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rose nel muro

Il ruolo dei media durante gli ultimi attacchi terroristici di Vienna

  • Il ruolo dei media nel terrorismo è indubbiamente di fondamentale importanza. Gli esperti suggeriscono di evitare la divulgazione di materiale amatoriale sui social
  • I motivi che ci dovrebbero spingere ad adottare un utilizzo consapevole dei (social) media
  • Grandi aziende viennesi hanno fermato temporaneamente le loro campagne pubblicitarie sui quotidiani che durante l’attacco terroristico non hanno rispettato il codice etico dei giornalisti

 

Lunedì 2 novembre , alla vigilia di un nuovo lockdown in Austria, il cuore di Vienna è stato attaccato. Attaccato con brutalità a colpi d’arma da fuoco. Il triste susseguirsi degli avvenimenti è stato riportato dalla stampa nazionale ed internazionale. Così abbiamo analizzato, da vicino, il ruolo dei media nel terrorismo e cosa possono fare giornalisti, aziende e cittadini per contrastare l’obiettivo dei terroristi: diffondere la paura, divulgare l’odio e dividere la popolazione.

Munizioni e media: le armi dei terroristi

La divulgazione della paura e dell’odio viene indubbiamente portata a compimento con gli attacchi stessi, ma in tal senso non è da sottovalutare il ruolo dei media. La Polizia di Vienna, la sera dell’attentato, ha immediatamente sollecitato la popolazione sui social a non postare video o foto del crimine, ma di caricare il materiale direttamente sulla apposita piattaforma messa a disposizione dalle istituzioni. Postando sui social si rischierebbe da una parte di intralciare le indagini, fornendo utili dettagli ai gruppi radicalizzati. Dall’altra si contribuisce senza dubbio a dare visibilità a chi non la merita, perché è proprio questo lo scopo del terrorista: destabilizzare la società attaccandola, professare odio ed uscirne glorificato.

Tweet della Polizia di Vienna

Il tweet della Polizia pubblicato la sera dell’attentato a Vienna.

Il ricercatore sul terrorismo Jannis Jost afferma che l’ISIS non ha una strategia fissa per diffondere foto e video degli attacchi compiuti. L’organizzazione terroristica punta piuttosto a sfruttare la fame di immagini e di cronaca minuto per minuto tipica dei media occidentali.

La glorificazione degli attentatori

Secondo gli esperti, mostrare le immagini degli attacchi comporta il rischio di glorificare gli attentatori e di renderli veri e propri martiri. La foto del sostenitore dell’ISIS che ha sparato all’ambasciatore russo ad Ankara ne è un esempio, come dichiarato dalla Prof.ssa Dr. Charlotte Klonk dell’Università di Berlino, da anni attiva nella ricerca sulla documentazione visiva degli attacchi terroristici:

“Il fatto che questa immagine sia stata riconosciuta anche da ‘World Press Photo’ mi ha sbalordito. La giuria deve essere consapevole del contesto in cui si trovano queste immagini”.

La divulgazione di qualsiasi foto o video degli attentatori, siano essi in posa o meno, può aumentare il rischio di una glorificazione postuma e favorire imitazioni. La federal agency for civic education suggerisce che uno degli unici motivi validi per mostrare il volto degli attentatori nei media dovrebbe essere la loro foto segnaletica, naturalmente solo ed esclusivamente nel caso in cui fossero in fuga.

LEGGI ANCHE: Che cos’è la scala di Allport e perché ha a che fare con gli hater online

Un’immagine vale più di mille parole

La Prof.ssa Klonk è contraria a un divieto totale delle rappresentazioni visive degli attentati, poiché questo limiterebbe la libertà d’informazione. Secondo Klonk, le vittime non dovrebbero essere ritratte senza il loro consenso. La domanda fondamentale da porsi è: vorrei essere raffigurato in questo modo nel momento di maggior dolore? Come si sentirebbero i parenti nel vedere quelle immagini brutali?
È fondamentale che la società rifletta sul valore della dignità umana, anche quando si tratta di mostrare l’attentatore nei media. Un giornalismo obiettivo cura una comunicazione neutra e non denigratoria. La dignità umana è proprio uno dei valori che i terroristi vogliono attaccare.

una rosa per la speranza

Una rosa per la speranza. Schwedenplatz, Vienna

Klonk sottolinea anche che bisogna essere consapevoli di agire nell’interesse degli attentatori quando si fanno circolare immagini di attentati. Giornalisti, politici e tutti coloro che pubblicano informazioni, dovrebbero valutare e selezionare attentamente le immagini, scartando foto e video con dettagli raccapriccianti. L’ISIS usa proprio questi contenuti per dimostrare potere, violenza e crudeltà di fronte ai propri sostenitori, nonché naturalmente per amplificare il terrore, e minacciare il mondo occidentale. Foto e video di sparatorie, torture, esecuzioni, raffigurazioni della scena del crimine ecc. non sono materiale adatto alla pubblicazione.
Eppure, anche durante l’ultimo attacco terroristico a Vienna, non sono mancati gli articoli contenti video amatoriali di questo genere.

Azioni e reazioni contro la stampa scandalistica a Vienna

È necessario contrastare la comunicazione del terrore e cercare fonti ufficiali, che curano un’ informazione obiettiva e neutrale. Non si tratta di sdrammatizzare o sminuire l’accaduto, ma di informarsi da fonti attendibili, che non alimentano fake-news e sensazionalismo.

Durante l’attacco terroristico a Vienna, due quotidiani online (ma principalmente Oe24) hanno riportato le notizie servendosi di immagini e video amatoriali raccapriccianti, divulgando voci non confermate.
In poco tempo il consiglio austriaco della stampa (ted. “Presserat”) ha ricevuto più di 1.500 denunce (dato aggiornato al 13 novembre) contro queste testate, effettuate da cittadini e organizzazioni indignati per l’accaduto. Un record negativo nella storia del consiglio austriaco della stampa. Contemporaneamente è partita una petizione online, che in data 13 novembre conta più di 78.600 firme. Questa petizione chiede la cessazione dei sussidi statali a Oe24 ed una riforma generale dei contributi pubblici alla stampa, in modo da favorire un giornalismo che si attiene ad un codice etico e morale di qualità. Non è solo la popolazione viennese a reagire, anche grandi aziende hanno lanciato un piccolo segnale: Billa, Spar, Hofer (chiamato “Aldi” in Italia), BAWAG Group, ÖBB (ferrovie austriache) e molte altre aziende hanno fermato la pubblicazione di ads sul quotidiano in questione per circa una settimana. IKEA ha comunicato di aver fermato tutte le campagne pubblicitarie in questo periodo, indipendentemente dal canale.

Il sensazionalismo che aspira a più click e quindi più incassi pubblicitari, in questo caso ha dovuto letteralmente fare i conti con una valanga di critiche, migliaia di denunce, un procedimento in corso con il consiglio della stampa austriaca e marketers che hanno parzialmente voltato le spalle al giornalismo scandalistico.
Nella capitale austriaca, dove la convivenza tra varie etnie e religioni è pacifica, non sono mancati i messaggi di speranza dalle aziende, uno tra tutti quello dell’azienda pubblica dei trasporti:

Tweet di Wiener Linien

Trad.: Noi siamo Vienna. Più forti dell’odio

 

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Il ruolo dei media: intervistare con umanità

In linea con le parole della Prof.ssa Klonk, anche il Dart Center for Journalism and Trauma, un’organizzazione specializzata in temi legati alla copertura giornalistica della violenza, ha pubblicato una serie di linee guida che coniugano al meglio i principi dell’informazione e dell’umanità:
1. Chiedi il consenso alla vittima. Ha il diritto di rifiutare interviste o filmati che la raffigurano.
2. Valuta lo stato di shock della persona intervistata: è possibile che non sia in grado di concedere il consenso?
3. Non aggravare lo stato di shock della vittima. Intervista con prudenza e rispetto.
4. Rispetta la privacy delle persone. “Come ti senti?” e “come stai?” inevitabilmente richiedono il varco della sfera privata e sono quindi domande da evitare in un’intervista giornalistica.
5. I codici culturali e di comunicazione cambiano di Paese in Paese. Informati sulla cultura della persona prima di stilare le domande.
5. Se la vittima rifiuta di testimoniare, non offrire denaro per convincerla.
6. Pensa all’impatto delle foto delle vittime e delle testimonianze dei sopravvissuti sulle loro famiglie.

Disegni di bambini sul luogo del crimine

Disegni di bambini sul luogo del crimine. Jerusalem-Stiege, Vienna.

Ora che abbiamo elencato cosa dovrebbero fare e non fare i media nel terrorismo, e quello che potrebbero fare le aziende per contrastare il giornalismo scandalistico, ricordiamoci anche il ruolo fondamentale di ogni cittadino: seguire le notizie da più fonti attendibili, non divulgare materiale amatoriale o fatti non confermati e segnala contenuti non ufficiali. Il giudizio critico è la base di ogni azione.

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

  • Con Whatsapp Business puoi creare un rapporto personale con i tuoi clienti, aumentandone così la fidelizzazione
  • Permette di impostare le risposte rapide per le domande più frequenti, una comunicazione veloce con i clienti… e non solo!

 

WhatsApp Business nasce con lo scopo di sfruttare la messaggistica istantanea per migliorare la qualità dei servizi delle PMI. Tutte le aziende, quindi, possono comunicare in modo più efficiente con tutti i loro clienti.

WhatsApp, fin dalla sua nascita, è l’applicazione di messaggistica che permette di rimanere in contatto con amici e familiari.

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

LEGGI ANCHE: Come funziona Whatsapp Business

Un po’ di numeri…

Dal 2018, WhatsApp può essere utilizzata anche per rimanere in contatto con i propri clienti e, ad oggi, grazie alla versione Business conta più di 50 milioni di utenti in tutto il mondo. L’azienda di proprietà di Facebook ha rilasciato una versione ad hoc per le piccole e medie imprese, chiamata WhatsApp Business.

Tramite quest’app i clienti possono vedere il tuo catalogo e contattarti in maniera molto rapida.

  • Il 61% degli utenti preferisce scrivere ad un’azienda piuttosto che chiamarla;
  • Il 59% preferisce inviare messaggi tramite chat piuttosto che tramite e-mail.

La stessa azienda ricorda che:

I clienti non amano essere messi in attesa o trasferiti da un operatore all’altro durante le chiamate al servizio clienti e vogliono avere la certezza che i loro messaggi vengano letti da qualcuno.

La pandemia che stiamo vivendo ha dimostrato chiaramente che le aziende hanno bisogno di metodi alternativi per interagire con i clienti e concludere le vendite in modo veloce ed efficiente. WhatsApp si è rivelata una risorsa utile ed efficace, e ogni giorno oltre 175 milioni di persone inviano messaggi proprio ad account WhatsApp Business.

Una nostra ricerca ha rivelato che i clienti preferiscono inviare un messaggio alle attività per ottenere assistenza e sono più propensi a completare l’ordine quando questa opzione è disponibile.

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LEGGI ANCHE: 3 esempi di Whatsapp Marketing

Cosa riguarderanno le novità

Forti di un processo ben collaudato, grazie al successo dell’applicazione stessa e delle API di Whatapp Business, l’azienda precisa che:

Siamo convinti che WhatsApp possa contribuire a fare della messaggistica lo strumento più efficace per mettere in contatto attività e consumatori.

Da qui, emergono gli interessi concreti per contribuire a rendere sempre migliore la gestione delle proprie conversazioni con i clienti. Ecco cosa riguarderanno le ultime feature e prospettive.

Acquisti

Nuove funzionalità per visualizzare i prodotti disponibili e completare l’acquisto direttamente dalla chat. Inoltre, si consentirà alle attività di integrare più facilmente queste funzioni con le proprie soluzioni di vendita e assistenza ai clienti, in modo da aiutare le piccole aziende, che in questo momento particolare sono le più colpite.

Servizi di hosting di Facebook

Ogni attività commerciale ha esigenze tecnologiche diverse e deve poter scegliere con quali aziende collaborare per la gestione delle comunicazioni con i propri clienti.

Proprio per questo, nell’arco dei prossimi mesi verranno ampliate le partnership, già in essere, con i fornitori di soluzioni aziendali con cui l’azienda collabora da circa due anni. Verranno messi a disposizione delle aziende anche nuove opzioni per la gestione dei messaggi di WhatsApp attraverso servizi di hosting che Facebook ha in programma di offrire.

Questa opzione, forse la più importante, permetterà, alle piccole e medie imprese, di avviare l’attività su WhatsApp, vendere prodotti, tenere aggiornato l’inventario e rispondere tempestivamente ai messaggi, anche quando i dipendenti lavorano in smart working.

Vendite di servizi alle aziende

L’unica nota dolente, seppur in mare di positivo, è quella che si riferisce all’addebito, nei confronti dei clienti business, d’una tariffa per alcuni dei servizi offerti.

Questo permetterà a WhatsApp di continuare a sviluppare la propria attività e, allo stesso tempo, garantire e ampliare il servizio di chiamate e messaggi gratuiti, protetti dalla crittografia end-to-end, per oltre due miliardi di utenti.

Una vera e propria dichiarazione d’intenti che mira ad incentrare tutto sulla facilità di scambio di informazioni, e quindi di creare ancora più “legame”, anche e soprattutto, in termini economici tra brand e clienti. Noi non vediamo l’ora, e tu?

Come aprire il profilo su Whatsapp Business

Il primo passo da fare è scaricare l’app gratuita da Play Store o App Store di Apple.

Se già usi WhatsApp, all’apertura dell’applicazione della versione Business ti viene richiesto di migrare tutte le chat e i contenuti multimediali da un account all’altro. Di fatto, usi solo l’app WhatsApp Business, su cui viene trasferito ogni contenuto, attraverso una procedura guidata. Non temere!

Se non hai mai utilizzato WhatsApp, allora ti viene richiesto di verificare il tuo numero di telefono. Portati a termine questi primi passaggi, devi:

  • Scegliere un nome per il tuo account;
  • Il nome dell’azienda;
  • Aggiungere un’immagine di profilo;
  • Definire la categoria a cui appartiene la tua attività (alimentari, abbigliamento, etc.).

Quando hai concluso questi step, l’applicazione di permette di procedere.

Così, giungi a una schermata dove trovi le tre sezioni dell’applicazione WhatsApp classica: ChatStato e Chiamate.

Allo stesso modo, in alto a destra si trovano i tre pallini bianchi del menu Altre opzioni. Quello che devi fare adesso è andare, dal menu, alle Impostazioni.

Questo passaggio è importante per completare il tuo profilo aziendale. Infatti, andando sul nome dell’attività e poi sul simbolo della matita in alto a destra, hai accesso ad un’altra schermata.

Da qui puoi inserire tutte le voci che riguardano la tua attività:

  • Numero di telefono;
  • Indirizzo;
  • Descrizione di prodotti o servizi;
  • Orari di apertura;
  • Indirizzo e-mail;
  • Indirizzo sito web

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

A cosa serve

WhatsApp Business permette di creare una scheda della tua azienda, un po’ sulla falsa riga di Google My Business. Il tuo account business deve essere completo di tutte le informazioni utili ai tuoi clienti, per essere facilmente reperibile. Risulta indispensabile per tutti i commercianti che desiderano condividere informazioni sui loro prodotti e servizi più facilmente.

I cataloghi funzionano come vere e proprie vetrine mobili, nelle quali le aziende possono mostrare i loro prodotti. I clienti interessati possono semplicemente sfogliarli e scoprire facilmente cosa vogliono acquistare.

Finalmente i clienti possono visualizzare il catalogo completo direttamente all’interno di WhatsApp. Questo dà ai proprietari di aziende un aspetto più professionale e permette loro di coinvolgere i clienti in chat senza indirizzarli verso il sito web. Un sorta di rapida ed estensione digitale del proprio store fisico.

Fai attenzione al nome che decidi di dare all’attività, perché non avrai più occasione di modificarlo.

Come creare e gestire un Catalogo

  • Vai su Impostazioni > Impostazioni attività > Catalogo;
  • Clicca su “Aggiungi prodotto o servizio” per creare un nuovo catalogo;
  • Clicca sull’icona “+” e Aggiungi immagini;
  • Scegli foto esistenti dalla tua galleria o scattane di nuove tramite la fotocamera. Puoi scegliere fino a 10 immagini;
  • Aggiungi il nome dei prodotti o dei servizi, e, se desideri, puoi inserire informazioni aggiuntive, come la descrizione, il prezzo e un link che rimandi al sito web;
  • Una volta che hai concluso tutti i passaggi, clicca su “Salva”.

Vantaggi e svantaggi di Whatsapp Business

Eccoti alcuni dei vantaggi davvero degni di nota per tutti coloro che fanno uso di questa versione della celebre App:

  1. Puoi creare un rapporto personale con i tuoi clienti, aumentandone così la fidelizzazione;
  2. Permette di impostare le risposte rapide per le domande più frequenti;
  3. Permette una comunicazione veloce con i clienti;
  4. Permette di presentare la tua azienda e i tuoi prodotti;
  5. È gratis;
  6. È semplice da usare;
  7. Puoi fornire assistenza pre o post vendita;
  8. Non hai bisogno di avere un negozio online.

In merito agli svantaggi, ecco di seguito, alcuni di essi che ahimè risaltano davvero tanto… fammi sapere che ne pensi se già la utilizzi. Scrivi nei commenti!

  1. L’account è personale, e quindi la chat non può essere gestita da più collaboratori contemporaneamente;
  2. Non si possono inviare messaggi promozionali, altrimenti si rischia che l’account venga bloccato;
  3. Forte rischio di perdere il Tone Of Voice del tuo brand. Rimanere coerente al tuo modo di parlare.

Come permettere ai tuoi clienti di contattarti tramite WhatsApp Business?

Ecco due possibilità per essere contattati tramite l’app:

  1. Tramite numero di telefono;
  2. Per celebrare la soglia dei 50 milioni di utenti, WhatsApp Business ha introdotto una novità: tramite codice QR. I tuoi clienti possono iniziare a chattare con te semplicemente scannerizzando un codice QR!

Figo, no?

Social Media Trends 2021: come guidare la tua strategia

Contenuti, meme, nostalgia. Sono solo alcuni degli elementi chiave per pensare alla tua social media strategy 2021.

Nello scenario da tenere a mente, naturalmente, non possiamo dimenticarci o eliminare completamente la pandemia. Anche se la crisi mondiale dovesse risolversi nei prossimi mesi, le ripercussioni si faranno sentire per gli anni a venire. L’ombra gettata dal COVID probabilmente perdurerà, rendendo difficile per i consumatori dimenticarne le conseguenze. Per questo i brand dovranno adattare la loro comunicazione alla luce di ciò.

A fare il punto ci pensa ancora una volta Talkwalker, con il suo ultimo report “2021 Social Media Trends”, per guardare in modo approfondito al contesto attuale e guidare la tua strategia sui social media per il prossimo anno.

>>> Leggi tutto il report “2021 Social Media Trends” di Talkwalker <<<

1. Un pubblico social più consapevole

Nel 2020 è divenuto lampante come questa generazione socialmente consapevole (e la futura generazione Alpha) abbia un impatto sui brand, sulla politica e sulla società nel suo complesso. I brand dovranno impegnarsi maggiormente su temi come la salute mentale, l’inclusività e la giustizia sociale, altrimenti rischiano di diventare irrilevanti e potenzialmente obsoleti nel 2021.

2. La disinformazione digitale verrà gestita

I social media hanno sempre offuscato i confini tra realtà e finzione: dalla rappresentazione edulcorata delle vite di
alcuni Instagramer agli account parodia di Twitter. La crisi dovuta al COVID-19 ha portato in primo piano il tema
della disinformazione. La società si trova ad affrontare un futuro incerto e questa incertezza ha creato un focolaio di
disinformazione, con storie false la cui risonanza può avere un impatto rilevante. Il 2021 sarà l’anno in cui i brand e i canali dei social media si concentreranno nell’evidenziare la verità e sul mettere a tacere le fake news.

3. I giganti dei social media si adatteranno alla nuova normalità

Quando si esaminano i trends dei social media accade spesso che ci siano persone che gridano che una piattaforma
sta morendo o che un’altra prenderà il sopravvento. A questo proposito prevediamo che le piattaforme di social media dominanti di oggi rimarranno tali nel 2021 e oltre. Potranno avere nuove caratteristiche e si adatteranno alle tendenze del momento, ma è molto improbabile che la loro popolarità diminuisca nei prossimi anni.

4. Il ritorno del marketing “old school”

Alcuni trend vanno e vengono in un battito di ciglia. Alcuni continuano a circolare e fanno capolino nella coscienza collettiva di tanto in tanto. Lo stesso vale per le tecniche di marketing. Le tattiche che abbiamo visto in precedenza possono apparire improvvisamente, soprattutto in tempi di incertezza, con i professionisti della comunicazione che ritornano a metodi collaudati applicati ad idee nuove. Nel 2021 assisteremo a un ritorno del “marketing old school”, mentre i brand torneranno a un modo più semplice di coinvolgere i consumatori.

5. L’aumento dell’interesse intorno al social gaming

Durante il confinamento dovuto al COVID-19 le persone si sono rivolte ai videogiochi come ulteriore forma di distrazione. Il pubblico di forum e gruppi sui videogiochi è cresciuto, creando intere comunità dedicate alle varie fanbase. Mentre apprendiamo sempre di più come i videogiochi apportino benefici ai giocatori (come lo sviluppo di abilità cognitive che possono essere messe a frutto nel mondo reale) nel 2021 il videogioco in quanto medium sarà meno stigmatizzato, poiché i brand si rivolgeranno alle comunità che gli appartengono.

6. La centralità del conversational marketing

Il marketing è come una strada a doppio senso. I brand non possono più gridare i loro messaggi nel vuoto e sperare che vengano recepiti. Al contrario, si tratta di conversazioni e connessioni: bisogna mantenere la conversazione con i consumatori per costruire quelle relazioni generano vendite. La pandemia ha portato questo fattore in primo piano. Le vendite non sono più una priorità per i clienti. Sono invece l’informazione, l’impegno e le questioni sociali a guidare il coinvolgimento e la fidelizzazione. Collegarsi con queste storie sarà fondamentale nel 2021.

7. Il nostalgia marketing per coinvolgere il pubblico

È naturale guardare indietro al 2019 e considerarlo come un anno migliore. Le emozioni positive legate ai “bei tempi andati” contribuiscono a migliorare lo stato d’animo attuale. Il fascino del nostalgia marketing è evidente. Associa forti emozioni positive al brand e gli dà una spinta di tipo sentimentale. In tempi di incertezza e di recessione economica i consumatori cercano di connettersi sempre più frequentemente con i tempi più felici per distrarsi dalla situazione attuale.

8. La capacità di engagement dei meme

Dimentica le emoji. Ripulisci il tuo desktop dalle GIF. I meme sono ora il nuovo modo di comunicare, che si sta diffondendo su internet come un modo divertente per coinvolgere le comunità. Non sono tutti positivi e simpatici, però. Come per ogni tipo di comunicazione, possono essere usati per influenzare la mentalità del pubblico. I meme possono contribuire a contrastare situazioni estreme, come nel caso di agenzie esterne che interferiscono con le elezioni o altri eventi importanti. Nel 2021 bisognerà essere pronti a proteggere il proprio brand dai meme.

9. Le 4C dei contenuti sul Coronavirus

Anche se la pandemia dovesse risolversi nel 2021, le ripercussioni si faranno sentire per gli anni a venire. L’ombra gettata dal COVID probabilmente perdurerà, rendendo difficile per i consumatori dimenticarne le conseguenze. I brand dovranno adattare la loro comunicazione alla luce di ciò. Il tono della conversazione nel 2021 sarà determinato dalle quattro C del contenuto relativo al COVID-19: Community – Contactless –  Cleanliness –  Compassion.

10. Il remix è il nuovo user generated content

Lo user generated content – contenuto generato dagli utenti – non è una novità; tuttavia il modo in cui viene oggi creato, trovato e condiviso è un tema di attualità. Il remix è in crescita attraverso applicazioni come TikTok, Koji ed Instagram Reels. È l’arte di prendere dei format, dei template o degli spunti e combinarli per esprimere la personalità o le idee di un utente. Ci aspettiamo che il 2021 porti ancora più opportunità per il remix, con i brand che coinvolgeranno un nuovo pubblico e creeranno contenuti che sapranno distinguersi.

Vuoi conoscere maggiori dettagli su questi trend, conoscere il parere degli esperti e leggere utili consigli per le tue strategie social media? Scarica il report di Talkwalker “2021 Social Media Trends”!

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Il futuro dello shopping è phygital: dal Virtual Shopping Service all’Home Try-On

  •  A causa del COVID-19, il mondo del retail ha dovuto accelerare il processo di digitalizzazione già in atto
  • La dimensione phygital sta diventando sempre più un driver del cambiamento, svelando nuovi modi di costruire la customer experience
  • Personalizzazione e connessione saranno i criteri determinanti nel successo del business che passa dal retail

 

Il COVID-19 ha rivoluzionato le nostre vite e cambiato il nostro modo fare acquisti e comunicare, incoraggiando sempre più persone a fare affidamento sulla tecnologia. Anche se l’adozione del digitale era già in ascesa, la pandemia ha accelerato questo trend, spingendo soprattutto i meno giovani a provare l’eCommerce.

Questa tendenza è destinata a crescere per tutto il 2021 e oltre. Gli utenti faranno sempre più shopping online e cercheranno servizi capaci di combinare i vantaggi dell’esperienza in store con la comodità e la personalizzazione dell’interazione online.

Per adattarsi a queste nuove istanze, le aziende dovranno valutare la possibilità di offrire un’esperienza d’acquisto tale da integrare l’esperienza fisica dello store con la componente digitale, e viceversa.

Ad oggi,  il 63% degli acquisti inizia online, tuttavia il 49% degli utenti preferisce ancora fare acquisti in negozio. L’ascesa dell’eCommerce porta gli shopper a sperimentare una customer journey personalizzata e on demand.  Questo fa sì che le loro aspettative relative all’esperienza in store siano altissime e non possano essere deluse.

Da qui, l’opportunità di offrire più valore a un costo inferiore attraverso una strategia phygital.

4 esempi di approccio phygital

Se ancora non hai piena dimestichezza di come potrebbe essere un approccio phygital, ecco alcuni esempi promossi dai grandi brand.

1. Nike

Nike ha sperimentato un nuovo tipo di negozio in stile pop-up, incentrato sul concept del negozio di quartiere. Il negozio Nike by Melrose a Los Angeles è stato progettato sulla base dell’analisi dei dati dei clienti di Los Angeles NikePlus. Questi insight hanno fornito le informazioni necessarie per stabilire le offerte promozionali in store e sviluppare selezioni di prodotti customizzate.

Attraverso l’app Nike, i clienti possono riscattare i premi in store, prenotare una sessione di test prodotto, ordinare gli articoli per il ritiro e accedere ai resi inviando un messaggio al negozio.

2. Gucci

Pochi mesi fa, Gucci ha lanciato Gucci Live, un nuovo servizio di personal shopping virtuale che consente agli utenti di fare acquisti da remoto, comunicando con i consulenti del brand in videochiamata.

Attualmente il servizio è in fase di test ed è attivo nella sede di Gucci 9 di Firenze, ma il marchio prevede di estenderlo nelle altre cinque sedi di Gucci 9 a New York, Tokyo, Singapore, Sydney e Shanghai.

3. Timberland

Al fine di integrare l’esperienza in store con quella sul web, Timberland ha introdotto i TouchWall. Questi display digitali offrono ai clienti presenti in negozio l’intero catalogo online degli articoli del brand, insieme alla possibilità di creare una raccolta di preferiti in pochi semplici tap.

CloudTags Timberland Connected Store from cloudtags on Vimeo.

Inoltre, Timberland utilizza i dati ricavati dai tablet usati in negozio e dai TouchWall per fornire una migliore esperienze retail e potenziare la propria strategia di remarketing.

4. Warby Parker

Warby Parker offre agli utenti il servizio Home Try On, cioè la possibilità di ordinare e ricevere a casa fino a 5 paia di occhiali da provare gratuitamente, per un periodo di 5 giorni. Come si legge sul sito ufficiale del brand, il servizio si articola in 3 step.

  • L’utente seleziona fino a 5 paia di occhiali da ordinare in prova;
  • Warby Park invia gli articoli campione e l’utente ha fino a 5 giorni per provarli;
  • Il cliente ordina online l’articolo prescelto e restituisce i campioni via posta.

I principali takeaway per le aziende

Una strategia che integra l’esperienza fisica dello store con la componente digital incoraggia le persone ad interagire con il brand, offrendo loro maggiore connessione e una migliore esperienza d’acquisto.

Inoltre, il vantaggio di un approccio phygital è che le aziende hanno la possibilità combinare al meglio i dati degli utenti in store con quelli raccolti online attraverso gli strumenti di marketing omnichannel.

Questo fornisce una panoramica completa delle abitudini d’acquisto di ciascun cliente, sia in negozio che sul web. Così, man mano che il brand acquisisce queste informazioni, può elaborarle per progettare una customer journey su misura, attraverso offerte e promozioni personalizzate.

12 digital days challenge ninja academy

La crisi ha colpito tante aziende italiane, ma per rilanciare le attività c’è il Digital Marketing

Lo avrai sentito e ri-sentito, perché lo pensiamo un po’ tutti: il 2020 passerà alla storia come uno degli anni più negativi di sempre. Le chiusure e le limitazioni imposte dalle autorità da un lato e il rischio percepito da parte del pubblico dall’altro hanno fortemente compromesso la domanda di beni e servizi, con conseguenze drammatiche sul fatturato di migliaia di aziende, piccole e grandi.

Siamo tutti dinanzi a un vero e proprio punto di svolta e, in uno scenario così imprevedibile, sono soltanto due le opzioni che abbiamo disposizione: continuare a svolgere le nostre solite attività come se nulla fosse, affidando la speranza di sopravvivenza del nostro business a fattori al di fuori dal nostro controllo, oppure darci una scossa e trasformare una minaccia tanto terribile in un’opportunità.

Adattarsi alla realtà in evoluzione con il Digital Marketing

Coi tempi che corrono essere resilienti è un dovere morale. Adattarsi alla realtà in continua evoluzione, resistere e non mollare mai sono parole d’ordine da tenere sempre tenere bene in mente; per te stesso, per la tua famiglia, per quella dei tuoi collaboratori e perfino per i tuoi clienti più affezionati.

E in questo il Digitale può venirci in aiuto, ma forse non tutti sanno bene come né da dove iniziare.

Noi abbiamo deciso di fare la nostra parte, offrendo un programma di 12 giorni per entrare nel Digital che toccherà tutti i temi fondamentali della Digital Strategy e del Social Media Marketing e che si rivolge agli imprenditori, ai commercianti e a chiunque lavori in un’azienda in difficoltà a causa della crisi.

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La 12 Digital Days Challenge Ninja

Dal 13 al 24 novembre, ogni giorno, per 12 giorni, avrai l’opportunità di accedere gratuitamente a un corso diverso. Così facendo, in meno di 2 settimane acquisirai conoscenze complete e aggiornate che ti consentiranno di muoverti con agio nel mondo digitale e cogliere nuove opportunità di business.

Grazie a un metodo didattico innovativo e interattivo, imparerai l’importanza della Digital Strategy e la potenza del Digital Advertising per la promozione dei tuoi prodotti e servizi; apprenderai come utilizzare in maniera professionale i principali Social Media per il tuo business e le come sfruttare la tecnologia per automatizzare le tue operatività di marketing; scoprirai le tecniche di scrittura più efficaci per il web e come ottenere il massimo dalle tue attività di marketing digitale.

Nel tuo percorso di formazione sarai guidato dal team Ninja e da alcuni dei più esperti professionisti del settore, impegnati sul campo da anni, e potrai conoscere il loro punto di vista e apprendere esempi pratici da poter replicare sin da subito, adattandoli facilmente alle tue esigenze.

Ognuna delle 12 Lezioni Gratuite è stata ideata per condensare nozioni teoriche e casi studio reali attraverso un metodo efficace al 100%. Apprenderai solo di contenuti significativi e di assoluto valore. A te la scelta. Puoi decidere di seguirne uno, tutti o solo quelli che ti interessano.

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Natale

Guida al marketing per un Natale che si preannuncia diverso da tutti gli altri

  • A seguito degli stravolgimenti causati dalla pandemia da COVID-19, la stagione natalizia si preannuncia diversa rispetto agli altri anni.
  • Ecco 5 insight chiave per capire i comportamenti dei consumatori online e creare campagne di marketing efficaci.

 

Questa stagione natalizia sembrerà diversa rispetto agli altri anni. Alla luce degli eventi del 2020, tutti noi ci sentiremo un po’ più grati per quello che abbiamo e faremo tesoro del tempo trascorso con la nostra famiglia e gli amici. Per questo motivo, il Natale continuerà ad essere il momento giusto per fare shopping, cercare regali e festeggiare.

Mentre pianifichi le tue campagne di marketing e crei i tuoi messaggi, usa gli insight di questa guida per capire come si evolvono i pensieri e i comportamenti dei tuoi clienti.

La ricerca di sicurezza

Il COVID-19 ha sconvolto le nostre vite e mutato il nostro modo fare acquisti e comunicare, spingendo sempre più shopper a fare affidamento sulla tecnologia. Anche se l’adozione del digitale era già in crescita, la pandemia ha accelerato questo trend, incoraggiando soprattutto i meno giovani a provare l’eCommerce.

 

coronavirus-ecommerce-italia

Questa tendenza continuerà durante il periodo natalizio. La sicurezza sarà al centro dell’attenzione di chi preferisce evitare il contatto fisico e i luoghi affollati.

Le persone faranno sempre più shopping online e cercheranno servizi convenienti e contactless capaci di garantire esperienze di acquisto sicure.

Per adattarsi a queste nuove istanze, i brand dovranno valutare la possibilità di offrire un’esperienza d’acquisto basata sul click-and-collect, un’opzione vitale durante il periodo natalizio poiché amplia le possibilità degli acquisti online e facilita lo shopping last-minute.

I vantaggi della connessione

La messaggistica offre un modo semplice e istantaneo per connettersi con le aziende e con le persone. I brand che favoriscono la connessione con i propri clienti contribuiscono a stimolare la considerazione e l’engagement nei propri confronti.

Infatti,  il 40% degli acquirenti a livello globale dichiara di essere più predisposta ad acquistare da un’azienda che può essere contattata tramite messaggistica.

La ricerca di novità

Il Natale è sempre stato un momento di grande sperimentazione. In media, il 64% degli acquirenti globali ha provato nuovi prodotti durante questo periodo dell’anno.

Per questo, una buona mossa è quella di aiutare le persone a identificare quali prodotti soddisfano le loro preferenze e sono più rilevanti, focalizzando la comunicazione su qualità, utilità o accessibilità.

Guida i tuoi clienti a scoprire quello che amano attraverso un’esperienza online personalizzata. Entra in contatto con quelli più propensi alla scoperta e ispirali lungo il path to purchase, creando contenuti interattivi.

L’importanza del brand activism

Ancora più che in passato, durante la pandemia le persone si aspettano dalle aziende azioni concrete, non di puro marketing.

È questo il periodo giusto per costruire la tua brand identity e raccontare in modo chiaro e semplice come stai contribuendo a supportare la comunità durante la pandemia da COVID-19.

Dialoga con le persone in modo autentico: aiutale a scoprire i tuoi valori e le tue azioni di responsabilità sociale. Considera l’idea di fare campagne benefiche e offrire agli utenti la possibilità di contribuire attraverso raccolte fondi e donazioni su Facebook o Instagram.

La ricerca di empatia

Mostra empatia e sensibilità verso gli stravolgimenti che questo momento storico ha portato nella vita dei tuoi clienti e delle persone in generale.

Monitora regolarmente le tue iniziative di marketing per assicurarti che i tuoi messaggi siano sempre empatici e pertinenti.  E soprattutto, ricorda, le idee che sviluppi devono arricchire la vita del tuo pubblico e della tua comunità.

In che modo il tuo brand può ispirare e migliorare la vita delle persone?

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L’Indie Podcasting e la rinascita dell’audio digitale: si conferma il trend di crescita

  • I numeri, da oltre due anni, vedono una crescita esponenziale ulteriormente rafforzata dal lockdown.
  • Professionisti del mondo radiofonico, influencer digitali, giornalisti, ma anche psicologi, avvocati, dentisti, scrittori dilettanti e addirittura adolescenti veri speaker “in erba”. Ecco chi sono i podcaster di oggi.

 

La crescita del podcasting e le opportunità che si stanno sviluppando attorno a una nuova cultura sembrano ormai conclamate.

I numeri, da oltre due anni, vedono una crescita esponenziale ulteriormente rafforzata dal lockdown che ha visto fiorire una moltitudine di nuovi podcaster (+500% secondo la piattaforma Spreaker) negli ultimi mesi. Questi si aggiungono alla community di content creator del mondo dell’audio che da anni pubblicano contenuti free, di valore e li diffondono sulle più grandi piattaforme, come Spotify e Amazon, che li hanno integrati e fatti crescere esponenzialmente in termini di notorietà. 

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LEGGI ANCHE: Gli italiani si scoprono podcaster durante il lockdown

I podcaster come gli Indie

La community di podcaster assomiglia per analogia alla cultura Indie, che ha rappresentato dagli anni ’80 il mondo underground di musica autoprodotta non legata alle major, che affonda le radici nel post-punk. E un po’ come nell’Italian Indie che ha dato esempio negli ultimi anni di grande fulgore popolare, la narrazione dei podcaster nei suoi testi punta su immagini quotidiane e dirette, autentiche, che fanno venir meno anche i tabù, con linguaggi a volte specifici delle community professionali o delle realtà culturali che rappresentano.

Non solo, rappresentano molte spesso delle proprie passioni personali che vengono espresse, con la voce, a volte anche in forma imperfetta ma autentica.

Ci ritrovi infatti doppiatori, professionisti del mondo radiofonico, influencer digitali, giornalisti, ma anche psicologi, avvocati, dentisti, scrittori dilettanti e addirittura adolescenti veri speaker “in erba”, tutti accomunati dalla passione di trasmettere al mondo con la propria voce storie, notizie, riflessioni e contenuti educativi.

La comunità dei podcaster italiani si ritrova da alcuni anni al Festival del Podcasting. L’ultima edizione si è tenuta il 9 e il 10 ottobre del 2020 in versione digitale, con una kermesse dedicata al podcasting libero, a cui partecipano tutti i player che ruotano intorno al mercato del podcast italiano: dagli editori, alle radio, alle startup, alle grandi major del suono.

Tra i tanti contenuti rilevanti emersi nella maratona di webinar e interventi è interessante notare sicuramente la conferma dei trend sugli ascolti. 12,1 milioni di ascoltatori in Italia con un incremento del 16% year-to-year e + 1,8 milioni dal 2018. Con 23 minuti di ascolto medio delle puntate, l’edutainment è la parola chiave dei contenuti che vengono prodotti, tra programmi di intrattenimento e di approfondimento, oltre alle news che costituiscono più del 40% dei topic di podcasting.

LEGGI ANCHE: Podcast, che cosa dice il primo Report Italia 2019 di Voxnest

Il podcast come fenomeno

L’Italia si colloca tra i Paesi in cui la creazione di podcast è in più rapida crescita, dietro a Brasile, Gran Bretagna, Canada e Colombia, e secondo gli ultimi dati che Spotify (luglio 2020) ha rappresentato durante la kermesse, confermano che il 21% dei propri ascoltatori è un fruitore di podcast, confermando le aspettative dichiarate dal CEO Daniel Ek nel febbraio del 2019, con un target di Spotify listener che in Italia è per il 71% di fascia giovanile (dai 18 ai 34 anni).

A sancire la concretezza del fenomeno vi sono anche diverse pubblicazioni che raccontano e spiegano la rinascita di questo canale; tra quelle presentate al Festival già in libreria o di prossima uscita: Chiara Boracchi (a cura di) “Branded Podcast: dal racconto alla promozione. Come dare voce ad aziende e istituzioni culturali” Dario Flaccovio Edizioni; Damiano Crognali “Podcast. Il nuovo Rinascimento dell’audio. Come raccontare, pubblicare, promuovere storie da ascoltare”, Roi Edizioni; Luigi Lupo, Podcasting. La radio di contenuto ritorna sul Web, Meltemi.

Il mondo del marketing è già attento a questo nuovo trend in termini di advertising e branded content, soprattutto in termini di posizionamento della brand awareness e di consideration.

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LEGGI ANCHE: Continua il boom del podcast, previste entrate per 1 miliardo di dollari entro il 2021

Ma le peculiarità dello strumento (che non è certo nuovo, ma il movimento culturale si) ne permettono la diffusione anche in altri campi orientati al people management, alla comunicazione interna e a tutto l’universo culturale. La peculiarità dell’ascolto della voce permette infatti di instaurare un rapporto di maggiore fiducia con l’ascoltatore che si integra bene nella quotidianità, oggi troppo spesso fatta di video e distrazioni ricevute dalle notifiche degli smartphone.

Tra le grandi novità emerse durante il Festival c’è anche l’apertura per la prima volta del tema dei diritti dei podcaster, che in quanto creator di contenuti avranno bisogno a breve di essere regolamentati dal sistema dei diritti di riproduzione e della tutela della proprietà intellettuale dei propri contenuti e che verrà sostenuta dalla neonata Assipod – Associazione Italiana Podcaster.

In uno scenario di mercato dalle tinte a tratti preoccupanti, focalizzare l’attenzione e ascoltare i nuovi trend può anche far immaginare nuove professioni e nuove applicazioni dell’audio e dello storytelling di aziende e istituzioni. E l’innovazione abbiamo imparato in questo millennio, passa spesso per la rete e l’universo dei creatori Indipendenti. Quindi buona fortuna a “Il sorprendente album d’esordio de.. I podcaster”.

Eventi, eCommerce, tecnologia: cosa è cambiato e quali sono i trend da tenere d’occhio

Sembra ormai essere chiaro a tutti che aspettare semplicemente che la crisi passi non è possibile. La normalità come la conoscevamo tarderà a ripresentarsi e sempre più spesso sentiamo parlare di New Normal.

Ma come tutte le crisi, anche questo periodo può nascondere grandi opportunità, guardando da prospettive differenti i problemi e comprendendo da vicino quali sono le reali esigenze delle persone.

Questo è ciò che ha fatto Justbit, la Digital Factory che ha sviluppato una nuova app per mettere in connessione le persone in tempo reale, insieme a Tramp, agenzia di eventi e relazioni pubbliche. E l’app ha trovato subito applicazione in un progetto per Nastro Azzurro.

Oggi più che mai riunire le persone, promuovere le community e creare connessioni è essenziale. Anche se è necessario farlo in modo diverso.

Per scoprire come la tecnologia ci aiuta ad affrontare anche questo cambiamento nel modo in cui le persone stanno insieme, abbiamo rivolto alcune domande a Marco Rabacchi (Co-Founder & Art director Tramp), a Carmine Vittorio Esposito (Partner & Business Developer – Justbit), a Mattia Minozzi (Trade Marketing Manager – Birra Peroni) e a Giulio Carucci (Jr Brand Manager Nastro Azzurro presso Birra Peroni).

LEGGI ANCHE: Gli eventi diventano digitali, tra insidie e opportunità

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Come si sta reinventando il settore degli eventi

Com’è cambiato il mondo degli eventi a seguito della pandemia, e come è nata l’applicazione? 

«Si tratta di uno tra i settori più colpiti, il primo a doversi reinventare per fare tempestivamente di necessità virtù. L’intero sistema eventi ed intrattenimento F&B è diventato improvvisamente non solo obsoleto, ma il veicolo più rischioso, il pericolo numero uno in termini di diffusione del virus. Sicché, come in ogni cambiamento drastico, vale la spietata regola della natura “adattarsi o crepare”.

Partendo da questa ottica – ci spiega Marco Rabacchi – ed imprenditorialmente costretti a navigare a vista, i margini di lavoro futuribile si assottigliano radicalmente.
Una delle strategie attuate per evitare il rischio di estinzione aziendale è stata puntare sulla crescita della fidelizzazione digitale del network, attraverso lo sviluppo di contenuti e servizi innovativi, da affiancare ed in parziale sostituzione del palinsesto delle attivazioni standard».

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Il ruolo della tecnologia

Com’è nata l’app sviluppata da Justbit e quali sono i possibili ambiti di utilizzo? 

«Durante la pandemia abbiamo ricevuto molte richieste da istituzioni e aziende di diversi settori per la progettazione e lo sviluppo di soluzioni digitali – ci racconta Carmine Vittorio Esposito -. In particolare ci siamo occupati di un progetto in ambito sanitario per consentire ai medici il monitoraggio da remoto dei parametri dei pazienti affetti da covid, attraverso un’applicazione dedicata.

Il settore degli eventi è stato un altro ambito nel quale siamo stati chiamati in causa e dove abbiamo avuto la possibilità di reagire prontamente grazie all’esperienza maturata negli ultimi anni, essendo presenti sul mercato con una piattaforma proprietaria, utilizzata da alcune delle principali aziende del paese per la digitalizzazione del flusso organizzativo dei loro eventi.

Durante il lockdown abbiamo sviluppato insieme all’agenzia di eventi Tramp e con la sponsorship di Birra Peroni (con il brand Nastro Azzurro) una piattaforma capace di offrire sia un nuovo format phygital alla propria community, sia uno strumento di fidelizzazione, profilazione e comunicazione con il proprio network. Ogni invitato genera la sua digital card (Qrcode presente in una sezione dell’app), grazie alla quale il personale di accoglienza, potrà gestire la presenza e conoscere le specifiche del cliente per migliorare il servizio.

L’app diventa soprattutto un strumento di socializzazione, consentendo, attraverso chat di gruppo e conversazioni private abilitate da logiche di matching, interazioni digitali in sicurezza durante l’evento fisico . Questa soluzione fornisce un’alternativa alla difficoltà di circolare liberamente all’interno delle location durante gli eventi limitando il networking a causa delle misura di contenimento adottate per contrastare la diffusione del virus».

A quali aspetti avete deciso di dare priorità quando avete immaginato le funzioni dell’applicazione?

«Dovendo nominare due aspetti su tutti – sottolinea Marco Rabacchi-, direi che l’applicazione da una parte valorizza il network, offrendo una gamma di nuovi servizi e contenuti, pensati sul binario della nuova normalità, prima durante e dopo l’evento. In questo senso la “chat dell’evento”, live, è emblematica: nella nuova normalità gli eventi sono fruibili solo “da seduti”, con prenotazione personale; è interdetta la possibilità di accedere per consumare al bar, o alzarsi per ballare in pista; è quindi fortemente ridotta la possibilità di interazione tra ospiti di gruppi diversi.

La chat generale durante l’evento è uno degli strumenti che sopperisce a questo vuoto: riservata alle figure di spicco dello staff come dj, hostess, e direttori, insieme agli affiliati al network Tramp per la durata dell’evento, che si conoscano o meno e senza lasciare il numero di telefono.

Dall’altra l’applicazione diventa uno strumento indispensabile per la sicurezza e la certificazione degli ospiti, giacché nella nuova normalità tutto deve essere impostato a monte, con un’organizzazione “militare” degli ingressi e delle prenotazioni. Ed anche la selezione degli inviti diventa fondamentale, poiché ogni venue ha capienza ridotta, ed ogni ingresso deve avere il suo perché».

LEGGI ANCHE: Digital Marketing: come connettersi con i consumatori “stressati” di oggi

buyer personas

Come cambiano le abitudini delle persone

Le abitudini dei consumatori si sono completamente modificate oggi, ma quali sono i trend per il futuro? Questi cambiamenti possiamo supporre che siano qui per restare? 

«A seguito della pandemia, alcuni comportamenti d’acquisto dei consumatori sono cambiati. Abbiamo registrato un grande aumento dei consumi nella distribuzione organizzata a discapito di quelli nel canale Horeca».

A fare il punto è Mattia Minozzi di Birra Peroni, che ricorda anche che in questo periodo «abbiamo assistito alla grande esplosione del canale eCommerce, già in forte crescita nel periodo pre-covid.

Concentrandoci in particolare sull’eCommerce, ci dobbiamo dunque aspettare una “new normality” per il canale con una penetrazione in grande aumento su tutto il territorio italiano ed un maggior focus da parte delle aziende».

Giulio Carucci infine aggiunge: «Anche lato marketing, abbiamo potuto assistere, d’altronde, ad una necessità sempre maggiore da parte di tutti quei brand che vivono di occasioni di consumo “offline”, di doversi reinventare per adattarsi al cambiamento repentino nelle abitudini dei consumatori, dettato dalla situazione di questi ultimi mesi.

Nastro Azzurro è un esempio lampante di questa esigenza: fin dall’inizio della crisi ha infatti convertito tempestivamente la propria strategia comunicativa, realizzando numerose iniziative volte, da un lato, a supportare la comunità in cui opera, come nel caso della campagna “#UNABIRRAPERDOMANI” con la quale sono stati raccolti 500.000€ a supporto della ristorazione italiana e, da un altro, a far vivere esperienze rilevanti per il consumer, anche da casa propria.

Proprio per questo motivo, abbiamo deciso di lavorare insieme in questa partnership per sperimentare nuove forme di interazione tra utenti».

Rebranding di ottobre: Gmail, Catawiki e Bing

  • Una breve analisi sulle nuove icone di G Suite.
  • Anche LinkedIn lancia una riprogettazione importante e rende le storie disponibili a tutti.
  • Continua la fase di rebranding di Bing che diventa Microsoft Bing
  • I word checker, Thesarus.com e Dictionary.com, aggiornano i loro portali insieme ai loghi.
  • Il rebranding di Catawiki e la nuova piattaforma digitale,

 

Quando un’azienda attiva un processo di rebranding non vuole solo migliorare il proprio appeal. Molto spesso intende cambiare obiettivi, messaggi, tono di voce, stile e qualsiasi altra cosa contribuisca all’immagine. Se fatto bene, questo passaggio consente a un’azienda di adattarsi al cambiamento e di migliorare la visibilità e la differenziazione del prodotto. Ecco le principali riprogettazioni del mese appena trascorso.

Le nuove icone di Google Workspace

Google si è davvero divertito con i nuovi loghi di G Suite. Il colosso di Mountain View ha recentemente rivelato la nuova icona di Gmail insieme alle altre di Google Workspace: Calendar, Drive, Docs e Meet.

rebranding

Ma andiamo con ordine e proviamo a ripercorrere questo progetto di design attraverso tre aspetti fondamentali: la forma, il colore e il valore del marchio.

È sicuramente apprezzato l’intento di unificare il linguaggio visivo delle varie app della suite, ma il risultato non si può proprio considerare un successo.

L’aggiornamento è arrivato a metà ottobre. Molti utenti hanno subito espresso le loro frustrazioni sul nuovo design, sostenendo fosse troppo simile alle altre icone di Google Workspace.

  • L’iconico design della busta rossa di Gmail (che risale a più di dieci anni fa) lascia il posto a un’icona più minimalista, la quale presenta gli ormai colori distintivi di Google: rosso, verde, giallo e blu. Un allontanamento eccessivo dal logo classico a “M” e quindi dalla forma a busta, indicatore chiave per identificare quale fosse la scheda della posta elettronica aperta su Chrome. Il tentativo di migliorare l’usabilità è sicuramente fallito, in quanto lo sforzo cognitivo per riconoscere e distinguere le icone è maggiore del precedente.
  • I servizi sembrano perdere i colori caratterizzanti, come il rosso di Gmail o il blu di Calendar. I colori sovrapposti creano inoltre confusione: aggiungono una complessità difficile da percepire su piccola scala. Per esempio, il logo originale di Drive aveva tre colori e un po’ di ombreggiatura, una soluzione sicuramente più safe rispetto a quella attuale che lo fa apparire come un simbolo di biorischio.
  • Il problema fondamentale è che ora Gmail, che opera come un marchio autonomo da più di un decennio, viene messo al pari di altri servizi che non hanno la stessa portata, soprattutto in termini di utilizzo. Così Gmail diventa solo un’altra forma arcobaleno in un mare di forme arcobaleno, molto simili tra loro.

Nonostante il ronzio negativo attorno a questo restyling, è improbabile che la società decida di tornare ai loghi precedenti o di prendere in considerazione un’altra riprogettazione tra qualche mese.

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Il redesign di Linkedin

LinkedIn lancia una riprogettazione importante e rende le storie disponibili a tutti. Si tratta del più grosso rinnovamento della piattaforma degli ultimi cinque anni.

Rebranding di Ottobre: Gmail, Catawiki, Bing e il redesign di LinkedIn

Il social network, dal 2016 controllato da Microsoft, è cresciuto fino a diventare una community impegnata di oltre 700 milioni di professionisti in tutto il mondo che condividono contenuti, inviano messaggi e seguono corsi di LinkedIn Learning per migliorare le proprie competenze.

Le modifiche rendono la piattaforma calda, inclusiva, moderna e intuitiva. Offre un’esperienza di ricerca più snella per incoraggiare una migliore esplorazione di persone, eventi, gruppi e contenuti. L’inclusione e l’accessibilità sono i principi fondamentali del design, rumors annunciano che arriverà molto presto anche una modalità dark.

LinkedIn ha semplificato l’avvio di riunioni online, si potrà avviare una videochiamata su Teams, BlueJeans o Zoom, direttamente da un thread di messaggi LinkedIn.

Le LinkedIn Stories, hanno lo stesso formato di quelle delle altre piattaforme, solo che adesso risultano inserite in un contesto più professionale.

Rebranding di Ottobre: Gmail, Catawiki, Bing e il redesign di LinkedIn

Sebbene abbia perfettamente senso, poiché aumenta in modo significativo il coinvolgimento, molti utenti hanno criticato la decisione di implementare le stories anche su questo canale.

LEGGI ANCHE: 5 modi per promuovere il tuo business attraverso le LinkedIn Stories

Durante i test, milioni di membri LinkedIn hanno utilizzato le stories “per connettersi in modo più personale e meno formale con i loro colleghi e amici, soprattutto durante il periodo COVID.

LinkedIn vuole stare al passo con i tempi e le stories sembrano essere il futuro della condivisione dei contenuti, con la maggior parte delle piattaforme social che stanno investendo pesantemente nell’implementazione di questo formato.

Continua la fase di rebranding di Bing che diventa Microsoft Bing

Microsoft ha rinominato il suo motore di ricerca Bing in Microsoft Bing, come parte di un progetto di rebranding più ampio. Microsoft non è entrata nei dettagli sul motivo per cui ha aggiunto il nome dell’azienda al marchio Bing.

Rebranding di Ottobre: Gmail, Catawiki, Bing e il redesign di LinkedIn

Di recente la società di Bill Gates ha sperimentato i loghi di Bing, alcuni di questi lavori sono apparsi temporaneamente nel motore di ricerca.

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Il gigante della ricerca ha scelto di aggiungere la firma Microsoft a molti dei suoi prodotti negli ultimi anni, basti pensare ai recenti piani Microsoft 365 di Office 365.

Rebranding

In questa fase di passaggio Bing sta utilizzando sia il logo aggiornato e sia un logo Microsoft Bing, come si vede sulla home page del motore di ricerca. Non è chiaro se alla fine ritirerà il logo Bing in favore di questo logo più Microsoft o semplicemente utilizzerà entrambi in futuro.

Brand-refresh per Thesaurus e Dictionary

I noti word checker di Internet, Thesarus.com e Dictionary.com, hanno recentemente aggiornato i loro siti Web insieme ai loro loghi. Se ti sei trovato a cercare una parola per convincere qualcuno del contrario durante una discussione, è probabile che ti sei imbattuto in uno di questi portali.

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Due marchi, parte del nostro quotidiano, che rappresentano delle risorse utili, in termini di editing e correzioni grammaticali. Con oltre 15.000 voci aggiornate su argomenti che vanno dalla razza all’orientamento sessuale, passando per clima e cultura digitale.

I due siti sono sono stati avviati nel 1995 e acquisiti nel 2008 da IAC, che possiede anche Match.com, Vimeo e il servizio di dating Tinder. La Gilbert’s Rock Holdings lo scorso mese ha dichiarato di aver acquistato i due siti dalla società di comunicazione con sede a New York IAC. I termini dell’accordo non sono stati divulgati.

In questo rebranding sparisce la simbologia simile al sole davanti alle lettere principali dei due loghi. La nuova versione vede una porta aperta, sia per Thesaurus.com che per Dictionary.com, simbolo che può significare l’inclusività ma anche l’apertura e la predisposizione ad accogliere nuovi termini che verranno.

Il rebranding di Catawiki e la nuova piattaforma digitale

Catawiki lancia una nuova visual identity tutta da scoprire. La piattaforma di aste online per l’acquisto e la vendita di oggetti speciali e da collezione cambia il proprio brandmark insieme all’immagine coordinata.

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Fondata nel 2008 come community online per collezionisti, dal 2011, Catawiki ospita aste online settimanali, in varie categorie come fumetti vintage, modellini di treni, monete, orologi, arte, gioielli e auto d’epoca.

Al progetto di rebranding ha lavorato l’agenzia internazionale dentsuACHTUNG che ha saputo cogliere i tratti distintivi della società olandese che nel giro di pochi anni è cresciuta sino a diventare un punto di riferimento per collector di ogni genere.

Il rebranding passa attraverso il rifacimento dell’intera immagine coordinata. Cambiano sia la font family che la color palette, che adesso accende di blu elettrico i diversi punti di contatto.

Anche il portale è stato ridisegnato in coerenza con la nuova identità. La call to action in Home Page “Find your next…” con la search bar servita cattura immediatamente l’attenzione degli utenti, fornendo le informazioni in maniera semplice ed efficace.

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Interessante anche l’utilizzo della C come finestra sul mondo Catawiki, anche se ampiamente utilizzata da tantissimi altri brand.

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Election Day 2020: le migliori campagne dei brand

  • Le elezioni presidenziali 2020 negli Stati Uniti sono state accompagnate da una serie di campagne dei brand per incentivare l’affluenza alle urne.
  • L’obiettivo è stato quello di rendere più consapevoli le persone e agevolarle nella procedura di registrazione al voto.
  • In un paese in cui l’affluenza è notoriamente bassa, il brand activism mira a creare partecipazione tra le fasce meno rappresentate.

 

Con la pandemia da Covid-19 ancora in corso, l’economia in recessione e le questioni legate all’ambiente e ai diritti della comunità afroamericana che restano al centro dei dibattiti, l’attesa del prossimo Election Day 2020 continua a tenere gli Stati Uniti (e non solo) con il fiato sospeso.

E se da un lato non è inedita nella storia americana la partecipazione alle campagne elettorali anche di organi normalmente estranei alla politica, d’altra parte l’impegno dei grandi marchi è un fenomeno abbastanza recente.

La tendenza sembra essere una logica conseguenza della crescita del brand activism che quest’anno ha raggiunto il culmine: le questioni sociali e la necessità di cambiamento sembrerebbero non poter essere trascurate nella comunicazione con il pubblico.

Dopo l’assassinio di George Floyd, per tutta l’estate i brand hanno soppesato sul razzismo e sugli abusi della polizia, ogni parola delle loro campagne.

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Diverse fonti evidenziano una crescita negli ultimi anni della percentuale di consumatori che dichiarano di essere attenti alle scelte di responsabilità sociale dei marchi che acquistano, in particolar modo nella fascia di età 18-34.

Un articolo pubblicato da Harward Business Review mette, però, in evidenza una grande criticità del brand activism in tema di politica.

Adottare un approccio di parte all’impegno civico può alienare dipendenti o clienti nell’ambiente iperpartitico di oggi. Il nostro studio trova un punto debole per le aziende: essere a favore della democrazia e dell’elettorato, senza essere di parte.

Ma non vi è nessuna presa di posizione nel sostenere apertamente la democrazia, se non ci si schiera a favore di nessuno dei due candidati. Oltre a stimolare la partecipazione degli elettori, le aziende affermano di aver tratto benefici dai programmi di impegno civico, come aumentare la consapevolezza del marchio tra i consumatori o rafforzare i rapporti con dipendenti e azionisti.

VOTE!

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Il focus resta quindi stimolare l’affluenza alle urne, che negli Stati Uniti è notoriamente molto bassa, rispetto agli standard internazionali.

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Innanzitutto, diversamente dall’Italia, per votare bisogna iscriversi volontariamente nelle liste elettorali, e questo scoraggia una vasta fetta dell’elettorato, generalmente più povera e meno istruita.

La percentuale di non votanti aumenta in modo significativo anche se ci si sposta nella fascia under 25.

Meno del 56% della popolazione in età di voto ha votato alle elezioni presidenziali del 2016, con un leggero aumento rispetto al 2012 ma inferiore rispetto al 2008.

Ma, come confermato dalla maggior parte degli americani, ciò che s’intende con “alta affluenza” varia molto da paese a paese e secondo quale metro di valutazione si utilizza.

When we all vote

When we all vote è l’organizzazione no-profit fondata da Michelle Obama con lo scopo di colmare i gap di età e razza tra gli elettori, cambiando la cultura del voto e stringendo partnership strategiche per raggiungere tutti gli americani.

 

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@Shaq is a first time voter, and you can be too. Click the link in our bio to get started.

Un post condiviso da When We All Vote (@whenweallvote) in data:

Obiettivo dell’associazione è quello di guidare le aziende e le organizzazioni partner, fornendo gli strumenti e la formazione necessaria affinché i loro clienti, dipendenti e membri comprendano come votare e partecipino in maniera più attiva e informata.

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Oltre a tutte le iniziative finalizzate al coinvolgimento e all’informazione, When we all vote ha svolto un ruolo fondamentale nella divulgazione della campagna VOTE, che ha coinvolto molti brand del fashion, tra cui Levi’s, Gap, Patagonia, Michael Kors.

Tutti i capi d’abbigliamento e gli accessori delle edizioni limitate “VOTE” sono disponibili anche sul sito dell’associazione, nella sezione Vote 4ever Merch.

La scelta non è ricaduta casualmente sullo streetwear: la campagna si rivolge principalmente alla fascia più giovane della popolazione, tradizionalmente la più sottorappresentata nella registrazione degli elettori.

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Snipes x Puma – #USEYOURVOICE

La collaborazione di Snipes con Puma per la campagna #USEYOURVOICE, nasce con lo scopo non solo di rendere più accessibile agli elettori la procedura di registrazione, ma anche di informare e sensibilizzare.

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In tutti i 95 punti vendita Snipes, sono stati allestiti degli speciali chioschi  con schermo touch screen, in cui tramite registrazione o scansione del QR code si viene rimandati al sito di registrazione al voto o ai siti d’informazione del proprio stato.

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Quattro negozi tecnologicamente più avanzati, tre a Filadelfia e il primo shop 2.0 presso il Barclays Center di Brooklyn, dispongono di chioschi Vengo interattivi che inviano collegamenti di registrazione degli elettori e dispensano mascherine riutilizzabili SNIPES USA x Puma #USEYOURVOICE. Tutti gli altri punti vendita utilizzeranno la segnaletica personalizzata in negozio con codici QR.

La campagna #USEYOURVOICE è durata fino alla scadenza per la registrazione degli elettori, il 19 ottobre.

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Time to vote

Oltre che parlare ai consumatori, le aziende sostengono anche programmi rivolti ai dipendenti.

Time to vote è un’organizzazione no-profit nata nel 2018 proprio con questo scopo: garantire ai dipendenti delle aziende partner un programma di lavoro che permettesse loro di votare alle elezioni di medio termine. Sempre nel 2018 è stata registrata la più alta affluenza alle elezioni di medio termine degli ultimi decenni, e Time To Vote ha avuto menzioni da The New York Times, The Washington Post e The Boston Globe.

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Time to vote si pone come movimento apartitico che mira a creare una comunità imprenditoriale attivamente impegnata nell’affrontare le questioni più significative del nostro tempo.

Tra le aziende partner ci sono Abercrombie & Fitch, Backcountry, Dick’s Sporting Goods, Eileen Fisher, Gap, Harbor Freight Tools, J. Crew, Levi Strauss & Co., Macy’s, Madewell, Nike, Obey Clothing, Patagonia, Steve Madden, Stitch Fix, Target, The North Face, Timberland, Walmart e Warby Parker.

Molte di queste aziende offrono ferie retribuite oppure orari flessibili per i dipendenti che si offrono volontari nei seggi elettorali.

Levi’s si è impegnata a fornire 15.000 mascherine per i lavoratori del sondaggio “per garantire che nessuno debba scegliere tra il proprio voto e la propria salute”, ha affermato il presidente e CEO Chip Bergh in una dichiarazione.

Patagonia: make a plan to vote

Patagonia ha sempre fatto della sostenibilità ambientale una pietra angolare della filosofia del brand. L’incoscienza delle azioni intraprese dall’amministrazione Trump ha dato una spinta per intraprendere ulteriori azioni e a lanciare un messaggio non più così sottile

A cominciare proprio dal messaggio cucito nell’etichetta dei suoi pantaloni “Vote the assholes out” che, come dichiarato dall’azienda, non si rivolge solo a Trump ma qualsiasi politico che neghi la realtà del cambiamento climatico.

Make a plan to vote è la call to action con cui Patagonia lancia la sua iniziativa di per i diritti di voto incentrata sul sostegno ai propri clienti e dipendenti nella registrazione degli elettori, in particolare tra le comunità di colore che incontrano maggiori difficoltà anche solo per la registrazione.

Email Marketing, influencer e merchandising

Le aziende hanno adottato approcci molto diversi tra loro per affrontare questioni politiche.

Ben&Jerry’s ha dedicato un podcast Who We Are: A Chronicle Of Racism In America, alle questioni razziste per lanciare il suo appello a smantellare la supremazia bianca.

 

La Gap Inc. ha lanciato la campagna, Stand United per creare una community “unità per l’umanità e l’uguaglianza”. Definita dalla stessa azienda una spinta di marketing a 360 gradi, lo sforzo di Gap include una pagina dedicata alla registrazione degli elettori, $ 25.000 in donazioni sia a When We All Vote che a Rock the Vote, musica, discorsi di attivisti ed esperti, e una linea di abbigliamento in edizione limitata.
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LEGGI ANCHE: Le aziende che si impegnano per l’ambiente esistono (e ci guadagnano anche)

Alla Old Navy è stato predisposto un piano di incentivi per i dipendenti che lavorano alle urne il giorno delle elezioni. Levi’s, con il merchandising, ha ingaggiato influencer e celebrità nella sua campagna che incoraggia la registrazione e l’affluenza alle urne. Gli elettori possono anche registrarsi presso il flagship store di Saks Fifth Avenue a Manhattan.

American Eagle Outfitters con due release speciali ha destinato il 100% del ricavato a beneficio dell’organizzazione elettorale giovanile HeadCount, che gestisce un centro di azione per il voto 2020 per registrarsi, iscriversi alle newsletter “e conoscere ancora più modi per fare la differenza”.