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  • Podcast e Social Media: come cercano lavoro le nuove generazioni

    Piccola guida galattica tra canali nuovi e old fashioned

    24 Giugno 2021

    L’orientamento, questo sconosciuto. O meglio: non troppo riconosciuto. Nel mondo del lavoro, troppo spesso si è confuso (e si continua tuttora a confondere) con l’adattamento. Quest’ultimo è, in realtà, una strategia di sopravvivenza degli esseri viventi che viene espressa nei contesti naturali, mentre l’orientamento dovrebbe riguardare il processo che il soggetto che lo desidera deve svolgere per diventare consapevole della propria posizione rispetto a un punto fisso (nel caso dello spazio geografico il sole e i punti cardinali). Mai come in questo periodo storico le persone, e soprattutto i più giovani, hanno bisogno e devono necessariamente orientarsi per conferire senso alla propria esistenza in un mondo complesso, privo di confini e al contempo denso di opportunità e stimoli differenti. Un’indagine (pre-pandemia) di Studenti.it raccontava quanto fosse indispensabile l’orientamento per i giovanissimi: non solo come supporto educativo alla crescita individuale e professionale, ma soprattutto perché oltre il 60% dei 12.000 intervistati dichiarava di non averlo ricevuto o di non esserne per nulla soddisfatti. Gli investimenti nelle cosiddette “politiche attive” per il lavoro negli ultimi tempi sono stati messi in ombra dall’enfasi sulle politiche “passive” e da alcuni approcci più assistenzialistici del welfare state. L’orientamento invece dovrebbe essere la chiave di volta per supportare una congiuntura economica che si dimostra sicuramente difficile. Perché orientamento al lavoro non significa necessariamente “adattamento al datore di lavoro”. La pandemia è stata un’occasione, anche se in certi casi frustrante, infatti, di trasformare alcune insoddisfazioni in cambiamenti, e le nuove tendenze sulle nuove generazioni raccontano la voglia di distaccarsi dal lavoro come è inteso in senso tradizionale. Sono tantissimi i giovani che decidono di abbandonare dei lavori stabili per avviare nuove attività. LEGGI ANCHE: Yolo Economy e il coraggio di cambiare lavoro Ma come fanno allora le nuove generazioni a raccogliere le informazioni utili per destreggiarsi nel labirinto della ricerca attiva di lavoro? Se gli strumenti istituzionali non sono sufficienti, la ricerca autonoma diventa favorita, sebbene possa implicare alcuni errori di metodo. Sempre secondo la stessa ricerca, il criterio che solitamente guida la scelta del percorso accademico, ad esempio, è la scelta “di pancia” per il 49% degli intervistati; con il 19%, vengono le richieste del mondo del lavoro, per l’8% degli intervistati conta la sede dell’Ateneo mentre il 5% si affida ai consigli di parenti e amici. Quali sono i canali con cui in Italia si trova più facilmente lavoro? Un rapporto Inapp di qualche anno fa (2016) indicava che il , il 33,1% dei job seeker trova un lavoro puntando sul networking a partire dagli amici, dai parenti e dai conoscenti, un quinto (20,4%) riesce inviando un’auto-candidatura. Secondo questa indagine le agenzie del lavoro sono efficaci solo per un 5,6% dei lavoratori, probabilmente perché utilizzate solo da aziende medio-grandi che rappresentano solo una piccola fetta del mercato. Non dimentichiamo che più dell’80% delle imprese in Italia sono piccole o micro-imprese con meno di 10 dipendenti. Gli annunci di lavoro, che sono stati forse lo strumento delle generazioni del passato (e che forse sono tramandati culturalmente come mezzo di ricerca di padre/madre in figlio) riescono a permettere il match a solamente il 2,6% dei disoccupati, nonostante la stragrande maggioranza dei job seeker “applica” alle opportunità aperte. Secondo un rapporto ANPAL che analizza dati dello stesso periodo, il canale informale (richieste a parenti, amici e conoscenti) si conferma come la principale strategia di ricerca di un lavoro, con percentuali medie di utilizzo, negli ultimi 10 anni, superiori all’80%. La consultazione di annunci su giornali e riviste è stata, invece, definitivamente scalzata dalla diffusione dell’utilizzo di internet. Infatti, il suo utilizzo è cresciuto di ben oltre 20 punti percentuali, attestandosi, nell’ultimo anno, al 60%. Anche per l’Employer Brand Research 2021 di Randstad, nella ricerca di un nuovo lavoro il canale privilegiato resta quello dei contatti personali: il passaparola è stato indicato dal 32% del campione come il metodo migliore per trovare un nuovo lavoro. I datori di lavoro che cercano personale, infatti, attingono molto spesso a risorse con referenze fidate (anche perché non dispongono di una funzione HR o il budget per investire su altre tipologie di intermediazione). Come emerge dalla ricerca, nel 52% dei casi i candidati cercherebbero prima di tutto il sito web dell’azienda, e i relativi social media, per raccogliere informazioni sul potenziale datore di lavoro. Questi spazi virtuali rimangono, perciò, la fonte di informazione principale per approfondire la conoscenza di una determinata organizzazione e, di conseguenza, arrivare preparati ad un eventuale colloquio di lavoro. colloquio di lavoro Già dalle analisi di Adecco del 2019 (Work Trend Study) i social media come strumento utilizzato dai job seeker crescevano di anno, in anno, con la prevalenza naturale di Linkedin (circa il 60% del campione), ma in buona compagnia di Facebook (intorno al 30%), Instagram (10%) e Twitter (4%). Negli ultimi due anni, però, lo scenario digitale si è trasformato molto e l’affermazione di nuovi social network, esplosi ancora di più durante la pandemia, sta modificando notevolmente anche le opportunità di ricerca e conoscenza del mondo del lavoro, anche se al contempo rischia di confondere ancora di più le idee.

    Instagram, Tik Tok e le frontiere digitali dei job tips

    Essere in grado di rafforzare e qualificare la propria rete di conoscenze si conferma comunque un valore aggiunto, potenziato enormemente dall’effetto moltiplicatore dei social network. Linkedin e gli altri social media, sempre più in crescita, consentono di veicolare informazioni, consigli, tips&tricks che anche a solo cinque o sei anni fa non erano così disponibili alla grande maggioranza dei giovani job seekers. Tra gli effetti del periodo dei lockdown, c’è stata la proliferazione di tantissime pagine e profili di professionisti che si sono dedicati a raccontare il lavoro e il mondo del business, a suggerire contenuti e temi propri dell’orientamento al lavoro e del mondo della selezione in azienda. Linkedin rimane il principale social dedicato al mondo del lavoro, ma sono sempre di più le evoluzioni di questi temi sulle piattaforme più frequentate dalle nuove generazioni. LinkedIn conta 18,6 milioni di utenti in Italia (il 57% sono uomini e il 43% donne) e più della metà ha ricevuto un’istruzione. L’età media degli utenti Linkedin però si concentra principalmente fra i 25 e i 34 anni e per i più giovani l’esperienza del social network professionale continua ad essere meno attiva rispetto alle fasce di età di junior professional. Quali sono allora le pagine da seguire? In questa gemmazione continua di account che raccontano di crescita personale, lavoro, selezione e scelte universitarie provo a dare la mia personalissima (e non esaustiva) lista. In primis sono le pagine Instagram quelle in cui alcuni professionisti si sono cimentati nell’ultimo periodo a dedicarsi sul piano personale a trasmettere le loro conoscenze sui processi di recruiting e sull’orientamento al lavoro, mettendosi a disposizione delle community di giovani follower che continuamente interagiscono e chiedono lumi sul mondo del lavoro. Ecco una loro “short list”, partendo dai profili che spiegano i processi e i trucchi della selezione in azienda:
    • Fabiana Andreani (@fabiana.manager), professionista d’azienda specializzata nell’orientamento di giovani, oramai vera influencer da +100K follower che senza sosta pubblica storie e video per consigliare sulle scelte di carriera
    • Gaia Alaimo, che con la sua @yourmillennialmentor (10K followers) che supporta la community di ragazze e ragazzi attraverso il career coaching ed esperienze di mentoring tra Millennials e ZedGen
    • Sara Gigliotti, recruiter d’azienda, che sul suo profilo personale @human.recruiter (10K followers) attrae e consiglia i giovani con i segreti del mestiere HR, raccontando le peripezie e il POV aziendale delle selezioni
    • Sonia Gentile, psicologa e manager delle risorse umane in azienda, sulla pagina personale @sonia_careetips (+5K followers) si dedica a supportare la ricerca del lavoro dei più giovani anche attraverso strumenti e consigli per valutarsi e affrontare i momenti della selezione con tips&tricks di taglio psicologico
    • Martina Torri, anch’essa psicologa ed HR in azienda su @lapsicologaconlevans (+3K followers) si è data la missione di aiutare chi, come lei pochi anni prima, si trova in una fase di transizione dallo studio al lavoro
    • Sabrina Grazini, consulente del lavoro, che su @sabrine_graz (+4K followers) spiega con grande semplicità i cavilli amministrativi e le norme che riguardano la retribuzione sul posto di lavoro
    • Daniele Vezza, creator digitale, docente universitario e professionista d’azienda, su @danibisnes (+14K followers) diffonde consigli sul mondo del lavoro nelle organizzazioni e sui processi di selezione.
    • Gioia Novena, Linkedin Top Voice 2021 e sua sorella Guenda, attraverso la community @nextopp_official (3K followers), molto attiva su Linkedin, si impegnano a far migliorare lo sviluppo delle soft skills e del personal branding per la crescita professionale.
    Da seguire su IG anche le pagine che riescono ad orientare nel mondo del lavoro attraverso lo storytelling delle professioni e dei mestieri. “Conosci il professionista che vuoi diventare” è in qualche modo il mantra che aiuta, attraverso interviste, dirette e coinvolgimenti social, tanti professionisti, aziendali e non, nelle pagine di:
    • @talkinpills (+30K followers), fondata da Carolina Sansoni e Ludovica Tofanelli, che fornisce quotidianamente pillole di conoscenza del mondo lavorativo, con la maestria delle competenze di digital marketing;
    • @justknock (+10K followers) di Marianna Poletti che come start-up da diversi anni mette in collegamento giovani e aziende attraverso il blind recruiting e le call for ideas;
    • @truemillennials (10K followers) di Marco Aiuto che attraverso l’ascolto di junior professionals già all’interno delle aziende ispirano e preparano alla carriera i giovani seguaci della community;
    • @smartfutureacademy (+2,5 K followers), organizzazione no-profit che si rivolge a studenti di scuola e giovani e che organizza eventi virtuali e dal vivo per orientare alle professioni su tutto il territorio nazionale.
    Oltre Instagram, i nuovi confini tracciati da Tik Tok nell’interazione con le nuovissime generazioni ha portato allo sviluppo di TikTokers che si dedicano a consigliare e orientare per la carriera e le scelte personali di centinaia di migliaia di ZedGen. Oltre a Fabiana Andreani e Gaia Alaimo, già citate precedentemente, e delle altre pagine che ritrovate quasi tutte anche su TikTok, vale la pena fare un giro tra gli account della life coach Angela Papi @angela_papi (+250K follower), Maria Grazia Balducchi, consulente HR (@risorse_umane, +11K follower), Elena Davanzo (@fashionel, +15K follower) per l’interesse specifico di carriera nella moda. Non ho evidenza ancora di streamers italiani che siano riusciti a sviluppare con successo un canale Twitch dedicato a orientare i giovani attraverso video IRL (magari nella categoria “Just Chatting”) che permette agli spettatori di interagire direttamente, a differenza di quanto avviene sugli altri social, dando la possibilità di rispondere in diretta alle domande dei fan. giovani che cercano lavoro

    Podcasting e orientamento: imparare a cercare lavoro con l’ascolto

    I recenti sviluppi del tema dell’audio a partire da ClubHouse (e tutte gli altri sviluppi di questi mesi, da dagli Spaces di Twitter, al potenziamento delle chat vocali di Telegram, alle room dedicate all’interazione vocale di Facebook e Slack) alle ultime news relative alle stanze audio di Linkedin, possono far tenere in considerazione altri canali di orientamento e job tips che possono essere seguiti per tenersi informati o cogliere spunti per le proprie scelte professionali e di carriera. LEGGI ANCHE: LinkedIn crea la sua ClubHouse: a breve le stanze audio Su ClubHouse, tra le room in italiano da seguire segnaliamo quelle di HR Italia Club (www.clubhouse.com/club/hr-italia), frequentate per lo più da HR Manager ed esperti di risorse umane che in alcuni appuntamenti dedicati forniscono consigli utili e “backstage” del mondo HR ai job seeker partecipanti. Proseguendo nel mondo dell’audio, l’ascesa continua del podcasting e l’incremento esponenziali di ascolti degli ultimi anni ha permesso la nascita di serie dedicate all’orientamento al lavoro da gustare su Spotify e su tutte le altre piattaforme di ascolto. Cito i primi esperimenti di orientamento e tip&tricks sulla carriera professionale che puntano sull’ascolto come modalità per raggiungere più intimamente cuore e mente degli ascoltatori in cerca di un’occupazione:
    • Job Busters” il podcast firmato Adecco condotto dalla content creator YouTube Federica Mutti che intervista diversi professionisti per sfatare i falsi miti sul mondo del lavoro;
    • Beyond Business Podcast che racconta i dietro le quinte delle storie formative e professionali di ospiti provenienti dal mondo del lavoro e offre agli ascoltatori nuovi punti di vista per fornire strumenti utili e far trovare “la propria strada nella vita”;
    • Il Suono del Lavoro”, la serie di That’s Y che raccoglie decine e decine di voci di HR Manager, HR Director e Recruiter di grandi aziende multinazionali che offrono i loro spunti di incoraggiamento e qualche segreto per affrontare al meglio il percorso di avvicinamento dei giovani alle aziende.
    LEGGI ANCHE: Come cambia il mondo del lavoro: la nuova frontiera dell’orientamento è il podcast

    I metodi tradizionali e il “phygital” career guidance

    Non mancano dunque le opportunità per informarsi sul mondo del lavoro e sui processi che caratterizzano la selezione in azienda. La spinta del digitale, da Linkedin in poi, ha permesso di avvicinare molto più facilmente i protagonisti del mondo del lavoro nelle organizzazioni ai giovani, in alcuni casi senza interagire con le Università e gli altri player di intermediazione. Un conto è però la selezione vera e propria, un conto è l’orientamento utilizzato sempre di più anche dai brand come contenuto di attrattività e di awareness. Sta di fatto che il mondo del lavoro sta subendo un’ulteriore trasformazione e un momento delicato dal punto di vista occupazionale, e la moltiplicazione delle informazioni su tanti canali, rischia di aumentare per certi versi la complessità e il filtraggio delle informazioni utili per il singolo job seeker. Giovani, in cerca di prime occupazioni, che meditano però anche percorsi alternativi a quelli standardizzati che offrono le grandi organizzazioni. LEGGI ANCHE: Largo al lavoro liquido: è finita l’era dei percorsi lavorativi lineari Vanno quindi sostenute anche tutte le occasioni reali di incontro e avvicinamento al mondo del lavoro. Soprattutto quelle in grado di sostenere le persone ad affrontare e gestire i cambiamenti, che rendono gli individui autonomi nelle scelte di orientamento, che sviluppano e fanno scoprire concretamente le risorse delle persone e che sono consapevoli che la grande difficoltà è sempre quella di coniugare le progettualità personali alle esigenze, più o meno chiare, del mondo del lavoro. Perché, come dice Tony Watts, Professore di Career Development alla Derby University,Istruzione e l’orientamento professionale fanno parte di un processo profondamente politico. Funzionano da interfaccia tra l’individuo e la società, tra sé stessi e le opportunità, tra le aspirazioni e il realismo. Facilitano l’allocazione delle life chances. In una società in cui le life chances sono distribuite in maniera diseguale, affrontano il problema di rinforzare tali disuguaglianze o ridurle”. Come fanno, ad esempio, le start-up di Talents Venture che lavora con Università e Scuole sui temi dell’orientamento allo studio o Job Club, che sul territorio sviluppa un metodo che punta molto a livello territoriale sulla potenza del networking e la qualità delle relazioni. Nell’era della conoscenza e dell’economia immateriale le capacità distintive dell’essere umano di sviluppare competenze generaliste e specialistiche utili nella ricerca dell’autorealizzazione si è sempre più consolidata. L’orientamento deve diventare sempre di più un apprendimento intenzionale che supporta individui e gruppi a considerare e riconsiderare continuamente il lavoro, il tempo libero e la formazione personale alla luce di nuove informazioni ed esperienze da intraprendere. Deve formare sempre di più alla costruzione di coscienza critica (e al riconoscimento delle fake news), al riconoscimento delle proprie vulnerabilità (ed educare al fallimento), mettere in dubbio ciò che è “normale” (e aprire alle diversità), incoraggiare le persone a lavorare insieme (cercando lavoro in team o superando le barriere di differenza generazionale) e preparare a lavorare su livelli diversi e, perché no, contemporaneamente a lavori diversi. La grande sfida è rendere “phygital” anche l’orientamento al lavoro, affinché non sia solo ricezione di stimoli rapidi e frammentati tra stories dei social media, streaming e call to action digitali, ma anche relazione umana, crescita personale e scambio collaborativo tra persone. Giovani e meno giovani. Affinché il senso di “libertà” data dall’euforia digitale e dalla potenza delle connessioni non diventi, come nel protagonista di “Kafka sulla spiaggia”, un rafforzamento del senso di solitudine e di smarrimento nel giovane job seeker: “Sono libero, mi dico. Chiudo gli occhi e per un po’ penso a questa mia nuova libertà. Ma non riesco a capire bene che cosa significhi il fatto che sono libero. Quello che capisco adesso è semplicemente che sono solo. Solo e in un paese che non conosco. Come un esploratore solitario che ha perso bussola e mappe. È questo che significa essere liberi? Non lo so, e allora rinuncio a pensarci” (Haruki Murakami).