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TikTok dice di no a Microsoft e sceglie Oracle, ma l’accordo non c’è ancora

La notizia è arrivata solo poche ore fa ed è subito stata una rincorsa tra conferme e smentite. Perché che TikTok alla fine rifiutasse l’offerta del gigante Microsoft sembrava impossibile. Eppure Oracle ha battuto a sorpresa il suo concorrente nella gara per TikTok negli USA. Ma ByteDance non vuole vendere.

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Com’è andata

La casa madre cinese della piattaforma per i video brevi, ByteDance, avrebbe alla fine scelto il gruppo di Larry Ellison, che ora dovrebbe diventare Trusted Tech Partner.

La vittoria è stata una vera sorpresa per tutti, dato che la proposta di Microsoft era finora considerata in pole position. ByteDance ha prima fatto sapere al gruppo di Satya Nadella di aver deciso di rifiutare l’accordo. Poi, stando a quanto rivelato dal Wall Street Journal , ha dato il via libera all’altro principale aspirante, la società di Larry Ellison.

L’operazione, però, da quanto è trapelato non sarà una vera e propria cessione: Oracle infatti dovrebbe essere nominata “trusted tech partner” negli USA, ossia un socio tecnologico di fiducia per la gestione dei dati, mentre la proprietà vera e propria rimarrebbe cinese.

L’ipotesi sarebbe confermata da una notizia diramata dalla televisione cinese Cgtn, secondo la quale ByteDance non venderà le operazioni statunitensi e di conseguenza non fornirà il codice sorgente per la piattaforma video.

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Il nuovo accordo e i problemi di sicurezza nazionale USA

Tuttavia l’aggiunta di un “partner tecnologico di fiducia” affronta solo una minima parte dei problemi di sicurezza nazionale sulla base dei quali l’amministrazione Trump aveva emanato il suo ordine esecutivo.

Domenica sera – appena due giorni prima della scadenza fissata da Microsoft – l’affare TikTok si è concluso. Questa mattina, il Segretario del Tesoro Steven Mnuchin ha confermato l’accordo e ha detto che sarà presentato al Presidente Trump con una raccomandazione alla fine di questa settimana. Ma, salvo una catastrofe completa, TikTok continuerà ad operare negli Stati Uniti. Così i 1.400 dipendenti di TikTok negli Stati Uniti e decine di milioni di utenti statunitensi tirano un sospiro di sollievo.

Ma la vendita dell’ultimo minuto è strana sotto diversi aspetti, come sottolinea TheVerge, in quanto non è in realtà una vendita.

Mentre la versione dell’accordo con Microsoft avrebbe separato completamente la TikTok americana dall’Europa e dall’Asia, il deal con Oracle la lascia per lo più intatta, creando piuttosto una forma di hosting.

Oracle non riscriverà l’algoritmo TikTok né gestirà la moderazione, non è chiaro dunque come questo accordo possa acquietare le preoccupazioni del governo.

Il vero vincitore è Oracle, che presumibilmente verrà pagato profumatamente da TikTok per i suoi servizi di trust-partnering e per superare un’impasse durata mesi.

Intanto, nulla è ancora certo, in attesa dell’approvazione legale tanto da parte del governo americano quanto di quello cinese.

facebook campus

Week in Social: da Facebook Campus all’algoritmo di TikTok

Il mondo dei social media è sempre in movimento, si sa. E tra una notizia e un aggiornamento, è bene restare al passo per non rischiare di non trovare più il tasto del Business Manager su Facebook!

Sì, ce lo avete scritto in tanti nei commenti dopo il nostro articolo sul nuovo layout desktop del social e non potevamo non dare voce alle vostre proteste.

Ma nonostante questo dubbio amletico, andiamo avanti e continuiamo a seguire tutte le ultime novità. Eccole qui per voi!

nuovo layout facebook

Universo Facebook

Facebook delinea nuove misure per le elezioni presidenziali americane. Le azioni aggiuntive puntano a proteggere gli elettori dalle manipolazioni dovute a fake news e deepfake. Ai post saranno quindi aggiunte una serie di etichette informative.

Nel frattempo Facebook non ferma il suo processo di integrazione tra le varie piattaforme di sua proprietà e ora sta permettendo ad alcuni utenti di visualizzare le storie di Instagram su Facebook. Si tratterebbe di un test che potrebbe presto concretizzarsi in una nuova funzionalità.

Arrivano anche nuovi strumenti per Facebook Watch. Il social ha aggiunto alcuni tool di personalizzazione per guardare, segnalare video organici e ricevere insight sulle loro performance. Utili e da conoscere se si sta puntando su questa strategia.

Facebook Watch, infatti, secondo gli ultimi dati rilasciati ha raggiunto oltre 1,25 miliardi di visitatori mensili. Il social network ha ripercorso gli ultimi aggiornamenti sia per gli spettatori sia per i creatori di contenuti che hanno permesso la crescita, tra cui una migliore navigazione, la cura dei contenuti da parte di esperti e un machine learning più intelligente.

E ancora Facebook ci darà altri modi per esportare foto e video all’interno dell’iniziativa sulla portabilità dei dati della piattaforma: ora per gli utenti sarà possibile esportare i propri contenuti pubblicati anche tramite Dropbox e Koofr, oltre che con Google Photos.

Infine, l’ultima notizia è quella relativa ad un ritorno alle origini di Facebook, che ha lanciato “Campus”, uno spazio dedicato agli studenti del college, proprio come l’originaria versione del social.

Nel frattempo su Instagram…

Nel feed principale di Instagram comparirà anche la visualizzazione dei “Reels suggeriti”, mentre a breve sarà lanciata un’analisi mensile delle tendenze di questo nuovo formato.

Instagram sta anche testando alcune variazioni per la visualizzazione di Reels e tab Shop. Dopo aver recentemente lanciato una scheda dedicata alla nuova funzione video nella schermata iniziale in India, vuole ora esportarla anche in tutte le altre regioni in cui Reels è già disponibile.

Pianeta TikTok

TikTok aderisce al Codice di Condotta contro l’incitamento all’odio online. L’annuncio, a firma di Cormac Keenan, Head of Trust and Safety EMEA, punta a sottolineare la sicurezza della piattaforma come spazio creativo per la community, dopo che il video di un suicidio ha iniziato a circolare sul social.

La piattaforma ha anche introdotto Stitch, un’opzione che consente ai creator di ritagliare e integrare le scene dei video di altri utenti nei propri. Nella didascalia è possibile attribuire i credit con un collegamento diretto al video originale.

Infine, TikTok ha condiviso nuove informazioni sul funzionamento del suo feed. Quello che diventa più chiaro è che la piattaforma si tara sulle preferenze dell’utente da subito e mira ad evitare ripetizioni come vedere più video con la stessa musica o dello stesso autore.

Forse anche per questo ad agosto l’app è stata ancora una volta la più scaricata tra quelle che non riguardano il gaming.

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week in social

In breve

LinkedIn Stories. Il social testa un’opzione per aggiungere link nei contenuti effimeri. Attraverso swipe up sarà possibile accedere direttamente all’URL.

Su Spotify arriva una funzione karaoke. La modalità è ancora in fase di studio e potrebbe rimanere un test per migliorare l’esperienza utente. Ma dopo l’annuncio del rilascio dell’app Twitch Sings di Amazon a gennaio, la nuova feature potrebbe arrivare sui device in tempi rapidi.

ikea e lego

IKEA e LEGO, la partnership che tutti stavamo aspettando

  • IKEA e LEGO finalmente insieme per una collaborazione che coniuga le esigenze di bambini e adulti.
  • Una nuova linea di portaoggetti da utilizzare con qualsiasi elemento LEGO esistente e futuro.

 

È di qualche giorno fa la notizia che ufficializza la collaborazione tra IKEA e LEGO. I due marchi hanno unito le loro forze per creare una soluzione di arredamento giocosa chiamata BYGGLEK.

Composta da una serie di scatole portaoggetti con mattoncini LEGO, la nuova collezione mira a incoraggiare il gioco e infondere più divertimento durante il riordino della casa.

La collezione BYGGLEK sarà disponibile nei punti vendita al dettaglio IKEA in Europa e in Nord America a partire dall’1 ottobre.

Il tema è la vita in casa

Con la convinzione che il gioco renda la casa e il mondo un posto migliore, IKEA e LEGO hanno deciso di rimuovere le barriere al gioco nella vita quotidiana, creando un’esperienza pratica e divertente per bambini e adulti.

Il gioco è il modo più intuitivo e potente per i bambini di imparare e crescere. Tuttavia, i più piccoli e gli adulti hanno spesso punti di vista differenti quando si tratta di gioco e di creatività in casa. Gli adulti hanno spesso la necessità di creare stanze confortevoli e organizzate, i bambini invece percepiscono gli spazi come ambienti stimolanti e creativi in cui desiderano naturalmente giocare, fare una pausa e poi ricominciare a giocare.

ikea e lego

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Attraverso l’IKEA Play Report, IKEA ha chiesto ai bambini cosa vorrebbero e il 47% di loro ha affermato di volere più tempo per giocare con i propri genitori. Allo stesso tempo, il 90% dei genitori interpellati, partendo dalla convinzione che il gioco sia una componente fondamentale della vita di ognuno, ritiene che il gioco sia essenziale per il benessere e la felicità.

Nel riordinare e riorganizzare lo spazio dei bambini non solo interrompiamo il loro gioco, ma anche la loro espressione creativa e di crescita.

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In LEGO Play Well Study 2020, i genitori riconoscono l’importanza di far giocare i bambini, proprio con le loro modalità. 8 genitori su 10 ammettono un gioco disordinato, in questo modo i bambini si sentono liberi di sviluppare la loro creatività (85%). Tuttavia, 1 genitore su 2 si preoccupa che il proprio figlio faccia disordine quando gioca e si sente obbligato a riordinare, anche mentre il bambino sta ancora giocando (51%). 9 bambini su 10 confermano questa teoria, dicendo che i loro genitori dicono loro di rimettere in ordine mentre stanno ancora giocando (90%).

IKEA e LEGO: esplorare, sperimentare, sognare e scoprire

Le scatole BYGGLEK sono dotate di stud LEGO (i “bottoni” che permettono l’incastro tra due pezzi) sia sul coperchio che sul lato anteriore, questo permette di collegare insieme diversi contenitori. Così i bambini potranno integrare i porta oggetti come parte delle loro costruzioni, potranno memorizzare le storie al loro interno e mostrare con orgoglio le loro creazioni sopra di esse.

ikea e lego

“Volevamo creare una soluzione di storage che offrisse un’esperienza divertente e ludica. In IKEA crediamo sempre nel potere del gioco. Il gioco ci permette di esplorare, sperimentare, sognare e scoprire. Dove gli adulti spesso vedono disordine, i bambini vedono un ambiente stimolante e BYGGLEK aiuterà a colmare il divario tra questi due punti di vista per garantire un gioco più creativo nelle case di tutto il mondo” ha dichiarato Andreas Fredriksson, designer di IKEA Sweden.

La collezione BYGGLEK si abbina perfettamente ad altri prodotti IKEA, in questo modo la creatività dei bambini diventando un bel pezzo di decorazione domestica.

ikea e lego

A proposito di questa soluzione creativa Rasmus Buch Løgstrup, designer di LEGO Group, ha dichiarato: “BYGGLEK è riordino e gioco intrecciati. Offre alle famiglie una gamma di prodotti che aiuta a creare spazio e a giocare nella quotidianità, alimentando la creatività, rendendo possibile il divertimento insieme. BYGGLEK offre infinite possibilità, proprio come il LEGO System Play”.

ikea e lego

La linea si compone di quattro diversi prodotti: un set di tre contenitori piccoli, due contenitori più grandi e una scatola contenente 201 mattoncini LEGO per iniziare a giocare.

Non si tratta solo di una semplice scatola con coperchio, è uno scrigno pieno di allettanti idee per giocare. Una casa che puoi arredare, una scala, un kit di costruzione per i più creativi.

lego e ikea

Con BYGGLEK il colosso danese spera di estendere l’esperienza di gioco LEGO fornendo soluzioni di storage creative e divertenti che siano tanto giocabili quanto funzionali.

Così mentre IKEA consolida la sua presenza nel settore giochi, lo scorso luglio il colosso svedese ha debuttato nel campo moda lanciando la sua prima linea di abbigliamento e accessori, chiamata Efterträda. In stretta collaborazione con IKEA Sweden, IKEA Japan ha sviluppato una collezione ispirata e realizzata per la gente di Tokyo. Attualmente la gamma include t-shirt, felpe con cappuccio, bottiglie, ombrelli, asciugamani e borse, tutti stampati con il logo dell’azienda e il codice a barre del suo iconico sistema di scaffali Billy.

frequenza di rimbalzo

La regola dei 15 secondi: ecco perché gli utenti lasciano il tuo sito

  • Il tempo a tua disposizione per catturare l’attenzione degli utenti sul sito si misura in pochi secondi.
  • Un utente “rimbalza” fuori dal sito quando non c’è stato alcun coinvolgimento e/o non ha trovato ciò che cercava.
  • Ecco gli errori da non commettere, parlando di frequenza di rimbalzo.

 

Qual è il tempo medio di permanenza di un utente su una pagina web? Circa 15 secondi.

Ed è anche il tempo che hai a disposizione per catturare la sua attenzione e far sì che continui a  esplorare il tuo sito più in profondità.

La “regola dei 15 secondi” di cui parlava Jakob Nielsen già diversi anni addietro, consiste proprio in questo: se non hai generato interesse in questo breve lasso di tempo, probabilmente non lo farai più.

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Basta davvero poco perché un utente lasci una pagina web, dai tempi di caricamento troppo lunghi ai contenuti poco d’appeal.

Per valutare se il tuo sito è costruito in maniera efficace sotto ogni aspetto (visual, content, design) la metrica che devi sempre monitorare è la frequenza di rimbalzo.

Cos’è la frequenza di rimbalzo

Si tratta di una delle metriche più importanti per Google Analytics, che misura la percentuale di persone che abbandonano il tuo sito dopo aver visitato una sola pagina, senza svolgere alcuna azione.

Un utente “rimbalza” fuori dal sito quando non c’è stato alcun coinvolgimento e/o non ha trovato ciò che cercava. Si può dire che quanto più alta sarà la frequenza di rimbalzo, tanto meno efficace sarà il funzionamento del sito in questione.

Naturalmente, è bene considerare le diverse casistiche, che variano da settore a settore. Se si parla di un sito a scopo d’informazione, il fatto che un utente termini la navigazione dopo aver visitato una sola pagina, non è necessariamente un indicatore negativo.

Credits: neilpatel.com

Ma nel caso in cui la struttura del sito presupponga un’interazione, allora potrebbe esserci qualcosa che stai sbagliando.

La creazione di contenuti di qualità è importante non solo per catalizzare l’attenzione del lettore, ma anche per guadagnare credibilità agli occhi del motore di ricerca.

La frequenza di rimbalzo, infatti, non costituisce di per sé fattore di ranking perché l’algoritmo di Google non utilizza i dati di Analytics; ma se l’utente abbandona il tuo sito per tornare ai risultati di ricerca, ecco che il discorso cambia e quel tipo di rimbalzo potrebbe penalizzare a livello di indicizzazione.

Secondo YOAST la frequenza di rimbalzo può rappresentare un campanello d’allarme sotto tre aspetti:

  • la qualità è bassa: non c’è niente che inviti a impegnarsi
  • il pubblico non corrisponde allo scopo della pagina, quindi non ci sarà interazione
  • i visitatori non hanno trovato quello che stavano cercando

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Una pessima user experience

Molto spesso un’alta frequenza di rimbalzo è dovuta a una cattiva esperienza di navigazione.

Un design scadente, che offre troppe opzioni e risulta dispersivo, oppure con dei tempi di caricamento lentissimi, equivalgono all’abbandono della pagina.

Hubspot ha pubblicato le linee guida per un design efficace:

  • Semplicità: eliminare ogni elemento non essenziale
  • Gerarchia: organizzare gli elementi in base alla rilevanza
  • Navigabilità: creare un percorso di navigazione semplice e ovvio
  • Coerenza: l’aspetto deve essere uniforme in tutto
  • Accessibilità: il sito deve essere accessibile da tutti i dispositivi
  • Convenzionalità: usare sempre elementi che le persone conoscono
  • Credibilità: saper anticipare il search intent
  • Centralità dell’utente: monitorare le risposte degli utenti agli elementi del sito per ottenere la migliore UX.

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Più il sito risulterà user friendly, minore sarà il rimbalzo. Usabilità e disponibilità sono i fattori chiave per aumentare il tempo di permanenza: se il sito non è ottimizzato per tutti i tipi di dispositivi, elementi come collegamenti interrotti o mancanza di reattività mobile potrebbero essere deleteri se stai cercando di convertire un visitatore in un lead.

L’assenza di interazioni

Un escamotage che viene usato per aumentare il traffico, è quello di registrare nomi di dominio con storpiature di nomi di siti molto cliccati  (“yuotube.com” o “faecbook.com”) prevedendo gli errori di battitura più comuni degli utenti e “sottraendo” una fetta di utenza al sito originale.

Peccato che poi il tempo di permanenza sulla pagina non supera quasi mai i 30 secondi.

Un nome di dominio fuorviante o acchiappa click possono essere fattori di abbandono, poiché quando l’utente arriva sul sito non ci mette molto a rendersi conto di non trovarsi dove dovrebbe.

Se l’utente arriva su una pagina e non trova ciò che cerca, abbandona in pochi secondi, ma lo stesso avviene quando le informazioni sono troppe.

Un surplus di informazioni non solo farà impennare il rimbalzo ma risulterà anche penalizzante dal lato SEO.

Le informazioni ridondanti sono sempre sinonimo di cattiva navigazione: il focus principale non deve mai essere seppellito da altre informazioni superficiali.

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Contenuti non aggiornati o illeggibili aumentano la frequenza di rimbalzo

Per aumentare il tempo di permanenza e invogliare l’utente a continuare ad esplorare il tuo sito devi essere una “fonte autorevole” nel tuo settore.

Ciò significa che i tuoi contenuti dovranno essere pertinenti, aggiornati e fatti per intercettare l’esigenza del momento.

Se stai proponendo post datati, i visitatori potrebbero rimbalzare via anche solo guardando la data. Anche se i dati sono ancora rilevanti, sono i contenuti recenti che ti danno credibilità agli occhi del pubblico.

Anche se si tratta solo di aggiornare numeri e statistiche, è importante non trascurare quest’aspetto.

Oltre a trasmettere conoscenza ed esperienza nel settore, i contenuti devono essere leggibili. Niente scoraggia la lettura più di un muro di testo, scritto senza variazioni di carattere e/o spazi bianchi.

È sempre consigliabile inserire blocchi di testo, che siano intervallati anche da immagini e che lascino alla pagina un po’ più di respiro.

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KitKat Australia lancia uno speciale ‘Have a Break pack’ e lo fa per una buona causa

  • KitKat stringe una collaborazione con l’ente benefico “RU OK?” a sostegno della prevenzione dei suicidi, in Australia.
  • Per l’occasione il suo packaging si veste di nuovo, invitando tutte le persone ad un comportamento più attento e altruista. 

 

Il famoso payoff dello snack KitKat Have a Break– ci ha sempre invitato a concederci una meritata pausa dai momenti più stressanti. Ma questa volta il suo invito è rivolto ad una situazione particolare e per una causa molto più importante. In un periodo delicato come quello che stiamo vivendo, Nestlè Australia ha stretto una partnership in prima linea con l’Organizzazione benefica “RU OK? che ha avviato un progetto di sostegno contro i rischi del suicidio attraverso un portale interamente dedicato alle diverse situazioni di negatività.

Una conversazione che potrebbe cambiarti la vita

Il brand, famoso da sempre per invogliare a prendersi una spensierata pausa dal lavoro e da circostanze impegnative, stavolta vuole incoraggiare le persone ad esternare le proprie emozioni negative, come solitudine paura o smarrimento, coinvolgendo altrettante persone nell’ascolto e nel supporto a distanza. Un punto molto importante di condivisione e di conversazione che si trasforma in dialogo e che diventa dunque aiuto prezioso specialmente in determinati frangenti.

Una sensibile iniziativa quella di Nestlè che purtroppo ancora non vedremo in Italia ma che sarebbe davvero necessaria, non solo in questo momento storico un po’ critico. Molte sono infatti le persone che non riescono a reggere il peso delle delusioni e quello di una vita che non va esattamente nella giusta direzione; poche sono le richieste di aiuto come poche sono le persone che riescono ad entrare in empatia con le altre. La società fatta di schermi, una quotidianità che va troppo di fretta, la paura di non farcela.

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KitKat in una altruista edizione limitata

La campagna ‘Chit Chat’ per RU OK? di quest’anno vede KitKat come suo partner ufficiale che per l’occasione ha vestito di nuovo il suo dolce snack. Croccante dentro e solidale fuori, con il suo packaging creato ad hoc riportante la premurosa domanda RU OK? (Stai bene?) e che invita a collegarsi al sito per condividere pensieri e preoccupazioni grazie a conversazioni autentiche.

L’edizione limitata del pack del cioccolato KitKat, in vendita in Australia dagli inizi di settembre, è stata ideata proprio per aumentare la consapevolezza della necessità per tutti di fare una domanda tanto semplice quanto importante alle persone che abbiamo attorno. Stai bene? Potrebbe sembrare per la maggior parte di noi una frase retorica ma che si rivela di sicuro come un campanello di allarme per intuire una prima problematica in qualcuno dei nostri cari. Una domanda che va oltre: un’apertura ad un ascolto più profondo e a proposte di una conversazione meno frettolosa, più attenta ed insieme genuina.KitKat-pack-ruok-ninjamarketing

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L’importanza di sentirsi simili

Il progetto “RU OK?”con uno sguardo alla società si preoccupa di agevolare e suggerire connessioni reali ed autentiche. Unire le persone in un momento di fragilità, sostenere l’un l’altro attraverso l’espressione di debolezze comuni per non sentirsi diversi. Per non sentirsi soli e messi da parte. Insomma, un’azione altruista verso le persone a noi vicine e forse anche verso noi stessi. Una piattaforma di supporto che si augura di aiutare a prevenire lo scatenarsi di problematiche più profonde e che potrebbero, in alcuni casi, portare a pensieri di gesti estremi.

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L’organizzazione benefica sottolinea di non volersi sostituire ad un aiuto professionale e competente ma di porsi meramente come connettore di scambi empatici ed emotivi, ponendo l’attenzione sulla condivisione ed il dialogo reali, valori che purtroppo questa nuova società sta perdendo.

Ed in questo atto generoso, un’azienda così importante non poteva non condividerne il valore più alto: quello della vita.

Brand, social responsibility e salute mentale

Sono in particolare i consumatori della Gen Z che si trovano ad affrontare livelli di stress senza precedenti, che danno valore alla salute mentale e si aspettano che i marchi si impegnino anche con le loro esigenze emotive in modo sincero. Secondo uno studio pubblicato dal Journal of Adolescent Health i tassi di depressione, autolesionismo e suicidio tra i ragazzi della Gen Z sono in aumento e sono addirittura raddoppiati nel corso del decennio in cui sono stati valutati gli studenti universitari.

Per questo l’esempio di KitKat è emblematico in questo particolare momento storico e può essere d’esempio per altri brand. La collaborazione con organizzazioni esterne può aiutare i marchi a mantenere la loro rilevanza attraverso la partecipazione, piuttosto che la semplice influenza.

È una linea sottile da bilanciare per i marchi e i marketer: infatti, se i social media sono uno dei punti di stress principale per i giovani, sono anche un canale di comunicazione fondamentale e utile per i brand.

Nella lotta per attrarre clienti della Gen Z, questa dicotomia si manifesta in modo ancora più importante.

L’American Psychological Association ha osservato che le notizie di sparatorie di massa, cambiamenti climatici e deportazioni sono altamente scatenanti e contribuiscono a creare un senso di ansia collettiva che permea la Gen Z, mentre i social media hanno promosso una cultura del cyberbullismo. Secondo un rapporto dell’UNICEF, un giovane su tre sperimenterà il cyberbullismo e la motivazione principale sarà il suo aspetto.

Lo spostamento dell’attenzione generazionale sulla salute mentale rappresenta un’opportunità per i brand, quando sono in grado di dare risposte al proprio pubblico. Posizionandosi come alleato, grazie alla collaborazione con organizzazioni e associazioni di beneficenza, possono mantenere la loro rilevanza.

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Campagne dei brand in evoluzione: alcuni esempi

Oltre a quello di KitKat, ci sembra utile riportare altri esempi pratici e case study per scoprire come i marchi possano davvero impegnarsi per le persone, amplificando la propria social responsibility.

Boohoo

Il rivenditore online orientato alla Gen Z, Boohoo, ha collaborato con l’ente di beneficenza anti-bullismo Ditch the Label per creare un video incentrato sulla causa, intitolato “The Insta-Lie”, che espone come la falsa percezione di vivere “vite migliori” sui social media abbassa l’autostima delle altre persone e rende più profonde le dipendenze online.

Adidas e Nike

Nel 2018 Adidas ha prodotto “Infinite Silence”, un cortometraggio del regista Max Luz, con protagonista il rapper e artista britannico Kojey Radical che parla di depressione, suicidio e dell’importanza del legame umano.

Lo scorso agosto, Nike ha lanciato le In My Feels Air Max, per raccogliere fondi per l’American Foundation for Suicide Prevention. La salute mentale è stata incorporata nel design della scarpa con un logo ondulato di swish reinterpretato per fare riferimento alle cime e alle valli della vita emotiva.

Le scarpe da 180 dollari sono andate esaurite in meno di 48 ore. Il successo delle scarpe da ginnastica indicava che la consapevolezza della salute mentale è in risonanza con i clienti.

nike salute mentale

JanSport

JanSport è un’azienda multinazionale che produce zaini e borse. Il brand ha dato il via a #LightenTheLoad, una campagna per aiutare a mettere in contatto i giovani con esperti della salute mentale – soprattutto nel periodo di acuto stress della pandemia COVID-19.

Ogni mercoledì di maggio, sul canale Instagram Live (con un archivio disponibile nella pagina dedicata alla campagna sul loro sito web), l’azienda ha proposto conversazioni con terapisti esperti.

Il marchio ha anche pubblicato sul suo sito informazioni di base, ma coinvolgenti, sulla salute mentale di organizzazioni come la National Alliance on Mental Illness (NAMI) e l’American Psychological Association, insieme a informazioni su linee telefoniche di aiuto in situazioni di emergenza.

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American Express e Keep Calm, per affrontare il rientro a lavoro

Essere pronti ad affrontare i rientri è sempre un tema importante per gli italiani, in questo momento particolare ancora di più. Per questo American Express collabora con l’app per il sonno e la meditazione Calm, per offrire ai Titolari di Carta consumer un anno di abbonamento premium gratuito.

Calm è l’app per il fitness mentale, sviluppata per contribuire a gestire lo stress, dormire meglio e vivere una vita più felice e sana. L’abbonamento annuale Premium è disponibile gratuitamente e rappresenta un beneficio esclusivo per i titolari di carta American Express in 44 Paesi a livello internazionale ed è consultabile a questo link.

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Meditazione e mindfulness in un click

Con l’app Calm i titolari di carta hanno accesso a oltre 100 ore di contenuti audio originali relativi alla meditazione, al riposo, alla musica e alla mindfulness, includendo una varietà di programmi che includono stress, gratitudine, ansia, fiducia e molti altri. Due dei contenuti più amati di Calm sono Daily Calm, una meditazione di 10 minuti al giorno per ritrovare la pace e la calma interiore, e Sleep Stories, una serie di favole della buonanotte per adulti.

La domanda dei consumatori per prodotti che rafforzino il sistema immunitario, migliorino il sonno e supportino la riduzione dello stress sta crescendo. Secondo un recente studio, oltre all’attenzione per un’alimentazione sana, sta crescendo la richiesta di servizi per favorire il sonno e la riduzione dello stress. Le persone sono alla ricerca di spazi virtuali e domestici per soddisfare il bisogno di benessere, utilizzando sempre più app e servizi per workout virtuale e meditazione.

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American Express risponde ai nuovi bisogni delle persone

Dall’inizio di marzo la media delle ore dedicate a salute, fitness e ad app medicali era cresciuta del 30%. Questo nuovo benefit di Amex da parte di Calm si rivolge a queste esigenze e sostiene i titolari di carta nelle loro necessità.

“Molte persone durante l’emergenza hanno dovuto affrontare stress e ansia a livello personale e professionale. Il nostro desiderio con l’offerta sviluppata con Calm è fornire loro sollievo e relax in un momento impegnativo e incerto”, dichiara Tabitha Lens, Vice President, Head of Marketing, Products and Partnerships, American Express Italia.

“La nostra partnership con American Express introdurrà Calm a milioni di persone e in un momento in cui la pratica della meditazione è maggiormente necessaria. Siamo orgogliosi di far crescere questo programma che è unico sul mercato, incoraggiando i Titolari di Carta American Express a vivere in modo più sano e felice” commenta anche Dun Wang, Chief Product e Growth Officer di Calm.

I titolari di carta American Express potranno usufruire dell’abbonamento premium Calm gratuitamente il primo anno e con uno sconto del 50% il secondo anno. L’offerta è valida per le sottoscrizioni effettuate entro il 31 ottobre 2020, esclusivamente attraverso la pagina a loro dedicata.

diversity

Il progetto “TrueColors” ci mostra cosa manca oggi per il diversity management

  • Cosa accadrebbe se i colori dei loghi dei più famosi brand esprimessero il colore del proprio top management?
  • A creare questa sorta di inside out, ci ha pensato il profilo Instagram @truecolors.official, powered by Eleonor Rask, direttrice artistica della famosa agenzia pubblicitaria di San Francisco, Goodbye Silverston&Parteners.
  • Ad oggi, nonostante le molteplici pressioni subite dalle aziende per cambiare la diversità della propria leadership, per il diversity management c’è ancora tanto da fare.

 

Django Unchained, di Quentin Tarantino, ispirato allo spaghetti- western Django (famoso film degli anni Sessanta con protagonista Franco Nero), racconta la storia di uno schiavo di colore (Jamie Foxx), che diventa un cacciatore di taglie sotto la guida di un ex dottore (Christoph Waltz).

Dopo aver lavorato insieme per tutto l’inverno, la coppia inizia poi a cercare la moglie dell’ormai uomo libero Django, Broomhilda, schiava del crudele proprietario terriero interpretato da Leonardo Di Caprio.

Candidato a cinque statuette ai Premi Oscar 2013, il film di Tarantino ne conquistò due.

In Italia il filma incassò 400.000 euro nel primo giorno di proiezione.

Ma cosa ne sarebbe stato del film se il protagonista fosse stato bianco? Probabilmente la trama sarebbe stata stravolta e la pellicola non avrebbe avuto alcun senso.

Immaginiamo, ancora, Will Smith in La Ricerca della Felicità. Avrebbe avuto lo stesso successo con un attore non di colore?

Continuando la stessa riflessione nel mondo del business, immaginiamo che i colori dei loghi dei più famosi brand diventino quanto più simili possibili al colore del proprio top management. Cosa succederebbe?

Il progetto TrueCcolors

Probabilmente i brand non sarebbero più distinguibili.

Nonostante le posizioni pubbliche prese in merito al razzismo, soprattutto durante l’esplosione del movimento Black Lives Matters, molti famosissimi brand continuano ad avere una leadership bianca tra le fila dei C-levels.

Il tutto mentre il mondo aziendale è costantemente sotto pressione per cambiare la diversità della propria leadership.

Adidas è 100% white, CNN è al 93% white, Tiffany&Co è per l’88% white.

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true colors diversity management

Seguono poi Nike (85% white), Microsoft (81% white), Apple e Mc Donald (77% white). Fanno di meglio Uber (al 50%) e Hulu (al 44%), azienda che offre servizio internet di video su richiesta operante nella distribuzione di film, serie TV e contenuti di intrattenimento.

true colors diversity management

L’ideatrice di quest’assurdo, stimolatore di profonde riflessioni, è Eleonor Rask, direttrice artistica della famosa agenzia pubblicitaria di San Francisco, Goodbye Silverston&Parteners (GSP).

In questo caso, però il progetto non è affiliato con GSP. L’agenzia ha comunque una storia di impegno nel dialogo civico. A giugno, i direttori creativi associati Rony Castor e Anthony O’Neill Hanno lanciato il messaggio Being Black Is Not a Crime, supportando la comunità nera e il movimento Black Lives Matter.

true colors diversity management

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Rask ha preso i loghi, li ha resi neri e poi ha applicato una sovrapposizione di colore bianco su ciascuno.

Ha scelto di non utilizzare un vero bianco in modo che, anche nel caso di un’azienda con un alto rapporto di leadership bianca, il logo potesse essere ugualmente visibile.

Rask ha poi adeguato la percentuale in modo che corrispondesse a quella di ciascuna società.

Il tutto è racchiuso nell’account Instagram @truecolors. official.

Apparso il 22 luglio, riproduce le immagini di famosi brand secondo la percentuale del numero di professionisti bianchi o neri presenti ai vertici aziendali.

Diversity management

La provocazione si inserisce perfettamente nel contesto della lotta al razzismo, supportando pienamente il messaggio promosso dal movimento Black Lives Matter.

Stimola, inoltre, una serie di riflessioni in merito al cosiddetto diversity management.

true colors diversity management

Nato negli USA sul finire degli anni Ottanta, il diversity management rappresenta un nuovo approccio alle persone all’interno delle risorse umane aziendali, in grado di valorizzare la diversità.

Fino a non molto tempo fa vigeva tuttavia una prospettiva che tendeva ad annullare le differenze e le diversità, secondo un modello in cui il lavoratore tipo era identificato con una persona sana, generalmente dalla pelle bianca e soprattutto di sesso maschile.

Solo sul finire degli ’80, molte aziende US based cominciarono ad accorgersi dell’enorme potenziale che andava sprecato in ragione delle discriminazioni.

L’intento del diversity management è quello di creare un ambiente di lavoro inclusivo, in grado di favorire l’espressione del potenziale individuale e di utilizzarlo come leva strategica per il raggiungimento degli obiettivi organizzativi.

LEGGI ANCHE: Come creare un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso delle differenze

Diverso è più bello

Guardando le percentuali white di @truecolors.official sembra però debbano essere fatti molti passi avanti.

In effetti, sono ancora molte le aziende che, nonostante lancino messaggi di supporto nei confronti del movimento “Black Lives Matter”, hanno vertici poco diversificati.

Il tutto nonostante molteplici studi condotti da importanti Business School dimostrino come la diversità sia un valore aggiunto che fa bene al business.

Diversità a tutto campo: culturale, di genere, religiosa.

E se per Django c’è stato il lieto fine, con la conquista della suo riscatto umano e sociale, rimaniamo fiduciosi e in attesa del lieto fine per il mondo del business.

Fingers crossed.

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Torna HR Innovation Forum, in una edizione full-digital

Welfare, employer branding e trasformazione digitale sono solo alcuni dei temi cruciali per le aziende oggi. Ci troviamo a vivere un periodo di profondo cambiamento soprattutto per il mondo del lavoro e interrogarsi sulle principali soluzioni innovative di prodotto e di processo applicate al Talent Management non è più un’opzione ma una priorità.

Il 29 e 30 settembre 2020 torna HR Innovation Forum, la prima rassegna in Italia per discutere e confrontarsi sui nuovi trend e sulle più innovative soluzioni tecnologiche per la gestione delle Risorse Umane. Quest’anno con un formato tutto digitale.

Durante la quinta edizione dell’evento potremo conoscere i nuovi sviluppi nell’Employer Branding, il ruolo della Formazione nella Digital Transformation, il Gaming applicato all’Engagement e al Recruiting, il Benessere Organizzativo per migliorare la Produttività aziendale, lo sviluppo di nuove forme di Lavoro Agile.

Ma queste sono solo alcune della tematiche che saranno affrontate nel corso delle due giornate.

Scopri tutti i contenuti e i seminari dell’HR Innovation Forum per la prima volta in una edizione speciale tutta digitale!

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L’innovazione che passa dalle HR

L’HR Innovation Forum è un’intera giornata di networking e di approfondimento sui più importanti trend del settore interamente dedicata ai manager e professionisti HR.

​Il format prevede un ciclo di seminari in sessioni parallele sulle più innovative soluzioni digitali e non, legate al mondo HR; uno spazio espositivo nel quale aziende che forniscono servizi HR in outsourcing (HR Vendors) potranno promuovere i propri servizi. Ma soprattutto tante competenze, analisi, best practice e possibilità di fare rete.

Se sei un Manager HR impegnato ogni giorno a capire come attrarre, selezionare e trattenere le persone di talento per la tua azienda, allora questo evento è indispensabile per te e per il tuo lavoro. Potrai incontrare fornitori eccellenti (Exhibitors), sia italiani che stranieri, con servizi e soluzioni veramente innovative per le attività di Talent Management, avrai la possibilità di approfondire e capire meglio come usarli per i tuoi scopi e, soprattutto, quali benefici potrai ottenere.

Ma non solo. Avrai la possibilità di acquisire nuove conoscenze su strategie e nuovi trend nella gestione HR seguendo i seminari gratuiti previsti dal nostro programma e condividere esperienze di lavoro confrontandoti con altri colleghi. E ci saremo anche noi di Ninja Academy, con la nostra Corporate Training Manager Federica Bulega, che sarà Conference Leader della giornata del 29 settembre.

​Durante la due giorni, si svolgeranno seminari e workshop di approfondimento in sessioni parallele per conoscere i nuovi trend nelle attività di attracting, engagement e retention dei talenti. Saranno coinvolte aziende che si sono particolarmente distinte nello sviluppo di strategie HR e che hanno acquisito una consolidata esperienza sul tema.

Le best practice, lo sappiamo, costituiscono efficaci modelli di riferimento per tutte quelle aziende che sono alla ricerca di stimoli per innovare le proprie attività di Talent Management e i massimi esperti del settore saranno coinvolti per condividere esperienze e dati relativi alle ultime ricerche effettuate sul campo.

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Come partecipare a HR Innovation Forum?

La partecipazione all’HR Innovation Forum è gratuita e riservata solo al personale Executive della funzione HR con particolare riferimento agli HR Director e HR Manager.

Se questa descrizione corrisponde al tuo ruolo, cosa aspetti? Le iscrizioni sono già aperte, registrati subito!

L’iscrizione comprende: accesso ai webinar, possibilità di gestire incontri one-to-one con gli exhibitor, slide e materiale didattico relativo ai contenuti dei seminari (post evento).

Come aumentare la reach organica sui canali social

Week in Social: dagli annunci politici su Facebook al fondo per creator di TikTok

Anche questa settimana non può mancare il recap delle principali notizie e novità dal mondo dei social media.

Partiamo subito con la classica Week in Social!

Galassia Facebook

Facebook non venderà nuovi annunci politici la settimana prima delle elezioni. La decisione fa parte di diverse iniziative elettorali annunciate ieri dal social.

A seguire anche le altre piattaforme stanno attuando iniziative simili. Pinterest, ad esempio, non pubblicherà annunci correlati alle sponsorizzate sulle elezioni.

Intanto Facebook vuole puntare di più sui topic, un po’ come accade su Twitter. Il social sta già testando una nuova funzione per seguire specifici argomenti e restare sempre aggiornati.

Da non perdere sul social per eccellenza, inoltre, una serie di corsi gratuiti per Community Manager. Con i gruppi che stanno diventando uno spazio sempre più importante per il social network, l’azienda ha annunciato un nuovo stream dedicato, all’interno del suo programma educativo Blueprint, per imparare a gestire efficacemente le interazioni e l’engagement.

Infine, Facebook sta testando una nuova funzionalità per le News. Gli utenti potranno collegare le loro iscrizioni ai siti di notizie in modo da non dover effettuare ripetutamente il login durante la lettura degli articoli su Facebook.

Universo Twitter

Migliora l’accessibilità di Twitter. Il social ha annunciato di voler aumentare le opzioni per rendere fruibile da tutti la piattaforma, anche grazie al lavoro di due nuovi team.

Novità importanti anche sui trending topic. La piattaforma infatti aggiungerà tweet e descrizioni ai trend per aiutare le persone a capire perché siano di tendenza.

Infine una curiosità, che ci fornisce però una importante informazione sui trend in atto: nella prima metà del 2020 il social ha contato ben 1 miliardo di tweet sul gaming. Le conversazioni sul tema hanno raggiunto il loro massimo storico, aumentando del 71% rispetto allo scorso anno. I picchi massimi sono stati registrati in occasione del rilascio di ‘Animal Crossing: New Horizons’ e del lancio della nuova console Playstation 5 di Sony.

LEGGI ANCHE: Account verificato su YouTube, come ottenere e mantenere la spunta grigia

Pianeta LinkedIn

Nuovi strumenti di collegamento del personale. LinkedIn sta aggiungendo alcune nuove funzionalità alle Company Page, focalizzate sul mantenimento della connessione dei dipendenti e sulla massimizzazione delle opportunità di outreach.

LinkedIn

Mondo TikTok

TikTok ha lanciato un fondo per Creator. Disponibile in Europa una dotazione economica da 60 milioni di euro per offrire ai più bravi e brillanti creator della piattaforma l’opportunità di guadagnare grazie al loro talento.

Arriva anche una nuova integrazione tra TikTok e Teespring. La partnership consentirà ai creator di vendere prodotti direttamente sulla piattaforma, fornendo così nuove possibilità di monetizzazione.

tiktok

In breve

YouTube Blur. La piattaforma video sta lavorando a nuovi aggiornamenti per i suoi strumenti all’interno di YouTube Studio. Sarà più facile per i creator effettuare la sfocatura di elementi specifici all’interno dei loro clip in fase di caricamento.

Snapchat lancia gli shortcut. Ora è possibile inviare snap a più amici con un solo tocco, senza bisogno di creare una chat di gruppo. Attenzione però al pericolo SPAM!

no waste

Zero Waste: il futuro della ristorazione è a rifiuti zero

  • Secondo una recente ricerca condotta dalla FAO, per ogni chilogrammo di prodotto sprecato vengono immessi nell’atmosfera 4,5 chilogrammi di CO2.
  • I rifiuti alimentari rappresentano l’8% del totale dei gas serra prodotti dalle attività umane e la ristorazione continua ad essere uno dei complici più attivi di questo malcostume.
  • Ma il senso di colpa potrebbe presto svanire, grazie ad una crescente sensibilità ambientale, che sta guidando i ristoranti verso un futuro sempre più sostenibile.

 

In Europa, ogni anno, milioni di tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura, con un contributo pro-capite pari a circa 180 chilogrammi/anno.

Un vizio, quello dello spreco, che vale oltre 36 miliardi di euro, di cui 16 solo in Italia (quasi l’1% del PIL nazionale). Tuttavia, secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio Waste Watcher, non siamo noi il popolo più “sprecone” ma gli Olandesi, con ben 579 chilogrammi di cibo sprecato all’anno per persona.

rifiuti alimentari

Lo spreco alimentare è concausa del climate-change

Un primato che di certo non fa onore alla Terra dei Tulipani, soprattutto se consideriamo che l’impatto dello spreco non è solo di ordine economico ma anche ambientale. Secondo una recente ricerca condotta dalla FAO infatti – che tiene conto tanto del processo produttivo quanto di quello di smaltimento – per ogni chilogrammo di prodotto sprecato vengono immessi nell’atmosfera 4,5 chilogrammi di CO2.

Complessivamente, i rifiuti alimentari rappresentano l’8% del totale dei gas serra prodotti dalle attività umane, ed interessano tutta la filiera, dal campo alla tavola. E la ristorazione continua ad essere uno dei complici più attivi di questo malcostume.

Ma il senso di colpa potrebbe presto svanire, grazie ad una crescente sensibilità ambientale, che sta guidando i ristoranti verso un futuro sempre più sostenibile.

ristoranti a rifiuti zero

In Europa nascono i primi ristoranti Zero Waste

Spisehuset Rub & Stub, Copenaghen

A Copenaghen, ad esempio, definita come la capitale più green d’Europa, è nato nel 2013 il primo ristorante zero waste del mondo: lo Spisehuset Rub & Stub, dove il cibo utilizzato in cucina viene recuperato dagli scarti della grande distribuzione e dall’industria alimentare.

Qui, tutto il personale – dai cuochi ai camerieri – è composto da volontari e gli introiti sono destinati ad aiuti umanitari in Africa.

Il menù cambia ogni giorno, a seconda dei prodotti disponibili, con prezzi che variano dai 3 ai 15 euro, e riporta nel dettaglio utensili e tecniche di cottura impiegati.

Un’offerta trasparente dunque, che vuole informare il cliente, rendendolo consapevole delle proprie scelte.

Spisehuset Rub & Stub

Silo 39, Londra

Lo Spisehuset si è fatto portavoce di un’idea innovatrice, che ha ispirato molti chef. Tra questi, anche Douglas McMaster, che nel suo ristorante Silo 39 di Londra, ha adottato un sistema integrato per il recupero dei rifiuti, provenienti dalla cucina e dalla sala.

In particolare, ha installato una performante macchina di compostaggio, che trasforma gli avanzi in terriccio per l’agricoltura, utile ai contadini locali per nuove coltivazioni.

Un approccio che McMaster ama definire “pre-industriale”, poiché legato all’antico metodo di produzione del cibo. Oltre alla compostiera, è presente anche una macchina che trasforma l’acqua in una soluzione antibatterica disinfettante, naturale e atossica, adatta a tutte le superfici; un’alternativa non inquinante alla candeggina e ai detersivi.

Il ristorante segue anche altri accorgimenti, funzionali alla minimizzazione degli sprechi, in ottica rifiuti zero: dalla macinazione autonoma del grano per la produzione di pane ed altri lievitati, fino all’offerta gastronomica, che contempla soprattutto prodotti di origine vegetale.

Perfino l’estetica del locale è in armonia con la filosofia eco-friendly di Douglas: per la sua realizzazione, sono stati impiegati solo materiali naturali o riciclati. E sul tetto sono stati montati dei pannelli solari per una maggiore autosufficienza energetica.

Silo 39

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Rifiuti zero: un trend in crescita ovunque, tranne che in Italia

Il modello zero-waste (o rifiuti zero)rappresenta dunque un trend in crescita, sostenibile anche dal punto di vista economico, che però in Italia fatica ad affermarsi.

Nel nostro Paese infatti, manca un’adeguata cultura imprenditoriale: prevale una visione ancora tradizionalista – e romantica – del ristorante, fondata su scarse conoscenze gestionali ed organizzative, che oppone resistenza ai cambiamenti, alle novità.

Una forma mentis poco incline al progresso, ancorata ad idee e comportamenti ormai vecchi, sorpassati.

mentalità chiusa

Sostenibilità fa rima con profitto e bene comune

Ma come sempre, ci sono le eccezioni: alcuni ristoranti incentivano all’asporto del cibo avanzato attraverso doggy o family bag, oppure collaborano con associazioni solidali per la ricollocazione degli scarti, attraverso la realizzazione di veri e propri kit anti-spreco.

Iniziative che trovano il consenso della maggior parte degli Italiani e di Massimo Bottura, che in uno dei suoi ultimi libri Il pane è oro. Pasti straordinari con ingredienti ordinari, propone ricette alla portata di tutti per contrastare gli sprechi e puntare ai rifiuti zero.

Sostenibilità e profitto

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Che si tratti di un’operazione di marketing o meno, poco importa: oggi guardare alla sostenibilità significa generare profitto e fare il bene comune; due termini apparentemente antitetici, ma sempre più vicini, che mirano a porre fine alla vergogna dello spreco alimentare.

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