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  • Cosa è successo a Quibi, la piattaforma di streaming che non ce l’ha fatta

    A farne le spese i 200 lavoratori dipendenti che saranno licenziati, mentre gli investitori riceveranno le somme investite

    2 Novembre 2020

    • Quibi, la startup dei grandi nomi, ha chiuso i battenti: dopo sei mesi di attività ne è stato annunciato il fallimento.
    • La piattaforma di video in streaming non è riuscita a tenere il passo con la concorrenza.
      Quibi sta per Quick Bites (bocconi veloci), è un servizio di streaming, lanciato 6 mesi fa, che permette all’utente abbonato di guardare video brevi della durata massima di 10 minuti.
    Abbiamo iniziato questa cosa con l’idea di reinventare lo storytelling (…). O l’idea non era abbastanza forte per fare stare in piedi un nuovo servizio di streaming, oppure abbiamo sbagliato il momento.
    Hanno dichiarato Jeffrey Katzenberg e Meg Whitman annunciando il fallimento della piattaforma. Dopo i primi tre mesi di attività, dei 900mila utenti registrati ad aprile alla versione di prova, solo 70mila hanno rinnovato l’abbonamento.

    Quibi, le ragioni del flop

    L’app è stata creata, come appena ricordato, da Jeffrey Katzenberg e Meg Whitman. Il primo nome conosciuto nell’ambiente di Hollywood e il secondo noto nel panorama delle grandi compagnie. Il fondatore di Quibi, vanta nel curriculum lavori alla Disney e alla DreamWorks; mentre il suo CEO,  ha lavorato per DreamWorks, Procter & Gamble, Hasbro, Ebay. Nella fase di startup la coppia è riuscita a reperire fondi per oltre 1miliardo e mezzo di euro coinvolgendo investitori quali Disney, Sony Pictures, Alibaba, AT&T’s WarnerMedia, Goldman Sachs e JPMorgan. Ma ciò non è bastato a gettare le basi per un progetto veramente innovativo. LEGGI ANCHE: L’affascinante storia di Netflix che dovresti conoscere Secondo alcune analisi, Quibi non è stata in grado di cogliere le esigenze del mercato e di rispondere in maniera innovativa alla concorrenza. L’idea di base era quella di permettere all’utente di guardare video brevi da mobile accompagnandolo nei viaggi in metropolitana piuttosto che in altre situazioni di mobilità. I video dell’app sono stati studiati per essere visualizzati sia in orizzontale che in verticale in momenti diversi della giornata e in maniera disordinata. Complici la pandemia (i relativi lockdown) e la concorrenza delle altre app di video gratuiti, tra cui TikTok e Instagram, la piattaforma di streaming non ce l’ha fatta ad uscire dalla sua fase di startup. Eppure il management di Quibi aveva investito in collaborazione con grandi nomi tra cui Guillermo del Toro e Steven Spielberg. Neppure il prezzo, inferiore a quello di Netflix e di Amazon Prime, ha lasciato l’app immune dal virus della concorrenza. LEGGI ANCHE: Nuovi modelli aziendali nel commercio per superare la crisi

    Quibi, vittima della Pandemia?

    Lavorare da casa è stata la campana a morte per Quibi, è il titolo che Rebecca Nicholson scriveva sul The Guardian lo scorso 24 ottobre. Katzenberg e Whitman infatti hanno fatto le loro più profonde scuse a tutti, attribuendo gran parte del fallimento aziendale alla Pandemia in corso. Ma già in tanti avevano il sentore che questo tipo di app non ce l’avrebbe fatta ad emergere nel mare della concorrenza. Secondo alcuni analisti, il problema principale è stato la mancanza di focus e di conoscenza dell’utente, secondo altri una fase di test inesistente, secondo altri il ritardo di accordi per allargare la fruizione, come ad esempio l’accordo con Apple Tv, mentre altri ancora lamentano un’esosa campagna pubblicitaria televisiva.