’attività fisica è un toccasana per corpo e mente. Aumenta il flusso sanguigno in tutto il corpo, caricando il cervello con energia e ossigeno in più.

Se abbiamo la possibilità di allenarci all’aperto, possiamo fare una camminata veloce al parco, prima d’iniziare a lavorare. Gli spazi verdi inebriano il cervello con una boccata d’aria fresca, favorendo la contemplazione e la concentrazione.

La neuroscienziata Wendy Suzuki nel suo discorso su TEDWomen afferma che un singolo allenamento aumenta immediatamente i livelli di neurotrasmettitori come dopamina, serotonina e noradrenalina. Ciò aumenterà il nostro umore subito dopo l’esercizio fisico. Un singolo workout può migliorare la capacità di spostare e focalizzare l’attenzione, e incrementare la messa a fuoco per almeno due ore. 

Sfruttiamo il momento del post allenamento, dedichiamo quel tempo a qualche attività più complessa, mentre il nostro cervello è al massimo delle prestazioni.

7. Carta e penna alla mano

Nel libro “The Artist’s Way”, Julia Cameron ci svela un segreto immancabile tra le nostre routine quotidiane: scrivere appena svegli. Con il suo metodo, Morning Pages, ci suggerisce di scrivere 750 parole, circa 3 pagine, per sfruttare al massimo la nostra creatività e il libero pensiero, prima che il nostro critico interiore ci bacchetti, limitandoci.

Stendiamo tutto ciò che ci viene in mente, diamo sfogo ai nostri flussi di coscienza, preferiamo carta e inchiostro invece che il solito laptop. La scienza mostra che la scrittura a mano libera la creatività e attiva regioni del cervello simili alla meditazione. Ci servirà a eliminare il disordine mentale per far spazio alla nostra vena artistica. Possiamo anche impostare un timer, scrivendo per 20 -30 minuti. Diamoci la possibilità di districare i blocchi creativi senza la pressione della perfezione, alimentando anche nuove idee.

Un altro esempio di utilizzare la scrittura? Scriviamo i nostri obiettivi per allinearci con essi. Se non riusciamo a realizzarci, ripetiamoceli come un mantra, fissiamoli nella mente e su carta. Ci servirà per concentrarci di più, rilasciando il pensiero positivo.

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8. Leggere

Leggere un libro è un momento intimo, un riconnettersi con la propria anima esplorando mondi sconosciuti attraverso il potere delle storie e della narrazione. Stimola le idee, amplia gli orizzonti.

Riduce lo stress, espande le nostre conoscenze e migliora le funzioni cerebrali come memoria e concentrazione. Possiamo leggere al risveglio per almeno 10 minuti, o prima di addormentarci, se preferiamo. Ovviamente durante la giornata, quante volte vogliamo. Portiamo sempre con noi un libro, magari in borsa, da sfogliare durante un tragitto sui mezzi, o nelle sale d’attesa.

routine quotidiane

9. Pianificare le giornate

Siamo pieni d’impegni, ci districhiamo tra vita privata e lavorativa, e se non pianifichiamo il nostro tempo ci ritroveremo a correre da un punto all’altro senza capire perché. Quali sono le nostre priorità? Stabiliamo una tabella di marcia con una lista di cose da fare giorno per giorno. Teniamo presente le scadenze da rispettare, e gli impegni già programmati.

Non dimentichiamo però i nostri desideri cercando di non dare peso esclusivamente al dovere, ma anche al piacere. Focalizziamoci sulle cose che contano davvero per noi.

10. Affrontare il compito più difficile appena svegli

Capita di avere giornate più leggere e altre davvero terribili. Per affrontare al meglio un bad day, cominciamo dal compito più difficile, quello che ci tedia dalla sera prima, che non ci ha fatto chiudere occhio. Tra le routine quotidiane non dobbiamo dimenticare quella di approcciarci subito a esso, quando siamo più vigili ed energici, di solito entro le prime ore dal risveglio.

Dopo aver portato a termine una grossa fatica, avremo quella sensazione di sentirci soddisfatti e realizzati per tutto il resto della giornata.

11. Concedersi del tempo per sé stessi

Tendiamo a dimenticare la cosa più importante che riguarda la nostra vita: prenderci cura di noi stessi. Così infervorati a fare qualsiasi attività, ci trascuriamo, costringendoci a vivere quasi per inerzia.

Una delle cose che questo periodo di lockdown ci ha insegnato è rallentare. Tutti noi abbiamo bisogno di dedicare del tempo alla cura di noi stessi, di sentirci libri di fare quello che amiamo e qualche volta di non fare assolutamente nulla.

12. Essere grati

Tra le routine quotidiane più appagante che possiamo annoverare, c’è sicuramente la gratitudine.

È stato scoperto che coloro che trascorrono cinque minuti a scrivere ciò di cui sono grati hanno aumentato il loro senso di benessere del 10%. E come abbiamo già sottolineato, quando si è di buon umore, si diventa più produttivi.

13. Coltivare le amicizie

Le connessioni sociali, quelle vere, hanno il potere di aumentare la felicità, l’impegno e uno stile di vita più sano.

Siamo esseri umani, abbiamo bisogno di socializzare, condividere pensieri e opinioni con gli altri.

14. Scandire i tempi per le attività quotidiane

Definire i limiti di tempo per svolgere diverse attività durante la giornata è importante.

Tutti abbiamo delle preferenze, magari vorremmo dedicarci più alla lettura dell’ultima raccolta di racconti di Stephen King piuttosto che cucinare, ma cerchiamo di ritagliare degli spazi per poter fare tutto, scoprendo, perché no, nuove passioni.

15. Organizzare lo spazio di lavoro

Prima di mettersi a lavoro, diamo uno sguardo alla nostra postazione. Se non riusciamo a scorgere nulla perché ogni cosa è sepolta dalle scartoffie, è il caso di mettere ordine sulla nostra scrivania. Il disordine per quanto possa essere incarnare il fascino dell’artista in fibrillazione creativa, è ridondante. Confonde.

Non dobbiamo trasformarci in maniaci dell’ordine, è chiaro, ma solo organizzare il nostro spazio per non andare alla deriva.

16. Non siamo il nostro lavoro

Il lavoro non ci definisce, fa parte della nostra vita, ma non è tutta la nostra ragione d’essere.

Lavorare ed essere concentrati sulla propria carriera è importante, ma non possiamo far girare il nostro mondo intorno ad essa. Dopo aver staccato, che sia dall’ufficio o dal proprio PC, è il momento di passare ad altro. 

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17. Riflettere sulla propria giornata (da soli o con qualcuno)

Alla fine di una lunga giornata, prima di andare a dormire, prendiamoci del tempo per riflettere. Cosa abbiamo fatto di buono? Cosa ci ha gratificato e cosa invece abbiamo sbagliato?

Ripercorrere cosa è accaduto, da soli ma anche con qualcuno di cui ci fidiamo, è importante ed è una delle routine quotidiane più motivanti che ci sia. Ci sprona ad impegnarci di più, giorno dopo giorno, e ci permette di riconoscere i nostri limiti, insegnandoci a superarli, ma anche a complimentarsi con noi stessi per i risultati ottenuti.

18. Disinnestare

Joel Gascoigne, fondatore e CEO di Buffer, fa qualcosa che lo aiuta a liberarsi completamente dal lavoro. Una passeggiata di 20 minuti ogni sera prima di andare a letto.

Ognuno di noi dovrebbe trovare il proprio metodo per staccare da tutto, scaricarsi dai pensieri e sentirsi leggero, dimenticandosi del proprio lavoro e delle ansie quotidiane.

19. Dormire

Ci sono persone che affermano di dormire poche ore a notte, e sentirsi super produttivi. Non credete a queste cose, perché la mancanza di sonno li coglierà quando meno se lo aspettano, e sarà soporifera!

Non solo si esauriranno, ma inizieranno anche a fare errori. La mancanza di sonno distrugge la produttività, non l’alimenta. Riduciamo il più possibile l’esposizione alle luci blu, rendiamo la camera da letto accogliente e concediamoci un rituale rilassante prima di addormentarci.

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20. Essere curiosi

Non dobbiamo aver paura dell’ignoto, perché a volte per realizzare i propri obiettvi abbiamo soltanto bisogno di sperimentare e sentirci liberi.

Rebranding di giugno: Google Foto, Waze, Radio Italia

  • Fare rebranding ha a che fare con l’adattamento e l’innovazione, perché cambiare il proprio aspetto è un’impresa ardua ma fondamentale per un marchio.
  • Dalla radio alle app, tra le riprogettazioni di giugno: Google Foto, Waze, Radio Italia

 

Nell’attuale contesto economico e in un ambiente altamente competitivo, tra i migliori modi per aumentare il proprio rendimento c’è anche il rebranding.

Questo processo ha a che fare con l’adattamento e l’innovazione, perché cambiare il proprio aspetto, pur rimanendo freschi, vivaci e in contatto con la vita contemporanea, è un’impresa ardua ma fondamentale per un marchio. Una questione che riguarda la predisposizione al cambiamento.

Scopriamo insieme quali aziende hanno aggiornato il proprio aspetto durante il mese di giugno.

Ricordi e nostalgia nel rebranding di Google Foto

Tra i principali redesign del mese c’è Google Photos. Sono oltre un miliardo al mese le persone che usano il servizio di gestione e archiviazione multimediale fornito da Google. Il team ha analizzato il  comportamento degli utenti scoprendo che viene maggiormente utilizzata quando provano nostalgia e vogliono ricordare.

rebranding

Negli ultimi 5 anni Google Foto è diventato più di una semplice app per gestire le foto, è diventata una “casa dei ricordi” della vita.

Il restyling è proprio focalizzato sui ricordi, per aiutarti a trovare e rivivere i momenti più preziosi.

Una nuova esperienza semplificata che pone maggiore attenzione a foto e video mettendo la ricerca in primo piano con una nuova struttura a tre schede: Foto, Ricerca, Libreria.

Come parte della nuova scheda di ricerca, ci sarà una visualizzazione interattiva della mappa di foto e video. Puoi pizzicare e zoomare in tutto il mondo per esplorare le foto dei tuoi viaggi, vedere in quale città hai scattato più foto o trovare quello scatto perduto del tuo viaggio attraverso il paese.

Cambia anche l’icona che inizialmente era stata progettata come una girandola, un cenno all’infanzia e alla nostalgia appunto.

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Vecchio logo Google Foto

 

Nuova icona Google Foto

La forma resta famigliare nonostante l’aggiornamento. La nuova esperienza semplificata di Google Foto sarà implementata nelle prossime settimane su Android e iOS.

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La community al centro del restyling di Waze

Waze aggiorna la sua immagine coordinata celebrando la community. Con la graduale ripresa della mobilità, la piattaforma di navigazione, sempre di proprietà di Google, ha riprogettato l’interfaccia utente e rivisitato il suo design.

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La social navigation app gratuita ha deciso di accogliere gli automobilisti nuovamente sulle strade con una nuova user experience.

waze user interface

Obiettivo: migliorare l’esperienza di guida degli utenti e il tempo trascorso in auto, sono 130 milioni in tutto il mondo le persone che utilizzano l’app.

Per comprendere i bisogni e i desideri degli utenti, la community è stata coinvolta durante il percorso di restyling. Un processo fatto di conversazioni che molto spesso hanno assunto forme diverse, da normali incontri a ricerche approfondite condotte su 13.000 autisti. Queste informazioni hanno chiarito all’azienda gli obiettivi da intraprendere.

Waze vuole guidare il cambiamento con disegni audaci, intende mostrare la sua unicità attraverso la palette colori:

“Non eravamo interessati ad essere un marchio tecnologico pulito, minimale, “elevato” perché non si tratta solo di tecnologia. Abbiamo la community con noi. Dobbiamo riflettere su questo. In questo senso, siamo un po’ “non tecnologici” nel nostro approccio. Stiamo inseguendo qualcosa che sia amichevole, organico e gioioso” scrive in un articolo Jake Shaw, Head of Creative di Waze.

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Il nuovo look è molto più colorato e mette in primo piano anche la capacità dei singoli conducenti di condividere le loro emozioni attuali con Moods, un set di icone selezionabili dall’utente che possono riflettere il suo umore mentre sta guidando.

Radio Italia cambia il suo logo storico

Tra i casi italiani spicca il rebranding totale di Radio Italia che in un momento storico così particolare riparte con il piede giusto. Negli ultimi anni l’emittente ha saputo evolvere facendo passi da gigante, dagli ascolti agli eventi, fino alle partnership.

rebranding radio italia

Il cuore italiano non più visibile nel logo resta comunque nell’anima della radio:

“La musica è vita, la musica è mutevole e non può essere circoscritta e lo stesso vale per Radio Italia che da sempre sostiene e valorizza tutta la musica Made in Italy. Anche i nostri ascoltatori più fedeli hanno accolto con grandissima positività questo cambiamento e per noi è sicuramente la vittoria più grande” dichiara Alessandro Volanti, Direttore Marketing di Radio Italia.

logo radio italia

Vecchio logo di Radio Italia

Il lavoro di riprogettazione è durato quasi un anno. Un lungo e delicato processo che ha portato nuova energia e vitalità:

“Abbiamo deciso di legarci ad una gamma di colori perché per noi la musica, elemento fondamentale della nostra proposta editoriale, non può essere rinchiusa in un colore solo” continua Volanti.

Al progetto ha lavorato l’art director Sergio Pappalettera fondatore di Studio Prodesign:

“Non sono previste forme regolari, ma tagli e colori che quasi cancellano i confini e una mappa di tonalità per trasmettere profondità e movimento senza segnare dei limiti rigidi. Un disegno che rappresenta, per me, il lavoro della Radio nel panorama musicale italiano, capace da sempre di coinvolgere e promuovere tutti i suoi protagonisti”.

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Per il lancio della nuova identità, il 27 e il 28 giugno, Radio Italia solomusicaitaliana e Radio Italia Tv sono state affidate nelle mani sapienti degli artisti, che hanno preso per un’ora il comando.

Un’esplosione di creatività attraverso la personalità e il talento dei cantanti italiani che da sempre contraddistinguono l’emittente e danno voce ai suoi palinsesti.

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Come i sondaggi e le ricerche di mercato ci aiuteranno nella ripresa

  • Oggi ci troviamo a fare i conti con ciò che il lockdown ci ha lasciato alle spalle e la lenta ripartenza degli acquisti da parte dei consumatori.
  • I sondaggi sono utili per capire i cambiamenti interni, tra i clienti che già abbiamo acquisito, e valutare nuove possibilità del mercato.

In questo 2020 le abitudini di acquisto hanno subito un drastico cambiamento nel giro di pochi mesi per via dell’emergenza sanitaria. Per studiare la nuova customer journey possiamo affidarci alle statistiche dei sondaggi e delle ricerche di mercato.

Sono tante le ricerche che parlano di come è cambiato il rapporto tra i consumatori e le aziende: il poter effettuare ordini e consegne dagli store online è diventato fondamentale per moltissimi business che prima si affidavano solo alle visite nei negozi fisici.

Specialmente nel pieno lockdown si sono registrati picchi di ordini che riguardavano strumenti per l’home fitness, lo smart working e il food delivery.

Adesso ci troviamo a fare i conti con ciò che il lockdown ci ha lasciato alle spalle e la lenta ripartenza degli acquisti da parte dei consumatori. In momenti di incertezza economica, ogni valutazione all’acquisto diventa fondamentale e le aziende devono essere pronte a capire i nuovi bisogni e affrontare le nuove remore degli utenti.

I sondaggi sono utili per capire i cambiamenti interni, tra i clienti che già abbiamo acquisito, e valutare nuove possibilità del mercato. Servono ad esempio:

  • per valutare la pianificazione del lancio di un prodotto;
  • modificare dei servizi;
  • analizzare il sentimento verso l’azienda;
  • profilare fan e utenti.

Un’altra frontiera è usare i sondaggi per fare lead generation, intercettando l’audience che condivide la nostra mission e valori per aumentare la percezione di vicinanza tra il Brand e il pubblico e, nel frattempo, arricchire il database di contatti.

Le ricerche di mercato, invece, si pongono verso la possibilità di acquisire un nuovo pubblico e valutare le idee che abbiamo in mente per aprirci verso un nuovo mercato.

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Perché profilare gli utenti e i fan in base agli interessi

Quando costruiamo un sondaggio la prima cosa da tenere in considerazione è il “Why”.

Perché lo stiamo facendo? Quali dati vogliamo ottenere? Quali ipotesi vogliamo verificare?

Nel caso della profilazione è utile segmentare il nostro pubblico per i cosiddetti “Interessi”.

Alcuni esempi di pubblici che abbiamo acquisito possono essere:

  • database di contatti (email e\o) numeri di telefono;
  • fanbase sui social;
  • community nei gruppi e forum.

Ottenere il contatto è solo il primo step di una strategia vincente. Adesso si parla sempre di più di marketing costruito sulla persona, per questo dobbiamo conoscere al meglio preferenze e gusti dei nostri utenti e, siccome non sono tutti uguali, fare un sondaggio ci aiuta a conoscerli meglio e creare delle “categorie” per fare delle comunicazioni ad hoc o costruire dei servizi mirati.

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Sondaggi per fare Lead Generation

Per trasformare utenti in lead profilati è indispensabile fare un’attività di Lead Generation, ovvero di acquisizione di contatti. I sondaggi sono spesso usati come iniziativa per aumentare il numero di email all’interno dei propri database, unendo in un solo passaggio la fase sia di acquisizione che quella della profilazione.

Dobbiamo tenere in considerazione che per avviare un’attività del genere si devono
conoscere le normative che riguardano il trattamento dei dati personali sia italiana che la GDPR europea. Per questo i software utilizzati devono essere in linea con le normative.

Inoltre in questo particolare caso, la costruzione delle domande deve essere più legata alle sensazioni, alla vision e ai valori dell’audience per ottenere alti tassi di conversione.

In quest’ottica è utile fare un sondaggio le cui risposte sono dei video o delle immagini che possono essere:

  • emozionali;
  • descrittive;
  • di intrattenimento.

Indagini e ricerche di mercato su nuovi mercati

Quando l’azienda ha l’esigenza di approcciarsi a un pubblico sconosciuto potrebbe essere pericoloso farlo totalmente al buio, non conoscendo abitudini, insicurezze e demografia.

La ricerca serve per comprendere diversi aspetti del mercato di riferimento per evitare errori di valutazione. Per migliorare la qualità del prodotto, del servizio o anche solo comprendere come costruire la comunicazione è fondamentale iniziare un dialogo diretto.

In questo caso i dati acquisiti possono essere anche solo aggregati, in quanto non abbiamo bisogno di conoscere nome, cognome e\o email dei soggetti coinvolti ma ottenere un gran numero di dati per effettuare un’analisi precisa che serve per smentire o confermare le nostre ipotesi.

Alcuni consigli per la creazione delle domande

Dopo ad aver risposto al nostro “Why” sappiamo che non tutti i sondaggi sono uguali e devono essere costruiti in base a cosa vendiamo, al nostro stile di comunicazione, alla mission aziendale e soprattutto al target di riferimento.

Fare una profilazione per interessi è diverso da fare un’indagine di mercato per cui le domande devono essere pensate e non copia\incollate da modelli disponibili online, anche se possono essere una valida guida iniziale.

Ciò che ti suggeriamo è:

  • scrivi delle domande brevi e semplici;
  • falle leggere anche ai tuoi collaboratori e a un piccolo campione di persone per verificarne la chiarezza;
  • crea delle risposte coinvolgenti con immagini e\o video;
  • associa alle risposte a un interesse;
  • non creare un questionario troppo lungo.

Anche se la tua azienda in passato ha già effettuato un’operazione simile adesso i risultati potrebbero essere molto diverse per via del cambiamento sanitario, sociale, economico che stiamo vivendo giorno per giorno. Per affrontare la riapertura al meglio dobbiamo munirci di dati da analizzare e cambiare di conseguenza le nostre strategie.

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La personalizzazione è la chiave dello shopping online (e le persone non vogliono più farne a meno)

  • Un eCommerce che voglia cavalcare l’ondata di piena degli acquisti online non può prescindere dal creare esperienze di acquisto su misura.
  • Una ricerca di Global Index rivela le aspettative più comuni degli online shopper e le strategie più efficaci per fidelizzare i clienti.

 

Ancor prima che arrivasse la crisi sanitaria del Covid-19, il panorama dello shopping online era già un luogo molto affollato e competitivo.

Il lockdown ha reso ancora più saturo il mondo eCommerce. Un dato particolarmente interessante ci viene in soccorso: in ben 17 mercati, il 36% dei potenziali clienti abituati a fare acquisti in luoghi fisici hanno spostato il loro interesse negli acquisti online.

La causa di questa saturazione è dovuta in grossa parte alla necessità di chiusura dei negozi fisici e alla conseguente fioritura spasmodica di eCommerce di categorie merceologiche un tempo lontane dal mondo digitale.

In alcuni casi, tuttavia, questa necessità sbatte con una poco valutata presenza online e una capacità di attrazione lontana dalle aspettative dei consumatori.

I consumatori sono molto meno disposti ad accettare un approccio generale all’acquisto, e a tutto ciò che lo anticipa. Pertanto, i marchi che si sforzano di offrire un’esperienza di acquisto online più personale sono i più attrezzati per resistere alla concorrenza.

Qui approfondiamo il motivo.

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L’attuale panorama dello shopping online

È troppo presto per esprimere un giudizio analitico su cosa accadrà nel mondo e nella mente dei consumatori una volta superato questo momento di crisi globale ma possiamo certamente analizzare l’attuale panorama dello shopping online.

All’apice della gerarchia dei gruppi che acquista maggiormente ci sono sempre loro: i Millennial. Dall’inizio della pandemia la crescita degli acquisti è salita del 50% circa, le categorie merceologiche di riferimento sono pressoché tutte.

Dovendo analizzare l’andamento per genere troviamo che gli uomini concentrano i loro acquisti in alcol ed elettrodomestici, mentre le donne sono in vantaggio per i prodotti di bellezza e cosmetici. Ma qual è la motivazione che li spinge a scegliere questo o quel negozio online?

Perché la personalizzazione è un vantaggio per qualsiasi rivenditore

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La personalizzazione è la risposta. Nell’ambito eCommerce consiste nel sfruttare il potere dei dati dei consumatori per fornire percorsi su misura agli acquirenti online. L’obiettivo finale è fornire un’esperienza che piaccia agli individui in base alle loro esigenze, priorità e preferenze. In altre parole, incentivare i clienti presentando un’offerta che non si può rifiutare.

Pertanto, la personalizzazione è fondamentale per attrarre, acquisire e incoraggiare i clienti ad effettuare un acquisto.

Un ricerca di global web index sugli utenti degli shop online sostiene che:

  • Il 16% scopre i marchi tramite raccomandazioni di acquisto personalizzate sui siti Web.
  • Il 50% tende a optare per premi fedeltà dei marchi.
  • Il 24% sarebbe più motivato a promuovere un marchio online quando i prodotti/servizi è rilevante per i propri interessi.

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La segmentazione del cliente è la porta di accesso alla personalizzazione

I consumatori trascorrono circa 6 ore al giorno online, distribuiti equamente tra cellulari e PC. Mentre sono online, i consumatori passano in media 2 ore e mezza al giorno sui canali social.

Sebbene l’opportunità di raggiungere un pubblico diverso stia crescendo, specialmente online, non c’è dubbio che i consumatori stanno diventando sempre più esperti ed esigenti.
Il loro rifiuto della pubblicità globale non è nuovo ma è pur vero che si aspettano:

  • Più contenuti su misura.
  • Customer journey senza soluzione di continuità.
  • Una relazione uno a uno con i marchi.

Fortunatamente il marketing personalizzato può aiutare i rivenditori a superare queste sfide.

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Ogni segmento di consumatore (o “gruppo”) garantisce il proprio approccio personalizzato, determinato dai gusti, dai bisogni e dalle motivazioni di coloro che vi si trovano al suo interno.
In pratica, ciò significa fornire un’esperienza di acquisto eCommerce end-to-end su misura in ogni punto di contatto.
Sottoponendosi alla segmentazione, i marchi possono scoprire nuove opportunità per rafforzare il loro rapporto con i consumatori.

Ma non basta, poiché sebbene sia semplice da definire, è quasi impossibile cambiare o influenzare i comportamenti attraverso la pubblicità basata solo sulla segmentazione demografica. I consumatori sono semplicemente molto più complessi della loro età, reddito o posizione.

È possibile cambiare o influenzare i comportamenti attraverso la pubblicità basata sulla segmentazione comportamentale, ma solo fino a un certo punto. Piuttosto che osservare semplicemente le loro azioni, gli esperti di eCommerce devono sapere perché i consumatori fanno le cose, poiché questa è la chiave per raggiungerli a livello emotivo. Come? In questo caso, la segmentazione attitudinale aiuterà i marketer a scoprire in dettaglio ciò che i clienti apprezzano di più in un’esperienza di shopping online.

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I rivenditori online devono adattarsi al proprio pubblico

Nonostante l’aumento della concorrenza e un mercato eccessivamente saturo, il profitto nelle vendite online si ottiene solo attraverso una corretta personalizzazione.
La segmentazione attitudinale consente di attingere alle cose che interessano ai clienti e di amplificare questi fattori attraverso la funzionalità del sito Web.

Ma la personalizzazione non si limita nello sfruttamento della conoscenza dei potenziali clienti ma a mostrare come ci si adatta e si cambia con loro.
Gli atteggiamenti e le motivazioni dei consumatori sono influenzati da una varietà di fattori, il che significa che i loro tratti non sono mai fissati. I segmenti target e i mercati in cui vivono cambiano costantemente, quindi vale la pena stare in allerta.

Non solo GIF: perché Giphy era così importante per Facebook

  • Facebook ha comprato Giphy per 400 milioni di dollari, un’acquisizione che suscita non poche polemiche e fa suonare l’allarme dell’Antitrust.
  • L’attuale potenziale pubblicitario della piattaforma non sembra giustificare un così alto investimento da parte di Zuckerberg, il cui interesse parrebbe rivolgersi in un’altra direzione.

 

Il 15 maggio Facebook ha annunciato in un comunicato ufficiale di voler acquisire Giphy, tra le piattaforme più popolari del momento per la pubblicazione e la condivisione di GIF.

L’azienda ha dichiarato che Giphy verrà integrato nel “team Instagram”, che già da diverso tempo utilizzava la piattaforma come archivio a cui gli utenti accedono per condividere le immagini animate nelle IG Story.

Il gigante del web ha specificato che per gli utenti non ci saranno cambiamenti, la community creativa potrà continuare a produrre contenuti di qualità e utilizzare la piattaforma anche fuori da Instagram, così come continueranno a farlo tutti gli altri siti che utilizzano le API di Giphy.

Giphy manterrà il suo logo e la sua identità e, “continuerà a gestire la sua biblioteca (inclusa la sua raccolta di contenuti globali) e non vediamo l’ora di investire ulteriormente nella sua tecnologia e nei rapporti con i contenuti e i partner API”.

Ciò che Facebook non ha dichiarato è stato il costo di quest’acquisizione, che secondo quanto dichiarato da Axios si aggirerebbe intorno ai 400 milioni di dollari.

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GIF e sticker, un trend in crescita durante il lockdown

GIF animate e stickers offrono alle persone modi sempre più creativi di comunicare, nonché il mezzo più immediato per dare una risposta emotiva. Il loro utilizzo è a dir poco esploso negli ultimi anni, diventando una delle forme d’espressione nelle conversazioni digitali.

Tra le piattaforme dedicate alla ricerca e condivisione di GIF, Giphy è sicuramente la più utilizzata del momento, con più di 10 miliardi di contenuti condivisi ogni giorno, dati che, durante il periodo di lockdown, hanno visto una crescita esponenziale.

L’utilizzo della piattaforma ha registrato una crescita del 19% nel mese di aprile rispetto al mese precedente, che a sua volta aveva avuto un incremento del 65%.

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Ma non è tutto: attraverso le ricerche effettuate dagli utenti è stato possibile anche costruire un quadro di come sono cambiate le routine delle persone durante la quarantena ed evidenziare i maggiori interessi.

Per riportarne alcuni esempi: le ricerche per “Film” e TV” nell’archivio Giphy sono aumentate rispettivamente del 643% e del 999%, la parola “gaming” è salita del 928% e gli hobby in generale del 225%.

Da poco tempo Giphy aveva iniziato ad inserire funzionalità per gli inserzionisti per la creazione di GIF sponsorizzate, ma l’attuale potenziale pubblicitario della piattaforma non sembrerebbe in grado di giustificare un così alto investimento da parte di Facebook.

Qual è il motivo dell’acquisizione?

Secondo quanto dichiarato da Michael Ostrovsky, docente di economia a Stanford, “ci vorrà del vero ingegno per Facebook e Instagram per far funzionare le GIF come prodotto pubblicitario”.

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L’interesse di Zuckerberg parrebbe quindi rivolgersi in un’altra direzione. Il 50% del traffico di Giphy proviene già dalle app di Facebook, ma ora l’azienda avrà accesso ai dati di ricerca sulla piattaforma anche da tutte le altre app che utilizzano Giphy, tra cui iMessage, Snapchat, Telegram, Tinder, Slack e TikTok.

Sempre secondo Ostrovsky, le statistiche esistenti di Giphy sull’utilizzo delle GIF non forniranno a Facebook molto di più di quanto già non sappia in termini di targeting dei dati pubblicitari. Allo stesso tempo, però, Facebook potrebbe imparare molto su trend in crescita e topic caldi dal modo in cui le persone selezionano le GIF sulle varie piattaforme.

Inoltre, i dati Giphy, potrebbero essere in grado di rivelare la crescente popolarità di una nuova app che mostra una rapida espansione della sua base di utenti. D’altronde, si sa, Facebook è sempre molto attratto da tutto ciò che attira l’attenzione del web, e così come per le abitudini consumo e di navigazione degli utenti.

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L’allarme antitrust

Quest’ultima mossa di Facebook parrebbe non andare molto a genio ad un gruppo di senatori americani appartenenti ad entrambi gli schieramenti, che si sarebbero già mobilitati per l’applicazione delle norme antitrust nei confronti del colosso social.

Il repubblicano Josh Hawley ha dichiarato a The Verge che la società di Zuckerberg “vuole Giphy in modo che possa raccogliere ancora più dati su di noi. Facebook non dovrebbe acquisire alcuna società mentre è sotto inchiesta antitrust per i suoi acquisti passati”.

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È già stata annunciata da parte di un gruppo di senatori democratici l’intenzione di presentare un disegno di legge “Pandemic Anti-Monopoly Act”, che imporrebbe una moratoria sulle grandi fusioni fino a quando la Federal Trade Commission avrà accertato che le piccole e medie imprese e i lavoratori non sono più in gravi difficoltà finanziarie.

La senatrice democratica Elizabeth Warren, portavoce dell’iniziativa, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

L’acquisizione di Facebook è l’ennesimo esempio di azienda gigante che usa la pandemia per consolidare ulteriormente il potere – questa volta è una società con una storia di violazioni della privacy che ottiene un maggiore controllo sulle comunicazioni online.

Ma la richiesta dei democratici è già stata respinta dai repubblicani che in un appello alla Corte di Giustizia hanno chiesto di rifiutare qualsiasi modifica all’applicazione dell’antitrust fino a che l’emergenza Coronavirus sarà in atto.