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diversità nel mondo del lavoro

Da dove cominciare per portare le diversità (e il talento) nel mondo del lavoro

  • Le diversità sono importanti nella nostra società anche se non tutti le rispettano. Ci permettono d’integrarci con gli altri e di accrescere la forza di un’azienda.
  • Un team dovrebbe essere lo specchio della società in cui viviamo, ossia una comunità multiculturale e variegata.

 

Viviamo in un mondo cosmopolita, dove i confini sono sempre più ridotti e ognuno di noi può comunicare con l’altro attraverso un semplice click. Ci sentiamo tutti più vicini, viaggiamo liberamente per piacere e per lavoro, conosciamo aspetti di culture diverse, assaporiamo gusti d’oltreoceano e impariamo lingue nuove. Ha ancora senso parlare d’integrazione e rispetto per le diversità?

Certo che sì. Oggi più che mai. Parliamo tanto di diritti, di libertà, di positività e amore verso sé stessi, ma non tutti viviamo in pace con le nostre unicità. Spesso veniamo etichettati per qualche attributo che ci differenzia dalla maggior parte della comunità in cui viviamo.

Le differenze risultano evidenti e pericolose agli occhi di coloro che non le accettano, perché non le conoscono, e le scrutano e additano con un’accezione negativa senza nemmeno sforzarsi di vedere la persona che c’è dietro.

Ammettere le diversità e accoglierle è importante non solo per una questione etica e morale, ma bisogna cambiare mentalità anche nei contesti lavorativi. Le diversità nel mondo del lavoro permettono alle aziende di crescere, di distinguersi e mutare anima.

diversità nel mondo del lavoro

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Cosa si intende per diversità nel mondo del lavoro

Quando parliamo di diversità nel mondo del lavoro ci riferiamo a tutte quelle persone con un background eterogeneo, che possa riguardare l’età, la cultura, le abilità, l’orientamento sessuale, l’identità di genere.

Un team dovrebbe essere lo specchio della società in cui viviamo, ossia una comunità multiculturale e variegata.

L’accettazione e l’inclusione delle diversità nei contesti lavorativi permettono alle aziende di essere più competitive nel mercato, ma solo se le persone che fanno parte del team sono integrate realmente nel gruppo. Abbiamo bisogno di un cambiamento dall’interno. Un’azienda deve decidere come vuole essere davvero, il modo in cui verrà percepita dagli altri e che tipo di persone vuole attrarre, a chi vuole rivolgersi.

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Perché le diversità migliorano le aziende

Le diversità nel mondo del lavoro incrementano il valore di un’azienda, ma perché?

Perché un team variegato permette di vedere le cose da diversi punti di vista, che non siano sempre gli stessi. Avere diversi tipi di personalità in squadra comporta vantaggi a livello di prestazioni, oltre che di produttività, ma soprattutto d’innovazione.

Scambi d’idee, confronto e inclusione sono tutti elementi che migliorano l’umore ma anche la reputazione di una società. Sono sempre più le persone che vorrebbero lavorare in un luogo di lavoro tollerante, diversificato e poliedrico, dove tutti hanno le stesse chance di crescere e diventare qualcuno.

Le diversità nel mondo del lavoro migliorano la vita aziendale e il suo employer branding.

Come integrare le diversità nel mondo del lavoro

Il mondo è bello perché è vario, recitava un antico detto, e lo sono anche le diversità. Nel mondo del lavoro troviamo persone con un’istruzione superiore, chi ha un ceto sociale basso, chi fa parte della comunità LGBTIQA+, chi ha una fede religiosa diversa, tutte caratteristiche che sono innate o acquisite nel tempo (come l’istruzione). 

Integrare la diversità significa che le aziende, durante la fase di reclutamento, non devono avere nessun tipo di pregiudizio contro qualsiasi individuo. Ovviamente nemmeno avere delle preferenze. Purtroppo, chiunque abbia fatto un colloquio di lavoro, ha visto passarsi davanti persone meno qualificate, ma favorite per qualche motivo che non riguarda assolutamente il merito. Dovrebbe essere un discorso scontato quello delle pari opportunità, ma le diversità nel mondo del lavoro sono ancora penalizzate.

Leggiamo di donne lavoratrici pagate meno dei colleghi uomini, di razzismo, di preconcetti su chi appartiene a una cultura diversa o sgomento verso chi ha un orientamento sessuale che non riusciamo a inquadrare. Sentiamo un incessante bisogno di etichettare qualsiasi cosa, dimenticando chi siamo realmente.

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diversità nel mondo del lavoro

Molti talenti si sentono esclusi e non ne capiscono il motivo, anche perché una motivazione reale non c’è. Per far fronte a questo problema molti professionisti in campo creativo hanno deciso di creare e riunirsi in delle piattaforme virtuali.

Assistiamo così alla nascita di microcomunità, divise per etnie, genere e svariati indicatori, in cui le persone si identificano e mostrano il proprio talento.

Dove trovare nuovi talenti

Negli ultimi anni sono nati diversi siti che hanno come obiettivo quello di unire e supportare le persone con diversità e allo stesso tempo rendere più facile, per agenzie e reclutatori, trovarle e lavorare con loro.

Fabricio Teixeira, design director di Work & Co. ha lanciato Brazilians Who Design per puntare i riflettori sui talenti provenienti dal suo paese d’origine. Ispirato da Womenwho.design, lo scopo è quello di mostrare l’esistenza di diverse comunità i cui membri hanno ottime competenze nel proprio lavoro anche se sono poco conosciuti, o per niente.

Queste piattaforme non vogliono puntare sull’apparenza, su come gli individui si presentano, ma sul genio creativo, sull’unicità delle loro opere.

Sapevate che esiste un sito simile tutto made in Italy? Si chiama Italians Who Design e mostra a tutto il mondo i lavori di giovani illustratori italiani. Questo progetto aiuta questi artisti a emergere in rete e a farsi conoscere, creando delle opportunità di lavoro. Sono numerosi i designer italiani che lavorano all’estero progettando prodotti utilizzati da milioni di persone anche se sono poco noti nel panorama internazionale.

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Il caso di Hue

Un’altra realtà giovane e interessante è Hue, creata da Fahad Khawaja. Hue è una piattaforma sviluppata per sostenere il cambiamento, amplificando le voci delle persone di colore che lavorano nel marketing, aumentando la loro visibilità e aprendo la strada alla crescita di tutti gli iscritti. Un’idea per creare equità e prosperità incoraggiando i talenti a partecipare, a fare rete con le aziende e ottenere un lavoro.

Khawaja fa una riflessione che fa pensare, ossia che nonostante ogni anno vengano spesi più di 350 miliardi di dollari in marketing and recruiting, la rappresentanza dei dipendenti con diversità razziale è rara nella maggior parte delle aziende. Inoltre, sottolinea, questo gap è ancora più pronunciato ai livelli di leadership, con una presenza in progressiva diminuzione. Fin quando le aziende attingeranno i candidati sempre dagli stessi posti, non ci sarà mai un effettivo ricambio. Khawaja definisce questo fenomeno con il nome di network gap.

Il caso di We are Rosie

We are Rosie è un’agenzia famosa che si è evoluta per soddisfare le esigenze dei nostri tempi. Pochi mesi fa ha lanciato Rosie Recruits, un’iniziativa che si occupa di ricercare contratti di sei mesi per i dipendenti. Ha promesso che almeno il 40% dei suoi candidati saranno persone di colore. 

La sua fondatrice, Stephanie Nadi Olson, ha affermato che l’intento di We are Rosie è quello di fornire l’accesso al maggior numero possibile di persone appartenenti a comunità emarginate.

La piattaforma ha registrato un aumento del 30% di persone in cerca di lavoro da marzo. Ora ha un pool di 6.000 candidati. Ci sono molte aziende che urlano ai 4 venti di avere a cuore le diversità e le minoranze, ma nel concreto non rispettano ciò che dicono. Con tutte le promesse di cambiamento nel mercato, Olson si auspica che ciò avvenga rapidamente. 

Per un cambiamento reale e una maggiore inclusività, le aziende dovrebbero porsi al servizio dei talenti, e non viceversa.

Come connettersi con i consumatori ancora stressati dal Covid: consigli utili e riflessioni.

Digital Marketing: come connettersi con i consumatori “stressati” di oggi

  • La pandemia non sembra cessare il suo corso, anche dopo i “rallentamenti” registrati nel post-lockdown.
  • Riuscire a definire delle prospettive future oggi è decisivo: le abitudini dei consumatori promettono di mutare in maniera definitiva.

 

A distanza di alcuni mesi dal terribile lockdown, il mondo del marketing osserva ancora più scrupolosamente gli atteggiamenti degli utenti. Profondamente mutati.

Il marketing post-lockdown

All’inizio della pandemia, i media erano un’ancora di salvezza per il “mondo esterno”. Già dalla fine di marzo, quasi la metà dei consumatori, se non la maggior parte, ha cercato una maggiore interazione con i media che già utilizzava, rispetto ai tempi pre-pandemici, secondo il recente studio “Meaningful Media in the Time of Covid-19”, condotto da Havas Media.

Emerge che i consumatori, desiderosi di una fuga dalle loro attuali realtà stressanti, hanno investito molto più tempo in attività fisica, cucina, lettura e progetti fai-da-te. Realtà come Buzzfeed e Thrillist, non gli ultimi arrivati insomma, hanno monitorato questa esigenza di evasione attraverso una maggiore interazione dei consumatori con contenuti che vanno dal fai-da-te all’intrattenimento, ai meme.

LEGGI ANCHE: Come potrebbero cambiare le scelte di marketing dopo il COVID-19

I dubbi dei marketer, possono essere riassunti essenzialmente così:

  • come rispondere e reagire alla crisi in atto;
  • se e come cambieranno i comportamenti dei consumatori, ancora una volta.

Quali attività adottare per incontrare le nuove abitudini degli utenti

Chi si occupa di marketing, d’altronde, deve osservare scrupolosamente la realtà ed i relativi comportamenti degli utenti. La complessità sta proprio nell’individuare la corretta strategia di comunicazione che possa essere efficace per quel prodotto/servizio.

Come connettersi con i consumatori ancora stressati dal Covid: consigli utili e riflessioni.

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Attività costanti, come l’ascolto del pubblico e l’osservazione attenta delle sue evoluzioni, rispecchiano un’importanza fondamentale, soprattutto in un periodo del genere.

Il Coronavirus e le informazioni che vengono diffuse ogni giorno, hanno già mutato il comportamento della popolazione globale. Innanzitutto a livello psicologico. D’altronde, nei trend delle queries dei maggiori motori di ricerca primeggia, quasi esclusivamente, la parola Coronavirus e tutti i contenuti a lei relativi.

Le aziende dovrebbero tenere in grande considerazione tutti questi aspetti per poter gestire l’emergenza al meglio. E per migliorare la propria presenza, in linea con il sentiment diffuso dei propri utenti.

Gli errori da non fare

Considerare la comunicazione con i clienti un’attività secondaria, è l’errore che viene commesso più comunemente in questo momento. Difatti, molte aziende, anche alcuni dei giganti dell’economia mondiale, stanno cercando di affrontare l’emergenza agendo soltanto dal lato dei dati, dei numeri, degli andamenti di borsa, dimenticandosi che ad alimentare la loro realtà aziendale, è un pubblico composto essenzialmente da persone. Con reali sentimenti.

Ecco qui che si apre un capitolo che, timidamente, vista la sua vastità e complessità, è doveroso quantomeno accennare.

Come connettersi con i consumatori ancora stressati dal Covid: consigli utili e riflessioni.

La salute mentale dei consumatori: attualità e dati su cui riflettere

Durante questi mesi, la gestione della salute mentale è stata sotto i riflettori. Anche da parte del mondo del marketing.

I maggiori editori di media si sono uniti alle “conversazioni” sulla salute mentale dei propri consumatori, condividendo articoli su come ridurre il tempo trascorso a “scrollare” il feed o su come evitare la dipendenza dagli schermi digitali. Alcuni recenti studi, effettuati anche da Brandwatch, fanno emergere che le ricerche online relative alla salute mentale ed al benessere degli utenti, negli ultimi cinque mesi, sono aumentate di quasi il 90%. A conferma di ciò, l’app Calm ha visto un aumento del 29% di nuovi download dall’inizio della pandemia.

Altri interessanti dati emergono da un recente rapporto di un’indagine di Accenture: 4 intervistati su 5 con diagnosi di ansia, depressione, disturbo da stress post-traumatico, ADD o dipendenza, affermano che avrebbero “probabilmente” o “sicuramente” utilizzato risorse sanitarie virtuali per gestire le loro condizioni.

Ovviamente, è doveroso sottolineare come quello di cui necessitano gli individui, in generale, proprio in questo momento di continua incertezza, non sia analizzabile solo tramite un software, ma abbia origine nell’emotività umana.

Come connettersi con i consumatori ancora stressati dal Covid: consigli utili e riflessioni.

Adottare nuovi approcci verso “nuovi” consumatori

Nel complesso e preoccupante contesto che stiamo vivendo, è necessario per il momento abbandonare l’approccio economico tradizionale, per iniziare ad offrire non ciò che pensiamo possa piacere al consumatore, ma la soluzione ai suoi problemi. Problemi ben specifici che vive a causa della diffusione della pandemia.

Costa ben cinque volte meno cercare di mantenere un cliente già acquisito rispetto al cercare di attirarne uno nuovo. Ormai lo sappiamo.

Per questo motivo adottare una strategia legata a parametri, quali la customer retention, pare sia la strada più logica da percorrere. Perdere i propri clienti, non è più una probabilità assai lontana. Si sta trasformando gradualmente in un’amara realtà per tutte quelle imprese che stanno ignorando i bisogni dei consumatori, che negano l’evidenza a risultati negativi e poco soddisfacenti in merito alla customer loyalty.

Le necessità del proprio pubblico devono essere cercate in fondo a quel bisogno di sicurezza e promessa di un ritorno alla normalità. Le imprese non possono fare promesse, ma possono dimostrare la propria vicinanza ai clienti, manifestando comprensione e adeguando l’offerta che propongono a seconda delle circostanze.

Come connettersi con i consumatori ancora stressati dal Covid: consigli utili e riflessioni.

Essere vicini ai clienti. Ora o mai più!

Bisogna saper mostrare e dimostrare la propria vicinanza e comprensione al proprio pubblico. Cari colleghi e marketer: ci sono dei momenti in cui, più di altri, un’azienda deve dimostrare di possedere quelle skill che la differenziano dalla concorrenza, per costruire un legame empatico e sincero con il pubblico: non solo dire di essere la migliore in qualcosa, bensì dimostrare con i fatti che può davvero fare la differenza.

Gli slogan che hanno accompagnato l’immagine del brand devono essere tramutati in realtà, dimostrati con le azioni. Dire di essere vicini non basta, per restare veramente nelle menti dei consumatori in questo momento è necessario agire, fare.

Bisognerà tener conto che tutto ciò implica spendere del budget più o meno esosi ma certamente si tratta di un investimento a lungo termine per il posizionamento del brand che si segue.

Prepararsi al futuro ed essere pronti per quando l’epidemia terminerà il suo percorso. Ecco su cosa attualmente investire. Riuscire a definire delle prospettive è decisivo: le abitudini dei consumatori promettono di mutare in maniera definitiva.

Il mondo è stato messo a dura prova e non è possibile predire con assoluta certezza l’evolversi di questa particolare circostanza. Si può scegliere se abbandonarsi al flusso degli eventi o accettare la sfida che ci è stata posta e scovare all’interno di essa delle opportunità nascoste. La parola chiave è: riadattarsi.

In uno sforzo collettivo che è mosso e stimolato da nuove e positive opportunità di mercato.

Strumenti finanziari per superare con agilità e resilienza il post-lockdown

Molte imprese oggi si trovano in situazione di stress finanziario in quanto i ricavi si sono contratti in misura tale da non disporre più della liquidità in ingresso necessaria per far fronte alle obbligazioni correnti (stipendi, fornitori, ecc.).

Come affrontare quindi l’ansia scatenata dall’incertezza sul proprio futuro finanziario? Daremo una serie di utili risposte a questo interrogativo durante il Ninja Talk organizzato in collaborazione con EMINTAD Italy, che analizzerà le difficoltà che le imprese si trovano a fronteggiare nell’attuale contesto economico e individuerà le strategie e le diverse opportunità di supporto finanziario alle stesse, in particolare alle PMI.

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I dati del post-lockdown in Italia

Secondo il Rapporto Regionale Cerved – Confindustria 2020, il Covid-19 ha avuto un impatto senza precedenti sui conti delle PMI, con ricadute molto pesanti sugli indici di redditività, superando addirittura gli effetti della recessione del 2009, fin qui la peggiore nel secondo Dopoguerra per l’Italia.

Si prevede che le PMI italiane contrarranno il fatturato del 12,8% nel 2020, con un rimbalzo nel 2021 dell’11,2%, insufficiente per ritornare oltre i livelli del 2019. Nel complesso, questo si tradurrà in una perdita di 227 miliardi di fatturato nel biennio 2020-21 rispetto a uno scenario tendenziale di lenta crescita delle vendite.

Gli impatti saranno fortemente asimmetrici a seconda dell’attività di impresa, con shock maggiori per i settori più penalizzati dalle norme sul distanziamento sociale, o dagli effetti sul commercio internazionale.

Come rispondere alla crisi del Covid-19 e quali strumenti finanziari adottare

La resilienza del business, la capacità di un’azienda di adattarsi ai cambiamenti delle circostanze e di implementare misure che sostengano la salute delle operazioni, delle persone e dei beni, è qualcosa che tutte le organizzazioni stanno implementando durante la sfida della pandemia. Ma in questo contesto la gestione della crisi richiede un approccio olistico, che coinvolga l’intera organizzazione.

Le aziende – e le PMI in particolare – sono state chiamate a rispondere con rapidità alla crisi, ma ora ogni scelta dovrebbe essere ben ponderata e organizzata. Le azioni correttive da mettere in atto per il raggiungimento degli obiettivi di crescita prefissati, infatti, potrebbero anche comportare un ripensamento del proprio modello di business.

Cosa imparerai durante il Webinar

Questo webinar è rivolto a tutti quegli imprenditori e manager che vogliono vederci chiaro sulla situazione economica italiana in questi tempi così incerti e difficili per capire come le imprese potranno uscire da questo stress finanziario.

L’obiettivo è quello di indirizzare le imprese verso azioni concrete da mettere in atto per migliorare la risposta alle esigenze attuali, attraverso i corretti strumenti finanziari per prepararsi al futuro.

Nello specifico il webinar risponderà alle seguenti domande:

  • Qual è lo scenario economico attuale?
  • Quanto tempo ci vorrà per tornare alla normalità?
  • Quali sono gli strumenti finanziari a supporto delle PMI?
  • Quali sono le azioni concrete che le aziende possono compiere lato finanziario per raggiungere gli obiettivi di crescita?

Il webinar è online e gratuito, iscriviti adesso! Ma se proprio non ce la fai a seguirla in diretta, potrai recuperarla on demand, attraverso la tua area utente.

RICAPITOLANDO

Ninja Talk “Ninja Finance: tutto quello che devi sapere per superare il post lockdown”
con Gianluca Cedro, Luciano Di Fazio, Massimo Armanini di EMINTAD Italy. Conduce Federica Bulega di Ninja Academy

martedì 22 settembre 2020 dalle ore 13 alle 14

ISCRIVITI ORA AL WEBINAR GRATUITO

lavoro da remoto

5 miti che sopravvivono ancora sul lavoro da remoto, da sfatare nel 2020

  • Ci sono molti falsi miti sul lavoro agile che inducono le aziende ad essere resistenti verso questa tipologia di lavoro.
  • L’argomento del lavoro agile va affrontato con un orizzonte temporale ampio senza legarlo al contingente momento emergenziale generato dalla pandemia.

 

Il lavoro agile o smart working è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività. Lo dice il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Smart Working o Lavoro Agile: definizione e sviluppi

L’Osservatorio del Politecnico di Milano lo definisce: “una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.

Quello che abbiamo sperimentato fino ad oggi, nel periodo pandemico, è uno smart working agevolato, un po’ improvvisato, molto più vicino al concetto di telelavoro ma pur sempre una buona base di partenza per iniziare ad avvicinarsi alla corretta adozione.

Durante la pandemia il Governo, attraverso un decreto attuativo approvato con urgenza, ha previsto l’adozione dello smart working senza accordo preventivo con i dipendenti (in deroga alla Legge 81/2017) al fine di contenere e contrastare la diffusione del Covid-19, bloccando, di fatto, l’attività in presenza per milioni di italiani.

DL 111/2020

Lo smart working è stato poi ulteriormente esteso dal DL 111/2020 (contenente alcune misure a sostegno dell’avvio dell’anno scolastico) al genitore lavoratore, per tutto il periodo (o parte di esso) corrispondente alla durata della quarantena del figlio convivente, minore di anni 14, disposta dall’ASL, a seguito di contatto verificatosi a scuola.

La previsione è contenuta nell’art. 5 che stabilisce inoltre che se la prestazione lavorativa non può essere svolta in modalità lavoro agile, alternativamente, uno dei genitori può fruire di un apposito congedo straordinario percependo un’indennità pari al 50% della retribuzione (il calcolo avviene secondo le modalità fissate dall’art. 23 del D.lgs. 151/2001). Secondo il dettato legislativo i periodi in cui si è fruito del congedo sono coperti da contribuzione figurativa.

La possibilità di fruire dello smart working o del congedo, quando il figlio è stato posto in quarantena, non spetta al lavoratore genitore se l’altro già fruisce di una delle predette misure, oppure svolge la prestazione in modalità lavoro agile ad altro titolo. Congedo straordinario o smart working non spettano nemmeno se l’altro genitore è già a casa perché privo di impiego.

Dal 15 Ottobre

Il Governo, con la delibera 7/10/2020, ha prorogato dal 15 ottobre al 31 gennaio 2021 lo stato di emergenza dovuto alla diffusione dell’epidemia da Covid-19.

Fino al 31/01/2021 sarà quindi ancora possibile accedere allo Smart Working senza preventivo accordo individuale con il lavoratore. Permane, quindi, la line agevolativa. Il DL 125/2020 apporta modifiche anche al DL 83/2020 (L. 124/2020) disponendo in particolare la proroga dal 15 ottobre 2020 al 31 dicembre 2020 del diritto di svolgere il lavoro in Smart Working riconosciuto ai lavoratori c.d. fragili, ossia coloro che sono maggiormente esposti al rischio di contagio da Covid-19.

LEGGI ANCHE: Dal Remote Working allo Smart Working: come evolve il lavoro nelle organizzazioni

5 miti sul lavoro da remoto da sfatare nel 2020

Ci sono molti falsi miti sul lavoro agile che inducono le aziende ad essere resistenti verso questa tipologia di lavoro. Qui di seguito indichiamo i 5 principali falsi miti sul lavoro da remoto che dovranno essere superati nel futuro.

1. I dipendenti che lavorano da remoto sono poco produttivi e lavorano molto meno

Uno dei primi miti da sfatare è proprio l’assenza di produttività.

Spesso si pensa che il lavoratore non presente in ufficio, quindi non a stretto contatto con il capo o collega, sia meno produttivo di quello impiegato in azienda.

Questa convinzione, in realtà, è stata smentita; molti lavoratori hanno affermato di aver lavorato più ore da remoto rispetto al lavoro in presenza.

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smart-working-lavoro-remoto

2. I dipendenti che lavorano da remoto non fanno squadra e tendono ad isolarsi

Anche questo “mito” è frutto di una cultura non matura rispetto all’argomento.

Il lavoro agile non è sinonimo di isolamento, un programma di remote working può infatti alternare periodi in presenza con periodi a distanza. Durante i periodi in presenza si può continuare a coltivare le relazioni face to face, a seguire corsi di formazione e continuare a fare team building.

La comunicazione tra colleghi può avvenire in modo snello e completo anche se non si è vicini di scrivania, esistono infatti moltissimi software per la gestione delle comunicazioni a distanza e che consentono di tenere traccia di ogni conversazione.

Si possono organizzare video call con il proprio team che vadano al di là dei semplici meeting di lavoro ma che si tramutino, per esempio, in pause caffè per socializzare in modo informale con i membri del team.

Questi alcuni strumenti utili per il lavoro a distanza:

smart working e video call

3. Il lavoro da remoto permette di dedicarsi alle faccende domestiche

Nell’immaginario comune lo smartworker viene spesso rappresentato intento a lavorare e a svolgere, nel contempo, anche attività domestiche quali: prendersi cura dei figli, pulire la casa, cucinare ecc.

Il vero lavoratore remotizzato, in realtà, organizza molto bene la sua giornata al fine di evitare distrazioni e interruzioni legate alla sfera domestica/privata.

L’importante è definire una routine quotidiana e stabilire regole precise per interagire con eventuali altre persone della famiglia.

Anche il mercato immobiliare si sta muovendo nella direzione del lavoro agile. Aumentano, infatti, le richieste di immobili più ampi dove poter ricavare lo studio per collocare la propria postazione di lavoro, senza dover condividere spazi comuni quali salotto, cucina ecc…

Più che l’esposizione della camera da letto o la luminosità della cucina nella scelta dell’immobile si valutano il livello di comfort e il corretto isolamento dal resto della casa della stanza adibita a studio professionale. La priorità è poter lavorare in un ambiente tranquillo, che favorisca la concentrazione. Si tende a traslocare più di rado, ma anche a preferire l’affitto all’acquisto, in modo da poter cambiare domicilio più facilmente non appena ci si imbatte in un’offerta migliore. La parola d’ordine è flessibilità, concetto che si applica non solo agli orari di lavoro ma anche al modo di concepire la casa.

Va inoltre sottolineato che il lavoro agile non è necessariamente coincidente con l’home working, è possibile infatti lavorare a distanza da spazi neutri al di fuori delle mure domestiche, come ad esempio in apposite strutture di coworking (oggi meno utilizzati a causa della pandemia).

skill smart working

4. Il lavoratore da remoto non sarà mai un buon capo

Se i datori di lavoro sono scettici in relazione all’assunzione di dipendenti che lavorino da remoto, lo sono ancora di più quando sono i manager stessi a non essere fisicamente in ufficio a controllare e coordinare le risorse.

Anche questo è un falso mito, come sostiene HubSpot, dove la forza lavoro remotizzata è di oltre 300 persone e la maggior parte sono manager di medio e alto livello.

In Italia le aziende che hanno siglato accordi di smartworking sono:

  • Tim Spa;
  • Eni;
  • Enel;
  • Fincantieri;
  • Fastweb;
  • Leonardo.

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5. Il lavoratore da remoto ha tutto il tempo per prendersi cura di se stesso

Quante volte abbiamo sentito dire: “Ora che lavoro in smart working avrò sicuramente il tempo di andare in palestra” oppure “Ora finalmente potrò coltivare il mio hobby”.

Anche questo (purtroppo) è un falso mito.

Lo stile di vita remoto è in realtà molto più frenetico e la giornata lavorativa è molto più occupata.

Spesso chi lavora da remoto perde il contatto con la realtà: salta la pausa pranzo, non intervalla la routine lavorativa con delle pause, tende a non scollegarsi mai.

Molte volte questo burnout avviene perché si sente la pressione psicologica di dover dimostrare al proprio datore di lavoro che, anche da distanza, si mantengono alti i nostri standard produttivi, aumentando di fatto la prestazione lavorativa a discapito della sfera personale. Oppure perché non si è in grado, come indicato sopra, di porre dei limiti e di organizzare in modo corretto la giornata.

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smart working

Il futuro del lavoro da remoto

Il ricorso allo smart working è aumentato esponenzialmente durante il periodo pandemico e post-pandemico, ed è spesso stato confuso con il telelavoro o peggio ancora con l’home working.

In realtà occorre affrontare l’argomento del lavoro agile con un orizzonte temporale ampio, senza legarlo al contingente momento emergenziale generato dalla pandemia.

Le organizzazioni che hanno introdotto il lavoro da remoto durante il periodo pandemico devono interrogarsi su quanto questa forma di lavoro possa diventare un modello organizzativo stabile nel tempo, analizzando gli aspetti positivi e negativi di questa metodologia di lavoro.

Dal lato dell’organizzazione aziendale è un modo per essere in grado non solo di rispondere alle esigenze delle persone, ma di creare spazi di lavoro ottimizzati che consentono risparmi sugli affitti e facilities, con tecnologie che agevolano i processi lavorativi dell’impresa.

Il risvolto negativo che si otterrà, dalla scelta di adottare o meno il lavoro agile, sarà sui settori produttivi il cui indotto è strettamente correlato al lavoro in presenza negli uffici: ristorazione, pulizie e facility management i settori duramente colpiti.

“Per questi comparti la crisi generata dal lockdown è stata solo l’inizio: l’estrema prudenza con cui continueranno a essere gestiti i rientri nei luoghi di lavoro per evitare i contagi sarà, di fatto, una minaccia per la continuità dei conti di queste aziende, tranne per chi non ha saputo radicalmente rinnovare il proprio business”.

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Il lavoro da remoto sarà la forma di lavoro vincente solo se sussistono una serie di condizioni, tra cui:

  • una migliore standardizzazione e organizzazione dell’attività produttiva richiesta ad ogni lavoratore, attraverso una precisa definizione dei tempi di svolgimento della prestazione;
  • evitare che il distanziamento sociale e di spazio appesantisca le procedure all’interno dell’organizzazione;
  • una corretta modalità di controllo e vigilanza del lavoro, tema delicato poiché nelle organizzazioni non esistono funzioni aziendali dedicate a questa attività.

UPDATE: In una precedente versione di questo articolo si riportava quanto segue: “A partire dal 15 Ottobre, invece, per poter continuare ad applicare lo Smart Working le aziende dovranno stipulare accordi individuali e inviare la comunicazione al Ministero del Lavoro attraverso l’apposita piattaforma e accedendo con le credenziali SPID. Il 15 ottobre è la data spartiacque per il futuro dello smart working per l’Italia.

Non esistendo una norma di raccordo tra il lavoro agile prima del 15 e dopo il 15 ottobre, sarà interessante valutare come le aziende si comporteranno: si inserirà strutturalmente lo smart working come tipologia di lavoro stabile oppure ci sarà un totale ritorno al lavoro in presenza?

La disciplina normativa del lavoro agile, Legge 81/2017, definisce in modo chiaro e preciso le modalità per introdurre e gestire questa forma di lavoro in azienda, nell’immaginario comune e nel web spesso lo SW viene visto in modo distorto“.

Marketing per il B2B: strumenti e strategie per vincere la trasformazione digitale

Ti sei già reso conto di come sono cambiate le abitudini dei consumatori negli ultimi mesi? O hai difficoltà a raggiungerli? Forse non stai ancora usando le strategie corrette di Digital Marketing, o non conosci tutti gli strumenti per rispondere alla grande sfida della digitalizzazione nel B2B.

Negli ultimi anni, infatti, le abitudini e la demografia dell’acquirente B2B sono cambiate e utilizzano regolarmente i canali di interazione digitali durante tutto il processo decisionale.

Per fare crescere un’azienda bisogna saper padroneggiare le novità del digital marketing: da qui l’idea della MasterClass AvantGrade, quest’anno con focus sul marketing digitale per il B2B, che si terrà il prossimo 23 settembre sulle sponde del lago di Como.

sicurezza marketing B2B

A cosa serve il marketing digitale nel B2B

Praticamente tutte le aziende utilizzano quotidianamente Internet, ma ne conoscono davvero le potenzialità e i vantaggi? Anche se come imprenditore sei già abituato a cercare informazioni online, a inviare e ricevere comunicazioni via email o attraverso messaggistica istantanea, a richiedere la fatturazione elettronica e ad archiviare i documenti nel cloud, potresti ancora non sfruttare al massimo le risorse offerte dalla rete in termini di marketing.

Si tratta di un fenomeno relativamente comune tra le aziende B2B e, se è anche il tuo caso, devi sapere che potresti restare indietro e perdere importanti opportunità di business. Il principale vantaggio del marketing digitale B2B, infatti, è quello di aiutarti ad aumentare le vendite della tua azienda. Questo perché il 98% delle aziende cerca i propri fornitori online.

Una buona strategia di marketing digitale è progettata per accompagnare il cliente durante tutto il processo di acquisto, che inizia da quando scopre di avere un bisogno (consapevolezza) e culmina quando acquista un prodotto o un servizio.

Ma non solo, il digital marketing aiuta le aziende anche nel processo di branding, nel posizionamento e nella crescita dell’awareness.

I vantaggi del marketing digitale per il business to business

I benefici e il ritorno che una corretta strategia digitale può portare al B2B sono davvero numerosi. Abbiamo provato a riassumerne alcuni qui di seguito.

1. Aumentare le vendite

I tuoi potenziali clienti sono già online alla ricerca delle opzioni che esistono sul mercato, confrontarne le caratteristiche, i fornitori e i prezzi.

La  ricerca online è semplice e veloce e viste le diverse opzioni, il cliente poi passa alla fase decisionale per scegliere tra un’azienda o l’altra, a seconda delle proprie esigenze, per poi agire ed effettuare l’acquisto. Se durante la ricerca di informazioni la tua azienda non appare tra i suoi risultati di ricerca, avrai perso un cliente.

2. Portfolio clienti

Una delle strategie più utilizzate nel marketing digitale B2B è l’email marketing, che permette di contattare i potenziali clienti, contribuendo a far crescere la base clienti e a fidelizzarli.

Ma la loyalty si ottiene principalmente attraverso un processo di accompagnamento e comunicazione che l’azienda realizza durante tutti il ciclo di acquisto, e che avviene attraverso sito web, social network, blog, video.

Se la tua presenza online sarà con un sito web attraente, informazioni complete, un supporto online efficiente, contenuti di qualità e inviando email al momento giusto, sarai in grado di offrire un’esperienza positiva ai clienti che, soddisfatti, instaureranno relazioni più durature.

3. Branding

Il branding è il processo di costruzione del marchio, e il marketing digitale è un modo pratico per realizzarlo. Si riferisce agli attributi, ai benefici, alla qualità e alla categoria del brand, e ha la funzione di influenzare i clienti e i potenziali clienti prima di iniziare il processo di acquisto, cioè prima che abbia luogo la fase di awareness.

Quando si dispone di un marchio consolidato, è possibile raggiungere i futuri clienti prima del processo di acquisto. Questo significa che il brand ha più opportunità di essere scelto rispetto alla concorrenza, poiché il cliente non avrà troppi dubbi al momento di decidere, con un notevole risparmio di tempo e denaro.

Cosa troverai con la B2B Search Marketing Revolution MasterClass

7 manager internazionali condivideranno la loro grande esperienza nel digital marketing B2B fornendoti spunti strategici e soluzioni tecniche.

Si parlerà di personal branding su LinkedIn del Manager B2B con Ale Agostini – CEO di AvantGrade; ascolteremo la guida per il management per avere una strategia definita, un team competente e sinergie su tutta la catena del valore di Luisella Giani – EMEA Industry Strategy Director di Oracle; scopriremo come usare le parole giuste per ingaggiare, sedurre e convincere i tre cervelli insieme a Paolo Borzacchiello – Co-creator & University Director di HCE.

E ci sarà anche tanto altro da apprendere, con focus sulla sostenibilità, o su come “difendersi da Amazon”, il tutto accompagnato da un importante momento di networking.

La formazione si svolgerà presso il prestigioso Grand Hotel Imperiale, nell’ampia e ariosa veranda della Sala Manzoni con vista mozzafiato sul lago di Como.

Se sei alla ricerca di formazione pratica e business networking di alto livello, questa è la tua MasterClass. Partecipa con lo sconto dedicato ai lettori di Ninja Marketing, inserendo il codice “FRIENDS OF NINJA” al momento dell’acquisto.

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Fenomeno Pet influencer: ecco chi sono gli animali più seguiti di Instagram

  • Lo avresti mai detto che sui social ci sono animali che hanno più follower degli umani?
  • I pet influencer più seguiti guadagnano grazie a collaborazioni con brand come Google, Mercedes Benz e Purina che sborsano cifre esorbitanti per i loro scatti.
  • Ecco chi sono i più seguiti. No, non c’è solo il cane della Ferragni!

 

Instagram si sa, è il social che mette in mostra l’ego di ognuno, diventato ormai il regno degli influencer. Facile farlo studiando pose e provando il profilo migliore. Meno facile, ma di sicuro più soddisfacente, è mettere in posa il proprio amico peloso. Lo avreste mai detto che sui social ci sono animali che hanno più follower degli umani?

I pet influencer più seguiti addirittura guadagnano grazie ai loro musetti, ai loro teneri difetti e anche grazie al loro temperamento davanti alla macchina fotografica. Infatti non poche sono le collaborazioni con brand come Google, Mercedes Benz e Purina che sborsano cifre esorbitanti per i loro scatti. Sembra un’assurdità eppure c’è una motivazione: quella della stretta relazione tra marketing ed emotività.

Una bella immagine soprattutto se tenera, richiama infatti sentimenti buoni, caldi e di felicità. Una semplice o per quanto banale foto di un cucciolo scatena nella maggior parte delle persone un senso di serenità e questo i brand lo hanno capito molto bene, cogliendo subito l’occasione per tentare e persuadere lo spettatore attraverso nuovi canali emotivi e psicologici.

Ecco chi sono gli animali più seguiti, i più simpatici e i più teneri.

Jiff Pom, il pet influencer più seguito – 10 milioni di follower

Jiff sembra un orsacchiotto ma è un cucciolo di Pomerania ed è tra i primissimi pet influencer più famosi al mondo. Il cagnolino, oltre che comparire in un video della cantante Kate Perry, vanta molte partnership con famosissimi brand, tra cui TikTok, Target e Banana Repubblic. Per ogni suo post sui social Jiff guadagna circa 45 mila dollari. Tutti spesi in ossetti da sgranocchiare.

 

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Nala Cat: – 4,3 milioni di follower

Nala è un gatto meticcio dai curiosi occhioni azzurri. È proprio il suo piccolo difetto di strabismo a renderla famosa. Pluripremiata, è diventata testimonial di una linea di mangime che prende addirittura il suo nome.

Nala, per ogni suo post guadagna circa 19,8 mila dollari.

 

Doug the Pug – 4 milioni di follower

Si definisce il “re della cultura pop”, Doug è il carlino più simpatico al mondo. Tra un’apparizione come testimonial di Mercedes Benz, Feebreze e Claire’s e un’altra come imprenditore del suo merchandising, la pet celebrity riesce anche a posare per il suo profilo Instagram.

I suoi scatti – che valgono ognuno 17,7 mila dollari – sono buffi, le sue espressioni ironiche e goffe. Indossa parrucche, tutine divertenti e gioca con i suoi amici follower. È facile riconoscerlo anche come guest star ai Country Music Awards come testimonial ufficiale di Dentastix.

 

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“Me after getting my third coffee of the day” -Doug

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Juniper the Fox – 2,9 milioni di follower

La dolce volpe rossa nordamericana è stata salvata e introdotta in ambiente umano, un po’ particolare rispetto a quello selvatico. Juniper si mostra sempre sorridente e non teme di passare in secondo piano.

Nel suo profilo, infatti, ospita altri simpatici pet influencer tra cui suo fratello Fig, con cui convive e con cui condivide cibo, morbidi cuscini e forse anche il guadagno di 13,54 mila dollari per ogni loro post.

LEGGI ANCHE: Top model avatar e virtual influencer saranno il futuro della pubblicità?

 

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Baby Juniper, the forest spirit

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Tecuaniventura – 2,2 milioni di follower

I bulldog inglesi sono buffi e divertenti di natura. Sono famosi per le loro espressioni imbronciate a causa delle pieghe del muso e per essere goffi anche se pieni di energia.

Questo dog blogger si trova in Russia e si presenta indossando buffe tutine, sicuro verso l’obbiettivo come un vero poser. Ha un muso molto espressivo e proprio come un fashion addicted sembra divertirsi con le diverse mise. Per ogni prova vestito, proprio come i veri influencer, guadagna circa  9,94 mila dollari ed ovviamente è testimonial di diversi brand.

 

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Когда живёшь в большой и шумной собачьей семье, постоянно происходят разные неожиданности. Кто-то пил и разлил воду, кто-то, шутя, погрыз бабушкино кресло. А сегодня, один мохнатый зверь с рыжим носом, совершенно случайно перевернул любимую Карамелькину герань. Но делать что-то надо, пока не вернулась с работы мама. Нужно быстро все убрать и привести дом в порядок. В этом Карамельке помогает Mr. Proper для домов с питомцами. Это – новое средство для мытья полов, которое убирает до 100% грязи от домашних животных и обладает технологией удаления запахов (не маскируя их). А ещё он совершенно безвреден для домов с четвероногими??! И к тому же, средство не оставляет разводов и не требует смывания. Запомните, друзья, про Mr. Proper для домов с питомцам. Карамелька плохого не посоветует! #MrProper #ХозяинНичегоНеУзнает #спонсорPG #dog #englishbulldog #собака #russia #москва #россия #vladivostok #владивосток #vdk #бульдог #английскийбульдог #питер #хабаровск #новосибирск #краснодар #моясобака #собакару #собакадругчеловека #собакаулыбака #собакадруг

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Tuna – 2,1 milioni di follower

Tonno, questo è l’insolito nome per il cagnolino dal sorriso più famoso. Il suo muso visto di profilo ricorda quello di un piccolo squalo a causa della sporgenza dei suoi denti.

Il suo simpatico ghigno lo ha reso così celebre tanto da comparire in svariati meme che hanno fatto il giro del mondo. In più, Tuna collabora con associazioni benefiche per il salvataggio di animali e ha anche un merchandising con una linea di oggetti che porta il suo nome. La sua stramba dentatura gli fa guadagnare circa 9,8 mila dollari a post.

Mr Pokee – 1,8 milioni di follower

Il riccio diventato una leggenda. Un influencer un pò spinoso certo, ma teneramente e sempre di buon umore ci ha mostrato bellissimi paesaggi in compagnia dei suoi a-mici.

Purtroppo Mr Pokee non è più tra noi ma le sue avventure continuano grazie al suo compagno Herbee che porta alto il nome e la fama del suo caro amico.

 

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On a scale of 1-10 how excited are you for fall? ? Herbee is a solid 10 ? I’d say Audree is about a 6.5 ??

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Pumpkin the Raccon – 1,3 milioni di follower

Pumpink è un procione paffutello, salvato e addomesticato in casa dove vive con i suoi fratelli cani, oltre che con gli umani, ovviamente. Pestifero e divertente, il procione è molto goloso e gli scatti lo ritraggono spesso con le mani nel sacchetto… di patatine, di popcorn e di mirtilli.

Questo simpatico pet influencer non ha contratti di marketing, se non quello con l’associazione benefica Baark, che si occupa di salvataggio animali. Ha però lavorato molto per il suo personal branding tanto da avere ottenuto un libro in suo onore  “Pumpkin: The Raccoon Who Thought She Was a Dog” ed esser apparso in speciali tv americani, dedicati agli animali.

 

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One day 2020 will be just a memory. Until then #wearadamnmask and wash your hands ❤️

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Diddy Kong e Yeti Kong the Marmosets – 907 mila follower

Diddy e Yeti, che di cognome fanno Kong, sono due minuscole scimmiette di origine sudafricana diventate famose anche grazie al video di LADbible nel 2016.

Sul loro profilo compaiono sempre allegre, le immaginiamo anche un po’ dispettose e che si divertono a compiere azioni vagamente umane. Hanno stretto collaborazioni con Two Hats Beer Company e Klique.

 

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“I turned 5 today! Having a relaxing birthday bath and then a big birthday treat!! ? ?” – Diddy Kong

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Hamlet the Piggy – 368 mila follower

Hamlet è un tenero porcellino ben predisposto a posare come una star. Vanitoso, sfoggia diversi look, parrucche colorate ed eccentrici occhiali da sole. Vive in casa e si comporta come un cagnolino, segno che ogni animaletto ama stare in nostra compagnia e che, anche se non è propriamente opportuno, riesce ad adattarsi in spazi diversi dal proprio habitat naturale.

Hamlet è stato adottato come animale da terapia, aiutando la sua proprietaria nei critici momenti della sua epilessia. Pet influencer insolito, su Instagram vanta sponsorizzazioni per gli snack Tostito, la linea di cuffie NFL di Bose e l’obiettivo iPhone Ollo Clip.

 

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Happy Wednesday! You’re halfway there!

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Buckley the highland cow – 74,2 mila follower

Scendiamo molto nella classifica ma anche questa bufaletta merita una menzione, a dimostrazione che tutti possono diventare influencer. Buckley è rimasta orfana appena nata e accudita nella fattoria della sua famiglia umana vive insieme a sua sorella, la capretta Ralphy. Un esempio di grande amore, non solo quello umano ma anche quello tra specie diverse.

Questa bella storia d’amicizia è raccontata anche nel libro A true story about kindness, friendship and being yourself. La natura mostra amore e non fa distinzioni di razza o identità. Bisognerebbe prenderlo come esempio.

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Matilda – 386 mila follower

Menzione particolare per un pet influencer tutto italiano. Il bulldog francese di Chiara Ferragni, non poteva non seguire le orme della sua famosa proprietaria. Il profilo di Matilda non spicca però per le sue qualità fashion o per pose particolari. Gli scatti sono semplici e raccontano in modo non spettacolare la sua quotidianità. Insieme a Chiara e al resto della famiglia, ovviamente, che gli fa guadagnare popolarità e like.

Insomma, ci vuole fortuna anche a nascere cane.

 

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Si torna a casa ✈️

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LEGGI ANCHE: Chi sono gli organic influencer e perché sembrano essere il futuro dell’Influencer Marketing

I maggiori pet influencer italiani

In Italia, altri animali da compagnia che vantano più follower di alcuni influencer umani, sono i cani dei vip che godono della luce riflessa dei loro proprietari più ammirati. Troviamo Audrey, il cane di Donatella Versace con 30 mila follower. Seriosa e dall’atteggiamento composto, come una modella. Con 20 mila ci sono Lilly e Leone, barboncini che non spiccano di particolare bellezza come invece la loro mamma umana Michelle Hunziker.

Mia, Piero e Megan con l’account I Pieri creato dalla loro proprietaria Elisabetta Canalis, hanno raggiunto più di 15 mila follower. Di sicuro il pet influencer più simpatico, e già lo dice il nome, è Gatto Morto. Anche se non è figlio d’arte vanta 11 mila seguaci. Il suo profilo è composto di  frasi sarcastiche e soprattutto da pose da cui trae il suo nome. A pancia e zampe in su. E immobile.

 

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Non svegliate il Gatto che è Morto.

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TikTok raggiunge il traguardo di 100 milioni di utenti in Europa

Un anno formidabile per TikTok, nonostante il periodo particolare vissuto dal social negli States, dove – notizia di oggi – sarebbe stato finalmente raggiunto un accordo con Oracle. L’Europa oggi conta, infatti, oltre 100 milioni di utenti attivi al mese sulla piattaforma e l’azienda ha reagito con grande entusiasmo a questo risultato, tanto da comunicare per la prima volta nella sua storia questo tipo di dato.

Per tutti TikTok rappresenta un ambiente dove divertirsi in allegria, in modo autentico, che valorizza le differenze e dove è facile interagire con gli altri.

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LEGGI ANCHE: Week in Social: da Facebook Campus all’algoritmo di TikTok

Il segreto del successo di TikTok

Il successo è riconducibile all’approccio localizzato che l’azienda ha adottato, impegnandosi a diventare parte del tessuto sociale europeo. Un impegno che si riflette nell’incredibile ricchezza di contenuti e di trend emergenti locali, tra i quali:

  • I video realizzati dagli operatori sanitari o dagli utenti per ringraziarli per il loro lavoro, visualizzati oltre 300 milioni di volte;
  • Il duo hip-hop britannico YoungT e Bugsey, che ha visto decollare la sua carriera quando il brano ‘Don’t Rush’ è stato usato come suono della #DontRushChallenge (oltre 800 milioni di visualizzazioni e ancora in crescita);
  • Le challenge come #respectmysize in Germania o #amoilmiocorpo in Italia, un appello ad abbracciare il concetto di “body positivity” che hanno generato complessivamente quasi 100 milioni di visualizzazioni.

Le iniziative degli ultimi mesi

Per dare una maggiore spinta, ad inizio mese TikTok ha lanciato in Europa il Fondo TikTok per i creator, con un investimento triennale di circa 250 milioni di euro per aiutare i creator a trasformare la loro creatività in un percorso di carriera. Nel giro di sole due settimane si è iscritto oltre il 40% di tutti i creator in possesso dei requisiti, un numero che dimostra il grande coinvolgimento della community.

Infine, durante il picco d’emergenza della pandemia, TikTok ha investito 65 milioni di euro per aiutare le persone bisognose. Una parte del contributo è andato a sostegno degli operatori sanitari in Francia, Germania, Italia e Regno Unito.

A Dublino è stato inaugurato Trust and Safety Hub EMEA, e sono stati nominati una serie di esperti di lunga esperienza nelle posizioni di leadership, per la definizione di policy per i contenuti e la sicurezza degli utenti,  integrati nel contesto e nella cultura locali. In Irlanda ha sede anche il nuovo Data Privacy team europeo, che ha l’obiettivo di assicurare i più alti standard nella protezione dei dati sotto la supervisione del Data Protection Officer.

testate giornalistiche tiktok

LEGGI ANCHE: Fondo TikTok: 60 milioni per far crescere il talento dei creator

Infine, TikTok ha annunciato l’intenzione di creare un data center in Irlanda entro il 2022, un ulteriore investimento da 500 milioni di dollari che creerà centinaia di posti di lavoro grazie a un centro destinato a diventare la “casa” dove verranno archiviati i dati degli utenti europei.

testate giornalistiche tiktok

TikTok dice di no a Microsoft e sceglie Oracle, ma l’accordo non c’è ancora

La notizia è arrivata solo poche ore fa ed è subito stata una rincorsa tra conferme e smentite. Perché che TikTok alla fine rifiutasse l’offerta del gigante Microsoft sembrava impossibile. Eppure Oracle ha battuto a sorpresa il suo concorrente nella gara per TikTok negli USA. Ma ByteDance non vuole vendere.

LEGGI ANCHE: La vendita di TikTok negli Stati Uniti potrebbe complicarsi: la Cina dovrà approvare l’operazione

tiktok

Com’è andata

La casa madre cinese della piattaforma per i video brevi, ByteDance, avrebbe alla fine scelto il gruppo di Larry Ellison, che ora dovrebbe diventare Trusted Tech Partner.

La vittoria è stata una vera sorpresa per tutti, dato che la proposta di Microsoft era finora considerata in pole position. ByteDance ha prima fatto sapere al gruppo di Satya Nadella di aver deciso di rifiutare l’accordo. Poi, stando a quanto rivelato dal Wall Street Journal , ha dato il via libera all’altro principale aspirante, la società di Larry Ellison.

L’operazione, però, da quanto è trapelato non sarà una vera e propria cessione: Oracle infatti dovrebbe essere nominata “trusted tech partner” negli USA, ossia un socio tecnologico di fiducia per la gestione dei dati, mentre la proprietà vera e propria rimarrebbe cinese.

L’ipotesi sarebbe confermata da una notizia diramata dalla televisione cinese Cgtn, secondo la quale ByteDance non venderà le operazioni statunitensi e di conseguenza non fornirà il codice sorgente per la piattaforma video.

tiktok

Il nuovo accordo e i problemi di sicurezza nazionale USA

Tuttavia l’aggiunta di un “partner tecnologico di fiducia” affronta solo una minima parte dei problemi di sicurezza nazionale sulla base dei quali l’amministrazione Trump aveva emanato il suo ordine esecutivo.

Domenica sera – appena due giorni prima della scadenza fissata da Microsoft – l’affare TikTok si è concluso. Questa mattina, il Segretario del Tesoro Steven Mnuchin ha confermato l’accordo e ha detto che sarà presentato al Presidente Trump con una raccomandazione alla fine di questa settimana. Ma, salvo una catastrofe completa, TikTok continuerà ad operare negli Stati Uniti. Così i 1.400 dipendenti di TikTok negli Stati Uniti e decine di milioni di utenti statunitensi tirano un sospiro di sollievo.

Ma la vendita dell’ultimo minuto è strana sotto diversi aspetti, come sottolinea TheVerge, in quanto non è in realtà una vendita.

Mentre la versione dell’accordo con Microsoft avrebbe separato completamente la TikTok americana dall’Europa e dall’Asia, il deal con Oracle la lascia per lo più intatta, creando piuttosto una forma di hosting.

Oracle non riscriverà l’algoritmo TikTok né gestirà la moderazione, non è chiaro dunque come questo accordo possa acquietare le preoccupazioni del governo.

Il vero vincitore è Oracle, che presumibilmente verrà pagato profumatamente da TikTok per i suoi servizi di trust-partnering e per superare un’impasse durata mesi.

Intanto, nulla è ancora certo, in attesa dell’approvazione legale tanto da parte del governo americano quanto di quello cinese.

LinkedIn

Come aumentare la reach organica dei post su LinkedIn

  • Il contenuto stesso è metà della creazione di un post LinkedIn accattivante. L’altra metà è la sua reale formattazione.
  • Un modo per ottenere più Mi piace e commenti è avviare una conversazione.

 

Desiderate che i vostri contenuti su LinkedIn siano visualizzati da un numero maggiore di persone? E perché non aumentare le possibilità che LinkedIn mostri i vostri contenuti nel suo feed senza usare le sponsorizzazioni? Iniziamo subito.

LinkedIn: gli ultimi aggiornamenti da tenere a mente

Non bisogna dimenticare che LinkedIn, ora come non mai, anche grazie agli ultimi aggiornamenti, desidera che il feed di ogni utente presente in piattaforma si configuri come uno strumento ricco di informazioni utili. E per farlo deve conoscere i suoi iscritti!

Cosa sono realmente le visualizzazioni su LinkedIn?

LinkedIn conta una visualizzazione di post ogni volta che un post viene presentato nel feed di qualcuno. Ciò significa che il contenuto potrebbe non essere stato letto. Ma c’è di più…

C’è differenza (e come) tra le visualizzazioni di un post classico ( testo o immagini o link esterni) vs quella di un video nativo Linkedin. Il social consente, infatti, ai suoi membri di vedere e migliorare il modo in cui i propri contenuti vengono visualizzati e diffusi attraverso delle semplici metriche in merito ai post e video.

Registrerete, quindi, una view del post quando qualcuno ha notato il vostro post sul feed della home page di LinkedIn. I post sono gli aggiornamenti di stato brevi (fino a 1300 caratteri) visualizzati nel feed home di LinkedIn. Se scorrerete veloce con il pollice attraverso il vostro feed, non farete altro che aggiungere una visualizzazione a ciascuno di questi post anche se non vi sarete fermati a leggerli. Per questo motivo, le visualizzazioni dei post costituiscono soltanto un parziale indicatore del coinvolgimento del pubblico.

Consigli pratici su come aumentare la reach organica dei post su LinkedIn

1. Costruite la rete attorno alle vostre competenze su un argomento specifico

I recenti aggiornamenti dell’algoritmo di LinkedIn stanno attribuendo maggiore importanza alle connessioni. Prima di questo aggiornamento, i cosiddetti “Richard Branson” di LinkedIn, ovvero i professionisti di maggior successo al mondo, hanno riempito i feed di tutti, lasciando poco spazio per l’utente medio.

Per risolvere questo problema, l’algoritmo di LinkedIn ha iniziato a conferire maggiore importanza alle attività delle cosiddette “connessioni reali” degli utenti, inclusi colleghi, ex colleghi e così via. Da tenere a mente che le connessioni, intese come reali, sono le persone con cui si parla realmente.

In merito a questo, LinkedIn analizza i seguenti dati:

  • i vostri colleghi
  • persone con cui parlate su LinkedIn
  • hashtag che seguite
  • pagine LinkedIn che seguite
  • gruppi di LinkedIn a cui vi siete iscritti

Più accuratamente LinkedIn identifica le vostre connessioni reali, maggiori possibilità avrete di aumentare il coinvolgimento e costruire relazioni con loro.

Il primo passo per inviare i segnali giusti all’algoritmo è costruire una rete attorno alla vostra esperienza reale. Cercate di entrare in contatto con le persone che vi piacciono e con cui desiderate interagire. Fate rete con professionisti e persone che la pensano allo stesso modo e che forniscono informazioni preziose.

Per entrare in contatto con le persone giuste, prendete in considerazione l’adesione a gruppi LinkedIn pertinenti. Queste comunità più piccole sono luoghi sicuri in cui porre domande, condividere articoli stimolanti e avviare conversazioni.

Come aumentare la reach organica dei post su LinkedIn

LEGGI ANCHE: Come aumentare la reach organica sui social

Dopo aver fatto clic sul pulsante, verrà visualizzato un elenco di gruppi LinkedIn. Ora potete cercare una parola chiave relativa ai gruppi a cui desiderate partecipare. Usiamo, ad esempio, la parola chiave “marketing”. Notate come sono stati visualizzati migliaia di risultati.

Per perfezionare questi risultati, potete anche cercare una parola chiave più specifica come “social media marketing per piccole imprese”.

Cliccate su un gruppo che trovate interessante per saperne di più. Potete vedere quanti membri ha, quali dei vostri collegamenti sono membri e un breve riepilogo di ciò di cui parla il gruppo.

Una volta accettati nel gruppo, potete presentarvi, se consentito dal gruppo. Non deve essere presente una lunga introduzione. Potreste semplicemente condividere il vostro nome e la vostra professione e spiegare perché volete unirvi. Lasciate commenti, ponete domande e condividete tutto ciò che la vostra nuova cerchia professionale potrebbe trovare utile.

Tenete presente che l’obiettivo è trovare connessioni reali, che è ciò che cerca l’algoritmo di LinkedIn. Più connessioni reali avrete, maggiore sarà la vostra portata sulla piattaforma.

Entrate in contatto con persone che usano hashtag di rilevanza

Una caratteristica importante dell’algoritmo di LinkedIn è l’adattamento dei post nel feed relativamente ad una nicchia di riferimento. LinkedIn ha scoperto che alla maggior parte degli utenti sulla piattaforma piace leggere argomenti specifici di nicchia.

Il modo migliore per creare contenuti pertinenti alla vostra nicchia è capire cosa vogliono le vostre connessioni. Oltre a monitorare le discussioni nei vostri gruppi LinkedIn, seguite gli hashtag pertinenti per tenere traccia delle tendenze e degli sviluppi nella vostra area di competenza.

Recatevi, quindi, nella vostra home page e fate clic su Hashtag seguiti nel riquadro di navigazione a sinistra. Noterete un elenco di tutti gli hashtag che seguite.

LEGGI ANCHE: Giù le mani da LinkedIn: perché non puoi escluderlo dalla strategia della tua azienda

Come aumentare la reach organica dei post su LinkedIn

LinkedIn consiglierà un elenco di hashtag da seguire. Potrete anche cercare hashtag nella barra di ricerca nella parte superiore della pagina. Se ne trovate uno di vostro interesse, fate semplicemente clic su Segui sotto l’hashtag per iniziare a monitorarlo.

Come aumentare la reach organica dei post su LinkedIn

Vi consiglio di controllare chi scrive post con quell’hashtag. E se vedete qualcuno con cui desiderate connettervi, inviategli un breve messaggio di presentazione. Sincero e motivato possibilmente. Semplicemente che esprima un reale interesse.

Quando aggiungete alcuni hashtag su LinkedIn ai vostri contenuti, tenete a mente questi suggerimenti:

  • utilizzate da tre a cinque hashtag. Troppi hashtag possono in un certo senso inviare dei segnali contrastanti sulla vostra nicchia all’algoritmo di LinkedIn.
  • scegliete una varietà di hashtag LinkedIn ampi e di nicchia. Gli hashtag ampi (come #marketing) hanno migliaia di follower. Gli hashtag di nicchia (come #contentmarketingstrategies), saranno più mirati al vostro pubblico.

2. Create contenuti che servano alla vostra rete

Alla fine della giornata, la domanda più grande a cui l’algoritmo di LinkedIn vuole rispondere è: “In che modo i tuoi post avvantaggiano gli altri?” Il motto di LinkedIn è: “Persone che conosci, che parlano di cose a cui tieni”. La vostra identità, le vostre connessioni e interazioni dicono a LinkedIn chi trarrà il massimo vantaggio dai vostri post.

Iniziate a condividere contenuti con cui il vostro pubblico. La prima ora dopo aver condiviso un post è cruciale per le interazioni, quindi concentratevi sull’ottenere coinvolgimento non appena condividete qualcosa.

LEGGI ANCHE: Come sostenere i dipendenti e rafforzare la presenza del brand su LinkedIn

3. Iniziate una conversazione

Un modo per ottenere più Mi piace e commenti è avviare una conversazione.

Ecco alcuni suggerimenti per farlo:

  • Fate una domanda. Le domande richiedono risposte. Se ponete delle domande, il vostro pubblico risponderà. Pensate ad un elenco di domande di cui non conoscete la risposta diretta e pubblicate post su LinkedIn.
  • Accendete il dibattito: invitare al dibattito potrebbe sembrare intimidatorio, ma questa tattica funziona per ottenere il coinvolgimento da parte del vostro pubblico. Rifletteteci. Se siete d’accordo con un’opinione in un post, probabilmente vi “piacerà” e andrete avanti. Se non siete d’accordo, sarete più propensi a commentare con il vostro punto di vista.
  • Create un post in elenco: i post in elenco possono rivelarsi davvero molto positivi in merito a parametri quali social engagement, ad esempio, proporre delle vere e proprie guide o riassunti di argomenti interessanti. Di seguito riportiamo un esempio di post di questo tipo. Sam Moss elenca i suoi libri preferiti per gli imprenditori. Il post è chiaro e di facile lettura. Invita gli autori a commentare taggandoli e chiede al suo pubblico di condividere i propri libri preferiti.

Come aumentare la reach organica dei post su LinkedIn

Avviare, quindi, una conversazione su LinkedIn è utile per il vostro pubblico. Non solo aumenta il coinvolgimento, ma invita anche a discussioni relative al vostro percorso, al vostro campo applicativo, attorno a ciò che sapete fare. Semplicemente.

4. Rendete i vostri contenuti più leggibili e memorabili

Il contenuto stesso è metà della creazione di un post LinkedIn accattivante. L’altra metà è la sua reale formattazione.

  • Migliorate la leggibilità con lo spazio bianco: lo spazio bianco rende i vostri post LinkedIn più lunghi e più facili da leggere. Avete mai notato che a volte dovete cliccare su “vedi altro…” per leggere il resto del post? Ecco: quando un utente fa clic su questo collegamento, segnala, istantaneamente, all’algoritmo di LinkedIn che sta interagendo con il post.
  • Distinguetevi nel feed di LinkedIn con elementi del brand: utilizzate gli elementi del vostro brand nei vostri i post per renderli riconoscibili come contenuti. Il marchio di Madeline Mann, ad esempio, utilizza in tutti i suoi post il proprio elemento distintivo. L’uso del colore arancione rende, inoltre, i suoi post luminosi e gli emoji mandarino attirano inevitabilmente l’attenzione.
    Come aumentare la reach organica dei post su LinkedIn
  • Aumentate la probabilità di commenti con @menzioni. Cercate di taggare altri professionisti solo se siete quasi sicuri che commenteranno il vostro contenuto. Altrimenti, potreste compromettere le possibilità di aumentare il coinvolgimento. Rimanete sempre fedeli ai vostri contenuti e non esagerate.

5. Analizzate i vostri post LinkedIn per identificare e modellare i contenuti con le migliori prestazioni

Se volete inviare i segnali giusti all’algoritmo di LinkedIn, i vostri post dovrebbero attirare il pubblico di destinazione/target. Date un’occhiata a chi sta visualizzando i vostri post.

Per fare ciò, recatevi sul vostro profilo LinkedIn e cercate la sezione Attività (che si trova proprio sotto la dashboard di LinkedIn ). Fate clic su Visualizza tutto in alto a destra.

Come aumentare la reach organica dei post su LinkedIn

Questo vi porterà a tutte le vostre attività su LinkedIn. Fate clic su Post per filtrare la vostra attività e mostrare solo i vostri post. Potete anche fare clic su Articoli se desiderate, invece, analizzare anche chi li vede.

Come aumentare la reach organica dei post su LinkedIn

Noterete, in fondo a ogni post, un’icona di analisi e le visualizzazioni totali ricevute dai vostri post. Fate clic sull’icona per controllare chi ha visualizzato il contenuto.

Come aumentare la reach organica dei post su LinkedIn

LEGGI ANCHE: strategie per aumentare la fan base su Instagram

LinkedIn, successivamente, suddividerà le visualizzazioni per titolo di lavoro, posizione e persone con cui lavori.

Mentre osserverete queste statistiche, chiedetevi: “È questo il pubblico che voglio scegliere come target?”.

Queste metriche vi forniranno informazioni sul come potreste modificare i vostri post per raggiungere meglio il vostro pubblico ideale. Appare abbastanza chiaro che LinkedIn stia puntando sul fatto che il proprio feed sia visto come uno strumento pieno di informazioni altamente utili, quindi deve sapere chi siete. Cosa fate. Come interagite. Altrimenti, come possono individuare ciò di cui avete bisogno?

L’algoritmo di LinkedIn analizzerà i lavori, le competenze e le esperienze che avete condiviso. Partirà da qui e poi darà uno sguardo anche al contenuto che vi piace e alle connessioni con le quali interagite. Create, infine, una rete attorno alla vostra esperienza, unitevi a gruppi LinkedIn nella vostra nicchia e seguite gli hashtag pertinenti (lo ripetiamo). Condividete anche post pertinenti e specifici di nicchia per attirare conversazioni con connessioni reali.

I post autentici e di valore sono sempre i più significativi per l’algoritmo di LinkedIn. Se condividete la vostra esperienza con il vostro pubblico e apportate “valore” all’interno della piattaforma, i vostri contenuti organici otterranno una migliore visibilità nel feed di LinkedIn. Non perdete tempo! Iniziate ora.

facebook campus

Week in Social: da Facebook Campus all’algoritmo di TikTok

Il mondo dei social media è sempre in movimento, si sa. E tra una notizia e un aggiornamento, è bene restare al passo per non rischiare di non trovare più il tasto del Business Manager su Facebook!

Sì, ce lo avete scritto in tanti nei commenti dopo il nostro articolo sul nuovo layout desktop del social e non potevamo non dare voce alle vostre proteste.

Ma nonostante questo dubbio amletico, andiamo avanti e continuiamo a seguire tutte le ultime novità. Eccole qui per voi!

nuovo layout facebook

Universo Facebook

Facebook delinea nuove misure per le elezioni presidenziali americane. Le azioni aggiuntive puntano a proteggere gli elettori dalle manipolazioni dovute a fake news e deepfake. Ai post saranno quindi aggiunte una serie di etichette informative.

Nel frattempo Facebook non ferma il suo processo di integrazione tra le varie piattaforme di sua proprietà e ora sta permettendo ad alcuni utenti di visualizzare le storie di Instagram su Facebook. Si tratterebbe di un test che potrebbe presto concretizzarsi in una nuova funzionalità.

Arrivano anche nuovi strumenti per Facebook Watch. Il social ha aggiunto alcuni tool di personalizzazione per guardare, segnalare video organici e ricevere insight sulle loro performance. Utili e da conoscere se si sta puntando su questa strategia.

Facebook Watch, infatti, secondo gli ultimi dati rilasciati ha raggiunto oltre 1,25 miliardi di visitatori mensili. Il social network ha ripercorso gli ultimi aggiornamenti sia per gli spettatori sia per i creatori di contenuti che hanno permesso la crescita, tra cui una migliore navigazione, la cura dei contenuti da parte di esperti e un machine learning più intelligente.

E ancora Facebook ci darà altri modi per esportare foto e video all’interno dell’iniziativa sulla portabilità dei dati della piattaforma: ora per gli utenti sarà possibile esportare i propri contenuti pubblicati anche tramite Dropbox e Koofr, oltre che con Google Photos.

Infine, l’ultima notizia è quella relativa ad un ritorno alle origini di Facebook, che ha lanciato “Campus”, uno spazio dedicato agli studenti del college, proprio come l’originaria versione del social.

Nel frattempo su Instagram…

Nel feed principale di Instagram comparirà anche la visualizzazione dei “Reels suggeriti”, mentre a breve sarà lanciata un’analisi mensile delle tendenze di questo nuovo formato.

Instagram sta anche testando alcune variazioni per la visualizzazione di Reels e tab Shop. Dopo aver recentemente lanciato una scheda dedicata alla nuova funzione video nella schermata iniziale in India, vuole ora esportarla anche in tutte le altre regioni in cui Reels è già disponibile.

Pianeta TikTok

TikTok aderisce al Codice di Condotta contro l’incitamento all’odio online. L’annuncio, a firma di Cormac Keenan, Head of Trust and Safety EMEA, punta a sottolineare la sicurezza della piattaforma come spazio creativo per la community, dopo che il video di un suicidio ha iniziato a circolare sul social.

La piattaforma ha anche introdotto Stitch, un’opzione che consente ai creator di ritagliare e integrare le scene dei video di altri utenti nei propri. Nella didascalia è possibile attribuire i credit con un collegamento diretto al video originale.

Infine, TikTok ha condiviso nuove informazioni sul funzionamento del suo feed. Quello che diventa più chiaro è che la piattaforma si tara sulle preferenze dell’utente da subito e mira ad evitare ripetizioni come vedere più video con la stessa musica o dello stesso autore.

Forse anche per questo ad agosto l’app è stata ancora una volta la più scaricata tra quelle che non riguardano il gaming.

LEGGI ANCHE: TikTok apre il suo algoritmo e sfida i concorrenti a fare lo stesso

week in social

In breve

LinkedIn Stories. Il social testa un’opzione per aggiungere link nei contenuti effimeri. Attraverso swipe up sarà possibile accedere direttamente all’URL.

Su Spotify arriva una funzione karaoke. La modalità è ancora in fase di studio e potrebbe rimanere un test per migliorare l’esperienza utente. Ma dopo l’annuncio del rilascio dell’app Twitch Sings di Amazon a gennaio, la nuova feature potrebbe arrivare sui device in tempi rapidi.