Ci siamo: è l’anno dell’abbandono ai cookie di terze parti e la febbre della profilazione torna a salire. Grazie al report di Salesforce scopriamo che la soluzione c’è e passa attraverso la conquista della fiducia dei potenziali clienti.
L’importanza di farsi trovare è confermata dai dati dell’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, che registra un aumento dei pagamenti digitali (avevamo già affrontato l’argomento qui con Banca Sella), mentre l’advertising trova nuova linfa vitale nello streaming video e audio (trovi qui l’analisi di Spotify).
Chiudiamo il cerchio aperto con la maggiore attenzione alla privacy con l’alert dell’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica: gli attacchi informatici in Italia aumentano spaventosamente ogni anno.
“Sicurezza” continuerà a essere una delle hot keyword del 2023.
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I pagamenti digitali sfiorano i 400 miliardi
Lo dicono i risultati della nuova edizione dell’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano che per il 2022 registra una crescita del 18%.
Si avvicina il Cookieless. Cosa possono fare i marketer
Attraverso i dati dello State of Marketing di Salesforce scopriamo sfide e opportunità della scomparsa dei cookie di terze parti.
Secondo il report, le possibili soluzioni adottabili dai marketer possono essere riassunte in quattro punti principali:
Chi si occupa di contenuti online sa perfettamente che l’ottimizzazione per i motori di ricerca è fondamentale per aumentare il traffico verso il sito web. A questo scopo, questa shortlist di SEO tool può fornirti un valido aiuto anche se sei alle prime armi.
Secondo l’ultimo rapporto Clusit (l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica), nel 2022 sono stati 188 gli attacchi informatici verso il nostro paese, con un incremento del 169% sull’anno. A livello mondiale la crescita è stata del 21%.
Le notizie della settimana: il potenziale divieto di TikTok negli Stati Uniti
Lo streaming video supportato da pubblicità continua a crescere
Lo rileval’ultimo report di TiVo, secondo il quale, però, comincia a calare la tollerenza del pubblico nei confronti dei break pubblicitari.
Il numero medio di fonti video utilizzate dagli utenti raggiunge quasi 12 e sono i servizi gratuiti a crescere al ritmo più alto.
Notizie sull’intelligenza artificiale: DuckDuckGo si cimenta con la ricerca AI
Il motore di ricerca incentrato sulla privacy, ha seguito Microsoft e Google immergendosi nella tendenza dell’intelligenza artificiale generativa. Annunciato il lancio in versione beta di una funzione di riassunto alimentata dall’AI, denominata DuckAssist. Sarà in grado di rispondere direttamente alle query di ricerca semplici degli utenti.
Le pubblicità più belle di febbraio 2023
Instancabili e sempre pieni di idee, i brand non smettono di creare lavori dalle sfumature più complesse e affascinanti.
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https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/03/griglia-immagine-di-copertina-1.jpg5021006Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2023-03-13 10:30:462023-03-14 09:48:12Pagamenti digitali, tool SEO e cybersecurity: le notizie ninja della settimana
Continuano senza sosta i nostri appuntamenti con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.
L’argomento di questa puntata è dedicato alla SEO per WordPress, scopriremo come portare il tuo sito WordPress alla massima resa possibile grazie alle tecniche di SEO optimization per aumentarne la visibilità sui motori di ricerca.
A parlarne con noi Luca De Berardinis, SEO Manager in Sandhills Italy.
Non perderti i punti salienti del webinar:
I principii cardine della SEO
Cos’è Yoast SEO e come funziona
Come ottimizzare pagine e contenuti
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/03/1920x1080-antearticoli-–-20.jpg10801920Marian Pascariuhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMarian Pascariu2023-03-10 14:28:392023-03-15 16:23:30Ottimizza WordPress a prova di SEO
Continuano senza sosta i nostri appuntamenti con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.
L’argomento di questa puntata è dedicato a Spotify Advertising, scopriremo quali sono le opportunità dell’audio digitale per gli inserzionisti ma anche i principali insight della ricerca Sonic Science Volume 2 per ottimizzare le proprie campagne di advertising su Spotify.
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A parlarne con noi Alberto Mazzieri, Head of Sales – Southern Europe Spotify.
Instancabili e sempre pieni di idee, i brand non smettono di creare lavori dalle sfumature più complesse e affascinanti. La raccolta delle pubblicità più belle di febbraio non evidenzia creatività eccezionali, forse i brand sentono ancora la stanchezza del grande impegno per il Super Bowl. Tuttavia, ne abbiamo scovate alcune davvero interessanti e divertenti.
IKEA CANADA | The Troll
Un film davvero ben fatto e simpatico quello di Ikea in cui il brand coniuga in modo particolare e sempre diverso, lo stesso concetto.
Per IKEA, infatti, un ambiente ben progettato e arredato trasforma uno spazio in una casa più accogliente in cui ogni persona è più felice.
Anche in questo caso dove un bambino riesce ad arricchire la tana dello scontroso e triste guardiano di un ponte a pedaggio nel bosco.
Il Troll, che data la forte somiglianza è forse il figlio di Bubo del celebre film del 1986 Labyrinth con David Bowie, ora potrà scoprire la felicità di godersi tutta la comodità della sua nuova casa, senza più interessarsi di spaventare nessuno.
DOVE & LINKEDIN | #BlackHairIsProfessional
Uno dei pregiudizi sul posto di lavoro è rappresentato dai capelli. Sembra assurdo ma in realtà negli Stati Uniti questo è un problema molto sentito dalle donne afroamericane.
Si stima che la naturale capigliatura afro venga penalizzata ed etichettata come poco professionale ben 2,5 volte in più rispetto a quella delle donne bianche.
Dopo che Dove con #KeepTheGreysi è esposto per la libertà di scegliere se tingere i capelli o meno per le over 50, una nuova causa viene discussa, questa volta in partnership con LinkedIn.
Il brand lancia infatti la campagna #BlackHairIsProfessional per combattere la discriminazione basata sulla razza, a supporto del Crown Act che rende illegale questo tipo di emarginazione. Insieme a LinkedIn affronta i problemi relativi al luogo di lavoro, dall’assunzione ai ruoli fino alle interazioni, evidenziando quanto le donne di colore siano svantaggiate nelle opportunità professionali.
Con questa campagna si è voluto dunque porre l’accento su quanto sia forte il pregiudizio nonostante siano moltissime le donne afro che invece hanno raggiunto ottime posizioni lavorative.
AMAZON | Saving Sawyer
Sawyer è un cane che non ama essere lasciato solo durante la giornata. Attento e premuroso verso ogni membro umano della famiglia non si fa però mancare qualche eccesso di emotività durante la loro assenza.
Nello spot, in un primo momento capiamo che la sua famiglia è intenzionata a comprare su Amazon un kennel dove chiudere il cane, mentre poi scopriremo teneramente che il box contiene un nuovo amico per Sawyer, per aiutarlo a sentirsi meno solo.
GOOGLE | #FixedOnPixel
Per anni i nostri smartphone hanno scattato molteplici di quelli che sarebbero diventati i nostri ricordi. Anche se alcune volte ciò che ricordiamo maggiormente sono quei dettagli fastidiosi e di disturbo che hanno contribuito a rovinare le nostre foto.
E così Google, con il supporto della comica Amy Schumer, dell’artista Doja Cat e della star NBA Giannis Antetokounmpo, ci promette di dare un colpo di gomma ed uno di bacchetta a quei dettagli infelici grazie al suo Pixel 7: che sia uno scatto mosso, un photobomb di un gatto o di un bambino di passaggio o che sia un ex, non importa, ogni ricordo ce lo costruiremo -o cancelleremo- come più ci piace.
SNAPCHAT | Wait’ll You See This
Diretto da Andreas Nilsson lo spot di Snapchat è delirante, inquietante e surreale. Sì, proprio come alcuni dei suoi infiniti filtri che la hanno resa famosa.
E cosa succederebbe se guardassimo il mondo con occhi diversi? Grazie alla magia dei filtri AR tutto può assumere la forma che più desideriamo.
HELLMANN’S US | Who’s in the Fridge
Tra le pubblicità di febbraio reduci dal Super Bowl, in questa ci chiediamo cosa ci faccia Don Draper di Mad Men chiuso in un frigo vicino ad un barattolo di maionese. Si starà immedesimando in un prodotto per realizzare al meglio una campagna per la sua agenzia pubblicitaria?
Di più: nelle sue vesti reali, e giocando con i nomi, Jon Hamm fa il prosciutto, letteralmente, insieme all’attrice Brie Larson che fa il formaggio. È intuibile che i tre inquilini del frigo saranno gli ingredienti del prossimo panino preparato dal comico Pete Davidson.
Tutto questo per una buona causa. Infatti il messaggio di Hellmann’s è Make Taste, Not Waste: un invito per gli spettatori a spiluzzicare in modo consapevole e a dar fondo ai rimasugli nel frigo. Del resto, qualsiasi avanzo diventa un buon pasto con una spalmata di maionese sopra.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/03/IKEA-Troll.jpg8581315Urania Frattarolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngUrania Frattaroli2023-03-10 10:37:242023-03-13 10:31:14IKEA, Google e la partnership tra Dove e LinkedIn: le pubblicità più belle di febbraio
Chi si occupa di contenuti online sa perfettamente che l’ottimizzazione per i motori di ricerca è fondamentale per aumentare il traffico verso il sito web. A questo scopo, questa shortlist di SEO tool può fornire un valido aiuto anche se si è alle prime armi.
In ogni caso, l’ottimizzazione manuale dei contenuti può richiedere molto tempo ed essere parecchio impegnativa: una dote di cui è necessario entrare in possesso è, senza dubbio, la pazienza.
Qualunque intervento (in positivo o in negativo) potrà produrre risultati in tempi ragionevoli, ma è inutile scoraggiarsi se questi tardano ad arrivare. In questo caso, la parola chiave è perseveranza.
I SEO tool indispensabili per l’ottimizzazione sui motori di ricerca che abbiamo selezionato sono:
Ahrefs
SEMrush
Yoast SEO
Google Analytics
Moz Pro
Ahrefs
Ahrefs è uno degli strumenti SEO più popolari e potenti. È uno strumento completo che consente di eseguire varie attività, come la ricerca di parole chiave, l’analisi dei backlink, l’analisi dei contenuti e altro ancora.
Con Ahrefs, è possibile vedere come si posizionano i nostri concorrenti e quali parole chiave utilizzano. È inoltre possibile monitorare le proprie classifiche, controllare i backlink e analizzare i contenuti per individuare eventuali opportunità di ottimizzazione.
Una delle caratteristiche principali di Ahrefs è lo strumento Site Explorer, che consente di visualizzare il profilo di backlink di qualsiasi sito web. Questa funzione è utile a chi ha interesse a guadagnare backlink per i propri siti web in modo da segnalare i propri contenuti in modo da aggiudicarsi un link. Va detto, però, che lo scambio o acquisto di backlink è una pratica sconsigliata: la crescita, in questo senso, dovrebbe avvenire in modo del tutto organico.
SEMrush è un altro popolare SEO tool che offre ai creatori di contenuti un’ampia gamma di funzioni.
Come Ahrefs, SEMrush consente di eseguire ricerche sulle parole chiave, monitorare le classifiche, analizzare i contenuti e monitorare i backlink.
SEMrush offre una funzione di Site Audit che analizza il vostro sito web alla ricerca di problemi tecnici di SEO, come link rotti, tag mancanti e altro.
La caratteristica principale di SEMrush è lo strumento Domain vs Domain, che consente di confrontare il proprio sito web con quello dei concorrenti.
Questa funzione consente di vedere per quali parole chiave si posizionano i concorrenti e come si posiziona il nostro sito in relazione alle stesse. Si tratta di informazioni che possono aiutare a identificare le aree in cui è necessario migliorare la propria strategia SEO.
Yoast SEO
Yoast SEO è un plugin per WordPress essenziale per i blogger che utilizzano WordPress come sistema di gestione dei contenuti, soprattutto se sono alle prime armi.
Sebbene sia utili specificare che l’ossessione per il semaforino verde non debba prendere il sopravvento sulla qualità del testo, il plugin offre molte funzioni per aiutare a ottimizzare i contenuti per i motori di ricerca, rappresentando una sorta di checklist degli aspetti essenziali che è bene non trascurare in ogni articolo.
Alcune delle caratteristiche di Yoast SEO includono l’ottimizzazione delle parole chiave, l’analisi dei contenuti, la generazione di sitemap XML e altro ancora.
La caratteristica di Yoast SEO è l’analisi della leggibilità. Il plugin analizza la leggibilità dei contenuti e offre suggerimenti per migliorarla.
Questa funzione può essere incredibilmente utile per i blogger che vogliono assicurarsi che i loro contenuti siano facili da leggere e da capire, anche se è importante considerare le differenze linguistiche: la lingua italiana, ad esempio, si presta meno a esporre concetti con frasi e periodi molto brevi, condizionando l’esito dell’analisi.
Oltre alla versione FREE sono disponibili dei piani a pagamento.
Google Analytics è un indispensabile strumento gratuito offerto da Google che consente ai blogger di monitorare il traffico del proprio sito web e di analizzare il proprio pubblico.
Con Google Analytics, possiamo vedere quanti visitatori arrivano sul nostro sito web, da dove provengono e quali pagine visualizzano.
Inoltre, è possibile monitorare la frequenza di rimbalzo del sito web, la durata media della sessione e altro ancora.
La caratteristica che rende unico Google Analytics è il rapporto Audience Overview: il rapporto fornisce un’istantanea del pubblico del vostro sito web, compresi i dati demografici, gli interessi e i comportamenti.
Queste informazioni possono essere incredibilmente utili per i blogger che desiderano capire il proprio pubblico e creare contenuti che abbiano una certa risonanza.
Moz Pro è un altro strumento SEO completo che offre un’ampia gamma di funzioni per i blogger. Alcune delle funzioni di Moz Pro includono la ricerca di parole chiave, l’audit del sito, l’analisi dei backlink e altro ancora.
Inoltre, Moz Pro offre una funzione di Rank Tracker che consente di monitorare le classifiche del sito web per parole chiave specifiche.
Lo strumento più popolare di Moz Pro è il suo On-Page Grader, che analizza i contenuti e fornisce suggerimenti per migliorare l’ottimizzazione della pagina. Lo strumento esamina l’uso delle parole chiave, i tag del titolo, le meta-descrizioni e altro ancora.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/03/seo-tool-indispensabili-2023.jpg6621014Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2023-03-09 12:03:572023-03-11 12:08:42I SEO tool indispensabili nel 2023 (anche se sei alle prime armi)
Nel 2023 Google Chrome bloccherà i cookie di terze parti così come già hanno fatto Safari e Firefox.
Mentre lo scopo dichiarato di questa scelta è quello di aumentare la privacy di Chrome, molti marketer temono un rafforzamento del potere di mercato di Google, poiché Chrome sarà un indispensabile intermediario per chi farà pubblicità e avrà bisogno di dati.
Google, infatti, continuerà a possedere e gestire un gran numero di informazioni sugli utenti, mentre ad essere ostacolati nella raccolta delle informazioni potrebbero essere gli editori.
Cosa comporterà quindi l’eliminazione dei cookie di terze parti per chi si occupa di advertising?
Abbiamo analizzato la situazione attraverso l’ottava edizione del report State of Marketing di Salesforce, ma è bene iniziare chiarendo cosa si intende con cookie di terze parti.
Cosa sono i cookie di terze parti, di parte zero o di prima parte
I cookie di terze parti sono cookie che vengono memorizzati sotto un dominio diverso da quello che si sta attualmente visitando. Sostanzialmente questi cookie vengono impiegati per:
Tracciare gli utenti tra i siti web.
Visualizzare annunci più pertinenti tra i siti web.
La graduale eliminazione dei cookie di terze parti comporterà inevitabilmente grandi sconvolgimenti nell’industria pubblicitaria online che, fino a questo momento, era in grado di tracciare le abitudini delle persone e proporre offerte commerciali pertinenti.
Gli esperti di marketing e le organizzazioni si trovano dunque oggi nella condizione di dover ovviare a tale mancanza trovando soluzioni alternative come i cookie di parte zero o di prima parte. Vediamo quindi nello specifico cosa sono i cookie di parte zero o di prima parte.
I cookie di prima parte sono sostanzialmente quelli creati dal web server del sito visitato dall’utente, che avranno lo stesso dominio e indirizzo web e che quindi non forniscono all’esterno informazioni tali da essere utilizzate per erogare pubblicità personalizzata all’interno di altri siti.
I cookie di parte zero corrispondono ai dati che vengono direttamente e volontariamente lasciati dall’utente, per esempio attraverso sondaggi o la compilazione di form.
Le possibili deroghe e soluzioni per l’utilizzo di cookie di parte zero o di prima parte
Partendo dal presupposto che l’elemento primario in merito alla protezione dei dati è il consenso dell’utente, sempre maggiore importanza affinché sia possibile continuare a tracciare e memorizzare qualsiasi dato personale, sarà acquisita dal consenso esplicito.
Una volta compreso questo aspetto fondamentale, le possibili soluzioni adottabili dai marketer possono essere riassunte in quattro punti principali:
Esplicito consenso: a differenza dei cookie di terze parti per cui è necessario il consenso degli utenti all’utilizzo, i cookie di prima parte potrebbero essere esentati da questa regola.
Privacy by default: mentre per alcune leggi sulla privacy, al fine di proteggere la privacy è richiesto che le impostazioni di privacy siano impostate per impostazione predefinita – e quindi i cookie di terze parti sono disattivati per impostazione predefinita – i cookie di prima parte sono invece abilitati.
Soluzioni tecniche: alcune soluzioni tecniche come cookie anonimizzati potrebbero essere la soluzione per consentire l’utilizzo di cookie di prima parte senza violare le normative sulla privacy.
Banner informativi: i cookie di prima parte potrebbero essere abilitati per impostazione predefinita nei siti in cui sono usati banner informativi che consentono agli utenti di scegliere se abilitare o disabilitare i cookie di terze parti.
In un contesto caratterizzato dalle preoccupazioni sulla privacy, dove il consenso esplicito è diventato più che mai fondamentale, costruire e mantenere la fiducia dei clienti lo è altrettanto ed è una grande priorità ed una sfida per tutte le organizzazioni.
In questa nuova situazione, stando ai dati del report State of Marketing di Salesforce, secondo il 91% dei CMO è necessario innovarsi continuamente.
Cosa fare per innovarsi oggi?
Dal report sono emersi sei punti necessari per avviare un processo di innovazione costante:
Miglioramento dell’uso di strumenti e tecnologie.
Sperimentazione di nuove strategie di marketing.
Modernizzazione di strumenti e tecnologie.
Costruzione e mantenimento della fiducia con i clienti.
Miglioramento della collaborazione.
Bilanciamento della personalizzazione con il cliente.
Nel complesso, inoltre, un dato interessante è che il 67% dei marketer dichiari di percepire il proprio lavoro come di maggior valore oggi rispetto a un anno fa.
Le principali sfide per i marketer
Le maggiori sfide dei marketer oggi sono quindi legate a due fattori primari: personalizzazione e privacy.
In sostanza, individuare soluzioni sempre nuove che consentano di mantenere il più possibile la personalizzazione dei servizi, pur avendo il controllo sulle norme da rispettare in materia di privacy.
Tali sfide, dovute principalmente a cambiamenti come quelli legati al GDPR dell’Unione Europea o all’aggiornamento della politica sulla privacy di Apple, hanno avuto ovviamente un effetto significativo sull’analisi digitale.
Comprendere dunque come mantenere la conformità ai regolamenti continuando a prestare la giusta attenzione alla personalizzazione si è rivelata una grande sfida, seppur non l’unica.
Le principali sfide che i marketer si trovano oggi ad affrontare infatti possono riassumersi anche in altri fattori, come:
Un uso inefficace di strumenti e tecnologie.
La misurazione del ROI.
Bilanciare la personalizzazione con il cliente.
Costruire e mantenere la fiducia con i clienti.
Le nuove strategie dei marketer
Una ricerca di McKinsey ha mostrato come l’industria della pubblicità digitale statunitense, che registra un valore pari a 152 miliardi di dollari, potrebbe subire un calo perdendo fino a 10 miliardi di dollari in entrate pubblicitarie.
Sulla base di questo scenario, nascono nuove strategie riprogettando il flusso di acquisizione e conversione contatti, nonché di fidelizzazione dei clienti.
Ancora secondo i dati utili presenti nel report di Salesforce, molti marketer stanno riscontrando successo impiegando tattiche che includono:
Nuovi segmenti di clientela mirati.
Investimenti in collaborazione e tecnologie.
Investimento in esperienze digital-first.
Investimento nel virtuale e negli eventi ibridi.
Target geografici estesi.
Automazione del flusso di lavoro.
Offerte di prodotti ampliate.
Intelligenza Artificiale
Rispetto alla domanda di data-driven e personalizzazione, il 62% dei marketer ha dichiarato di aver investito nell’intelligenza artificiale (IA), che sempre più rappresenta un valido supporto per chi lavora nel campo digitale migliorando l’efficienza.
Stando ai dati di Salesforce, infatti:
Il 68% dei marketer afferma di avere una strategia AI completamente definita.
Nonostante la maggioranza dei clienti siano online, il 43% preferisce i canali non digitali e in tal caso l’IA rappresenta per i marketer un valido supporto per collegare esperienze online e offline.
Inoltre, per migliorare la comprensione dei risultati delle nuove strategie, i professionisti del marketing stanno investendo fortemente in capacità di analisi, in modo da garantirsi una panoramica più coerente dell’impatto dei loro messaggi, delle campagne e del budget sul marketing.
Streaming, video, messaggi ed email
Tra le nuove strade che i marketer stanno percorrendo ci sono i servizi di streaming, che hanno registrato il più grande tasso di crescita tra i canali abituali e grazie a cui i marketer riescono a raggiungere prospect e clienti.
In generale i marketer oggi attingono in misura sempre maggiore a:
Contenuti interattivi.
Video.
Messaggistica mobile.
Campagne email (secondo i dati di Salesforce le email in uscita sono aumentate del 15% nell’ultimo anno).
Conclusioni
Nuovi scenari portano a nuove esigenze da parte dei responsabili della pubblicità online.
In questo contesto diviene di fondamentale importanza conoscere le prospettive future, le possibili soluzioni alternative rispetto alla nuova situazione che si sta delineando e quelli che sono le opinioni e le soluzioni già adottate o in procinto di essere scelte da quelli che possono essere considerate figure leader nel settore della pubblicità online.
Solo così si potrà essere pronti a sfruttare ogni possibilità che le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, o strumenti alternativi a quelli impiegati fino ad oggi, sono in grado di offrire ai marketer per migliorare i risultati del loro lavoro efficientando ogni processo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/02/addio-ai-cookie-di-terze-parti.jpg6711013Manuela Di Vietrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngManuela Di Vietri2023-03-09 10:53:242023-03-09 11:04:03Addio ai cookie di terze parti: prospettive future e soluzioni alternative per i marketer
L’universo del marketing digitale è in continua evoluzione. L’aumento della domanda di nuove tecnologie e di esperienze digitali migliori, il modo in cui le aziende si rivolgono ai clienti, determineranno la possibilità di trasformare le ricerche in acquisti. In uno scenario volubile e dinamico Danni White, CEO di DWCCA – DW Creative Consulting Agency – propone alcune previsioni tradotte in 7 strategie di digital marketing 2023. Scopriamole insieme.
Se il contenuto è il re, il contenuto video è la regina. Queste le parole di Danni White. E come dargli torto. Il video marketing può essere incredibilmente efficace nell’aumentare i livelli di coinvolgimento e l’interesse dei consumatori per i video non mostra alcun segnale di rallentamento.
YouTube sta già superando Facebook come secondo sito più visitato (Google è sul podio, ovviamente);
TikTok continua a macinare risultati notevoli;
Forrester ha recentemente rilevato che i video hanno 53 volte più probabilità di generare posizionamenti in prima pagina rispetto ad altre tecniche SEO tradizionali;
Hubspot ha dimostrato che l’84% delle persone è stato convinto ad acquistare un prodotto o un servizio grazie a un video;
Oltre il 50% delle persone guarda un video di prodotto prima di acquistarlo.
Dati, questi, che dimostrano come l’approccio Video First funziona davvero.
È bene, però, concentrarsi su brevi contenuti visivi per le piattaforme di social media in modo da coinvolgere più clienti possibili per distinguersi nel mercato.
Attenzione: la pubblicità video non dipende solo dalle immagini e dalla qualità del montaggio. I video richiedono contenuti testuali pertinenti per ottenere maggiore attenzione dell’utente.
È necessario concentrarsi sul pubblico di destinazione (profilare i buyer personas) e utilizzare didascalie, titoli, descrizioni, tag, parole chiave di tendenza, sottotitoli, miniature e hashtag appropriati per gli annunci video.
Danni White consiglia di generare video al di sotto dei 5 minuti: un girato più lungo consente di frammentare lo stesso in più parti da proporre in vari momenti.
Non solo video brevi ma, soprattutto, accattivanti.
2. I social media potrebbero aver perso la loro strada
Tra le 7 strategie di digital marketing 2023 è sul podio la creazione di fiducia, alimentare relazioni. Questo è il mantra dei social media.
La strada maestra per evitare la perdita di follower ed engagement. Come fare? Aumentare il grado di interazione con i propri pubblici di riferimento.
Una soluzione è quella di incoraggiare gli utenti a rispondere a una CTA mediante l’iscrizione alla newsletter o facendoli approdare su una landing page accattivante.
E poi, senz’altro utile, è il ricorso alla “messa in evidenza dei benefici”: non può esserci risposta positiva se non si restituisce al pubblico qualcosa. Bene: è necessario mettere in evidenza i benefici cui l’utente potrà accedere se compie il passo successivo, l’azione tanto agognata.
Spesso la condivisione e i commenti dei contenuti ci emoziona. Pensiamo di aver raggiunto pienamente gli obiettivi della nostra strategia ma, più tardi, scopriamo amaramente che non sempre chi condivide e commenta è davvero interessato a ciò che diciamo. Per questo la regina di ogni strategia è lo sviluppo del pubblico.
E il modo migliore per generare un’audience captive è la mail.
Le persone che si iscrivono a newsletter e notifiche sono davvero interessate ai contenuti poiché si sono attivate per riceverle. Un buon modo, questo, per determinare l’interesse dell’audience di riferimento.
Ma come consolidarli? Bisogna nutrirli e guidarli lungo tutto il percorso per evitare perdite significative. Quando un utente varca la soglia deve ricevere costantemente contenuti di forte engagement per trasformarlo in acquirente. Senza una solida strategia di sviluppo il pubblico rimane passivo e non ci condurrà al raggiungimento degli obiettivi.
L’audience è composta da una fetta di pubblico che nel funnel è già ad uno step avanzato, sono ad un passo dall’acquisto.
Avete presente il funnel delle 5A? Aware, Appeal, Ask, Act, Advocate. Il pubblico a questo punto è già nella fase dell’Ask, che si stanno documentando, ti stanno chiedendo informazioni perché sono interessate direttamente a comunicare con te.
È possibile segmentare l’audience in molti modi ed è molto facile: un invio può essere segmentato in vari modi, si può scegliere di mandare la mail a chi si è registrato da una settimana ed è un contatto caldo, si può mandare un’email a coloro che è da molto che non aprono le nostre mail, a coloro che non hanno mai acquistato, a coloro che sono nostri iscritti da tanto.
La regola aurea? Prima pensa a chi manderai la tua mail, poi pensa al contenuto, solo allora si potrà premere su ‘invio’.
4. Sfruttare l’intelligenza artificiale
Il ricorso all’intelligenza artificiale è utile per creare o riproporre contenuti molto rapidamente. Certo non ci si può affidare all’Intelligenza Artificiale credendo di puntare sull’originalità.
Il concetto di White è semplice: l’AI viene in nostro soccorso per rendere la generazione di contenuti meno stressante.
Non solo nella fase di creatività ma anche, e soprattutto, nelle fasi di analisi di una mole di dati imponente. Grazie ad essa, infatti, possiamo scoprire a chi rivolgerci, quando farlo e cosa comunicare.
L’intelligenza artificiale è un valido supporto, non un nostro sostituto. E, in effetti, ci aiuta a capire quali contenuti generare e quali informazioni considerare per stupire il nostro pubblico.
5. Perseguire opportunità di co-marketing e collaborazione
Il co-marketing e le partnership rappresentano una strategia utile ad aumentare reciprocamente la consapevolezza del brand di un’azienda.
Appoggiarsi all’esperienza di un altro marchio è anche un modo per sviluppare nuove opportunità di creazione di contenuti e uscite sulla stampa.
Un esempio? Attingere alla propria rete LinkedIn. Ad esempio, se una persona della tua rete ti chiede di collaborare per un episodio del suo podcast, potresti trarne beneficio, sarà dunque un ottimo modo per condividere le conoscenze con un nuovo pubblico.
Anche gli eventi di networking locali offrono molte opportunità per costruire relazioni con colleghi del settore che possono diventare partner di collaborazione.
6. Sfruttare il pubblico dei podcast
A proposito di podcast, di questi tempi sono assolutamente di moda. Ed è un must anche per le 7 strategie di digital marketing 2023.
In America ci sono più di 120 milioni di ascoltatori di podcast, di cui più di 104 milioni si sintonizzano regolarmente. Si tratta chiaramente di una strada che vale la pena percorrere, soprattutto perché non richiede una grande quantità di attrezzature per essere prodotta.
Il podcasting è un modo eccellente per condividere informazioni con un pubblico più ampio. Può anche essere utilizzato come strumento di lead generation, fornendo risorse al pubblico per entrare in contatto con il brand. Il valore deriverà dall’evidenziare le competenze che il marchio nel suo complesso possiede.
Nel 2022 Google ha introdotto diversi aggiornamenti dell’algoritmo, due dei quali erano fortemente incentrati sulla necessità di garantire che i domini di ranking producessero contenuti utili in modo che fossero effettivamente importanti per il pubblico. Ciò significa che per il 2023 sarà necessario privilegiare la qualità rispetto alla quantità.
Non limitatevi a costruire la vostra strategia sulle parole chiave.
Puntate a diventare l’autorità sull’argomento e a guadagnare la fiducia del vostro pubblico concentrandovi sull’utilità dei contenuti. Provate a rivedere gli ultimi 6-12 mesi dei vostri contenuti per determinare cosa ha funzionato e cosa meno, quindi rielaborate la vostra strategia di conseguenza.
Con le nuove aspettative dei consumatori, il 2023 potrebbe essere un anno stellare per il marketing digitale.
Non è necessario reinventare la ruota, basta modificarla. Finché parlate con il vostro pubblico e create un’esperienza eccellente per loro, sarete pronti per il successo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/03/strategie-marketing-2023.jpg6691019Luca Arlottohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Arlotto2023-03-08 12:30:132023-03-08 14:01:567 previsioni di digital marketing per il 2023
Qual è la rappresentazione della donna in pubblicità? Nelle adv, generalmente, gli uomini sono stati rappresentati come forti, intelligenti e lavoratori, ma non si può dire lo stesso delle donne.
Ormai (per fortuna) le donne sono, il più delle volte, valorizzate dai media, ma non è sempre stato così. Non molto tempo fa, le pubblicità sessiste incoraggiavano le donne a essere principalmente due cose: una domestica e l’accessorio di un uomo. Anche dopo aver contribuito a far andare avanti il mondo durante la prima e la seconda guerra mondiale, le donne erano ancora considerate passive e, in un certo senso, inferiori.
Eppure, le donne sono un target molto importante per i pubblicitari: secondo uno studio del 2019 del The Economic Times, il 58% degli annunci contemporanei è rivolto alle donne, contro il 38% che si rivolge a entrambi i sessi.
Vediamo insieme come le pubblicità sono passate dal ritrarre le donne come casalinghe passive a celebrarne la forza.
La rappresentazione delle donne in pubblicità
Inizio del 20simo secolo
Prima della prima pubblicità televisiva, andata in onda nel 1941, la stampa e il cinema erano due dei modi più efficaci per gli inserzionisti per promuovere i loro prodotti a un pubblico ampio.
Pubblicità su carta stampata
Nel 1908, Henry William Hoover (inventore dell’aspirapolvere verticale) fondò il suo omonimo marchio in Ohio, USA.
Negli anni ’20, l’aspirapolvere Hoover era riconosciuto in tutti gli Stati Uniti come un prodotto essenziale per la casa. E la narrativa che le pubblicità del marchio spingevano per promuovere il loro dispositivo di pulizia era che un Hoover era il più grande desiderio di una donna.
Era comune imbattersi in pubblicità cartacee di Hoover accompagnate da didascalie come: “Non deluderla di nuovo questo Natale. Regalale una Hoover“, “Regalale una Hoover e le darai il meglio” e “Hoover salvaguarderà il suo orgoglio di avere una casa pulita“.
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Pubblicità del primo Novecento come questa ritraevano la donna media come una domestica il cui unico desiderio nella vita era quello di tenere in ordine la casa per compiacere il marito.
Pubblicità al cinema
Negli anni ’30 i cinema cominciarono a spuntare ovunque e fecero il loro debutto alcuni dei film più importanti della storia del cinema, come Il mago di Oz e Biancaneve e i sette nani.
Per i pubblicitari, l’avvento del cinema significava un pubblico prigioniero a cui promuovere la propria merce.
Un esempio di pubblicità sul grande schermo degli anni ’30 è “A Film Mystery” di Dreft, che segue un personaggio chiamato Mrs Smith che, ovviamente, si trova in cucina mentre intenta lavare i piatti.
La voce narrante raccomanda agli spettatori, come la signora Smith, di iniziare a usare il detersivo Dreft per lavare piatti e bicchieri.
Si tratta solo di un altro esempio di come, in quell’epoca, le donne fossero viste come nient’altro che governanti.
Ecco una gallery delle pubblicità degli anni ’30.
Rappresentazione della donne nelle pubblicità degli Anni 40 e 50
Negli anni ’40-’50 la televisione si diffuse a macchia d’olio, tanto che. alla fine degli anni ’50. la maggior parte delle persone nei Paesi occidentali possedeva un televisore.
Naturalmente, sempre più inserzionisti capitalizzarono su questo nuovo pubblico, investendo nella produzione di pubblicità su schermo.
Nonostante le donne avessero assunto molti “ruoli maschili” durante la Seconda Guerra Mondiale, anche queste pubblicità erano piene di stereotipi sessisti.
Nella selezione di pubblicità degli anni ’40 qui sotto, raccolta da NowThis News, c’è un’ovvia linea guida: le donne devono essere all’altezza degli standard maschili.
Gli anni ’60
Coca-Cola (1961)
Nel 1961, Coca-Cola reclutò l’attrice Connie Clausen come protagonista di uno spot televisivo incentrato su una teoria stravagante: la famosa bevanda fa dimagrire. “Con Coca-Cola non ci si preoccupa del girovita“, recitava Connie, prima di addentrarsi nella spiegazione dei motivi per cui fosse utile la bevanda analcolica per tenere sotto controllo il peso.
Anche tralasciando l’aspetto scientifico, sappiamo quanto sia dannoso trasmettere alle donne il messaggio che il loro valore è intrinsecamente legato all’aspetto fisico.
Volendo trovare una nota positiva, almeno la protagonista è una donna in carriera, invece di una casalinga incatenata ai fornelli.
Kodak (1964)
Torniamo in cucina con questo spot Kodak, in cui la compianta Betty White prepara un picnic per la spiaggia mentre parla agli spettatori della pellicola a colori Kodak.
Anche se la protagonista non è intenta a cucinare, l’ambientazione lascia decisamente a desiderare.
La rappresentazione della donna in pubblicità negli anni 7o
Tab Cola (1972)
All’inizio degli anni ’70, si iniziano a intravedere veri e propri progressi nell’affrontare la disuguaglianza di genere nei media e nella pubblicità.
Vediamo come esempio questo spot di Tab Cola del 1972: non c’è un uomo, una cucina o un prodotto per la pulizia in vista. Tuttavia, il mondo della pubblicità aveva trovato un altro modo per “sfruttare le donne”: trasformarle in oggetto del desiderio maschile.
Le donne (come quella che si vede in questo spot) iniziavano a venire sessualizzate per invogliare gli uomini ad acquistare il prodotto o il servizio.
Tab (1978)
Sei anni dopo il brand di beverage pubblicò lo spot “Beautiful People“.
Come suggerisce il nome, lo spot ha come protagoniste una serie di persone, tra cui una donna al lavoro, una reginetta di bellezza, una donna sportiva in bici.
Appare chiaro come i pubblicitari stessere iniziando a capire che le donne non fossero tutte uguali e a celebrare invece la diversità.
Gli anni ’80
Martini (1981)
L’assoggettamento delle donne allo sguardo maschile era un problema ancora più sentito negli anni ’80; dopo il decennio della liberazione, le donne apparivano spesso nelle pubblicità indossando abiti succinti per suscitare l’interesse degli uomini.
Un esempio su tutti: La pubblicità della cameriera sui pattini di Martini, del 1981.
BT (1988)
Gli spot BT di Maureen Lipman della fine degli anni ’80 sono a dir poco esilaranti, ma con alcuni temi non proprio ideali che attraversano tutta la serie di pubblicità.
Ad esempio, nello spot che pubblicizza il servizio di ordinazione telefonica di BT, si capisce subito che il personaggio di Lipman non desidera altro che acquistare prodotti elettrici per la casa come aspirapolvere e lavatrici. Sembra di essere tornati agli anni ’20.
La rappresentazione della donna in pubblicità negli anni ’90
Bounty (1990)
“Il sesso vende” era il motto degli anni ’90 e i pubblicitari si ingegnavano per trovare modi nuovi e originali per presentare donne seminude nei loro spot.
Ad esempio, questo spot Bounty porta gli spettatori su una spiaggia esotica, invitandoli ad “assaggiare il paradiso” mentre fissano una donna in bikini.
Ma c’è un aspetto in cui questo spot differisce da quello di Martini andato in onda un decennio prima: Bounty includeva anche un uomo seminudo, a beneficio dello sguardo femminile. Sì, era arrivato il momento che anche le donne potessero dare un’occhiata.
Spice Girls (1996)
Se pensiamo al girl power negli anni ’90, ci sono solo loro: le Spice Girls.
Il quintetto pop ispirava le donne di tutto il mondo ad abbracciare la propria personalità per distinguersi dalla massa.
La frase più potente dello spot è quella di Mel C, che sfrutta il suo momento per esclamare: “Attenti ragazzi, le ragazze sono qui!“.
Sembrava che il nuovo millennio avrebbe segnato una nuova era per le donne.
Gli anni 2000
Gillette Venus (2000)
Subito dopo la fine del 2000, Gillette pubblicò il suo spot Venus che prometteva alle donne che si sarebbero sentite “come delle dee” se avessero usato la nuova linea di rasoi del marchio.
È evidente fin dall’inizio che lo spot mira a incoraggiare le donne a radersi le gambe per se stesse, non per impressionare gli uomini.
Questo concetto viene confermato quando la voce narrante femminile dice: “È qualcosa a cui tutte le dee hanno diritto“, parlando di pelle liscia. Gli uomini? Chi se ne importa!
Mercedes (2007)
Anche dopo gli anni 2000, alcuni marchi non erano pronti a comprendere quanto non fosse più accettabile stereotipare le donne come poco intelligenti.
Uno degli esempi più famosi degli anni Duemila è rappresentato dallo spot Mercedes “La bellezza è nulla senza cervello“. In questo spot, una donna, senza rendersene conto, ordinava il suo pranzo a una bibliotecaria, scambiandola per l’impiegata di un fast food.
Che dire…almeno l’esperta bibliotecaria rappresentava le donne sveglie del mondo!
La rappresentazione della donna nelle pubblicità dal 2010
John Lewis (2010)
Nel 2010, la catena di grandi magazzini John Lewis ha celebrato le donne con uno spot emozionante e potente, che ricordava alle persone a casa che le donne sono il collante di tutti gli aspetti della vita.
Nike (2017)
Alla fine del decennio, i pubblicitari si sono resi conto quanto fosse vantaggioso (sia per loro che per il loro pubblico) spingere la convinzione che le donne fossero capaci di tutto.
Improvvisamente, le donne forti e resistenti erano di moda e nessuno (nemmeno gli uomini) si lamentava.
Alcuni dei migliori esempi di pubblicità che conferiscono potere alle donne ci arrivano da Nike, come “This Is Us” del 2017.
Dal 2020 in poi
Dior (2021)
100 anni dopo la pubblicità stampata di Hoover, Dior pubblica uno spot con Natalie Portman in cui l’uomo è un semplice accessorio nella sua vita.
Come sono cambiate le carte in tavola.
Squarespace (2022)
Per il Super Bowl 2022, l’azienda newyorkese di siti web Squarespace ha reclutato Zendaya per il suo spot che ruota attorno a una donna d’affari di successo.
Squarespace utilizza questo esempio di giovane imprenditrice per ispirare le giovani donne ad avviare le proprie attività.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/03/rappresentazione-della-donna-in-pubblicita.jpg6981245Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2023-03-08 10:51:232023-03-08 10:58:36Da governante a paladina: come è cambiata la rappresentazione della donna nelle pubblicità
La lead generation gode di un ruolo di primo piano per il successo delle attività aziendali. Un sondaggio di Gartner, svolto su un campione di 750 dirigenti d’impresa nel Regno Unito, ha dimostrato che il 58% dei responsabili considerano la lead generation lo strumento chiave per la crescita.
L’espressione inglese lead generation sta ad indicare tutte quelle azioni di marketing messe in atto per acquisire i nominativi di nuovi contatti, potenzialmente interessati ai prodotti/servizi dell’azienda.
L’obiettivo è di convertirli in clienti, attraverso un processo di funnel (ad imbuto).
Rispetto ad altre tecniche di marketing, non è l’azienda che va alla ricerca del cliente ma è il cliente che, lasciando i propri dati, diventa raggiungibile per l’azienda. E se un utente decide di lasciare il proprio nominativo significa che, in qualche modo, ha già mostrato fiducia, che potrebbe tradursi in un acquisto in futuro.
Nikolas Kairinos, CEO e cofondatore di Prospex.ai, ha dichiarato: “La lead generation è la linfa vitale di un’azienda, quindi è una preoccupazione vedere così tante aziende in difficoltà in questo settore. La nostra ricerca mostra che c’è un’eccessiva dipendenza dai vecchi metodi di lead generation, che potrebbero essere stati la norma decenni fa, ma sono inadeguati nel mondo digitale di oggi“.
“Le aziende – continua – devono adattarsi per garantire che rimangano competitive e aumentare il numero di lead che alla fine si convertono in vendite. Fortunatamente, esistono una serie di soluzioni tecnologiche accessibili per cambiare il modo in cui le aziende sono in grado di gestire campagne di vendita e marketing, dai big data e la profilazione dei social media fino all’intelligenza artificiale e all’apprendimento automatico“.
Gli strumenti della generation lead
Possedere un sito web non assicura automaticamente del traffico di utenti realmente interessati. Ecco perché è necessario fornirsi degli strumenti giusti che attirino i prospect verso il proprio brand. Si tratta di vari strumenti che consentono di automatizzare il lavoro raccogliendo i dati del contatto (nome, indirizzo email), per seguire il lead e convertirlo in cliente pagante:
Generazione di lead on-page, anche se dalla propria pagina web è difficile generare lead, si può comunque considerare un buon punto di partenza. Se c’è un visitatore sul tuo sito vuol dire che è già interessato ai prodotti, va quindi “colpito” in quel preciso momento, spingendolo a lasciare i propri dati attraverso un form di contatto da compilare
E-mail marketing, spesso, con errore, si tende a pensare che l’email sia morta, ma non è così. Nel 2022 sono state inviate 126,7 trilioni di email, l’abbonato medio riceve una media di 13 email al giorno, e il 61% dei consumatori sostiene di avere preferenza nell’essere contattato tramite email. Anche tra i giovanissimi risulta essere uno strumento apprezzato, più dei 3/4 degli adolescenti dichiara di utilizzarle
Modulo web, inserire una scheda da compilare con i propri dati all’interno delle pagine web molto trafficate, può aggirare il problema nel caso in cui il proprio sito web generi pochi contatti
Squeeze Page, sono definite pagine di destinazione, non finalizzate ad una vendita diretta ma a convertire i visitatori anonimi in una lista di contatti identificati. Possono essere dei pop up, (finestre con testo e grafica che appaiono mentre si naviga), oppure url, (pagine esterne in cui l’utente arriva dopo aver cliccato un link), o ancora, exit intent, (pagine che appaiono quando stai per uscire da un sito)
Lead magnet, l’utente deve essere incentivato a fornire i dati personali, per questo è utile offrire un piccolo regalo gratuitamente, definito “calamita”: ebook da scaricare, video tutorial, corsi online, podcast, white paper, buoni sconto, o la versione prova di un servizio
Live chat/chat box, forniscono un aiuto in tempo reale, permettendo di guadagnare fiducia rapidamente, risulta molto apprezzato dalla clientela in ambito professionale
Call to action, si tratta di quegli elementi che spingono l’utente a compiere un’azione, come ad esempio, “iscriviti alla newsletter”. Frasi di questo tipo vanno poste preferibilmente nella parte alta della pagina web e realizzate con colori a contrasto, in modo da colpire immediatamente il navigatore
Blog, ha il vantaggio di raccogliere dei lead profilati, cioè un target del quale già conosciamo gli interessi, considerando che sta seguendo il blog. Il segreto è postare con continuità
SEO, attraverso un’ottimizzazione del sito web e la produzione dei contenuti in ottica SEO, si può incrementare il traffico organico del sito web, che rimane uno dei modi migliori per generare lead
Backlink, link posizionati su terzi siti affidabili e apprezzati dagli utenti, che riportino alla home del proprio sito web
Le strategie di successo di una generation lead
Le buone tattiche di lead generation fanno parte di un processo costruito ad hoc, come un abito su misura.
Le strategie di marketing da seguire, e unire allo strumento giusto, sono infatti diverse:
Content marketing, la creazione e condivisione di contenuti è il modo migliore per aumentare il traffico web e acquisire i dati dei clienti. Non esistono contenuti più performanti di altri, esistono buoni contenuti lavorati in ottica SEO
Social media marketing, permette di lavorare con un approccio più targettizzato, e di essere sempre sul pezzo. Un esperto, infatti, è in grado di operare sulla FOMO (fear of missing out), la paura di perdere notizie, che dilaga tra le aziende. Il social media manager intercetta gli argomenti più scottanti con continuità, attirando i prospect
Campagne SEM (search engine marketing), finalizzate ad acquisire posizioni più alte in cima alle query di ricerca
Campagne display advertising, banner, pop-up e bottoni che permettono di promuovere un prodotto generando lead
Remarketing, distingue gli utenti in base alle ricerche passate, sfruttando i cookie
Marketing virale, il cosìdetto “passaparola” online, estremamente efficace, che genera lead senza costi
Nel caso di generation lead on page e con email marketing, tra i vari software consigliati troviamo OptinMonster, che permette di diminuire l’abbandono del carrello con la tecnologia Exit Intent, realizzando promozioni ed offerte mirate, e migliorando la mailing list; TrustPulse, che consente l’aggiunta di notifiche delle attività svolte da persone reali sul tuo sito, come la visualizzazione dei prodotti, rappresenta la prova della fiducia che l’azienda sta costruendo.
Se non abbiamo una mailing list e abbiamo bisogno di andare a “caccia” di contatti, possiamo ricorrere ad Hunter o Aeroleads.
Comunicare è un’ottima strategia nella generazione di lead, ad esempio, nello sviluppo di chat sono da citare Drift e Intercom, per connettersi con i prospect in tempo reale.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/03/lead-generation.jpg6721098Ilenia Vallerianihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngIlenia Valleriani2023-03-07 12:30:282023-03-08 10:51:54Come creare una Lead Generation efficace e far crescere il business
Le tecnologie si fanno sempre più intelligenti e vicine ad ogni singolo utente. Un aiuto per gli inserzionisti alla ricerca di nuove modalità per rendere ancora più efficienti le campagne di advertising arriva dalle nuove tecnologie di Spotify.
Nella ricerca effettuata da Spotify lo scorso anno, e che ha visto la collaborazione con Neuro Insight, una società di Neuroscienze degli Stati Uniti nell’esplorazione gli effetti del suono sulle persone, si è evidenziato come l’effetto dell’esposizione ai contenuti audio possa realmente agire sul cervello e influenzare il comportamento degli individui.
Come i contenuti audio digitali aumentano l’engagement dei brand
A parlarci delle adv su Spotify c’è Alberto Mazzieri, Head of Sales Southern Europe di Spotify che ci ha raccontato di come le aziende siano estremamente interessate a sfruttare la piattaforma per condurre al meglio i propri obiettivi di comunicazione ed aumentare la propria audience.
Nella ricerca di quest’anno,Sonic Science 2.0, in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Biometrica MindProber, si è invece indagato sull’impatto durante la giornata dell’audio digitale sul fisico e sul comportamento delle persone e di come questo comportamento possa fornire degli insights interessanti da elaborare per raggiungere in modo più efficace il pubblico.
Lo studio ha coinvolto un campione di diverse centinaia di persone distribuite tra US e UK e che sono state esposte nell’arco di 40 giorni a più di 15.000 sessioni audio per un totale di più di 22.000 ore di ascolto.
Grazie a dei sensori indossati nell’arco della giornata e durante ogni attività, è stato possibile analizzare dei dati ricavati dall’attivazione elettrodermica, ovvero alle reazioni della pelle sollecitata da un determinato tipo di stimolo.
Un ulteriore step della ricerca consisteva nell’acquisizione di dati pre e post esperimento per indagare come la percezione dell’esposizione a contenuti audio potesse generare cambiamenti sulla giornata, anche in termini qualitativi.
Il Mood Boost dei contenuti audio su Spotify
“Capire come il ruolo dei contenuti audio, non solo musicali, possano interagire ed influenzare i diversi stati psicologici è utile per avere degli insight interessanti. È interessante per i brand apprendere che l’ascolto di audio sia realmente parte della routine quotidiana e che genera un miglioramento dello stato d’animo e delle emozioni, a prescindere che si parta da uno stato positivo o meno e a prescindere dall’attività che si sta svolgendo. Il che si traduce, per i brand, avere un engagement più alto, con la possibilità di raggiungere un pubblico più connesso e interessato in un momento in cui c’è un’altissima attenzione. Un mood boost quindi, in cui Spotify riesce appieno grazie alla sua offerta non solo di musica ma anche di contenuti che sempre più stanno registrando livelli alti di attenzione e di ingaggio, come i podcast.”
Su Spotify, piattaforma leader nell’audio in streaming, oltre ad un’ampia offerta musicale ci sono moltissime categorie di contenuti podcast, basti pensare che sono presenti 5 milioni di titoli, che spaziano dalle news, al true-crime fino all’intrattenimento comedy: un tasso di immersività e di engagement che si riflette anche nella trasferenza degli annunci pubblicitari inseriti, ovvero nel livello di attenzione del pubblico al passaggio delle ads.
La personalizzazione di Sonic Science 2.0
E a questo proposito, la tecnologia di Sonic Science 2.0 fornisce una cerchia quasi infinita di informazioni utili per i brand, tali da poter personalizzare maggiormente il messaggio.
Infatti, in base al comportamento dell’utente su Spotify, della scelta musicale, di ritmo o di quantità di parole, la ricerca ha evidenziato come ad un determinato contenuto audio scelto durante le diverse attività della giornata, come a lavoro, in auto, con la famiglia o in palestra, sia associato un certo tipo di engagement e di relazione.
In questo modo il messaggio pubblicitario costruito su uno specifico momento, legato al contesto e all’ambiente risulta ragionevolmente più dinamico ed efficace rispetto a un messaggio targetizzato su quei dati “statici” come interesse, età e luogo geografico.
Come possono queste informazioni essere sfruttate al meglio per creare dell’advertising efficace su Spotify
I dati a disposizione permettono di creare ampi cluster suddivisi in base al mood e al momento, a cui veicolare le inserzioni in modo specifico e attraverso azioni strategiche: ad esempio se siamo in auto e ascoltiamo un podcast in cui l’attenzione è massima ed il flusso del racconto è costante, si creeranno dei messaggi che non distraggano troppo dal flusso e che abbiano un tono di voce coerente con ciò che si sta ascoltando.
Se invece l’attività sarà quella dell’allenamento in palestra, il messaggio che ci sarà proposto sarà coerente con il ritmo ed il mood di quel momento: presumibilmente sarà energico per non andare ad interrompere il carico adrenalinico del nostro corpo.
“L’iper-targetizzazione sebbene sia molto utile per le aziende, presenta dei limiti naturali, per alcuni casi e per alcuni brand o servizi, in cui è invece necessario raggiungere un pubblico più ampio possibile. In questo caso, bisogna essere consapevoli di non poter generare i numeri attesi o i volumi che si intende raggiungere con questo tipo di ads. La semplice targetizzazione demografica, il lavorare con la reach e con il retargeting sugli utenti, si rivelano essere comunque azioni efficaci.”
Incuriositi dai dati di Spotify, che ricordiamo essere l’App su cui le persone passano più tempo da mobile rispetto agli altri social, abbiamo chiesto ad Alberto Mazzieri quale sia la percentuale degli utenti disponibili ad ascoltare annunci pubblicitari su questa piattaforma e quale attività quotidiana genera un mood boost superiore.
La risposta è chiara: si tratta di una percentuale abbastanza consistente. Il 73% degli utenti dichiara, infatti, di accettare ad essere esposti ai messaggi pubblicitari.
Un pubblico consapevole che le informazioni utilizzate da Spotify possano fornire forme di advertising rilevanti e congruenti, con un tone of voice costruito sulla base delle personali esperienze di ascolto.
“Inoltre, da parte nostra, il condurre regolarmente delle analisi ci porta a scoprire quale sia il feedback degli utenti sulla user experience e come migliorarla, fornendo un’esperienza soddisfacente e che li spinga a rimanere molto tempo sulla piattaforma. Un’ulteriore opportunità che fa gola ai brand proprio perché l’audio digitale, a differenza del video, può essere usufruibile anche indistintamente dallo schermo. “
Per quanto riguarda l’attività più “penetrante” in termini di mood positivo e di attenzione, sempre secondo la ricerca di Sonic Science 2.0, è senza dubbio l’attività fisica. Un momento ormai della quotidianità della maggior parte di noi in cui la presenza della musica è una costante e che registra un livello di engagement superiore del 19%.
Campagne pubblicitarie audio: una media strategy ottimale per le aziende
Dalla ricerca di Sonic Scienze 2.0 si evince anche quanto i dati delle campagne pubblicitarie siano positivi e coerenti su Spotify, in termini di ricordo, memorabilità e trasferimento dell’engagement, aumentando dunque le possibilità di conversione anche attraverso una singola campagna pubblicitaria.
L’immersività dei contenuti audio nel contesto e durante la giornata dimostra difatti che il 93% degli utenti rimane attento durante il passaggio da contenuti editoriali (musica o podcast) a quelli advertising e il 60% conserva un saldo ricordo dei brand e dei tipi di messaggi ascoltati.
Di certo, questi sono risultati molto positivi in termini di engagement legato al livello di attività di attenzione, soprattutto se paragonati alle stesse campagne veicolate su altri mezzi. A conferma di come l’audio svolga un ruolo importante in una media strategy articolata.
“In definitiva, pensare di aumentare le prospettive dei brand attraverso Spotify può rivelarsi una mossa ottimale: le metriche di engagement audio sono superiori rispetto a qualsiasi altro social: coinvolgono la fedeltà degli utenti, non solo come tempo di permanenza sulla piattaforma ma anche di ritorno quotidiano, di brand awareness, di consideration del brand e del funnel di conversione. Senza contare che produrre audio è infinitamente più economico che produrre video, per cui c’è la possibilità veramente di declinare tanti soggetti e personalizzare la comunicazione.”
Il momento d’oro dei Podcast
Una grande opportunità che comporta un uso mirato e specifico della piattaforma, con contenuti che calzino perfettamente con essa: il consiglio che Alberto Mazzieri dà alle aziende è quello di fare attenzione alla tipologia di messaggio da veicolare. Utilizzare un formato radio come formato audio su Spotify sarebbe sconsigliato perché andrebbe a creare un’interruzione del flusso di ascolto, non coerente con il momento ed il contesto, generando così una perdita di attenzione dell’utente.
Così come pensare di veicolare uno spot tv su Instagram o Tik Tok: una perfetta strategia comporta una creazione ad hoc del messaggio rispetto ai diversi canali da sfruttare.
Alberto Mazzieri conclude la nostra intervista confermando i dati della ricerca che evidenziano come l’audio digitale sia un compagno quotidiano a prescindere dal tipo di attività svolta o del mood e di come nessun’ altra attività media ci influenzi in modo tanto pervasivo. Questo si riflette su un livello alto e continuo di engagement, che porta ad un ricordo maggiore dei brand e di conseguenza un’efficacia maggiore dei messaggi pubblicitari. L’audio digitale può contribuire in modo consistente al raggiungimento degli obiettivi di una comunicazione multipiattaforma e multicanale.
Un accento importante va posto sui podcast diventati ormai mainstream: secondo l’ultima analisi Ipsos il numero di italiani che ascolta questi contenuti è di circa 11 milioni.
“Quello dei podcast è un mercato su cui stiamo investendo e che contribuisce all’evoluzione dello stesso Spotify. Il nostro obiettivo è portare sia in ambito di misurazione e tracciamento delle campagne pubblicitarie all’interno dei podcast, la stessa qualità dell’ambito digitale. Abbiamo una tecnologia chiamata Streaming Ad Insertion, in grado di pianificare all’interno dei podcast in modo più accurato, con delle metriche di reach più precise rispetto alla tecnologia standard del mercato.”
Ed anche il pubblico esposto ai messaggi pubblicitari è in continua espansione, dal momento che le inserzioni inserite nei podcast, a differenza dei contenuti musicali, raggiungono sia gli utenti free che quelli premium.
Spotify può dunque aiutare gli inserzionisti a raggiungere i loro obiettivi di marketing, vista l’importante quantità e qualità di dati ed insight a disposizione al fine di conoscere davvero al meglio l’audience, e in particolare, la Gen Z che è il gruppo di utenti con maggiore aderenza alla piattaforma.
È fondamentale dunque fornire ai brand gli insight sul loro pubblico, sui comportamenti, sulle scelte, sui trend che seguono per poter costruire un messaggio accurato che garantisca una sferzata positiva sulla sua efficacia.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/03/sonic-science-spotify-copertina.jpg7081271Urania Frattarolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngUrania Frattaroli2023-03-07 10:09:132023-03-07 23:07:58Sonic Science 2.0, ottimizzare l'audio adv con Spotify: intervista ad Alberto Mazzieri
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