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Clubhouse per Android

Clubhouse per Android è arrivato e puoi già pre-registrarti sul Play Store

Benvenuti utenti Android!“. Clubhouse per Android è finalmente arrivato e sono stati gli stessi founder, Paul Davison e Rohan Seth, a darne l’annuncio tra gli aggiornamenti della piattaforma.

Clubhouse per Android: puoi invitare i tuoi amici

L’annuncio non è stato un fulmine a ciel sereno: l’azienda aveva già comunicato di essere molto avanti con lo sviluppo di un’app per il principale concorrente di iOS e di stare testando, internamente prima e con l’aiuto di alcuni esterni, poi, il software.

Con Android, crediamo che Clubhouse si sentirà più completo. Siamo molto grati a tutti gli utenti Android per la loro pazienza. Che tu sia un creatore, un organizzatore di club o qualcuno che vuole semplicemente esplorare, siamo entusiasti di darti il benvenuto nella comunità“, si legge nell’annuncio.

La versione Android di Clubhouse ha già cominciato a girare in beta il 9 maggio negli USA e presto seguirà il rilascio anche in altri paesi di lingua inglese, per poi gradualmente procedere al resto del mondo.

Il piano degli sviluppatori per le prossime settimane è quello di raccogliere feedback dalla comunità, risolvere eventuali problemi e lavorare per aggiungere alcune feature come i pagamenti e la creazione di club prima di distribuirlo più ampiamente.

Gli utenti Android possono comunque già scaricare l’app, in qualunque parte del mondo, e iscriversi. In questo modo, verranno avvisati quando le funzionalità saranno disponibili nel loro Paese.

Clubhouse per Android

Chi utilizza già Clubhouse su iOS, può anche invitare i proprio contatti che utilizzano Android: basta cliccare sulla “bustina da lettera” in alto e invitare i contatti dalla rubrica. L’operazione è fortemente consigliata proprio da Paul e Rohan. “Unitevi a noi nel dare il benvenuto ai miliardi di fantastici utenti Android di tutto il mondo nella comunità di Clubhouse. Clubhouse si sente molto più completo ora, e non potremmo essere più entusiasti“, hanno scritto nell’annuncio di rilascio.

LEGGI ANCHE: Ora tutti possono aprire un club su Clubhouse. Ecco come si fa

Perché ci è voluto tanto tempo per la versione Android di Clubhouse

Lo spiegano in maniera molto chiara i founder, i limiti sono stati soprattutto tecnici, causati dal grande successo dell’applicazione e dall’altissimo numero di iscrizioni: “Quando si scalano le comunità troppo velocemente, le cose possono rompersi. Così abbiamo fatto partire Clubhouse su una singola piattaforma e ci siamo espansi gradualmente attraverso un modello a inviti. 

All’inizio di quest’anno, Clubhouse ha iniziato a crescere molto rapidamente, poiché le persone in tutto il mondo hanno iniziato a invitare i loro amici più velocemente di quanto ci aspettassimo.

Per quanto felici del successo, la cosa ha avuto i suoi risvolti negativi, in quanto il carico ha stressato i nostri sistemi, causando interruzioni diffuse del server e guasti di notifica, e superando i limiti tecnici dei nostri algoritmi.

Questa scoperta, ci ha fatto spostare la nostra attenzione sulle assunzioni, sugli aggiornamenti e sulla costruzione dell’azienda, piuttosto che sugli incontri della comunità e sulle caratteristiche del prodotto su cui normalmente ci piace concentrarci. È stato un periodo importante di investimento, che pensiamo ci aiuterà a servire la comunità molto meglio nel lungo periodo.
La cosa buona di questo periodo è che ci ha mostrato quanto la voce sia universale come mezzo di comunicazione”.

LEGGI ANCHE: Cos’è Clubhouse, il social audio su invito amato da VIP e Venture Capitalist

Il sistema a invito rimarrà anche su Clubhouse per Android

Gli sviluppatori e il team di Clubhouse ha sempre adottato un approccio misurato alla crescita, mantenendo il team abbastanza contenuto  e ricevendo moltissimi feedback dalla comunità durante il percorso di crescita.

cina clubhouse

Come parte dello sforzo per mantenere questa crescita misurata, l’azienda confermerà il sistema di inviti e di liste d’attesa, assicurandosi che ogni nuovo membro della comunità possa portare con sé alcuni contatti, grazie al set di inviti disponibile al momento della registrazione.

Cos’è Clubhouse

Se ancora non lo sapessi, Clubhouse è una piattaforma di social media basata sui contenuti audio, una sorta di podcast interattivo in tempo reale. Le conversazioni sono organizzate in chat tematiche tra le quali si può navigare e si può scegliere di partecipare alla conversazione o limitarsi ad ascoltare. Le chat possono anche essere create dagli iscritti al servizio.

head of digital

Head of Digital: 6 competenze chiave da coltivare per stare al passo coi tempi

AAA Head of Digital cercasi! Guidare e dirigere un team digitale, avere una visione d’insieme dei canali web e dei canali di social media aziendali, accompagnati da una visione strategica dei prodotti e delle attività di marketing, non è compito da tutti. Per questo motivo un vero Head of Digital deve avere molte frecce nella sua faretra, per fare centro e raggiungere ogni obiettivo.

Il suo lavoro non si basa solo su numeri e dati, ma deve includere creatività, gestione delle risorse, relazioni con fornitori e stakeholder, per garantire che la presenza online dell’organizzazione di cui si occupa possa continuare a crescere in un periodo di particolari opportunità quando si parla di digitale.

E quali sono le armi migliori del nostro moderno centauro del web? Naturalmente le digital skill. Competenze trasversali che possono andare dall’eCommerce al digital branding, dal data analytics al customer experience design.

Head of Digital: chi (e cosa) cercano le aziende di oggi

Non c’è ombra di dubbio che la pandemia abbia dato un boost alla digitalizzazione, anche in aree geografiche come l’Italia in cui le aziende stentavano a intraprendere la via del digitale. Oggi abbiamo avuto la possibilità di conoscere all’improvviso il grande potenziale di Internet in ogni singolo business, ma mancano ancora figure professionali in grado di accompagnare le imprese verso la crescita legata alla digital transformation.

colloquio di lavoro

Presto, infatti, sarà necessario distinguersi dalla concorrenza per poter continuare a essere produttivi e a sviluppare il business online. E per farlo saranno necessari esperti e professionisti qualificati, primi fra tutti Head of Digital, vale a dire responsabili e manager del marketing digitale, capaci di progettare ma anche di realizzare e mettere in pratica tutte le strategie che consentono a un’azienda di crescere sul web.

Oggi le aziende, insomma, chiedono risultati, perché il valore principale del digital è proprio quello di essere sempre misurabile. Dal fatturato al target, dai lead alle impression, c’è sempre un KPI che è possibile prendere in considerazione per analizzare le performance e soprattutto per migliorarle. Ogni azienda, inoltre, ha degli obiettivi specifici da realizzare, in relazione alla sua dimensione, al mercato, alla clientela, ai competitor. E dunque solo partendo dall’interpretazione di questo bisogno è possibile progettare un percorso di crescita digitale.

Di pari passo con queste necessità e con queste opportunità devono andare le competenze dell’Head of Digital, da implementare continuamente per essere sempre aggiornati sulle novità di un mondo in costante cambiamento.

Skill digitali per lavori digitali

La Commissione europea ha da poco pubblicato la relazione finale dello studio “ICT for Work: Digital Skills in the Workplace” sull’impatto delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sulla trasformazione dei lavori e delle competenze. L’evidenza mostra che le tecnologie digitali oggi sono usate in tutti i tipi di lavoro, anche in settori economici non tradizionalmente legati alla digitalizzazione, come l’agricoltura, la sanità, la formazione professionale e la costruzione.

Ma non basta. Nel primo trimestre del 2021 l’eCommerce globale è cresciuto del 58% su base annua contro il 17% del primo trimestre 2020. E l’Italia è riuscita perfino a fare di più, con una crescita del 78%, posizionandosi in questo modo al quarto posto tra i paesi con il maggior aumento percentuale dopo Canada, Olanda e Regno Unito, secondo quanto emerso dai dati dello Shopping Index di Salesforce. Indicando così la vera direzione della trasformazione digitale, che investe soprattutto la vendita online.

A guidare questa trasformazione ci sono gli Head of Digital. Per dirla semplicemente, sono i responsabili di tutti gli sforzi di innovazione e di marketing online di un’azienda, che proprio per questo motivo devono sapere come funziona ogni piattaforma online e ogni social, ma anche come tutti gli strumenti digitali si completano a vicenda.

Ecco quindi le competenze indispensabili per un Head of Digital che punti a guidare le aziende verso il successo online.

1. Pensiero strategico

È essenziale che chi si occupa di marketing digitale possa essere sempre un passo avanti. Il pensiero strategico consiste nel capire come pensano le altre persone, ovvero i potenziali clienti. Senza questa skill non sarebbe possibile capire perché le persone fanno o non fanno determinate scelte, comprano o non comprano un prodotto o servizio. E senza questa competenza, molti soldi rischiano di essere buttati in attività infruttuose.

Un Head of Digital è in grado di ripensare la catena del valore in ottica digitale, attraverso modelli di business e processi di digital governance, misurando la trasformazione con i digital analytics.

Senza un pensiero strategico, insomma, si rischiano di perdere opportunità commerciali chiave.

2. Analisi dei dati

Si parla sempre molto di big data ed è essenziale per i marketer e per i business online capire quali sono le informazioni a loro disposizione. Analizzando i dati sui clienti si possono ottenere intuizioni e aumentare i profitti.

Inoltre, i dati sono in grado di farci capire se le campagne di advertising hanno funzionato o se i processi interni vanno rivisti, per esempio.

Un Head of Digital è capace di prendere e migliorare le proprie decisioni con i data analytics, raggiungendo così gli obiettivi di business.

3. eCommerce management

Lo abbiamo già detto e lo abbiamo dimostrato con i dati relativi all’ultimo trimestre, dunque non ripeteremo ancora che in Italia l’eCommerce è stato uno dei settori con i più alti tassi di crescita nell’ultimo anno.

Conoscere strumenti, strategie, ma anche criticità ed esempi da cui prendere spunto, è essenziale in un ambito come quello delle vendite online, che ancora registra ampi margini di sviluppo tanto nel b2b quanto nel b2c.

Le skill di un professionista del digital business oggi dovrebbero prevedere lo studio di forme, modelli e case study per costruire un eCommerce di successo, ottimizzando le vendite online grazie all’omnicanalità.

4. Digital Branding

Come fare ad avere successo sul web? Innanzitutto costruendo un brand riconoscibile, affidabile e amato dalle persone. Per farlo, un Head of Digital deve essere capace di individuare tutti i touchpoint tecnologici necessari per disegnare l’anima digitale della marca e aumentare l’engagement puntando su empatia e rilevanza.

Insomma, una sorta di formula magica, che richiede competenze da vero stregone digitale!

5. Attenzione all’esperienza online delle persone

Progettando un business digitale non si può dimenticare di tenere ben presente che si tratta di un canale completamente diverso da quelli tradizionali, con regole precise per raggiungere in modo corretto i clienti.

La user journey, ossia il viaggio dell’utente online attraverso tutti i punti di contatto con il brand, va costruito e poi migliorato grazie al data driven design. Il modo migliore per imparare spesso è guardarsi intorno, trovando modelli di riferimento e traendo poi ispirazione dalle esperienze digitali più memorabili dei brand, ma sempre con grande attenzione alle reali necessità dell’azienda.

6. Vendere con la tecnologia

Facile a dirsi difficile a farsi, vero? Sì, ma è il nocciolo di tutta la questione per un Head of Digital ed è la sua competenza chiave.

Il vero professionista del business digitale conosce tool e canali, li padroneggia ed è in grado di adattarli alle esigenze del cliente digitale. Sa centrare tutti gli obiettivi, a volte anche pensando fuori dagli schemi, ma soprattutto ha ben chiaro in mente che il web e il marketing sono strumenti meravigliosi con regole precise e possibilità infinite, ma che alla fine lo scopo di ogni business è la vendita.

Da dove partire per diventare Head of Digital

Prepararsi per un lavoro nel mondo del marketing di domani sarà molto diverso da oggi. Mentre le basi del marketing possono essere le stesse, le competenze digitali e gli strumenti necessari per analizzare, creare e implementare il business continuano ad evolversi continuamente.

Il 74% dei dirigenti di marketing riconosce che le organizzazioni devono affrontare una carenza critica di talenti a causa della mancanza di competenze digitali. In altre parole, c’è un enorme divario tra ciò che un professionista dovrebbe sapere e ciò che effettivamente sa. Per far fronte a questo gap, quasi la metà dei dirigenti ha dichiarato che si concentrerà di più sul reclutamento; il 40% ha detto che si concentrerà ugualmente sul reclutamento e sulla riqualificazione della forza lavoro esistente.

Questo rappresenta un’enorme opportunità e padroneggiare queste competenze chiave significa prepararsi già ora per quel futuro.

Anche tu pensi che la Digital Transformation ci riserverà ancora enormi possibilità e vuoi iniziare a sviluppare le tue potenzialità e competenze in questo settore?

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SEO Toolbet, Face Generator e Autopilot: i digital tool della settimana

Una nuova selezione di tool digitali per alleggerire le incombenze quotidiane e renderle più smart.

Tra le scelte di questa settimana, un utile tool per inserire colonne sonore mirate alla meditazione e alla concentrazione. Sarà possibile associare ai nostri video e alle presentazioni file audio con licenza commerciale.

Tra le necessità della vita in ufficio, può essere necessario dover prendere appunti in fretta, magari da un video in lingua inglese, che non mastichiamo perfettamente. Anche per questo, oggi vi offriamo una soluzione.

Seguiteci in questa rassegna degli strumenti digitali selezionati per voi dai Ninja.

LEGGI ANCHE: Adorable.link, Emaily e Face Generator: i digital tool della settimana

Cominciare bene la giornata

digital tool autopilot

Per trasformare la tua routine mattutina in un flusso audio guidato passo dopo passo, parti da Autopilot: allenamento, gratitudine, obiettivi. Modifica queste attività o crea le tue per costruire la tua mattina perfetta grazie all’app gratuita.

Stop ad appunti e trascrizioni

digital tool worldcab

Se non hai tempo per prendere nota durante riunioni e meeting, o se non sei esattamente un asso con l’inglese, Wordcab viene in tuo aiuto creando automaticamente riassunti dettagliati e in linguaggio naturale. Puoi anche condividere tutto con gli altri partecipanti.

Il tool per trovare tool

tool finder

Soprattutto nella ottimizzazione per i motori di ricerca gli strumenti giusti possono fare la differenza. Per trovare quello che fa esattamente per te, puoi usare SEO Toolbelt. Una lista filtrabile di oltre 200 strumenti SEO, creata da esperti del settore e continuamente aggiornata.

Gantt davvero funzionali

monday tool

Pur essendo uno degli strumenti di supporto alla gestione dei progetti più utilizzato nelle aziende, non sempre questo diagramma con compiti e tempistiche riesce ad essere di aiuto. Per farlo diventare davvero efficace, c’è monday.com, una piattaforma visuale e flessibile da provare subito.

Rilassati: ecco la raccolta che fa per te

digital tool zenmix

Inserire una colonna sonora adeguata alle nostre produzioni video può diventare una vera impresa, soprattutto considerato che bisogna tener conto di permessi di distribuzione dei file audio.

La scelta di un tema rilassante adatto anche per la meditazione, può essere una valida alternativa. ZENmix mette a disposizione una raccolta di file sonori per migliorare focus e concentrazione sull’obiettivo. Il tutto, con licenza d’uso commerciale.

eCommerce in Italia 2021: cala il fatturato, 3milioni nuovi utenti. Il report

Una rivoluzione delle abitudini di consumo. La pandemia, infatti, ha radicalmente modificato il settore dell’eCommerce che, per la prima volta nella storia italiana, non incrementa il fatturato, ma si impone come fenomeno sociale, con circa 3,2 milioni di nuovi utenti, fidelizzazioni e federazioni tra aziende e piccoli player del mercato.

È quanto emerge dal report E-commerce in Italia 2021 prodotto dalla Casaleggio Associati presentato in diretta streaming.

I dati più evidenti relativi alle vendite online, evidenziati dalla 15esima edizione della ricerca, registrano una lieve flessione del fatturato totale. Dopo anni di crescita, nel 2020 il valore in Italia è stimato in 48,25 miliardi di euro, con una decrescita del -1% sul 2019. Crollano i settori prima trainanti, come Turismo (-58%) e gli Spettacoli (-9%), mentre è in crescita il settore del Tempo Libero, che rappresenta il 48% del fatturato: in particolare il gioco online, l’hobbistica e lo sport, ma anche Centri Commerciali (+36%), Assicurazioni (+6%), Alimentare (+63%), Elettronica (+12%), Moda (+12%).

“La pandemia ha provocato una fortissima accelerazione nelle vendite online. Il calo di fatturato è in assoluto la notizia di questo rapporto, sebbene si tratti di una decrescita minima del -1% rispetto all’anno precedente – sottolinea Davide Casaleggio, CEO e Partner della Casaleggio Associati, durante l’intervista in streaming – Questo perchè uno dei settori più forti del dell’eCommerce italiano, il turismo, ha perso oltre il 58%, incidendo sul fatturato complessivo. Dall’altra parte abbiamo riscontrato 3 milioni di nuovi clienti italiani che non avevo mai acquistato online e che lo hanno fatto per la prima volta nel 2020. Una clientela che è andata consolidandosi in modo routinario. Tutte queste persone non torneranno più indietro. Se il 2020 è stato l’anno dell’accelerazione, il 2021 porterà un assestamento, per poi registrare una svolta nel 2022”.

Incremento dei potenziali clienti: 3,2milioni di nuovi utenti in Italia (il 5% della popolazione italiana)

La diffusione dell’online nel mese di dicembre 2020, infatti, ha raggiunto quota 74,7%, + 4,7% rispetto all’anno precedente e un totale di 3,2 milioni di nuovi utenti. Un dato importante che ha interessato le aziende che hanno visto ampliarsi il potenziale bacino di vendita in rete. Non stupisce l’incremento del 50% di nuove aziende che si dedicano al commercio online. Il 68% delle aziende intervistate da Casaleggio Associati ha dichiarato che il 2020 si è chiuso con un incremento del fatturato, solo il 20% ha perso terreno mentre il 12% è riuscito a mantenerlo stabile.

Il rapporto, realizzato mediante l’elaborazione di studi e ricerche di mercato, articoli di attualità ed esperienza sul campo di Casaleggio Associati, nonché attraverso una survey online e interviste di approfondimento con alcuni dei principali operatori, analizza i nuovi scenari innovativi eCommerce.

Alfabetizzazione eCommerce: il risvolto digital della pandemia

Nell’edizione 2021, però, l’eCommerce si delinea come fenomeno sociale, con la pandemia che diventa veicolo di l’alfabetizzazione e trasformazione digitale: infatti, se oltre 300mila punti vendita fisici sono stati chiusi nel 2020, nuove 85mila partite iva che si fondano sui processi innovativi sono nate, in un’integrazione sempre più forte tra spazio fisico e digitale (si immagini ai QRcode per i menù, inimmaginabili in fase pre-pandemica). L’intensificazione, inoltre, della customer experience e del social commerce, mentre il customer journey (l’interazione tra consumatore ed azienda) diventa sempre più integrata fisico-digitale.

L’Italia si inserisce tra i trend internazionale, con alcuni settori che hanno beneficiato di più del 2020 vediamo come gaming, il settore del tempo libero (a prescindere però dagli spettacoli che hanno subito un una grave crisi generale), delle scommesse e degli hobby. Forte crescita per lo sport, mentre al secondo posto per la prima volta i centri commerciali con una crescita del fatturato del 21% rispetto all’anno precedente, conquistando la posizione per anni trainante del turismo (-58% del fatturato rispetto al 2019 rappresentando l’11% del fatturato globale dell’eCommerce in Italia). Crescita anche per la cura della casa (+39%) e arredamento (+24%) condizionati dal lockdown e dall’essere costretti in casa.

Davide Casaleggio, Presidente di Casaleggio Associati

Il sorpasso della digital advertising

Si impone, inoltre, il digital advertising su quello tradizionale. “Nel 2021 assistiamo ad un sorpasso del Digital Advertising rispetto all’advertising tradizionale – sottolinea Davide Casaleggio durante la presentazione del rapporto – Le aziende ovviamente devono riuscire a integrare il comportamento d’acquisto e l’identità del brand attraverso i vari canali, rendendo disponibili online tutte le informazioni utili al consumatore, qualunque sia il punto di contatto”.  

Acquisizioni e federazioni dei piccoli player italiani dell’eCommerce

Di fronte al boom delle vendite online le aziende hanno dovuto riorganizzarsi e trovare il modo di posizionarsi sul mercato. Nel corso dell’ultimo anno ci sono state diverse acquisizioni in ambito e-commerce, sia in Italia che all’estero, spesso mirate ad espandere il proprio canale online in ottica di omnicanalità (per esempio Nestlè ha comprato Freshly, mentre Campari ha acquisito Tannico).

“Abbiamo voluto identificare alcuni trend che hanno caratterizzato il 2020, che probabilmente vedranno un susseguirsi di evoluzioni anche durante il 2021 – continua Davide Casaleggio – Il primo fra tutti è quello delle acquisizioni. Le economie di scala sono diventate sempre più importanti per garantire un servizio e per avere una capacità contrattuale superiore rispetto agli operatori logistici, di pagamento e tutti gli altri fornitori per sostenere l’attività eCommerce. È sempre più importante un’integrazione dei vari player. Già realizzate delle acquisizioni di fatto. Nelle ultime settimane abbiamo sentito dei rumors sulla questione Esselunga con interesse da parte di Amazon per cui continuano a susseguirsi le voci. Nel consolidamento del dell’eCommerce in Italia, occorre porre attenzione a tutelare il mercato anche italiano, perché gli operatori con maggiore disponibilità economico-finanziaria arrivano spesso dall’estero: questo ha favorito il modello federativo tra i piccoli operatori”.

Nel 2020 e nella prima parte del 2021 numerosi player si sono aggregati nel modello della federazione o corporazione, talvolta anche in modalità cooperativa, creando piattaforme e brand che consentono di presentarsi sul mercato con maggiore forza. Questo modello consente agli esercizi di prossimità di essere presenti online, anche laddove gli sforzi individuali non lo consentano, di ottimizzare la presenza, il marketing, la comunicazione e la gestione logistica. Un modello che ha consentito a diverse aziende di resistere e prosperare in un momento di difficoltà, e di contrapporsi, almeno in parte, all’avanzata dei marketplace.

Amazon è il Marketplace più utilizzato dalle aziende italiane

Dalle interviste è emerso che il 45% delle aziende vende sul marketplace, mentre il restante 56% non utilizza questi canali. Per il 32% delle aziende che vendono utilizzando marketplace, questi incidono meno del 10% sul fatturato. Per il 19% delle aziende incide dall’11 al 25%, il 17% parla di un incremento tra il 26 e il 50% mentre per un altro 17% l’incidenza è tra il 51 e il 75%. Il 15 % ha un’incidenza maggiore al 75%. Amazon è il marketplace più utilizzato dalle realtà italiane (38%), seguito da Ebay e Facebook Marketplace.

“Se i marketplace rimangono la prima scelta delle aziende italiane – continua Casaleggio – va sottolineato come la modalità di federazione abbia portato alla creazione di Local Marketplace grazie alla riscoperta da parte dei consumatori dei negozi di quartiere”.

Questa nuova modalità di acquisto induce la riflessione su un tema strategico per il futuro del Paese: la logistica e le infrastrutture.

“L’incremento del servizio ha portato a una saturazione del settore – spiega il CEO Casaleggio – Le spedizioni generate dall’eCommerce durante il lockdown sono aumentate del 103% e del 68,5% nel post lockdown. Questo ha portato a grandi investimenti da parte dei privati ma anche a un mancato riconoscimento della shipping neutrality, ossia la garanzia dello stesso trattamento da parte degli operatori della logistica e delle spedizioni nei confronti di tutti i player eCommerce. Chi, infatti, ha le migliori economie di scala può permettersi di negoziare con i fornitori e avere e garantire un miglior servizio al cliente finale e quindi un agreement migliore rispetto ai piccoli player”.

Sostenibilità e relazione con il cliente tra i trend 2021

Tra i trend 2021, altro tema in forte emersione è la sostenibilità: molte aziende, anche attraverso la sensibilità dei clienti finali, hanno fatto trasformare molti servizi legati al packaging o al prodotto stesso in funzione della sostenibilità, garantita da parte del produttore o del del rivenditore

Infine la relazione con il cliente, tradotta in un potenziamento di tutti quegli aspetti che hanno rafforzato integrazione fisica e digitale attraverso l’utilizzo ovviamente degli strumenti digitali, le caratteristiche dei prodotti. È molto importante la fidelizzazione: “I costi ovviamente sono molto sollevati. Quindi è ovvio che ogni nuovo cliente conquistato va di conseguenza anche mantenuto”, aggiunge il Ceo Davide Casaleggio.

“Nel 2020 tanto le aziende quanto gli utenti hanno spinto maggiormente sul social commerce ed è un tendenza che si rafforzerà – spiega Luca Eleuteri, co-founder di Casaleggio Associati -Coinvolgere gli utenti portandoli all’acquisto e trasformandoli in ambassador di un prodotto, in una piattaforma ricca di distrazioni come quella del social media, non è così banale”.

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Festa della Mamma - gli spot dei brand

I brand celebrano la festa della mamma con un inno alla forza e alla determinazione

Essere madri non è solo un dato di fatto. Le donne, sin dalla gravidanza, affrontano difficoltà in molti ambiti.

Da diversi anni il mondo femminile si sta battendo per vedere riconosciuti i propri diritti, soprattutto nel mondo del lavoro dove non poche aziende vedono con negatività la gravidanza di una dipendente. Le donne che scelgono la gravidanza spesso si vedono costrette a rinunciare ad un buono stipendio o a prendere scelte che declassano la loro mansione.

Nell’ultimo anno, durante la pandemia, la situazione è peggiorata: con la chiusura degli asili e delle scuole in generale, molte donne hanno dovuto rinunciare al proprio lavoro per occuparsi della famiglia. Sacrificio, discriminazione, disuguaglianza: oggi anche questo vuol dire “esser madri”.

I brand celebrano la festa della mamma come la festa della forza, della determinazione e del coraggio delle donne di ogni genere che combattono contro gli stereotipi e le discriminazioni.

Nike – The Toughest Athletes

Donne che si allenano e che superano i loro limiti, i loro ostacoli. Come le madri che si allenano tutti i giorni per vincere le sfide quotidiane che la vita propone. “Se non sono loro le atlete, allora nessuno lo è”. Nike, in occasione della festa della mamma lancia la sua nuova collezione M, dedicata alle nuove forme e progettata per “supportare le donne nell’ultramaratona che chiamiamo maternità”.

Così il brand mostra il suo supporto per le mamme. Non solo come donne ma anche come lavoratrici nel mondo sportivo. Quella di Nike è una nuova politica volta alla garanzia dei diritti sulla maternità, nata di recente dopo le polemiche alzate da diverse atlete che hanno visto il loro stipendio dimezzato del 70% da Nike. Discriminazione che ha penalizzato non solo la carriera delle sportive come quella di Allyson Felix, volto Usa dell’atletica leggera, ma anche la loro dignità professionale.

Nivea – Back Home 

Durante la pandemia i millennial sono stati tra i più penalizzati per quanto riguarda il lavoro. Molti sono stati costretti a lasciare la loro indipendenza e a tornare a vivere a casa dei genitori, come nell’adolescenza. Le relazioni con i parenti sono state messe a dura prova: insofferenza, spazi e tempi non più condivisi. Nivea ci ricorda che, davanti alle prove più frustranti della vita, c’è sempre qualcuno che si prenderà cura delle nostre preoccupazioni. Anche da “grandi”.

Microsoft Teams – Happy Mother’s Day (2020)

Da quasi due anni la situazione mondiale ha costretto le madri a lavorare in modo diverso. Lo smart working mette a dura prova la pazienza e la determinazione delle mamme-lavoratrici che si destreggiano tra riunioni virtuali, call e incursioni dei figli. Ma ce la fanno, grazie alla forza che le spinge a dare il loro meglio, sempre.

Pampers –  Mother’s Day

Non essere abbastanza brave: questa è la preoccupazione predominante di nove mamme su dieci, secondo il sondaggio di Pampers. Il brand le incoraggia invece per l’ottimo lavoro mostrando con gli occhi dei loro figli quanta forza dimostrano ogni giorno, a casa e a lavoro.

Hallmark Gold Crown –  Dear Mom (2020)

La pratica e la pazienza portano alla perfezione, anche se spesso questa è sopravvalutata. Queste le parole di una adolescente disabile che con una lettera ringrazia sua madre di tutto l’amore e dell’infinito sostegno che le ha donato per non farla sentire mai diversa dalle altre. La ragazzina conscia delle sue piccole difficoltà affrontate con l’appoggio di sua madre, le augura buona festa della mamma con una dedica: “cara mamma, sono quel che sono grazie a te”. La perfezione è tale nei gesti d’amore.

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Carolina Herrera – #CallYourMom​ 

Chiama tua mamma. Il brand ci invita a lasciare sempre uno spazio tra i mille impegni quotidiani per condividere con l’affetto più prezioso i ricordi più belli e sinceri che abbiamo.

Carhartt –  The Shift That Never Ends 

Tra i lavori più duri di sicuro c’è quello di essere madre e prendersi cura della famiglia. A differenza di qualsiasi altro lavoro, in questo non esistono orari, non ci sono turni, non c’è il riposo. Per la festa della mamma la cosa più bella da donare è quella toglierle un po’ delle infinite responsabilità quotidiane: regalarle un po’ di riposo.

Samsung –Make mom epic

Samsung sa quanto possano essere cool le nostre mamme. Il brand esorta i suoi utenti a mostrarle e ad affermare di come siano fantastiche, ognuna per la propria semplice autenticità.

Tesco –  Mother’s Day (2020)

Per i figli, non c’è differenza tra madre biologica e non. A parlare in questo spot sono i ragazzi adottati, che mostrano tutta la loro riconoscenza verso le loro “effettive madri” che si sono prese cura di loro con la stessa abnegazione di un genitore biologico.

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P&G – Love Leads to Good (Olympic Games Tokyo 2020)

Con P&G non abbiamo mai dubbi di quanto emotivi siano i suoi messaggi, sempre rivolti al valore dei genitori e ai sacrifici fatti per i figli. Lo spot, per le olimpiadi posticipate di Tokio 2020, non è esplicitamente dedicato alla festa della mamma ma rientra perfettamente nel mood di questo giorno. Questa volta il brand punta sui buoni insegnamenti e sui valori che un genitore infonde ai propri figli. Gentilezza, compassione, rispetto per i più deboli: bisogna sempre fare la cosa giusta anche quando ci sembra difficile, soprattutto per il nostro orgoglio.

P&G non sbaglia mai, come la mamma.

automotive

Le nuove preferenze di acquisto degli italiani sull’automotive

I trend e gli scenari futuri del settore automotive sono in continua evoluzione in questa fase di nuova normalità, in cui l’industria automobilistica si ritrova a fare i conti con le nuove esigenze e preferenze degli acquirenti di auto italiani.

La pandemia ha cambiato il modus operandi e l’approccio strategico delle aziende italiane del settore automotive più di quanto avvenuto in altri grandi Paesi europei. Molte aziende hanno implementato nuovi servizi e prodotti e si sono lanciate su nuovi territori inesplorati per andare incontro alle nuove richieste del mercato, dettate da un nuovo target di acquirenti che si è venuto a creare e che si caratterizza per differenti esigenze e priorità rispetto a quelle degli  acquirenti del passato.

Esempio di queste nuove priorità è lattenzione dal punto di vista sanitario da parte degli acquirenti, che in questo nuovo scenario ha assunto un ruolo fondamentale nelle scelte di acquisto. 

Tale attenzione si evince anche da una lettura dei risultati ottenuti da uno studio di McKinsey in merito ai servizi di ride sharing o ai mezzi di trasporto pubblici, in cui da quanto si evince dallo studio  solo il 10% degli intervistati oggi ritiene queste soluzioni di mobilità sicure dal punto di vista sanitario. Percezione questa, molto diversa da quella del periodo antecedente alla pandemia.

Tale percezione di sicurezza è probabilmente il motivo per cui oggi più del 30% delle persone che non posseggono un’auto vorrebbe comprarne una entro i prossimi 6 mesi, secondo il white book di EY sulla mobilità.

La somma di queste opinioni mostra come le percezioni e le preferenze delle persone siano cambiate in questa nuova normalità e come, anche per questi motivi, si stia formando un tipo del tutto nuovo di acquirenti di auto italiani.

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I nuovi acquirenti del settore automotive

I nuovi acquirenti di auto si caratterizzano per esigenze e preferenze molto diverse rispetto a quelle degli acquirenti tradizionali.

Questa nuova tipologia di acquirenti di auto italiani si caratterizza per i seguenti elementi:

  • una probabilità di 1,2 volte superiori rispetto agli acquirenti tradizionali di avere un’età compresa tra 18 e 34 anni
  • nel 67% dei casi vivono in un ambiente urbano
  • mostrano molta incertezza durante le fasi di acquisto
  • solo il 53% ha già scelto il brand che acquisterà
  • fanno molto affidamento sulle piattaforme digitali per acquisire maggiori informazioni
  • danno maggiore importanza alla sostenibilità considerando l’acquisto di veicoli elettrici o ibridi
  • non prediligono soluzioni di finanziamento per l’acquisto
  • sono una audience sempre più digitale e interconnessa
  • fruiscono di contenuti ed esperienze completamente online
  • sono più predisposti all’acquisto online
  • rispetto all’acquirente tradizionale non possono essere considerati degli appassionati di auto 

I trend del settore automotive: la transizione è digitale e green

Anche il recente sondaggio EY, avvalora l’identikit del nuovo acquirente di auto italiane, registrando un incremento di interesse verso soluzioni:

  • a motorizzazione ibrida (23%)
  • plug-in (11%)
  • elettrica (6%)

Percentuali queste, che sommate, nella totalità rappresentano il 40% della domanda di nuove vetture green da parte dei non automuniti in Italia. 

Per il settore automotive, essere in linea con gli obiettivi di sostenibilità adottati a livello internazionale diviene oggi dunque una priorità assoluta, alla luce anche di questi dati che evidenziano un trend sempre più chiaro ed iniziato anche prima della fase pandemica del Paese.

La transizione industriale della filiera automotive prevede dunque uno sviluppo ed una produzione delle propulsioni elettriche, ibride, a metano/biometano e ad idrogeno, sinergicamente alla promozione della smart mobility e della logistica integrata e connessa 

Come mostrato dall’infografica di UNRAE sottostante, dai dati si evince come il trend degli acquirenti verso una mobilità green sia in crescita già da prima della pandemia attraverso un aumento esponenziale delle auto elettriche (+113%) e a distanza di tempo, confermato anche in questa diversa fase.

infografica unrae

 

Il Recovery plan è l’occasione per aiutare le imprese a sostenere gli investimenti necessari ad affrontare queste nuove sfide tecnologiche. 

In merito a ciò le priorità di intervento per i progetti del Recovery plan includono:

  • Interventi a supporto degli investimenti in ricerca e innovazione e prima industrializzazione
  • Progetti di smart and sharing mobility
  • Interventi sul capitale umano
  • Interventi finanziari a sostegno delle imprese

infografica assolombarda

Oltre ad essere green, il percorso che attende il settore automotive sarà verso il digitale, in linea con i trend dettati da una nuova fascia di acquirenti. Di fondamentale importanza sarà dunque la presenza dei brand nelle maggiori piattaforme social,  imprescindibili per incrociare le nuove fette di mercato che il settore sta acquisendo in questo momento storico. 

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Come conquistare il nuovo target di acquirenti

I dati inerenti alle preferenze manifestate da questi nuovi acquirenti  del settore automotive permette di comprendere l’importanza per i marketer di elaborare una strategia di comunicazione che includa piattaforme digitali come Google Search e YouTube, al fine di raggiungere questo nuovo target. 

La nuova tipologia di acquirenti usa infatti spesso YouTube per visionare i video dei brand al fine di ottenere informazioni sul prodotto di cui stanno considerando l’acquisto. Tra i video più visualizzati troviamo infatti spesso quelli che mostrano caratteristiche, specifiche tecniche e recensioni.

Unitamente alle piattaforme, particolare attenzione va però riservata ai messaggi condivisi, attraverso cui è essenziale che sia riflesso il cambiamento in atto inerente alle motivazioni di acquisto oltre che al targeting per età e geografico, combinato con i segmenti di pubblico.

Nei messaggi condivisi, in base alle caratteristiche di questi nuovi acquirenti, è quindi fondamentale:

  • porre maggiore attenzione verso il concetto di sostenibilità
  • fornire ai potenziali clienti risorse chiare sulle opzioni di finanziamento
  • fare in modo che la procedura di acquisto online sia veloce, semplice e chiara

Proporre dunque il proprio messaggio di brand nel giusto posizionamento, ponendo attenzione a concetti oggi sempre più importanti come quello della sostenibilità e della sicurezza e riservando attenzione alla fruibilità dei messaggi attraverso la chiarezza dei contenuti e la velocità offerta è senza dubbio la strada migliore per ottimizzare la comunicazione verso questo nuovo target di acquirenti.

Conclusioni

Per le case automobilistiche saper identificare nuovi trend e scenari futuri diventa oggi più che mai un fattore vitale per il rilancio del settore automotive, che stando ai dati ha subito a causa della pandemia un grande colpo.

Non si tornerà alla vita prima del Covid poiché gli scenari futuri prospettano un quadro differente caratterizzato da nuove esigenze, nuove preferenze e nuove priorità dettate da nuove percezioni.

Per questo motivo per il settore automotive guardare avanti sfruttando nuove strategie di comunicazione diviene oggi un elemento imprescindibile per acquisire quella nuova fetta di mercato che si è venuta a creare e fondamentale per puntare ad un rilancio significativo e necessario.

Burger King, vaccino Covid a dipendenti e 4mila ristoratori italiani

Burger King Restaurants Italia aderisce alla campagna di vaccinazione aziendale proposta dalle autorità. “Torniamo concorrenti” è la nuova campagna lanciata dalla catena di fast food, che si impegna a mettere a disposizione le proprie strutture e il personale medico sanitario necessario per vaccinare contro il COVID-19 i suoi 4mila dipendenti che lavorano nei ristornati di tutta Italia.

L’azienda, inoltre, consapevole del grave impatto economico della pandemia sulla ristorazione e della difficoltà di molti operatori nell’aderire da soli alla campagna vaccinale, ha promosso la stessa opportunità per altri 4.000 piccoli ristoratori di tutta Italia con non più di 4 dipendenti (ristoranti, pizzerie, bar, gelaterie, sushi, kebab): una possibilità, totalmente gratuita, per circa 1.000 aziende sul territorio nazionale che potranno prenotarsi da subito per la vaccinazione contro il COVID-19.

L’invito di Burger King ai grandi player della ristorazione

“Torniamo Concorrenti è un progetto che Burger King sta implementando su tutto il territorio nazionale”,  spiega Alessandro Lazzaroni, AD di Burger King Restaurants Italia.

“Qualunque ristoratore, dalla Sicilia al Friuli, che abbia un’attività con meno di 4 dipendenti e abbia fatturato meno di 500.000 euro nel 2019 può pre-aderire attraverso la piattaforma dedicata www.torniamoconcorrenti.it. Fino ad oggi siamo l’unica azienda in Italia a proporre le vaccinazioni, oltre che per i propri dipendenti, anche per i colleghi del comparto, ma il nostro obiettivo è proprio quello di invitare gli altri big player a fare la stessa cosa, per spingere quanto possibile la ripartenza del settore, affinchè possa tornare ad operare al 100% in sicurezza il prima possibile”, sottolinea Lazzaroni.

“Normalità” vuol dire per Burger King tornare ai livelli di concorrenza pre-pandemica: “Prendendo atto del grave momento che il mondo della ristorazione sta vivendo, abbiamo scelto di riservare ai piccoli operatori del settore la stessa attenzione che dedichiamo alle nostre persone. Si tratta di un’occasione ulteriore che si aggiunge alla modalità ordinaria di vaccinazione, senza svantaggiare in alcun modo la programmazione vaccinale riservata a tutti i cittadini – insiste Alessandro Lazzaroni – I piccoli imprenditori sono una parte fondamentale del tessuto economico italiano e il nostro obiettivo è dargli una mano e tornare quanto prima a una sana e vivace concorrenza. Pertanto Invitiamo gli altri grandi attori della ristorazione a fare altrettanto e a seguire questo nostro piccolo grande esempio. È un importante atto di responsabilità sociale da compiere per accelerare il superamento della pandemia e dare un contributo incisivo e concreto per facilitare la ripartenza”.

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L’endorsment del Governo all’iniziativa

Significativo l’endorsment delle istituzioni con cui Burger King ha avviato un dialogo, sottoponendo il progetto al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e alla Presidenza della Conferenza delle Regioni.

Apprezzamento per l’iniziativa da Andrea Orlando, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. La campagna, infatti, consentirà ad 8.000 lavoratori in totale di essere vaccinati, senza discriminazioni tra aziende grandi e piccole.

“Un passo importante verso la ripresa”, a cui si associa anche Massimiliano Fedriga, Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome: “Ho apprezzato particolarmente il progetto vaccinale di Burger King. Una collaborazione virtuosa tra istituzioni e importanti realtà private, vista anche la capillarità territoriale che si propone di raggiungere, che permetterà ai piccoli ristoratori, dopo il vaccino, di poter tornare alle loro attività con maggiore sicurezza”.

“Diventa sempre più pressante la necessità di una ripresa rapida e in sicurezza – aggiunge Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe Confcommercio (Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi) – La disponibilità di vaccini equa e non discriminatoria tra i diversi Paesi è, innanzitutto, un atto di civiltà e costituisce un prerequisito per ritornare in tempi rapidi alla normalità, garantendo altresì quella leale competizione economica necessaria per la sopravvivenza di tanti settori produttivi in coincidenza con la data di riapertura del turismo. In quest’ottica, il progetto proposto da Burger King rappresenta un passo importante e ci auguriamo che anche altre grandi realtà della ristorazione prevedano iniziative simili”.

Uno stimolo alla solidarietà, come nella precedente campagna, ironica e dirompente “Ordinate da McDonald’s”

Con “Torniamo Concorrenti”, Burger King Restaurants Italia vuole dare il proprio concreto contributo per una rapida ripresa. Uno stimolo alla solidarietà per l’intero settore, anche se competitor, come nella precedente campagna, “Ordinate da McDonald’s”, realizzata con un’ironica lettera/appello, assolutamente fuori dagli schemi, pubblicata su Twitter, in cui si leggeva: “Ordinate da McDonald’s. Non avremmo mai pensato di chiedervelo. Come non pensavamo mai che vi avremmo incoraggiato a ordinare da KFC, Subway, Domino’s Pizza, Pizza Hut, Five Guys, Greggs, Taco Bell, Papa John’s, Leon, o un altro food store, il cui elenco è troppo lungo da riportare qui. In breve, da qualunque delle nostre sorelle catene alimentari, (fast o non fast). Non avremmo mai pensato di chiedervelo, ma i ristoranti che danno un’occupazione a migliaia di lavoratori hanno bisogno del vostro supporto. Perciò, se volete aiutare continuate a coccolarvi con cibi deliziosi usando il delivery, il take away o il drive through”.

La piattaforma Torniamoconcorrenti.it è già attiva. I dipendenti e i ristoratori verranno contattati secondo le tempistiche concordate con le singole autorità regionali.

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“Mamma ti porto a teatro”: in scena la solidarietà grazie all’iniziativa benefica

Per celebrare la Festa della Mamma nasce l’iniziativa solidale “Mamma ti porto a teatro” a sostegno di Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald con il supporto di Leo Burnett.

Fino al 9 maggio sarà possibile acquistare e regalare un biglietto per lo spettacolo teatrale “Leonardo, che genio!” proposto in collaborazione con il Teatro dell’Elfo e la piattaforma digitale OnTheatre, da guardare e riguardare nella comodità e intimità della propria casa.

Si tratta di uno spettacolo davvero particolare dal momento che parte del ricavato sarà devoluta a favore delle Case Ronald e delle Ronald McDonald Family Room, presenti sul territorio italiano per offrire ospitalità e assistenza ai bambini malati e alle loro famiglie durante il periodo di cura o terapia ospedaliera.

“Mamma ti porto a teatro”

“Leonardo, che genio!” è un’opera dedicata a Leonardo da Vinci che accompagnerà gli spettatori in un mondo tridimensionale attraverso la scenografia pop-up del libro progettato e interpretato da Elena Russo Arman, che veste i panni di cantastorie del percorso del geniale artista. Grandi e piccini vivranno le principali tappe della vita del più grande uomo del Rinascimento, immergendosi in un mondo magico, denso di arte e artigianato, sapientemente catturato dalla macchina da presa.

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Desidero ringraziare di cuore il Teatro dell’Elfo di Milano per questa iniziativa a volta a festeggiare tutte le mamme. La mamma è per Fondazione un modello di coraggio, dedizione e sacrificio oltre che uno stimolo a rafforzare tutti i nostri programmi di accoglienza con l’obiettivo di contribuire a migliorare la salute e il benessere dei bambini e dell’intera famiglia.

Dichiara Maria Chiara Roti, Direttore Generale di Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald.

L’acquisto dei biglietti e la visione dello spettacolo avverranno sulla piattaforma OnTheatre attraverso questo link. L’utente avrà 28 giorni di tempo per attivare il link e vedere lo spettacolo. Una volta attivato, il link avrà la durata di 8 giorni durante i quali i bimbi potranno riguardarlo tutte le volte che desiderano.

 

eCommerce, quota 26,7 trilioni di dollari globali. Italia ottava con il 22% del Pil

L’eCommerce mondiale sfiora i 26,7 trilioni di dollari (+4% rispetto all’anno precedente), con una salto in avanti del 20% nelle vendite online sulla spinta del COVID-19. Se a dominare la classifica sono gli Stati Uniti, seguiti da Giappone e Cina, l’Italia si attesta in ottava posizione in ambito mondiale, secondo il report 2019 elaborato dall’Unctad, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, che riporta i primi dati di previsione anche per il 2020.

Un aumento del commercio elettronico determinato dalle restrizioni indotte dall’emergenza pandemica, che ha provocato un’accelerazione delle vendite al dettaglio online, registrando una crescita dal 16% nel 2019 al 19% nel 2020, secondo gli analisti Onu. In base a quanto emerge dal rapporto, le vendite al dettaglio online sono cresciute notevolmente in diversi Paesi, con la Repubblica di Corea che ha riportato la quota più alta al 25,9% nel 2020, rispetto al 20,8% dell’anno precedente. Quasi 1,5 miliardi di persone hanno fatto acquisti online nel 2019, più di un quarto della popolazione mondiale dai 15 anni in su.

Le Top Ten Countries 2019 secondo l’analisi Unctad

Con un fatturato di 431 miliardi di dollari, pari al 22% del Pil, l’Italia si classifica nella top ten del ranking internazionale, sebbene ai vertici si riconfermino gli USA con 9.580 miliardi di dollari (pari al 45% del Pil), con a seguire Giappone (3.416 miliardi e 67% del Pil), e Cina (2.604 mld, 18%). Prima per percentuale sul Pil ( 79%) ma quarta per profitti la Corea del Sud con 1.302 miliardi. In quinta posizione il Regno Unito (885 mld, 31%), sesta la Francia (785 mld, 29%) e settima la Germania (524 mld, 14%), che precedono l’Italia.  In classifica anche l’Australia (347 mld, 25% del Pil) e Spagna (344 mld, 25%).

“Queste statistiche mostrano la crescente importanza delle attività online. Sottolineano anche la necessità per i paesi, in particolare quelli in via di sviluppo, di disporre di tali informazioni mentre ricostruiscono le loro economie sulla scia della pandemia COVID-19 “, sottolinea Shamika Sirimanne, direttore della Tecnologia e della logistica dell’Unctad.

Tra le aziende eCommerce, spicca in prima posizione la cinese Alibaba con 1.145 miliardi (+20%), rispetto ad Amazon con 575 miliardi (+38%) e alle altre due società cinesi JD.com (379 mld, +25,4%) e Pinduoduo (242 mld, +65,9%).

A dominare il settore eCommerce sono le vendite B2B (21.800 miliardi di dollari), che includono sia le vendite su piattaforme online sia le transazioni di scambio di dati elettronici.

La pandemia, tuttavia, ha provocato fortune alterne per alcune società di e-commerce B2C, invertendo i profitti delle aziende che offrono servizi come il ride-hailing, i trasporti e i viaggi, come mostrano i dati per le prime 13 società di e-commerce, 11 delle quali provenienti da Cina e Stati Uniti.

Il crollo del settore trasporti e la crescita delle società eCommerce B2C

Le aziende di viaggio hanno registrato, infatti, un forte calo del valore lordo della merce (GMV, venduta attraverso marketplace eCommerce) e corrispondenti a crolli di posizione in classifica. È il caso di Expedia, scesa dal 5 ° posto nel 2019 all’11 ° nel 2020, Booking Holdings dal 6 ° al 12esimo e Airbnb, che ha lanciato la sua offerta pubblica iniziale nel 2020, slittata dall’11esimo al 13esimo.

Nonostante la riduzione delizi, il GMV totale per le prime 13 società di e-commerce B2C è aumentato del 20,5% nel 2020, più del 2019 (17,9%). Ci sono stati guadagni particolarmente ampi per Shopify (+ 95,6%) e Walmart (72,4%). Complessivamente, il valore della merce B2C GMV per le prime 13 società si è attestato a 2,9 trilioni di dollari nel 2020.

Le vendite business-to-business dominano l’e-commerce

Il rapporto stima il valore dell’e-commerce B2B globale nel 2019 a 21,8 trilioni di dollari, che rappresenta l’82% di tutto l’eCommerce, comprese le vendite su piattaforme di mercato online e le transazioni EDI (Electronic Data Interchange).

Il commercio elettronico B2C che supera le frontiere nazionali ammonta a circa 440 miliardi di dollari nel 2019, con un aumento del 9% rispetto al 2018. Il rapporto UNCTAD rileva, inoltre, che la quota di acquirenti online che effettuano acquisti transfrontalieri è passata dal 20% nel 2017 al 25% nel 2019 .

Le aziende di eCommerce e le performance ridotte per inclusione digitale

A fronte degli ampi profitti, in base all’indice pubblicato dalla World Benchmarking Alliance nel dicembre dello scorso anno, molte delle aziende eCommerce hanno ottenuto scarsi risultati rispetto all’inclusione digitale.

L’indice, infatti, classificato 100 aziende digitali, comprese 14 società di eCommerce, utilizzando come indicatore il modo in cui contribuiscono all’accesso alle tecnologie digitali, costruendo competenze digitali, rafforzando la fiducia e promuovendo l’innovazione. Le imprese di eCommerce hanno registrato performance inferiori rispetto alle società di altri settori digitali, come l’hardware o i servizi di telecomunicazione. Tra queste, ad ottenere il punteggio più alto è stata eBay al 49esimo posto, però, secondo la World Benchmarking Alliance.

Secondo il rapporto UNCTAD, il fattore principale per la scarsa performance sarebbe da rintracciare nel fatto che le società di eCommerce sono relativamente giovani, tipicamente fondate solo negli ultimi due decenni.

“Queste aziende si sono concentrate maggiormente sugli azionisti piuttosto che impegnarsi con un ampio gruppo di stakeholder e compilare metriche sulle loro prestazioni ambientali, sociali e di governance”, spiega il rapporto.

Piccole inversioni di tendenza si stanno registrando in diverse società di commercio elettronico che offrono formazione gratuita agli imprenditori sulla vendita online, mirata a gruppi vulnerabili come le persone con disabilità o le minoranze etniche.

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