- L’operazione, volta ad ampliare la gamma dei prodotti “premium” nel canale dei punti vendita rafforza la presenza di Campari in terra di Francia.
- L’investimento sembra piacere anche agli azionisti che, attraverso una frenetica attività di compravendita, hanno portato ad un aumento del titolo in Borsa, tutt’ora in crescita ( + 1,80 % rispetto al mese scorso).
- L’acquisizione di questo “gioiello” enologico, è il terzo colpo messo a segno dal Gruppo Campari nel primo trimestre 2020, oltre a quello della startup italiana Tannico.
Lo scorso 17 aprile
Campari aveva avviato una trattativa con la francese
SARL FICOMA, holding familiare di
Francis Tribaut, per l’acquisizione di una partecipazione dell’80% e, nel medio termine, della totalità del capitale azionario di SARL
Champagne Lallier.
L’accordo è stato siglato il 5 maggio, con un esborso di
21,8 milioni di euro da parte della società milanese.
Campari conquista la Francia e il titolo vola in Borsa
L’operazione, volta ad
ampliare la gamma dei prodotti “premium” nel canale dei punti vendita on-premise (ritenuto strategico per le attività di
brand building), rafforza la presenza di
Campari in terra di Francia, dov’è da poco presente con una propria struttura commerciale.
E l’investimento sembra piacere anche agli azionisti che, attraverso una frenetica attività di compravendita, hanno portato ad un aumento del titolo in Borsa, tutt’ora in crescita.
Lallier, un brand storico
A rendere così appetibile il brand
Lallier, oltre che la buona reputazione, è anche la sua grande storicità. La Maison infatti, nasce nel 1906 ad Aÿ, per volere di
René Lallier e sua moglie, figlia di importanti
vigneron francesi. Sono gli anni dell’ascesa per questo straordinario
terroir, riconosciuto e classificato nel 1936 come Village “Gran Cru” in
Champagne.
Passa il tempo, ed è il turno di
René james Lallier – nipote del fondatore – che, deciso a rivoluzionare l’intera linea di produzione, modernizza gli impianti e le cantine, ormai vetuste.
Anziano, René James Lallier, cede l’attività al suo enologo di fiducia, l’allora giovane Francis Tribaut, che ancora oggi riveste il ruolo di
managing director all’interno della società, e continua a dispensare preziosi consigli, forte di una solida esperienza, tra etichette classiche ed esclusive, di cui l’ “Ouvrage” rappresenta la punta di diamante.
Lo Champagne Lallier conserva il proprio posto nell’Olimpo delle bollicine, con una produzione che non supera le
400.000 bottiglie, fedele al celebre motto “
less is more”, per un
fatturato attorno ai 20 milioni di euro.
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La terza mossa di Campari
L’acquisizione di questo “gioiello” enologico, è il terzo colpo messo a segno dal Gruppo Campari, prima di quella di Tannico, nel primo trimestre 2020, assieme all’acquisto del distributore francese
Baron Philippe de Rothschild France Distribution (Rfd) (per 54,6 milioni di euro) e alla joint-venture con la
Ct Spirits Japan.
La scelta di uno Champagne, può sembrare lontana dalla logica Campari, focalizzata soprattutto sui superalcolici – che garantiscono un ritorno di gran lunga superiore a quello del vino -, ma in realtà è motivata da ben due elementi: in primo luogo dalla
volontà di aumentare la propria quota di mercato in Francia e, in secondo luogo dal fatto che
lo Champagne è considerato un prodotto di lusso, capace di fidelizzare il consumatore al marchio.
Il Gruppo Campari continua dunque, a passo veloce, la marcia conquistatrice in Europa, fagocitando icone alcoliche di forte appeal, che porteranno non solo ad una diversificazione dell’offerta, ma anche ad una maggiore copertura del mercato, e quindi ad
un ruolo sempre più rilevante nel commercio mondiale degli spirits e non.