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Le migliori attivazioni dei brand su eSport e gaming

Gli eSport abbracciano un ampio spettro di opportunità, che i brand di ogni categoria merceologica potrebbero sfruttare a proprio vantaggio.

Di fatto, il pubblico degli eSport è altamente eterogeneo e diversificato con una percentuale femminile sempre più crescente e rilevante. Infatti, la ricerca esclusiva condotta da YouGov per i membri dell’Osservatorio Italiano Esports ,“Gaming ed Esports in Italia”, ha rivelato che il 37% degli eSport fan italiani è di sesso femminile, su un totale di 6 milioni di appassionati.

Inoltre, secondo il “Global Esports and Live-Streaming Market Report del 2021” pubblicato da Newzoo, prevede che il settore raggiunga, entro la fine dell’anno, un valore complessivo di 1,1 miliardi di dollari.

In tal senso, tutti i giochi possono essere considerati terreno fertile per i brand che vogliono intercettare la generazione Z e il pubblico dei giovani adulti, utilizzando innovative dinamiche di gamification.

Ecco, quindi, alcune delle migliori attivazioni di brand che hanno sposato con successo gli eSport in chiave di marketing e monitorati dall’Osservatorio Italiano Esports.

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Burger King e gli eSport di simulazione sportiva

Burger King è stato uno fra i primi grandi marchi a cogliere realmente l’opportunità di avviare un processo di attivazione eSports, attraverso due titoli di simulazione sportiva: FIFA e NBA 2K.

Stevenage Challenge

Stevenage challenge” è la sfida lanciata nel 2019 da Burger King. Lo Stevenage FC è un club calcistico inglese che milita attualmente nella Football League Two (la quarta serie del campionato inglese).

La sfida proponeva ai fan e giocatori di FIFA 2020 di vestire la maglia firmata Burger King di una squadra oscurata, giocare e superare una serie di prove virtuali. Condividendo le proprie azioni e gol su Twitter e aggiungendo l’hashtag ufficiale #stevenagechallenge, ai partecipanti era offerta la possibilità di vincere cibo gratis offerto dal colosso americano, già sponsor della squadra inglese.

Sono stati più di 25mila i goal condivisi sui social: per ciascuno BK si è impegnato nell’inviare codici omaggio e sconti da riscattare presso i vari punti vendita.

Un’ondata che ha fatto appassionare sempre più fan che hanno iniziato a giocare con lo Stevenage anche in diretta streaming su Twitch. Attraverso un effetto domino avviato ed alimentato dalle condivisioni social, la squadra è divenuta quella più giocata.

Tuttavia, si tratta di una campagna rivoluzionaria, ma non casuale. Infatti, è nata da uno studio approfondito del pubblico dei gamers, delle loro abitudini e comportamenti: amano il cibo e soprattutto il fast food. Una trovata geniale che ha unito armonicamente FIFA, uno tra i giochi più amati al mondo, e Burger King.

NBA 2K è stato il secondo protagonista delle iniziative di Burger King.

La recente partnership siglata con il gioco ha visto la creazione di un’arena personalizzata “BK TheMenuCourt”. Un’iniziativa che ha coinvolto i fan direttamente dal divano di casa, proponendo, come nella “Stevenage challenge”, sfide e trick da superare per vincere panini e bibite gratis.

NBA Burger King

Ciò ha dunque portato i giocatori presso i numerosi ristoranti della catena e sicuramente, una buona parte dei vincitori, dopo l’ingresso nel locale, avrà deciso non solo riscattare il panino vinto ma di acquistare anche altri prodotti di BK. In questo modo, i giocatori, già clienti acquisiti, hanno rafforzato il proprio legame con il brand mentre coloro che non lo conoscevano si sono trasformati in potenziali nuovi clienti.

Lamborghini e la nuova vettura digitale in-game

Lamborghini si è cimentata negli eSport nel 2020 attraverso l’organizzazione di un torneo automobilistico, The Real Race, che, grazie al successo riscosso nella prima edizione, si svolgerà anche quest’anno nel novembre 2021.

Un impegno quello di Lamborghini avviato su Rocket League, il gioco che unisce il calcio e le automobili.

 

Il brand accompagna il gioco su tre differenti livelli: introduzione in-game di una vettura Lamborghini, la Huracán STO, sponsorizzazione dell’ultima tappa primaverile della Rocket League Championship Series (RLCS X Lamborghini Open) e infine realizzazione di un nuovo evento competitivo di gare 1 vs 1, Battle of the Bulls, che si è tenuto durante gli Open.

Un progetto in cui la presenza di Lamborghini è molto forte, ma allo stesso tempo si sposa perfettamente con quella che è la filosofia e l’ottica dei giocatori di Rocket League.

Fashion brand divisi tra eSport e Gaming

Anche i brand di lusso hanno colto le grandi potenzialità del settore, cavalcando l’onda e offrendo ai players nuove esperienze di contatto diretto con il marchio stesso e la sua essenza.

Burberry, negli anni, ha proposto una serie di videogiochi proprietari avviando parallelamente una strategia differente nell’ambito gaming: l’obiettivo è stato quello di raggiungere e intercettare un target ben definito, il pubblico asiatico.

Burberry x Honour of Kings

Per questa ragione Burberry ha avviato una partnership esclusiva riservata alla sola Cina continentale con Honour of Kings che nel novembre 2020 ha registrato più di 100 milioni di utenti attivi giornalmente.

Il brand si è inserito armonicamente nel gioco attraverso l’introduzione di due skin personalizzate, ovvero abiti, a tema “Spirt of Nature”.

honor of kings burberry

In questo caso, il progetto offre agli utenti, nonché potenziali clienti, la possibilità di esplorare i prodotti attraverso una dimensione virtuale, andando a stimolare la curiosità ed interesse nell’approfondire Burberry valori, la sua storia e i suoi prodotti.

Sulla stessa scia, Gucci, in collaborazione con tre noti titoli gaming, ha proposto ai suoi fan e player delle creative integrazioni di brand in una nuova esperienza di gioco.

Nel giungo 2020 è stata lanciata l’iniziativa su Tennis Clash, un gioco mobile che propone un’esperienza di gioco simile al tennis reale. Una partnership a doppio livello: introduzione di esclusivi outfit firmati Gucci e realizzazione di un torneo speciale, Gucci Open.

Gucci eSport

Il secondo gioco scelto è stato The Sims 4, questa volta però con una strategia volta a promuovere e associare Gucci alla sostenibilità ambientale.  È stata fedelmente riprodotta, in versione digitale, la collezione eco-sostenibile Off-The-Grid.

Gucci Sims

L’iniziativa più recente di Gucci nell’ambito gaming è all’interno di Roblox,  piattaforma gaming in cui ogni utente può ricreare il proprio mondo e la cui quotazione in borsa ha toccato i 45 miliardi di dollari.

gucci roblox

Il progetto Gucci, ideato per festeggiare il centesimo anniversario del brand, ha visto la nascita di Gucci Garden Experience, un evento in cui è stato ricreato un ambiente in cui i giocatori potevano fare shopping oppure rilassarsi in una location personalizzata. Sono stati in molti ad aver acquistato i prodotti Gucci in versione digitale, spendendo cifre paragonabili ai corrispettivi oggetti reali. Infatti, alcune borse hanno anche raggiunto transazioni da 4000 dollari.

Fortnite e le integrazioni creative di grande successo

Fortnite non ha bisogno di presentazioni ed è stato la scelta di numerosi brand. Non si tratta solo di un gioco, ma di una piattaforma di intrattenimento completa in cui le sponsorizzazioni si inseriscono in armonia in un contesto di divertimento e competizione. Con i suoi concerti virtuali in-game, Fortnite ha davvero rinnovato il settore e il concetto di videogame.

Quello di maggior successo è stato The Astronomical, il concerto organizzato da Travis Scott all’interno di Fortnite, che ha avuto una risonanza stupefacente su tutti i social e piattaforme streaming: 27,7 milioni di partecipanti, 1,7 milioni di spettatori su YouTube e 1,2 milioni su Twitch.

Travis Scott x Fortnite

Questo non è stato solo un concerto, ma una grande opportunità che Nike ha sfruttato.

Infatti, il 2017 è l’anno che segna l’inizio della collaborazione tra Nike e Jordan con Travis Scott, che insieme hanno realizzato molteplici e colorate rivisitazioni delle iconiche Air Force 1.

Proprio durante l’evento, l’avatar del rapper americano ha indossato vari modelli, garantendo a Nike un’altissima esposizione e la possibilità di acquistare fisicamente le scarpe agli utenti collegati durante il concerto.

Anche Puma ha scelto Fortnite, associandosi al progetto di introduzione della versione virtuale del calciatore brasiliano Neymar. La collaborazione ha visto l’inserimento di una skin personalizzata dell’atleta, molteplici accessori e l’organizzazione di un torneo avviato il 28 aprile 2021, la Coppa Neymar Jr. Partecipando al torneo il miglior giocatore di ogni Paese ha vinto le sneakes Puma x Fortnite Future Z, in limited edition e non in vendita.

Puma si è inserita nel gioco anche nella modalità creativa, proponendo ai players uno spazio dedicato ad esperienze a tema parigino nel Puma Welcome Hub.

Infine anche NBA ha optato per Fortnite, con l’obiettivo di intraprendere una campagna di attivazione di brand avviata nella notte tra venerdì 21 e sabato 22 maggio 2021. Un progetto inaugurato con l’inizio dei play-off negli Stati Uniti e che ha previsto più step: introduzione di skin personalizzabili con le 30 maglie delle franchigie, pacchetti di accessori selezionati da due famosi atleti NBA (Donovan Mitchell e Trae Young), organizzazione di un evento esclusivo e creazione di un punto di ritrovo nella modalità creativa di Fortnite, NBA Welcome Hub.

L’evento, Fortnite x NBA: The Crossover si è svolto nel corso di cinque giornate e ha visto partecipare circa 1 milione di giocatori divisi tra la categoria fan e players delle 30 franchigie.

Come abbiamo visto, i progetti e le idee attraverso cui i brand possono entrare in una nuova dimensione virtuale di gioco, sono infinite.  Una rilevante occasione per intercettare target molto ampi e variegati ma allo stesso ben definiti, per sviluppare e potenziare nuovi modelli di business e infine per trasmettere valori e vicinanza del marchio alle nuove tendenze.

Sono infatti il coinvolgimento strutturato su più livelli, l’opportunità di testare in prima persona e la creatività i tre assi portanti su cui sono state sviluppate tutte queste iniziative di attivazione di brand all’interno di giochi e titoli eSport. Un’efficacia reale in cui la customizzazione permette agli utenti di sentirsi profondamente parte del marchio, indossando abiti ed accessori come nel caso delle iniziative in-game di Burberry e Gucci.

I videogame, a fronte anche della nascita di nuovi e diversificati stili di vita, saranno la nuova frontiera di fusione armonica tra il brand e i consumatori.

strumenti digitali per l'ufficio

Tweetflick, Ricotta Trivia e TWM: i digital tool della settimana

A qualcuno l’ufficio manca da morire, qualcun altro farebbe di tutto per non tornarci.

Altri ancora, farebbero l’impossibile pur di proseguire le attività professionali in un contesto naturale e piacevole, magari in un altro paese europeo.

Indipendentemente da quale sia il profilo che più si avvicina al tuo, nella selezione dei digital tool di questa settimana puoi scoprire come soddisfare questo tipo di bisogni e alleggerire la vita quotidiana, tanto nel caso che tu sia costretto a dirigerti in ufficio ogni mattina, quanto nel caso la tua abitazione sia diventata anche sede della tua vita professionale, tra call, bambini urlanti e gatti che passeggiano sulla tastiera.

LEGGI ANCHE: EngageWith, The Breakfast e Premast: i digital tool della settimana

Chat di lavoro più divertenti

ricotta trivia

Chi l’ha detto che Slack debba essere solo un luogo di scambio di informazioni e di direttive? Grazie a Ricotta Trivia puoi creare momenti di pausa e intrattenimento con i colleghi anche online, con quiz asincroni e giochi che stimolano la condivisione.

Come usare Twitter al meglio

twitterflick digital tool

Se vuoi salvare, organizzare e accedere in modo più rapido ai tweet a cui tieni, devi assolutamente provare Tweetflick. Un gestore di segnalibri che dà i superpoteri agli utenti del social.

Sei ancora in smart working?

strumenti digitali

Sembra assurdo, ma anche ora che ci avviciniamo alle vacanze potrebbe mancarti l’ufficio. Per ritrovare un po’ di atmosfera lavorativa e concentrarti meglio al suono della tastiera o del vociare in sala riunioni, c’è imisstheoffice. Un bell’esempio di content experience, in grado di catapultarti dritto alla tua scrivania grazie a design essenziale e rumori d’ambiente.

Logo tester

logo tester

Il simbolo del tuo brand è un vero logo o ha bisogno di un tagliando? Grazie a TWM puoi scoprire subito se il tuo logo è all’altezza degli standard dell’industry, verificando automaticamente unicità, scalabilità, tolleranza allo sfondo, colori.

Lavorare dalla Spagna o dal Portogallo

rural club digital tool

Sei un freelance o svolgi un lavoro da remoto? Forse potrebbe piacerti farlo dall’estero, in veri paradisi naturali di Spagna e  Portogallo. Su Rural Club puoi ricevere tutte le informazioni sulle location. abitazioni e spazi di co-working

google posticipa il blocco dei cookie

Fermi tutti! Google posticipa il blocco dei cookie di terze parti

Google ha deciso di ritardare un importante cambiamento sulla privacy per il suo browser Chrome, spostando il piano per bloccare i cookie di terze parti fino alla fine del 2023, mentre approfondisce come proteggere gli utenti permettendo agli editori di continuare a monetizzare.

L’anno scorso, il gigante dei motori di ricerca aveva dichiarato che avrebbe impedito al browser più utilizzato al mondo di accettare i cookie di terze parti che aiutano gli inserzionisti, gli editori e i broker di dati a profilare gli utenti per aiutare gli inserzionisti a indirizzare gli annunci verso le persone.

Il cambiamento avrebbe reso impossibile agli inserzionisti mostrare annunci correlati alla cronologia di navigazione dell’utente.

Google ha però rimandato questa rivoluzione, concedendosi più tempo per sviluppare e testare alternative di protezione della privacy, a partire dalla Privacy Sandbox, l’ambiente utilizzato per la sperimentazione delle nuove possibili strade da percorrere.

privacy gdpr

LEGGI ANCHE: Cookieless: possibili soluzioni per evitare la catastrofe

Abbiamo bisogno di muoverci a un ritmo responsabile, prevedendo un tempo sufficiente per la discussione sulle soluzioni giuste e consentire agli editori e all’industria pubblicitaria di adeguarsi“, ha detto il direttore di Chrome Engineering Vinay Goel in un blog post. “Vogliamo evitare di mettere in pericolo i modelli di business degli editori sul web“.

La notizia delle intenzioni di Google di eliminare il tracciamento dei cookie di terze parti aveva alzato un polverone nell’industry della pubblicità, con moltissimi player del settore che si sono affannati alla ricerca di soluzioni alternative. Ora il pericolo sembra momentaneamente allontanato.

L’attenzione per i temi legati alla privacy è un tema che ha tenuto banco in molte e diverse sedi, a partire dall’aggiornamento di iOS di Apple, che ora concede alle persone la scelta di essere o meno tracciati dalle app installate sull’iPhone, fino agli organi di controllo nazionali e sovranazionali, che hanno avviato diverse indagini sulla questione.

C’è da dire che quasi tutti i principali rivali di Chrome, tra cui Safari di Apple, Firefox di Mozilla, Edge di Microsoft e Brave Software, adottano misure più aggressive di Google per fermare il tracciamento. Se si vuole rimanere con Chrome, le estensioni del browser come Ghostery, DuckDuckGo, Privacy Badger e uBlock Origin, permettono comunque di bloccare i tracker.

I metodi alternativi al tracciamento

Una parte della motivazione di Google per rimandare il suo piano può dipendere dal fatto che agire troppo velocemente potrebbe incoraggiare le aziende di tracciamento a usare metodi di tracciamento più subdoli dei cookie.

Uno di questi metodi, il fingerprinting, usa i tracker per raccogliere i dettagli della configurazione del browser, come la versione utilizzata, il tempo di utilizzo, e altri dati che consentono un’identificazione accurata nonostante il blocco dei cookie.

Una potenziale soluzione per i siti web è quella di implementare gli sforzi sui cookie di prima parte, per esempio prevedendo la registrazione per la visualizzazione dei contenuti gratuiti. Azione che fornisce un identificatore molto specifico per profilare il comportamento e abbinarlo alle attività online.

I browser infatti non bloccheranno i cookie di prima parte, che sono impostati dall’operatore del sito web o dagli inserzionisti che contribuiscono agli annunci. Per capirci, sono quei cookie che aiutano a ricordare cosa abbiamo messo nel carrello di un eCommerce o ci mantengono loggati per le visite successive.

Biscotto

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Le alternative allo studio di Google

Oltre a eliminare gradualmente i cookie di terze parti, Google sta lavorando su una tecnologia chiamata apprendimento federato di coorti, o FLOC, che abbina gli annunci a grandi gruppi di persone, piuttosto che agli individui. Con esso, il browser monitora la storia di navigazione e raggruppa il singolo a migliaia di altri navigatori con un comportamento simile, in un gruppo.

Gli inserzionisti, notando che una particolare coorte sta visitando un tipo di sito web, possono quindi mostrare annunci ad altri membri di quella coorte su altri siti.

Anche FLOC però si è guadagnata la sua buona dose di critiche. La Electronic Frontier Foundation, un’organizzazione no-profit per i diritti digitali, sostiene che FLOC sia una “idea terribile”.

Mozilla, invece, ha concluso che FLOC permette ai siti di “imparare molto su di te con molto meno sforzo di quanto avrebbero bisogno di impiegare oggi”

I “polli verdi” di Burger King invadono City Life: in arrivo i nuggets vegetali

Piazza Giulio Cesare a Milano è protagonista di un’invasione unica di “Polli Verdi” Burger King®. Chiunque si rechi in quest’area di City Life sarà accolto da 60 polli verdi in vaso della dimensione di 50×50 cm ricreati secondo la tecnica tipicamente italiana dell’arte topiaria, l’antica arte di potare alberi e arbusti per dare loro una forma geometrica, diversa da quella naturalmente assunta dalla pianta, per scopi ornamentali.

L’iniziativa annuncia l’arrivo nel menu di Burger King® dei Nuggets di pollo vegetale, parte della nuova offerta “Plant Based” lanciata lo scorso marzo in ogni ristorante della catena, e grazie a cui Burger King® è riuscito a posizionarsi come primo brand della ristorazione veloce in Italia a scommettere sul pollo a base di proteine vegetali, cogliendo le nuove esigenze dei propri clienti e l’evoluzione delle loro abitudini alimentari.

Una vera e propria invasione di polli verdi, dunque, che arrivano a Milano per cambiare, oltre al menu di Burger King®, anche quello della città.

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come cercano lavoro i giovani

Podcast e Social Media: come cercano lavoro le nuove generazioni

L’orientamento, questo sconosciuto. O meglio: non troppo riconosciuto.

Nel mondo del lavoro, troppo spesso si è confuso (e si continua tuttora a confondere) con l’adattamento. Quest’ultimo è, in realtà, una strategia di sopravvivenza degli esseri viventi che viene espressa nei contesti naturali, mentre l’orientamento dovrebbe riguardare il processo che il soggetto che lo desidera deve svolgere per diventare consapevole della propria posizione rispetto a un punto fisso (nel caso dello spazio geografico il sole e i punti cardinali).

Mai come in questo periodo storico le persone, e soprattutto i più giovani, hanno bisogno e devono necessariamente orientarsi per conferire senso alla propria esistenza in un mondo complesso, privo di confini e al contempo denso di opportunità e stimoli differenti.

Un’indagine (pre-pandemia) di Studenti.it raccontava quanto fosse indispensabile l’orientamento per i giovanissimi: non solo come supporto educativo alla crescita individuale e professionale, ma soprattutto perché oltre il 60% dei 12.000 intervistati dichiarava di non averlo ricevuto o di non esserne per nulla soddisfatti.

Gli investimenti nelle cosiddette “politiche attive” per il lavoro negli ultimi tempi sono stati messi in ombra dall’enfasi sulle politiche “passive” e da alcuni approcci più assistenzialistici del welfare state. L’orientamento invece dovrebbe essere la chiave di volta per supportare una congiuntura economica che si dimostra sicuramente difficile.

Perché orientamento al lavoro non significa necessariamente “adattamento al datore di lavoro”.

La pandemia è stata un’occasione, anche se in certi casi frustrante, infatti, di trasformare alcune insoddisfazioni in cambiamenti, e le nuove tendenze sulle nuove generazioni raccontano la voglia di distaccarsi dal lavoro come è inteso in senso tradizionale. Sono tantissimi i giovani che decidono di abbandonare dei lavori stabili per avviare nuove attività.

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Ma come fanno allora le nuove generazioni a raccogliere le informazioni utili per destreggiarsi nel labirinto della ricerca attiva di lavoro? Se gli strumenti istituzionali non sono sufficienti, la ricerca autonoma diventa favorita, sebbene possa implicare alcuni errori di metodo.

Sempre secondo la stessa ricerca, il criterio che solitamente guida la scelta del percorso accademico, ad esempio, è la scelta “di pancia” per il 49% degli intervistati; con il 19%, vengono le richieste del mondo del lavoro, per l’8% degli intervistati conta la sede dell’Ateneo mentre il 5% si affida ai consigli di parenti e amici.

Quali sono i canali con cui in Italia si trova più facilmente lavoro?

Un rapporto Inapp di qualche anno fa (2016) indicava che il , il 33,1% dei job seeker trova un lavoro puntando sul networking a partire dagli amici, dai parenti e dai conoscenti, un quinto (20,4%) riesce inviando un’auto-candidatura. Secondo questa indagine le agenzie del lavoro sono efficaci solo per un 5,6% dei lavoratori, probabilmente perché utilizzate solo da aziende medio-grandi che rappresentano solo una piccola fetta del mercato.

Non dimentichiamo che più dell’80% delle imprese in Italia sono piccole o micro-imprese con meno di 10 dipendenti.

Gli annunci di lavoro, che sono stati forse lo strumento delle generazioni del passato (e che forse sono tramandati culturalmente come mezzo di ricerca di padre/madre in figlio) riescono a permettere il match a solamente il 2,6% dei disoccupati, nonostante la stragrande maggioranza dei job seeker “applica” alle opportunità aperte.

Secondo un rapporto ANPAL che analizza dati dello stesso periodo, il canale informale (richieste a parenti, amici e conoscenti) si conferma come la principale strategia di ricerca di un lavoro, con percentuali medie di utilizzo, negli ultimi 10 anni, superiori all’80%.

La consultazione di annunci su giornali e riviste è stata, invece, definitivamente scalzata dalla diffusione dell’utilizzo di internet. Infatti, il suo utilizzo è cresciuto di ben oltre 20 punti percentuali, attestandosi, nell’ultimo anno, al 60%.

Anche per l’Employer Brand Research 2021 di Randstad, nella ricerca di un nuovo lavoro il canale privilegiato resta quello dei contatti personali: il passaparola è stato indicato dal 32% del campione come il metodo migliore per trovare un nuovo lavoro.

I datori di lavoro che cercano personale, infatti, attingono molto spesso a risorse con referenze fidate (anche perché non dispongono di una funzione HR o il budget per investire su altre tipologie di intermediazione).

Come emerge dalla ricerca, nel 52% dei casi i candidati cercherebbero prima di tutto il sito web dell’azienda, e i relativi social media, per raccogliere informazioni sul potenziale datore di lavoro. Questi spazi virtuali rimangono, perciò, la fonte di informazione principale per approfondire la conoscenza di una determinata organizzazione e, di conseguenza, arrivare preparati ad un eventuale colloquio di lavoro.

colloquio di lavoro

Già dalle analisi di Adecco del 2019 (Work Trend Study) i social media come strumento utilizzato dai job seeker crescevano di anno, in anno, con la prevalenza naturale di Linkedin (circa il 60% del campione), ma in buona compagnia di Facebook (intorno al 30%), Instagram (10%) e Twitter (4%).

Negli ultimi due anni, però, lo scenario digitale si è trasformato molto e l’affermazione di nuovi social network, esplosi ancora di più durante la pandemia, sta modificando notevolmente anche le opportunità di ricerca e conoscenza del mondo del lavoro, anche se al contempo rischia di confondere ancora di più le idee.

Instagram, Tik Tok e le frontiere digitali dei job tips

Essere in grado di rafforzare e qualificare la propria rete di conoscenze si conferma comunque un valore aggiunto, potenziato enormemente dall’effetto moltiplicatore dei social network. Linkedin e gli altri social media, sempre più in crescita, consentono di veicolare informazioni, consigli, tips&tricks che anche a solo cinque o sei anni fa non erano così disponibili alla grande maggioranza dei giovani job seekers.

Tra gli effetti del periodo dei lockdown, c’è stata la proliferazione di tantissime pagine e profili di professionisti che si sono dedicati a raccontare il lavoro e il mondo del business, a suggerire contenuti e temi propri dell’orientamento al lavoro e del mondo della selezione in azienda.

Linkedin rimane il principale social dedicato al mondo del lavoro, ma sono sempre di più le evoluzioni di questi temi sulle piattaforme più frequentate dalle nuove generazioni.

LinkedIn conta 18,6 milioni di utenti in Italia (il 57% sono uomini e il 43% donne) e più della metà ha ricevuto un’istruzione. L’età media degli utenti Linkedin però si concentra principalmente fra i 25 e i 34 anni e per i più giovani l’esperienza del social network professionale continua ad essere meno attiva rispetto alle fasce di età di junior professional.

Quali sono allora le pagine da seguire? In questa gemmazione continua di account che raccontano di crescita personale, lavoro, selezione e scelte universitarie provo a dare la mia personalissima (e non esaustiva) lista.

In primis sono le pagine Instagram quelle in cui alcuni professionisti si sono cimentati nell’ultimo periodo a dedicarsi sul piano personale a trasmettere le loro conoscenze sui processi di recruiting e sull’orientamento al lavoro, mettendosi a disposizione delle community di giovani follower che continuamente interagiscono e chiedono lumi sul mondo del lavoro.

Ecco una loro “short list”, partendo dai profili che spiegano i processi e i trucchi della selezione in azienda:

  • Fabiana Andreani (@fabiana.manager), professionista d’azienda specializzata nell’orientamento di giovani, oramai vera influencer da +100K follower che senza sosta pubblica storie e video per consigliare sulle scelte di carriera
  • Gaia Alaimo, che con la sua @yourmillennialmentor (10K followers) che supporta la community di ragazze e ragazzi attraverso il career coaching ed esperienze di mentoring tra Millennials e ZedGen
  • Sara Gigliotti, recruiter d’azienda, che sul suo profilo personale @human.recruiter (10K followers) attrae e consiglia i giovani con i segreti del mestiere HR, raccontando le peripezie e il POV aziendale delle selezioni
  • Sonia Gentile, psicologa e manager delle risorse umane in azienda, sulla pagina personale @sonia_careetips (+5K followers) si dedica a supportare la ricerca del lavoro dei più giovani anche attraverso strumenti e consigli per valutarsi e affrontare i momenti della selezione con tips&tricks di taglio psicologico
  • Martina Torri, anch’essa psicologa ed HR in azienda su @lapsicologaconlevans (+3K followers) si è data la missione di aiutare chi, come lei pochi anni prima, si trova in una fase di transizione dallo studio al lavoro
  • Sabrina Grazini, consulente del lavoro, che su @sabrine_graz (+4K followers) spiega con grande semplicità i cavilli amministrativi e le norme che riguardano la retribuzione sul posto di lavoro
  • Daniele Vezza, creator digitale, docente universitario e professionista d’azienda, su @danibisnes (+14K followers) diffonde consigli sul mondo del lavoro nelle organizzazioni e sui processi di selezione.
  • Gioia Novena, Linkedin Top Voice 2021 e sua sorella Guenda, attraverso la community @nextopp_official (3K followers), molto attiva su Linkedin, si impegnano a far migliorare lo sviluppo delle soft skills e del personal branding per la crescita professionale.

Da seguire su IG anche le pagine che riescono ad orientare nel mondo del lavoro attraverso lo storytelling delle professioni e dei mestieri. “Conosci il professionista che vuoi diventare” è in qualche modo il mantra che aiuta, attraverso interviste, dirette e coinvolgimenti social, tanti professionisti, aziendali e non, nelle pagine di:

  • @talkinpills (+30K followers), fondata da Carolina Sansoni e Ludovica Tofanelli, che fornisce quotidianamente pillole di conoscenza del mondo lavorativo, con la maestria delle competenze di digital marketing;
  • @justknock (+10K followers) di Marianna Poletti che come start-up da diversi anni mette in collegamento giovani e aziende attraverso il blind recruiting e le call for ideas;
  • @truemillennials (10K followers) di Marco Aiuto che attraverso l’ascolto di junior professionals già all’interno delle aziende ispirano e preparano alla carriera i giovani seguaci della community;
  • @smartfutureacademy (+2,5 K followers), organizzazione no-profit che si rivolge a studenti di scuola e giovani e che organizza eventi virtuali e dal vivo per orientare alle professioni su tutto il territorio nazionale.

Oltre Instagram, i nuovi confini tracciati da Tik Tok nell’interazione con le nuovissime generazioni ha portato allo sviluppo di TikTokers che si dedicano a consigliare e orientare per la carriera e le scelte personali di centinaia di migliaia di ZedGen. Oltre a Fabiana Andreani e Gaia Alaimo, già citate precedentemente, e delle altre pagine che ritrovate quasi tutte anche su TikTok, vale la pena fare un giro tra gli account della life coach Angela Papi @angela_papi (+250K follower), Maria Grazia Balducchi, consulente HR (@risorse_umane, +11K follower), Elena Davanzo (@fashionel, +15K follower) per l’interesse specifico di carriera nella moda.

Non ho evidenza ancora di streamers italiani che siano riusciti a sviluppare con successo un canale Twitch dedicato a orientare i giovani attraverso video IRL (magari nella categoria “Just Chatting”) che permette agli spettatori di interagire direttamente, a differenza di quanto avviene sugli altri social, dando la possibilità di rispondere in diretta alle domande dei fan.

giovani che cercano lavoro

Podcasting e orientamento: imparare a cercare lavoro con l’ascolto

I recenti sviluppi del tema dell’audio a partire da ClubHouse (e tutte gli altri sviluppi di questi mesi, da dagli Spaces di Twitter, al potenziamento delle chat vocali di Telegram, alle room dedicate all’interazione vocale di Facebook e Slack) alle ultime news relative alle stanze audio di Linkedin, possono far tenere in considerazione altri canali di orientamento e job tips che possono essere seguiti per tenersi informati o cogliere spunti per le proprie scelte professionali e di carriera.

LEGGI ANCHE: LinkedIn crea la sua ClubHouse: a breve le stanze audio

Su ClubHouse, tra le room in italiano da seguire segnaliamo quelle di HR Italia Club (www.clubhouse.com/club/hr-italia), frequentate per lo più da HR Manager ed esperti di risorse umane che in alcuni appuntamenti dedicati forniscono consigli utili e “backstage” del mondo HR ai job seeker partecipanti.

Proseguendo nel mondo dell’audio, l’ascesa continua del podcasting e l’incremento esponenziali di ascolti degli ultimi anni ha permesso la nascita di serie dedicate all’orientamento al lavoro da gustare su Spotify e su tutte le altre piattaforme di ascolto. Cito i primi esperimenti di orientamento e tip&tricks sulla carriera professionale che puntano sull’ascolto come modalità per raggiungere più intimamente cuore e mente degli ascoltatori in cerca di un’occupazione:

  • Job Busters” il podcast firmato Adecco condotto dalla content creator YouTube Federica Mutti che intervista diversi professionisti per sfatare i falsi miti sul mondo del lavoro;
  • Beyond Business Podcast che racconta i dietro le quinte delle storie formative e professionali di ospiti provenienti dal mondo del lavoro e offre agli ascoltatori nuovi punti di vista per fornire strumenti utili e far trovare “la propria strada nella vita”;
  • Il Suono del Lavoro”, la serie di That’s Y che raccoglie decine e decine di voci di HR Manager, HR Director e Recruiter di grandi aziende multinazionali che offrono i loro spunti di incoraggiamento e qualche segreto per affrontare al meglio il percorso di avvicinamento dei giovani alle aziende.

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I metodi tradizionali e il “phygital” career guidance

Non mancano dunque le opportunità per informarsi sul mondo del lavoro e sui processi che caratterizzano la selezione in azienda.

La spinta del digitale, da Linkedin in poi, ha permesso di avvicinare molto più facilmente i protagonisti del mondo del lavoro nelle organizzazioni ai giovani, in alcuni casi senza interagire con le Università e gli altri player di intermediazione. Un conto è però la selezione vera e propria, un conto è l’orientamento utilizzato sempre di più anche dai brand come contenuto di attrattività e di awareness.

Sta di fatto che il mondo del lavoro sta subendo un’ulteriore trasformazione e un momento delicato dal punto di vista occupazionale, e la moltiplicazione delle informazioni su tanti canali, rischia di aumentare per certi versi la complessità e il filtraggio delle informazioni utili per il singolo job seeker.

Giovani, in cerca di prime occupazioni, che meditano però anche percorsi alternativi a quelli standardizzati che offrono le grandi organizzazioni.

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Vanno quindi sostenute anche tutte le occasioni reali di incontro e avvicinamento al mondo del lavoro. Soprattutto quelle in grado di sostenere le persone ad affrontare e gestire i cambiamenti, che rendono gli individui autonomi nelle scelte di orientamento, che sviluppano e fanno scoprire concretamente le risorse delle persone e che sono consapevoli che la grande difficoltà è sempre quella di coniugare le progettualità personali alle esigenze, più o meno chiare, del mondo del lavoro.

Perché, come dice Tony Watts, Professore di Career Development alla Derby University,Istruzione e l’orientamento professionale fanno parte di un processo profondamente politico. Funzionano da interfaccia tra l’individuo e la società, tra sé stessi e le opportunità, tra le aspirazioni e il realismo. Facilitano l’allocazione delle life chances. In una società in cui le life chances sono distribuite in maniera diseguale, affrontano il problema di rinforzare tali disuguaglianze o ridurle”.

Come fanno, ad esempio, le start-up di Talents Venture che lavora con Università e Scuole sui temi dell’orientamento allo studio o Job Club, che sul territorio sviluppa un metodo che punta molto a livello territoriale sulla potenza del networking e la qualità delle relazioni.

Nell’era della conoscenza e dell’economia immateriale le capacità distintive dell’essere umano di sviluppare competenze generaliste e specialistiche utili nella ricerca dell’autorealizzazione si è sempre più consolidata.

L’orientamento deve diventare sempre di più un apprendimento intenzionale che supporta individui e gruppi a considerare e riconsiderare continuamente il lavoro, il tempo libero e la formazione personale alla luce di nuove informazioni ed esperienze da intraprendere.

Deve formare sempre di più alla costruzione di coscienza critica (e al riconoscimento delle fake news), al riconoscimento delle proprie vulnerabilità (ed educare al fallimento), mettere in dubbio ciò che è “normale” (e aprire alle diversità), incoraggiare le persone a lavorare insieme (cercando lavoro in team o superando le barriere di differenza generazionale) e preparare a lavorare su livelli diversi e, perché no, contemporaneamente a lavori diversi.

La grande sfida è rendere “phygital” anche l’orientamento al lavoro, affinché non sia solo ricezione di stimoli rapidi e frammentati tra stories dei social media, streaming e call to action digitali, ma anche relazione umana, crescita personale e scambio collaborativo tra persone. Giovani e meno giovani.

Affinché il senso di “libertà” data dall’euforia digitale e dalla potenza delle connessioni non diventi, come nel protagonista di “Kafka sulla spiaggia”, un rafforzamento del senso di solitudine e di smarrimento nel giovane job seeker:

Sono libero, mi dico. Chiudo gli occhi e per un po’ penso a questa mia nuova libertà. Ma non riesco a capire bene che cosa significhi il fatto che sono libero. Quello che capisco adesso è semplicemente che sono solo. Solo e in un paese che non conosco. Come un esploratore solitario che ha perso bussola e mappe. È questo che significa essere liberi? Non lo so, e allora rinuncio a pensarci” (Haruki Murakami).

Perché mettere in sicurezza il tuo sito è una priorità (anche se sei una PMI)

Viviamo in un mondo sempre più digitalizzato: quando acquistiamo, quando cerchiamo quello che ci serve, mentre studiamo o lavoriamo, interagiamo sempre più con il web e le sue specificità, senza renderci conto che disseminiamo – come piccoli Hansel e Gretel – briciole fatte di informazioni sensibili.

Interagire online, d’altronde, produce informazioni: e questo continuo lasciare tracce, incontrarsi, scambiarsi dati, attira l’attenzione di chi con il furto di quelle miriadi di frammenti informativi può arricchirsi.

Come? Vendendoli o sfruttandoli per scopi non trasparenti o scorretti: un commercio floridissimo in un mondo che è ormai a trazione digitale.

Dietro questi crimini (perché di questo si tratta) ci sono gli autori di attacchi informatici. Non si tratta solo di hacker o di semplici nerd, ma di professionisti esperti e con grandi competenze, lontani dall’immaginario collettivo che li ritrae come goffi ragazzotti chiusi nel buio della cameretta ad armeggiare con complicatissimi linguaggi di programmazione.

Alcuni, scrivendo codice, possono fare danni ad aziende e privati cittadini: vediamo come.

sicurezza-digitale

La “forma” degli attacchi informatici

Secondo il rapporto Clusit 2021, un documento molto utile per comprendere il fenomeno, gli attacchi informatici hanno registrato un’impennata notevole nel 2020: se raffrontata al 2019, parliamo di un 12% in più.

Ma come sono fatti, letteralmente, questi “attacchi”?

Il più famoso è del tipo conosciuto come “cybercrime”, letteralmente crimine informatico. In parole povere, sono tutte quelle azioni finalizzate a truffare e rubare, come usare le credenziali altrui per accedere ad aree riservate o il furto di identità. Nel 2020 sono stati il 9% in più rispetto al 2019 (e il trend è ovviamente ancora in crescita). 

Ci sono altre forme di attacco informatico: l’Hacktivism, lo spionaggio e le cosiddette cyber warfare, la guerra fra stati di cui tanto si è sentito parlare nei telegiornali.

Vittime dei cybercrime sono molto spesso le aziende, che vengono colpite nelle loro infrastrutture, come reti o siti istituzionali: non è un caso che con l’aumento dell’attività da remoto dovuta alla pandemia, moltissime imprese si siano dotate di protezioni più capillari.

Sempre nel rapporto Clusit si legge come la remotizzazione del lavoro abbia cambiato gli obiettivi dei criminali digitali: si è ridotto di circa il 18% il numero di attacchi informatici rivolti a infrastrutture digitali, ma questo non significa che la situazione sia migliorata.

Se le reti principali erano diventate più difficili da colpire, allora perché non attaccare gli end-point, ossia il singolo device del dipendente?

Proprio così: nell’ultimo anno ad aumentare sono state le azioni che hanno messo nel mirino non tanto le reti dell’azienda, i suoi server, le sue centrali, ma i computer singoli dei dipendenti.

Per capire il fenomeno: si calcola che il numero di infezioni su singoli PC personali sia praticamente raddoppiato nel 2020 rispetto al 2019, dato che da 45.000 infezioni siamo passate a 85.000.

Insomma, nessuno è immune dagli attacchi informatici, a maggior ragione quelle realtà che sul web ci sono arrivate da poco e ancora devono “entrare” nella mentalità di proteggersi.

5 semplici consigli per mettere in sicurezza il tuo blog su WordPress

Proteggersi, per vendersi meglio

Questa generale presa di coscienza si scontra con la realtà, dato che lo scenario italiano propone una situazione alquanto frammentata: circa un terzo degli esperti di sicurezza informatica in Italia ammette di non avere una strategia contro il crimine informatico, mentre il 43% dei professionisti ritiene di doverne mettere in cantiere una entro i prossimi 18 mesi. Proiezioni che non sono avulse dal mondo delle PMI, che a dispetto di quanto si crede possono essere facilmente oggetto di attacchi di questo genere.

In particolare, non si deve abbassare la guardia se si è aziende (piccole e grandi non importa) che operano con l’ausilio di strumenti che impiegano grandi database per funzionare, o che realizzano campagne di advertising online (raccogliendo così tanti dati di clienti e prospect): una buona protezione delle informazioni non è solo una tutela del segreto industriale a disposizione, ma anche una garanzia di serietà per i propri clienti.

C’è poi un risvolto non secondario, cioè che la sicurezza può diventare una leva promozionale: chi infatti ti garantisce una tutela dei dati ha sicuramente una marcia in più rispetto alla concorrenza. Un aspetto da non sottovalutare. 

Il problema è “come” lavorare per garantirla, la sicurezza. Per farlo bisogna partire dalle infrastrutture che ospitano le properties aziendali, dall’hosting alla tecnologia cloud, le quali devono essere performanti e assicurare qualità.

Capire come queste siano effettivamente efficienti non è complicato: sul mercato infatti è possibile reperire tool in grado di diagnosticare lo stato di salute di dette infrastrutture, evidenziando i punti di debolezza e indicando dove intervenire.

Uno dei più performanti presenti sul mercato è Marxec, un sistema di controllo altamente evoluto che lavora attraverso i principi di intelligenza artificiale.

La tecnologia dell'Intelligenza Artificiale avrà un ruolo sempre più prioritario, e registrerà un incremento del 20%

Sviluppato da Gmg Net, un’azienda tutta italiana operante nel campo della sicurezza digitale e affiliata alla Clusit (Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica), Marxec opera grazie a un algoritmo che permette di verificare se un sito, un portale eCommerce, una landing page siano sotto attacco informatico, identificando sin da subito se siano stati installati file dannosi o terze parti potenzialmente pericolose, ed evidenziando quali possano essere gli interventi da mettere in opera per risolvere ogni minaccia.

Marxec è insomma una sorta di guardiano silente che protegge e garantisce di individuare eventuali intromissioni, rintracciando in pochissimo tempo eventuali componenti malevoli che possono compromettere la sicurezza di un’infrastruttura digitale: ciò che serve per combattere nemici invisibili e sempre più agguerriti.

Con la venuta del New Normal, il digitale e l’analogico si intrecceranno sempre più, fondendosi: compito delle aziende sarà mettersi al riparo dai tanti malintenzionati che quotidianamente cercano di danneggiare le attività altrui, proteggendosi con strumenti adeguati. Come Marxec.

facebook social commerce

Social Commerce: Facebook annuncia Shops su WhatsApp e altre novità

Facebook ha annunciato nuovi modi per fare acquisti attraverso le proprie app, insieme a soluzioni per le aziende per personalizzare lo shopping con inserzioni e investimenti in tecnologie che daranno forma alle esperienze di shopping di domani.

L’annuncio delle nuove funzioni è arrivato dal CEO di Facebook in persona, Mark Zuckerberg, durante una Live Audio, e diffuso attraverso un post nella newsroom e in un blog post su Facebook for Business con tutti i relativi dettagli.

Il modo in cui le persone fanno acquisti è cambiato negli ultimi decenni: si è passati dal visitare i centri commerciali al fare acquisti online e, ora, a provare virtualmente gli occhiali da sole dal proprio divano.

Lo shopping fa parte da anni del DNA di Facebook, con brand del mondo retail che utilizzano annunci personalizzati per raggiungere i clienti. Lo scorso anno, quando il COVID-19 ha bloccato le attività economiche locali, Facebook ha accelerato il lancio di Shops per aiutare le imprese a vendere online.

Una tendenza, quella del social commerce, su cui l’azienda di Mark Zuckerberg punta perché crede fortemente che non sia un fenomeno temporaneo: un consumatore su tre, a livello globale, afferma di voler passare meno tempo in negozio anche dopo la fine della pandemia, e quasi tre quarti dichiarano di trarre ispirazione per lo shopping da Facebook, Instagram, Messenger o WhatsApp.

Facebook è quindi intenzionata a continuare a investire in Shops, rinunciando a richiedere commissioni alle aziende fino a giugno 2022.

LEGGI ANCHE: Compreremo su Facebook e Pinterest: il Social Commerce sta rivoluzionando lo shopping

shop su whatsapp

Shops disponibile per più persone

Secondo i dati diffusi dall’azienda di Palo Alto, oggi Shops può contare su oltre 300 milioni di visitatori mensili e più di 1,2 milioni di Shops attivi mensilmente, ma l’obiettivo è quello di rendere ancora più semplice per le persone scoprire prodotti e fare acquisti sul social media, attraverso due step già previsti:

  • permettere alle aziende di alcuni Paesi selezionati di mostrare il loro Shop su WhatsApp
  • a partire dagli Stati Uniti, consentire di portare i prodotti di Shops su Marketplace, aiutando i business a raggiungere oltre 1 miliardo di persone che a livello globale che visitano Marketplace ogni mese.

shops su marketplace

Particolare attenzione verrà data anche alla soddisfazione delle persone che acquistano online: ci sarà infatti un’implementazione delle recensioni dei prodotti negli Shops su Instagram e la visualizzazione di foto e video della community. L’idea è quella di aiutare le persone a prendere decisioni più consapevoli su cosa comprare e permettere alle aziende di ricevere feedback sul loro operato.

Personalizzare il percorso d’acquisto con le inserzioni

Anche le soluzioni pubblicitarie per Shops verranno personalizzate, in modo da fornire esperienze pubblicitarie uniche basate sulle preferenze di acquisto delle persone.

Ad esempio, Facebook sta testando la possibilità per le aziende di indirizzare i consumatori dove è più probabile, in base al loro comportamento di acquisto, che comprino qualcosa, come una selezione di prodotti a cui potrebbero essere interessanti in uno Shop o sul sito web di un’azienda.

La scelta sarà possibile grazie a strumenti già a disposizione delle aziende che le aiutano a trovare il pubblico giusto, come il Pubblico personalizzato e inserzioni con tag di prodotto, che consentono ai business di indirizzare le persone al loro Shop direttamente da un annuncio. Nel complesso, questo insieme di soluzioni personalizzate per le inserzioni in Shops può aiutare le aziende a portare i clienti dalla fase di scoperta a quella di acquisto.

Nuove tecnologie per potenziare il futuro dello shopping

Anche le tecnologie come la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale faranno la loro parte in questo cambiamento. Questo nuovo approccio all’acquisto sarà, con grande probabilità, il modo in cui faremo shopping in futuro.

Il gruppo di Facebook sta quindi investendo in tecnologie immersive come la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale, che saranno le fondamenta del modo in cui faremo acquisti online in futuro. Con i nuovi strumenti di scoperta visuale su Instagram, stiamo aiutando i consumatori a trovare nuovi prodotti, e con le esperienze di Realtà Aumentata stiamo aiutando le persone a visualizzare gli articoli prima dell’acquisto.

instagram visual search

Su Instagram, lo shopping inizia con la scoperta visiva. Ogni giorno le persone scorrono attraverso l’app fermandosi quando vedono dei contenuti che le ispirano, un momento che diventa un punto di partenza per il percorso di acquisto.

Quest’anno il social media inizierà a testare una nuova ricerca visuale alimentata dall’Intelligenza Artificiale. La ricerca visuale aiuta le persone a trovare prodotti simili tra loro semplicemente toccando l’immagine di un abito che gli piace. In futuro sarà possibile semplicemente scattare una foto per avviare una ricerca visuale.

instagram visual search

Anche se i negozi stanno riaprendo in molti paesi, due terzi delle persone che fanno acquisti online affermano che vorrebbero provare “virtualmente” i prodotti stando comodamente a casa propria.

Per aiutare i consumatori a valutare meglio la vestibilità di un prodotto prima dell’acquisto, le app di casa Facebook stanno rendendo più facile per i brand creare esperienze di prova con la Realtà Aumentata in Shops attraverso nuove integrazioni API con Modiface e Perfect Corp e stanno anche introducendo nuovi strumenti per aiutare i brand a includere cataloghi di prodotti in Realtà Aumentata nelle inserzioni, per mostrare automaticamente prodotti rilevanti per le persone, in base ai loro interessi.

 

gaming eSports

eSport e Gaming crescono su Twitter: ecco tutti i dati anche in Italia

Nel 2020, per la prima volta nella storia di Twitter, sono stati pubblicati più di 2 miliardi di Tweet a tema gaming, e la conversazione non si è interrotta nel 2021.

Tra le leghe eSports come la Call of Duty League e il VALORANT Champions Tour, agli eventi di gioco globali come l’E3 e il Summer Game Fest, c’è stato un aumento del 18% dei Tweet sul gaming rispetto all’anno precedente.

I giocatori di tutto il mondo si ritrovano su Twitter per discutere di tutti gli ultimi avvenimenti e tendenze.

Dagli annunci di nuovi giochi, alle note sulle patch, ai momenti salienti dei principali eventi sportivi, alle scommesse su tatuaggi rischiosi, tutto avviene qui.

I dati su leghe, nazioni e team

Qui di seguito diamo uno sguardo ai paesi che hanno twittato più spesso sul gaming nel 2021 finora, fornito direttamente dal blog di Twitter.

twitter analisi gaming eSpor

Le 10 nazioni che finora hanno pubblicato più Tweet sul gaming nel 2021:

  1. Giappone
  2. Stati Uniti
  3. Corea del Sud
  4. Brasile
  5. Thailandia
  6. Filippine
  7. India
  8. Regno Unito
  9. Francia
  10. Spagna

Mentre stiamo iniziando a vedere il ritorno degli eventi sportivi dal vivo, grazie al boom dell’online gaming l’industria degli eSports non si è mai fermata durante la pandemia, con molte leghe che sono cresciute dall’inizio dell’anno.

LEGGI ANCHE: eSports e Gaming nel 2021: trend e aziende chiave del settore

Twitter continuerà a monitorare la conversazione per misurare l’impatto degli eventi eSports dal vivo, quando questi torneranno nella seconda metà dell’anno. Per il momento, ecco alcune evidenze emerse dalle conversazioni a tema esports su Twitter in questi primi mesi del 2021.

Le leghe di eSports più chiacchierate a livello globale nel 2021:

  1. CBLOL (@CBLOL)
  2. Call of Duty League (@CODLeague)
  3. Overwatch League (@Overwatch League)
  4. VALORANT Champions Tour (@VALORANTEsports)
  5. League of Legends European Championships (@LEC)

CBLOL: i team di cui si è parlato di più nella lega

  1. LOUD esports (@LOUDgg)
  2. paiN Gaming (@paiNGamingBR)
  3. Flamengo Esports (@flaesports)
  4. Furia (@FURIA)
  5. INTZ (@INTZ)

Call of Duty League: i team di cui si è parlato di più nella lega

  1. OpTic Chicago (@OpTicChi)
  2. Atlanta FaZe (@ATLFaZe)
  3. NY Subliners (@subliners)
  4. Dallas Empire (@DallasEmpire)
  5. Toronto Ultra (@TorontoUltra)

Overwatch League: i team di cui si è parlato di più nella lega

  1. Dallas Fuel (@DallasFuel)
  2. SF Shock (@SFShock)
  3. Washington Justice (@WashJustice)
  4. Shanghai Dragons (@ShanghaiDragons)
  5. Florida Mayhem (@FLMayhem)

VALORANT Champions Tour: i team più chiacchierati

  1. Sentinels (@sentinels)
  2. Crazy Raccoon (@crazyraccoon406)
  3. FNATIC (@FNATIC)
  4. Version1 (@version1gg)
  5. Team Liquid (@liquidvalorant)

League of Legends European Championship: i team più chiacchierati

  1. G2 Esports (@g2esports)
  2. MAD Lions (@madlions_lolen)
  3. FNATIC (@FNATIC)
  4. Rogue (@rogue)
  5. Schalke 04 Esports (@s04esports)

I giocatori di esports più chiacchierati a livello globale nei primi mesi del 2021:

  1. Mongraal (@Mongraal)
  2. Benjyfishy (@benjyfishy)
  3. Bugha (@Bugha)
  4. FalleN (@FalleNCS)
  5. Scump (@scump)
  6. mitr0 (@mitr0)
  7. TenZ (@TenZOfficial)
  8. Zayt (@zayt)
  9. Rekkles (@RekklesLoL)
  10. Clayster (@Clayster)

I team di esports più chiacchierati a livello globale nei primi mesi del 2021:

  1. LOUD esports (@LOUDgg)
  2. paiN Gaming (@paiNGamingBR)
  3. FaZe Clan (@fazeclan)
  4. G2 Esports (@G2esports)
  5. Furia (@FURIA)
  6. Flamengo Esports (@flaesports)
  7. Team Liquid (@TeamLiquid)
  8. Fnatic (@fnatic)
  9. T1 (@T1)
  10. Cloud9 (@Cloud9)

LEGGI ANCHE: eSport Marketing: 5 cose da sapere prima di iniziare

Il 2020 è stato sicuramente l’anno di Animal Crossing: New Horizons, ma quest’anno c’è un nuovo gioco che è sulla bocca di tutti: Genshin Impact. Qui di seguito la classifica dei videogiochi più twittati nel 2021 fino ad oggi.

I videogiochi più twittati a livello globale nel 2021 fino ad oggi:

  1. Genshin Impact
  2. Apex Legends
  3. Ensemble Stars!
  4. Final Fantasy
  5. Animal Crossing
  6. Knives Out
  7. Fortnite
  8. Monster Hunter
  9. Fate/Grand Order
  10. Minecraft

Tra i fenomeni osservati grazie alle analisi delle conversazioni su Twitter c’è anche il fatto che quest’anno stanno emergendo delle nuove personalità nel mondo gaming, insieme al ritorno alla ribalta di alcune figure già precedentemente affermate. Qui di seguito la classifica delle personalità legate al gaming più chiacchierate nel 2021 fino ad oggi.

twitter analisi gaming eSport

Le personalità legate al gaming più chiacchierate nel 2021 fino ad oggi:

  1. Colon (@Colon56N)
  2. Quackity (@Quackity)
  3. Ibai (@IbaiLlanos)
  4. Corpse Husband (@Corpse_Husband)
  5. GeorgeNotFound (@GeorgeNotFound)
  6. Dream (@Dream)
  7. Valkyrae (@Valkyrae)
  8. Technoblade (@Technothepig)
  9. El Rubius (@Rubiu5)
  10. Kiyo (@kiyo_saiore)

E3 ha fatto il suo ritorno quest’anno, in un formato completamente digitale andato in onda tra il 12 e il 15 giugno. Le conversazioni relative all’evento hanno dominato Twitter, con 26 su 30 Trend globali legati ad E3 in unico momento durante i quattro giorni dell’iniziativa.

Qui di seguito alcuni insights su #E32021.

Il video che ha totalizzato più visualizzazioni durante l’E3 di quest’anno:

I titoli più chiacchierati durante E3:

The Legend of Zelda: Breath of the Wild Sequel
Elden Ring
Battlefield 2042
Halo Infinite
Forza Horizon 5

Twitter Spaces è una funzionalità molto recente, ma la comunità dei gamer a livello globale la sta già usando dando vita a conversazioni audio molto interessanti.
Qui di seguito la top-5 degli Spaces più ascoltati ospitati dai content creator del gaming:

twitter analisi gaming eSpor

  1. Ranboo (@Ranboosaysstuff) – Secondo Spaces più ascoltato in assoluto su Twitter dal lancio della nuova funzione
  2. Tubbolive (@TubboLive)
  3. Alpharad (@Alpharad)
  4. BadboyHalo (@BadBoyHalo)
  5. Class (@Class)

I dati sul gaming in Italia

Qui di seguito le classifiche relative al gaming in Italia nei primi mesi del 2021 fino ad oggi.

I videogiochi più chiacchierati in Italia:

  1. Genshin Impact
  2. Final Fantasy
  3. Animal Crossing: New Horizons
  4. FIFA
  5. Resident Evil Village
  6. League of Legends
  7. Super Mario
  8. The Legend of Zelda
  9. Call of Duty
  10. Fortnite

I team di esport più chiacchierati in Italia:

  1. G2 Esports
  2. FNATIC
  3. T1
  4. FaZe Clan
  5. Cloud9
  6. Rogue
  7. Schalke 04 Esports
  8. Astralis
  9. TSM FTX
  10. MAD Lions

#Tech4Pride: i big del tech sostengono i diritti della comunità LGBTQA+

Mentre l’onda Pride torna a colorare l’estate italiana, eBay, Facebook, Google, Spotify e TikTok scendono in campo, per la prima volta insieme, per sostenere la comunità LGBTQA+ e celebrare la Milano Pride Week con la bandiera #Tech4Pride.

A partire dalle 22:00 di mercoledì 23 giugno e per tutta la settimana del Pride le cinque società, unite a sostegno dei diritti LGBTQA+ e con il Patrocinio del Comune di Milano, illumineranno dei colori dell’arcobaleno lo storico palazzo sede del Comune

Un’illuminazione fisica, ma soprattutto metaforica, che vuole accendere i riflettori sull’importanza di sostenere un luogo sicuro per ragazze e ragazzi respinti dalle loro famiglie dopo aver fatto coming out. L’iniziativa congiunta, infatti, va a sostegno di Casa Arcobaleno,  una Casa per i ragazzi discriminati per il loro orientamento sessuale e identità di genere. Il progetto di Casa Arcobaleno è integrato con il Rainbow desk, ovvero lo sportello di filtro per l’accesso alla Casa, aiuto e orientamento. Il servizio è stato affidato con procedura ad evidenza pubblica e con coprogettazione a Spazio Aperto Servizi e Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione, ed è attivo dal 2019. 

pride, diversity management

LEGGI ANCHE: Pride Month: come i brand stanno avvicinando le community LGBTQ+

Casa Arcobaleno è un luogo che accoglie i giovani discriminati dalle famiglie di origine per il loro orientamento sessuale, l’identità di genere o per il percorso di transizione avviato. E’ un ambiente protetto per tutti coloro che dopo il coming out si ritrovano senza una casa e senza una famiglia. Offre un posto sicuro dove sentirsi accolti per realizzare il proprio progetto di vita, seguendo i propri desideri.

Sono felice che anche quest’anno Palazzo Marino torni a illuminarsi dei colori dell’arcobaleno e che, per la prima volta, lo faccia per quattro sere, dal 23 al 26 giugno. Ringrazio eBay, Facebook, Google, Spotify e TikTok per aver deciso di sponsorizzare questa iniziativa e per supportarci nella promozione delle attività di Casa Arcobaleno. Ancora troppo spesso le cronache ci raccontano di casi di discriminazione sessuale e di genere. Per questo motivo, nella battaglia a sostegno dei diritti LGBTQA+, per Milano è importante poter contare sui nuovi luoghi sociali digitali frequentati soprattutto dai ragazzi: insieme possiamo fare la differenza nella promozione dei diritti e nella diffusione della cultura della condivisione, della solidarietà e della tolleranza.

Ha commentato il Sindaco di Milano Giuseppe Sala.

Milano Pride Week

Il supporto a Casa Arcobaleno va oltre l’illuminazione di Palazzo Marino: ciascuna delle cinque aziende aiuterà infatti Casa Arcobaleno a portare avanti la propria missione, con l’obiettivo di farsi conoscere ancora di più, sensibilizzare il maggior numero di persone e raccogliere fondi a sostegno della struttura.

Oltre a essere il promotore dell’iniziativa Tech for Pride, Google continuerà – sulla scia della collaborazione già avviata nel 2020 – a supportare gli ospiti di Casa Arcobaleno nel percorso di acquisizione di competenze utili per un efficace inserimento nel mondo del lavoro, attraverso un programma di formazione personalizzato e multidisciplinare. 

LEGGI ANCHE: 9 idee per riutilizzare i contenuti e riproporli come nuovi

Facebook avvierà, invece, un’attività di formazione per aiutare Casa Arcobaleno a far crescere la propria presenza online e a raggiungere il maggior numero di persone sfruttando nuove piattaforme, come Instagram.

eBay metterà a disposizione il marketplace e attiverà la propria community nella campagna “Non tenertelo per te” (#TogetherInvincible): una serie di influencer, tra cui alcuni esponenti della comunità LGBTQA+, metteranno all’asta su eBay.it oggetti il cui ricavato sarà interamente devoluto a favore di Casa Arcobaleno, per sostenere economicamente le iniziative dell’Associazione. Qui il link per partecipare all’asta.

Spotify offrirà spazi di visibilità sulla propria piattaforma, aiutando così Casa Arcobaleno a far conoscere la propria causa a milioni di ascoltatori e a raccogliere nuovi sostenitori intorno ad essa.

L’evento davanti a Palazzo Marino sarà protagonista di una LIVE su TikTok, la popolare app di video sharing, alle ore 21:30 di mercoledì 23 giugno. Protagonisti della LIVE il creator @damn.tee e il team di Casa Arcobaleno, che presenterà il proprio progetto all’interno del ricco palinsesto del #ForYourPride che durante tutto il mese di giugno ha accompagnato la community di TikTok. 

mauro rubin

Migliorare il business con la Realtà Aumentata, ecco come si fa

JoinPad è una delle società di Realtà Aumentata più avanzate nel settore industriale, e nel 2011 ha presentato, per la prima volta al mondo, una soluzione indossabile AR per il campo della manutenzione.

Il CEO dell’azienda, Mauro Rubin, è stato uno degli speaker di N-Conference, il Visionary Business Event di Ninja che ha celebrato le Unbreakable Companies, aziende e persone capaci di sopravvivere alla crisi grazie alla voglia di innovare e guardare oltre le difficoltà.

Al centro dell’evento sono state quelle realtà in grado di reinventarsi, esplorando nuovi modi di stare sul mercato. Ma è stata anche l’occasione di conoscere e imparare da chi è in grado di trasformare gli ostacoli in opportunità e agire fuori dagli schemi per dominare il futuro.

>> Iscriviti al canale Unbreakable Tour per seguire tutte le tappe del viaggio alla scoperta delle aziende indistruttibili <<

L’attività principale di JoinPad è la creazione di applicazioni che permettono il riconoscimento dell’ambiente e l’erogazione di informazioni contestuali a quel particolare ambiente, ma la sua è una visione privilegiata su tutto l’ecosistema: l’azienda ha infatti anche una filiale in Cina e la realtà che ha modo di osservare e durante i suoi viaggi di lavoro è ben distante da quella che vediamo tutti i giorni e che ci immaginiamo.

Ad esempio, ci sono aziende dove la Industry 4.0 è ormai il passato ed esistono smart factories dove gli unici esseri umani sono i manutentori, tutto il resto è delegato a robot.

Pensate che fino a 20 anni fa, non esistevano i supermercati in Cina. Oggi, Alibaba è una delle realtà globali che fattura più di un trilione di dollari. Un’intera generazione di figli di agricoltori e pescatori è diventata una popolazione di ingegneri, una middle class che spende e può investire su una tecnologia a basso costo che noi non abbiamo ancora adottato“.

Mauro Rubin - applicazioni di Realtà Aumentata

LEGGI ANCHE: Come l’intelligenza artificiale può guidare il cambiamento della società

Come la Realtà Aumentata entrerà in diversi business

La porta di accesso privilegiata per l’ingresso dell’intelligenza artificiale nelle nostre aziende è rappresentata dai device tecnologici che ci permettono di interagire con un ambiente circostante distante anche migliaia di chilometri.

Attraverso l’utilizzo di due diversi modelli di smart glasses, Mauro ci ha mostrato una piccola parte delle grandissime potenzialità di questa tecnologia.

Immaginate di essere al lavoro e di dover risolvere una problematica su una catena di montaggio, o magari dover riparare un macchinario“, dice Mauro “e che l’unica persona in grado di farlo sia anni luce lontano da voi. Avete due opzioni: o utilizzare una delle nostre applicazioni, una sorta di assistente virtuale che, attraverso gli smart glasses riconosce la macchina ed è in grado di guidarvi passo passo nella soluzione del problema. L’alternativa, è essere in contatto in tempo reale con il tecnico a distanza che, visualizzando il vostro campo visivo, possa fornirvi tutte le informazioni“.

Ma le frontiere della Realtà Aumentata sono moltissime, basti pensare alle applicazioni di customer care, che possono permettere agli operatori di intervenire in tempo reale sulle problematiche dei consumatori grazie a una tecnologia oggi facilmente erogabile, proprio come gli smart glasses.

Grazie a uno di questi strumenti, JoinPad ha fornito assistenza gratuita a Wuhan durante la prima ondata della pandemia. Perché la forza della Realtà Aumentata sta anche nel rendere l’Intelligenza Artificiale un supporto alle operazioni degli esseri umani, affinché questi possano dedicarsi all’aspetto creativo.

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