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Inter, il nuovo logo e l’appeal per le nuove generazioni

Icona culturale, oltre che sportiva. Con radici profonde nella propria storia e in quella collettiva, ma proiettata ad una narrazione sempre più contemporanea e vicina alle giovani generazioni. L’Inter esalta i propri valori fondanti e rafforza il legame con la città di Milano attraverso la sua nuova identità visiva.

A celebrare il lancio del nuovo logo uno storytelling che gioca sulle iniziali del Football Club Internazionale  e Milano, in quell’ “I AM”, che da acronimo diventa anche un urlo identitario, in quell’ IO SONO ripreso dalla lettura dell’espressione inglese.

Un restyling della visual identity minimal e innovativo, per aprirsi ad un pubblico sempre più digitale e attento all’estetica, per raggiungere target globali e differenti fasce d’età.

“Perché un club, un brand, si dedica al restyling o cambia la propria visual identity? Perché i brand hanno sempre bisogno di evolversi. Un’evoluzione che va di pari passo con i propri fan, con la volontà di connettersi ai mondi nuovi, con l’obiettivo diventare più globale”, esordisce Luca Danovaro, Chief Marketing Officer dell’Inter.

 

Un percorso delicato, lento, durato circa 3 anni, durante i quali il Club si è imposto tra i leader di intrattenimento digitale.

“Siamo partiti rivedendo in chiave più moderna i nostri valori, abbiamo cambiato il nostro modo di dialogare e commentare, con un tone of voice molto più definito, più distinto, che ci ha permesso di avvicinarci alle nuove generazioni – sottolinea Danovaro –  Diverse sono state le tappe di questo iter. Il lancio di oggi della nuova identità visiva del Club, del nostro nuovo logo, è per noi una proiezione verso il futuro. È stato un lavoro molto professionale, bilanciato, perché il brand è il Dna di un Club, di un’azienda. Sintetizza quel legame tra business e passione. Per una squadra di calcio, poi, i colori sono determinati, perché racchiudono ricordi, gioie, aggregazione. Desideravamo che questa evoluzione celebrasse la passione di milioni di fan nel mondo in 113 anni di storia, e in contemporanea volevamo collegarci agli elementi culturali, di design, di moda di Milano. Terzo elemento, comunicare con colori e linguaggi più collegati alle generazioni future”.

Minimal, innovativo, aperto ad una platea globale

Dal primo stemma disegnato nel 1908 da Giorgio Muggiani, evolutosi nel tempo fino a quello di oggi, creato da Bureau Borsche: una rivisitazione moderna dello storico simbolo del Club, in una veste più leggera e minimale, in continuità con la versione originaria, ma più adatto ad integrarsi nell’era dell’intrattenimento. Il focus è sulle lettere I e M, mantenute nella disposizione ideata da Muggiani e coronate dal classico doppio cerchio, come da tradizione nerazzurra. Il lettering si alleggerisce, scompaiono le lettere F e C dall’immagine grafica, ma persistono nel nome e del Club, FC Internazionale Milano. I colori rimangono quelli scelti nella notte del 9 marzo 1908, resi più vibranti. Un “brand Inter”, quindi, riconoscibile per i tifosi, ma aperto ad un’audience più ampia.

La campagna I M

Il restyling di un brand: cosa significa per un’azienda?

E’ un momento cruciale, per un’azienda, il cambio di un logo, in cui si riconosce l’immaginario collettivo, in particolare nell’universo calcistico, in cui tifosi e città si riconoscono. La necessità, quindi, di non creare disillusione, ma coinvolgimento.

“I tifosi stanno reagendo bene, si percepisce un sentiment positivo – afferma il Chief Marketing Officer dell’Inter – Nel rispetto della tradizione e nello sviluppo del logo abbiamo chiesto feedback ai tifosi veri, ai nostri giocatori, alle nostre legend. Abbiamo voluto rispettare fortemente la passione, come nei colori vivaci, l’azzurro più vibrante, acceso, dinamico, facile da riconoscere nei device digitali attraverso cui fruiamo il calcio e non solo. Legati alla tradizione, alle due lettere I ed M, semplificate da 4 a 2, molto più semplice da riconoscere, ma soprattutto perchè rappresentano la nostra essenza, perché l’Inter incarna in sé i valori della città, ovvero lo spirito internazionale, la propensione all’innovazione e al mutamento continuo”.

Luca Danovaro, Chief Marketing Officer dell’Inter

I valori di inclusione e il legame con i tifosi e la città, con un’aspirazione internazionale

L’inter racconta così la sua storia e i suoi valori anche nel merchandising, che assume una connotazione più profonda per le aziende, che è nella capacità di identificazione e di riconoscersi in un immaginario collettivo.

“Il merchandising quanto è importante per un brand, non solo in termini commerciali di business e di profitti, ma soprattutto sotto il profilo valoriale – Insiste Luca Danovaro – Con la nuova identità, oggi abbiamo realizzato anche una Capsule Collection in edizione limitata, la prima linea di prodotti con la nuova identità visiva del Club, visibile sullo store ufficiale, con pochi prodotti, che lasciano intravedere cosa sarà il futuro. Il nostro obiettivo vero è quello di essere rilevanti, soprattutto per i più giovani, che si identificano nel nostro sistema valoriale, non solo legato al calcio, ma anche all’inclusione e all’innovazione- Il nostro sogno è che, negli anni, questo logo possa vivere attraverso una t-shirt o un altro elemento di vestiario, comprato nel mondo, senza sapere che è legato a una squadra di calcio, ma semplicemente perché piace. L’Inter è un’icona di calcio, che ha vinto tanto e speriamo di vincere ancora tanto, ma la nostra ambizione è essere percepiti come icona culturale e dell’intrattenimento, anche da chi nei 90 minuti non è un nostro fedelissimo”.

Il lancio di oggi, in realtà, è un teaser, perché il logo sarà utilizzato ufficialmente dalla prossima stagione 2021/22, dopo una fase di transizione in cui i due loghi, vecchio e nuovo, conviveranno.

“La nuova identità visiva sarà presentata nelle prossime partite contro il Sassuolo e il Cagliari – continua il manager – Abbiamo realizzato una landing page, sul nostro sito, con applicazioni, foto con giocatori del presente, legend e talenti del futuro, ma anche tifosi artisti, chef, moda, oltre a rappresentare spazi di Milano, che è l’elemento fondamentale”.

Il video spot e la raccolta fotografica I M –  “IO SONO”

Una raccolta fotografica espressione dell’ I M FC Internazionale Milano, dell’espressione IO SONO, per descrivere l’essenza di ogni tifoso, senza nessuna distinzioni, italiani e stranieri,  in un viaggio attraverso della città, simbolo di tradizione e innovazione, cultura e stile, energica e vitale, che ha dato vita al video Hero.

 

A fare da ambassador tifosi, personaggi dello sport, dello spettacolo della cultura fotografati da Alessandro Furchino Càpria: campioni del recente passato legati indissolubilmente alla storia del Club,  come Javier Zanetti, Marco Materazzi, Christian Chivu, Maicon, Beppe Bergomi, Nicola Berti, Beppe Baresi e Riccardo Ferri- E ancora atleti di altri sport, tra cui il campione NBA Marco Belinelli, la ciclista Letizia Paternoster e il surfista Leonardo Fioravanti. Talenti della nuova scena musicale come Tedua, attrici di successo come Matilde Gioli, il pioniere della cucina Pop chef Davide Oldani. creativi come Moab Villain, Naomi Accardi e Allison Fullin, lo skater Guy Mariano e il film maker Federico Vitetta.

Un comunicazione identitaria che si allarga a nuove connotazioni, ad un uso metaforico dove il gioco del calcio diventa talento, voglia di affermarsi e di mettersi in discussione, anche nella sfida della quotidianità.

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Perché è importante insegnare ai propri figli il valore dei soldi

Dicono che i soldi non fanno la felicità, ma purtroppo anche quelli servono soprattutto in periodi difficili come questi che stiamo vivendo.

Fateci caso, quante volte la parola “soldi” diventa la protagonista principale di tante conversazioni? Magari stiamo chiacchierando con familiari o amici dei nostri sogni e progetti, ci soffermiamo sul nostro lavoro o su quello che vorremmo fare e poi si finisce a discutere di soldi e della loro importanza. Tutto questo sembra svilire qualsiasi discorso.

I soldi non sono mica tutto, ma è importante parlarne, nel modo giusto e senza esserne ossessionati, anche con i propri figli. 

Sembrerà una cosa azzardata, soprattutto affrontare l’argomento con i più piccoli, ma educare i propri bambini e ragazzi al valore dei soldi fin dalla più tenera età li aiuterà a essere futuri consumatori consapevoliMa vediamo come affrontare quest’ostico argomento nel migliore dei modi.

soldi figli

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Il valore dei soldi: come spiegarlo ai più piccoli

Evitare certe conversazioni rimandandole a data da destinarsi non protegge di certo i più piccoli, anzi. Parlare apertamente di soldi, del loro valore e spiegando che non sono l’unica cosa che conta nella vita, è importante. 

Ci sono persone che valutano gli altri in base al lavoro che svolgono e al volume del portafoglio perdendosi in congetture e pregiudizi, ecco perché una delle prime cose che dovremmo chiarire ai nostri figli è che il valore dei soldi non equivale al valore delle persone. Per alcuni potrebbe sembrare una cosa scontata, ma per altri non lo è per niente. 

Come facciamo a spiegare nel modo corretto il valore dei soldi ai bambini e ai ragazzi? Ecco 5 consigli da tenere a mente per affrontare l’argomento in modo consapevole e sereno.

5 consigli per spiegare il valore dei soldi ai propri figli

Parlare apertamente di soldi, senza tabù, del loro valore e soprattutto spiegare ai propri figli che monete e banconote non sono frutti che crescono su un albero, ma che bisogna guadagnarli svolgendo un lavoro che poi sarà retribuito. Ma tutto questo non deve restare pura teoria, è importante che siano loro a sperimentare il tutto in prima persona, ma come?

Affidar ai propri figli delle piccole faccende in casa

Se vogliamo insegnare il valore dei soldi ai più piccoli, dobbiamo far capire loro come è possibile guadagnarli. Una buona idea potrebbe essere quella di affidar a ragazzi e ragazze dei lavori da svolgere in casa. Sistemare il letto la mattina prima d’iniziare la giornata, portare a spasso il cane, tener ordinata e pulita la propria camera, ma anche aiutare i genitori in semplici faccende, come cucinare o sistemare il garage.

Alla fine della settimana, o del mese, premiarli con una paghetta, insegnando in questo modo che per essere premiati devono dimostrare il loro impegno ogni giorno. Un’altra idea potrebbe essere quella di premiarli anche per i buoni vuoti a scuola.

Imparare a risparmiare sin da piccoli

Un altro aspetto da non sottovalutare è quello di spiegare ai propri figli la differenza tra desideri e necessità. Con la paghetta che riceveranno non dovranno soddisfare solo piccoli capricci, come è normale alla loro età, ma dovranno imparare a risparmiare, mettendo dei soldi da parte per raggiungere un gruzzoletto e poter spendere con parsimonia il resto. 

Sarà molto utile per loro capire che con quei soldi potranno acquistare qualcosa di utile e piacevole, come libri e fumetti, ma se vorranno qualcosa di più costoso dovranno imparare ad aspettare mettendo da parte i propri risparmi. Dobbiamo insegnar ai nostri figli a ragionare per obiettivi e non lasciarli acquistare in modo impulsivo spinti anche dalle mode del momento.

Tener traccia delle loro spese

Concedere denaro ai propri figli però non significa che non possiamo controllarli, ovviamente senza star col fiato sul collo, ma guidandoli e consigliandoli nella scelta delle proprie spese. 

Ci sono alcuni brand che hanno capito l’importanza di affrontare questo argomento e stanno cercando di supportare i genitori con la gestione dei conti dei propri figli attraverso servizi mirati e facili da usare. Tra questi c’è l’offerta di Enel X Pay, il conto online con carta Mastercard e IBAN italiano con cui effettuare pagamenti online e nei negozi fisici, scambiare denaro con gli amici e gestire in tempo reale le spese, tutto da un’unica App

Le funzionalità incluse da questo servizio sono tante, tra cui l’Opzione Family, il piano pensato per le famiglie e i più giovani. Questa consiste nella possibilità per i genitori di aprire e attivare il primo conto ai figli, in età compresa dagli 11 ai 17 anni, con carta Mastercard e App dedicati a loro. Con l’Opzione Family la gestione economica della famiglia diventa semplice e senza intoppi. È possibile visualizzare il saldo e le spese dei figli, accreditare loro la paghetta digitale, inviargli denaro in qualsiasi momento ed educarli al valore delle cose.

Non un semplice conto, ma l’occasione di mostrare loro il reale valore dei soldi e come gestirli.

Alfabetizzazione finanziaria: parlare di soldi senza filtri

Abbiamo detto che è importante parlare di soldi con i nostri figli, ma soprattutto è necessario parlarne senza filtri. I ragazzi e le ragazze devono da subito capire come si affrontano le spese, dagli acquisti di prima necessità, al pagamento delle bollette. È fondamentale includerli in tutte le decisioni che riguardano il nucleo familiare, mostrando loro concretamente come ci si approccia ai soldi. Per esempio, vogliamo organizzare una vacanza estiva? Parliamone con i nostri figli, condividendo anche i costi che comportano il viaggio e il pernottamento.

Imparando a gestire queste situazioni fin da bambini, in futuro non avranno tante difficoltà ad approcciarsi ai soldi e alla gestione delle spese perché saranno stati istruiti precedentemente.

Dare il buon esempio

Ultimo punto ma certamente non per importanza, dobbiamo dare sempre il buon esempio. Non possiamo pretendere che i nostri figli siano assennati risparmiatori se noi siamo i primi spendaccioni. Tutte le regole e le informazioni che tanto ci prodighiamo a ripetere devono essere rispettate in primis da noi.

Se vogliamo che la società che verrà sia migliore di quella attuale, ogni cosa deve essere insegnata in tenera età, ma non come una semplice e passiva abitudine, ma in modo consapevole.

vendite b2b e vendite b2c

Vendita B2B e B2C, le differenze che devi conoscere per il tuo eCommerce

Continua la serie di articoli di LegalBlink sulle tematiche legali del mondo eCommerce. Questa volta parliamo delle differenze tra vendere a consumatori e a professionisti. È importante conoscere queste differenze?

Assolutamente sì. Infatti, come vedremo, questi modelli di vendita hanno differenze tali da poter influenzare il modello di business di un eCommerce.

acquisto su ecommerce

Partiamo dalle definizioni

Come spesso accade in ambito legale, le definizioni sono molto importanti. Quindi, è essenziale capire chi possa essere definito “consumatore” e chi “professionista”.

Consumatore: la persona fisica che acquista sul sito per uno scopo diverso rispetto all’attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta.

Professionista: la persona fisica o giuridica che acquista sul sito nell’ambito della sua attività imprenditoriale o professionale svolta.

In base a questa differenziazione si possono identificare due macro-categorie di vendita online:

B2C: vendite effettuate da imprenditori (la tua azienda) a consumatori.

B2B: vendite effettuate tra professionisti.

Come essere certi di qualificare il cliente come “consumatore” oppure “professionista”?

Nella pratica può essere difficile sapere se il tuo cliente intende acquistare uno o più prodotti in qualità di consumatore oppure di professionista.

Ad esempio, l’avvocato che acquista un libro online, potrebbe farlo in qualità di consumatore (se acquista un libro per regalarlo a un amico) oppure di professionista (se acquista il libro per usarlo nell’ambito della sua attività lavorativa).

Uno degli indici più affidabili è l’inserimento o meno da parte del cliente della propria partita iva nel corso del procedimento di acquisto.

Questa informazione, infatti, suggerisce che il cliente voglia acquistare nell’ambito della propria attività professionale o imprenditoriale, con le conseguenze che verranno descritte in questo articolo.

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Vendere ai consumatori (B2C)

In questa tipologia di vendita la normativa di riferimento è il Codice del Consumo (D. Lgs. 206/2005).

È una normativa che accorda diversi diritti al consumatore e quindi deve essere conosciuta molto bene dall’impresa. Il rischio è quello di subire sanzioni dall’Autorità competente (l’AGCM) o reclami da parte dei consumatori.

Diritto di recesso

Il diritto di recesso non è previsto per legge con riferimento a tutte le tipologie di vendite. Infatti, è previsto dalla legge solo con riferimento alla vendita a distanza intercorsa tra un professionista e un consumatore.

In forza del diritto di recesso:

  • Il consumatore dispone di un periodo di quattordici giorni (di calendario) per recedere dal contratto online;
  • il termine di 14 giorni decorre dal giorno della ricezione del bene se si tratta di contratti di vendita, dal giorno della firma del contratto (o più in generale della prestazione del consenso) se si tratta di contratti di servizi;
  • entro questo periodo di tempo il consumatore deve trasmettere la comunicazione di recesso al venditore;
  • nei successivi 14 giorni il consumatore deve inviare il prodotto al venditore.

Il consumatore che esercita il diritto di recesso deve essere rimborsato di tutte le spese sostenute per l’acquisto.

Ciò significa che le spese di spedizione addebitate al momento dell’acquisto non possono essere trattenute quando il consumatore esercita il diritto di recesso.

Il consumatore però è obbligato a pagare le spese di spedizione per la restituzione del bene al sito eCommerce.

Ciò non impedisce in ogni caso che l’eCommerce possa offrire il rimborso anche di queste spese.

Le eccezioni al diritto di recesso

Con riferimento alle casistiche più frequenti in ambito eCommerce, menzioniamo:

  • i contratti di servizi dopo la completa prestazione del servizio se l’esecuzione è iniziata con l’accordo espresso del consumatore e con l’accettazione della perdita del diritto di recesso a seguito della piena esecuzione del contratto da parte del professionista;
  • la fornitura di beni confezionati su misura o chiaramente personalizzati (es.: vestiti personalizzati con delle scritte particolari ed eseguite su richiesta del cliente);
  • la fornitura di beni che rischiano di deteriorarsi o scadere rapidamente (es.: prodotti alimentari freschi);
  • la fornitura di beni sigillati che non si prestano ad essere restituiti per motivi igienici o connessi alla protezione della salute e sono stati aperti dopo la consegna (es. make-up oppure mascherine).

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La fatturazione

Gli obblighi di fatturazione elettronica con riferimento ai consumatori devono essere esaminati distinguendo tra eCommerce diretto ed indiretto:

  • eCommerce diretto: la transazione avviene sempre e solo online, dall’effettuazione dell’ordine fino alla consegna del bene (es: vendita online di software)
  • eCommerce indiretto: la transazione ha luogo online, ma la consegna del prodotto avviene fisicamente (es.: vendita online di beni materiali con consegna fisica al cliente).

Chiariti questi concetti è possibile analizzare gli obblighi di fatturazione previsti per le due tipologie di commercio elettronico.

Obblighi di fatturazione di un eCommerce diretto B2C

L’eCommerce diretto stabilito in Italia che vende a consumatori non è obbligato ad emettere fattura se il cliente è stabilito in Italia (salvo la possibilità che la fattura venga esplicitamente richiesta dal cliente entro e non oltre l’inoltro dell’ordine di acquisto) o in altro paese UE.

L’obbligo di emissione della fattura sorge solo se il consumatore è stabilito in un paese extra-UE.

Obblighi di fatturazione di un eCommerce indiretto B2C

In questa tipologia di business rileva la destinazione dei beni.

Le operazioni di commercio elettronico indiretto B2C non sono soggette all’obbligo di emissione della fattura se sussistono entrambe le condizioni:

  • il cliente è un privato consumatore;
  • i beni hanno come destinazione l’Italia.

Anche in questa ipotesi, il consumatore può richiedere l’emissione della fattura solo entro e non oltre il momento di effettuazione dell’ordine di acquisto.

Se invece i beni sono destinati a paesi UE o a paesi extra-UE l’eCommerce deve emettere fattura, anche se il cliente è un consumatore.

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Vendere ai professionisti (B2B)

La vendita online tra professionisti è disciplinata essenzialmente dal codice civile (art. 1492 e seguenti del codice civile).

La principale differenza riguarda il diritto di recesso, posto che è previsto solo se è stato specificatamente riconosciuto dal venditore. Non v’è alcun obbligo quindi di riconoscere il diritto di
recesso ai professionisti, sia per la vendita online che offline.

Con riferimento al tema della fatturazione, come già visto nella vendita B2C, è necessario distinguere tra eCommerce diretto ed eCommerce indiretto.

Obblighi di fatturazione di un eCommerce diretto B2B

L’eCommerce che vende ad un’altra società/ditta o professionista deve emettere fattura. Nei confronti di un committente nazionale la fattura deve essere emessa entro 12 giorni dalla data dell’effettuazione dell’operazione: vale a dire il momento del pagamento del corrispettivo.

L’obbligo di fatturazione di un eCommerce diretto stabilito in Italia sussiste sia nei confronti di società/ditte o professionisti italiani, sia qualora questa tipologia di clienti sia stabilito in un altro paese UE o sia stabilito in un paese extra-UE.

In generale, quindi, sussiste sempre l’obbligo di emettere fattura nelle operazioni di eCommerce diretto B2B, se l’eCommerce fornitore di servizi è stabilito in Italia.

Obblighi di fatturazione di un eCommerce indiretto B2B

Le operazioni di eCommerce indiretto B2B sono sempre assoggettate alla emissione della fattura.

È irrilevante il luogo di destinazione dei beni: l’eCommerce stabilito in Italia è obbligato ad emettere fattura se vende a un altro professionista che acquista beni oggetto dell’attività d’impresa (cliente B2B) a prescindere dalla destinazione italiana, Europea o extra-UE dei beni acquistati.

La fattura deve sempre essere emessa a nulla rilevando la destinazione dei beni venduti.

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Garanzia legale e garanzia convenzionale

Un ambito legale dove rileva maggiormente la differenza tra la vendita B2B e quella B2C è riconducibile alla garanzia.

Garanzia legale nella vendita B2C

La garanzia legale prevista dagli artt. 128-135 del Codice del Consumo si applica solo ai clienti che effettuano acquisti in qualità di consumatore. È una tipologia di garanzia particolarmente che tutela in modo molto “forte” l’utente.

Essa trova quindi applicazione solo nell’eCommerce B2C. La garanzia legale prevede la responsabilità del venditore nei confronti del consumatore per qualsiasi difetto di conformità del prodotto che si manifesti entro due anni dalla consegna dello stesso.

Il bene si intende conforme al contratto se, in sostanza, è idoneo all’uso che viene generalmente fatto di beni dello stesso tipo.

La garanzia legale decade se il difetto di conformità non viene denunciato dal consumatore al venditore entro il termine di due mesi dalla data in cui il difetto è stato scoperto.

In caso di danni, di qualsivoglia natura, derivanti dall’uso del bene in modo improprio e/o non conforme alle istruzioni fornite dal produttore nonché in caso di danni derivanti da caso fortuito o forza maggiore non può ovviamente trovare applicazione la disciplina della garanzia legale: il consumatore non ha la facoltà di sciogliere il contratto secondo quanto previsto dal Codice del Consumo in tema di garanzia legale.

La risoluzione del contratto e la riduzione del prezzo possono essere richiesti dal consumatore se:

  • la riparazione e la sostituzione sono impossibili o eccessivamente onerose;
  • il venditore non ha provveduto alla riparazione o alla sostituzione del bene entro il termine congruo;
  • la sostituzione o la riparazione precedentemente effettuata ha arrecato notevoli inconvenienti al consumatore.

In caso di risoluzione del contratto il consumatore deve essere rimborsato di tutte le spese sostenute per l’acquisto (prezzo di acquisto, spese di spedizione ed ogni altro eventuale costo sostenuto). Il rimborso avviene tramite il metodo di pagamento scelto dal consumatore per effettuare l’acquisto.

Garanzia legale nella vendita B2B

Se il cliente è un professionista trova invece applicazione la disciplina di cui all’art. 1490 del codice civile:

Rispetto alla garanzia legale prevista dal Codice del Consumo, vi sono alcune differenze che possono limitare l’esercizio di questo diritto. In primo luogo, il cliente ha tempo solo 8 giorni per denunciare il difetto di conformità. Se non rispetta questo termine non può far valere la garanzia.

Inoltre, il termine per proporre azione legale si prescrive dopo 1 anno dalla consegna.

È quindi molto importante conoscere la differenza con la garanzia legale prevista dal Codice del Consumo al fine di evitare di riconoscere al professionista dei diritti che spettano invece solo al consumatore.

Facebook blocca il presidente Maduro. Il Venezuela attacca: “Totalitarismo digitale”

Facebook congela la pagina del presidente venezuelano Nicolas Maduro. All’origine della scelta del Big tech la violazione delle politiche contro la diffusione di disinformazione su COVID-19.

Infatti, dalle motivazioni evidenziate dal portavoce dell’azienda, il presidente venezuelano avrebbe promosso un rimedio contro il virus, non fondato su evidenze scientifiche e non sostenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Lo scorso gennaio Maduro ha descritto il Carvativir, una soluzione orale derivata dal timo, come un farmaco “miracoloso” o meglio come “gocce miracolose” nel neutralizzare il coronavirus senza effetti collaterali: affermazione ritenuta falsa, perchè non supportata dalla scienza.

Pagina freezata per 30 giorni e video cancellato

Facebook così ha rimosso il video in cui Maduro promuove il farmaco perché viola la politica contro le false affermazioni, con la possibilità di esporre le persone a gravi danni.

“Seguiamo la guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che afferma che attualmente non ci sono farmaci per curare il virus”,

spiega il portavoce Facebook a Reuters. “A causa di ripetute violazioni delle nostre regole, stiamo anche bloccando la pagina per 30 giorni, durante i quali sarà di sola lettura”.

Non sarà interessato dal blocco l’account di Maduro sulla piattaforma di social media per la condivisione di foto Instagram, sempre di proprietà Facebook.

Maduro, che utilizza spesso i social media, inclusi Facebook e Twitter, e talvolta trasmette discorsi su Facebook Live, non potrà postare per 30 giorni. Il presidente venezuelano avrebbe già lo scorso febbraio evidenziato come Facebook avesse “censurato” i video in cui mostrava Carvativir. Più volte si è espresso in passato sull’essere trattato ingiustamente insieme ai suoi alleati dalle società di social media, compresa quella che definisce una “sospensione arbitraria degli account”.

Totalitarismo digitale: la replica forte del governo venezuelano

Il governo venezuelano attacca Facebook di “totalitarismo digitale contro gli Stati sovrani”, dopo aver congelato la pagina del presidente Nicolas Maduro.

In una dichiarazione, il ministero dell’Informazione venezuelano ha negato qualsiasi campagna di disinformazione da parte del presidente, che starebbe invece sostenendo “contenuti volti a combattere la pandemia”.

“Stiamo assistendo a un totalitarismo digitale esercitato da aziende sovranazionali che vogliono imporre la loro legge ai Paesi del mondo”, insiste il Ministro.

LEGGI ANCHESe i social media diventano editori: il pericolo della censura. Intervista ad Alberto Mingardi

 

i social network e la censura

Foto di Bill Kerr

I precedenti fenomeni di censura applicata da Facebook nell’emergenza Covid: da Trump a Bolsonaro

Facebook ritorna con una linea dura, dopo aver bannato Donald Trump, con la chiusura degli account, generando un’ampia discussione globale sul ruolo di censura applicata dai social media e sul ruolo egemone nell’ambito della geopolitica.

Anche il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha dovuto affrontare azioni per i post Covid: lo scorso anno, infatti, Facebook ha cancellato un video del presidente brasiliano Bolsonaro in cui affermava che il farmaco idrossiclorochina fosse totalmente efficace nel trattamento del virus.

A ottobre, Facebook ha cancellato un post in cui Donald Trump sosteneva che il Covid-19 fosse “meno letale” dell’influenza. Un altro post rimosso in agosto, in cui l’ex presidente degli Stati Uniti  affermava falsamente che i bambini fossero “quasi immuni dal Covid-19”.

Frenare la diffusione di fake news per non mettere a rischio la salute globale

Obiettivo è frenare le fake news rispetto al Covid attraverso la rete e i social, dove la disinformazione è spesso diffusa, con migliaia di post anti-vaccino su Facebook e Twitter, secondo l’analisi del Centre for Countering Digital Hate (CCDH) con sede nel Regno Unito. A guidare un gruppo anti-vaccino anche Robert F. Kennedy Jr, nipote dell’ex presidente degli Stati Uniti.

Il presidente del Madagascar Andry Rajoelina lo scorso anno ha promosso una miscela di erbe non provata chiamata Covid-Organics, spingendo l’OMS ad affermare che i rimedi tradizionali dovrebbero avere prove scientifiche a sostegno del loro uso.

I dati del contagio

Il Venezuela ha registrato 155.663 casi confermati di coronavirus, inclusi 1.555 decessi e 144.229 guarigioni, secondo un conteggio corrente della Johns Hopkins University con sede negli Stati Uniti.

Da quando è esplosa a Wuhan, in Cina, nel dicembre 2019, la pandemia COVID-19 ha causato più di 2,78 milioni di vite in 192 paesi e regioni. Secondo i dati raccolti da Johns Hopkins, sono stati segnalati oltre 127 milioni di casi in tutto il mondo, con recuperi che superano i 72 milioni. Gli Stati Uniti, il Brasile e l’India rimangono i paesi più colpiti in termini di casi.

Maduro: petrolio in cambio di vaccini Covid

Non potendo disporre delle risorse bloccate dalle sanzioni Usa, nelle ultime ore Maduro ha proposto che il suo Paese sia autorizzato a pagare forniture di vaccini contro il Covid-19 con petrolio, dato che ingenti risorse finanziarie all’estero sono state bloccate dalle sanzioni unilaterali degli Usa.

“Noi – afferma in un intervento televisivo – siamo pronti e preparati a realizzare questo scambio. Abbiamo anche clienti che sono disposti ad acquistare il nostro greggio e in cambio a saldare il costo dei farmaci per immunizzare la popolazione venezuelana. Non supplicheremo nessuno. Abbiamo dignità e risorse per risolvere i nostri problemi”.

Se la richiesta sarà approvata, il Venezuela secondo Maduro potrà garantire il 100% dei vaccini per la popolazione e anche il pagamento delle 2.400.000 dosi di vaccino dall’Organizzazione mondiale della salute (Oms).

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donne da seguire su instagram

Famose, influenti e inspirational: 20 donne da seguire su Instagram

Instagram è una delle reti di social media più grandi e di maggior successo al mondo, con oltre 1 miliardo di utenti attivi ogni mese.

La piattaforma è diventata una fonte di guadagno per molti utenti: i famosi influencer.

Esperti di moda, bellezza, viaggi, design, si sono costruiti un impero mediatico (ed economico) basato sulla loro capacità di influenzare le masse e vengono sfruttati dai grandi brand per creare campagne redditizie e raggiungere sempre più followers.

Ma perché in questo articolo parliamo solo di donne? Sebbene secondo Statista il gender gap degli utenti di Instagram non sia molto marcato, quando si sente parlare di “influencer”, siamo abituati a pensare principalmente a persone del genere femminile. Quale migliore occasione, se non questa, per mettere in evidenza 20 profili di donne influenti da seguire in Italia e nel Mondo?

#1 Chiara Ferragni – Da sempre al top delle classifiche

La classifica delle influencer italiane più autorevoli vede Chiara Ferragni sul podio, forte dei suoi 14184 post e 22,7 milioni di follower su Instagram.

Figlia di Marco Ferragni e Marina Di Guardo, deve tutta la sua popolarità al suo blog “The blond salad”, un punto di riferimento per il settore fashion, lanciato nel 2009.

In soli due anni,  con oltre un milione di visite sul blog, riesce a guadagnarsi il titolo di Blogger of the Moment e da quel momento la sua ascesa è inarrestabile!

Il 2018 per Chiara Ferragni è stato un anno decisivo: diventa mamma di Leone, si sposa con il rapper Fedez e decide di gestire in prima persona entrambe le società che ha fondato, la Tbs Crew e la Chiara Ferragni Collection, decretando un ulteriore e incessante aumento di follower.

Il matrimonio è un vero e proprio evento di marketing, creato in collaborazione con alcuni dei brand più famosi (BMW, Alitalia, Versace, Dior, Prada, Diesel e Trudi) e genera un Media Impact Value di 36 milioni di dollari.

Ma nel 2020 c’è stata una svolta: la Ferragni si inserisce anche nel dibattito pubblico usando i social network per raccontare le sue opinioni riguardo la cultura patriarcale, la violenza di genere, il rispetto delle norme anti-Covid e la cultura italiana nel mondo. Un contesto in cui si innesta la recente conquista dell’Ambrogino d’Oro, donato dal Comune di Milano per lo spirito civico dimostrato durante la prima ondata di Covid-19.

 

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#2 Belen Rodriguez – Showgirl argentina amata dagli italiani

Maria Belén Rodriguez nasce a Buenos Aires il 20 Settembre del 1984, figlia di Gustavo Rodríguez e Veronica Cozzani.

È sorella maggiore di Jeremias e Cecilia, anch’essi personaggi del mondo dello spettacolo italiano. Con i suoi 9,8 milioni di followers su Instagram Belén è una delle influencer più seguite e amate dal pubblico italiano. I suoi post superano costantemente i centomila like, arrivano anche a più di trecentomila. 

La bella showgirl comincia la sua carriera a 17 anni come modella di intimo in Argentina e nel 2004 si trasferisce in Italia, dove lavora per vari marchi prestigiosi. Ma il vero e proprio trampolino di lancio è stata la sesta edizione dell’Isola dei Famosi (2008), a cui ha partecipato come concorrente.

L’anno successivo, infatti, la troviamo alla conduzione di due programmi televisivi “Scherzi a parte” e “Sarabanda”, mentre nel 2011 cavalca il palco del Festival di Sanremo insieme a Gianni Morandi ed Elisabetta Canalis. Debutta anche come attrice in alcuni film, come il cinepanettone “Natale in Sudafrica” e in qualche serie televisiva. Nel 2011 firma un contratto di esclusiva con Mediaset, conducendo in seguito, “Colorado” e “Italia’s Got Talent”.

Dimostra anche talento nei panni di imprenditrice: nel 2011 produce e commercializza due linee di profumi e nel 2013 crea due brand di abbigliamento (Imperfect e Me Fui). Nel 2014 fonda la catena di negozi di abbigliamento 4store e nel 2015 apre un ristorante con altri soci, tra cui Joe Bastianich. È anche socia di una catena di saloni di bellezza Cotril.

Se i ritmi di lavoro sono serratissimi, anche la sua vita privata è molto intensa: dopo la relazione con Marco Borriello e con Fabrizio Corona, conosce Stefano De Martino. Dal loro amore nasce, il 9 aprile 2013, il piccolo Santiago e a Settembre dello stesso anno si sposano. Dopo soli due anni la rottura: Belén ha una breve storia d’amore con il pilota Andrea Iannone, e successivamente si fidanza con Antonino Spinalbese ed ora aspettano una bambina.

E per quanto riguarda Instagram? Negli anni passati Belén ha abituato il suo pubblico a foto e stories dei suoi servizi fotografici, a scatti privati con la famiglia ed il figlio Santiago, alle foto delle sue meravigliose vacanze. Ma negli ultimi mesi suo stile è cambiato: rispetto alle foto super sexy e colorate del passato ora le immagini sono in bianco e nero, minimali e incentrate sui dettagli. Le tematiche, però, rimangono sempre le stesse: il suo lavoro, il rapporto con il figlio ed il nuovo compagno, ma soprattutto le sue passioni, in primis la moda.

Ci sono poi cosmetici e profumi, in particolare quelli della Maison Chanel. E poi paesaggi, libri, elementi di design che la colpiscono. Infine, le foto di caffè con cui ama dare il buongiorno ai suoi milioni di follower.

 

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#3 Giulia de Lellis – L’influencer che tutte vorrebbero come amica

Nata a Roma il 15 gennaio 1996, Giulia De Lellis è una delle influencer più celebri d’Italia. Tezenis, Maybelline, Blumarine, Mentadent, sono solo alcune delle aziende che fanno a gara per accaparrarsela come testimonial. Divenuta popolare grazie alla partecipazione a “Uomini e Donne”, programma in cui è stata scelta dal bel DJ Andrea Damante, inizia la professione di influencer, raggiungendo in brevissimo tempo il milione di followers.

Nel suo canale promuove prodotti di bellezza e realizza tutorial di make up.

È schietta, sincera, divertente, e cerca di dispensare consigli come se fosse un’amica di tutte le donne. E forse è proprio questo che la fa avvicinare al suo pubblico.

Quasi tutti i contenuti pubblicati da Giulia, infatti, ottengono moltissime interazioni dai suoi follower (5 milioni), che la apprezzano si per la sua bellezza, ma anche per la sua simpatia e naturalezza. Sul suo profilo pubblica numerosi selfie di sè stessa, della sua amata famiglia (in particolare le nipotine Matilde e Penelope) e del suo dolcissimo cagnolino Tommy, ma anche numerose stories di makeup e hairstyling, dei suoi viaggi, la musica che ascolta, le serie TV che guarda… insomma, tantissimi attimi della sua vita.

Nell’ultimo periodo è anche stata eletta paladina della skin positive, in quanto ha deciso di mostrare la sua pelle acneica senza filtri, per dimostrare che la perfezione non esiste, e che bisogna piacersi sempre e comunque, anche quando si hanno dei difetti.

Ma non solo! Grazie alla sua autobiografia “Le corna stanno bene su tutto“, libro più venduto in Italia su Amazon nel 2019, è stata capace di creare una comunicazione social vincente, che le ha permesso di ottenere un ulteriore incremento di crescita su Instagram (+ 6.883 nuovi follower in poco più di 2 giorni!). Chissà se anche il film “Genitori&Influencer” in uscita nelle sale ad Aprile avrà la stessa fortuna!

 

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#4 Alessia Marcuzzi – “La Pinella” che tutte noi amiamo!

Nata a Roma nel 1972, Alessia Marcuzzi è una nota conduttrice televisiva, attrice, modella e showgirl amata dal pubblico per la genuinità ed energia. Foto dopo foto, post dopo post, racconta la sua quotidianità, esprime opinioni su argomenti che le stanno a cuore, sostiene i progetti che più ama, facendosi conoscere sempre più da vicino dai molti fan che la seguono ed oggi può contare su un seguito di 5mln di follower su Instagram.

Come inizia la sua carriera? Non di certo come influencer! Finite le superiori decide di frequentare la scuola “Mario Riva” di dizione e recitazione e debutta giovanissima sull’emittente televisiva Telemontecarlo come valletta di un programma calcistico. Dopo una breve parentesi in Rai, esordisce in Mediaset e inizia la sua scalata verso il successo: in appena 30 anni di carriera, infatti, può già contare la conduzione di 45 programmi TV, come Il Grande Fratello, L’Isola Dei Famosi, Scherzi a Parte, Le Iene e Temptation Island. Recita anche in spot pubblicitari e diverse serie televisive, tra cui “Carabinieri” e la sitcom “Così Fan Tutte”, ottenendo diversi premi in carriera, come due telegatti.

Ma il punto focale della sua svolta come influencer e “opinion leader” è dato da “La Pinella”, il suo blog dedicato al mondo del femminile dove, da oltre dieci anni, avvalendosi della collaborazione di un team di esperte, tratta temi come il fitness, l’alimentazione, la moda, il cinema, e tanto altro, con la spensieratezza e leggerezza di una sorella maggiore. 

 

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#5 Michelle Hunziker – Dolcezza e solarità del feed di IG

Svizzera di nascita e italiana d’adozione Michelle Hunziker, classe 1977, è una donna di spettacolo completa, che eccelle nelle doti di attrice, presentatrice, modella e persino cantante. La sua carriera decolla grazie alla provocatoria e ormai iconica pubblicità di intimo del marchio Roberta che la ritrae di spalle, con una lunga treccia bionda e un bel primo piano sul fondoschiena. Ma è solo dopo il matrimonio con Eros Ramazzotti (1998) che viene notata da diversi produttori e la sua carriera subisce un’impennata: debutta in televisione al fianco di Bonolis nel programma “I Cervelloni” e da lì non si ferma più. Negli anni conduce diversi programmi televisivi, tra cui “Paperissima Sprint”, “Zelig”, “Scherzi a Parte”, “Striscia la notizia” e “All together now”. Nel 2007 arriva anche sul palco di Sanremo, insieme a Pippo Baudo, e intanto recita in Love Bugs a fianco di Fabio De Luigi. Inoltre fonda l’associazione “Doppia Difesa”, per la tutela legale di donne vittime di abusi e violenze e “Goovie World” un brand di prodotti naturali per la cura del corpo e dei capelli.

Mentre i suoi ritmi di lavoro sono serratissimi, Michelle riesce a vivere una vita privata molto intensa: dopo il divorzio da Eros cresce la sua prima figlia Aurora e nel 2011 si lega a Tommaso Trussardi, con cui darà alla luce due splendide bambine: Sole e Celeste.

Su Instagram conquista i suoi quasi 5 mln di follower grazie ad una quotidiana ventata di dolcezza e per ogni post riesce ad ottenere anche più di 200.000 like. La TV entertainer più solare d’Italia, infatti, condivide meravigliose frasi motivazionali, dolcissimi frammenti della sua vita quotidiana, video divertenti e corsi di fitness (il famoso Iron Ciapet Workout), che vi invito assolutamente a provare.

 

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#6 Valentina Ferragni – La paladina del body shaming

Valentina è la più giovane tra le sorelle Ferragni. Nasce a Cremona, il 29 dicembre 1992, figlia della scrittrice Marina Di Guardo e dell’odontoiatra professionista Marco Ferragni. Dopo essersi laureata all’Università del Sacro Cuore di Milano in Linguaggi dei Media, ha iniziato a seguire le orme della sorella Chiara. Certo, non è facile farsi un nome quando un membro della propria famiglia è così noto, ma Valentina può già vantare più di 3,8 mln di follower su Instagram, dove condivide scatti della sua vita lavorativa e privata.

Solare, socievole e romantica, Valentina Ferragni si dimostra legatissima alla famiglia e innamorata della moda: tra le sue foto, si possono trovare numerose immagini in cui indossa outfit originali ed eleganti. Lavora, infatti, come modella per diversi brand famosi italiani ed europei, tra cui Levi’s, Guess, Dior, Estee Lauder e Etro, ma non solo. Recentemente ha lanciato un brand tutto suo “Valentina Ferragni Studio” e ha dato vita alla sua prima collezione di orecchini glamour.

Ama viaggiare: prima della pandemia si trovava spesso in giro per il mondo, tra New York, Los Angeles, Londra, Parigi, Perù, Venezia e Giappone in compagnia del fidanzato modello e fashion blogger Luca Vezil. Ma è anche una grande sostenitrice della cultura e del cibo italiano: non mancano foto in cui si ritrae in una città italiana, intenta a mangiare un piatto di pasta, una cotoletta o un gelato. Un’altra passione che mette in mostra sulle sue storie Instagram è quella per l’allenamento fisico: l’influencer riprende frammenti dei suoi workout e delle lezioni di pole dance.

Agli attacchi degli haters ci è ormai abituata e alle critiche tanto feroci quanto pretestuose nei confronti dei suoi supposti «difetti» fisici, risponde con il suo sorriso, ribellandosi con forza al body shaming di cui sono vittime numerose ragazze sui social.

 

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#7 Beatrice Valli – Una mamma amante del fashion 

Classe 1995, Beatrice Valli è una modella e influencer Bolognese molto attiva su Instagram. Conosciuta per aver partecipato come corteggiatrice al programma “Uomini e Donne”, nel corso della trasmissione era stata scelta dal tronista Marco Fantini, con cui prosegue la sua bellissima storia d’amore. A soli 25 anni è già mamma di tre splendidi bambini.

Beatrice si sente prima di tutto mamma, ma non nasconde la sua passione sfrenata per la moda. Quando può partecipa a shooting fotografici per brands famosi e ad alcune pubblicità in tv. È stata anche ospite delle ultime edizioni della Mostra Del Cinema di Venezia.

Oggi Beatrice Valli è un influencer molto seguita (2,7 milioni di followers): sul suo profilo Instagram pubblica numerosi scatti dei suoi outfit, fotografie e video dei suoi momenti in famiglia, ma anche tanti consigli per le mamme, video della sua beauty routine, diverse ricette e sessioni di workout.

Spontanea e vera, si è spesso mostrata al naturale, senza trucco e dichiarando apertamente tutte le difficoltà nell’affrontare la gravidanza e i cambiamenti del corpo, diventando un ottimo esempio di body positive.

 

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#8 Paola Turani – Esempio di forza, sensibilità e positività

Paola Turani nasce a Sedrina, in provincia di Bergamo, il 10 agosto 1987. Innamorata dell’arte e degli animali cresce con il sogno di diventare veterinaria. Tuttavia, a 16 anni, viene notata da alcuni talent scout francesi, che le propongono di diventare il volto di un’agenzia di moda. Paola accetta e si trova a sfilare per diversi brand noti come Calvin Klein, Versace, Dior e molti altri. In poco tempo diventa testimonial di marchi come L’Orèal Paris, Calzedonia, Twinset, Morellato, Tim, Sephora, Divani & Divani. Volto ricercatissimo anche dallo showbiz, nel 2020 Paola viene invitata a Detto Fatto e alla Mostra Del Cinema di Venezia. Inoltre, partecipa al doppiaggio del nuovo film Disney Pixar, Soul.

Contemporaneamente, inizia ad acquisire una forte popolarità sui social network, tanto che oggi può contare su un seguito di 1,6 mln di followers su Instagram. Perché è così apprezzata? È il mix perfetto tra bellezza, intelligenza e semplicità, una donna capace di sfruttare la sua popolarità per trasmettere messaggi positivi e costruttivi. La sensibilità e la sincerità che mette nei suoi post, le fanno collezionare una media di 100mila like.

Recentemente Paola ha utilizzato il suo canale preferito per condividere alcune testimonianze della sua vita. Ad esempio ha raccontato della malattia che l’ha travolta a soli vent’anni: il cancro al collo dell’utero contratto in seguito al Papilloma Virus, cercando di sensibilizzare le donne alla prevenzione. Inoltre, ha raccontato del duro regime alimentare a cui era costretta quando era una giovane modella. Senza contare le sue continue battaglie contro il body shaming: di recente ha mostrato il suo viso al naturale, senza un filo di trucco e le sue gambe “imperfette” per via della ritenzione idrica, schierandosi contro il mito della perfezione a tutti i costi. Insomma… un vero e proprio esempio da seguire.

 

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#9 Camilla Boniardi – Star di Instagram alternativa e ironica

Lunghi capelli rosso scuro, graziose lentiggini e occhi magnetici, Camilla Boniardi, in arte Camihawke, nasce a Monza nel 1990, sotto il segno del Cancro.

Laureata in giurisprudenza e con un passato da speaker radiofonica, diventa una star di Instagram da 1,2 mln di follower, facendosi conoscere e amare dal pubblico grazie alla sua simpatia e la sua genuinità. Oltre alla fama sul web, Camihawke riceve visibilità partecipando come conduttrice nel cooking show “Nella mia cucina”, a fianco dello chef Carlo Cracco. Nel programma televisivo, intrattiene i parenti dei concorrenti, che nella trasmissione  si mettono alla prova sfidando l’ex giudice di Masterchef. Il motivo per cui è viene scelta per questo ruolo scelta sta nella sua prima affermazione nella bio di Instagram: “La pasta al forno è il mio unico credo”.

Camilla è totalmente diversa dalle sue “colleghe” influencer: ha il septum al naso e ciò che pensa è davvero tutto, fuorché alla moda.

Sul suo profilo Instagram si è sempre distinta per la sua verve ironica e per video divertenti, in cui viene rappresentata la quotidianità. Iconiche le rubriche: “LUK Sanremo” (descrizione spassosa degli outfit del Festival), “Rece Umili“ (recensioni a film e serie tv), l“Famme magnà” (in cui vediamo una serie di ricette spiegate con ironia e simpatia) e “Oroscopo Hawke” (un oroscopo raccontato a modo suo, dove Camilla spiega il comportamento dei segni zodiacali nelle diverse occasioni). Tuttavia, sul suo profilo, si impegna molto anche nella sensibilizzazione dei giovani: ambasciatrice AIRC e dei progetti “Autostima” e “SeiSicuro”, aderisce a molte campagne di senso civico e non manca di condividere opinioni in merito a tematiche come la prevenzione, la guida sicura, il cyberbullismo e lo spreco alimentare… Camihawke è l’amica che tutte noi vorremmo avere.

 

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#10 Laura Brioschi – Influencer body-positive

Tra le influencer body-positive da seguire su Instagram c’è un altro nome tutto italiano: stiamo parlando di Laura Brioschi, una bellissima modella curvy e imprenditrice ligure, che può contare su un seguito di oltre mezzo milione di followers.

Dopo un’adolescenza passata tra insicurezze, delusioni d’amore e diete restrittive che l’hanno portata ad ammalarsi di bulimia, Laura ha deciso di condividere la sua esperienza per sensibilizzare le ragazze ad amarsi e accettarsi, indipendentemente dalla taglia o dal peso. Nonostante fosse una modella curvy, infatti, all’inizio della sua carriera le veniva chiesto continuamente di dimagrire e questo aveva contribuito a minare la sua autostima, incrementando una vera e propria grassofobia. Poi finalmente arriva la svolta, inizia un percorso per curare il disturbo alimentare e impara a non farsi più condizionare dai sensi di colpa e dalle critiche. Fondatrice del movimento “Curvy is not a crime, oggi Laura è una taglia 48 fiera del suo fisico, oltre che un’imprenditrice nel campo dei costumi da bagno con il proprio marchio di bikini omonimo.

Ovviamente, ci tiene sempre a sottolineare che body-positive non significa obesità. È importante perseguire uno stile di vita sano, senza preoccuparsi troppo di avere qualche kiletto in più. Perciò su Instagram, oltre alla sua filosofia, condivide consigli di bellezza, suggerimenti per un’alimentazione sana ed equilibrata e brevi workout per le sue fan “ciapine” che non hanno voglia di andare in palestra.

 

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… E nel panorama internazionale?

#11 Ariana Grande – Influencer sensibile ai temi sociali

Ariana Grande, attrice e pop star di fama mondiale, nasce in Florida, nella contea di Palm Beach, da una famiglia di origini italiane.

A soli 4 anni si appassiona al canto, al ballo e alla recitazione, tant’è che un anno dopo riesce ad ottenere il suo primo ingaggio da Nickelodeon. A quindici anni la ragazza muove i primi passi verso Broadway, recitando nel ruolo di Charlotte. È maggiormente nota al pubblico per l’interpretazione di Cat Valentine in Victorious e di Sophie in Scream Queens. Pubblica anche vari album di musica e collabora con grandi artisti del panorama musicale, come Andrea Bocelli, Lady Gaga, Jessie J e Nicki Minaj. Nell’ultimo periodo, l’artista ha riscosso feedback molto positivi grazie alla divulgazione della canzone ‘Position‘. Il brano tratta temi quali: rivincita, libertà ed indipendenza femminile. E così, dopo tanti successi e soddisfazioni, fra cui quella di essere stata paragonata a una piccola Mariah Carey in miniatura e di aver avuto l’occasione di cantare alla Casa Bianca, oggi Ariana è sicuramente una delle più famose artiste della scena internazionale.

La popstar oggi arriva a contare 225 milioni di followers su Instagram, un vero e proprio record che fa impallidire tutti gli influencer. Se c’è una cosa che Ariana Grande sa fare molto bene, oltre alla musica, è accendere i riflettori sulle cause sociali. L’artista sta usale sue piattaforme social per sensibilizzare i fan in merito a temi che ritiene importanti, quali le elezioni presidenziali, il cyberbullismo, i diritti LGBTQ e le malattie mentali. Lei stessa soffre di PTSD, il Disturbo Post Traumatico da Stress, per via del colpo emotivo che ha subito dopo l’attacco terroristico di Manchester e cerca di responsabilizzare le persone sulle conseguenze della malattia.

 

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#12 Kylie Jenner – Imprenditrice grazie alla popolarità su IG

Kylie Jenner, sorellastra di Kim Kardashian è considerata una tra le influencer più seguite (e ricche) al mondo. Su Instagram, ha un enorme seguito, di circa 220 follower la seguono imitando i suoi look, il make up e sognando la sua vita lussuosa.

Ha costruito il proprio patrimonio sfruttando la popolarità sui social network in un modo esclusivo: anziché farsi pagare dalle aziende per sponsorizzare abiti e trucchi su Instagram, ha deciso di fondare e pubblicizzare un’azienda tutta sua. Investì 250 mila dollari, provenienti dal lavoro di modella per produrre 15 mila kit labbra, i Kylie Lip Kits, che per mesi sponsorizzò sui social network e andarono esauriti in meno di un minuto. Con la sorella Kendall, divenuta ormai una modella affermata, ha realizzato anche una linea di d’abbigliamento, Kendall+Kylie, introdotta in Italia con una capsule collection per OVS. Un esempio da seguire per tutte quelle ragazze che hanno aspirazioni a diventare imprenditrici di successo.

Su Instagram Kylie condivide momenti della sua vita quotidiana: ricette e tutorial dei suoi piatti e dei suoi smoothies, stories delle sue nail art e dei suoi outfit mozzafiato, tutorial di make up e vari frammenti della sua vita lussuosa.

 

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#13 Kim Kardashian – La “regina di instagram”

Kim Kardashian nasce il 5 Agosto del 1980 a Los Angeles.

Divenuta popolare per il reality showAl passo con i Kardashian”, appare anche in alcuni film come “Una Notte al Museo”, “Zoolander 2”, “Ocean’s 8” e in diverse serie televisive come “90210”, “How I Met Your Mother” e “CSI:NY”. Nel 2017 produce una sua creazione, la KKW Beauty, un brand di cosmetici, andati in sold out in circa due ore, e al contempo si occupa anche di Dash, la boutique di famiglia. Nel 2019 crea l’intimo modellante Skims, un’intera famiglia di underwear capace di comprimere, modellare e appianare le curve.

Attrice, modella e imprenditrice, grazie al suo innato carisma ha saputo creare un impero mediatico, diventando la regina dei social network: Kim, infatti è in grado di influenzare le tendenze con un solo gesto. Su Instagram in particolare, può contare su un numero strabiliante di followers, ben 209 milioni. Se in passato il profilo di Kim era pieno di scatti hot e senza veli, dopo l’incontro con Kanye West ha ridimensionato il suo stile, senza rinunciare alla sua femminilità. Ma i suoi fan avranno notato che ultimamente i centimetri di pelle in bella sono diminuiti ulteriormente.

A contribuire alla nascita della “nuova Kim“, in primis la famiglia, ma anche la sua nuova ambizione lavorativa: sta intraprendendo il percorso di apprendistato per diventare avvocato.  Un’incredibile cambiamento!

 

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#14 Gigi Hadid – Un angelo ricercatissimo dalla moda

Gigi Hadid nasce il 23 aprile 1995 a Los Angeles in California.

A soli due anni Paul Marciano la sceglie per posare per i primi brand, tra cui Baby Guess. Ma la sua carriera subisce uno slancio nel 2011 quando, trasferitasi a New York per lavoro, ha firmato un contratto con una delle più famose agenzie di moda, la IMG Models. Per lei comincia una sfavillante carriera, che si divide tra campagne pubblicitarie di brand di altissimo livello (come Guess, Maybelline, Balmain, Tommy Hilfiger, e Max Mara) e le passerelle dei più importanti nomi del fashion internazionale, da Marc Jacobs a Chanel, da Jean Paul Gaultier a Prada, passando per Tom Ford, Dolce & Gabbana e Moschino. Il 2015 è stato uno dei suoi anni migliori: viene fotografata per il Calendario Pirelli e partecipa per la prima volta all’ambitissimo Victoria’s Secret Fashion Show.

Top model, angelo di Victoria’s Secret e testimonial ricercatissima, Gigi Hadid non è solo contesa per copertine e passerelle, ma è anche un influencer che conta ben 64 milioni di follower su Instagram. Sul suo profilo emergono stories di ricette, attimi tratti dalla sua quarantena, ma anche immagini del suo impegno nel sociale: Gigi, infatti, è anche ambasciatrice UNICEF e si batte per la difesa dell’ambiente.

 

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#15 Emma Watson – L’esempio del femminismo

Emma Watson nasce a Parigi il 15 aprile 1990. Vive in Francia fino all’età di cinque anni, in seguito si trasferisce in Inghilterra, nella città di Oxford.

A soli nove anni esordisce sul grande schermo nel primo film della serie dedicata al maghetto Harry Potter, nel ruolo di Hermione Granger, raggiungendo la fama mondiale. In seguito a questa importante esperienza, Emma recita in altri film di successo come “Marylin”, “Noi siamo infinito”, “Noah”, “La bella e la bestia”, “The circle” e “Piccole donne”. Femminista convinta, l’attrice britannica è molto impegnata nella lotta per l’affermazione della parità di genere: si batte per cause come l’uguaglianza salariale e la scolarizzazione delle bambine nei luoghi poveri del mondo. Inoltre sfrutta la sua visibilità per farsi portavoce del fashion eco friendly: in una foto del 2017 a Parigi la vediamo indossare un bellissimo abito firmato Louis Vuitton, realizzato in poliestere ricavato da bottiglie di plastica e in un’altra mostra con eleganza un cappotto di Stella McCartney, in cashmere e lane rigenerate.

Il suo profilo Instagram, che conta ben 59,3 milioni di followers è pieno di messaggi positivi.

 

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#16 Huda Kattan – Rendere popolare il proprio brand tramite IG

Huda Kattan è un influencer di origini irachene nata in America, nel 1983.

Dopo un insuccesso nel campo finanziario, si trasferisce a Los Angeles per studiare e diventare una makeup artist. Dopo aver lavorato per Revlon come truccatrice, nel 2010 crea un blog nel quale inizia a pubblicare tutorial, recensioni di prodotti e consigli sul mondo della bellezza. Dichiara più volte che il suo obiettivo è quello di ispirare le donne con il suo concetto di bellezza. Solo tre anni dopo dà vita al suo brand di trucchi e cosmetici Huda Beauty. I prodotti sono venduti nei negozi di tutto il mondo, ma anche nel suo eCommerce, e il best seller assoluto sono le ciglia finte, di cui anche Kim Kardashian ammette di non poter più fare a meno.

Tutti i social più conosciuti sono presidiati da Huda, ma sembra che sia proprio grazie a Instagram se il suo marchio e il suo nome siano oggi così famosi. Sul suo account vengono pubblicati all’incirca 9 post al giorno e ha un seguito di quasi 50 milioni di followers, risultato che ha raggiunto grazie alla sua autoironia e simpatia, insieme a contenuti sempre interessanti e mai banali, diversi dai competitor di settore. Per sponsorizzare i suoi prodotti sfrutta anche molto spesso i post delle micro-influencer, che poi ri-condivide sul suo profilo. 

 

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#17 Michelle Obama – Fonte di ispirazione per donne ambiziose

Nata nel 1964, Michelle Obama ha goduto di una brillante carriera accademica: si è laureata presso l’acclamata Princeton University con lode nel 1985 e poi ha proseguito gli studi in giurisprudenza ad Harvard, dove si è laureata in legge nel 1988. Ha iniziato a lavorare in uno studio legale con sede a Chicago, dove ha incontrato Barack Obama, che ha sposato nel 1992. Michelle è stata anche coinvolta con Public Allies, un’organizzazione senza scopo di lucro che si concentra sull’insegnamento delle capacità di leadership ai giovani.

Pochi anni dopo, ha ricoperto la carica di First Lady. In questo ruolo, Michelle è diventata nota come influencer e icona della moda. Ha anche spostato la sua attenzione su questioni sociali, come il sostegno delle famiglie militari e il ruolo delle donne sul posto di lavoro.

L’account della first Lady mostra al mondo diverse facce della sua vita, che comprendono le normali istantanee di mamma, ma anche di donna impegnata a portare avanti le sue battaglie in maniera indipendente. Attualmente conta su un seguito di 45,5 milioni di followers. Michelle è molto apprezzata proprio perché è autentica ed è un’ottima fonte di ispirazione, soprattutto per le donne in carriera.

 

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#18 Kayla Itsines – La personal trainer più seguita su Instagram

Kayla Itsines è una bellissima personal trainer australiana di 29 anni, diventata celebre su Instagram grazie al suo programma fitness BBG – Bikini Body Guide: questo training promette di dimagrire e avere un fisico perfetto in appena 3 mesi. La domanda è… ma funziona davvero? A quanto pare sembrerebbe proprio di sì, visto le foto pubblicate dalla stessa Kayla e dai suoi numerosissimi followers (ben 12,8 milioni) e, quello che colpisce, sono i repentini cambiamenti fisici di chi lo pratica con assiduità e costanza. 

Oltre ai risultati dei suoi allenamenti, sul suo profilo posta moltissimi selfie, praticamente sempre in tenuta ginnica e con gli addominali in bella mostra, ma anche ricette, brevi tutorial di allenamento, immagini dei suoi adorati Husky, istantanee dei momenti passati con la figlia Arna… insomma, il suo IG è degno del profilo di un’influencer.

La popolarità l’ha portata anche ad apparire in trasmissioni tv dove espone il suo metodo. Inoltre ha scritto libri, ha un canale YouTube molto seguito, app scaricatissime e un sito dove attrezzi per il fitness (dai tappetini alle borracce, dagli orologi agli asciugamani), guide di fitness e libri di ricette.

 

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#19 Joanna Gaines – Imprenditrice e designer di tendenza

Joanna Gaines (nata il 19 aprile 1978) è conduttrice televisiva, imprenditrice e designer americana. È famosa per il reality show chiamato “Una casa su misura” (Fixer Upper) dove, insieme al marito Chip Gaines (autore americano) rinnova le case di persone che non possono permetterselo. Joanna vive a Waco insieme a Chip ed ai loro cinque figli, in una favolosa fattoria che rappresenta e sintetizza perfettamente la loro semplicità.

L’impresa diventa in poco tempo un brand di successo: Magnolia. Dopo aver acquistato due vecchi silos malridotti, li hanno ristrutturati e vi hanno aperto un negozio di design: il Magnolia Market. Inoltre, hanno aperto il Magnolia Table, un ristorante che cucina alimenti freschi provenienti dall’orto di Joanna e la Magnolia House, un loro bed and breakfast.

L’Instagram di Joanna Gaines offre ai suoi fan (quasi 13 milioni) una piccola finestra sulla sua vita perfetta: amante della vita in fattoria, condivide immagini e stories della vita di coppia e familiare, delle sue ricette, della sua passione per il giardinaggio e molte foto sbalorditive del suo caratteristico stile di arredamento. Joanna è amatissima dai followers anche per il suo look country e vintage, in particolare per i suoi orecchini, che si possono, peraltro, acquistare all’interno suo Market.

 

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#20 Zoe Sugg – Esempio di genuinità e impegno sociale

Zoe Sugg è una fashion blogger inglese, nata il 28 marzo del 1990 a Lacock, in Inghilterra.

Entrata nel mondo del web nel 2009 con il suo blog di moda e bellezza “Zoella” ed un canale Youtube, è diventata una delle influencer più seguite al mondo. Successivamente ha aperto anche un secondo canale YouTube chiamato “MoreZoella” dove ha iniziato a caricare video della sua quotidianità. Nel 2013 è stata nominata dal Telegraph come una delle star Twitter più famose della Gran Bretagna. Nello stesso anno ha pubblicato il primo dei suoi romanzi, “Girl Online” ottenendo subito un altro gran successo, ma non solo, ha anche preso parte a diversi programmi TV inglesi ed ha creato una sua linea di prodotti di bellezza: “Zoella Beauty”.

Zoe è anche promotrice di diverse campagne sociali: in collaborazione con Lush e #IAMWHOLE è stata testimonial del Digital Detox Day 2020. Proprio lei è stata la prima influencer a parlare dei propri problemi di ansia e attacchi di panico, dunque non poteva esserci persona migliore per sensibilizzare sull’argomento. Inoltre è ambasciatrice agood e quindi sostenitrice di una vita green e sostenibile.

Su Instagram ad oggi conta ben 9,2 milioni di followers. Sul suo profilo pubblica diversi selfie, attimi della sua vita privata, ricette, ma anche tutorial di bellezza, consigli per la sessualità, testimonianze legate al cyberbullismo e alla salute mentale. 

Insomma, un esempio di solarità e genuinità tutta da seguire!

 

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digital tool della settimana

HappyThings, SocialSize e GRID ,i digital tool della settimana

Con molte persone in smart working e tante mamme e papà alle prese con la DAD e la DDI, la giornata lavorativa può diventare stressante: figli che irrompono durante importantissime video-call e gatti che balzano sulla tastiera digitando incomprensibili formule magiche sono ormai all’ordine del giorno.

Ci è quindi molto utile far ricorso a strumenti in grado di organizzare meglio le attività e ad altri che ci aiutino a smorzare lo stress e arrivare a fine giornata con soddisfazione.

Nella selezione di oggi c’è anche un tool dedicato a Clubhouse, che può essere un ottimo strumento tanto di networking quanto di svago. Ecco a voi la nostra selezione settimanale.

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Una giornata più felice

tool happy things

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Come ampliare le capacità su Clubhouse

L’app vocale è il must del momento, ma a volte parlando si ha bisogno di mostrare le proprie idee su uno schermo. Con Brightful hai a disposizione una vera e propria lavagna per coinvolgere i tuoi ascoltatori con Q&A e sondaggi.

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La dimensione giusta in un click

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Ricordare le misure corrette per i diversi contenuti su tutte le piattaforme social può diventare un’impresa impossibile. Per migliorarci la vita c’è SocialSizes.io: con un click recuperi il formato corretto, per tutti – ma proprio tutti – i social.

Fogli di lavoro con i superpoteri

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Hai mai sognato di trasformare un triste foglio di excel in un vero strumento web dinamico e interattivo? Grazie a GRID puoi rendere la condivisione e la presentazione di dati e modelli di fogli di calcolo intelligente, veloce e di eccezionale valore.

Una palestra per la voce

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Parlare in pubblico è una attività impegnativa che richiede grande grande allenamento. Grazie all’AI di Speeko puoi ottenere feedback sul tuo stile di conversazione e seguire i progressi nel tempo. Tenendo conto dei diversi aspetti come il tono, le pause, l’articolazione e tutto ciò che ti può aiutare ad essere sempre più efficace.

 

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Spotify lancia in Italia Ad Studio, la piattaforma pubblicitaria self service

Spotify lancia oggi in Italia Ad Studio, la piattaforma pubblicitaria self-service che permette a chiunque di creare e gestire campagne pubblicitarie audio e video su Spotify. Fare pubblicità diventa, così, ancora più semplice, con annunci audio realizzati da zero, grazie ad un’interfaccia intuitiva, agli strumenti creativi e ai servizi offerti (doppiatori, musiche e analytics) direttamente da Spotify, leader dello streaming on demand, che ha rivoluzionato il modo di ascoltare musica.

La mission, come sempre, è quella di liberare il potenziale della creatività, anche nello scenario italiano, dove il consumo di audio digitale sta superando rapidamente la fruizione della radio: infatti il 61% degli utenti Spotify Free in Italia ascolta audio da mobile, con il trend in crescita del podcast

“Tutta l’opportunità del mercato audio non è ancora colta, soprattutto nell’advertising delle strategie media. Ad Studio è una rivoluzione”,

esordisce Alberto Mazzieri, Director of Sales di Spotify Italia: “È sicuramente un segmento da esplorare. L’audio digitale, lo streaming, offrono opportunità di comunicazione legate al targeting, al tracciamento e alla comprensione dell’audience attraverso i contenuti che definiscono il mood di ascolto.  Un’innovazione assoluta, perché permette di costruire messaggi sfruttando i dati, con un’efficacia superiore”.

L’intelligence Spotify a servizio delle campagne advertising per monitorare l’impatto

Gli inserzionisti Spotify Advertising potranno attingere alla Spotify Audience Network, prevedere stime di impression, reach e frequenza in base al target, ma anche tracciare e gestire tutti i report della campagna. Opzioni di targeting avanzate, per raggiungere il pubblico di riferimento, rivolte a piccole e medie imprese PMI, startup, brand in crescita, ma anche creator digitali, rispetto ad una community, che registra oltre 345 milioni di utenti Spotify in 178 Paesi del mondo, di cui 155 milioni abbonati Premium.

Una rivoluzione per l’industria della pubblicità audio, secondo Alberto Mazzieri: “Il lancio di Ad Studio rafforza il nostro impegno a fornire alle aziende e agli artisti di tutte le dimensioni le opportunità della streaming intelligence di Spotify.  Anche le realtà di piccole e medie dimensioni possono testare facilmente una campagna su Spotify, misurarne l’impatto e sfruttare la potenza dell’audio”.

A partire da un investimento minimo (250€), inserzionisti di ogni tipo e dimensione – imprese locali, concessionarie, catene di supermercati, negozi di elettronica, istituti e università per la promozione di corsi, open day o altre attività – avranno accesso alla streaming intelligence di Spotify. Inoltre, fornendo uno script, la piattaforma aiuterà nella creazione di annunci professionali in sole ventiquattro ore, senza costi aggiuntivi.

LEGGI ANCHE: Trend Audio 2021, l’innovazione Podcast. Spotify annuncia l’acquisizione di Megaphone

Alberto Mazzieri, Director of Sales di Spotify Italia

Dottor Alberto Mazzieri, da quale esigenza nasce Spotify Ad Studio in Italia?

“È la nostra piattaforma aperta a tutti gli advertiser, per campagne di comunicazione audio o video in autonomia, in pochi minuti e con la possibilità di raggiungere l’audience qualificata di  Spotify: dei 345 milioni di utenti globali, circa  190milioni la utilizzano in modalità free, esposti ai messaggi pubblicitari, raggiungibili attraverso Ad Studio. In Italia ci basiamo sui dati Comscore, che nell’ultimo ultimo trimestre del 2020 ci ha attribuito una media di 11,2milioni di utenti attivi ogni mese, in crescita  rispetto all’anno precedente, anche rispetto ai primi mesi dell’anno. Alla fine del prossimo quarter rilasceremo i dati aggiornati che sembrano confermare i trend in crescita”.

L’esperienza immersiva dell’audio

Audio e podcast sono tra i trend digitali dell’ultimo anno. Come si adegua e reagisce Spotify alle recenti applicazioni che fondano il proprio successo sulla voce?

“Il podcast è uno degli elementi che sta trainando la crescita, sia in termini di ore di consumo che di ascolto, nell’ultimo trimestre duplicate rispetto all’anno precedente. Ad oggi abbiamo 2,2 milioni di titoli podcast in piattaforma (erano 1,9 milioni solo nel terzo trimestre, per cui più di 300 mila in pochissimi mesi. Un trend che registriamo in ambito globale in tutte le Country. Conferma la rilevanza sempre maggiore dell’audio nella vita delle persone”.

Audio significa intimità, svincolata dal dominio dell’immagine?

“L’esperienza audio è molto immersiva e intima, molto più di qualsiasi altro mezzo. Poi si aggiunge il fattore tecnologico: lo streaming ha reso i contenuti audio disponibili in misura molto maggiore e su tantissimi dispositivi. La radio è il diffusore per antonomasia, ma il contenuto attraverso lo streaming si sta evolvendo, cresce il consumo. Spotify ha fatto della “ubiquity”, della disponibilità su più device possibili una colonna della propria strategia, non solo computer e cellulari, ma sempre più anche consolle di gaming, smart speaker, connected tv, automotive. Sono tantissimi i dispositivi che hanno integrato l’app di Spotify, permettendo alle persone di fruire di contenuti in tante situazioni diverse”.

Spotify Italia ha previsto un reparto creativo, un nuovo piano di recruiting per individuare le figure a sostegno delle campagne advertising delle aziende?

“C’è un grande investimento da parte dell’azienda, perché l’opportunità è gigantesca. Ad Studio offre a tutte le imprese, a prescindere dalla dimensione, l’opportunità di accedere alla comunicazione audio come non è mai stato fatto in passato. L’automazione e la possibilità di fare tutto in self service, permette di ottimizzare anche investimenti dal punto di vista creativo”.

Come funzionerà praticamente Ad Studio? Come si realizza uno spot in 24 ore?

“Qualora le aziende non disponessero di un asset audio, la campagna viene prodotta tramite  piattaforma,  caricando il copy (la sceneggiatura scritta) dello spot, con la possibilità di scegliere una voce e una musica poi mixate,  e nel giro massimo di quarantott’ore lo spot audio viene fornito da Spotify per essere utilizzato nella campagna adv. Dietro c’è un network di speaker e doppiatori e lo spot viene fornito gratuitamente, scegliendo la voce e il suono tra una library di generi musicali”.

Ad Studio – L’interfaccia semplice ed intuitiva

Il podcast, nuovo trend audio

Il pubblico italiano come risponde alle potenzialità audio, rispetto a quello internazionale?

“in termini di adozione di nuove tecnologie, sia il singolo utente che le aziende riescono a cogliere abbastanza rapidamente i trend e le opportunità. I numeri lo testimoniano, la piattaforma in Italia cresce in un modo significativo, non solo nell’audience, ma in termini di tempo speso e contenuti caricati. Tra gli esperimenti, abbiamo lanciato il primo podcast Spotify Original, prodotto da Spotify Italia con i The Jackal  per Sanremo, condensato in pochi minuti. Abbiamo avuto un riscontro di pubblico, in cima alla classifica dei più ascoltati in italia. Ciò che accade nella società e nel mondo reale è poi trasposto in contenuti audio”.

Spotify ha lanciato una nuova iniziativa in Usa spinta dal podcast di Obama e Bruce Springsteen. In Italia sarebbe immaginabile una simile operazione? I creator sono giovani o sono trasversali alle diverse fasce di età?

“C’è un segmento altissimo di titoli nuovi che compaiono in piattaforma, aumentano di centinaia di migliaia di mese in mese. Si va dai grandi publisher a chi ha qualcosa da dire, influencer creator, o chi è specializzato in qualsiasi disciplina. Il bello dei podcast che ha ampliato il range di contenuti, prima era solo musica. Coprono qualsiasi argomento: news, informazione, eventi di costume come Sanremo. Il targeting, il tracciamento, consentono comunicazioni efficaci, sulla definizione del mood: sapere chi ci sia dall’altra parte, che cosa stia facendo, se sia in auto o si stia allenando, con  caratteristiche socio-demografiche di utenti loggati alla piattaforma”.

Profiling, produzione dello spot e poi?

“Terzo aspetto la tecnologia avanzata, che permette di creare un’esperienza audio super immersiva. Si pensi al 3D o all’8D, che se ascoltato con auricolari o cuffie è ancora più coinvolgente. Per le aziende e tutte le industry è un’opportunità gigantesca, complementare alla strategia video. L’audio riempie i momenti della giornata in cui il video non è presente, quando si guida, ci si allena, si cucina”.

Musica, UX e bambini

Come può un singolo utente o un’impresa utilizzare la funzionalità Ad Spotify? 

“La piattaforma mette a disposizione tutte le informazioni, è user friendly. Basta usare l’applicazione da desktop o da smartphone, su Ad Studio, e seguire i vari step  per definire gli obiettivi della campagna, l’audience che si vuole raggiungere, il formato audio o video, o entrambi insieme. 1 minuto su 5 speso in piattaforma è passato sul video, sebbene siamo riconosciuti soprattutto per l’audio. Il quel 20% del tempo (su un totale di 2ore e mezzo al giorno trascorso su Spotufy), possiamo erogare messaggi advertising video, molto premium, a schermo pieno”.

Nessun testimonial in Italia per il lancio?

“Desideriamo comunicare la velocità di utilizzo e le caratteristiche tecnologiche. Il testimonial è la piattaforma in sé, che desideriamo diventi familiare a chiunque, con l’ambizione di diventare la piattaforma di comunicazione per l’audio di tutte le aziende, grandi e piccole”.

LEGGI ANCHE: Podcast revolution: raddoppia il consumo su Spotify

NFT mania

NFT mania, ecco i non-fungible token che tutti vorremmo collezionare

Opere d’arte audiovisiva, quadri digitali. Ma anche meme, canzoni e interi album musicali. Sono il trend del momento, gli NFT (o non-fungible token), i gettoni digitali basati su tecnologia blockchain che stanno monopolizzando l’attenzione di collezionisti, appassionati di cripto valute (ma non sono la stessa cosa) e semplici curiosi di internet.

Jack Dorsey NFT

Abbiamo raccolto alcuni dei gettoni più strani e originali, che dimostrano l’hype che si sta generando intorno al fenomeno. Imprenditori, brand e personaggi dello showbusiness sono letteralmente ammaliati dal fenomeno NFT e desiderosi di sperimentarlo.

LEGGI ANCHE: Vuoi investire in NFT? Ecco tutto quello che dovresti sapere per iniziare

Il primo tweet di Jack Dorsey

Jack Dorsey, il miliardario co-fondatore e CEO di Twitter ha messo all’asta il suo primo tweet come NFT.

Il tweet (di ben 15 anni fa) è stato vendita su una piattaforma chiamata Valuables by Cent, che consente appunto alle persone di fare offerte su tweet “autografati dai loro creatori originali”.

Per “Sto settando il mio twttr”, l’offerta più alta ha raggiunto i 2,9 milioni di dollari e si è assicurato il prezioso bene digitale Sina Estavi, CEO di Bridge Oracle.

Dorsey ha comunque dichiarato che convertirà il ricavato in Bitcoin e che in seguito lo devolverà in beneficenza.

Le GIF di Taco Bell

Taco Bell ha iniziato a servire qualcosa in più di semplici tacos: ha anche cominciato a consegnare NFT.

La catena di fast-food ha annunciato su Twitter la vendita di GIF e immagini “a tema taco” sul marketplace NFT Rarible.

Naturalmente, tutti si sono immediatamente resi conto che si trattava di un brand che cavalcava l’onda del fenomeno NFT (un trend che potrebbe essere anche potenzialmente dannoso per l’ambiente), ma i gettoni sono andati a ruba, volatilizzati in trenta minuti.

Taco Bell ha dichiarato che tutti i proventi andranno alla borsa di studio Live Más attraverso la Taco Bell Foundation. L’azienda ha anche lasciato intendere che sta progettando un’altra serie di token anche se, come ha affermato l’azienda, sebbene gli NFT siano “per sempre”, non potranno mai sostituire il gusto e la croccantezza di un taco caldo.

Le Pringles con il sapore virtuale

Anche Pringles è tra i brand del food saltati sul treno della popolarità dei non-fungible token, per sfruttare il clamore mediatico del momento.

L’azienda ha emesso 50 tubi virtuali CryptoCrisp “al sapore di NFT”, un’opera d’arte digitale dall’artista Vasya Kolotusha: un file MP4 1080×1080 che mostra una lattina Pringles dorata.

Tutti i proventi delle vendite dei 50 pezzi emessi andranno direttamente all’artista.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Vasya Kolotusha (@kolotooosha)

Il collage di Beeple messo all’incanto da Christie’s

Mike Winkelmann, un artista conosciuto al grande pubblico con lo pseudonimo di Beeple, ha venduto un collage digitale di opere realizzate in 5000 giorni per la cifra record di 69,3 milioni di dollari, in un’asta da Christie’s.

Un evento storico non solo per l’oggetto messo all’incanto, ma anche perché la famosa casa d’aste fondata nel 1766, per la prima volta ha consentito di pagare l’offerta anche tramite moneta digitale.

mike winkelmann beeple collage NFT

Non-fungible token: il Badge di Montemagno per pazzi furiosi

NFT Marco Montemagno

Il noto divulgatore Marco Montemagno ha invece scelto il marketplace OpenSea per il lancio del suo NFT. Si tratta di un badge che, secondo le sue esatte parole, devi essere “un pazzo furioso” per comprarlo. Puoi vederlo qui e renderti conto della quotazione che sta raggiungendo.

Il gatto con la Pop-Tart

Nyan Cat - non-fungible token

Il famoso meme chiamato Nyan Cat, che raffigura un gatto con il corpo di una Pop-Tart, è stato acquistato per quasi 600.000 dollari.

Le cripto copertine del Time

copertine time nft

Anche il prestigioso TIME non ha resistito alla mania degli NFT e ha messo all’asta tre copertine: l’iconica “Is God Dead?” del 1996, la più recente rivisitazione “Is Truth Dead?” del 2017 e un’ultima versione nuova di zecca, mai andata in stampa, che strizza l’occhio proprio alle cripto valute, cioè “Is Fiat Dead?”

Le tre copertine sono in vendita su NFT SuperRare e l’asta durerà fino a mercoledì sera. Il prezzo base è di 10 Ether per ogni copertina (quasi 18.000 dollari), ma quella con “Fiat” ha già superato il doppio della richiesta.

L’immagine anaglifica di Marco Camisani Calzolari

Un pezzo di arte digitale tutto italiano. A uno sperimentatore come Marco Camisani Calzolari non poteva essere indifferente l’attenzione riservata agli NFT. Ecco il suo non-fungible token, che però non sarà messo in vendita.

Il “quasi NFT” di Elon Musk

Eccentrico, poliedrico, visionario. E, di certo, sempre sul pezzo. Grande sostenitore di Bitcoin e del mondo legato alle crypto, Elon Musk ha annunciato la sua intenzione di mettere in vendita, sotto forma di non-fungible token, il suo nuovo pezzo techno (sì, Elon ha tempo anche per comporre musica).

Ci ha però ripensato dopo un po’, dichiarando di aver cambiato idea con un tweet.

L’opera di Banksy bruciata (e diventata un NFT)

Un Banksy originale, che è stato bruciato e distrutto in un video in live streaming, è stato venduto come NFT per 380.000 dollari.

L’opera d’arte del 2006, dal titolo Morons (White) è essa stessa una critica al mercato dell’arte, e infatti raffigura un banditore d’asta di Christie’s.

Un video condiviso dall’account BurntBanksy ha mostrato il video di un uomo mascherato mentre dava fuoco alla stampa con un accendino.

Alcuni critici hanno però liquidato l’evento come una “trovata” per fare soldi.

Cosa sono gli NFT (se ancora non lo sai)

Gli NFT sono beni digitali che, grazie alla tecnologia applicata anche alle criptovalute, diventano “unici”.

Ognuno di essi, infatti, ha una propria identificazione e non è replicabile. Questi token servono quindi da “atto digitale” per certificare edizioni originali per opere d’arte, album o brani musicali e anche meme.

Per questo, la definizione “non fungibili” si riferisce ai criteri di unicità e indivisibilità del token. Queste caratteristiche li rendono anche diversi dagli utility token e dalle criptovalute.

Non-Fungible Token si acquistano spesso in aste e possono poi essere pagati attraverso i consueti metodi oppure, naturalmente, in criptovaluta.

hashtag

Hashtag 2021: la guida semplice e veloce all’utilizzo

A prescindere dai social media che hai scelto di inserire nella tua strategia di marketing, è importante conoscere la differenza tra i vari hashtag e tra le performance che puoi raggiungere utilizzando correttamente i famosi cancelletti.

Prima di entrare nel vivo di questa guida basica, fermiamoci un momento a descriverli.

Cosa sono gli hashtag

Sono costituiti dal simbolo cancelletto accompagnato da una parola chiave, solitamente un trend o un argomento, che sulla tastiera era inizialmente utilizzato per contrassegnare i numeri.

Nel 2007 furono utilizzati per la prima volta su Twitter. Chris Messina capì presto che il social media dei 140 caratteri aveva bisogno di un’idea per raggruppare insieme i tweet correlati. Da allora, gli hashtag si sono guadagnati il prezioso ruolo di meccanismo di aggregazione di argomenti.

Una sorta di tag che permette di rintracciare tutti i post che trattano gli stessi topic. L’utilizzo dello strumento si è poi evoluto, è uscito da Twitter e si è diffuso su tutti gli altri social.

Un uso consapevole di questo strumento farà guadagnare punti al tuo brand e ti permetterà di raggiungere più persone di quante immagini.

hashtag

Come utilizzare gli hashtag in modo corretto

Questo#non#è#un#buon#modo#di#utilizzare#gli#hashtag

Devono essere semplici e rilevanti

Se tu stesso hai difficoltà a pronunciare un hashtag probabilmente non avrà un buon risultato.

Opta per parole chiavi semplici. I cancelletti vengono utilizzati per categorizzare i contenuti, far seguire dei trend e aiutarti ad interagire con la community.

Per questo motivo, evita di utilizzare hashtag #InCompr#Ensi#Bili.

Utilizza hashtag di tendenza

Per far arrivare il messaggio al maggior numero di persone è buona pratica studiare i tag di tendenza e pubblicare contenuti che siano in linea con l’argomento trattato.

Prima di utilizzarli, assicurati che l’hashtag sia già esistente e che il tuo post possa portare valore alla conversazione.

Utilizza sempre lo stesso su ogni social media

Il tuo pubblico lo ricorderà più facilmente.

Cerca gli hashtag giusti prima di usarli

Per ogni social media su cui hai deciso di pubblicare i post che hai preparato, fai uno studio e, prima di pubblicare il contenuto, assicurati che quello che vuoi utilizzare sia realmente in tema con ciò che vuoi esprimere.

Non usarne troppi

L’utilizzo di troppi hashtag all’interno dei post può essere percepito come spam. Attieniti all’utilizzo del giusto numero.

Scegli quelli più adatti

Per raggiungere il giusto pubblico, utilizza hashtag mirati e specifici.

Evita di usare keyword troppo generiche e soffermati su quelle più specifiche. Usale con cura e studia la migliore strategia per inserirle nei testi dei tuoi post.

Crea engagement

Il giusto hashtag può aumentare la portata organica del post e collegarti a tante persone.

Pubblicare il giusto contenuto di valore insieme alla relativa keyword in evidenza stimola il pubblico che segue la tua azienda a interagire con il post. É importante ricordarsi di non usare gli hashtag quando si risponde a qualcuno: meglio evitare di fare marketing quando si sta instaurando una conversazione.

Usali su profili pubblici

Ricorda anche che non possono essere collegati a caratteri speciali e punteggiatura.

Gli hashtag più popolari non sono per forza i migliori

Usare hashtag come #followme non è utile in quanto non aggiungono significato ai contenuti.

Meglio usare hashtag che siano realmente in linea con il tema del tuo post invece che usare quelli popolari e super generici.

Utilizzali in lingua originale

Soprattutto se vuoi raggiungere persone del luogo in cui è scattata la foto del post o al quale si riferisce il testo.

 LEGGI ANCHE: Le novità di Instagram che non avresti dovuto perdere nell’ultimo anno

utilizzare gli hashtag nel modo giusto

Qual è il numero giusto di hashtag?

Ogni social media ha le sue regole e questo vale anche per la scelta degli hashtag. Qual è il giusto numero di hashtag da utilizzare?

La risposta è: “dipende”.  Nel blog di Hootsuite si legge che il numero ottimale di hashtag da utilizzare è compreso tra 5 e 10.

Un buon consiglio è di testare e provare a pubblicare post con un numero variabile di hashtag. Studiarne la portata e l’efficacia e settare il tiro con le informazioni empiriche che riesci a ricavare.

Ecco alcune indicazioni sul numero di hastag da usare a seconda della tipologia di social, di uso e di contenuto pubblicato

FACEBOOK

Su questo social gli hashtag sono utili per marcare gli argomenti e raggruppare i contenuti in gruppi privati.

Possono essere inseriti in qualsiasi parte del testo e possono essere ricercati nel feed per fare una search per tema. É difficile capire quali profili privati utilizzano i tag del marchio, ma è possibile capire quali sono i profili pubblici che lo fanno. Basta digitare l’URL facebook.com/hashtag/(#del brand).

INSTAGRAM

Benché Instagram permetta di aggiungere massimo 30 hashtag per post, alcuni blog consigliano di usarne da 5 a 10. Nelle stories è possibile inserire fino a 10 hashtag.

É possibile seguire alcuni hashtag per restare aggiornati circa le pubblicazioni di post in tema. Per evitare che i tuoi follower si annoino leggendo tanti hashtag, si può valutare la possibilità di inserirli nel primo commento del post. Anche la bio di Instagram può ospitarli, così come le altre sezioni del social.

LINKEDIN

È il social professionale per eccellenza. Di certo non ha senso utilizzare hashtag come faresti su Instagram. Hai mai letto un post con #followforfollow su LinkedIn? Sicuramente no.

Ricorda di tenere un profilo professionale usandoli solo per indicare l’argomento che stai trattando nel post. Puoi utilizzare la barra di ricerca per trovare gli hashtag e gli argomenti da seguire. Li ritroverai elencati in basso a sinistra nella home del tuo LinkedIn.

TWITTER

Su Twitter conviene usarne uno o due, per enfatizzare il concetto espresso dal tweet oppure per evidenziare l’argomento di discussione.
Gli hashtag possono essere aggiunti anche nei commenti (con parsimonia!) e nella bio. Se vuoi creare un nuovo hashtag assicurati che non sia già in uso per indicare altro.

PINTEREST

Su Pinterest puoi usarli quando descrivi il pin che stai pubblicando, quando condividi un pin postato da qualche altro utente o azienda e nella barra spaziatrice per fare una ricerca.

YOUTUBE

Su questo social è consigliabile usare massimo 3 cancelletti. Anche in questo caso l’hashtag permette di indirizzare il contenuto in un flusso dove sono stati categorizzati altri video. Inoltre, gli hashtag possono essere inseriti anche nella descrizione del video.

TIKTOK

Anche sull’app di video musicali è possibile inserirsi in un flusso di pubblicazione raggruppando e classificando i video tramite l’utilizzo degli hashtag. Puoi inserire tutti quelli che vuoi nella descrizione del video da postare, a patto che rientrino nei 150 caratteri concessi nella caption.

hashtag


LEGGI ANCHE
: Realizzare campagne di successo con le tendenze 2021 di Pinterest

Come scovare il giusto hashtag

Per usare gli hashtag giusti dovrai sicuramente fare delle ricerche.

  1. Monitora gli hashtag usati da influencer e competitor sui social media.
  2. Usa strumenti e tool adeguati per ricercare gli hashtag.
  3. Scopri quali sono gli hashtag di tendenza.
  4. Usa strumenti che ti permettono di aggregare i flussi di ricerca sui social.
  5. Trova gli hashtag correlati.
  6. Analizza gli hashtag che hanno avuto più successo nei tuoi post precedenti.

#BuonLavoro

Fondo Nuove Competenze: le opinioni degli HR Manager italiani

Upskilling e reskilling: quali saranno gli effetti del Fondo Nuove Competenze di ANPAL sugli scenari futuri del mondo del lavoro? Quanto sarà importante ispirare le persone e sostenerle nell’acquisire nuove competenze professionali, in un contesto sempre più competitivo e sfidante, proiettato ai grandi asset della rivoluzione digitale, accelerati dall’emergenza pandemica?

Cyber Security, lavoro agile, database, internet delle cose, transizione ecologica sono solo alcuni dei temi cardine intorno a cui si è sviluppata l’offerta formative delle aziende, destinata ai propri dipendenti, attraverso l’utilizzo della misura ministeriale.

Un trend in fieri, quindi. Per comprendere il valore del programma, Ninja ha coinvolto nel dibattito i maggiori esperti HR italiani che hanno aderito al Fondo Nuove Competenze (il fondo pubblico cofinanziato dal Fondo sociale europeo, nato per contrastare gli effetti economici dell’epidemia Covid-19), prevedendo piani di formazione aziendale specifici, inseriti nel più ampio contesto strategico dell’organizzazione.

Lo scorso gennaio l’Anpal ha erogato i primi 70 milioni di euro alle 125 aziende beneficiare del Fondo (che abbiano stipulato accordi collettivi CCNL di rimodulazione dell’orario di lavoro), attive da Nord a Sud dell’Italia in mercati differenti, dalle telecomunicazioni all’energia, dal settore manifatturiero al comparto editoriale, oltre che agroalimentare, culturale e del turismo. Percorsi formativi, destinati ai primi 53mila lavoratori coinvolti, per un numero totale di oltre 5 milioni di ore complessive.

Il Fondo sarà rifinanziato nel 2021 con il Recovery Plan

Istituito dal Decreto Rilancio con una dotazione iniziale di 230 milioni di euro a valere sul Programma Operativo Nazionale SPAO 2014-2020, il Fondo Nuove Competenze è stato rifinanziato dal Decreto Agosto, con ulteriori 200 milioni di euro per l’anno 2020 e altri 300 milioni di euro per estendere l’operatività al 2021 secondo quanto disposto dal Ministero del Lavoro.

Un totale di 730 milioni che potrà essere incrementato con risorse messe a disposizione dalle Regioni, dai Programmi operativi nazionali e regionali (PON e POR) del Fondo sociale europeo (FSE) e dai Fondi paritetici interprofessionali.

Il rifinanziamento dello strumento è legato al Recovery Plan, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con un miliardo di euro proveniente dai fondi europei di REACT-EU.

Il programma nazionale di politiche attive per l’occupazione è rivolto non solo a recuperare il gap digitale, ma anche per la definizione di possibili percorsi di ricollocazione dei lavoratori. Inclusività, creatività e spazi collaborativi, ma c’è anche chi immagina uffici con nuovi layout spinti verso la sostenibilità ambientale.

Bando prorogato al 30 giugno per accordi collettivi e domande

Il bando, con scadenza iniziale al 31 dicembre 2020, con il nuovo decreto approvato dal Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha subito uno spostamento dei termini al 30 giugno 2021, sia per la sottoscrizione degli accordi che per la presentazione delle domande, confermato dal decreto direttoriale ANPAL del 17 febbraio 2021, che  modifica anche i termini per la fase istruttoria e per la fase di richiesta del saldo.

il-mondo-dopo-il-covidStimolare l’empowerment delle persone: l’esempio di Vodafone

Ad accelerare sulle skill transformation, con un piano di formazione aperto a tutti i 6.000 dipendenti è Vodafone. Ben 120 ore di formazione individuale, per un totale di 300mila in 3 mesi, tra training days e week.

“Prepararci alle professionalità del futuro significa investire sulla resilienza del lavoro delle persone e quindi anche sulla resilienza dell’organizzazione, sulla sua capacità di adattarsi al cambiamento – commenta Ilaria Dalla Riva, direttore Risorse Umane e Organizzazione di Vodafone Italia –  Grazie ad un costante confronto con le Organizzazioni Sindacali, abbiamo avviato un processo di trasformazione e digitalizzazione delle competenze, attraverso percorsi di reskilling e riconversioni professionali, definendone contenuti e obiettivi in specifici accordi sindacali. Percorso accelerato da un grande piano di formazione  avviato grazie al Fondo Nuove Competenze di ANPAL, a cui abbiamo avuto accesso dopo la sottoscrizione di un nuovo accordo sindacale, a dimostrazione di un consolidato sistema di relazioni industriali. Siamo partiti da una mappatura delle competenze digitali delle nostre persone per disegnare un piano di trasformazione profonda”.

Il Fondo Anpal ha così permesso di estendere il piano a tutta la popolazione aziendale. “I primi riscontri sono estremamente positivi: più del 90% dei colleghi (dopo ogni giornata di formazione è prevista una survey di gradimento) ritiene di aver accresciuto le proprie competenze rispetto ai temi proposti. L’elemento più apprezzato è stato il mix di fonti e formati. Anche la scelta di fermare le attività ordinarie dell’azienda per consentire alle persone di dedicarsi completamente alla formazione è stata molto apprezzata dalle persone”.

Lavoro agile che per Vodafone diviene parte integrante di un più ampio sistema di welfare aziendale: tema interconnesso con il cambiamento culturale, su cui si concentra Ilaria Dalla Riva, con la previsione di corsi per “promuovere un modo di pensare innovativo, per allenare la capacità di assumere decisioni sulla base dei dati, o ancora, per diffondere quella “cultura dell’errore” essenziale per l’innovazione”.

“E’ previsto, inoltre, un importante programma che coinvolge tutti i 600 manager di Vodafone Italia per stimolare un modello di leadership ancora più inclusivo, basato sulla fiducia e l’empowerment delle persone – insiste il direttore HR – Elementi sempre più importanti in un contesto di lavoro da remoto”.

Ilaria Dalla Riva, Vodafone

Lo sviluppo della digital leadership in American Express

“I nuovi scenari servono a mettere a sistema le competenze. Significa supportare, attraverso i giusti investimenti, il settore pubblico e i privati, in particolare le aziende nel pensare alle nuove competenze che serviranno da qui ai prossimi 10 anni”, evidenzia Vittorio Carparelli, HR Manager Amex Italia.

Iniziare, soprattutto, ad un piano di formazione che preveda un linguaggio comune, partendo dalle università: “Abbiamo bisogno di ripensare i modelli formativi degli individui, dei lavoratori e dei manager del domani, per metterli in condizione di affrontare le condizioni del mondo del lavoro che saranno sempre più complesse e veloci – continua Carparelli – L’obiettivo non sarà solo focalizzato su competenze specifiche, ma sulla capacità di adattarsi al cambiamento. Questo aiuterà le organizzazioni ad essere più pronte ad affrontare le nuove sfide del mercato e a proporre soluzioni più efficaci per i propri clienti.

L’opportunità offerta dal Fondo è, quindi, di fare sistema ed essere più pronti nel formare sulle soft skill e sulle competenze di digital leadership: in American Express stiamo affrontando questa sfida anche grazie alla collaborazione con Ninja Academy. Oggi, come mai in passato, nelle organizzazioni è importante avere persone in grado di abbracciare la cultura digitale”.

Vittorio Carparelli, American Express

Il cambio radicale di prospettiva verso la sostenibilità di Enel

È il programma di più ampie proporzioni realizzato in Italia quello predisposto da Enel. Oltre 22mila persone coinvolte per un totale di 37 percorsi formativi attivati, per un massimo di 250 ore di formazione per ciascun dipendente. Un approccio “train the trainer”, con progetti di job shadowing per favorire la trasversalità delle competenze, ma anche di riduzione del gap digitale, upskilling e reskilling, in linea con la visione strategica del Gruppo, spinta verso la transizione energetica.

“Il reskilling per me significa permettere ai colleghi di essere pronti e non spaventati dagli scenari futuri. Alla base c’è il principio del rispetto per le persone – esordisce Guido Stratta, Direttore People and Organization del Gruppo Enel – Mi sono mosso subito coinvolgendo le organizzazioni sindacali, che hanno compreso la mia passione e mi hanno consentito di realizzare un accordo dal volume importante per Enel, oltre 22.000 persone. Coinvolgimento e non lasciare le persone spiazzate, è questa la forza dell’idea. Abbiamo realizzato 37 percorsi, non solo sulla digitalizzazione, ma anche soft skill per preparare il futuro. Le persone devono comprendere ciò che li aiuta a lavorare meglio con gli altri”.

Rivoluzionario il punto di vista di Stratta, divulgatore della “leadership gentile”, che stravolge il punto di vista, riportando il valore e l’unicità di ogni singola persona al centro del processo produttivo. “Tutti mi dicevano che avrebbero bocciato le mie idee, perché troppo teoriche – sottolinea Stratta – invece c’è stato un grande gradimento del ministero, perché abbiamo realizzato un progetto molto innovativo. Sono molto soddisfatto”.

È un cambio radicale di paradigma, lo scenario ipotizzato dal manager Enel: “Sottolineo l’importanza per tutti, in questo momento, di trasformare questo dolore in una svolta forte che abiliti le persone a realizzarsi. Ognuno di noi deve riflettere su questo aspetto. Da soli non potremo più fare nulla, bisogna essere insieme. I risultati dovranno essere coniugati alla sostenibilità. Dovrà esserci un’etica della biosfera, non basterà realizzare profitti.  Ottenere risultati significherà rispettare il mondo.  Terzo aspetto essenziale, a tutti i livelli dell’organizzazione, per reagire al disastro del prodotto interno lordo e alla crisi economica, la condizione sarà non avere conflitto sociale: significa valorizzare ogni singolo essere umano e offrire opportunità. Tutti devono fiorire”.

Guido Stratta, Enel Group

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Superare la dicotomia domanda-offerta verso un know-how contemporaneo di Adecco

“Il fondo nuove competenze è senz’altro un’iniziativa necessaria che la situazione pandemica ha – fortunatamente – posto al centro delle politiche del lavoro. Tuttavia il tema risponde ad una necessità che il Paese esprime da tempo e che si traduce, da una parte, nel disallineamento delle competenze richieste e dall’altro nella mancanza di competenze contemporanee – sottolinea Manlio Ciralli, Chief of sales, branding and innovation at The Adecco Group Italy.

Un processo dicotomico tra domanda e offerta, ulteriormente acuito dall’arrivo della Pandemia che ha avuto un impatto su molti settori: “Impone ripensare alle competenze trasversali per immaginare come spostare cluster di lavoratori in modo orizzontale. Questo rende indispensabile una riflessione sull’attuazione sistemica dei modelli di re-skilling e upskilling della forza lavoro italiana – continua il manager di Adecco Group – La competitività delle persone deve inderogabilmente transitare da un nuovo modello culturale che sposa il concetto di occupabilità dell’individuo sostenuta dall’apprendimento continuo”.

È sulla concretezza dei corsi che insiste, inoltre, Ciralli, rispetto alle opportunità di placement. “L’augurio è che ogni eventuale componente burocratica di accesso al Fondo lasci spazio ad una azione agile nella quale la proxy di rilascio dei fondi sia la stretta correlazione tra formazione e percorsi di impiegabilità reale”.

Manlio Ciralli, Adecco

Competenze trasversali per proiettarsi al futuro, secondo Fastweb

“Il Fondo Nuove Competenze di ANPAL è uno strumento davvero prezioso perché ci consente di arricchire ulteriormente con nuovi stimoli il percorso avviato in azienda volto all’ampliamento, alla diversificazione e all’evoluzione delle competenze delle nostre persone” spiega Matteo Melchiorri, Chief Human Capital Officer di Fastweb.

“La formazione è un elemento centrale per lo sviluppo delle organizzazioni che sono chiamate a evolvere molto più rapidamente rispetto al passato sotto la spinta dell’innovazione e dei cambiamenti della società.  Investire sulle competenze tecniche, così come su quelle trasversali delle persone è la chiave per continuare a crescere e a proiettarsi nel futuro”.

Matteo Melchiorri, Fastweb

Fiducia, autonomia, capacità di comunicazione e soft skill di Flixbus

“In Flixbus non abbiamo aderito al Fondo Nuove Competenze in quanto mancanti del requisito dell’accordo collettivo. In azienda infatti lo smart working è in essere già dal 2018 gestito tramite accordi individuali. Il percorso quindi di smart working, che non è semplicemente un tema di remotizzazione del lavoro, quando piuttosto di fiducia, autonomia e chiarezza di obiettivi”, evidenzia Fabio Salvi, Team Leader HR Flixbus.

Un’esperienza di lavoro agile in essere da tempo per FlixBus. “Tramite Avvisi Regionali e Fondi Interpersonali stiamo finanziando percorsi volti a migliorare la consapevolezza delle specifiche della comunicazione e gestione di un gruppo di lavoro diffuso, oltre alla padronanza piena degli strumenti digitali forniti.”

Fabio Salvi, Flixbus

La sfida dei contenuti di RDS

“Il gruppo RDS ha aderito al progetto Fondo Nuove Competenze proseguendo un cammino intrapreso da tempo e dedicato alla crescita e allo sviluppo professionale delle Risorse Umane. Ancor di più in un momento come questo, in cui ognuno di noi ha voglia di rinascita”, dichiara Tiziana Mennuti Head of HR & Legal Affairs RDS Spa.

Uno strumento accolto con favore e ritenuto di grande valore, “perché è evidente che l’upskilling delle persone non può essere solo una responsabilità dell’impresa, ma dell’intero sistema Paese – continua Tiziana Mennuti – Dunque una grande opportunità per noi in uno scenario di mercato, quello dei contenuti, sempre più competitivo e sfidante”.

Tiziana Mennuti, RDS Spa

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