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Cosa è successo a Quibi, la piattaforma di streaming che non ce l’ha fatta

  • Quibi, la startup dei grandi nomi, ha chiuso i battenti: dopo sei mesi di attività ne è stato annunciato il fallimento.
  • La piattaforma di video in streaming non è riuscita a tenere il passo con la concorrenza.

 

Quibi sta per Quick Bites (bocconi veloci), è un servizio di streaming, lanciato 6 mesi fa, che permette all’utente abbonato di guardare video brevi della durata massima di 10 minuti.

Abbiamo iniziato questa cosa con l’idea di reinventare lo storytelling (…). O l’idea non era abbastanza forte per fare stare in piedi un nuovo servizio di streaming, oppure abbiamo sbagliato il momento.

Hanno dichiarato Jeffrey Katzenberg e Meg Whitman annunciando il fallimento della piattaforma.

Dopo i primi tre mesi di attività, dei 900mila utenti registrati ad aprile alla versione di prova, solo 70mila hanno rinnovato l’abbonamento.

Quibi, le ragioni del flop

L’app è stata creata, come appena ricordato, da Jeffrey Katzenberg e Meg Whitman. Il primo nome conosciuto nell’ambiente di Hollywood e il secondo noto nel panorama delle grandi compagnie. Il fondatore di Quibi, vanta nel curriculum lavori alla Disney e alla DreamWorks; mentre il suo CEO,  ha lavorato per DreamWorks, Procter & Gamble, Hasbro, Ebay.

Nella fase di startup la coppia è riuscita a reperire fondi per oltre 1miliardo e mezzo di euro coinvolgendo investitori quali Disney, Sony Pictures, Alibaba, AT&T’s WarnerMedia, Goldman Sachs e JPMorgan.

Ma ciò non è bastato a gettare le basi per un progetto veramente innovativo.

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Secondo alcune analisi, Quibi non è stata in grado di cogliere le esigenze del mercato e di rispondere in maniera innovativa alla concorrenza. L’idea di base era quella di permettere all’utente di guardare video brevi da mobile accompagnandolo nei viaggi in metropolitana piuttosto che in altre situazioni di mobilità. I video dell’app sono stati studiati per essere visualizzati sia in orizzontale che in verticale in momenti diversi della giornata e in maniera disordinata.

Complici la pandemia (i relativi lockdown) e la concorrenza delle altre app di video gratuiti, tra cui TikTok e Instagram, la piattaforma di streaming non ce l’ha fatta ad uscire dalla sua fase di startup. Eppure il management di Quibi aveva investito in collaborazione con grandi nomi tra cui Guillermo del Toro e Steven Spielberg.

Neppure il prezzo, inferiore a quello di Netflix e di Amazon Prime, ha lasciato l’app immune dal virus della concorrenza.

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Quibi, vittima della Pandemia?

Lavorare da casa è stata la campana a morte per Quibi, è il titolo che Rebecca Nicholson scriveva sul The Guardian lo scorso 24 ottobre. Katzenberg e Whitman infatti hanno fatto le loro più profonde scuse a tutti, attribuendo gran parte del fallimento aziendale alla Pandemia in corso.

Ma già in tanti avevano il sentore che questo tipo di app non ce l’avrebbe fatta ad emergere nel mare della concorrenza. Secondo alcuni analisti, il problema principale è stato la mancanza di focus e di conoscenza dell’utente, secondo altri una fase di test inesistente, secondo altri il ritardo di accordi per allargare la fruizione, come ad esempio l’accordo con Apple Tv, mentre altri ancora lamentano un’esosa campagna pubblicitaria televisiva.

Linkedin Stories

5 modi per promuovere il tuo business attraverso le LinkedIn Stories

  • Dopo esser diventate un format chiave su Instagram e Facebook, le Stories approdano su LinkedIn che punta su questa feature per massimizzare l’engagement degli utenti.
  • Le storie sono un’importantissima risorsa a disposizione delle aziende per interagire in maniera veloce e intuitiva con la loro audience.
  • Tutto il potere delle Stories a servizio del tuo business: come integrare questa nuova opzione nella tua marketing strategy.

 

In principio era Snapchat, poi Instagram e Facebook. Ora anche LinkedIn scommette sulle Stories per dare agli utenti e alle organizzazioni un modo semplice per condividere quello che accade in azienda, interagendo in tempo reale con il proprio network.

Linkedin Stories

Questo significa che puoi fare domande alla tua rete, condividere approfondimenti, notizie e scorci di vita aziendale, oppure offrire una demo dei tuoi prodotti e servizi.

Ma come integrare le LinkedIn Stories nella tua strategia di marketing?

Scopriamolo insieme.

Più di ogni altro format, le Stories ti consentono di dar vita alla tua azienda, di raccontarla attraverso le voci dei tuoi collaboratori, le sfide e le attività che stai portando avanti.

1. Aggiornamenti e insight

Sei impegnato in un progetto significativo per il tuo core business? Condividi gli aggiornamenti delle tue iniziative in tempo reale, dando spazio ai metodi e agli strumenti che aiutano il tuo team a rimanere motivato e produttivo.

Puoi anche consigliare alcuni approfondimenti: i libri che stai leggendo, i podcast che ti hanno suggerito idee interessanti, oppure delle risorse che hai scoperto online.

2. Dietro le quinte

Stai per lanciare un prodotto, un servizio o un evento? Incuriosisci e stuzzica il tuo pubblico attraverso contenuti dietro le quinte. Gli utenti adorano ricevere notizie in anteprima. Saranno coinvolti dalla dal tuo business ancor prima di conoscere in maniera approfondita quello che offri.

3. Novità e annunci dal brand

Come dimostra l’esperienza delle Stories su altre piattaforme, si tratta di una feature estremamente efficace per generare interesse intorno al lancio di un prodotto o di un evento. Questo perché chiunque può fruire facilmente di questo contenuto e condividerlo con il proprio network LinkedIn.

4. Le testimonianze dei clienti

Le persone tendono a fidarsi molto di più dei consigli forniti da altre persone che di qualsiasi pubblicità.

Ecco perché raccontare le testimonianze dei tuoi clienti attraverso le LinkedIn Stories è un’ottima strategia per far conoscere i tuoi prodotti e servizi. Incoraggia i tuoi clienti a condividere l’esperienza che hanno avuto con la tua azienda, pubblica queste esperienze nelle tue storie per attirare nuovi prospect.

5. Le voci dei collaboratori

Cos’è che dà vita al tuo business se non le persone che ci lavorano?  Mostra le persone dietro il tuo brand, le loro esperienze e competenze. Condividi i momenti salienti in cui questi sono protagonisti della tua narrazione aziendale.

Ciò contribuirà a creare una migliore connessione con il tuo pubblico, proprio perché le persone si fidano e si lasciano influenzare più facilmente da altre persone che da un’entità astratta come un’organizzazione.

Le 5 persone da includere nel tuo digital marketing dream team

Alcuni degli aggiornamenti in tempo reale che puoi creare attraverso le Stories includono clip di cerimonie di premiazione, frammenti di workshop, eventi e scorci di vita aziendale.

La narrazione del brand

Quanto detto dimostra che le Stories sono uno dei modi più efficaci per entrare in contatto con il tuo pubblico LinkedIn. Ti consentono di costruire l’identità aziendale, promuovere e posizionare la tua offerta commerciale.

Ricorda che le Stories non cambiano la natura di LinkedIn – un network di professionisti e aziende. Qualunque sia il contenuto che deciderai di integrare nella tua strategia di marketing, fai in modo che sia pertinente con il tuo business e che rifletta la mission e i valori del tuo brand.

Concorsi a premi online: scopriamo chi sono i partecipanti

  • Non basta fare contest online, bisogna anche misurarne i risultati.
  • Ecco come andrebbero definite le “participant personas”, seguendo le regole del MiSE.

 

Per un marketing manager che opera nel mondo online ciò che è fondamentale è misurare le performance delle strategie intraprese, anche se si tratta di contest.

Giveaway, Instant Win, Foto Contest sono solo alcune delle iniziative intraprese da aziende e brand per raggiungere degli obiettivi che sono fondamentali per un business: l’acquisizione di nuovi contatti di potenziali clienti e fidelizzare i già acquisiti.

Negli anni sono diventati degli strumenti chiave anche per i social network: Instagram Contest e Facebook Contest sono popolari tra gli utenti che si avvicinano al brand.

Le domande fondamentali che dovrebbe porsi chiunque abbia a che fare con l’organizzazione di un concorso a premi sono quelle che seguono e che analizzeremo anche con l’aiuto di una ricerca:

  • chi sono i partecipanti? 
  • quali sono i loro comportamenti online? 
  • quali sono i canali migliori per sponsorizzare l’iniziativa? 
  • come possono diventare virali?

Dietro ogni iniziativa si cela un’azienda iscritta alla Camera di Commercio, come da normativa italiana definita dal Ministero dello Sviluppo economico, che utilizzando software certificato ha realizzato un contest in modo legale. Di conseguenza la ricerca che analizzeremo non prende in analisi tutti i concorsi nati sui social ma non dichiarati al MiSE.

La ricerca ha analizzato più di 500 concorsi a premio pubblicati tra il 2019 e il 2020. Ha coinvolto aziende di moltissimi settori tra cui quelli travel, beauty, pets, retail, fashion, educational, kids, food e molti altri.

Perché è importante il benchmark

I benchmark mirano a costituire uno standard di riferimento con cui confrontare l’andamento delle campagne e conoscere anticipatamente alcuni dati per non commettere errori in fase di ideazione. Qui è analizzato l’audience dei partecipanti partendo dai dati demografici e successivamente dal loro comportamento con i device online.

La definizione della “buyer persona”

Anche se in questo caso è meglio riferirsi a “participant persona”, in quanto non è un vero e proprio cliente finale, la ricerca ha definito dei tratti comuni ai partecipanti dei concorsi a premi. Dallo studio notiamo come gli utenti più coinvolti hanno un’età compresa tra i 22 ai 44 anni, per lo più donne ed è da notare come il nord Italia sembri più partecipe.

benchmark sui concorsi a premio in italia

Anche se sono i dati a riferirlo, spieghiamo perché proprio questo target è più coinvolto nei concorsi a premio. Per quanto riguarda l’età dobbiamo tenere in considerazione che questa fascia è quella che usa quotidianamente gli smartphone non solo per sentire i propri cari o per le chiamate ma per navigare su Internet, cercare offerte e iscriversi ad app e portali.

Anche la distribuzione territoriale non è un caso, infatti spesso i programmi fedeltà e i contest sono legati a una rete di negozi e il nord Italia ha il numero più alto di store per franchising.

Non sottovalutare mai una landing mobile friendly

Lo studio prosegue con un’analisi dei device utilizzati e dei browser. In quanto attività di svago, i contest contano molte partecipazioni da smartphone. In particolare per i foto contest capiamo bene il motivo, infatti le foto spesso sono generate già attraverso il cellulare e quindi una landing page deve essere ottimizzata per far procedere il caricamento del contenuto dalla galleria del telefono al contest senza intoppi.

LEGGI ANCHE: KPI e benchmark per comprendere le performance degli influencer

La media dei lead raccolti e il CR: le North Star dei concorsi a premi

Dopo aver conosciuto la nostra audience è il momento di capire cosa possiamo aspettarci da un contest che sia un successo. Il CR, ovvero il conversion rate (il rapporto tra le visualizzazioni e i lead raccolti) , oscilla tra il 12% e il 25% in base al prodotto preso in esame. Ognuno di esso corrisponde a una meccanica di gioco ben precisa che coinvolge in modo diverso l’utente, specialmente richiede un effort da parte del partecipante totalmente diverso.

Un esempio pratico è quello di un Instant Win contro un Foto Contest, nel primo caso l’utente deve solo compilare un form e scoprire subito se ha vinto.

Nel secondo caso invece deve produrre un contenuto (foto, illustrazione, immagini) e caricarlo sulla piattaforma di gioco.

Meno azioni sono richieste e più si alza il CR ma dobbiamo fare attenzione a non farci ammaliare dall’ottenere numeri alti. Infatti ogni meccanica di gioco viene scelta soprattutto per l’obiettivo che si vuol raggiungere e se tra questi c’è l’UGC non possiamo creare un Instant Win.

Come prepararsi al Black Friday grazie al Cloud Server

Ancora oggi quando realizzano una campagna di marketing molto aggressiva o fanno una promozione importante in momenti specifici dell’anno come il Black Friday, le aziende sottovalutano l’importanza delle soluzioni web utilizzate. In queste occasioni, infatti, il portale web/eCommerce potrebbe subire in pochi minuti dei picchi di traffico, impossibili da quantificare prima dell’evento stesso.

Per molte persone la stagione delle festività natalizie è il periodo più bello dell’anno, ma per i retailer è certamente quello più intenso. Orde di desiderosi acquirenti di regali affollano negozi e siti web durante i mesi di novembre e dicembre, con una mole di vendite che può arrivare a rappresentare fino al 30% delle vendite annuali di un’azienda. E in particolare nei giorni di punta dello shopping, come il Black Friday (il prossimo 27 novembre!), i merchant online vedono un traffico tre volte superiore al solito.

Un dato destinato a crescere ulteriormente quest’anno, visto il boom dell’eCommerce legato alla pandemia.

Per trarre vantaggio da questo incremento di attività sul web (ma non solo), i rivenditori devono espandere rapidamente le loro infrastrutture e le loro operazioni per far fronte alle impennate della domanda. Non è un compito facile, ma preparandosi per tempo è possibile mettere al sicuro i propri affari, anche grazie al cloud.

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Il cloud per non perdere neanche una vendita

Si sente sempre più spesso parlare di esperienze di acquisto frictionless, per aiutare gli utenti a sentirsi a proprio agio nel completare il proprio shopping online. Immagina, quindi, la frustrazione che potrebbe provare un potenziale cliente, magari già pronto a cliccare su “Acquista ora”, nel vedere che il sito crolla e non è più raggiungibile. No, no, no. Brutto segno! E spesso questo lo porterà a desistere e a rivolgersi a un competitor.

Qual è la soluzione? I retailer più lungimiranti stanno già utilizzando il cloud server per gestire la corsa allo shopping natalizio. In realtà questi strumenti possono portare un vantaggio in qualsiasi momento dell’anno, dato che tutte le aziende che possono subire improvvisi ed estremi picchi di attività.

I vantaggi di un cloud server

Per evitare di perdere clienti e di danneggiare l’immagine del brand a causa di un blocco del sito web non pianificato, i più esperti leader tecnologici testano le le loro infrastrutture con largo anticipo. Molti si affidano alle soluzioni cloud per aggiungere dinamicamente più risorse di calcolo e di archiviazione man mano che il traffico del sito sale, per poi ridimensionarsi automaticamente quando la domanda diminuisce.

Oltre a prevenire le interruzioni, il trasferimento di traffico consente spesso di ridurre i costi di hosting dell’infrastruttura.

Un altro aspetto da non sottovalutare, inoltre, è legato al mobile. Se gli acquisti da smartphone stanno già superando quelli da desktop, tuttavia oltre il 50% dei siti viene abbandonato quando richiede più di tre secondi per essere caricato.

Per ridurre la latenza sui loro siti mobili e sulle app durante le festività, i rivenditori utilizzeranno soluzioni cloud che forniscono contenuti in tutti i punti di presenza distribuiti a livello globale.

Ma non si tratta solo delle vendite online. La tecnologia cloud, infatti, può contribuire ad abbreviare i tempi di attesa – e le lunghe code – anche per gli acquirenti in-store, ora che molti retailer hanno adottato soluzioni cloud-based che consentono agli addetti alle vendite di effettuare pagamenti con carta di credito in qualsiasi punto del negozio. Poiché le informazioni sono memorizzate nel cloud piuttosto che in locale, questi sistemi hanno l’ulteriore vantaggio di integrarsi perfettamente con altre fonti di dati, come i record del programma fedeltà e i motori di recommendation.

E questi sono solo alcuni degli aspetti da considerare e dei vantaggi da tenere in considerazione parlando di eCommerce, Retail e cloud.

Quali sono le caratteristiche del cloud server ideale

Pur avendo adeguato la potenza di calcolo del tuo cloud server o più in
generale della tua architettura per tempo, è da considerare l’importanza di un monitoraggio attento e continuo, cioè una sorta di presidio operativo.

Se la campagna che hai in mente per il Black Friday, ad esempio, dovesse riscuotere tantissimo successo, a fronte di particolari picchi di traffico, un rallentamento dei tempi di caricamento delle pagine di destinazione o addirittura una loro irraggiungibilità provocherebbe seri danni al tuo
business, con un abbandono degli utenti praticamente immediato, per non parlare della reputazione del tuo brand.

Di qui il fattore tecnico, ossia l’adeguatezza dell’infrastruttura cloud, ma anche quello umano, vale a dire l’adeguatezza del tipo di assistenza offerta dal provider. Un elemento di primaria importanza e da non sottovalutare in termini di prontezza nella risposta a qualsiasi imprevisto tecnico.

Volendole riassumere in pochi punti, le caratteristiche del cloud ideale per le campagne di marketing e la reazione ottimale ai picchi di traffico, quindi, dovrebbero essere:

  • avere una scalabilità immediata che non comporta variazioni di nessun genere: in cui basti, insomma, adeguare le risorse con upgrade verticali (dove non devo
    aggiungere altre virtual machine ma posso scalare quelle delle macchine che già compongono l’architettura web).
  • Una buona ottimizzazione /tuning dell’infrastruttura.
  • Un supporto tecnico disponibile in modo immediato (il fattore umano non va mai sottostimato, anzi!).
  • La possibilità di fruire di un servizio di presidio operativo per cui al momento della campagna, una persona dello staff del provider si occuperà di monitorare la coerenza delle prestazioni e del TTFB /tempo di caricamento delle pagine e interverrà con upgrade immediati o soluzioni laddove si noti una riduzione dei tempi di risposta dei server durante il click time.

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L’America a un bivio: tra Trump e Biden è guerra di spot

  • La campagna presidenziale degli Stati Uniti ha infranto ogni regola passata e si è aggiudicata il primato di più costosa di tutta la storia Americana!
  • I negative ADS, spot contro l’avversario, sono stati prodotti nell’80% dei casi dal presidente Trump e nel 62% dei casi da Joe Biden.

 

Nell’anno della pandemia il tema della sanità è entrato prepotentemente nell’agenda politica delle elezioni USA 2020. Il Republican National Commitee (RNC) ha aggiunto, per gli ultimi giorni di campagna, ben 9 milioni di dollari tutti su uno spot di 30 secondi, denominato “Noise”, che sta andando in onda negli stati più contesi come Arizona, Michigan, North Carolina e Wisconsin.

“Noise”, Trump, 2020

Joe Biden ha puntato moltissimo sul tema della sanità e ha attaccato ripetutamente il presidente Trump, accusandolo di gestione fallimentare dell’emergenza. In “Ready to lead”, andato in onda durante il picco del Coronavirus negli States, il senatore dem chiede un “Nationwide Mask Mandate”.

“Ready to lead”, Joe Biden, 2020

La polarizzazione del consenso

Glauco Maggi, inviato de La Stampa a NY, nel suo recente libro “Il guerriero solitario. Trump e la Mission Impossible” nota come il principale avversario del Tycoon sia proprio se stesso: avendo polarizzato moltissimo il consenso, gli States si sono divisi in vere tifoserie tra chi lo ama e chi lo detesta, al di là di quello che è stato fatto o non fatto in questi 4 anni e dei dati economici e occupazionali incoraggianti pre-pandemia. Un voto di stomaco, dunque, che asseconda le simpatie personali di ciascuno e meno le issue classiche che spostavano il consenso, come economia e politica estera.

La spesa degli spot a seconda dei temi in agenda, New York Times

La campagna a schieramenti si riflette nei social media, dove gli algoritmi assecondano questa polarizzazione dell’informazione: le persone vedono, interagiscono, si uniscono a community e costruiscono conversazioni esclusivamente attorno a coloro che la pensano in maniera equivalente. Il dialogo con le altre tifoserie è rarissimo così come lo scambio di contenuti tra chi la pensa in maniera opposta.

La polarizzazione delle conversazioni social non viene scalfita nemmeno dai media mainstream, la cui credibilità è minata dalla pluralità delle fonti, tra cui vive e prospera anche il link o il meme condiviso in bacheca dal vicino di casa o dalla fidanzata. I social media, nati come una piazza aperta e plurale, sono inevitabilmente vittime del loro stesso algoritmo: gli utenti vedono i contenuti a loro più affini, radicalizzando le proprie posizioni. Più le rispettive fazioni sono coese più difficilmente saranno impermeabili al dissenso, anche se argomentato. Un meccanismo illustrato perfettamente dal prof. Niall Ferguson, nel documentario “Networld”, tratto dal suo recente best seller “La piazza e la Torre”.

L’uso degli Spot

Nell’era delle certezze granitiche e degli ultras, la televisione non drena più consenso? Tutt’altro: in una società, come quella statunitense, dove la media dell’età di chi si reca alle urne è particolarmente alta, la TV detiene ancora un ruolo da protagonista e la gran parte dei budget viene stanziato per produrre e mettere in onda gli ADS, la cui tradizione risale al celebre scontro Eisenhower-Stevenson del 1952.

L’effetto degli spot nel 2020, all’interno di una corsa presidenziale così polarizzata, sarà con tutta probabilità mitigato rispetto al passato. Anche i negative ADS (gli spot contro l’avversario), che da sempre rappresentano da soli i due terzi di tutta la messa in onda, hanno più difficoltà a penetrare nei fortini dell’elettorato avversario, a meno di trovare una smocking gun finale, come sta provando a fare il presidente Trump cavalcando l’inchiesta del New York Post (censurata da Twitter) nei confronti del figlio di Joe Biden, Robert Hunter Biden, accusato di connivenza e loschi affari con un oligarca ucraino e con aziende petrolifere legate al regime di Pechino.

“Biden Lied“, Trump, 2020

L’immagine di Biden, con un’espressione confusa e smarrita, vuole assecondare le voci su una sua demenza senile, ed è ricorrente nella campagna di Trump, oltre che nei meme che circolano sui social di mezzo mondo.

Gli ADS dell’ex vice presidente cavalcano ovviamente il tema della pandemia, criticando aspramente l’operato del Presidente in carica. In “I Alone”, si ripete la frase di Trump “Solo io posso aggiustare questa situazione”, mentre i dati dei deceduti e dei contagiati scorrono inesorabili, scritti con una font oro, stile casinò di Las Vegas, quasi fossero gli slogan del Tycoon.

“I Alone”, Biden, 2020

Nella campagna elettorale 2020 i negative ADS sono stati prodotti nell’80% dei casi dal presidente Trump e nel 62% dei casi da Joe Biden. Il Republican National Committee (RNC) ha tirato fuori l’artiglieria pesante solo in queste ultime settimane: negli stati leaning (in bilico) si stanno spendendo ben 25 milioni di dollari in spot TV. I telespettatori che vedranno i nuovi ADS sono quelli in particolare di Arizona, Iowa, Michigan, North Carolina, Florida, Pennsylvania, Georgia, Nevada, Wisconsin, Iowa e Ohio.

Il comitato di Biden ha speso molto di più: ben 53 milioni, soltanto nell’ultimo mese, con ben 38 tipi diversi di spot soltanto in Pennsylvania. Tuttavia il presidente in carica, che ha speso meno del 2016, conta molto sulla visibilità dei suoi affollatissimi comizi e sulla copertura mediatica organica, quantificata da Bill Stepien, il campaign manager di Trump, in 48 milioni di dollari a settimana.

La campagna Trump sta anche spendendo direttamente anche su reti via cavo locali che hanno un alto numero di spettatori tra gli elettori più rurali, come RFD-TV, WGN-TV e Weather Channel, e sta puntando molto anche sulle stazioni radio evangeliche e conservatrici.

La spesa in ADS dei due candidati, New York Times

Le issues in agenda nel 2020

Il presidente Trump era partito con un’altissima percentuale di approvazione a gennaio 2020 (49%) per poi scendere tra il 38% e il 42% a seguito della pandemia. Secondo gli ultimi rilevamenti di Gallup, l’economia resta al primo posto nei pensieri degli americani (e resta anche il tema più presente negli spot), seguito dai temi della sicurezza nazionale e del terrorismo (presenti quasi esclusivamente negli ADS di Trump). Due punti che potrebbero far ben sperare il Presidente in carica, se non fosse per l’entrata del Coronavirus nel dibattito e per le polemiche legate alle tematiche razziali (che crescono di importanza dal 30% al 45% da dicembre 2019 a settembre 2020).

Record Smashing, Trump 2020

Made in America, Biden 2020

La risposta all’emergenza sanitaria è fondamentale non solo per il 93% dei democratici ma anche per il 61% dei repubblicani, una percentuale enorme se confrontata con gli altri temi di attualità, ad esempio il cambiamento climatico, che si ferma al 23% di attenzione nell’elettorato GOP ed è presente solo negli spot di Joe Biden.

Immagini e significati negli spot più belli della campagna

In “Vote For”, Joe Biden punta tutto sulle emozioni, facendo un appello a tutti gli americani per andare a votare, in qualunque modo possibile. “Il tempo delle divisioni finirà presto”, dice la sua voce fuori campo. I valori sono tracciati da parole e immagini mai casuali: “Empathy” (0:07), una madre (?) che incoraggia (per la partita?) la figlia un po’ corpulenta appena scesa da un truck, mentre una mazza da baseball spunta dallo zaino. Biden è poi ritratto a pregare assieme a una comunità di donne afroamericane (0:08).

“Vote For”, Biden 2020

“Respect” (0:09) è l’abbraccio con un anziano reduce. Quando compare “Honor” (0:10), sono tutti in piedi mano sul cuore a cantare l’inno (nessuno in ginocchio) ma le tribune sono mezze vuote, la disillusione di molti è tangibile. La ragazza in primo piano, tatuata, accanto all’amica dall’aspetto latino. La parola “Honor” (0:11) è anche accompagnata dalle immagini del compianto John  McCain e di sua moglie Cindy, il cui endorsement per il Dem ha fatto scalpore.  La recentemente scomparsa giudice della corte suprema Ruth Ginsburg, pioniera delle battaglie liberal si fa spazio nello spot accompagnando la parola “Equality” (0:12) come un monito a chiunque voglia intaccare l’imparzialità della corte stessa. Cosa potrebbe accompagnare “Bravery” (0:14) se non medici e infermieri? In questo caso tutti di colore e una di loro con un pugno alzato, come nelle battaglie razziali delle Black Panther.
“Love” (0:15) sono due persone che si abbracciano, in una casa di una periferia americana. Donald Trump viene citato solo al secondo 0:16 alla parola “Truth”: la sua presenza aleggia in una sala stampa deserta della Casa Bianca. Lo spot prova a fare breccia nel fortino avversario con l’immagine di un rodeo (0:24), controbilanciata subito da una catena umana (proteste BLM?) a 0:25.

America First, Trump 2020

“America First”, è invece un lungo e visualizzatissimo spot di Donald Trump, che riprende invece uno dei suoi più celebri speech. “Per troppo tempo”, dice la voce fuoricampo del Presidente, “L’establishment ha protetto se stesso”. Le immagini di Hillary, Bill Clinton, Joe Biden , Obama e Nancy Pelosi scorrono disturbate dal classico effetto “vecchia televisione”, utilizzatissimo nei negative ADS. “Le loro vittorie non sono state le vostre vittorie”. Ma quali sono questi trionfi a cui si riferisce? Joe Biden brinda col presidente cinese: il telespettatore può ben immaginarlo.
Il cambiamento del registro comunicativo e musicale dello spot parte dal secondo 0:21: Donald Trump entra in scena, scende da un elicottero come quell’eroe che tutti stavano aspettando. Interessantissimo che le parole “new vision will govern our land” siano affiancate da immagini della manifattura “made in USA” (da 0:32).

“Buy American and hire American”, invita il presidente Trump (0:40), facendo leva su temi molto sentiti nel suo elettorato.
Il terrorismo islamico compare dal minuto 1:00 e l’attenzione si sposta sugli uomini in divisa. “Law and order”, lo slogan di Trump è declinato in una carrellata di quelli che lui definisce “Great men and woman of our military and law enforcement”.

La nuova era trumpiana fa eco a Kennedy:“We sill bring back our dreams” (1:23), ritornare a sognare significa anche veder decollare il razzo di SpaceX con gli astronauti americani a bordo.
La maggiore distanza con Biden è tutta qui: “This moment is your moment. It belongs to you”, Trump ha creato un vero e proprio movimento di persone che lo adorano al di là del Partito Repubblicano; se si trattasse di una rock star parleremo di fan base.

Unpredictable

La domanda che tutti si fanno è la medesima: i sondaggisti avranno toppato anche questa volta, come 4 anni fa, e sarà Trump a prevalere oppure tutto andrà come previsto e trionferà il vecchio Biden?

La notizia più recente è che i repubblicani stanno ottenendo una quantità maggiore di nuovi elettori registrati, specialmente in alcuni swing states, come racconta questa inchiesta del Time.

Tuttavia i risultati sono totalmente imprevedibili, e l’alta affluenza all’early vote (si può votare sia al seggio che via posta) potrebbe avvantaggiare i Dem o potrebbero essere semplicemente un segnale del timore degli anziani (la base elettorale più ampia di Trump) a mettersi in fila il 3 novembre. Gli Stati Uniti, la cui leadership è minata dalla Cina e da molti altri ingombranti attori di un mondo multipolare, hanno davanti a un enorme bivio e la vittoria di uno o dell’altro candidato non potrà che portare a riflessioni importanti sulla composizione, demografica, economica e valoriale, della propria società.

Perché il take away è un’opportunità di business (sottovalutata) per i ristoranti

  • Secondo i dati elaborati dalla Camera di Commercio di Milano, sarebbero 18,9 milioni gli italiani che si rivolgono all’asporto, per un valore complessivo di oltre 5,5 miliardi di euro.
  • Tra le principali motivazioni che spingono ad usufruire del take away vi è anche la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, variando la propria alimentazione.
  • La FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) promuove l’asporto come una modalità emergente per servire la propria clientela.

I ritmi di lavoro incalzanti e, in generale, la frenesia della società in cui viviamo, spesso ci costringono ad una pausa pranzo veloce, difficilmente compatibile con i tempi – necessariamente più dilatati – di un pasto al ristorante.

Sempre più persone, infatti, ordinano “cibo d’asporto”, per consumarlo in ufficio o nella comodità di casa, al netto del costo del servizio al tavolo.

Il vantaggio economico è, senza dubbio, uno dei fattori determinanti del successo del take away in Italia: contratti precari e salari ridotti rendono la ristorazione tradizionale pressoché inaccessibile; uno sfizio saltuario, anziché un’abitudine del weekend.

LEGGI ANCHE: Come i ristoranti possono assistere meglio i clienti nei momenti di incertezza

Take away

Il take away vale 5,5 miliardi di euro

Secondo i dati elaborati dalla Camera di Commercio di Milano, sarebbero 18,9 milioni gli italiani che si rivolgono all’asporto, per un valore complessivo di oltre 5,5 miliardi di euro – e il trend è in crescita.

Quello del take away, dunque, è un mercato che sta vivendo un vero e proprio boom, complice anche il lockdown, che ha favorito l’integrazione del servizio nella maggior parte dei ristoranti, non senza alcuni insuccessi.

Mercato in crescita

I dati di Gfk Eurisko sul mercato del take away

Dai risultati diffusi da Gfk Eurisko, 1°Osservatorio Nazionale sul mercato del take away, emergono alcuni aspetti interessanti, che introducono a nuove opportunità di business – e ad un lifestyle in evoluzione.

L’indagine è stata condotta su un campione selezionato di 2000 persone, che hanno risposto ad alcune specifiche domande.

Un fenomeno diffuso ma ancora “tradizionale”

Il 51% della “popolazione” ha dichiarato di aver ordinato cibo a domicilio negli ultimi 6 mesi, soprattutto telefonicamente (39%). Resta inoltre un 44% che ordina il cibo da asporto di persona, recandosi sul posto.

Italiani pronti a ordinare via digitale

Solo il 2% dei consumatori ha scelto il digitale, ma l’intenzione è in netto aumento, con il 19% (7 milioni di persone) che si dichiara intenzionato ad utilizzare questo canale per l’acquisto.

Online si spende di più

Il digital take away è ancora tutto da sviluppare, ma mostra una frequenza di acquisto e uno scontrino medio più elevati.

La media è infatti di 4/5 volte al mese, contro le circa 1/2 volte al mese dell’ordinazione di persona e di quella per telefono, mentre la spesa si attesta sui 97 euro al mese contro i 32 e 37 euro dell’ordine personale e telefonico.

Un servizio legato al lavoro ed agender

Con una frequenza di 3 volte al mese l’ufficio risulta il posto da cui si fanno più ordini, seppur con una spesa media inferiore rispetto a chi ordina da casa.

L’utilizzo è inoltre equamente suddiviso tra uomini e donne.

La pizza resta l’alimento preferito, seguita dalla cucina giapponese

Nella top 10 degli alimenti ordinati da casa fanno poi il loro ingresso cucine come il messicano, il pesce e le tipicità regionali.

Pizza da Asporto

Gli amici sono la compagnia perfetta

Il servizio conferma ancora una volta la predisposizione italiana al social eating informale e in compagnia: il 40% ordina infatti con gli amici, il 22% in famiglia, il 20% con il partner e il 18% da solo.

Comodità e mancanza di tempo sono i driver

Il take away viene innanzitutto percepito come una grande comodità quando si è troppo stanchi per cucinare, ma anche come soluzione ideale in caso di mancanza di tempo e organizzazione.

Ma anche curiosità e voglia di qualità senza uscire

Tra le principali motivazioni che spingono ad usufruire del take away vi è anche la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, variando la propria alimentazione.

Segue l’utilizzo del servizio come alternativa al mangiar fuori e al ristorante, indice di come la percezione di quest’ultimo sia sempre più qualitativa.

Se una volta il take away era appannaggio esclusivo di pizzerie e rosticcerie, oggi interessa anche la ristorazione di qualità.

Asporto Alajmo

La FIPE promuove il take away

E ad essere sempre più convinta delle potenzialità di questo servizio – al di là della funzione ammortizzatrice che ha assunto durante la pandemia –  è la FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) che, dopo il lancio di Ristoacasa.net, continua a promuovere l’asporto come una modalità emergente per servire la propria clientela.

Una clientela eclettica nei suoi comportamenti, che vuole poter diversificare i luoghi della cena senza che ciò comporti la dicotomia: cibo mio a casa mia, cibo della cucina del ristorante al ristorante.

Nei prossimi anni, dunque, il ricorso al take away potrebbe non derivare da una scelta obbligata, ma da una scelta ponderata e sostenibile.

E i ristoranti che vorranno cogliere questa opportunità, dovranno concentrarsi sull’ottimizzazione dei tempi, della brigata di cucina, nonché della propria dispensa.

Nondimeno, dovranno provvedere ad un package tanto funzionale, quanto a norma ed ecologico, oltre che esteticamente pregevole e con insito il valore aggiunto del “racconto” della pietanza.

digital marketing per le PMI

L’importanza della presenza digitale per una piccola impresa

  • Ottimizzare la presenza digitale potrebbe aiutare le piccole imprese a raggiungere anche il rispettivo target offline: integrare le esperienze tradizionali con quelle digitali assume un’importanza sempre maggiore.
  • Anche le piccole imprese devono adattarsi ai nuovi comportamenti dei consumatori e per farlo devono costruire adeguatamente una customer journey omnicanale.

 

È quasi un anno che il Covid-19 si è abbattuto sulla quotidianità di ognuno, e non ha di certo fatto sconti alle piccole imprese italiane, messe a dura prova prima dalle norme sul distanziamento sociale, poi dal lockdown e più recentemente da quella che risulta essere la seconda ondata di contagi del virus.

Le norme sul distanziamento sociale hanno, per esempio, inevitabilmente danneggiato alcuni settori: per esempio tutto quello che si concentra sulla vendita al dettaglio oppure viaggi, eventi e ristorazione, solo per citarne alcuni.


Mentre in Italia si fa di tutto per scongiurare un nuovo lockdown generale, mai come in questo momento diventa di nuovo d’attualità, per le piccole imprese, la necessità di trasformare i propri modelli di business, tentando un avvicinamento al digitale, al fine di poter essere competitivi e raggiungere serenamente un futuro (si spera quanto più vicino possibile) periodo di Post-Covid.

D’altra parte, come ricorda anche un recente articolo su ThinkwithGoogle, rispetto a qualche tempo fa il contesto tecnologico è completamente mutato: l’utilizzo dei nuovi strumenti digitali ha fatto un grande salto in avanti nei settori del lavoro, della formazione e delle relazioni sociali.

Partendo da questa crescita del pubblico online, l’idea di ottimizzare la presenza digitale potrebbe aiutare le piccole imprese a raggiungere anche il rispettivo target offline che vuol recarsi fisicamente al punto vendita: integrare le esperienze tradizionali con quelle digitali assume, di giorno in giorno, un’importanza sempre maggiore.

L’online può aiutare l’offline?

Fiere del lavoro

In un articolo di ThinkwithGoogle sul futuro del retail, si legge che nel 2024 la maggior parte degli acquisti verrà ancora realizzata offline (78%). Continua dicendo che i rivenditori che potranno contare nel 2024 su una solida offerta digitale, incrementeranno le loro vendite. Da qui l’importanza di organizzarsi con una strategia sia commerciale che di marketing integrata tra mondo online e offline, creando vari touchpoint nell’esperienza di acquisto del potenziale utente.

La pandemia da Covid-19 ha effettivamente accelerato il processo di trasformazione digitale e anche le piccole imprese si sono spinte, in velocità, su questi canali: di seguito alcune tendenze e tecnologie che potrebbero entrare a far parte stabilmente del loro futuro.

eCommerce, trasformazione digitale e strategia omnicanale

LEGGI ANCHE: La vita (digitale) che potrebbe aspettarci dopo la morte

eCommerce

Considerando il know-how acquisito dalle persone durante l’ultimo lockdown in Italia, è importantissimo dare la possibilità a un potenziale cliente di acquistare un prodotto anche su uno store online.
Anche solo per informare il cliente con il prezzo e le caratteristiche di un prodotto o con l’eventuale disponibilità in uno store fisico dello stesso: essere presenti con una piattaforma eCommerce, in un momento in cui gli utenti passano molto più tempo online e con una predisposizione crescente verso questa tipologia di acquisto, può essere utile per condurre l’utente alla definitiva conversion (on o offline).

Trasformazione Digitale

Non solo eCommerce: le piccole imprese potrebbero considerare la possibilità di sfruttare a pieno le infinite potenzialità degli strumenti digitali. Basta pianificare con attenzione.
Dai tool per lo smart working fino a quelli per la gestione delle risorse umane.

Creare l’ambiente digitale della propria azienda può rivelarsi una soluzione funzionale per fronteggiare questo periodo di incertezza: la capacità di mutare velocemente una strategia, la possibilità di lavorare in remoto con i propri dipendenti, avere a disposizione una suite digitale che colleghi tutti i collaboratori coinvolti, magari con un repositor dati e un ambiente di comunicazione. Strumenti, mai come in questo momento, fondamentali.

Customer journey omnicanale

Anche le piccole imprese devono adattarsi ai nuovi comportamenti dei consumatori e per farlo devono costruire adeguatamente una customer journey (“viaggio del consumatore”) omnicanale: sembrerà una ripetizione, ma in questo momento storico occorre accompagnare il consumatore nel viaggio verso la conversion, attraverso molteplici touchpoint.

Altri touchpoint, oltre all’eCommerce, potrebbero essere rappresentati dagli strumenti di digital marketing (es. annunci sui motori di ricerca), la presenza sugli aggregatori di servizi (es. app di servizio per la consegna a domicilio di cibo nel caso di imprese impegnate nella ristorazione), le campagne di comunicazione e di sensibilizzazione sui social network, le campagne commerciali on e offline, la presenza sul web con un sito responsive. Sono molteplici le possibilità, l’importante è avere le idee chiare sulla strategia omnicanale da attuare e sulla customer journey da riservare al proprio target.

Il rapporto umano: il vantaggio delle piccole imprese

retail contactless

Il grande vantaggio di una piccola impresa è rappresentato dalla conoscenza del proprio target: la possibilità di fidelizzare i propri clienti, attraverso la creazione di un rapporto umano e diretto (soprattutto per le piccole imprese che operano a livello locale), resta una delle chiavi del successo.

Sempre parlando di rapporto umano, non è da sottovalutare quello che si instaura all’interno del team di lavoro: la conoscenza e l’esperienza condivisa di un team di una piccola impresa è senza dubbio un elemento importante, soprattutto in un momento delicato come questo. Per le imprese di dimensioni più piccole, il fattore umano non dovrebbe essere sostituito da quello digitale: il vero scopo è trovare la migliore soluzione per integrarli e scoprire nuovi metodi per fronteggiare le difficoltà e ottimizzare i processi.

documentari-food

eCommerce e Food: in atto un cambiamento radicale delle nostre abitudini

Digital Food Strategy: le aziende dell’alimentare diventano smart. È questo il titolo dell’ultima ricerca promossa e realizzata da Casaleggio Associati dedicata alla vendita online dei prodotti alimentari che è stata presentata il 27 ottobre durante un evento digitale.

Il cambiamento radicale del mercato nel 2020 ha indotto un’accelerazione verso il digitale dei produttori alimentari italiani che stanno trasformando le loro aziende per diventare smart. Il rapporto diretto con i clienti richiede, però, numerosi cambiamenti non solo organizzativi ma di visione. Per essere forti sul web diventa sempre più importante rafforzare il brand delle aziende verso il consumatore diventando delle media company, creare servizi per fidelizzare direttamente il cliente finale, gestire anche le vendite dirette senza creare conflitti tra i canali distributivi e dimostrare il tracciamento di filiera su blockchain.

“Stiamo assistendo alla nascita di nuovi business model, a percorsi alternativi di costruzione della relazione diretta con i clienti finali attraverso nuove logiche di comunicazione e soprattutto a nuove soluzioni per gestire le vendite dirette – spiega Davide Casaleggio, Presidente Casaleggio Associati – . Attraverso la ricerca metteremo a confronto i trend in atto e i migliori casi italiani e internazionali che hanno investito e deciso di cambiare radicalmente modo di fare business”.

eCommerce e Food: come sta influendo la pandemia

Le aziende del settore alimentare italiano cambiano modello di business
e investono nei canali online. Dalla Gdo ai piccoli produttori le aziende food puntano sulla relazione diretta con il consumatore e sull’eCommerce.

La ricerca ha analizzato i dati relativi alle vendite online del 2019 del settore alimentare che registrano una crescita del 19%.
Secondo le stime di inizio anno ed escludendo il delivery e i pasti pronti, il Food & Beverage online nel 2020 in Italia avrebbe dovuto raggiungere quota 653 milioni di dollari, con una crescita del 9,8% sul 2019. Le stime più recenti che considerano l’impatto del Covid hanno invece aggiornato questa cifra a 697 milioni di dollari. E nel 2024 si prevede che il settore raggiunga i
1.013 milioni di dollari, con una penetrazione in termini di user del 20,8% (6,6% in più rispetto al 2020).

I dati del primo semestre 2020 rilevano che la pandemia ha influito in modo sostanziale sull’evoluzione della presenza online del settore alimentare italiano con un incremento di oltre 2 milioni di clienti online da gennaio a settembre 2020.

Ma sebbene il mercato online alimentare in Italia non arrivi ancora all’1% del totale, contro il 4-8% nel resto d’Europa, è evidente come i brand e i produttori italiani abbiamo radicalmente cambiato l’approccio nei confronti della rete, luogo di vendita e di fidelizzazione imprescindibile.

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Luci e ombre della crescita dell’eCommerce nel Food

Ma se in molti hanno investito e hanno avuto successo, va evidenziato come il settore della logistica legata al food sia stato messo a dura prova dovendo far fronte ad un aumento della domanda con picchi anche del 300-400%.

“L’agroalimentare italiano è il primo settore industriale italiano e vale 538 miliardi di euro, il 25% del PIL, con 3,8 milioni di occupati in circa 70.934 aziende– spiega Casaleggio – Si tratta di imprese molto frammentate delle quali l’86% ha meno di 10 dipendenti. In questi ultimi mesi sia i grandi brand che i piccoli produttori si sono accorti dell’importanza di creare una relazione digitale diretta con il cliente. Con i negozi chiusi la rete è stato l’unico contatto con l’esterno e chi lo ha capito per primo ha sofferto meno. La pandemia ha dato una grande accelerazione alla digitalizzazione del settore alimentare portando la creazione o l’ottimizzazione degli eCommerce ma ha anche messo in evidenza la frammentazione del settore e le grandi differenze tra prodotti
per ognuno dei quali si impone una riflessione rispetto alla vendita in rete”.

Food ed eCommerce: 4 modelli ricorrenti

Attraverso l’analisi del mercato italiano e interviste ai top manager delle aziende alimentari del nostro Paese la ricerca di Casaleggio Associati ha individuato 4 modelli di business ricorrenti per l’eCommerce che variano in base alla tipologia di prodotto: il prodotto autonomo, ovvero singoli prodotti capaci di soddisfare il bisogno, il paniere proprietario, il paniere in partnership e i prodotti della spesa venduti attraverso la GDO.

I quattro modelli di strategia eCommerce generano un approccio diverso in termini di relazione digitale con il cliente finale e all’attività di marketing. Agire su queste due leve consente di ottimizzare il modello di eCommerce e di puntare all’affermazione della propria presenza online.

Investire nella rete e in un canale online comporta, infatti, investimenti non solo nella logistica e nella distribuzione ma anche nel marketing per instaurare e migliorare la relazione digitale con il cliente dando valore al brand, legando il prodotto a un’esperienza, differenziando i prodotti creando dei pack scorta o regalo, proponendo acquisti facilitati attraverso una gamma di prodotti di
più brand che completano il paniere, gli abbonamenti e il riordino automatico.

“Per le aziende del Food la presenza online non è più una scelta – continua Casaleggio – ma una richiesta che arriva dal consumatore. Il cliente finale vuole una relazione diretta con il brand, conoscere la filiera produttiva ed è sempre più attento a quello che consuma”. 

modelli di membership giornalismo

Le membership sono il nuovo modello per i Media, ma quali sono i vantaggi e quando sceglierle?

  • Per risolvere con efficacia il problema della propria sostenibilità, il giornalismo deve necessariamente abbandonare i vecchi modelli di business per abbracciarne di nuovi.
  • Tra i nuovi modelli di business, quello della membership è già risultato efficace per molti progetti giornalistici, soprattutto nel mondo anglosassone.
  • I modelli di membership sono costituiti da tre componenti principali e si differenziano dagli abbonamenti, dai modelli di donazione e dal crowdfunding.

 

Il giornalismo, si sa, sta affrontando un grosso problema di sostenibilità. Mentre i tradizionali modelli di business diventano sempre meno adatti e profittevoli, si fatica a trovare nuove strade che possano garantire altrettanta efficacia economica. Alcuni tentativi – talvolta riusciti – tuttavia ci sono. È il caso delle membership, modello nato nel mondo anglosassone già alcuni anni fa e che consiste in un “contratto sociale” tra un’impresa giornalistica e i suoi membri: i membri danno il loro tempo, denaro, energia, competenza e connessioni per sostenere una causa in cui credono; in cambio, la testata giornalistica offre trasparenza e occasioni per contribuire in modo significativo sia alla sostenibilità che all’impatto dell’organizzazione.

In una parola, membership significa appartenenza. E utilizzare l’appartenenza come modello di business significa fare in modo che i lettori si sentano parte di un universo di valori condivisi. Rivolgersi a una specifica comunità offrendole un servizio utile e di qualità.

Insomma, secondo questo orientamento editoriale, i lettori sono molto più di una fonte di sostegno economico. I membri sono parte attiva di uno scambio circolare di conoscenze con i giornalisti, dinamica che permette tra l’altro alla testata di identificare i sostenitori più forti e arruolarli nella sua ricerca di impatto e sostenibilità.

In molti casi, la membership è un accordo per mantenere l’accesso agli articoli libero e gratuito per tutti. In quanto sostenitori in primo luogo di una causa, i membri hanno infatti interesse a raggiungere il maggior numero possibile di persone attraverso la testata.

modelli di membership giornalismo

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Le tre componenti dei modelli di membership per il giornalismo

Secondo la Membership Guide, i modelli di membership nel giornalismo devono essere costruiti attorno a tre componenti principali.

Una strategia di membership che definisce come questo modello si inserisce nella vision dell’organizzazione giornalistica. In che modo l’organizzazione sosterrà il proprio prodotto editoriale? Quale ruolo avranno i membri dell’audience, sia in termini economici sia più in generale?

Le cosiddette memberful routines, ovvero le dinamiche che collegano i membri dell’audience alla testata giornalistica e alle persone che la producono. Fondamentali per una strategia di membership efficace, si riferiscono anche in questo caso ai membri dell’audience in generale.

Un programma di membership, cioè il prodotto con cui il lettore interagisce per diventare membro. È una specie di contenitore per la gestione delle persone che contribuiscono all’organizzazione giornalistica. Quando si parla di membership, solitamente ci si riferisce proprio a questo aspetto, che – per capirci – comprende anche la pagina sulla quale si atterra dopo aver cliccato sulla call to action “diventa membro”.

Non tutte le testate giornalistiche che adottano il modello della membership hanno già sviluppato tutte e tre queste componenti. Inoltre, ciascuna di esse può essere approfondita in modo diverso. Tuttavia, una redazione giornalistica partecipativa e inclusiva che voglia sostenersi almeno parzialmente sulla membership necessita di tutte e tre gli aspetti.

Infine, attenzione: la membership non è per il giornalismo l’unico modello di revenue ed engagement dell’audience. Comprendere le differenti value proposition e resource demand dei diversi modelli di revenue ed engagement è la chiave per capire qual è il modello giusto per la propria comunità e quindi organizzazione.

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In cosa i modelli di membership sono diversi dai modelli di abbonamento?

In un modello di abbonamento o subscription, i membri del’audience pagano per avere accesso a un prodotto o servizio. Questo modello richiede quindi solitamente un paywall, poiché ciò che viene monetizzato è l’accesso al contenuto.

L’abbonamento può scalare molto più rapidamente della membership, poiché non necessita di un rapporto più profondo con i lettori. Ciò che richiede è invece un giornalismo eccezionalmente coerente, di alta qualità, altamente differenziato – e una buona user experience.

Per le pubblicazioni altamente specializzate, che forniscono un marcato vantaggio professionale e/o hanno una forte audience istituzionale in settori specifici, l’abbonamento può funzionare bene. Si vedano ad esempio casi come il New York Times, il Wall Street Journal, il Financial Times, il Ken e The Information, ma anche The Athletic.

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In cosa i modelli di membership sono diversi dai modelli di donazione?

In un donation model, i membri dell’audience donano il loro tempo o denaro a sostegno di una causa o di valori comuni. Si tratta quindi di una relazione di beneficenza. Molte redazioni utilizzano i termini membro e donatore in modo intercambiabile. Tuttavia, è diversa l’aspettativa di ciò che un sostenitore ottiene in cambio.

Quando si è in dubbio nella scelta tra i due modelli, occorre chiedersi di quale livello di autonomia editoriale dalla propria audience si ha bisogno per compiere la propria missione, così come quale livello di partecipazione si è disposti a offrire.

Per le pubblicazioni che coprono soprattutto questioni inerenti al bene pubblico, un donation model può funzionare bene. Allo stesso modo, questo modello può essere scelto anche quando i temi trattati non si prestano all’adozione del modello di membership o a quello dell’abbonamento. Ad ogni modo, pubblicazioni come ProPublica e Mother Jones (71% delle entrate del 2019 realizzato grazie ai lettori, 12% attraverso l’abbonamento all’edizione cartacea) sono chiari esempi di donation model.

In cosa i modelli di membership sono diversi dal crowdfunding?

In un modello di crowdfunding, i membri dell’audience donano un contributo una tantum per sostenere un progetto specifico.

Solitamente, il crowdfunding è un buon modo per testare l’entusiasmo nei confronti di un’idea e per conoscere meglio il grado di coinvolgimento della propria audience. Alcune organizzazioni, ad esempio La Silla Vacia in Colombia, hanno iniziato proprio con una campagna di crowdfunding come test e in seguito hanno optato per il modello di membership,

In altri casi – ad esempio Krautreporter in Germania e De Correspondent in Olanda – le testate giornalistiche hanno considerato i loro donatori tramite crowdfunding come i primi membri del progetto, passando così immediatamente a un programma di membership.

Come gestire Instagram dal tuo computer: istruzioni per l’uso

  • Più libertà e flessibilità per godersi un video su Instagram in streaming più a lungo, e tanti altri vantaggi.
  • Ecco come navigare e utilizzare la versione desktop di Instagram per le attività di Social Media Marketing!

 

L’obiettivo di Facebook, che negli ultimi anni ha preso sempre più piede tra nuove funzioni e aggiornamenti, è quello di cercare di unificare e semplificare la gestione dei contenuti nelle varie piattaforme di sua proprietà attraverso strumenti nativi, come Business Manager e Creator Studio.

Il tanto agognato obiettivo ha preso forma, già a partire dallo scorso anno, grazie alla possibilità di gestire il proprio flusso di lavoro, nel caso di Instagram, anche da desktop.

Ecco quindi una piccola guida illustrativa che può permettere anche a te di gestire tutto comodamente al tuo pc!

Accedi alle impostazioni del profilo Instagram dal tuo desktop

Prima di tutto, vai sul sito Instagram.com e accedi con il tuo nome utente e password, fai clic sulla foto del tuo profilo e questo ti porterà alla tua schermata: fai clic sul pulsante Modifica profilo.

come gestire instagram dal tuo computer

LEGGI ANCHE: 5 consigli, strumenti e strategie per il tuo Instagram Marketing

Ti apparirà cosa vedresti normalmente per il tuo profilo Instagram nella versione mobile: il tuo nome, nome utente, sito web, biografia e informazioni di contatto. Da qui puoi apportare modifiche al tuo profilo. Quando hai finito, fai clic su Invia per salvarli.

Ti consiglio di effettuare eventuali modifiche della tua biografia direttamente dal tuo dispositivo mobile (magari prima creando il testo dall’App Note).

come gestire instagram dal tuo computer

Puoi utilizzare le opzioni di menù sul lato sinistro di questa finestra, anche modificare la password, aggiornare le notifiche, gestire i tuoi contatti e accedere a una varietà di altre funzioni.

Cerca un account da desktop

Desideri visualizzare il profilo Instagram di qualcuno dal tuo computer?

Vai su instagram.com/ username (instagram.com/audible, ad esempio) e verrai indirizzato direttamente al suo profilo: puoi quindi navigare attraverso il contenuto proprio come faresti sul tuo smartphone.

come gestire instagram dal tuo computer

Se non conosci il nome utente esatto del profilo a cui desideri accedere, digita semplicemente il nome o quello che pensi sia il nome utente nella barra di ricerca e vedrai un elenco a discesa dei risultati. Eccoti un esempio di seguito.

come gestire instagram dal tuo computer

Dalla barra di ricerca su Instagram.com, puoi cercare praticamente qualsiasi cosa: hashtag , posizioni e persone. Qualunque cosa tu digiti nella ricerca, Instagram mostrerà tutti i risultati pertinenti che rientrano in una qualsiasi di queste categorie.

Apri Instagram ed esplora il feed dal tuo desktop

Proprio come la pagina Esplora di Instagram sui dispositivi mobili mostra i contenuti ordinati e consigliati per te, anche la pagina Esplora sul tuo desktop lo fa. L’icona è diversa ma ha tutte le stesse caratteristiche e funzionalità.

Fai semplicemente clic sull’icona della bussola nell’angolo in alto a destra dello schermo e il feed Esplora si popolerà con tutti i contenuti che normalmente vedresti sull’app mobile.

Scorri il feed dei tuoi post

Una delle parti migliori di Instagram è esplorare il feed per vedere il contenuto degli account che segui e puoi farlo altrettanto facilmente sulla versione desktop. Fai clic sull’icona Home per andare direttamente al feed e vedere tutti i tuoi contenuti ordinati come sei abituato.

Quando si tratta del feed di Instagram, la versione desktop offre le stesse funzionalità dei dispositivi mobili.

Puoi fare doppio clic per mettere Mi piace a un post o semplicemente fare clic sull’icona del cuore: puoi anche lasciare o rispondere a un commento e condividere o salvare il contenuto in una raccolta per la visualizzazione successiva.

Visualizza le stories

Le storie di Instagram sono disponibili anche sul desktop per la visualizzazione e, ancora una volta, le storie degli account che segui si popolano proprio come sei abituato sull’app mobile. Vedrai il banner delle storie nella parte superiore dello schermo.

come gestire instagram dal tuo computer

LEGGI ANCHE: Instagram celebra il suo decimo compleanno (e annuncia qualche novità)

Per guardare una storia di Instagram dal desktop, fai clic sulla storia che desideri guardare e si aprirà in una nuova finestra nel formato verticale 9:16 e verrà riprodotta come se fosse su un dispositivo mobile.

Per navigare in una storia, puoi fare clic e tenere premuto (non rilasciare) il mouse per metterla in pausa, proprio come faresti per tenere premuta una storia dal vivo. Fai clic su Avanti per vedere nuove storie.

Se fai clic nella casella dei commenti, puoi rispondere rapidamente o digitare una risposta alla storia come faresti sul cellulare.

come gestire instagram dal tuo computer

Se preferisci utilizzare la tastiera per navigare nelle storie, tocca la barra spaziatrice per mettere in pausa la storia che stai guardando, quindi toccala di nuovo per avviare la riproduzione. Usa i tasti freccia per spostarti avanti e indietro tra le altre storie.

La maggior parte delle cose in Instagram Stories sul desktop sono funzionali come nomi utente, tag, tag di posizione e persino la funzione di scorrimento. Fare clic su Vedi altro, che sostituisce lo scorrimento verso l’alto, per passare a qualsiasi collegamento fornito in una storia.

Una cosa che al momento non puoi fare sul desktop è interagire con adesivi come quiz e sondaggi. Questa funzionalità è disponibile solo sull’app mobile.

Guarda i video live

Con Instagram Live sul desktop, vedrai apparire l’icona live attorno alle storie proprio come vedresti su un dispositivo mobile.

Fai clic sulla foto del profilo della persona con il simbolo live e verrai indirizzato al suo video live. Come puoi vedere sotto, il video live si popola sul desktop in un quadrato, con il video 9:16 verticale a sinistra e i commenti a destra.

Questo layout è effettivamente carino perché i commenti non coprono il viso della persona.

come gestire instagram dal tuo computer

Quando guardi un video in diretta, puoi rispondere e lasciare commenti proprio come faresti su un dispositivo mobile. Digita il tuo commento nella casella dei commenti e premi invio e Instagram aggiungerà immediatamente il tuo commento.

Su dispositivo mobile, puoi toccare il cuore e dare Mi piace, ma non puoi farlo sulla versione desktop.

come gestire instagram dal tuo computer

Puoi portare un ospite nel tuo Instagram Live durante la trasmissione dal desktop, ma l’ospite non può partecipare al tuo streaming dal desktop. Devono usare il loro dispositivo mobile.

Allora perché dovresti preoccuparti che il video di Instagram Live sia disponibile sul desktop?

Guardare un video Instagram Live su un dispositivo mobile monopolizza il dispositivo dello spettatore in modo che non possa rispondere a messaggi di testo, ricevere telefonate o fare altre cose mentre sta guardando il tuo live streaming. Guardare sul desktop libera il loro dispositivo mobile. 

Nessuno vuole guardare un video di un’ora su un dispositivo mobile se può guardare su un desktop. Offre loro più libertà e flessibilità per godersi davvero un video in streaming più lungo. Quindi approfitta di questa opzione per convincere più membri del pubblico a guardare i tuoi video in diretta su Instagram.

Pulsanti di azione e approfondimenti di Instagram solo su dispositivi mobili

Una caratteristica comune sui profili Instagram sono i pulsanti di azione (chiamata, testo, e-mail, indicazioni stradali) o pulsanti aggiuntivi come ordinare cibo o buoni regalo.

Puoi gestire e modificare questi pulsanti di azione solo su dispositivi mobili, non su Instagram.com.

Un’altra limitazione del sito web Instagram.com è che non puoi visualizzare i tuoi approfondimenti. Questa funzione è disponibile solo sui dispositivi mobili.

Gestisci i messaggi diretti

Per i messaggi diretti su Instagram.com, fai clic sulla familiare icona dell’aeroplano di carta nella barra degli strumenti in alto per aprire la cartella dei messaggi diretti.

Noterai che la struttura delle cartelle è la stessa per i tuoi profili aziendali e creativi. Hai una casella di posta principale, una casella di posta generale e se hai richieste in sospeso, vedrai anche la cartella delle richieste.

come gestire instagram dal tuo computer

Una volta che sei in un thread di messaggi diretti, componi un messaggio semplicemente facendo clic nella casella del messaggio, digitando il tuo messaggio e premendo Invio o Invio.

Fare clic sull’icona della galleria per accedere a qualsiasi foto o video sul computer e aggiungerli al thread del messaggio diretto. Per mettere mi piace e rispondere a un messaggio che hai ricevuto, fai clic sull’icona del cuore. C’è anche un’icona emoji nella finestra del messaggio che ti consente di aggiungere qualsiasi emoji mentre usi Instagram.com.

Inoltre, facendo clic sul pulsante a tre punti accanto a un messaggio che hai inviato, vengono visualizzate le opzioni per copiare il testo o addirittura annullare l’invio del messaggio se desideri riprenderlo.

come gestire instagram dal tuo computer

Se fai clic sul pulsante a tre punti accanto a un messaggio che hai ricevuto, vedrai l’opzione per copiare il testo o segnalare quel messaggio e/o una persona.

come gestire instagram dal tuo computer

Se desideri inviare un nuovo messaggio a qualcuno a cui non hai precedentemente inviato messaggi, fai clic sull’icona a forma di matita nella parte superiore della schermata DM e digita il nome del destinatario. Ciò genera un nuovo thread di messaggi. Oppure puoi semplicemente fare clic sul pulsante del messaggio sul profilo Instagram della persona e questo ti porterà immediatamente al thread del messaggio diretto.

Nella posta in arrivo del messaggio diretto, tutto ciò che è in grassetto è un messaggio non letto. Se hai letto un messaggio sul desktop, apparirà come letto sul tuo dispositivo mobile.

Ci sono un paio di cose con i DM di Instagram che puoi fare su un dispositivo mobile ma non su Instagram.com. Sul tuo dispositivo mobile, puoi contrassegnare un messaggio e ordinare i tuoi DM per quei messaggi contrassegnati. Questo è un ottimo modo per tornare indietro e accedere a un messaggio a cui desideri rispondere in seguito. Non puoi farlo sulla versione desktop.

Inoltre, non puoi contrassegnare o richiamare quei messaggi contrassegnati.

L’enorme vantaggio di utilizzare i messaggi diretti su Instagram.com è la funzionalità di una tastiera fisica.

Puoi digitare e rispondere rapidamente utilizzando una tastiera molto più velocemente di quanto la maggior parte delle persone possa digitare una risposta sul proprio dispositivo mobile. Se la tua azienda fa molto con i messaggi diretti , avere la funzionalità di Instagram.com ti renderà la vita molto più semplice.

Sull’app mobile di Instagram, potresti essere abituato a rispondere con un video che registri o toccando e tenendo premuto per registrare un messaggio audio in risposta a un DM. Instagram.com non ha questa funzionalità. Puoi rispondere solo con testo come messaggio. Tuttavia, se sul computer è presente un file video o audio, è possibile aggiungerlo come allegato alla risposta del messaggio.

Rimuovi l’accesso ai dati delle app di terze parti

C’è un’importante funzione di sicurezza disponibile solo su Instagram.com che può aiutare a impedire agli hacker di entrare nel tuo account o a qualcuno di rubare le tue informazioni.

Ogni volta che accedi a uno strumento di terze parti con accesso a Instagram utilizzando il tuo token, questo registra i tuoi dettagli e le tue credenziali. Puoi provare nuovi strumenti o avere membri del team che si sono iscritti a strumenti diversi e ogni volta che ti iscrivi a quelli o vi accedi, quel token viene rinnovato.

Quello che potresti non capire è che quei gettoni rimangono attaccati a quello strumento finché non lo togli. Tale accesso rimane attivo anche se non utilizzi più quello strumento o se hai disabilitato quell’account; tuttavia, è davvero facile entrare e ripulirlo.

Vai al tuo profilo facendo clic sulla foto del tuo profilo, fai clic sull’icona a forma di ingranaggio e da lì fai clic su App e siti Web.

come gestire instagram dal tuo computer

Questo ti porterà in un’altra schermata in cui vedrai un elenco di strumenti che hanno accesso al tuo account Instagram. Potresti essere sorpreso da alcuni che sono lì dentro.

Per ripulirli, fai clic sul pulsante Rimuovi e cancellerà l’accesso al token. Lascia l’accesso a tutti gli strumenti che utilizzi regolarmente, come uno strumento di pianificazione o un widget del sito web.

Suggerimento: accedi e controlla l’accesso ai dati delle app di terze parti almeno ogni 6-12 mesi.

come gestire instagram dal tuo computer

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Instagram è stato originariamente progettato solo per dispositivi mobili, ma la piattaforma continua ad aggiungere ulteriori funzionalità per gli utenti desktop. Questa è una buona notizia per i professionisti del marketing. Ora che hai compreso le differenze tra l’utilizzo di Instagram sul tuo computer e l’app mobile, saprai che l’utilizzo di Instagram.com per determinati sforzi di marketing ti aiuterà a essere più efficiente.

Instagram, non consente, ancora, il caricamenti contenuti su Storie o feed. V’è un altro strumento che puoi usare: Facebook Creator Studio: lo strumento nativo di Fb per gestirne i contenuti sulle sue piattaforme.

Infine, per tutti quelli che “Come riesco a collegare l’account Instagram a Creator Studio?”. Ecco spiegato in alcuni semplici passi:

  • Assicurati che il tuo account Instagram sia di tipo aziendale o Creator;
  • Collegalo alla pagina Facebook;
  • Accedi quindi a Creator Studio e clicca sull’icona di Instagram in alto al centro;
  • Dovrai semplicemente procedere al collegamento dell’account Instagram;
  • Tieni presente che gli account Instagram collegati alle Pagine Facebook possono essere gestiti da chiunque abbia un ruolo su tali Pagine. Ricorda, quindi, di valutare ed eventualmente aggiornare i ruoli degli utenti tramite Business Manager.