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  • Recruitment marketing ed employer branding: tutte le principali differenze

    Le aziende non possono più rinunciare a trovare grandi talenti

    27 Aprile 2023

    Vengono spesso associate e confuse come un’unica cosa, ma il recruitment marketing e l’employer branding sono in realtà due facce diverse della stessa medaglia. Infatti, entrambe le discipline hanno il ruolo di rendere il brand più interessante agli occhi di chi sta cercando lavoro.

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    Ma quali sono le principali differenze e in che modo interagiscono tra loro? Per comprendere al meglio di cosa stiamo parlando è necessario partire dalle definizioni.

    Il significato di employer branding

    L’employer branding è il processo che consiste nel definire e mantenere positiva l’immagine di un’azienda come possibile datore di lavoro. Dunque è strettamente correlata al modo in cui l’azienda viene percepita dai dipendenti attuali e potenziali. Ovviamente una migliore percezione della società come luogo di lavoro concorre anche al miglioramento del posizionamento del brand nel mercato. Lo stesso Richard Branson, fondatore di Virgin, ha provato a spiegare l’importanza strategica dell’employer branding dichiarando: “Non vengono prima i clienti. Sono i dipendenti che vengono prima. Se ti prendi cura dei dipendenti, loro si prenderanno cura dei clienti”.

    Le componenti principali dell’employer branding

    Alla base dell’employer branding ci sono alcuni passaggi da considerare che sono fondamentali per una strategia di posizionamento ideale del brand nel mondo del lavoro:
    1. la definizione dell’Employer Brand dell’azienda in cui sia espressa la mission, la vision e la value proposition.
    2. la definizione dell’Employee Value Proposition con i vantaggi e i premi per i propri dipendenti.
    3. la definizione della Candidate Persona ossia la rappresentazione del tuo candidato ideale.
    4. la definizione della cultura aziendale.
    5. la gestione della reputazione dell’azienda.
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    McKinsey & Co., una lezione da seguire nell’employer branding

    Una delle più interessanti case history è rappresentata da McKinsey & Co., il brand più famoso al mondo nella consulenza manageriale che, nel 2020, contava 30 mila dipendenti. La sua employee value proposition è sempre stata chiara: chi va via da McKinsey & Co. può lavorare ovunque. Una promessa mantenuta se si pensa che, nel 2000, 70 ex dipendenti dell’azienda erano tra i CEO delle compagnie nella Fortune 500. Ma cosa differenzia McKinsey & Co. da altri player? Il costante sforzo nel rafforzare la storia e l’identità della compagnia per favorire l’inserimento di talenti tra i propri dipendenti. Nel frattempo, l’azienda si impegna quotidianamente per creare un ambiente di lavoro aperto alle tematiche dell’inclusione e dell’equità tanto da avere rappresentate oltre 140 cittadinanze all’interno degli uffici presenti in 65 Paesi e da investire 20 milioni di dollari nella ricerca su D&I.

    Che cos’è il recruitment marketing?

    Il recruitment marketing è l’attività di promozione dell’employer branding di un’azienda. Il suo obiettivo finale è quello di attrarre, coinvolgere, assumere e trattenere talenti di alta qualità attraverso il processo di selezione. In un mondo del lavoro sempre più saturo e in cui le persone sanno bene cosa vogliono, le aziende attuano strategie di marketing per aggiudicarsi le persone più valide da integrare nel proprio organico. Ecco perché i recruiter hanno iniziato a pensare come marketer, cercando di unire agli annunci di lavoro delle vere e proprie brand strategy per favorire il recruiting. LEGGI ANCHECos’è il Quiet Quitting, la nuova fase delle Grandi Dimissioni

    Le componenti principali del recruitment marketing

    A differenza dell’employer branding, il recruitment marketing ha come elementi chiave:
    1. Comunicare con i candidati incoraggiandoli a compilare una candidatura.
    2. Scrivere offerte di lavoro chiare ed accattivanti, magari grazie al supporto degli attuali dipendenti che sapranno focalizzarsi sui punti di forza dell’azienda e sui vantaggi nel lavorare per essa.
    3. Creare contenuti che nutrano l’employer branding e che generino fiducia nei candidati.

    Le differenze tra l’employer branding e il recruiment marketing

    La prima grande differenza tra queste due discipline è la finalità. Infatti, l’employer branding serve a definire il posizionamento dell’azienda come datore di lavoro, mentre il recruitment marketing è finalizzato a promuoverlo. La seconda differenza sta nella flessibilità. Il marketing si evolve a seconda delle esigenze di mercato, l’employer branding resta immutato e ben saldo sugli asset valoriali dell’azienda. La terza differenza è l’interconnessione. Pur non essendo intercambiabili, entrambi sono interconnessi perché l’uno non può prescindere dall’altro. Nel panorama attuale in cui le persone sono sempre più attente a trovare un posto di lavoro in cui realizzare i propri obiettivi senza rinunciare alla qualità della vita, avere una visione chiara di cosa si può offrire in termini di vision e mission è l’unica regola che può avvicinare grandi talenti alla propria azienda.