Google lancia la sua università online, costringendo (forse) anche le università tradizionali a reinventarsi.
La proposta di Google sembra avere parecchi punti di forza, ma è davvero tutto oro quello che luccica?
Google ha lanciato la sua università online, con corsi basati sui Google Career Certificates, destinati a studenti che intendono laurearsi nelle professioni più richieste oggi nel mondo digitale.
La notizia è di qualche settimana fa e nel frattempo c’è stato modo di approfondire e verificare l’argomento, magari anche con qualche raffronto con l’offerta delle università tradizionali.
Questo è quello che abbiamo provato a fare anche nelle redazione di Ninja, andando ad analizzare una serie di caratteristiche dal piano di studi al prezzo.
Ma andiamo con ordine e partiamo dalle certificazioni Google.
Google University
Non sono lauree brevi, ma corsi intensivi che hanno lo stesso valore di un percorso universitario tradizionale. Il costo contenuto permette a un numero più elevato di studenti di frequentarli e il fatto che siano online evita costi di trasferimento e strutture da gestire.
Today @google is rolling out a comprehensive new digital jobs program to help Americans get back to work, break down educational barriers by prioritizing skills, and support the country’s economic recovery. Details in my post and highlights below.
L’obiettivo di Google, come riportato dalla stessa azienda, è quello di offrire opportunità di lavoro a coloro che non possono permettersi la rata di un college americano. Come ha affermato Kent Walker, vice presidente senior per gli affari globali di Google, infatti, i corsi si basano su programmi già esistenti in azienda e servono per specializzare le persone senza laurea che lavorano nel settore IT.
L’offerta tradizionale
Le università e i corsi di specializzazione in presenza e online che tutti siamo abituati a frequentare partano da un modello completamente diverso da quello di Google. Certamente sono più onerosi, ma garantiscono anche uno sviluppo di competenze più trasversali.
Certamente non tutte le università attuano programmi per l’inserimento immediato nel mondo del lavoro, e dunque non offrono stage e apprendistato, ma il percorso spalmato su un periodo di tempo più prolungato punta a offrire un maggiore approfondimento su diverse discipline.
Google vs. tutti
Abbiamo selezionato due corsi di studi tradizionali di facoltà italiane (pubbliche e private) per operare un confronto con l’offerta formativa di Google. Ed ecco cosa è emerso:
Al momento la proposta di Google sembra avere parecchi punti di forza, tra cui la durata del percorso e la sua economicità.
C’è chi critica la mossa, sostenendo che una società privata non può e non deve paragonarsi a un’istituzione universitaria. C’è chi invece lo vede come uno sprono per gli istituti tradizionali, per reinventarsi e avvicinarsi di più alle esigenze del mondo del lavoro.
Ma davvero basta un corso di studi online per imparare un mestiere come quello dell’UX Designer (per esempio), o invece servono ore, ore e ancora ore di esperienza su campo? E voi che cosa ne pensate?
We’re still hearing a lot of enthusiasm for Google Career Certificates & we’ve had a number of questions from people asking how to sign up. Visit our certificates page to receive notifications & learn more about scholarships & enrollment. #GrowWithGoogle
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2019/05/google-campus.jpg569856Monica Brignolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMonica Brignoli2020-10-04 11:54:272020-10-05 21:09:12Google University o università tradizionali? Due modelli a confronto
Come ogni fine settimana, torna l’appuntamento con le principali news da l mondo dei social media.
Dalle novità sui gruppi di Facebook agli strumenti aggiornati di Pinterest per lo shopping, ti ricordiamo tutto quello che devi assolutamente conoscere questa settimana.
Galassia Facebook
Facebook ha deciso di spingere i Gruppi nel news feed. Il social ha annunciato che gli utenti inizieranno a vedere anche le discussioni che non seguono nel loro feed di notizie, e che i gruppi pubblici potranno essere trovati anche al di fuori della piattaforma, sui motori di ricerca come Google.
Tra le novità sul social anche una nuova integrazione tra i servizi di messaggistica. La piattaforma sta già testando la possibilità per chi ha un account Instagram di usare Messanger, anche se non possiede un account Facebook. Sta lavorando per integrare anche il servizio WhatsApp allo stesso modo.
Proprio su WhatsApp arriva anche un nuovo aggiornamento consentirà di eliminare immagini e video sui device di altre persone. Si tratterà in pratica di messaggi che si autodistruggono dopo essere stati visualizzati.
Su Messenger, invece, in vista di Halloween, l’app di messaggistica pubblicherà ogni venerdì un pacchetto di adesivi a tema e rilascerà nuovi effetti AR e 360, per regalare un po’ di divertimento virtuale su Messenger Rooms, in un anno che probabilmente non permetterà il classico dolcetto e scherzetto.
It’s spooky season ? We’re releasing a #Halloween-themed sticker pack and dropping new AR effects & 360 backgrounds every Friday to bring a little virtual fun to your celebrations with friends, family, and trick-or-treaters alike. #MessengerRoomspic.twitter.com/GP0XngbeY7
Sempre Facebook, infine, rimuove l’opzione del modello di attribuzione di 28 giorni per gli Ads. L’aggiornamento avverrà a partire dal 12 ottobre. L’attribuzione sarà di 7 giorni come impostazione predefinita, per rispettare i nuovi parametri di privacy.
Mondo Pinterest
Arriva il Festival dei Creator. Pinterest ha annunciato un nuovo evento che fornirà approfondimenti su come costruire una presenza sulla piattaforma e massimizzare l’engagement.
La piattaforma per la ricerca visuale, ha anche aggiunto diverse funzionalità per lo shopping. Arriveranno prima nel Regno Unito e negli Stati Uniti e renderanno più facili gli acquisti per i Pinner che visitano la piattaforma alla ricerca di ispirazione.
In breve
Twitter espande l’uso dei tweet vocali. Il social ha anche riaffermato il suo impegno ad aggiungere i sottotitoli automatici per i tweet vocali il prima possibile, in ottica di inclusione.
TikTok aggiunge più formati di duetto. Per facilitare nuove opportunità di collaborazione, la piattaforma per i video brevi ha aggiunto tre nuove opzioni alla sua popolare opzione di interazione Duets.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2019/05/week-in-social-1.jpg374626Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-10-04 11:14:332020-10-27 10:46:22Week in Social: dal Festival dei Creator su Pinterest alle novità per i Gruppi su Facebook
Amazon ha lanciato Amazon Luxury Stores, una sezione esclusiva a cui per ora possono accedere solo alcuni Prime members in US.
Questa nuova funzione potrebbe riposizionare Amazon e renderlo una nuova tappa per gli shopper online del lusso, cambiando il ruolo degli eCommerce proprietari.
Le conseguenze nel marketing potrebbero riguardare uno shift negli investimenti economici e di effort dei brand.
Ma Amazon non è il primo ad aver pensato a un “corner” di lusso: Tmall ha già da anni il “Tmall Luxury Pavillon”. Vediamo le differenze e quello che possiamo imparare.
La notizia è recente: Amazon ha aperto una sezione über esclusiva dedicata al lusso, Amazon Luxury Stores. Quando ne ho letto la prima volta nella mia mente si è affacciata una sensazione simile a quella dei protagonisti di Dark, un deja vu. Perché non mi suonava nuova? Un paio di scorse rapide nella memoria e ho capito: Tmall, il rivale oltre Muraglia, ha una sezione simile da anni.
Ma andiamo per ordine, prima di dare avvio a un confronto finale tra big del settore, capiamo insieme come funziona e quali sono aspetti must know della vicenda e conseguenze per i marketer.
Amazon Luxury Stores: una selezione così esclusiva che per ora è solo negli Stati Uniti
First things first: come accedere ad Amazon Luxury Stores? Questa è stata proprio la mia prima preoccupazione, accingendomi a fare ricerca per questo articolo. E quello che ho scoperto, googlando Amazon Luxury Store e cliccando sopra la pagina di Amazon è che venivo subito rilocalizzata sulla pagina US dell’azienda.
Ecco la mia prima amara scoperta. Per accedere alla nuova sezione devi essere negli Stati Uniti, store view sul resto del mondo per ora non sono all’orizzonte.
Oltre a ciò, la sezione non è aperta a tutti i residenti degli Stati Uniti, ma solo a chi ha ricevuto l’invito dal Tycoon americano.
Per ora, tutto ciò che sappiamo sulla selezione di brand presenti su Amazon Luxury Stores è che il grande protagonista è Oscar De La Renta. Che, tramite l’iniziativa di Amazon ha dato accesso anticipato a una nicchia di utenti alla nuova collezione FW 2020. Il lancio è stato comunicato attraverso un video su Instagram con protagonista Cara Delevingne sul canale del brand.
Le successive presenze – come si legge sulla landing – saranno una selezione di well-established and sought-after emerging luxury brands, quindi sia grandi pilastri che marchi emergenti.
Cosa significa tutto questo per il marketing
Possiamo provare ad immaginare le conseguenze in termini di marketing? Sì, basta guardare ad Oriente, dove l’eCommerce proprietario è già un vecchio ricordo. A titolo esemplare prendiamo la Cina, in cui più dell’85% delle vendite online fa capo ai tre leader tra i marketplace (Tmall, JD.com e Pinduoduo, dati Statista 2020).
Quote di mercato dei marketplace in Cina (Statista, 2020)
Nella user journey cinese, che potrebbe rappresentare per l’occidente un di punto di arrivo in termini di integrazione digitale, l’utente non è più interessato a portare a termine il suo acquisto su un sito di tipo proprietario. E’ abituato ad andare direttamente su Tmall a cercare il prodotto per nome e concedersi al migliore offerente.
Questa però non è certo una novità: succede già in occidente e da diverso tempo. Il tema del controllo dei prezzi è in auge da anni e riguarda tutti coloro che vedono il proprio prodotto venduto a prezzo iper scontato da terze parti. Tra cui i rivenditori su Amazon.
Difatti l’idea di aggregare tutto il mondo del lusso in una vetrina è un’ottima idea, bisogna riconoscerlo. Dà all’utente una visione di insieme, un pit stopunico e comodo e soprattutto una trustability che non può avere nel momento in cui si deve recare negli store dei singoli rivenditori terzi. (Sarà vera quella borsa? Mi viene dato un certificato?)
Cosa potrebbe cambiare con gli Amazon Luxury Stores
Ciò che cambierà veramente se gli Amazon Luxury Stores prenderanno piede saranno gli investimenti e le strategie nel marketing.
Se prima un brand era obiettivamente più interessato a rendere “appetibile” il proprio e-commerce proprietario, ora una parte dell’effort economico e strategico sarà orientato a ottenere un buon posto nella nuova vetrina Amazon e a capire come portarci traffico.
Se prima una strategia cross-channel era orientata a portare tutto il traffico di Instagram al sito proprietario per convertire, se prima per calcolare il ROI la fonte principale di informazioni era il sito proprietario, ora ci saranno anche i dati del Luxury Store di Amazon da calcolare.
Ma prima di Amazon Luxury Stores c’era il Tmall Luxury Pavillon
Per trarre delle vere e proprie conclusioni su Amazon Luxury Stores dovremmo aspettare che diventi accessibile a più utenti, che vengano rilasciati dei primi dati sulle vendite e di poterli testare con mano.
Tuttavia, possiamo fare qualche ipotesi sul tipo di tool di marketing che dovremmo imparare ad usare. Come? Sempre guardando ai più grandi con l’impresa di Jack Ma, Alibaba.
Prima di tutto, gerarchia: Alibaba è l’azienda a cui fanno capo Taobao, Tmall e Alibaba.com (per il comparto B2B). I tre marketplace – che la fanno da padrona in Cina – si differenziano per posizionamento e target. Il primo si può paragonare a un eBay (C2C), il secondo ad Amazon (marketplace B2C generalista), il terzo a niente di simile in occidente, è una piazza dedicata al B2B di varie industry.
User journey dell’utente cinese nell’ecosistema Alibaba (Taobao, Tmall Luxury Pavillon)
Nel primo schermo qui sopra l’homepage di Taobao: al suo interno si possono trovare sia prodotti venduti da rivenditori privati, sia i prodotti venduti sui flagship store ufficiali (e non) dei brand. Un po’ come su Amazon da un certo punto di vista. Le icone in alto indirizzano l’utente verso varie sezioni dell’ecosistema Alibaba: la prima icona (il gattino) indirizza a Tmall, la terza a Tmall Global (per le vendite cross border). Dall’homepage è possibile poi arrivare alla seconda schermata, che è il Luxury Pavillon di Tmall.
Il Tmall Luxury Pavillon e i flagship store di Tmall: le differenze con gli Amazon Luxury Stores
Il Luxury Pavillon di Tmall è quanto di più simile esista agli Amazon Luxury Store: una landing page che aggrega diversi brand di diversi comparti del lusso. Il pavillon è una sorta di vetrina e trampolino di lancio per i brand che vogliano testare il mercato: per accedervi non è necessario curare né aprire un proprio store, il tutto è curato più o meno completamente dalla piattaforma.
I Tmall Flagship Store
Dalla homepage di Taobao è possibile anche possibile ricercare un brand o prodotto all’interno della barra di ricerca. I risultati appaiono come nel terzo screen sulla destra: in alto ci sono i risultati sponsorizzati, che appartengono alla sezione a pagamento “Starshop”, una funzionalità di Tmall che rimanda ai flagship store ufficiali gli utenti.
Oltre a Starshop, l’ecosistema Alibaba mette a disposizione degli utenti numerosi altri tool per emergere all’interno della folla generalista: Weitao, una sorta di sezione di content marketing orientata al branding all’interno del proprio store e Good Goods, presidiato interamente dai prodotti consigliati dagli influencer.
Ecco, contestualmente allo sviluppo degli Amazon Luxury Stores, quello che possiamo immaginarci è il rilascio di nuove funzionalità di marketing e la nascita di nuove strategie, tutte atte a traghettare una nuova fetta di mercato in una nuova piazza digitale.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/10/amazon-luxury-stores.jpg6531000Cecilia Lorussohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCecilia Lorusso2020-10-02 10:41:032020-10-06 11:07:49Amazon Luxury Stores: un nuovo posizionamento per il gigante dell'eCommerce?
L’1 ottobre si celebra la giornata internazionale del caffè;
La giornata internazionale del caffè è una giornata in cui si promuove e celebra il caffè come bevanda, con eventi che si svolgono in tutto il mondo. La prima data ufficiale fu lanciata a Milano.
Oggi il mondo celebra il caffè e i mille modi che conosciamo per prepararlo. Se in Italia il culto è per il classico espresso (e per le sue mille varianti), questa bevanda che arriva da lontano è però amata in tutto il mondo. Sì, anche lì dove un buon caffè al bar proprio non sei mai riuscito a berlo!
Per festeggiarlo anche noi come merita, abbiamo guardato alle migliori campagne e iniziative dei brand sul tema degli ultimi anni.
1. Lo #UnicornFrappuccino di Starbucks
Che lo riteniate caffè o meno, non è possibile parlare di iniziative vincenti sul caffè senza menzionare il Frappuccino Unicorno di Starbucks. Il mix di caffè, latte, panna e… colori è stato disponibile per l’acquisto per sole tre settimane nell’aprile 2017, ma il suo impatto è durato molto più a lungo.
La bevanda infatti è esplosa sui social media, il che non è stato un caso. Starbucks ha creato volontariamente il prodotto in edizione limitata con un’ottica social, assicurandosi così che i clienti più fedeli avrebbero pubblicato almeno una foto.
Ancora oggi, l’hashtag #unicornfrappucino è legato a più di 154.000 immagini solo su Instagram. La maggior parte delle immagini più recenti sono ricreazioni dell’originale di Starbucks, il che dimostra quanto i prodotti in edizione limitata possano avere un impatto duraturo.
Da allora, Starbucks ha continuato a sperimentare con voci di menu segrete, costruendo efficacemente il buzz sul sociale e indirizzando i clienti verso i suoi negozi.
Sono passati già alcuni anni da quando illy e National Geographic Channel hanno presentato il progetto Artisti del Gusto. Si trattava di una TV serie dal format innovativo in cui il brand di caffè diventava protagonista della narrazione del canale attraverso le storie vere di chi vive ogni giorno in Italia il mondo del caffè.
Una strategia di branded content adottata con un certo anticipo nel nostro Paese che si è rivelata vincente soprattutto nel breve periodo, con i migliori bar d’Italia che hanno tratto beneficio da questo tipo di comunicazione più lenta e meditata.
“Un vero e proprio docu-reality” che per la prima volta spostava i contenuti dai “fatti” alle “storie” vere.
3. Il suono di un espresso
Il brand di macchine espresso Sanremo, ha lanciato nel Regno Unito qualche tempo fa una campagna a suon di musica, per dimostrare come dietro una semplice tazzina di caffè possa esserci un vero e proprio concerto di suoni, rumori, battiti.
Il video è stato presentato in anteprima al London Coffee Festival e all’UK Barista Championship ed è una vera e propria ricarica di energia, tutto da guardare.
4. Il gusto del Natale da Starbucks
Starbucks ha creato qualche ano fa un vero e proprio sito, Let’s Merry, dedicato alle feste nella catena di caffè, per fornire ai clienti idee regalo, informazioni sulle sue ultime offerte, e-card a marchio. Collegata al sito c’era una intera campagna con uno spot davvero carino e vivace, che metteva in evidenza uno dei simboli del brand: le tazze, stavolta in edizione natalizia.
Un video centrato e pieno di spirito natalizio nella sua semplicità.
5. La campagna di Blenz Coffee per i single in cerca d’amore
Per San Valentino il brand di caffè canadese Blenz ha ridefinito nel 2011 l'”esperienza unica in un caffè”, trasformando la bevanda in una calamita per gli appuntamenti.
La Blenz Red Band Campaign è stata un’inventiva tattica di marketing strategicamente mirata ai single in cerca di un appuntamento.
Acquistando un caffè con la fascia rossa, i clienti potevano infatti segnalare agli altri avventori che erano single e pronti a socializzare. Una volta stabilita una potenziale connessione, potevano anche scambiarsi i numeri di telefono utilizzando gli spazi previsti sulla manica rossa della tazza della campagna.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/09/giornata-internazionale-caffè.jpg8051281Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2020-10-01 10:30:212020-09-30 22:24:14Giornata internazionale del caffè: le campagne più belle dai brand del settore
Presente in oltre 150 Paesi con la traduzione in 75 lingue, oggi TikTok è un canale indispensabile per alcuni Business;
Il social ha presentato ieri l’offerta della sua nuova piattaforma dedicata alle aziende;
Un report di Kantar, pubblicato ieri, ha analizzato 60 Branded Hashtag Challenge, per capire dove risiede il valore di TikTok per i brand.
“Definire TikTok un semplice social media è riduttivo ma soprattutto inessato, è infatti una piattaforma per la condivisione di contenuti che rende facile trovare video eterogenei inerenti le passioni dei creator”.
Inizia così la presentazione ufficale di TikTok for Business, alla quale abbiamo partecipato.
Si spazia dalla musica alla comicità, sport, beauty, travel, fino ad arrivare alle arti figurative e performative. Fondata nel 2017, anno nel quale acquisisce Musical.ly, l’applicazione viene lanciata in tutto il mondo nel 2018 come TikTok.
Oggi è presente in oltre 150 Paesi con la traduzione in 75 lingue, ed è diventata una delle più importanti piattaforme per la condivisione di contenuti e la creazione di brevi video fino a un massimo di 60 secondi, direttamente dal proprio smartphone.
La popolarità dei contenuti informativi e didattici è in continuo aumento, tendenza provata dall’entusiasmo della community per il trend #ImparaconTikTok: la piattaforma ha infatti dimostrato di essere un luogo dove apprendere nuove conoscenze, abilità e interessi, in modo divertente.
La mission di TikTok è ispirare la creatività e portare allegria. Viene stimolata l’espressione creativa, incoraggiando gli utenti a mettere in comune le passioni, i momenti di vita reale e i consigli, offrendo un feed video personalizzato su ciò che gli utenti guardano, apprezzano e condividono. Al centro c’è il contenuto.
Un luogo sicuro e positivo di cui tutti fanno parte, indipendentemente dalla propria nazionalità, etnia, genere o livello socio-economico. Essendo una piattaforma inclusiva, incoraggia le persone ad essere vere e ad andare oltre le etichette.
L’interazione e lo scambio con gli altri utenti, in particolare attraverso le sfide interattive (cosiddettechallenge) e gli argomenti di tendenza (hashtag), permettono a ciascuno di sentirsi parte del gruppo, di esprimere le proprie caratteristiche distintive e valorizzare le proprie differenze in argomenti comuni. Inoltre, di stabilire connessioni positive con persone collegate da ogni parte del mondo.
TikTok For Business, quando il marketing incontra i brand
TikTok For Businessè il marchio che identifica tutte le soluzioni di marketing attuali e future per i brand, pensate per offrire gli strumenti di storytelling creativo, in grado di ingaggiare l’utente con il proprio claim.
Nato dal desiderio di coniugare la creatività e la positività della piattaforma con soluzioni ideate per le aziende e per la loro crescita insieme alla community, TikTok For Business vuol essere un differente modo di produrre annunci pubblicitari: un’opportunità interamente nuova di creare contenuti che parlano alle persone, invitandole a unirsi alla conversazione e “a fare un TikTok” che rispecchia la mission, lo spirito e i valori della piattaforma.
“TikTok For Business offre una soluzione innovativa ai professionisti del marketing, proponendo una modalità originale per connettersi in maniera autentica con il proprio pubblico ed essere parte della cultura contemporanea. Un tema di cui si è ampliamente discusso nel settore e TikTok lo rende finalmente possibile”, commenta Adriano Accardo, Managing Director, TikTok Global Business Solutions, Southern Europe.
“I brand di successo su TikTok non fanno pubblicità ma connettono, inspirano, co-creano e soprattutto intrattengono le persone. Le aziende dunque, devono ripensare al concetto di creatività, coniugandolo con l’essere autentici e reali. Il nostro consiglio? Non fare annunci. Fai TikTok!”
6 soluzioni di storytelling per aiutare i brand a immergersi in TikTok
TopView – Dalla durata di 24 ore, è l’opzione video full screen per catturare l’attenzione degli utenti al momento dell’accesso sulla piattaforma.
TopView Lite – Con le medesime caratteristiche del TopView, è l’unico format sound-off da 3-5 secondi.
In-Feed ADS – Pensato per raggiungere gli utenti nel loro feed personalizzato “Per Te”, il format video si inserisce in modo naturale tra i contenuti user generated.
Branded Hashtag Challenge – La soluzione più celebre, dalla durata di sei giorni e multi-market, per coinvolgere la community creando un movimento virale.
Branded Hashtag Challenge PLUS – La visibilità di una Hashtag Challenge sponsorizzata con l’aggiunta dell’esperienza d’acquisto in-app per promuovere le vendite.
Branded Effect – Effetti 2D, 3D e AR su misura e brandizzati per generare brand awareness e engagement a livello internazionale.
Connessione tra la generazione Z, i nuovi trend e la piattaforma
Per i brand, ormai diventati una componente essenziale dell’esperienza su TikTok, sia con il lancio di nuovi trend sia connettendo gli utenti e sensibilizzando su iniziative di servizio pubblico di grande rilevanza, il coinvolgimento dei creators è un elemento cruciale per veicolare correttamente e in modo autentico il loro messaggio.
Per tale ragione, oltre ai formati adv disponibili, a partire da fine aprile 2020, in versione Beta, è disponibile, su invito, il TikTok Creator Marketplace: una piattaforma che permette a brand, agenzie e professionisti del marketing di incontrare e mettersi in contatto con i creator più adatti di TikTok per la loro campagna attraverso uno studio approfondito dei dati e un percorso semplice per entrare in collaborazione con loro.
Inoltre è stato annunciato il Marketing Partner Program per offrire un puntuale quadro ai brand di come procede la campagna pubblicitaria, dentro e fuori TikTok, offrendo i migliori strumenti per la misurazione dei risultati finali.
La funzionalità vanta il supporto di 19 partner certificati in varie aree di competenza – tra cui: gestione, sviluppo creativo, effetti e misurazione – e ha il compito di espandere ulteriormente le potenzialità pubblicitarie della piattaforma, massimizzando le opportunità dei brand che decidono di utilizzarla.
Gli esempi brillanti che promuovono l’autenticità, la creatività e l’espressività sono numerosi e riguardano svariati settori: dal fashion all’automotive, dal beauty all’intrattenimento, comprendendo anche le vendite al dettaglio e le telecomunicazioni.
Tra i tanti solo in Europa: Furla, Goleador, Vodafone, Amazon Prime Video, Yves Rocher. Basandosi sull’intrattenimento e grazie agli strumenti e alle opportunità messe a disposizione, TikTok ampia l’offerta in termini di crescita e creatività, determinando nuove e costanti occasioni di conoscenza unite a uno storytelling ricco e immersivo.
Una nuova analisi di Kantar definisce il valore dei contenuti per i brand
Il valore per i brand dei contenuti creati dagli utenti (user-generated content, UGC), in particolare per quanto riguarda le Hashtag Challenge, è oggetto del report The Power of TikTok, realizzato basandosi sull’analisi di Kantar.
Il report coniuga interviste qualitative a esperti di marketing di tutto il mondo con un’analisi su 60 Branded Hashtag Challenge e sui dati demografici tratti dal Kantar TGI Global Quickview 2020, su un campione di 60.000 utenti. La ricerca evidenzia non solo il valore rappresentato dalla piattaforma per le marche ma anche i fattori alla base delle campagne di maggiore successo condotte sull’app.
Le dieci verità sulla piattaforma rivelate dal rapporto che i brand potrebbero non conoscere:
TikTok è differente – È una piattaforma di intrattenimento, non di lifestyle, che offre a chiunque la possibilità di diventare creator e generare contenuto di valore
I creator sono l’essenza di una campagna efficace – Le hashtag challenge di maggior successo vedono al centro brand che collaborano con i creatorper identificare gli elementi creativi di maggior impatto sulla community.
La musica è la chiave – La giusta colonna sonora può trasformare una buona campagna in un’ottima campagna. La #GlowingOut challenge realizzata da River Island nel Regno Unito ha utilizzato una colonna sonora personalizzata, che è stata parte integrante del successo della campagna.
L’audience globale di TikTok è più ampia di quanto si possa immaginare – Secondo il rapporto, il 32% degli utenti globali ha tra i 25 e i 34 anni; mentre il 35% ha più di 35 anni.
Proprio per questo, TikTok è per tutti i brand, di tutte le categorie – Dalla AIBPersonal Banking a BMW Motorsport, tutti i brand possono avere successo su TikTok.
Le campagne TikTok possono accorciare il marketing funnel – Gli utenti che partecipano attivamente alle Hashtag Challenge acquistano con più facilità i brand con cui interagiscono. La misurazione Kantar delle campagne TikTok mostra come le Branded Hashtag Challenge portino a un aumento della brand awareness del 5,1% rispetto al 2,8% registrato in media da Kantar.
Permette agli utenti di esprimersi in libertà – Con la certezza che TikTok lavorerà a stretto contatto con i brand per far sì che i valori siano rispecchiati appieno, collaborare con i creator significa progettare challenge in linea con le richieste sin dal principio.
La semplicità è la miglior scelta – Così da dare a tutti l’opportunità di partecipare alla campagna.
È dimostrato che le hashtag challenge impattino anche i comportamenti offline – Oltre alle challenge, i marchi stanno trovando nuove modalità per coinvolgere i consumatori, migliorando il percorso che conduce i potenziali clienti dalla consapevolezza alla considerazione, fino all’acquisto.
Usare TikTok come parte dell’intero ecosistema di marketing – Come parte di una campagna multimediale completa, TikTok può raggiungere con maggior efficacia il pubblico garantendo un taglio intergenerazionale ai brand.
Dunque un nuovo modo di valorizzare la generazione Z a favore del branding è iniziato, ma quanto, il fattore geopolitico, farà da cassa di risonanza a questa nuova era?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/09/tiktok-usa.jpg7881195Daniele D'Amicohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaniele D'Amico2020-09-30 10:22:442020-09-30 22:16:42TikTok presenta For Business, uno spazio in cui la creatività incontra la community
Enel X, la business line del Gruppo Enel, la più grande utility europea, ha scelto la piattaforma Tink come proprio fornitore di tecnologia di open banking. La tecnologia di personal finance management di Tink consentirà a Enel X Financial Services, società di Enel specializzata in soluzioni di pagamento, di sviluppare soluzioni finanziarie digitali rivolte ai propri clienti in Italia e in Europa.
La partnership
La scelta strategica porterà Enel X Financial Services in una posizione ottimale per soddisfare le crescenti aspettative dei clienti sui servizi digitali smart. Ciò consentirà all’azienda di sfruttare l’accesso alle soluzioni di Tink per il digital banking e la gestione delle finanze personali, disponibili attraverso la piattaforma di open banking di Tink. Le soluzioni finanziarie digitali di Tink implementate da Enel X Financial Services saranno lanciate nelle prossime settimane.
Giulio Carone
Giulio Carone, CEO di Enel X Financial Services, ha affermato: “Questo accordo è un importante passo del nostro impegno per diventare uno dei principali player nel settore del digital banking, abilitato dalle opportunità generate dall’open banking, integrandolo nell’ecosistema Enel che include servizi quali l’energia e l’e-mobility. Attraverso la partnership con TINK saremo in grado di supportare i nostri clienti nella gestione quotidiana delle proprie finanze offrendo una soluzione innovativa che sarà in grado di fornire consigli personalizzati attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e all’analisi dei dati”.
Lanciata nel 2017, Enel X è la business line globale di Enel dedicata allo sviluppo di prodotti innovativi e soluzioni digitali nei settori in cui l’energia sta evidenziando il maggior potenziale di trasformazione: città, abitazioni, industria e mobilità elettrica. La sua controllata Enel X Financial Services è un istituto di moneta elettronica autorizzato dalla Banca d’Italia che fornisce soluzioni di pagamento a consumatori e imprese.
Daniel Kjellén
Daniel Kjellén, co-founder e CEO di Tink, ha aggiunto: “Siamo estremamente orgogliosi di collaborare con la società di servizi finanziari di una delle più grandi aziende di utenze del mondo e diventare loro partner tecnologico di open banking. Collaborando con Enel X Financial Services, insieme e nel tempo renderemo disponibile la tecnologia di open banking di Tink a milioni di clienti Enel in tutto il mondo. Siamo pronti a supportare Enel X nella sua missione di diventare uno tra i principali player nel settore fintech”.
Dal suo lancio in Svezia nel 2012, Tink ha operato per consentire a banche, fintech e startup di creare servizi finanziari intelligenti basati sui dati. Tramite un’API, Tink consente ai clienti di gestire i propri conti da un’unica app, effettuare pagamenti, trasformare i dati grezzi in informazioni tangibili e controllare meglio la propria vita finanziaria. Oggi, Tink ha oltre 270 dipendenti ed è la principale piattaforma di open banking in Europa, dando l’opportunità ai propri clienti di connettersi ad oltre 2.500 banche che raggiungono più di 250 milioni di clienti bancari.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2019/03/investment-banking.jpg439596Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2020-09-29 18:47:202020-10-05 21:10:44La partnership tra Tink ed Enel X per il digital banking
DIESEL ha annunciato il lancio della sua campagna Autunno 2020, che affonda le sue radici in uno degli elementi chiave del denim da sempre: la memoria.
Il denim migliora con l’uso e diventa una sorta di testimonianza wearable, da indossare, dei tempi passati. I segni della penna sulla tasca? Scarabocchi durante un lungo volo verso un luogo lontano. Il graffio sull’orlo? Da una notte passata a fare festa a Berlino. Il denim raccoglie questi momenti sempre; nemmeno il 2020 può cancellare un bel paio di jeans.
In quello che è stato un anno che ha definito una generazione, DIESEL invita le persone, il mondo intero, a celebrare i ricordi al posto dei progetti messi in standby, e a indossare con orgoglio questi momenti. Per tutti i viaggi, gli eventi, le feste, i progetti, le cerimonie che non hanno potuto avere luogo nel 2020, cogliamo l’opportunità di raccontare i momenti inaspettati, le connessioni avute, il divertimento e i lati positivi di questa situazione.
Al centro della campagna Fall 2020 c’è la nuova collezione denim personalizzabile di DIESEL. Attraverso il portale www.diesel.com – e in alcuni negozi selezionati in tutto il mondo – i clienti potranno personalizzare le etichette in pelle sul denim con qualcosa a cui quest’anno non hanno potuto partecipare.
L’intenzione è quella di celebrare qualcosa che non hanno fatto e quei momenti che, derivando dall’assenza di questi progetti, diventano ricordi. Una festa di compleanno annullata? Festeggiatela ricordandola. Un surf trip posticipato? Create un ricordo per quello che avrebbe potuto essere e usatelo come ispirazione per pianificare la prossima data – sempre con il vostro preferito e unforgettable denim.
La campagna DIESEL global
La campagna multi-soggetto, online e sui social media, racconta storie di vita reale ed è diretta da Pantera di Anonymous Content. I key visual sono firmati da JP Bonino e includono, oltre alla collezione ready-to-wear, gli orologi e gli occhiali DIESEL.
La piattaforma di comunicazione, on air per 2 mesi, seguirà le storie di diversi talents e influencer tra cui Evan Mock, skateboarder e modello. Di solito residente a New York, ha scelto di fare il suo lockdown a Maiorca, in Spagna, riconnettendosi con la natura. Julia Fox, attrice italo-americana, ha recuperato un amore durante l’isolamento. Donte Colley si è guardato dentro diventando più attivo nella lotta per ciò che è giusto. La fotografia è curata da RAYSCORRUPTEDMIND.
DIESEL sta anche collaborando con diversi canceled events, come UNTOLD Festival, uno dei festival musicali più rinomati al mondo, con il quale ha creato una serie di jeans in edizione limitata chiamata Fallen Edition 2020. UNTOLD ha vinto il premio come Best Major Festival in Europa fin dalla sua nascita. In un anno solitamente è visitato da oltre 350.000 fan provenienti da tutto il mondo. Questi fan conserveranno l’edizione 2020 nel loro immaginario – e in un paio di jeans Diesel personalizzati.
Il concept creativo e la produzione di questa campagna sono firmati da Publicis Italia.
Agency Credits
Creative Agency: Publicis Italy
Global CCO Publicis WW: Bruno Bertelli
CCO Publicis Italy: Cristiana Boccassini
Global Executive Creative Director: Mihnea Gheorghiu
Global Creative Director: Eoin Sherry
Head of Art: Costanza Rossi
Associate Creative Director/ Art Director: Arthur Amorim
Associate Creative Director/ Copywriter: Dan Arango
Art Director: Daniele tesi
Copywriter: Nicolò Santovincenzo
Designer/art director: Luca Villa
Strategic Planner: Monica Radulescu
Group Account Director: Ilaria Castiglioni
Account Supervisor: Gonzalo Gutierrez
Head of TV Production: Francesca Zazzera
Tv Producer: Erica Lora Lamia | Beatrice Pepe
Art Buyer: Caterina Collesano | Marcella Garutti
Social Media Manager: Saraluna Goodloe
Head of Social Client Services and Strategy: Alessandro Bochicchio
Film credits
Director: PANTERA
Director of photography: Jake Hunter
Production Company: SOMESUCH & CO LTD X ANONYMOUS CONTENT
Exec producer: Tor Fitzwilliams
Producer: James Greenall
Music credits
Music: Sizzer – original composition with Jackie T & the Jetpacks
Music Supervision: Michael Bertoldini
Print campaign
Photographer: JP Bonino
Post Production: Numerique
Product Still life
Photographer: Wookiee Studio
Post-Production: Zum Studio
Scenography: Micol Di Palma
Photographer Agent: Carla Pozzi
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/09/diesel.jpg623883Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2020-09-29 18:35:012020-10-05 21:10:32DIESEL presenta "Unforgettable Denim", la nuova campagna global firmata Publicis Italia
La Generazione Z preferisce vivere la classica esperienza di acquisto in un negozio fisico, toccando con mano e provando in prima persona i prodotti che vuole comprare.
Secondo alcune ricerche la Gen Z risulta essere una generazione incline a spendere il proprio denaro in modo pragmatico, a differenza dei Millennial.
I giovani consumatori sono più propensi a sostenere piccoli rivenditori locali oppure brand che rispettano e aiutano l’ambiente.
Abbiamo ampiamente discusso, nei mesi precedenti, delle differenze di comportamento che intercorrono tra la Generazione Z (coloro nati indicativamente tra la fine del 1990 e il 2010) e i Millennial (coloro nati tra gli anni ‘80 e gli anni ‘90).
Da lontano queste due generazioni possono assomigliarsi, essendo molto vicine a livello culturale e temporale. È facile presumere che queste due categorie possano pensarla allo stesso modo quasi su tutto, avendo ricevuto la stessa educazione, e che siano poche le cose che non hanno effettivamente in comune.
Ma le differenze in alcuni casi possono arrivare ad essere relativamente abissali, soprattutto perché la Gen Z è nata in un mondo dove ormai Internet e Social Media non erano più una novità da scoprire ma una realtà quotidiana.
Lo stravolgimento delle abitudini d’acquisto e di consumo dei media dettato dalla pandemia di Covid-19, oppure l’arrivo di piattaforme dedicate ai più giovani come ad esempio TikTok, sono solo due dei fattori che hanno accentuato ulteriormente le differenze tra queste due generazioni.
In questo articolo ispirato allo studio pubblicato da GlobalWebIndex analizziamo le differenze che intercorrono tra Generazione Z e Millennials per quanto riguarda le abitudini di acquisto in-store e online, cercando di capire come i brand possono adattare le loro strategie post-Covid19 in base a questi dati.
Lo shopping in-store non è morto
Come abbiamo commentato all’inizio, la Generazione Z è nata in un mondo dove il digitale non è una novità ma una realtà consolidata. Per questo siamo portati a pensare che la Gen Z acquisti prodotti quasi solo on-line, ma i dati lo smentiscono.
Come dimostrano i dati raccolti, sembra proprio che la Generazione Z, come tutte le altre generazioni precedenti, preferisca vivere la classica esperienza di acquisto in un negozio fisico, per avere la possibilità di toccare con mano e provare in prima persona i prodotti che vuole comprare.
E sembra che, paradossalmente, la pandemia di Covid-19 abbiamo consolidato la vendita al dettaglio, oltre ad aumentare ovviamente il numero di acquisti online.
Ne sono la prova diverse iniziative come l’apertura a Guangzhou e Parigi di nuovi concept-store monomarca di Nike, che sono l’esempio di come un negozio possa diventare un ibrido tra acquisti offline e online.
Una nuova generazione di “risparmiatori”
Nonostante il negozio fisico resista, c’è un aspetto dello shopping in-store che sta lentamente scomparendo: il pagamento in contanti.
Ma questa tendenza, al contrario di quanto si possa pensare, è più diffusa tra i Baby Boomer che tra la Generazione Z. Sembra infatti che con l’aumentare dell’età la preferenza a pagare in contanti diminuisca.
In generale comunque la Generazione Z è maggiormente abituata allo shopping online e ai servizi di pagamento mobile, e questo distorce la loro interpretazione del “contante”.
La Gen Z non vede al denaro come una determinata quantità di banconote o monete, ma come un fondo a cui può accedere direttamente e immediatamente (attraverso le carte di credito o servizi come PayPal).
Ma nonostante questo, diversi studi dimostrano che – a differenza dei Millennial – sono più propensi ad aspettare che un prodotto sia in saldo per acquistarlo piuttosto pagarlo a prezzo pieno, in modo da poter risparmiare qualcosa.
Secondo una ricerca condotta da HSBC infatti la Gen Z risulta essere una generazione di risparmiatori, o meglio sono inclini a spendere il proprio denaro in modo pragmatico.
In questo studio, HSBC ha chiesto a 2.125 adulti cosa avrebbero fatto con 1.000 sterline in contanti. Circa il 72% dei giovani di età compresa tra i 18 ei 24 anni ha dichiarato che trasferirebbe tutto o parte del denaro in un conto di risparmio, rispetto al 55% dei Millennial (di età compresa tra 25 e 34 anni).
Una particolare attenzione agli acquisti eco-sostenibili
Una delle motivazioni per cui i giovani della Generazione Z prestano maggiore attenzione ai loro acquisti potrebbe basarsi nell’attenzione che ripongono nei confronti di temi di sostenibilità ambientale.
Risulta infatti che, rispetto ai Millennial, siano più propensi a sostenere piccoli rivenditori locali oppure brand che rispettano e aiutano l’ambiente.
È giusto pensare che anche gli effetti secondari della pandemia di Covid-19, insieme ai movimenti come Black Live Matters oppure una maggiore coscienza a favore della comunità LGTBI+, siano tutti fattori che influenzano i comportamenti di acquisto di una generazione che è particolarmente attiva socialmente.
Cosa significano queste differenze per le imprese?
Abbiamo visto come la Generazione Z è più interessata a sostenere le attività commerciali locali e a fare acquisti di persona. Questo potrebbe essere un grande vantaggio per quelle piccole attività che stanno riaprendo con fatica dopo il periodo di lockdown.
In generale comunque il marketing generazionale può essere particolarmente produttivo, a patto che sia guidato da dati sicuri e comprovati e non si basi su supposizioni o stereotipi.
Lo studio di GlobalWebIndex ne è la prova: al contrario di quanto tutti possano pensare, la Generazione Z non è destinata a seguire lo stesso percorso dei Millennial, soprattutto per quanto riguarda le abitudini di acquisto.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/09/rsz_31cm_blogwas_4_1.png280500Daniela Chiorbolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaniela Chiorboli2020-09-29 11:11:362020-10-02 11:12:17Quali sono le differenze tra Generazione Z e Millennial nelle decisioni di acquisto in store e online?
Oggi, la vendita al dettaglio avviene nei negozi fisici, attraverso l’eCommerce e con l’home delivery.
Gli algoritmi, alla base della loro tecnologia, sono in grado di analizzare i comportamenti online e riescono a proporre agli utenti offerte mirate.
I retailer devono investire nell’assunzione di Data Specialists e facilitare la formazione continua.
Negli ultimi due decenni, la perpetua crescita della tecnologia digitale, ha influito sul retail con profondi mutamenti. I confini tra innovazione e umanità continuano ad intrecciarsi e gli esercenti devono affrontare sfide sostanziali.
In un periodo storico in cui migliaia di negozi sono in crisi a causa del Covid-19 e tante saracinesche si sono abbassate, la riduzione dei margini di guadagno è evidente e la battaglia per fidelizzare i consumatori è più complicata che mai. Una strategia digitale di successo, è un’opportunità per i commercianti così da parlare direttamente ai propri stakeholder e stimolare un interesse diffuso e costante per i marchi e i prodotti.
Oggi, la vendita al dettaglio avviene nei negozi fisici, attraverso l’eCommerce e con l’home delivery. La logistica, la produzione e il servizio commerciale hanno avuto un aggiornamento con format sempre più orientati alla relazione e all’erogazione di servizi aggiuntivi.
Dal White Paper pubblicato da Thron, si evince che in uno scenario retail destinato ad essere completamente stravolto, il digitale ha un ruolo sempre più decisivo nel definire la nuova formula degli store. La chiave sta in una strategia Customer First, basata sulla fiducia e sull’empatia.
È fondamentale la capacità di anticipare i bisogni dei clienti e sviluppare esperienze d’acquisto personalizzate. Il consumatore, esperto e smart, si aspetta di poter entrare in un negozio e continuare a cercare, trovare e pagare con la stessa esperenzialità che ha con gli strumenti digitali.
Le persone amano le offerte personalizzate, poiché mostrano che un brand si sta interessando a loro con autenticità. Il reatil ad personam aumenta anche la probabilità di maggiore spesa. Come riportato da Accenture, un cliente conosce il nome e la storia dei suoi acquisti, ed è in grado di consigliare i prodotti in base all’esperienza vissuta, soprattutto online.
Personalizzare l’offerta per creare fidelizzazione
La digital tecnology produce la certezza che ogni istante si auto-rigenera: il volantino non basta più, il 6×3 per strada non è più di vitale importanza, così come non lo sono i gadget “brandizzati” distribuiti in-store, ciò su cui si fa leva è la personalizzazione. Strumenti e strategie digitali all’interno dell’attività commerciale: inventari, ordini, sicurezza interna, gestione del magazzino, esposizione ed allestimento, assortimento dei prodotti e sistemi di pagamento, costituiscono tutta una serie di realtà non più analogiche:
NFC e portafogli mobili per i pagamenti attraverso il proprio smartphone;
RFID per la memorizzazione di etichette elettroniche;
Totem interattivi e supporti digitali touch-screen per ordini, acquisti o consultazioni;
Videocamere di sorveglianza e sistemi di controlli termici sempre più avanzati;
Barcode, QR Code, Data Matrix e SmartCode anche per il semplice biglietto per l’autobus;
Wifi, cloud e social media per connettersi al mondo di clienti potenzialmente illimitato.
Il nuovo ruolo del digitale nella Customer Journey
Gli algoritmi, alla base della loro tecnologia sono in grado di analizzare i comportamenti online e riescono a proporre agli utenti offerte mirate che:
Anticipano i loro bisogni;
Eliminano le loro incertezze in fase di discovery;
Fanno scoprire nuovi articoli in linea con le loro esigenze.
Dunque c’è un approccio One-to-one e nessun consumatore è uguale a un altro. Secondo Epsilon, l’80% dei clienti ha maggiore probabilità di concludere un acquisto da un brand che offre esperienze ad personam.
Nel retail, la massimizzazione del business transita dai dati. Essi preparano il terreno all’acquisto e devono essere raccolti in tempo reale e l’unico modo che le aziende hanno per tracciare in modo diretto le intenzioni e gli interessi dei clienti è quello inerente ai canali digitali.
La tecnologia informatica dunque è il campo in cui si giocherà la vera competizione tra i retailer: la relazione con i clienti dovrà essere acquisita e consolidata prima dell’ingresso nei negozi, in modo che i dati raccolti servano poi a ottimizzare l’offerta nel punto vendita.
Il Customer Journey in-store diventa così più efficiente e veloce: si riesce ad assicurare a ciascun cliente l’attenzione individuale che merita, senza creare congestioni e rallentamenti nel servizio.
Il content è il punto di contatto per convertire
I contenuti pubblicati sul sito e sui social media diventano il perfect match con i consumatori. Una dettagliata descrizione del prodotto genera un retail di qualità e sicurezza negli acquirenti.
Online i clienti, sono animati dai bisogni latenti o attivi: avvertono di avere un’esigenza da risolvere e cercano soluzioni che possano fare al caso loro. In questa fase dedicano molto tempo alla ricerca di informazioni su prodotti da acquistare. Per attrarli e fare breccia nella loro mente è indispensabile offrire una selezione di contenuti in grado di convincerli e ingaggiarli.
L’esperienza del consumatore deve essere ricca e il contenuto si posiziona a cavallo tra i dati e le risorse multimediali.
La rilevanza dell’approccio omnicanale
L’approccio omnicanale spinge i rivenditori a mappare il percorso del cliente, identificando i punti di contatto che possono fare la differenza tra una vendita e un’opportunità persa. I rivenditori sono incoraggiati a intraprendere questo esercizio e a decidere come sostenere un approccio integrato in tutta l’azienda, sia online che in negozio.
Prendiamo ad esempio il Customer Care. I clienti potrebbero aver bisogno del servizio clienti in negozio se stanno cercando una soluzione immediata, oppure potrebbero preferire la comodità di accedere all’assistenza online o via telefono.
Non dovrebbero esserci incongruenze tra i vari canali. I team offline e online devono presentare un messaggio unificato che abbia la stessa identità.
I dati sono la keyword per migliorare l’esperienza del cliente
I rivenditori riconoscono di avere accesso a una notevole quantità di dati e stanno lavorando attivamente per utilizzarli così da indirizzare meglio i potenziali clienti, ottimizzare l’esperienze d’acquisto e colmare il divario tra esperienza digitale e fisica. L’efficace utilizzo di questi dati dipende dalla presenza di persone competenti. I commercianti devono investire nell’assunzione di Data Specialists e facilitare la formazione continua, per garantire che le loro conoscenze siano effettivamente utili.
Il passaggio successivo consiste nell’applicare le conoscenze dove è necessario. Recenti studi del Digital Marketing Institute hanno dimostrato che per più di un quarto dei rivenditori, l’esperienza del cliente è la priorità numero uno per differenziarsi. I dati che i rivenditori detengono – e analizzano – sono estremamente utili per adattare l’esperienza ai singoli consumatori.
Ad esempio, sapendo quando è più probabile che un cliente navighi in un sito Web, visiti un negozio e infine effettui un acquisto, i rivenditori possono inoltrare offerte che hanno maggiori chances di incoraggiare un’azione.
Se un cliente ha la tendenza a visitare il negozio il venerdì pomeriggio, non ha senso inviare offerte il martedì mattina. Attira la loro attenzione invece venerdì mattina, quando è più probabile che si trovino in zona e desiderino fare una visita. È uno scenario semplice, ma dimostra come un approccio congiunto ai dati nell’ambito del Marketing omnicanale, possa produrre risultati.
Creare una cultura incentrata sul pubblico di riferimento
Attualmente il retail è stato completamente rivoluzionato dalla tecnologia digitale. Ma nonostante tutta l’innovazione il fattore più importante rimane quello umano.
La cultura incentrata sul cliente è essenziale per qualsiasi rivenditore. Presentarsi non è abbastanza; è la qualità della relazione che fa la differenza.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/06/new-normal-retail.jpg575835Daniele D'Amicohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaniele D'Amico2020-09-28 17:15:552020-10-05 21:10:21Retail 4.0: la vendita al dettaglio è sempre più personalizzata
Illimity e il gruppo Sella stanno dando vita a una joint venture nell’open banking finalizzata al rafforzamento di Hype, la soluzione digitale con funzioni di conto bancario e di sistema di pagamento.
Illimity entrerà nel capitale di Hype che diventerà una jv paritetica (al 50%) con Fabrick, società del gruppo Sella che detiene il 100% di Hype, che già serve 1,3 milioni di clienti.
“Allo stesso tempo, l’operazione ha l’obiettivo di accelerare i piani di sviluppo di Illimity nello specifico segmento, facendo della fintech la realtà italiana a più elevato potenziale di sviluppo nei servizi di light banking e quelli di Fabrick come abilitatore di Open banking e di progetti fintech di nuova concezione” si legge in una nota congiunta.
Cosa prevede l’accordo tra illimity e Gruppo Sella
L’accordo prevede che Illimity, guidata da Corrado Passera, sottoscriva un aumento di capitale per Hype da 30 milioni di euro e conferisca alcuni asset alla stessa società. Fabrick conferirà azioni Hype a Illimity in cambio di una nuova emissione per un controvalore di 45 milioni di euro. Inoltre Fabrick avrà il diritto di ricevere altre azioni Illimity pari al 2,5% a condizione di obiettivi di redditività raggiunti da Hype nel 2023-24.
Per quanto riguarda gli accordi tra le parti, l’operazione prevede che Banca Sella Holding sottoscriva per cassa al perfezionamento dell’operazione un ulteriore aumento di capitale sociale in Illimity per 16,5milioni di euro, con esclusione del diritto di opzione (pari al 2,5%), per una partecipazione complessiva del gruppo Sella al perfezionamento dell’operazione del 10%.
Per effetto dell’operazione, Illimity emetterà complessivamente fino a 9,4 milioni circa di nuove azioni, di cui 7,3 milioni circa al perfezionamento dell’operazione e ulteriori 2,1 milioni complessivi entro il 2025 condizionati al raggiungimento dei predetti obiettivi di piano industriale di Hype di lungo periodo.
Il prezzo di emissione delle nuove azioni Illimity è di 8,337 euro e il perfezionamento dell’operazione è atteso entro la fine del 2020.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2020/09/illimity.jpg6091236Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2020-09-28 14:56:282020-10-02 18:41:00illimity e Gruppo Sella danno vita a una joint venture nell'Open Banking
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