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Sfide per il retail: quali sono e come le aziende possono affrontarle

Le sfide per il retail sono sempre più evidenti e, in un contesto di incertezza economica, i modelli di distribuzione nel settore stanno cambiando, insieme alle aspettative mutevoli delle persone.

La convergenza tra il mondo online e offline è diventata una realtà senza soluzione di continuità. Inoltre, l’intelligenza artificiale sta aprendo nuove opportunità per le imprese del retail, portando una vera rivoluzione.

Esaminiamo da vicino questa rivoluzione e scopriamo come le aziende stanno affrontando tali cambiamenti per rimanere competitive, grazie al blog post di Jacopo Allegrini, Director Sales, Retail, Google Italia.

Esaminiamo tre grandi cambiamenti che stanno influenzando il settore nel suo complesso.

Sfide per il retail: l’esperienza d’acquisto immersiva

In passato, il mondo online era principalmente un luogo per cercare ispirazione e informazioni per gli acquisti.

Ora l’esperienza di acquisto diventa fondamentale, con il 61% dei clienti che preferisce siti web che offrono un’esperienza coinvolgente. Tra le sfide per il retail, garantire questo tipo di esperienza diventa importantissimo.

sfide per il retail - comprare con lo smartphone

Google ha sviluppato modalità di ricerca completamente nuove grazie ai progressi nell’intelligenza artificiale. Ad esempio, le ricerche visive con Google Lens consentono di trovare informazioni online sugli oggetti che vediamo intorno a noi.

La Ricerca Multipla permette alle persone di trovare informazioni anche quando non hanno tutte le parole per descrivere ciò di cui hanno bisogno, utilizzando sia testo che immagini.

L’esperienza immersiva unisce online e offline in modo realistico, consentendo ai rivenditori di offrire funzionalità come la visualizzazione di mobili all’interno delle abitazioni o la prova virtuale di prodotti utilizzando la realtà aumentata.

LEGGI ANCHE: Google potenzia i suoi prodotti con l’AI: arriva la ricerca Multipla

La personalizzazione come valore aggiunto

In Italia, più della metà degli acquisti online avviene tramite dispositivi mobili.

Grazie allo smartphone, la relazione tra rivenditori e consumatori è diventata sempre più personale, con l’obiettivo di offrire un’esperienza di acquisto personalizzata.

È essenziale per le persone trovare ciò che cercano durante l’acquisto, e l’82% dei consumatori a livello globale evita i siti web che presentano difficoltà di ricerca.

I rivenditori rischiano di perdere ricavi potenziali a causa di risultati di ricerca che non soddisfano le aspettative dei consumatori.

Le soluzioni basate sull’intelligenza artificiale, come Recommendations AI di Google Cloud, consentono di consigliare prodotti ai consumatori in base ai loro acquisti precedenti e alla cronologia di navigazione.

Omni-esperienza: la vera sfida per il retal

C’è una crescente convergenza tra lo shopping online e offline, con un aumento delle ricerche di “negozio aperto”. È cruciale per i rivenditori prestare attenzione all’interazione tra gli acquisti fisici e quelli online.

Circa il 76% delle persone in Italia non mostra preferenze specifiche tra i due canali.

Le persone utilizzano una varietà di canali per gli acquisti, con il 68% dei consumatori italiani che ha fatto shopping attraverso cinque o più canali durante la scorsa stagione invernale.

sfide per il retail - il blogpost di Google

La sfida per i rivenditori è trasformare l’omni-canale in un’esperienza di acquisto senza soluzione di continuità su tutti i canali. Utilizzando i dati proprietari acquisiti con il consenso dei clienti, i rivenditori possono comprendere meglio le esigenze e le preferenze dei clienti e veicolare il messaggio giusto tramite il canale più appropriato.

Le campagne Performance Max di Google sono progettate per raggiungere le persone giuste nel momento giusto, attraverso una varietà di canali, inclusi la rete di ricerca, YouTube, la Rete Display, Discover, Gmail e Maps, con l’obiettivo di aumentare le vendite online e offline.

L’intelligenza artificiale offre agli operatori del settore retail la possibilità di creare un’esperienza di acquisto personalizzata e coinvolgente, rispondendo alle aspettative e alle esigenze dei consumatori.

Come annunciato durante Google I/O, l’azienda si impegna a sfruttare la tecnologia per sbloccare nuove possibilità per le persone, le aziende e le comunità.

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youtube works awards copertina

YouTube Works Awards: tutti i vincitori della seconda edizione

YouTube ha annunciato i vincitori della 2^ edizione YouTube Works, il riconoscimento annuale assegnato da YouTube in collaborazione con Art Directors Club Italiano (ADCI), volto a celebrare i talenti creativi che hanno saputo produrre le campagne più efficaci e innovative sulla piattaforma.

La redazione di Ninja ha partecipato all’evento di premiazione, raccogliendo le voci di Stefania Siani, Presidente ADCI e Carla Leveratto, Head of Creative Works di Google in Italia.

youtube works awards logo

A partire dalla location, la Sala Melato del Piccolo teatro di Milano, dove la premiazione ha avuto luogo, la creatività è stata il filo conduttore dell’evento, accompagnato dalla presentazione irriverente del comico (e youtuber) Luca Ravenna e dalla performance canora di Annalisa.

Una giuria di esperti, provenienti da agenzie creative, media e brand tra le più riconosciute in Italia e nel mondo,  ha valutato oltre 75 candidature attraverso un processo e criteri chiari e trasparenti.

Gli esperti hanno così identificato le campagne che,utilizzando i formati degli annunci di YouTube e una forte creatività, hanno saputo raggiungere il pubblico in modi unici.

youtube works awards membri della giuria

I vincitori della seconda edizione di YouTube Works

Di seguito le campagne vincitrici per le 6 categorie di concorso: Creative Innovation, Best Use of Creators, The Underdog, Action Driver, The Unskippable e Breaking Barriers. A queste si aggiunge il Gran Prix, assegnato – tra i vincitori per ciascuna categoria – alla campagna più creativa, innovativa e data-driven che ha portato risultati di business concreti e tangibili.

Creative Innovation + Grand Prix – “Maserati Grecale Global Premiere” di Maserati

La campagna di lancio della nuova Maserati Grecale si è aggiudicata il premio YouTube Works per la categoria Creative Innovation e il Grand Prix.

Ideata da Independent Ideas – BCW MILANO, ha spiccato per l’utilizzo della diretta streaming su YouTube in maniera strategica e innovativa, un racconto coinvolgente e la scelta accurata dei protagonisti. Il formato lungo ha ottenuto una performance eccezionale sulla piattaforma, raggiungendo gli obiettivi di business prefissati, incarnato appieno il concetto di “Creative Effectiveness”.

Best Use of Creators – “Sono in una serie Netflix – Favij per Di4ri” di Netflix

Sono in una serie Netflix – Favij per Di4ri” ha rappresentato un unicum per il mercato italiano ed è riuscita ad aggiudicarsi il premio per la categoria Best Use of Creators. Il duplice utilizzo, come testimonial e protagonista, di un creator come Favij ha generato infatti un notevole interesse e curiosità nel target di riferimento.

La scelta dello youtuber si è dimostrata oltremodo vincente grazie anche al suo tono ironico e all’affinità con il target kids.

La campagna è stata curata dall’agenzia We Are Social

The Underdog – “Arnett Underdog Creators” di Arnette

La campagna “Arnette Underdog Creators” dimostra come è possibile ottenere grandi risultati con piccoli mezzi, grazie alla giusta intuizione.

Curata da Blinks Essence, Arnette è stata in grado di raggiungere il suo nuovo target di riferimento, composto dalla GenZ e dal mondo dello street style, coinvolgendo direttamente nel processo creativo “creators e talent underdog”, minimizzando così da un lato i costi e massimizzando dall’altro la coerenza con il proprio target.

Action Driver – “Golden Gum – Un sogno da urlo” di Air Action Vigorsol

Grazie ad un progetto solido e ben strutturato la campagna Golden Gum di Air Action Vigorsol ha registrato un notevole risultato in termini di brand KPI e sales uplift.

L’iniziativa “sogni da urlo” ha raggiunto 3mila upload, dimostrando come un formato lungo insieme ai formati adv brevi completano l’esperienza di comunicazione raggiungendo ritorni importanti.

L’utilizzo di un creator noto come Frank Matano, prodotto appositamente per YouTube inoltre, ha reso possibile un forte ingaggio emotivo con lo spettatore che ha saputo riconoscere l’autenticità della marca.

La campagna è stata curata da Dentsu Creative e Selection Communication & Design.

Unskippable – “Vodafone Happy. Non perdi mai. Nemmeno il sorriso” di Vodafone

La campagna di Vodafone, curata dalll’agenzia We are Social, si è aggiudicata il premio YouTube Works per la più avvincente intro di 5’’, che ha convinto il pubblico a non saltare l’annuncio adv nel video. “Vodafone Happy.

Non perdi mai nemmeno il sorriso” è riuscita a catturare l’attenzione degli utenti sin dai primi secondi, agganciando lo user e  coinvolgendo per tutta la durata del racconto.

La scelta di un testimonial iconico e molto riconoscibile, come Harold, ha permesso di creare un legame forte con l’audience che ha da subito apprezzato il contenuto ironico e divertente dell’intera campagna. 

Breaking Barriers – “Parla con tua figlia prima che lo facciano i social | Dove Progetto Autostima” di Dove

Dove si è aggiudicato la categoria Breaking Barriers, dedicata alla campagna che ha rappresentato genuinamente la diversità e dimostrato la forza di una rappresentazione autentica.

Ideata da Ogilvy,  “Dove Progetto Autostima” è riuscita nel difficile compito di creare un contenuto emozionale su tematiche molto delicate come il self-esteem e la body positivity nei social media.

Grazie ad un trattamento di alta qualità, e ad uno storytelling estremamente efficace, la campagna ha saputo produrre un impatto positivo sul target di riferimento costituito dalle nuove generazioni e dai loro genitori.

Dati e Creatività agli YouTube Works

«Sono reduce dall’esperienza della giuria degli YouTube Works, ed è una giuria profondamente fondata sui dati, in una maniera straordinaria» ha detto ai nostri microfoni Stefania Siani, Presidente ADCI. «Questo ci consente di misurare il modo in cui i dati influenzano la performance creativa: creatività senza performance è un concetto monco. Gli insight data driven e data proof ci consentono di migliorare e alzare lo standard».

youtube works awards stefania siani

In occasione dell’evento, le abbiamo chiesto anche se la creatività sia oggi vincolata a utilizzare il format dei video brevi, che sono il trend del momento. Ecco cosa ci ha detto.

«La golden rule del contenuto breve è una possibilità, ma non l’unica: è una regola fatta per essere rotta. Utilizzare l’eccellenza creativa per fare in modo che le persone siano ingaggiate sin dai primi secondi e portate dentro la storia è un tema di design del contenuto. In questa economia del tempo estremamente sfidante, ci auspichiamo davvero che il contenuto pubblicitario riesca a competere, sempre di più, con i contenuti seriali delle piattaforme per evitare il concetto di advertising come interruzione del contenuto a favore di un advertising che intrattiene».

YouTube Works: la creatività come leva fondamentale di business

«Nelle candidature in generale, ma soprattutto nei finalisti, abbiamo visto l’autenticità. Ma anche l’uso di tutte le leve, emozionali ma anche tecniche e innovative della piattaforme, che ci hanno permesso di premiare campagne corte ma anche lunghissime» ci racconta Carla Leveratto, Head of Creative Works di Google in Italia. «Campagne molto diverse tra loro, che hanno in comune una bellissima creatività, ma anche un impatto sul business, che poi è il cuore di questo premio».

youtube works awards carla leveratto

 La creatività emoziona le persone, ma ha un impatto sensibile sul ROI dei brand?

«La creatività è una leva fondamentale per il ritorno degli investimenti. La volontà di questo premio è dare spazio e visibilità a campagne bellissime ma che, se fossero “solo belle” sarebbero fini a se stesse. Invece hanno un impatto concreto sul business in base ai KPI prefissati all’inizio della campagna».

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Reputazione aziendale, come renderla un punto di forza

La reputazione è ciò che precede l’azienda. Un asset intangibile e dinamico che influenza fortemente gli acquisti dei consumatori, preservando il successo aziendale.

La brand reputation (definizione diffusasi a partire dal 1982 dopo essere apparsa sulla rivista Fortune) è l’insieme delle percezioni, valutazioni e aspettative degli stakeholder rispetto alle azioni passate e future dell’impresa.

È la diretta conseguenza (anche involontaria) delle azioni che l’azienda realizza e che determina la sua posizione rispetto ai competitor.

Una buona reputazione consente di distinguersi dai concorrenti, ottimizzando la propria performance. Tra due aziende competitor, quella che non gode di una buona reputazione è considerata, infatti, maggiormente “a rischio” dagli investitori.

rafforzare reputazione aziendale

Un sondaggio condotto da Axios Harris Poll ha evidenziato che, chiedendo a più di 33 mila americani cosa contribuisse a creare una buona reputazione tra 100 aziende scelte, le principali metriche riconosciute sono state: fiducia nell’azienda, etica, crescita nel tempo, qualità dei prodotti e dei servizi, i valori e la cultura aziendale.

I consigli per rafforzare la reputazione aziendale

Costruire una buona reputazione è un processo costante e attento, “ci vogliono venti anni per costruire una reputazione e cinque minuti per rovinarla. Se pensi a questo farai le cose in modo diverso”, suggerisce il finanziere Warren Buffet.

Occorre essere attenti e costanti, rispettando alcuni passi principali:

  1. Promuovere una leadership del pensiero esecutivo, i leader svolgono un ruolo cruciale nella costruzione della fiducia nei confronti di un’azienda. Quello che dicono e fanno ha un effetto profondo sulla cultura aziendale. Secondo una ricerca della Harvard Business Review la fiducia è l’elemento fondamentale nel successo di un’impresa. “Le parti possono possono perdere la fiducia nel marchio se c’è una disconnessione tra i valori, il comportamento o i messaggi del dirigente e dell’azienda” spiega l’autrice Lida Citroën. Per questo, è necessario che i responsabili marketing dell’azienda si confrontino con i leader, per assicurarsi che trasmettano idee in linea con l’immagine del brand. I leader devono offrire informazioni chiare, comunicare le varie attività poste in essere dall’azienda mostrando un’apertura verso l’esterno
  2. Trova una squadra di sostenitori, nonostante le svariate strategie, il marketing più efficace rimane il “passaparola”. L’azienda non deve dunque rimanere passiva di fronte ad eventuali voci positive, anzi deve cavalcare l’onda. Amplificare i contenuti positivi incoraggiando i dipendenti a condividere i contenuti social. I contenuti condivisi dai dipendenti risultano avere una credibilità diversa rispetto a quelli condivisi dalle pagine ufficiali del brand
  3. Rafforzare i programmi B2B di marketing (bussiness to bussiness: scambi commerciali e di informazioni tra aziende), secondo la rivista Forbes, l’influencer marketing B2B, “è una delle trasformazioni più significative dell’era moderna nel settore del marketing, una componente fondamentale delle strategie di marketing ovunque”, in grado di rafforzare la brand reputation di un brand
  4. Innovazione, è importante essere flessibili e cercare, in modo tempestivo, di adattarsi ai cambiamenti della realtà. Monitorare e aggiornare i prodotti è una prerogativa irrinunciabile, assicurandosi di mantenere sempre alto il livello di sicurezza offerto da ogni singolo prodotto e servizio dell’azienda
  5. Qualità dei prodotti e dei servizi, se il prodotto non sarà di qualità eccellente, non rispecchiando le caratteristiche pubblicizzate, ovviamente la reputazione ne risentirà inevitabilmente. Non ha senso occuparsi della creazione di una brand reputation se non si è in grado di offrire un prodotto in linea con le attese dei consumatori
  6. Essere presenti sulle piattaforme online, per essere apprezzati bisogna presentarsi nei luoghi dove i consumatori ti cercano. I canali devono essere segnalati con cura, prestando attenzione ai contenuti terzi che sono visualizzati in ogni specifica piattaforma. Un contenuto inappropriato potrebbe infatti nuocere anche al proprio brand
  7. Comunicare i valori e la cultura aziendale, è necessario portare avanti un’etica chiara e trasparente, prontamente comunicata attraverso le pagine web. I consumatori vogliono avere informazioni circa la responsabilità sociale d’impresa e i valori dell’azienda. Non solo parole però, è opportuno mostrare anche gli sforzi che concretamente vengono sostenuti riguardo le cause sociali
  8. Stabilità della performance finanziaria, vantare una stabilità finanziaria è un ulteriore elemento che concorre a creare una buona reputazione. Più il brand è consolidato sul mercato più godrà di una buona reputazione. Altrettanto importante è la capacità di reagire ad eventuali crisi e affrontare le criticità
  9. Mostrare rispetto per la privacy, sia dei clienti che dei dipendenti
  10. Monitorare la reputazione, attivare i web alert (avvisi online) per tenere d’occhio i commenti dei clienti. Mostrarsi capace di ascoltare gli utenti e interagire con loro (rispondendo sempre ai commenti), gioca un ruolo importante a favore della reputazione

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Potenziare l’employer branding per attirare talenti

I dati del sondaggio Randstad 2018, mostrano che l’86% dei lavoratori non farebbe domanda né continuerebbe a lavorare per un’azienda che ha una cattiva reputazione presso gli ex dipendenti, o il pubblico in generale. Il 65% si dichiara pronto a licenziarsi nel caso in cui i datori di lavoro fossero descritti negativamente sui social media a causa di pratiche commerciali negative.

Per attrarre le migliori risorse umane presenti sul mercato del lavoro, non si tratta solo di fare recruting, ma di mostrarsi come il migliore ambiente lavorativo nel quale si possa operare.

I tanto ambiti “talenti”, infatti, hanno davanti a loro la possibilità di scelta, e in caso di cattiva reputazione aziendale, migreranno verso altro. L’elemento primario che attira i potenziali migliori dipendenti a proporsi all’azienda è il clima lavorativo positivo e la cultura aziendale.

reputazione aziendale talenti

Lo studio “Guida all’employer branding” di LinkedIn, ha evidenziato che i costi di assunzione delle aziende dotate di una buona reputazione sono inferiori fino al 50% rispetto a quelle con una reputazione peggiore. Non solo, nei casi di migliore reputazione sembra diminuire del 28% il turnover dei dipendenti.

LEGGI ANCHE: Employer Branding: come attirare talenti in azienda attraverso il marketing

Comunicare per assicurarsi una buona reputazione

La comunicazione ha un effetto di forte impatto sulla brand reputation.

Lavorare per ottenere una reputazione rispettabile non ha senso se questa non viene comunicata nel modo migliore, prestando attenzione alle varie forme di comunicazione, volontarie ed involontarie. Non solo a parole ma anche con i fatti.

Il primo assioma della comunicazione di Watzlawick insegna che “è impossibile non comunicare”. Il comportamento e le concrete azioni poste in essere dall’azienda rappresentano la comunicazione primaria, che si desume anche se non espressa consapevolmente a parole.

La comunicazione secondaria concerne i segni inviati in maniera strategica dall’impresa, che vanno a rafforzare la comunicazione primaria (pubblicità, packaging, logo…). Gran parte della comunicazione secondaria dell’impresa viene oggi veicolata online.

Il piano editoriale deve essere specificatamente strutturato per generare positività attraverso contenuti aggiornati e di qualità (tutorial, ebook, video…). Particolare attenzione merita l’ascolto del pubblico, che necessita di un continuo monitoraggio per scovare eventuali link building (pagine esterne che parlano positivamente dell’azienda), che vanno quindi aggiunti alle proprie pagine web.

Infine, la comunicazione terziaria, rappresentata dall’insieme dei messaggi diffusi dalle varie fonti indipendenti dall’azienda. Si tratta di voci che si propagano attraverso relazioni interpersonali, come il potente passaparola dei clienti, o gli opinion leader come gli influencer.

Esempi di campagne che hanno creato buona reputazione

Apple

Il video lega la buona reputazione dell’azienda, leader nel mercato delle tecnologie, all’ottima qualità e lunga durata nel tempo dei prodotti.

Lacoste

La campagna 2018 del brand è finalizzata a sostenere le specie animali in via d’estinzione. Per l’occasione, l’azienda ha sostituito l’iconico logo del coccodrillo con quello delle varie specie minacciate dal pericolo dell’estinzione (foca del Golfo della California, tartaruga della Birmania, rinoceronte…)

Burger King

Per sostenere l’orgoglio LGBTQ+ a San Francisco, tutti i panini della catena di fast food sono stati incartati con la stessa carta multicolor. Non conta l’involucro, all’interno sono i panini di sempre, questo il messaggio lanciato dal marchio. Il video ha ottenuto un forte impatto tra gli utenti registrando circa 1,2 milioni di interazioni.

Procter & Gamble

Olimpiadi e madri: questo il binomio sul quale ha puntato l’azienda, sottolineando il ruolo centrale che le mamme hanno nella crescita degli atleti.

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creare un buon clima

Come creare coinvolgimento tra i dipendenti

Sul posto di lavoro non si parla più solo di risorsa umana, ma di “persona”, i lavoratori di oggi non sono interessati esclusivamente allo stipendio, ma vogliono essere tenuti in considerazione in quanto individui, per questo il coinvolgimento del dipendente diventa un asset fondamentale.

Spesso la direzione strizza l’occhio alle teorie psicologiche relative alla motivazione, proprio per rendere partecipe il dipendente. Qualsiasi forma di partecipazione richiede però un sistema premiante, che non concerne soltanto la retribuzione e l’avanzamento di carriera: sempre più il dipendente richiede di essere coinvolto.

Perché è importante creare il coinvolgimento del dipendente

Per mantenersi competitiva sul mercato, l’impresa, necessita di attirare e mantenere i talenti. È frequente che le aziende incontrino maggiori difficoltà nel trattenere i lavoratori migliori, piuttosto che ad assumerli. Si tratta di quella che viene definita una “guerra per il talento”: per vincere la guerra è necessario creare coinvolgimento sul posto di lavoro, che non vuol dire, semplicemente, rendere felici o soddisfatti i dipendenti, ma qualcosa di più.

coinvolgimento dipendenti sul lavoro

Riguarda la capacità di creare un impegno emotivo nei confronti dell’azienda, è un investimento psicologico, è la volontà di contribuire al successo dell’impresa. Vuol dire sentirsi parte dell’azienda, indipendentemente dai potenziali benefit.

Il coinvolgimento aumenta la produttività: le aziende che creano coinvolgimento risultano avere un incremento di produttività del 21%, oltre che un miglioramento del morale della forza produttiva, come evidenzia un sondaggio Gallup. Il riconoscimento porta ad una maggiore motivazione nel dipendente, aumenta l’orgoglio per la posizione ricoperta, che, indirettamente, spingerà il lavoratore a prendere iniziativa e responsabilità.

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Le statistiche sul coinvolgimento in azienda

  1. Secondo un sondaggio Gallup, il 70% della forza lavoro non si sente coinvolta nell’attività che svolge, la maggior parte vede il posto di lavoro come un luogo negativo, e fa il minimo indispensabile per arrivare a fine giornata
  2. Il 73% dei dipendenti sarebbe disposto a lasciare il posto di lavoro se ricevesse una buona offerta
  3. Il basso coinvolgimento dei lavoratori rappresenta un costo per l’impresa, tra i 450-500 dollari l’anno. I lavoratori che non si sentono coinvolti non sono pronti ad assumersi responsabilità, e producono meno, cosa che si traduce in perdita per l’azienda
  4. Avere una buona e chiara cultura aziendale aumenta di 4 volte i ricavi. Il 47% di chi è in cerca di lavoro dichiara di considerare la cultura dell’azienda il motivo principale per lasciare l’attuale lavoro. La filosofia che guida l’azienda, ossia tutti quei principi che ne costituiscono il DNA e riflettono ciò che si rappresenta, sono un elemento chiave nella creazione del coinvolgimento
  5. Il 33% della forza lavoro attiva dichiara di cercare un nuovo lavoro nel momento in cui si sente annoiato e senza sfide
  6. Il 37% dei dipendenti ritiene importante che il riconoscimento gli venga comunicato espressamente: il 43% preferisce un riconoscimento face to face con il datore di lavoro, il 10% vorrebbe essere elogiato di fronte ai colleghi, il 9% in privato in modalità scritta
  7. Solo il 29% dei lavoratori è soddisfatto delle opportunità di crescita offerte dal posto lavoro. Il 41% considera la crescita professionale fondamentale per considerarsi soddisfatto, percentuale che tra i Millennial sale all’87%

comunicare crea coinvolgimento

Comunicare vuol dire coinvolgere

Per permettere ai dipendenti di sviluppare un senso di appartenenza e coinvolgimento è necessario rafforzare la comunicazione interna. La comunicazione è infatti il fattore chiave per creare coinvolgimento: i dipendenti informati saranno più sicuri di sé sul lavoro e quindi motivati.

Secondo un sondaggio solo il 17% delle persone ritiene che la comunicazione della propria azienda sia efficace, e 1 dipendente su 3 non si fida della comunicazione del proprio capo.

Un dipendente che non ha le necessarie informazioni relative al lavoro è costretto a cercarle da solo o chiedendo aiuto ai colleghi, cosa che può comportare perdita di tempo e frustrazione.

La comunicazione aziendale deve essere un flusso continuo di condivisione delle informazioni, all’interno e all’esterno, suddivisibile in 4 tipologie specifiche:

  1. comunicazione interna verso l’alto, da un subordinato ad un superiore, realizzata attraverso sondaggi, feedback, rapporti
  2. comunicazione interna verso il basso, dal superiore al subordinato, che si concretizza attraverso lettere, promemoria, direttive verbali
  3. comunicazione laterale interna, tra i colleghi, che spesso riveste un ruolo cruciale nel coinvolgimento, svolta con chat, email o software intranet
  4. comunicazione esterna, con i clienti, fornitori e partner

I Consigli per creare coinvolgimento

  • Assumere un buon manager è il primo passo da compiere: il manager è responsabile del 70% del coinvolgimento dei subordinati. Una personalità empatica e trascinante saprà motivare e coinvolgere con facilità
  • Fornire le risorse di cui si necessita per lavorare, tecnologie, strumenti, accessori, nulla deve mancare al dipendente per renderlo soddisfatto
  • Mostrare apprezzamento non è un particolare insignificante, al contrario, è il modo migliore per creare un clima positivo basato sulla fiducia
  • Premiare i dipendenti, con remunerazioni extra ma anche, ad esempio, con del tempo libero
  • Iniziare a coinvolgere il dipendente già dal suo primo giorno di lavoro, non lasciare che sviluppi un sentimento di ostilità, difficile da modificare nel futuro

3 errori di chi non crea coinvolgimento

  1. Non promuovere una connessione umana tra i dipendenti: la solitudine è nemica della produttività che influenza negativamente
  2. Non ottimizzare i processi interni: sovraccaricare di email e riunioni non necessarie crea distanza rispetto al lavoro
  3. Non promuovere la mission aziendale: i valori e gli obiettivi dell’azienda vanno ripetuti ogni volta sia possibile, in tutte le riunioni, in modo che vengano bene compresi ma, soprattutto, interiorizzati dai dipendenti

Quanto ha influito il Covid sul coinvolgimento in azienda?

La pandemia ha rivoluzionato il mondo del lavoro italiano, costringendo ad un improvviso lavoro da remoto. L’influenza che questo ha avuto sul fattore coinvolgimento è legato alla capacità che ogni singola azienda ha avuto nel gestire la situazione.

Il 60% dei datori ha dichiarato di aver aumentato l’ascolto ma non con l’utilizzo di strumenti formali, solo il 31%, infatti, ha condotto dei sondaggi o dei focus group tra i dipendenti.

Il 22% dei lavoratori ha ammesso di avere difficoltà a staccare la spina nel lavoro da casa, il 38% di sentirsi spesso esausto a causa delle riunioni online. D’altra parte, però, il 73% sostiene di essere più produttivo nel lavoro da casa, l’87% dichiara di sentirsi motivato se l’azienda è in grado di fornire i giusti aggiornamenti.

Il 96% ha avvertito l’impegno del datore di lavoro nel mettere veramente al primo posto la sicurezza del dipendente in una situazione di emergenza. Questo è chiaramente un elemento fondamentale nello sviluppo del coinvolgimento.

coinvolgimento in smart working

Le statistiche emerse dal periodo di lavoro remoto forzato sono comunque utili per chi intende continuare con tale modalità, anche ora che l’emergenza è terminata. In un lavoro svolto a distanza è bene tenere presente alcuni consigli utili per sviluppare il coinvolgimento:

  1. Sviluppare un’adeguata strategia di comunicazione interna che preveda una comunicazione regolare
  2. Spingere i dipendenti alla collaborazione attraverso una comunicazione laterale
  3. Incoraggiare i dipendenti a partecipare ad ogni conversazione
  4. Mostrare apprezzamento per il lavoro svolto

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Cyber Security

Cybersecurity: come proteggerti dalle vulnerabilità più comuni

La Cybersecurity è diventata un tema di crescente importanza nel mondo moderno. Negli ultimi anni, le aziende hanno implementato e sperimentato nuove soluzioni e tecnologie IT. Con la digitalizzazione, le minacce informatiche sono diventate sempre più sofisticate e diffuse.

Secondo il rapporto Clusit 2023 sulla sicurezza delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in Italia, il numero di attacchi informatici nel nostro paese è cresciuto del 168,6% nel 2022 rispetto all’anno precedente. Questo aumento significativo degli attacchi ha portato molte organizzazioni a considerare la sicurezza informatica come una priorità.

Cybersecurity

A supporto di aziende, professionisti ed organizzazioni in Italia troviamo il Cloud Computing Provider Seeweb. Presente dal 1998, la società, con le sue soluzioni IT e i quattro data center di proprietà distribuiti tra le città di Milano e Frosinone, rappresenta un punto di riferimento nel nostro Paese.

Scopriamo nel dettaglio le principali sfide in campo cybersecurity individuate da Seeweb per il 2023 e altri importanti dati di scenario.

In Italia gli attacchi informatici sono in crescita

Negli ultimi cinque anni, la situazione relativa agli attacchi informatici è notevolmente peggiorata, seguendo un trend costantemente in crescita.

Dal confronto tra i numeri del 2018 e quelli del 2022, emerge un aumento del 60% del numero di attacchi rilevati, con una media mensile di attacchi gravi a livello globale che è passata da 130 a 207.

Cybersecurity

Il Rapporto Clusit 2023, inoltre, indica che il 2022 è stato l’anno peggiore per la cybersecurity, con 2.489 incidenti gravi a livello globale. L’Italia è ormai diventata un obiettivo centrale degli hacker, con il 7,6% degli attacchi totali avvenuti nel paese nel corso dell’anno scorso (contro il 3,4% del 2021). Inoltre, l’83% di questi casi si è rivelato grave.

Il trend è confermato anche da una ricerca dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection della School of Management del Politecnico di Milano. Gli attacchi informatici sono in continuo aumento e stanno interessando anche infrastrutture critiche, con un aumento del 8,4% tra il 1° semestre del 2021 e quello del 2022.

Il 67% delle imprese rileva un aumento dei tentativi di attacco e il 14% ha subito conseguenze tangibili a seguito di incidenti informatici.

Il mercato italiano della cybersecurity è cresciuto del 18% rispetto al 2021, raggiungendo il valore di 1,86 miliardi di euro. Mentre, la spesa in cybersecurity in Italia si attesta allo 0,10% del PIL. Tuttavia, il mercato della cybersecurity cresce in modo significativo e l’aumento degli investimenti degli attori privati e pubblici rappresentano un segnale incoraggiante in vista dei prossimi anni.

Le aziende italiane stanno adottando una visione olistica della gestione dei rischi per definire le priorità di investimento. Il 49% delle organizzazioni integra la gestione del rischio cibernetico all’interno del processo di gestione aziendale del rischio, ma un’ampia quota lo tratta ancora come un rischio separato o addirittura non lo monitora costantemente.

Solo il 32% delle aziende utilizza metodi di valutazione finanziaria del rischio, che seppur complessi, sono efficaci nel far comprendere ai dirigenti aziendali l’importanza della sicurezza informatica e dei possibili impatti commerciali di un potenziale incidente.

Settori maggiormente bersagliati dai cyber attacchi

L’analisi dei dati di Clusit evidenzia anche il trend generale della Severity per attacker con dati clusterizzati per settore merceologico.

In ambito sicurezza informatica, “severity” si riferisce alla gravità di una minaccia o di un attacco informatico, ovvero alla sua capacità di causare danni significativi per l’organizzazione colpita.

A livello internazionale, i Multiple Targets sono diventati la principale vittima degli attacchi informatici, con un aumento del 97% rispetto al 2021.

In particolare, le organizzazioni governative, militari e le forze di polizia, passano dal primo posto al terzo a favore dei “bersagli multipli”, probabilmente influenzato dallo scenario geopolitico attuale.

Distribuzione della Severity per prime 10 vittime nel 2022

Un trend coerente con gli attacchi alle grandi infrastrutture critiche, alle loro filiere e agli attacchi mirati non solo contro singole organizzazioni, ma contro un intero ecosistema. Questo dimostra come le minacce siano sempre più sofisticate e ingegnerizzate, replicabili su larga scala, come dimostrato dalle notizie apparse sui media nell’ultimo anno.

Il settore sanitario sale ulteriormente in classifica, diventando un bersaglio appetibile sia per coloro che cercano di monetizzare gli attacchi, sia per chi vuole arrecare danni ai servizi fondamentali della società.

D’altro canto, le imprese del comparto ICT rimangono ancora nella parte alta della classifica, a causa della loro particolare predisposizione. Si tratta di organizzazioni che, grazie all’elevato grado di digitalizzazione dei processi, hanno una maggiore esposizione rispetto ad altri settori.

Interessante la scalata del settore manifatturiero, che si è dimostrato particolarmente redditizio per i cyber criminali nel 2022.

Sicurezza Cyber e Social Engineering

Seeweb ha condotto diverse simulazioni in ambito Sicurezza e Social Engineering con l’obiettivo di dimostrare che spesso sono gli errori umani a generare rischi per la sicurezza delle aziende. È stato dimostrato come sia indubbiamente la posta elettronica il vettore più comune per i tentativi di phishing.

Cyber Security

Il fine di questi esperimenti è stato quello di valutare se un attacker esterno, privo di informazioni specifiche sull’azienda sotto attacco (al di fuori di quelle disponibili pubblicamente su Internet), potesse accedere in modo non autorizzato a dati sensibili mediante attacchi di phishing ai danni dei dipendenti.

I cyber criminali, infatti, non hanno sempre bisogno di grandi quantità di informazioni per effettuare un attacco: a volte basta risalire, studiando per esempio i suoi canali social, a una sola informazione su una determinata persona, come ad esempio la sua passione per il calcio o per la moda, per convincerla a cliccare su un’email a tema. In altri casi, invece, è necessario avere informazioni precise e accurate.

Dalle simulazioni, è emerso, infine, quanto sia assolutamente facile per un hacker risalire ai contatti di un’azienda, profilare gli interessi dei suoi lavoratori e individuare eventuali debolezze, cercando di persuadere i dipendenti a compiere azioni a vantaggio dell’hacker.

LEGGI ANCHE: PMI e pubblicità online: proteggere la privacy delle persone passo dopo passo

Cybersecurity: 8 problemi comuni

Tra le minacce più diffuse, in campo Sicurezza Informatica, sono stati individuati 8 problemi ricorrenti da Seeweb:

1. SQL Injection

L’attacker inserisce in input nell’applicazione web una guery SQL che viene gestita dal database come se fosse legittima.

2. Account Takeover

L’Hacker accede all’interno di un account utente di cui non e proprietario e in maniera non autorizzata

3. Authentication Bypass

L’utente malevolo accede a un account utente senza doversi autenticare con le corrette credenziali di accesso

4. Insecure Direct Obiect Reference

L’IDOR è una vulnerabilità che permette all’attacker di eludere i controlli di accesso applicativi per aumentare orizzontalmente o verticalmente i propri privilegi.

5. Privilege Escalation

L’attacker cerca di acquisire privilegi maggiori di quelli a cui ha accesso di norma.

6. Brute Force

L’Hacker riesce ad ottenere informazioni, come username e password di accesso valide, a fronte di un elevato numero di tentativi.

7. Cross-site scripting

L’attacker riesce a far eseguire del codice JavaScript arbitrario sulla postazione di un utente (il bersaglio) che visita il sito web posto sotto attacco.

8. Outdated Software Version

L’utilizzo di software non aggiornati e la causa principale di problemi di sicurezza informatica.

Le soluzioni di Seeweb

Grazie alla sua tecnologia unica e alla scalabilità dei servizi, Seeweb offre strategie efficaci per proteggere i dati e servizi di alta qualità e dalle elevate performance. Tra le diverse soluzioni di sicurezza online, per la risoluzione dei problemi elencati, troviamo sia veri e propri “strumenti” quali Web Application Firewall (WAF) che attività specialistiche di consulenza e analisi come l’assessment QSA:

  • II Web Application Firewall permette di fruire di un firewall applicativo in grado di proteggere le tue web application e il business stesso. II WAF è completamente “managed” e non comporta nessuna configurazione a carico dell’azienda. In presenza di più siti, realizzati con la stessa tecnologia o CMS, è possibile usare un unico WAF, senza fare modifiche applicative.
    Il WAF funziona in modalità single-tenant, il che significa che è necessario attivarlo su uno o più server che offrono servizi web per singolo cliente. Per proteggere molti siti altamente trafficati, gli esperti Seeweb possono contribuire a sviluppare una strategia di difesa efficace ed efficiente.
  • Quick Security Assessment è un test che valuta il grado di vulnerabilità dei sistemi IT di una società o di un ente, consentendo di mettere in sicurezza applicativi e architetture IT, riducendo il cyber risk e preservando la business community nella sua totalità.
    Il Quick Security Assessment (QSA) è adatto per qualsiasi tipo di architettura e applicazione. Inizialmente, vengono individuati i server pubblicamente raggiungibili e i servizi che accettano richieste dall’esterno. Successivamente, vengono identificate eventuali vulnerabilità e validate durante il processo di scansione. Infine, vengono fornite raccomandazioni per migliorare la sicurezza della web application, includendo la lista dei possibili vettori di attacco.
google I-O 2023

Google I/O 2023: le novità sull’intelligenza artificiale annunciate all’evento

Un lungo e spettacolare evento di presentazione aperto proprio da Sundar Pichai, CEO of Google and Alphabet. Al Google I/O 2023 sono state svelate tutte le nuove applicazioni dell’Intelligenza artificiale ai prodotti esistenti (e utilizzatissimi nel mondo) dell’azienda di Mountain View, ma anche molte nuove soluzioni super innovative, destinate a rivoluzionare il mondo in cui ricerchiamo informazioni, facciamo acquisti e lavoriamo.

Gran parte dell’evento è infatti incentrato proprio sull’intelligenza artificiale, sulle AI generative e su come sia necessario utilizzare questi nuovi modelli in modo responsabile proteggendo la privacy delle persone.

Durante Google I/O l’azienda ha condiviso diversi modi in cui Google usa l’intelligenza artificiale, inclusi i progressi dell’IA generativa.

Sundar Pichai, CEO of Google and Alphabet

Nel corso di I/O 2023, Google ha presentato PaLM 2, un modello linguistico di nuova generazione con multilingue, ragionamento e coding migliorati. Inoltre, sono stati annunciati 25 nuovi prodotti e funzionalità basati su questa tecnologia.

Multilingua: PaLM 2 è stato addestrato in modo più intensivo su testi multilingue, che comprendono più di 100 lingue. Questo ha migliorato in modo significativo la sua capacità di comprendere, generare e tradurre testi ricchi di sfumature – compresi modi di dire, poesie e indovinelli – in un’ampia varietà di lingue, un problema difficile da risolvere. PaLM 2 supera anche gli esami di competenza linguistica avanzata al livello “mastery”.

Ragionamento: L’ampio set di dati di PaLM 2 comprende articoli scientifici e pagine web che contengono espressioni matematiche. Di conseguenza, dimostra di aver migliorato le capacità di logica, ragionamento di buon senso e matematica.

Codifica: PaLM 2 è stato pre-addestrato su una grande quantità di set di dati di codice sorgente pubblicamente disponibili. Ciò significa che eccelle nei linguaggi di programmazione più diffusi, come Python e JavaScript, ma può anche generare codice specializzato in linguaggi come Prolog, Fortran e Verilog.

LEGGI ANCHE: Google risponde a ChatGPT: più di 20 nuovi prodotti di AI nel 2023

I/O 2023: Intelligenza Artificiale per tutti (in modo responsabile)

Attualmente Google può contare su 15 prodotti che servono oltre mezzo miliardo di persone e ben 6 di questi sono usati da più due miliardi di utenti. Oggi l’azienda punta a rendere l’Intelligenza Artificiale ancora più utile per tutti attraverso quattro principali strade:

  1. Migliorando la conoscenza e l’apprendimento delle persone e approfondendo la loro comprensione del mondo.
  2. Stimolando la creatività e la produttività, in modo che le persone possano esprimersi e portare a termine le proprie attività.
  3. Consentendo agli sviluppatori e alle aziende di creare i propri prodotti e servizi all’avanguardia.
  4. Sviluppando e implementando l’IA in modo responsabile, così che tutti ne possano beneficiare nella stessa misura.

Le informazioni potenziate dall’AI

Search Labs

Search Labs è uno spazio in cui sperimentare nuove esperienze di ricerca basate sull’intelligenza artificiale. Uno dei primi esperimenti è Search Generative Experience (SGE), che utilizza l’intelligenza artificiale per fornire panoramiche di informazioni e suggerimenti per esplorare gli argomenti in modo naturale.

Quando SGE sarà disponibile (inizialmente solo negli Stati Uniti), gli annunci della rete di ricerca continueranno a essere visualizzati negli spazi pubblicitari dedicati in tutta la pagina.

Con SGE, gli annunci della rete di Ricerca continueranno ad apparire negli spazi dedicati agli annunci all’interno della pagina. In questa nuova esperienza, gli inserzionisti avranno come sempre l’opportunità di raggiungere potenziali clienti durante le loro ricerche.

Immersive View for routes

Visualizzazione immersiva utilizza la visione artificiale e l’intelligenza artificiale per unire miliardi di immagini Street View e di immagini aeree per creare un ricco modello digitale del mondo.

Ora con Immersive View for routes, è possibile visualizzare ogni segmento di un percorso prima di partire, sia che si voglia guidare, camminare o pedalare. Le città europee che verranno lanciate nei prossimi mesi sono: Amsterdam, Dublino, Firenze, Venezia, Londra, Parigi, Berlino.

Migliorare creatività e produttività

Alcuni degli annunci hanno l’obiettivo dichiarato di aiutare le persone a svolgere le proprie attività utilizzando l’intelligenza artificiale per aumentare la creatività e la produttività.

Bard

Bard si sta espandendo in 180 paesi, aggiungendo tra le proprie lingue anche il giapponese e il coreano e migliorando gli aggiornamenti di coding e le funzionalità di esportazione. Si integrerà anche con servizi di terze parti, tra cui Adobe, Instacart, Wolfram, Khan Academy e molti altri.

google I O 2023 - bard

LEGGI ANCHE: Google annuncia Bard, l’anti ChatGPT. Quali sono le differenze

Magic Editor

Con Magic Editor sarà possibile apportare modifiche complesse senza competenze di editing di livello professionale.

L’utilizzo di una combinazione di tecniche di intelligenza artificiale, inclusa l’IA generativa, consentirà di apportare modifiche a parti specifiche di un’immagine, come il soggetto, il cielo o lo sfondo, in modo da avere un controllo ancora maggiore sull’aspetto finale della propria foto.

Duet AI for Workspace

Duet AI for Workspace integra la potenza dell’IA generativa in tutte le app di Workspace.

Queste funzionalità aiuteranno a scrivere, organizzare, visualizzare, accelerare i flussi di lavoro, partecipare a riunioni più ricche e molto altro ancora.

L’integrazione di Duet AI in Presentazioni renderà possibile generare facilmente immagini con poche parole di input, permetterà di analizzare e classificare dati in Fogli e introdurrà altre importanti novità.

L’Intelligenza Artificiale di Google per gli sviluppatori

Google sta anche portando Duet AI su Google Cloud per consentire a più aziende e sviluppatori di confrontarsi con l’impatto delle Intelligenze Artificiali.

Per gli sviluppatori stia introducendo nuove funzionalità e modelli di base nei prodotti IA di Google Cloud aprendo il supporto dell’IA generativa in Vertex AI e ampliando l’accesso a:

  • Nuovi modelli di base in Vertex AI includono Codey (text-to-code), Imagen (text-to-image) e Chirp (speech-to-text)
  • Text Embeddings API
  • Reinforcement Learning from Human Feedback (RLHF)

Contrastare la disinformazione

L’obiettivo di raggiungere un modello di intelligenza artificiale responsabile passa attraverso:

  1. l’inserimento di un sistema di watermarking nei metadati;
  2. un maggiore investimento nelle procedure che proteggono la privacy delle persone.

Sostenibile e di qualità: come il food eCommerce italiano può competere a livello internazionale

L’accelerazione digitale degli ultimi anni ha investito tutti i settori merceologici. La crescita dell’eCommerce ha fatto registrare numeri importanti a ridosso dell’emergenza sanitaria, ma la crescita non sembra arrestarsi: secondo Morgan Stanley, a lungo termine, il mercato dell’eCommerce ha un ampio margine di crescita e potrebbe passare dagli attuali 3,3 trilioni di dollari a 5,4 trilioni nel 2026.

LEGGI ANCHE: 5 consigli per aumentare la fiducia dei clienti del tuo eCommerce

ecommerce across regions morgan stanley

La crescita del commercio digitale rappresenta un cambiamento permanente nel modo di fare acquisti: chi si è dovuto adeguare a questa “necessità” nel periodo delle restrizioni, difficilmente tornerà indietro.

E questo fattore incide particolarmente per quella parte di popolazione di età più avanzata che con il lockdown ha “scoperto” i vantaggi degli acquisti digitali. Fascia demografica decisamente importante nel nostro Paese.

Il modello di settore di Morgan Stanley, insieme ad altri dati, suggerisce che il commercio elettronico continuerà a guadagnare terreno, anche nei Paesi in cui lo shopping online è già popolare.

Anche le abitudini di acquisto nel settore food hanno subito un cambiamento, una vera e propria impennata: secondo i dati del Politecnico di Milano, sono tre i settori che, in valore assoluto, hanno contribuito maggiormente alla crescita complessiva: il Food & Grocery (1,1 mld €), seguito da Abbigliamento (1 mld €) e Informatica ed elettronica di consumo (0,7 mld €).

Per comprendere meglio quali siano le peculiarità del mercato italiano, abbiamo sentito Marco Mazzilli, eCommerce Manager EMEA e Francesco Gasca Head of Digital di Venchi. Con loro, abbiamo esplorato il cambiamento nelle abitudini d’acquisto delle persone, che si è sempre più spostato dal fisico al digitale, rendendo il confine tra i touchpoint sempre più labile.

Venchi - intervista Marzo Mazzilli e Francesco Gasca

Ecco cosa ci hanno raccontato.

Le vendite online per il settore food sono in costante crescita: quali fattori contribuiscono a questo trend?

In primo luogo, un importante impatto riguardo la crescita delle vendite online del settore food lo ha avuto l’avvento della pandemia COVID-19.

Con le restrizioni nazionali – e internazionali – in atto, molte attività commerciali hanno fermato temporaneamente la gestione fisica delle vendite, trovando nel digital l’unico punto di contatto accessibile e sicuro con il cliente.

Questo ha generato un effetto a catena – portando anche gli utenti che tipicamente non acquistavano online, ad acquisire un comportamento d’acquisto più digital. In altre parole, non solo le
aziende food si sono approcciate alle piatteforme digitali, ma di rimando anche i clienti hanno dovuto adattarsi.

In secondo luogo, riteniamo che vi sia stato un altro importante fattore legato al mondo della spesa online con consegna a domicilio. Sempre più persone stanno iniziando ad aderire a
questa tipologia di servizio, diventando quindi familiari e acquisendo fiducia nella vendita di un prodotto delicato come quello del food, anche online.

In altre parole, l’acquisto su eCommerce – così come sulle piattaforme di delivery – ha iniziato a venire percepito come più affidabile.

In breve, la pandemia COVID-19 ha quindi sdoganato le vendite online anche del settore food, e i consumatori sono stati spinti a sperimentare comportamenti d’acquisto prima marginali,
con un esito positivo.

Consumatori e aziende si sono trovati di fronte ad una inevitabile digitalizzazione laddove prima il comportamento d’acquisto tendeva ad essere preferito in sede fisica.

Ne consegue che, laddove si voglia avviare la popolazione a questo tipo di comportamento, è necessario lavorare sui contenuti: trasmettere l’esperienza in store anche online, in ottica omnicanale. Tutto questo per poter garantire che, acquistando online, non si perda nulla rispetto all’esperienza fisica.

Chi è la persona che compra online? Si tratta di un target trasversale o ha caratteristiche ben precise?

L’utente che acquista online è simultaneamente trasversale e con caratteristiche ben precise. Chi acquista prodotti food su un eCommerce, sta diventando sempre più trasversale variando nell’età, genere, interessi, etc.

Ragionando invece con un focus Venchi, il target diventa ben preciso, essendo in primo luogo il nostro un brand segmentante a livello di prezzo. Il consumatore Venchi online è a maggioranza femminile, con fascia d’età principale 25-54 anni (80%).

Può essere riassunto come premium lifetaster – acquista frequentemente viaggi online, abbigliamento ed accessori (65%), è un lettore accanito di notizie (60%), buongustaio (47%), appassionato di intrattenimento (62%) e frequentatore abituale di caffetterie (29%).

In ottica macro, abbiamo due comportamenti d’acquisto principali e ben distinti: l’acquisto di cioccolato per autoconsumo e quello per regalistica.

Ne consegue che, per guidare al meglio queste due tipologie di utenti, lavoriamo costantemente per apportare migliorie alla nostra navigazione in ottica di ottimizzazione della UX.

Quali sono le principali sfide per una piattaforma di eCommerce alimentare?

La sfida principale è quella di riuscire a raccontare un prodotto come il cioccolato senza che possa essere sperimentato con il gusto, l’olfatto ed il tatto.

Rispetto ai nostri store, non avendo la possibilità di far assaggiare una particolare ricetta, diventa essenziale presentare visivamente – con un visual merchandising capace di catturare l’attenzione – e tramite uno storytelling efficace tutto ciò che rende i nostri prodotti veramente unici, affinché l’esperienza online non abbia nulla da invidiare a quella fisica.

Dal punto di vista logistico, un’ulteriore sfida è quella di riuscire a consegnare il cioccolato il più fresco e integro possibile, nel minor tempo possibile.

Ne consegue la necessità di dover traslare tutto ciò che ci rende premium anche nelle spedizioni eCommerce: a domicilio, l’apertura di un ordine Venchi deve rispecchiare l’esperienza in store.

Come è possibile rendere sostenibile la logistica di un food eCommerce?

Stiamo lavorando a diversi progetti per ridurre sempre di più il nostro impatto ambientale.

Per i nostri packaging, utilizziamo materiali in carta riciclabili e lavoriamo per ottimizzarne lo spazio interno. Inoltre, nel packaging eCommerce, abbiamo tolto il polistirene espanso e il ghiaccio secco in plastica dalle nostre spedizioni estive.

Una delle prossime sfide, per diventare ancora più sostenibili, è quella di implementare le consegne presso dei locker dedicati.

Quali sono le strategie che possono permettere al Food&Beverage italiano di competere con i grandi player internazionali?

Lo storytelling legato all’alta qualità delle materie prime è sicuramente in cima alla lista. La garanzia del 100% Made in Italy è un tratto distintivo simbolo di un’italianità ricercata a livello
internazionale.

Ad esempio, la nostra filiera corta della Nocciola Piemonte IGP, coltivata esclusivamente in Piemonte, nel cuore delle Langhe e universalmente riconosciuta come la migliore varietà di nocciola al mondo ci differenzia e distingue dai grandi player internazionali, così come il Pistacchio di Bronte del nostro gelato.

Un eCommerce food italiano è quindi capace di portare un’esperienza innovativa sul mercato: la sintesi della maestria ed eccellenza italiana nella vendita del cioccolato di alta qualità, dalla produzione alla comunicazione visiva e testuale.

email marketing

5 motivi +1 per puntare sull’Email Marketing

Chi si occupa di social media affronta quotidianamente l’imprevedibilità degli algoritmi che governano i social network. Da un momento all’altro, infatti tutti gli sforzi e i traguardi raggiunti potrebbero svanire a causa di blocco improvviso dell’account oppure può verificarsi un calo improvviso delle performance.  

Se ti occupi di advertising stai invece facendo i conti con l’imminente eliminazione dei cookie di terze parti da parte di Google, che renderà necessaria la riprogettazione del flusso di acquisizione, conversione e fidelizzazione dei clienti.

Non dimentichiamo inoltre, i costi sempre crescenti per fare advertising online. 

In questo scenario, diventa strategico selezionare i giusti canali di comunicazione, in grado cioè di garantire il migliore ritorno sull’investimento ed una performance a prova di “aggiornamento tecnologico”.

La buona notizia è che esiste una soluzione e si chiama email marketing, uno strumento spesso sottovalutato le cui competenze e padronanza nell’utilizzarlo sono sempre più richieste nel mondo del lavoro oggi, sia da parte di aziende italiane che internazionali. 

L’email, nelle sue diverse forme di newsletter e DEM, non é solo un ottimo strumento di relazione one-to-one ma è anche un importante strumento di vendita

E quando parliamo di vendita non ci riferiamo solo alla conversione da lead a cliente ma anche alla possibilità di aumentare il lifetime value dei clienti con azioni di upselling e cross-selling.

Inserirlo quindi all’interno della propria strategia di marketing costituisce non solo una competenza chiave ma anche un fattore competitivo aziendale.

Conosci tutti i vantaggi dell’Email Marketing? Nei prossimi paragrafi ne elenchiamo 5 + 1.

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email marketing getresponse vantaggi

5 vantaggi dell’Email Marketing

L’Email Marketing è una forma di direct marketing (DEM) che si basa su strategie e tattiche per creare e distribuire comunicazioni via email con l’obiettivo di creare e consolidare la relazione tra brand ed audience o inviare informazioni ed aggiornamenti di natura promozionale con lo scopo di vendere un prodotto o servizio.

“L’e-mail marketing è un gioco a lungo termine. E anche piuttosto intimo. Se vuoi generare un ROI elevato, devi costruire relazioni solide con il tuo pubblico. Ciò significa che devi fornire loro valore e mantenere le tue promesse.” – Michal Leszczynski – Head of Content Marketing & Partnerships @GetResponse 

Ecco i motivi per cui l’email non può mancare nella tua strategia di marketing:

1 – È un owned media: l’email fa parte dei media di proprietà che sono sotto il controllo dell’azienda, come il sito ad esempio, dove chi gestisce la comunicazione decide cosa pubblicare, come e quando. In tal senso, l’email è completamente customizzabile oltre che nei messaggi da veicolare anche nell’aspetto visivo, nella frequenza di invio e, ancora più importante nell’audience/segmenti cui si rivolge.

2 – Con l’email vendi: l’Email Marketing garantisce i risultati più performanti in termini di conversione degli utenti rispetto agli altri canali di digital marketing. Il suo ROI è di 3,800% cioè 38 dollari per 1 dollaro investito!

3 – È economico: devi prevedere solo il costo della piattaforma e della persona che prepara le comunicazioni. In sostanza, se  gestisci un piccolo business e ti occupi in prima di persona di scrivere newsletter e DEM, sostieni solo il costo della piattaforma.

4 – Raccoglie dati di prima parte: la scomparsa dei cookie di terze parti renderà più difficile per i marketer indirizzare i clienti attraverso gli annunci.  L’email invece consente la raccolta di dati di prima parte (e consensuale) utili alla segmentazione e alla personalizzazione delle comunicazioni.

5 – È scalabile: ogni risultato raggiunto è facilmente misurabile (open rate, click, click-to-open rate etc. ), testabile (grazie agli AB test) e scalabile. Inoltre l’invio dei messaggi si può automatizzare risparmiando tempo e rendendo più efficaci ed efficienti le comunicazioni, inviando il giusto messaggio, alla giusta persona, nel momento più opportuno.

Email Marketing + Automation e AI

Con l’automazione di DEM e newsletter, si può ottenere un buon grado di personalizzazione dei messaggi. Quest’ultimi infatti si basano sulle caratteristiche/preferenze del destinatario e  vengono inviati in base alle azioni del prospect o cliente (si configurano eventi detti trigger che determinano l’invio del messaggio) , ad esempio l’email di benvenuto dopo la registrazione ad un form o un acquisto, oppure l’invio dopo che l’utente clicca su un link, apre un messaggio, fa un acquisto, abbandona il carrello.

 È come se accompagnassi per mano l’utente verso la conversione!

Nello scenario attuale, l’email marketing sembra cavalcare le nuove tecnologie senza subirle (ad eccezione degli aggiornamenti di IOS, ma attenzione perché non è l’open rate il KPI chiave per interpretare i risultati delle vostre campagne di email marketing o almeno non l’unico).  – 

A riprova di questo, in tempi brevissimi GetResponse, software di email marketing ed automation, introdurrà anche per i suoi clienti italiani un generatore di e-mail AI basato sulla tecnologia GPT di OpenAI per aiutare gli esperti di marketing a massimizzare l’efficienza e le prestazioni.  

La feature di AI applicata all’Email Marketing permetterà di creare facilmente tutta la newsletter/DEM: oggetto, design e testo risparmiando l’85% del tempo e dell’effort.

L’azienda è uno dei primi ad adottare sul mercato la tecnologia GPT di OpenAI. La soluzione mira ad aiutare marketer ed imprenditori a ridurre drasticamente il tempo necessario per creare le proprie e-mail e fornire contenuti più pertinenti e coinvolgenti ai propri abbonati.

Un ulteriore step nella semplificazione del lavoro dei marketer. Ed arriviamo perciò a parlare del “motivo + 1″ per cui l’ Email Marketing non può mancare nella tua strategia.

Il corso gratuito sull’Email Marketing

Nel panorama degli ESP, email service provider,disponibili sul mercato è utile definire alcuni requisiti per poter scegliere in maniera strategica la piattaforma di email marketing più adatta al proprio business. 

In primo luogo, il prezzo che nel caso di GetResponse la posiziona decisamente come migliore ESP rispetto ai competitors in termini di  quantità di funzionalità e prezzo richiesto. All’interno della piattaforma sono disponibili più di 30 funzionalità oltre all’email marketing: conversion funnel, landing page, moduli contatti, webinar a pagamento, gratuiti e on-demand, ecc.

Questo vuol dire convenienza in termini di risparmio sia di soldi che di tempo, potendo contare sull’assistenza in italiano e su più di 150 modelli di newsletter/dem da cui tranne ispirazione, più di 200 modelli di landing page da riutilizzare e più di 30 flussi di Email Marketing automation già pronti da utilizzare.

Per farti conoscere tutti i segreti dell’email marketing e saperlo padroneggiare da vero esperto, GetResponse ha deciso di organizzare in collaborazione con Ninja Marketing un

corso gratuito on demand in programma a maggio adatto sia a principianti che a marketer esperti che intendono approfondire il tema dell’email marketing e della marketing automation. 

Il corso si terrà live martedì 16 maggio e giovedì 18 maggio dalle 18:30 alle 20:30. 

Al termine del corso ed in seguito al superamento del test finale si otterrà un certificato che è possibile condividere sui propri profili social.

<<Riserva il tuo posto al corso gratuito di Email Marketing di GetResponse adesso >>

I segreti per una checklist SEO di successo

Il 70% degli italiani si collega con regolarità a Internet. Secondo l’ultima fotografia di Audiweb la total digital audience nel mese di gennaio 2023 è rappresentata da quasi 44 milioni di utenti pari al 75% della popolazione dai due anni in su, online per 68 ore e 38 minuti per persona, pari a due giorni e 20 ore complessivi.

Nel giorno medio del primo mese dell’anno sono stati rilevati 36,4 milioni di individui, pari al 62% della popolazione dai due anni in su, che hanno navigato in media per 2 ore e 40 minuti per persona.

È semplice dedurre perché per un sito è importante posizionarsi su Google e quanto può servire la SEO per raggiungere questo obiettivo.

Come sappiamo aumentare e migliorare le metriche di un sito è un impresa ardua.

Ma con una checklist sempre a portata di mano il gioco si fa interessante.

Dalle nozioni di base della SEO agli elementi che devi tenere presente quando analizzi i tuoi segnali off-page, usa questa lista di controllo come punto di riferimento per assicurarti che il tuo sito aderisca alle migliori pratiche di visibilità.

In questo articolo scopriamo da cosa è composta una checklist SEO di successo.

Checklist SEO di successo. La prima tappa è la Keyword Research

Prima di presentarvi la checklist SEO di successo facciamo un po’ di chiarezza sulla SEO e le sue molteplici declinazioni.

Con l’acronomio SEO – Search Engine Optimization – si intendono tutte quelle attività volte a migliorare la scansione, l’indicizzazione ed il posizionamento di un’informazione o contenuto presente all’interno di un sito web, da parte dei crawler o bot, dei motori di ricerca e, in particolare, di Google, al fine di mantenere e migliorare il posizionamento nella pagina dei risultati del motore di ricerca: la SERP.

Pertanto possiamo parlare di un’attività olistica che richiede un elevato livello di attenzione su vari elementi.

Prima fra tutte la keyword research.

Si tratta, infatti, del primo step di ogni strategia SEO ed è essenziale per capire quali e quanti contenuti ha senso creare, per cercare di posizionare un sito puntando su argomenti di maggior interesse per gli utenti del web.

Sì, perché prima di lavorare sui contenuti del sito web bisogna scoprire quali termini di ricerca vengono utilizzati maggiormente dal pubblico. Solo in questo modo si possono creare e pubblicare contenuti utili e di alta qualità.

Un altro aspetto importante da considerare è riferito alle Money Keyword. È necessario verificare le keyword che porteranno lead, vendite e conversioni al sito.

Non meno importanti sono le keyword longtail che permettono di intercettare il più ampio interesse di ricerca grazie a parole chiave più specifiche che hanno maggiori probabilità di produrre conversioni.

LEGGI ANCHECome ottimizzare gli obiettivi SEO in modo semplice e veloce grazie al software multifunzione SE Ranking

Conoscere il proprio pubblico: Buyer Persona

Per ottenere un ampio elenco di keyword utili a posizionare il sito web è necessario esplorare e conoscere il proprio pubblico di riferimento. Quest’ultimo infatti utilizza i motori di ricerca.

Gli utenti usano termini specifici per cercare prodotti, servizi, attività e argomenti specifici.

Al SEO writer spetta il compito di capire cosa i clienti si aspettano di trovare, quali sono i momenti in cui un prodotto o servizio sono maggiormente ricercati e come si comportano i competitor del nostro stesso settore.

La ricerca di parole chiave specifiche per il proprio pubblico è un’attività importante per evitare di scrivere contenuti inefficaci.

SEO On page e SEO Off page

Google, infatti, premia contenuti che ritiene particolarmente utili per il proprio pubblico. Per fare questo Big G deve analizzare il contenuto sotto vari aspetti.

Innanzitutto l’aspetto del significato.

Per fornire risultati pertinenti, infatti, deva capire cosa stanno cercando gli utenti e, quindi, il loro search intent. Per questo Google ha sviluppato modelli linguistici per cercare di comprendere in che modo le poche parole che hai inserito nella casella di ricerca corrispondono ai contenuti più utili a disposizione.

Il secondo criterio è la rilevanza dei contenuti e, dunque, la pertinenza rispetto all’intento di ricerca. Oltre alle parole chiave, i sistemi del motore di ricerca analizzano anche se i contenuti sono pertinenti per una query in altri modi.

Vengono utilizzati, poi, dati aggregati e anonimi sulle interazioni per valutare quali risultati di ricerca sono pertinenti rispetto alle ricerche.

Trasformiamo tali dati in indicatori che aiutano i nostri sistemi di machine learning a valutare meglio la pertinenza.

La qualità è un altro parametro attraverso cui il motore di ricerca attribuisce priorità ai contenuti più utili che presentano autorevolezza e affidabilità.

Tra gli altri, poi, Google adotta criteri di usabilità e, quindi, valuta l’esperienza dell’utente nella visualizzazione delle pagine di contenuto e il contesto entro cui si esegue una ricerca.

La SEO off page, invece, include quelle tattiche che riguardano le attività svolte fuori dal tuo sito Web.

La link building è spesso considerata la principale tattica off-page, ma ci sono anche altre attività che si possono portare avanti, come il content marketing, i social media, la comparsa sui podcast, le recensioni, le citazioni locali e altro ancora.

LEGGI ANCHE: Scrittura SEO: 7 passi per creare contenuti ottimizzati per la ricerca

Search Console, Google Analytics e Sitemap

Nell’ambito della propria strategia online è necessario conoscere le prestazioni del proprio sito web oltre a un’ampia mole di dati che si possono utilizzare per aumentare la visibilità e il traffico organico delle pagine.

Google Search Console è lo strumento che ci offre un valido aiuto in tal senso ed è possibile imparare ad usarlo grazie alle risorse gratuite messe a disposizione da Google Support.

Google Analytics è uno strumento di analisi gratuito che consente di visualizzare dati e approfondimenti su quante persone stanno visitando il tuo sito, chi sono e come interagiscono con esso. Anche in questo caso Google mette a disposizione risorse gratuite per imparare ad usarlo nel modo più corretto.

Lo scopo di una sitemap è aiutare i motori di ricerca a decidere quali pagine devono essere sottoposte a scansione e quale è la versione canonica di ciascuna.

La sitemap è composta da un elenco di URL che specificano il contenuto principale del sito per assicurarsi che venga sottoposto a scansione e indicizzato.

Google supporta diversi formati di sitemap, ma XML è il più usato. In genere, troverai la sitemap del tuo sito su https://www.dominio.com/sitemap.xml.

Dopo aver creato la sitemap è necessario assicurarsi che sia stata inviata ai motori di ricerca.

LEGGI ANCHE: GA4: la timeline del passaggio da UA a Google Analytics 4

Plugin SEO per WordPress

Se si sta realizzando un sito in WordPress, come nella maggior parte dei casi, è necessario installare un plugin SEO per gestire tutte le aree di miglioramento che il tool ci propone.

In questo modo si possono tenere sotto controllo i principali parametri della nostra strategia di ottimizzazione e, in particolare, la nostra keyword, la meta description, il SEO Title, attributi alt delle immagini, link interni e link esterni nonché la presenza della keyword nel contenuto e la sua frequenza di distribuzione.

Questi plugin sono molteplici e, ognuno, prevede piani gratuiti e a pagamento a seconda delle funzioni che si desidera utilizzare per implementare la propria strategia SEO. Come ad esempio creare o modificare File Robots.txt.

File Robots.txt e Crawlability

Molto semplicemente, il file robots.txt del sito comunica ai crawler dei motori di ricerca le pagine e i file che i crawler web possono o non possono richiedere al tuo sito.

Si utilizzano i File Robots.txt per impedire la scansione di alcune sezioni del sito impedendone la visualizzazione su Google. Per sapere se su un sito è attivo basta utilizzare la stringa https://www.dominio.com/robots.txt.

La Crawlability, invece, descrive la capacità del motore di ricerca di accedere ad un sito ed eseguire la scansione del contenuto di una pagina. Se un sito non presenta problemi di scansione, allora i web crawler possono accedere a tutti i suoi contenuti facilmente, seguendo i collegamenti tra le pagine.

Utili consigli per una checklist SEO di successo

La SEO tecnica è quell’area di attività che attiene, appunto, agli elementi tecnici di un sito. La prima cosa da fare è assicurarsi che si stanno utilizzando certificati di sicurezza come gli HTTPS, individuato come fattore di ranking dal 2014. Bisogna poi verificare che non vi siano pagine duplicate come https://www.dominio.com, https://dominio.com, http://www.dominio.como https://dominio.com.

La versione più comune è la prima. Tutte le altre devono avere un redirect 301 che rimandino al principale. La velocità del sito è fondamentale: è qui che si gioca una partita importante. Un sito lento scoraggia gli utenti che progressivamente abbandoneranno il sito facendo aumentare vertiginosamente il bounce rate del sito. Uno strumento come questo può essere utile per valutare le performance del sito.
Checklist SEO di successo Google Page Speed Insight

L’ultimo consiglio della nostra checklist SEO di successo? Rendere il sito particolarmente dinamico anche sotto il profilo dei contenuti e, quindi, sempre aggiornato. Occhio, ovviamente, a evitare fenomeni di content inflation puntando a contenuti efficaci e di qualità.

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Recruitment marketing ed employer branding: tutte le principali differenze

Vengono spesso associate e confuse come un’unica cosa, ma il recruitment marketing e l’employer branding sono in realtà due facce diverse della stessa medaglia. Infatti, entrambe le discipline hanno il ruolo di rendere il brand più interessante agli occhi di chi sta cercando lavoro.

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Ma quali sono le principali differenze e in che modo interagiscono tra loro? Per comprendere al meglio di cosa stiamo parlando è necessario partire dalle definizioni.

Il significato di employer branding

L’employer branding è il processo che consiste nel definire e mantenere positiva l’immagine di un’azienda come possibile datore di lavoro. Dunque è strettamente correlata al modo in cui l’azienda viene percepita dai dipendenti attuali e potenziali. Ovviamente una migliore percezione della società come luogo di lavoro concorre anche al miglioramento del posizionamento del brand nel mercato.

Lo stesso Richard Branson, fondatore di Virgin, ha provato a spiegare l’importanza strategica dell’employer branding dichiarando: “Non vengono prima i clienti. Sono i dipendenti che vengono prima. Se ti prendi cura dei dipendenti, loro si prenderanno cura dei clienti”.

Le componenti principali dell’employer branding

Alla base dell’employer branding ci sono alcuni passaggi da considerare che sono fondamentali per una strategia di posizionamento ideale del brand nel mondo del lavoro:

  1. la definizione dell’Employer Brand dell’azienda in cui sia espressa la mission, la vision e la value proposition.
  2. la definizione dell’Employee Value Proposition con i vantaggi e i premi per i propri dipendenti.
  3. la definizione della Candidate Persona ossia la rappresentazione del tuo candidato ideale.
  4. la definizione della cultura aziendale.
  5. la gestione della reputazione dell’azienda.

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McKinsey & Co., una lezione da seguire nell’employer branding

Una delle più interessanti case history è rappresentata da McKinsey & Co., il brand più famoso al mondo nella consulenza manageriale che, nel 2020, contava 30 mila dipendenti. La sua employee value proposition è sempre stata chiara: chi va via da McKinsey & Co. può lavorare ovunque. Una promessa mantenuta se si pensa che, nel 2000, 70 ex dipendenti dell’azienda erano tra i CEO delle compagnie nella Fortune 500.

Ma cosa differenzia McKinsey & Co. da altri player? Il costante sforzo nel rafforzare la storia e l’identità della compagnia per favorire l’inserimento di talenti tra i propri dipendenti.

Nel frattempo, l’azienda si impegna quotidianamente per creare un ambiente di lavoro aperto alle tematiche dell’inclusione e dell’equità tanto da avere rappresentate oltre 140 cittadinanze all’interno degli uffici presenti in 65 Paesi e da investire 20 milioni di dollari nella ricerca su D&I.

Che cos’è il recruitment marketing?

Il recruitment marketing è l’attività di promozione dell’employer branding di un’azienda. Il suo obiettivo finale è quello di attrarre, coinvolgere, assumere e trattenere talenti di alta qualità attraverso il processo di selezione.

In un mondo del lavoro sempre più saturo e in cui le persone sanno bene cosa vogliono, le aziende attuano strategie di marketing per aggiudicarsi le persone più valide da integrare nel proprio organico. Ecco perché i recruiter hanno iniziato a pensare come marketer, cercando di unire agli annunci di lavoro delle vere e proprie brand strategy per favorire il recruiting.

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Le componenti principali del recruitment marketing

A differenza dell’employer branding, il recruitment marketing ha come elementi chiave:

  1. Comunicare con i candidati incoraggiandoli a compilare una candidatura.
  2. Scrivere offerte di lavoro chiare ed accattivanti, magari grazie al supporto degli attuali dipendenti che sapranno focalizzarsi sui punti di forza dell’azienda e sui vantaggi nel lavorare per essa.
  3. Creare contenuti che nutrano l’employer branding e che generino fiducia nei candidati.

Le differenze tra l’employer branding e il recruiment marketing

La prima grande differenza tra queste due discipline è la finalità. Infatti, l’employer branding serve a definire il posizionamento dell’azienda come datore di lavoro, mentre il recruitment marketing è finalizzato a promuoverlo.

La seconda differenza sta nella flessibilità. Il marketing si evolve a seconda delle esigenze di mercato, l’employer branding resta immutato e ben saldo sugli asset valoriali dell’azienda.

La terza differenza è l’interconnessione. Pur non essendo intercambiabili, entrambi sono interconnessi perché l’uno non può prescindere dall’altro.

Nel panorama attuale in cui le persone sono sempre più attente a trovare un posto di lavoro in cui realizzare i propri obiettivi senza rinunciare alla qualità della vita, avere una visione chiara di cosa si può offrire in termini di vision e mission è l’unica regola che può avvicinare grandi talenti alla propria azienda.