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body shaming contro le donne forti

Body shaming e insulti contro le donne forti: come colpiscono i leoni da tastiera

  • La violenza verbale sui social si accanisce sulle donne che non fanno scelte dettate dalla società.
  • Rakete, Botteri, Romano sono solo alcune vittime del bullismo verbale.
  • Il manifesto della comunicazione non ostile contro la violenza delle parole.

 

Il body shaming spesso si presenta travestito da battuta. L’aspetto fisico è ancora oggi un metro di misura diffuso per giudicare se stessi e gli altri. Purtroppo al giorno d’oggi vige la convinzione che magrezza e bellezza sono requisiti fondamentali per avere successo. Il bullismo verbale crea vergogna in coloro che lo subiscono, che a sua volta può scatenare depressione e comportamenti compulsivi.

I commenti sulle donne professioniste spesso vertono sull’apparenza e raramente sui contenuti. Apprezzamenti, battute o insulti, poco importa: il corpo fa discutere più dell’intelletto.

In società maschiliste e populiste emerge una diffusa difficoltà nel ritenere il sesso femminile capace di svolgere determinati incarichi o di occupare posizioni di potere. Abituati a veline, vallette, schedine, Miss Italia ecc., il corpo della donna si riduce ad oggetto di facile giudizio agli sguardi pubblici. La tv diventa veicolo di stereotipi di genere ed alimenta luoghi comuni. Succede dunque che grazie a questo mondo non rappresentativo della società si diffondono rigidi canoni di bellezza. I leoni da tastiera criticano a prescindere:

“In Italia le donne vengono criticate qualunque cosa facciano. Se sei intellettuale, ti criticano perché sei una maestrina. Se ti occupi di moda ti criticano perché sei troppo superficiale, se sei brutta ti criticano perché sei brutta e se sei bella ti criticano perché sei troppo bella”

  • Maura Gancitano su L’Inkiesta

 

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La paura delle donne indipendenti

Spesso dietro l’odio si nasconde la paura di ciò che è ignoto, perché in fondo la figura della donna forte e libera non è ancora radicata nella nostra società. Se guardiamo indietro non sono pochi gli esempi di body shaming avvenuti negli ultimi mesi:
Carola Rakete si è fatta carico della vita di molte persone. Cercando un porto sicuro nelle acque italiane, ha finito poi per essere insultata per i suoi capelli, le ascelle non depilate e il reggiseno non indossato sotto la maglietta.

Poi c’è Silvia Romano: partita per il Kenya ad aiutare il prossimo, sequestrata per 18 mesi, dopo la liberazione si è ritrovata a sua volta messa alla gogna dal terrorismo mediatico. Lì dove dovrebbe sentirsi libera non lo è. Imprigionata dall’odio trasmesso da una fetta d’Italia che non ha saputo accoglierla, accusandola tra l’altro di indossare un velo ed essersi convertita all’Islam.

O ancora la giornalista Giovanna Botteri: poco importano gli innumerevoli riconoscimenti ed i 25 anni di lavoro in zone di guerra, il suo look rimane tema di numerosi commenti sui social. In una recente intervista sulle pagine del Corriere della Sera, la giornalista afferma:

“In generale il problema è quando si confondono i piani, quando la tua immagine diventa notizia. Noi raccontiamo, non siamo quelli che devono essere raccontati: se la donna da soggetto diventa oggetto del racconto c’è qualcosa di sbagliato. I problemi sono sempre legati all’immagine: la giornalista che fa tv non dovrebbe mai rispondere a una serie di canoni legati al suo essere donna piuttosto che giornalista”

 

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Rakete, Romano e Botteri sono solo alcuni esempi dove l’intelletto e l’esperienza sono passati in secondo piano a favore del body shaming. Armandosi di superficialità, c’è chi non è riuscito e non riesce a guardare oltre. Anche nelle realtà più piccole, al di fuori dei grandi riflettori, non mancano episodi di bullismo verbale. Recentemente, in provincia di Bolzano, la capogruppo dei Verdi, Brigitte Foppa, è stata presa di mira da una lettera anonima che insultava lei ed i suoi capelli (!). Nell’intervista con il quotidiano Alto Adige afferma:

“Sono anni che sento parlare dei miei capelli, troppo lunghi, troppo ricci, brizzolati o colorati. Il punto è che disturbiamo.”

Contrastare il body shaming: il manifesto della comunicazione non ostile

Le parole hanno un peso e lo dimostra anche Parole O_Stili, un progetto sociale di sensibilizzazione contro la violenza delle parole. Il loro manifesto è composto da dieci principi di stile a cui ispirarsi per scegliere parole giuste, per non dare etichette, isolare o ferire.

Manifesto di Parole O_Stili contro la violenza verbale

Il manifesto di Parole O_Stili contro la violenza verbale

Educazione e prevenzione costruiscono le basi per combattere le discriminazioni, il body shaming e la grassofobia. Sul sito di Paroleostili sono disponibili vari materiali didattici e informazioni per approfondire il tema. Le parole pungono, gli insulti feriscono. Scegliamo con cura le parole che diciamo (e non diciamo)!

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Digital Hubs, l’evento gratuito per scoprire l’evoluzione del banking

La digitalizzazione pervade ormai ogni settore e i mercati, così come le tecnologie, sono in continua evoluzione. Per restare al passo è necessario continuare a informarsi e arrivare per primi a conoscere l’innovazione lì dove avviene.

Venerdì 19 giugno, ad esempio, illimity farà il punto durante il suo evento sul tema della digitalizzazione e sul suo nuovo modello Open Plaform.

Ad appena 9 mesi dal lancio sul mercato illimitybank.com – la banca digitale diretta di illimity – avrai la possibilità di conoscere una novità assoluta per il settore: gli illimity Hubs.

Una banca che va oltre se stessa e si apre fino a diventare una piattaforma cross industry, che mette al centro le persone con un innovativo modello di collaborazione, sviluppato in piena ottica open banking ma anche open platform.

Potrai seguire il debutto dal vivo, con due partner di eccellenza, entrambi con DNA tecnologico: MiMoto, first mover nello sharing di scooter elettrici ha rivoluzionato il concetto di mobilità urbana e sostenibile, e Fitbit, azienda che aiuta le persone a condurre una vita più sana e attiva offrendo dati, ispirazione e consigli per raggiungere obiettivi di forma fisica per il benessere.

Prenota il tuo posto per seguire l’evento in streaming di illimity, venerdì 19 giugno alle ore 14.00

illimity Hubs per una nuova user experience

Si tratta di una vera novità, perché con gli illimity Hubs, la banca vuole andare oltre il tradizionale modello di partnership in un’ottica cross industry finalizzata ad anticipare e rispondere in modo sempre più efficace alle esigenze dei clienti attraverso una user experience unica e integrata, che, per la prima volta, inizia e termina all’interno della piattaforma di illimitybank.com.

All’interno degli illimity Hubs, infatti, è possibile utilizzare le funzionalità offerte dai partner attraverso l’integrazione nella piattaforma di illimitybank.com e attivare servizi sinergici con l’operatività bancaria.

Un esempio? Si può usare la possibilità di creare progetti di spesa connessi alla misurazione dei passi fatti e registrati attraverso Fitbit con l’obiettivo di raggiungere la somma necessaria a realizzare i propri sogni o compiere determinati acquisti.

Oppure, integrando l’app di MiMoto, si può prenotare uno scooter con rapidità grazie alla funzione di Geomapping, ottenere la nota spese dei propri viaggi e avere una carta di debito elettronica personalizzata MiMoto.

Inoltre, grazie ai sistemi evoluti di data analysis e di intelligenza artificiale, vengono forniti suggerimenti personalizzati che combinano l’attività del cliente con i suoi consumi e abitudini quotidiane.

Dalla banca diretta fully digital a un ecosistema evoluto

Gli illimity Hubs disponibili dal 16 giugno e inizialmente riservati ai clienti dei partner che apriranno un nuovo conto illimity, saranno disponibili per tutti i clienti della banca a partire da luglio.

“In piena logica open banking, abbiamo creato un’unica piattaforma che consente ai clienti di accedere alle app di partner d’eccellenza non finanziari in un ecosistema evoluto sia in termini di offerta sia di user experience interconnessa. Grazie al debutto degli illimity Hubs, la banca diretta fully digital di illimity, dimostra ancora una volta di saper andare oltre ridefinendo le frontiere del banking e mettendo al centro il cliente e la sua quotidianità”, ha commentato Carlo Panella, Head of Direct Banking and Chief Digital Operations Officer di illimity.

Per saperne di più sull’evoluzione del banking e su illimity Hubs, prenota il tuo posto per seguire l’evento gratuito in streaming che si terrà il prossimo 19 giugno alle ore 14.00.

11 cose da fare sui Social Media per stare al passo con i tempi

  • Dopo il lockdown anche il mondo virtuale è mutato e tutti dobbiamo adeguarci a questo cambiamento.
  • Dalle bio sui profili, al social listening, dall’Influencer Marketing, all’advertising, ecco quali strategie e tattiche bisogna ricordare in questo periodo di transizione.

 

Non abbiamo bisogno di dirci quanto questi ultimi mesi abbiano cambiato profondamente ogni aspetto delle nostre vite. Dal quotidiano al mondo professionale, il virus e il lockdown hanno stravolto qualsiasi cosa e il mondo dei social media non poteva di certo rimanere a guardare.

È così che anche il mondo virtuale ora sente l’esigenza di mutuare e ogni utente deve necessariamente adeguarsi puntando a delle piccole accortezze fondamentali per stare al passo con i tempi.

Instagram Stories: perchè non devono mancare nella tua Social Media Strategy

1. Cambia la bio

Se la quotidianità, come dicevamo prima, è stata stravolta, allora anche la descrizione sui social della pagina o del profilo devono essere aggiornate.

Facciamo un esempio: sulla pagina Twitter di Best Buy sembra non essere cambiato nulla per l’azienda. Eppure oggi effettua solo il ritiro della merce.

Tutte le sedi di Best Buy negli Stati Uniti effettuano solo un servizio ma nella bio non è affatto specificato. Si tratta però di un’informazione importante che occorre subito fornire, eventualmente anche nei post messi in primo piano.

2. Potenzia il Social Listening

Incertezze, dubbi, perplessità: il mondo social dà tanti segnali di cambiamento e noi abbiamo il dovere di ascoltarli. La comunicazione online è decisamente aumentata negli ultimi mesi e quante cose sono ancora cambiate? Come si comporta il consumatore online? Quali sono le sue attitudini e cosa comunica?

Studiare quello che l’utente vuole dirci è la seconda azione da svolgere.

3. Pubblica con un obiettivo preciso

Less is more: basta con i contenuti pubblicati solo per il gusto di farlo. Basta. Puntiamo alla qualità anziché alla quantità e facciamoci una domanda, ovvero: “il mondo ha veramente bisogno di questo contenuto?”.

Se la risposta è sì allora proseguiamo con una serie di domande: chi leggerà questo post? Che tipo di contenuto sto veicolando? Vuole mirare ad educare, informare o intrattene? 

Qual è il cambiamento che si otterà con quel contenuto? Un’azione o un’ipotesi di pensiero? A tal proposito, curioso è il lavoro dell’americana Cardinal Spirits, situata a Bloomington in Indiana.

Si tratta di una piccola distilleria che ogni giorno pubblica sul canale Instagram ciò di cui ha bisogno per supportare le vendite. In soldoni, identificano l’obiettivo del giorno e quando lo raggiungono, lo rendono noto ai follower.

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4. Prima le persone

Sappiamo perfettamente che ciò che spinge i social e il web sono le persone: i network, la rete, le community sono alla base di qualsiasi relazione.

Quindi, anche se si pensa che la prerogativa sia quella di spingere l’azienda, non bisogna dimenticare che ognuna è composta da una moltitudine di persone: ecco, è il momento giusto per farlo.

Ora è il tempo di comunicare attraverso le persone, il vero valore aggiunto di ogni realtà.

Il Getty Museum ha svolto un lavoro simile: sono sempre le persone in primo piano, questa volta i fan, e infatti hanno chiesto loro di immedesimarsi in uno dei loro quadri preferiti.

Non è tutto estremamente fantastico?

5. Investi sull’Influencer Marketing

Ritornando al valore delle persone, dell’estrema fiducia che viene riposta in esse e nelle loro opinioni sui social, non bisogna dimenticare che l’influencer marketing non è morto. Cambiato sì, ma non affatto morto.

Un recente studio ha dimostrato un aumento del 75% dei click sui post di Instagram con #ad incluso tra gli hastag principali.

Quindi: mai dimenticare che un influencer (micro o top che sia) è un buon “strumento” di marketing.

6. Poni il prodotto in primo piano

Si è parlato tanto di distanziamento sociale tanto che ciò ha cambiato la nostra percezione su tanti aspetti. Occorre stare molto attenti a quelli che sono i contenuti veicolati oggi, quello che essi comunicano: se una foto è stata scattata in tempi non sospetti, siamo sicuri che sia adatta anche al contesto attuale?

Schwinn Bikes ha cambiato il suo piano editoriale fin da subito, adeguandosi a quelle che erano le circostanze: se prima due persone camminavano tranquillamente sul ponte, dopo poco l’immagine raffigurava un uomo in solitaria.

7. Prova nuovi formati e nuovi tempi di pubblicazione

Il mondo dei social cambia rapidamente e negli ultimi mesi vi è stata un’accelerata notevole. L’uso dei social è infatti aumentato sebbene siano cambiate le abitudini della maggior parte delle persone. Fino a poco fa nessun pendolare e nessuna palestra. Ora, sono cambiati anche gli approcci.

Se prima del coronavirus, nel settore social/finanziario, si poteva pubblicare alle dieci di mattina, ora l’orario prediletto sembrano essere le dieci sì, ma di sera. Il ritmo attuale è: cenare e collegarsi sui social per vedere le novità. Sarà vero? Basta sperimentare!

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8. Rivaluta la pubblicità a pagamento

I dati di SocialBakers dimostrano che il costo per clic e il CPM per gli annunci social stanno diminuendo, poiché sempre più inserzionisti interrompono le loro campagne. Allo stesso modo, anche le percentuali di clic complessive per gli annunci social stanno diminuendo, il che significa che anche gli annunci meno costosi  potrebbero non funzionare. 

Il suggerimento che vi diamo è quello di ricalcolare le spese in base ai dati. Se tutto è cambiato perche questo dovrebbe essere uguale?

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9. Dai più tempo ai tuoi clienti

È un mondo difficile, cantava qualcuno, e bisogna assecondare i tempi del cliente: se ora la capacità di spesa è ridotta allora occorre costruire di più sul desiderio.

Esempio di case di David Weekley

David Weekley Homes ha aiutto i clienti a creare “liste dei desideri” durante la quarantena con le loro serie di tendenze domestiche, per regione. Questo riguarda le tendenze della cucina, ecc. nelle nuove case di Austin.

10. Usa i tuoi assi nella manica

Se ci sono ancora un report o un bel video da pubblicare è il momento giusto per farlo, anche se sono datati, ma riportano informazioni attuali, specialmente se hanno avuto successo in precedenza.

Decostruire, riconfezionare e ripubblicare è tutto quello da fare.

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11. Aiuta, non vendere

In un periodo particolare come questo, occorre invertire le priorità: è un momento in cui occorre mostrare la propria presenza ed aiutare. Sì, ma se non si vende come si fa ad andare avanti?

I clienti non dimenticheranno queste accortezze e staranno attenti in un futuro prossimo a premiare chi si è dimostrato disponibile.

Come aumentare la reach organica sui canali social

12. Un consiglio non richiesto

Non esiste la formula perfetta per una strategia di successo, quello che conta è avere delle basi su cui testare. Conoscere l’ambito d’azione, il proprio target, il customer journey è la base su cui costruire contenuti e piani idonei.

#BeApp1

Coca-Cola punta sui concerti virtuali grazie alla partnership con #BeApp

  • Coca-Cola ha firmato come partner di lancio esclusivo di #BeApp, una nuova piattaforma di streaming musicale che integra elementi di gaming e social media nell’esperienza di virtual concert-viewing.
  • L’app ospita le Coke Studio Sessions, una serie performance di artisti di alto profilo come Katy Perry, Miguel, Steve Aoki. 
  • Con questa partnership, Coca-Cola cerca di prendere il controllo di quello che potrebbe essere uno dei principali trend globali: l’interesse crescente per i concerti virtuali.

 

Recentemente, Coca-Cola e #BeApp, una nuova piattaforma di virtual concert-viewing, hanno annunciato il lancio delle Coke Studio Sessions, un progetto esclusivo di spettacoli musicali in streaming per sessanta giorni consecutivi.

#BeApp1

Le performance coinvolgono oltre 100 artisti in tutto il mondo, tra cui Katy Perry, Anitta, DJ Khaled, Bebe Rexha, Miguel e Steve Aoki.

Alla scoperta di #BeApp

#BeApp è una nuova piattaforma di social streaming che democratizza l’accesso live alle performance dei migliori artisti, e ai più grandi spettacoli e show musicali, portando le star più amate direttamente a casa del pubblico, in una sorta di salotto virtuale globale.

Scaricabile gratuitamente, l’app consente di sintonizzarsi su una serie di esperienze virtuali immersive, paragonabili a quelle dei concerti e dei festival dal vivo.

Essa, inoltre, integra elementi di gaming e social media al live streaming, consentendo agli utenti di divertirsi, fare acquisti, donazioni e interagire con i loro artisti preferiti.

Tra le principali funzionalità accessorie di #BeApp, ricordiamo:

  • Condivisione in-app – una funzione di condivisione che incoraggia gli utenti a invitare amici e parenti a unirsi a loro durante il live streaming dei concerti.
  • Valuta / Punti – le interazioni e le condivisioni su #BeApp fanno guadagnare agli utenti punti e valuta in-app che possono essere riscattati attraverso premi, upgrade di funzionalità e molto altro. Tra i premi, i “posti in prima fila”, che offrono ai fan una maggiore presenza digitale durante il live streaming.
  • Donazioni – il pubblico ha la possibilità di fare una donazione al Movimento internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa per sostenere la battaglia contro il Covid-19.

L’impegno contro il Covid-19

Secondo il co-fondatore Ray Smith,#BeApp è stato progettato per connettere gli amanti della musica e dei concerti dal vivo. Le persone hanno bisogno di quella connessione ora più che mai”.

Ricardo Fort di Coca-Cola ha dichiarato: “Molti potrebbero sentirsi soli o isolati a causa della pandemia. Noi ci siamo impegnati a rafforzare lo spirito umano e favorire la connessione in un periodo difficile. Con 60 giorni di contenuti musicali live interattivi, i fan possono divertirsi e condividere le proprie esperienze. Il nostro auspicio è che le Coke Studio Sessions siano piccoli momenti di intrattenimento quotidiano per coloro che attraversano la fase del new normal”.

Durante tutto il periodo di programmazione delle performance, i fan avranno l’opportunità di fare donazioni al Movimento Internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna Rossa per sostenere la lotta contro il Covid-19.

A tal fine, Coca-Cola Foundation ha già donato oltre 14 milioni di dollari in tutto il mondo, a cui si aggiungono le donazioni degli utenti che finora si attestano su un totale collettivo di 3 milioni di dollari.

La scommessa di Coca-Cola

Con l’esclusiva partnership, Coca-Cola punta in modo chiaro su quello che è oggi dei principali trend globali.

L’emergenza Covid-19 ha portato alla sospensione di concerti e festival musicali. Per questo, sempre più artisti fanno ricorso alle app di streaming per coinvolgere i propri fan, aprendo nuove opportunità sia per le piattaforme in sé che per gli esperti di marketing.

Una testimonianza dell’esplosione di questo trend è la recente iniziativa promossa da Budwiser, “Rewind”, una serie di concerti interattivi live su YouTube.

Un progetto che si concentra su artisti come The Black Eyed Pease incoraggia gli spettatori a fare richieste di canzoni e porre domande alle band attraverso il social media.

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Dall’altra parte, l’intento di #BeApp è quello di cogliere i frutti del recente fenomeno di transizione verso spazi digitali di aggregazione e dell’incremento nell’uso dei social media registrato durante la crisi sanitaria globale.

L’accordo rientra nel novero degli “esperimenti digitali” in cui Coca-Cola potrebbe investire di più, in un momento storico in cui le sponsorizzazioni delle partite e dei concerti dal vivo sono sospese.

Allo stato attuale, le previsioni sul successo di #BeApp non sono facili. Molte recensioni sull’App Store di Apple sono positive, tuttavia alcuni ne criticano l’interfaccia, poco user-friendly.

Gli artisti di fama internazionale che partecipano alle Coke Studio Sessions potrebbero essere la chiave per attirare i fan affamati di contenuti e per cavalcare l’onda dell’interesse crescente per i concerti virtuali.

cosa resta della tecnologia dopo l'emergenza

L’eredità tecnologica dell’emergenza aiuta persone e aziende a ripartire

  • Lo streaming diventerà il nuovo modo di consumare i contenuti.
  • Anche per lo Smart Working, una volta che i lavoratori avranno un assaggio di cosa significa davvero e i dirigenti vedranno che i dipendenti saranno più produttivi, diventerà la nuova normalità.
  • L’emergenza COVID-19 lascerà un segno enorme su come consumiamo, come impariamo, come lavoriamo e come socializziamo e comunichiamo, grazie all’uso che abbiamo fatto della tecnologia durante l’emergenza.

 

I cambiamenti che stiamo vivendo in questo periodo di ripartenza sono molteplici. Molte di quelle che erano le nostre abitudini sono state stravolte, a partire dal tempo libero, e dal lavoro.

A causa del virus, tutti i cambiamenti già in atto hanno subito un’accelerazione. Internet è diventato sempre più fondamentale per far fronte alla pandemia, e quando tutto questo sarà finito, saremo più dipendenti che mai dall’essere connessi.

Dall’inizio del lockdown le nostre esigenze sono cambiate, lo ha sottolineato Think with Google, che indica che ad oggi le ricerche fatte dai consumatori sono più “sofisticate”.

Le persone si sono adattate alla nuova quotidianità, sfruttando maggiormente quelli che sono gli spazi casalinghi.

Poco più di un secolo fa, un mondo molto meno connesso ha subito una pandemia simile e ne è uscito cambiato. L’influenza spagnola del 1918 ha infettato 500 milioni di persone, ucciso 50 milioni e confinato le persone nelle loro case.
Ciò ha avuto un profondo effetto sulla medicina, in particolare sullo studio e il trattamento dei virus, che erano noti, ma non ben compresi. All’epoca, la maggior parte degli scienziati credeva che l’influenza fosse causata da batteri, ha affermato Laura F. Spinney, autrice di Pale Rider: The Spanish Flu of 1918 and How It Changed The World. La devastazione dell’influenza ha dato origine ai sistemi di medicina socializzata in Europa, così come al sistema basato sulle assicurazioni negli Stati Uniti.

Mentre è ancora troppo presto per valutare il danno causato da questa pandemia globale a livello sanitario e medico, è già evidente che cambierà in modo permanente il modo in cui la società funziona. Dal suo impatto sull’economia globale alle nostre vite quotidiane, COVID-19 lascerà un segno enorme su come consumiamo, come impariamo, come lavoriamo e come socializziamo e comunichiamo.

digital detox, coronavirus

Il Coronavirus viene già considerato il momento più impattante di questa generazione e avrà un effetto duraturo. Molti di questi cambiamenti riguardano la tecnologia connessa. Lo streaming è diventato il nuovo modo di consumare i contenuti.

Più di tutte saranno tre le aree maggiormente cambiate da questa pandemia: lavoro, istruzione e intrattenimento. Proviamo quindi ad analizzare come la tecnologia ha supportato questi settori e soprattutto come in futuro ci verrà in aiuto.

Lavoro

Come strategia per contenere le persone potenzialmente infette e impedire che il virus si diffonda ulteriormente, le aziende e le scuole hanno fatto affidamento su Internet. Dall’apprendimento online al telelavoro, molti aspetti della nostra vita quotidiana che erano soliti coinvolgere i contatti faccia a faccia verranno spostati nel cyberspazio. Questo passaggio al lavoro basato su Internet presenta vantaggi, sfide e numerose opportunità.

In Italia prima dell’arrivo della pandemia l’Osservatorio del politecnico di Milano censiva 570.000 persone che lavoravano in smart working, indicando però che quelli potenziali sarebbero stati circa 5 milioni.

A conferma di questo, il grafico sottostante ci mostra la forza lavoro europea che saltuariamente svolge attività da casa in percentuale rispetto all’occupazione totale, e possiamo notare come l’Italia sia in una posizione molto bassa.

Tecnologia

Dopo l’esplosione del virus i numeri delle persone che hanno iniziato a lavorare da casa sono aumentati moltissimo nel giro di qualche settimana.

L’utilizzo di questa metodologia di lavoro è stata resa possibile, grazie anche a diverse piattaforme virtuali: Zoom, Slack e Skype, per citarne alcune.

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Alcuni vantaggi del lavorare da remoto sono un amento della produttività, in quanto viene dichiarato che la concentrazione aumenta, il risparmio di tempo, non dovendosi spostare.

Quello che emerge è che la soddisfazione maggiore si ha nel momento in cui si può alternare il lavoro da remoto a quello in cui ci si può recare in ufficio. Infatti uno degli svantaggi è la mancanza di relazioni dirette con i colleghi, e in alcuni casi aumenta la sensazione di isolamento.

In realtà per sopperire a questo la tecnologia ha potuto arginare questa situazione usando sistemi di teleconferenza.

Tecnologia

In questo ambito i manager maniaci del controllo e i dirigenti legati alla tradizione stanno imparando che lo smart working non è il male in termini di produttività.

Ce ne parla Matt Mullenweg, fondatore di Automattic, la società dietro la piattaforma di blog WordPress. Mullenweg è diventato uno dei principali sostenitori del lavoro da remoto, in cui i dipendenti sono autorizzati a lavorare ovunque si trovino. La sua azienda non ha mai avuto un quartier generale fisico, sebbene i dipendenti si riuniscano una volta all’anno.

Sebbene Mullenweg sia il primo a sostenere questo modo di lavorare, non è così che immaginava che la rivoluzione del lavoro in smart working prendesse piede.

Questi sono tempi anormali, le persone fanno fatica a lavorare da casa, in quanto la situazione è davvero estrema. I bambini sono a casa da scuola e bisogna, ovviamente, dedicagli molto tempo. Siamo preoccupati per i nostri cari. Anche quando si lavora da casa, la migliore pratica è uscire e socializzare. Questa situazione, non lo permette.

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Detto questo, Mullenweg ritiene che questo sia un punto di svolta per il lavoro da remoto. Una volta che i lavoratori ne avranno un assaggio e i dirigenti vedranno che, sì, i dipendenti sono spesso più produttivi, diventerà la nuova normalità.

Per alcune aziende, il telelavoro può essere un vantaggio per i loro profitti. Immagina una società in grado di gestire tutto il lavoro da casa. Non è necessario affittare spazi per uffici di grandi dimensioni. Non c’è bisogno di lunghi spostamenti. Orari flessibili e lavoro in pigiama (o qualsiasi cosa tu voglia indossare). Con il telelavoro, puoi assumere un gruppo di dipendenti geograficamente diversificato senza preoccuparti di dove alloggiarli o trasferirli.

Questa situazione potrebbe rappresentare un futuro diverso anche quando la pandemia sarà finita?

Istruzione

La chiusura delle scuole, come sappiamo, è stata una delle prime azioni messe in atto contro il Covid-19. Ciò ha colto impreparato il sistema scolastico, che ha catapultato tutti gli insegnanti nel mondo delle lezioni a distanza.

Tecnologia

Molti insegnanti, hanno cercato di padroneggiare gli strumenti per la didattica online e di fornire supporto tecnico a genitori e studenti che non hanno familiarità con la tecnologia.

In termini di istruzione, l’apprendimento online presenta alcuni vantaggi. Per molto tempo, scuole e università hanno resistito all’istruzione online e sono state considerate inferiori.

Tuttavia, con un virus in rapida diffusione e strutture piene di persone a stretto contatto, le scuole non hanno avuto altra scelta che passare alle lezioni online come soluzione alternativa, seppure temporanea. Consentendo agli studenti di imparare da casa, le scuole come le università possono permettere a più studenti di frequentare la stessa classe contemporaneamente, mentre gli studenti che hanno perso delle lezioni per qualsiasi motivo possono compensare con lo streaming video.

La didattica online non è la soluzione a tutti i mali della scuola pubblica italiana, i rischi sono comunque tanti, ad esempio: l’insegnante che parla per tutto il tempo senza riuscire ad interagire con i suoi alunni, una classe virtuale che potenzialmente, potrebbe distrarsi più spesso, senza tener conto del bisogno di interazione con i compagni di classe.

In questo contesto diventa fondamentale avere infrastrutture e alfabetizzazione digitale sia degli studenti che dei docenti.

Ora è importante passare da uno stato di emergenza dell’istruzione a distanza a quello di vederlo come un’opportunità per ripensare al processo di insegnamento.

Come molti stanno scoprendo, non si tratta di padroneggiare la tecnologia, si tratta di come si insegna.

Intrattenimento

Come già sottolineato lo streaming è stato il protagonista di questo lockdown, in questi mesi ci sono state alcune app che hanno fatto da padrone, troviamo Tik Tok, zoom, Disney+, l’app di Nike training, Netflix e Telegram.

Serie tv e film sono stati per molti di compagnia e non è strano che gli utenti registrati siano aumentati negli ultimi mesi. Eclatante è stato il caso della piattaforma Disney+ lanciata a marzo che ha visto un iscrizione da parte dei consumatori molto più alta di quello che era stato previsto.

A dover far i conti con questa situazione è sicuramente il settore dell’intrattenimento che dovrà effettuare non pochi cambi per poter adeguarsi allo stile di vita post pandemia. Gli eventi dovranno essere più piccoli e gestiti in modo diverso, in questo senso dovrà avvenire una vera e propria rivoluzione. Nei cinema e teatro si stima che ci sarà una riduzione di affluenza compresa tra il 40 e 60% imposte dalle norme di sicurezza e il distanziamento.

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Il cinema in particolare stava già vivendo un momento di transizione e di cambiamento, in parte dovuto all’aumento costante delle piattaforme streaming, che trasmettono contenuti appena usciti dai cinema. Come è successo per gli altri settori, il virus ha accelerato un cambiamento che comunque sarebbe avvenuto in un prossimo futuro. Incisivo è stato il caso di Trolls World Tour, un cartone firmato Dreamworks, atteso soprattutto dai più piccoli, in uscita al cinema a inizio aprile. Non potendo ovviamente essere trasmesso al cinema è stato reso disponibile in digitale comodamente da casa.

Tecnologia

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Lo streaming di contenuti online è diventato molto popolare negli ultimi dieci anni. Man mano che i cinema chiudono e gli eventi dal vivo vengono cancellati di fronte a una pandemia globale, lo streaming diventerà un modo ancora più critico e dominante per fornire contenuti al consumatore. Dai concerti agli eventi sportivi, quelli che una volta erano considerati eventi principali per il grande pubblico di persona saranno costretti a trasmetterli in streaming ai fan di casa.

Sebbene gli eventi live dopo l’attuale crisi torneranno, si prevede che più fan e consumatori rimarranno invece nel comfort delle proprie case e guarderanno eventi che vengono trasmessi in streaming o in live invece di pagare biglietti costosi, alloggi. Lo streaming di film a casa, già un’opzione in uso, aumenterà di popolarità, con aziende come Netflix e Disney che ne trarranno vantaggio. Allo stesso tempo, l’industria dell’intrattenimento dal vivo e le attività teatrali ne risentiranno.

Cosa resterà della tecnologia dopo l’emergenza

Per preservare le connessioni umane, internet è uno strumento essenziale. Grazie ad esso, l’apprendimento online, lo streaming e il telelavoro sono tutte tecnologie disponibili.

In questo ultimo periodo molti servizi online sono diventati sempre più abituali, come effettuare pagamenti online, frequentare corsi da remoto, e video di attività fisica. Senza dimenticare l’incremento dello smart working che in molti casi migliora la qualità della vita e riduce l’impatto ambientale.

Sfortunatamente, affinché tutti questi metodi siano implementati in modo appropriato, dobbiamo disporre di una rete in grado di sostenere tale larghezza di banda e, per molti l’infrastruttura è gravemente carente.

Mentre molti di noi che vivono in città dispongono di Wi-Fi e Internet ad alta velocità, le persone che vivono in aree rurali non lo hanno, ciò provoca un potenziale divario di informazioni in tempi di crisi. Inoltre, gli adulti più anziani la cui sopravvivenza dipende da informazioni adeguate non sono in grado di navigare online, rendendoli vulnerabili ad informazioni false.

Gli studenti meno abbienti potrebbero non avere la tecnologia necessaria per partecipare ai corsi online e alcuni lavoratori potrebbero non avere le connessioni per il telelavoro. Per riparare questo divario informativo, il governo e le imprese private dovrebbero investire per estendere la copertura della rete domestica a milioni di persone a un costo accessibile.

Indipendentemente dalla durata e dalla gravità della pandemia a livello globale, tutto questo avrà un impatto duraturo sulla nostra società, ed è evidente come il supporto della tecnologia sia fondamentale per lo stile di vita che avremo dopo questa pandemia.

retail new normal report

Retail in Europa: come si preparano i consumatori per l’estate

  • In Europa, il 40% degli intervistati ha dichiarato di aver acquistato più articoli online dall’inizio della pandemia.
  • I dati di Comscore ci mostrano i livelli di attività tra le categorie di retail che hanno visto un notevole cambiamento tra il 27 aprile e il 31 maggio 2020, periodo in cui i governi europei hanno gradualmente revocato le restrizioni del lockdown.

 

Il termine del lockdown ha determinato un nuovo inizio per molti settori. Un confronto importante con quello che è stato definito “new normal”, alla luce dei dati dei mesi dell’emergenza, ma anche in una prospettiva di ripresa.

È quello che emerge anche dal nuovo approfondimento realizzato da Comscore sui comportamenti degli utenti europei nel mondo online.

In Europa, il 40% degli intervistati ha dichiarato di aver acquistato più articoli online, inclusi prodotti di prima necessità e generi alimentari, dall’inizio della pandemia, secondo l’ultima rilevazione del Global Digital Payments Tracker di Comscore.

Scopriamo gli insight sui livelli di attività tra le categorie di retail che hanno visto un notevole cambiamento tra il 27 aprile e il 31 maggio 2020, un periodo in cui i governi europei hanno gradualmente revocato le restrizioni del lockdown e i consumatori hanno iniziato a pianificare le vacanze estive.

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retail new normal report

Abbigliamento

L’estate è il momento in cui le persone rispolverano il proprio abbigliamento estivo.

Nonostante quest’anno il comportamento dei consumatori sia cambiato radicalmente, si sono rilevati segnali che dimostrano che la voglia di nuovi outfit per l’estate non è stata completamente annullata: i dati settimanali mostrano un aumento delle visite ai siti retail di abbigliamento online in quasi tutti i paesi dell’EU5 nel periodo dal 27 aprile al 31 maggio 2020.

L’aumento più elevato è stato registrato in Francia, con un aumento del 32% nella settimana tra il 25 e il 31 maggio 2020 rispetto alla settimana tra il 27 aprile e il 3 maggio 2020. La Germania è stata l’unico paese del gruppo che ha registrato una diminuzione delle visite a questa categoria di siti, con il 13% di visitatori in meno.

Profumi e cosmetici

Vi sono diversi dati che dimostrano che i consumatori hanno speso meno per l’igiene personale e i prodotti per la cura di sé stessi durante il lockdown. Tuttavia, ad eccezione del Regno Unito che è in ritardo rispetto ad altri Paesi per quanto riguarda la revoca delle restrizioni della quarantena, la categoria Profumi e cosmetici ha chiuso il periodo con una risultati leggermente più elevati rispetto all’inizio.

L’Italia ha visto la variazione maggiore, con un aumento del 35% delle visite, seguita dalla Francia con un aumento del 19%.

La volatilità osservabile dei dati rilevati deriva dal fatto che le dimensioni del target di questo settore sono inferiori rispetto ad altre categorie di vendita al dettaglio come quella dell’abbigliamento, per esempio, il che lo rende molto più sensibile agli eventi esterni come le festività che hanno costellato tutto il mese di maggio in Europa.

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Sport e attività all’aperto

Poiché l’estate è un periodo caratterizzato dalla ripresa delle attività all’aperto, non è insolito rilevare picchi nella categoria Sport / Outdoor. E, con la rilevante eccezione della Germania, ciò si riflette infatti nei dati: le visite alla categoria dei siti e app retail Sport / Outdoor sono aumentate in tutti i paesi dell’UE5, esclusa proprio la Germania.

Il comportamento osservato nel Paese tedesco riflette lo stesso modello rilevato per la categoria Abbigliamento. Le ragioni di questo fenomeno non sono chiare. La Germania è stata tra i primi paesi dell’EU5 a revocare gradualmente le restrizioni, e questo ha forse incentivato meno i consumatori a orientarsi verso gli acquisti online.

Verso un ritorno alla normalità

Mentre l’aumento delle attività di vendita al dettaglio nelle ultime settimane è stato limitato a una manciata di categorie, l’aumento delle visite potrebbe essere un segnale promettente per un eventuale ritorno a un comportamento più normale dei consumatori. La stagionalità svolgerà un ruolo importante in questo processo.

Sul lungo termine, poiché i consumatori continuano a mostrare sempre più agio nell’acquisto di articoli online mai comprati prima su Internet, esiste la possibilità che il campo d’azione dei loro acquisti si espanda andando a integrare anche il web.

way of working

L’importanza del WOW (Way Of Working) per il Team

In questo periodo molte aziende stanno scoprendo che, effettivamente, si può lavorare da remoto senza necessariamente condividere tutti i giorni le scrivanie.

Ma come sta andando? Per alcuni professionisti e team è cambiato poco mentre per altri si è trattato di una mezza rivoluzione: come possiamo migliorare il modo in cui i team lavorano? Partendo dal WOW.

Way Of Working (WOW)

WOW è un acronimo che sta per Way Of Working e che potremmo tradurre con “il modo in cui un gruppo decide di lavorare” ed è un elemento fondamentale per aumentare le probabilità di successo di un team nella realizzazione di un progetto o per il raggiungimento di un obiettivo.

Pensiamo infatti all’ultimo progetto che abbiamo realizzato con altre persone: è stato facile? È andato tutto bene? Molto probabilmente ci sono stati intoppi e screzi, alcune incomprensioni hanno generato ritardi, l’account ha dovuto chiamare il cliente, sono stati necessari quattro rework e via dicendo.

Due buone notizie: quelli elencati sono problemi comuni a molti team di progetto e tutte queste criticità possono essere mitigate. Per arrivare al WOW è necessaria una premessa: un gruppo di persone in una stanza che lavora sullo stesso progetto non è necessariamente un team. Un team è qualcosa di più, sono persone che lavorano insieme e lo fanno perché lo vogliono, perché sanno che cosa devono fare: è un punto di arrivo e non di partenza.

Da dove iniziamo allora per portare questi soggetti eterogenei verso una maggior collaborazione? Aiutandoli a capire come lavorare insieme e supportandoli nella definizione della loro Way Of Working. Parole come “aiutiamo”, “supportandoli” e “loro” non sono casuali e raccontano già molto: si tratta di soluzioni locali (specifiche per ogni gruppo) e non necessariamente trasferibili.

Non è possibile definire una check-list da seguire che si possa replicare esattamente con ogni gruppo sperando di ottenere lo stesso risultato: la cosa bella delle persone e dei team è che sono tutti diversi. Parafrasando Lev Tolstoj “…ogni team infelice è invece disgraziato a modo suo…”.

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La necessità dei framework

Bisogna quindi definire dei framework, delle soluzioni ad alto livello che poi i singoli team possano calare nella loro realtà definendo così il modo in cui quel gruppo lavora e attenzione: queste soluzioni non sono sempre valide anche all’interno dello stesso gruppo. Uno degli elementi chiave è infatti il contesto.

Pensiamo a questa pandemia: in molti casi è una forzatura parlare di Smart Working o Agile Working. Riflettendo meglio appare chiaro come in realtà alcune persone stanno lavorando da casa (come in ufficio) durante un’emergenza non potendo uscire di casa. È una situazione diversa rispetto a quella nella quale ci si gestisce gli spazi e li modo di lavorare in serenità (che si spera torni presto o si diffonda sempre più).

Ogni team quindi può dover ridefinire al variare del contesto il proprio WOW e questa è la risposta che mediamente nessuno vuole sentirsi dire: non esiste una ricetta, non è facile e ci vuole tempo (praticamente quello che accomuna tutte le cose belle e che meritano di essere fatte).

In questo momento quindi è opportuno che il team si chieda come sta lavorando e se questa modalità sia efficace, quali siano le problematiche e che cosa invece stia funzionando bene. È una riflessione importante che necessita in alcuni casi di essere guidata. Pensiamo ad alcune domande:

  • Come stiamo lavorando oggi? La domanda più difficile è la prima perché bisogna rispondere sinceramente: la tentazione sarà di rispondere più sul “come dovremmo lavorare” o “quali sono i processi standard”. Il consiglio è quello di mappare e descrivere quello che succedere davvero: bisogna visualizzare le inefficienze per risolverle.
  • Che strumenti usiamo per lavorare? Si tratta di un passaggio fondamentale per evitare di perdersi tra Mail, Messenger, Whatsapp e dover cercare ogni volta i documenti
  • È necessario che tutti siano online e disponibili alla stessa ora? Se in questo momento ci sono esigenze specifiche (es. tenere i bambini durante una call) magari ci si può organizzare all’interno del team, oppure valutare le differenze di fuso orario
  • Lavoriamo in maniera sincrona o asincrona? Se in ufficio possiamo abbuffarci di informazioni (tanto i colleghi sono sempre disponibili, al massimo vado alla scrivania, lo interrompo e gli chiedo qualche dettaglio sul brief) spesso da remoto non è possibile e bisogna considerare le implicazioni e come aumentare e strutturare le comunicazioni (ed evitare di vivere in conference infinite)
  • Cosa intendiamo con queste parole? Definire bene il lessico aiuta il team a ridurre le ambiguità e non perdersi. Un esempio su tutti? Finito. Cosa vuol dire “finito”? Che ha mandato all’account? Che è stato approvato dal PM? Che è chiuso il progetto? Bisogna capirlo insieme
  • Sono chiari a tutti il progetto e le tempistiche? Le persone non sono cattive e non sono stupide, partiamo da questo assunto. Se vengono commessi degli errori nella maggior parte dei casi è perché è mancata comunicazione e non c’è stata chiarezza nella definizione del progetto o delle esigenze. Un esempio: “te lo consegno domani” vs “domani verso le 17.40 ti consegno un report in ppt dove ci sono le quattro richieste fatte dal cliente”. Ricchezza informativa e chiarezza che aiutano poi a discutere e fidarsi nel team.

Queste sono solo alcune delle domande che un team si può porre per iniziare a definire il proprio Way Of Working che dovrà poi evolvere nel tempo per aiutare quel gruppo di persone a diventare un team che lavori sempre meglio attraverso piccoli cambiamenti costanti nel tempo, il kaizen del team.

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Il ciclo di Deming

Riprendendo infatti la filosofia Lean stiamo semplicemente riportando il ciclo di Deming (PDCA – Plan – Do – Check – Act) a livello di team per definire il WOW, definire dei miglioramenti, metterli alla prova e valutare il risultato: si tratta di portare un mindset differente anche a livello di team e avere un Project Manager con un ruolo che diventa più di supporto e crescita che di comando e controllo.

Le soluzioni per il team

Per identificare i WOW del proprio team e farli evolvere esistono numerose soluzioni e possiamo citarne due: uno più legata ai processi e l’altro è invece uno strumento. L’elemento di processo è la Retrospettiva: si tratta di un momento, normalmente alla conclusione di una fase di progetto, durante il quale il team analizza che cosa ha funzionato e cosa invece può essere migliorato. Dal mio punto di vista l’applicazione ottimale è quella indicata da Scrum (uno dei principali framework di Agile) che prescrive alla fine di ogni ciclo di lavoro, oltre che di progetto, una Retrospettiva dando vita a uno dei principi dell’Agile Manifesto (Regular reflections on how become more effective).

Se infatti nelle metodologie tradizionali la riflessione è relegata alla fine del progetto, in Scrum è obbligatorio fermarsi alla fine di ogni ciclo di lavoro (chiamati Sprint) in modo da migliorare durante lo sviluppo del progetto e non solo tra un progetto e l’altro. In questo momento il team quindi valuta che cosa sta funzionando e può esplorare il modo in cui sta lavorando, identificare alcuni cambiamenti e implementarli per poi verificare i risultati.

Durante le retrospettive possono essere usati vari strumenti e spesso si utilizzano il serious gaming o legate al visual thinking (una raccolta si trova ad esempio su funretrospectives o gamestorming ). Uno degli esercizi più famosi è chiamato “starfish”: si tratta di uno spazio diviso in cinque aree dove troviamo Keep (Cose da tenere), Less (Da fare meno), More (Da fare di più), Start (Esperimenti), Stop (Smettere). Il team a questo punto può discutere di alcuni degli elementi e identificare visivamente alcuni cluster, esperimenti o comportamenti da modificare.

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Starfish per le Retrospettive

Per quanto invece riguarda lo strumento, anche per i team esistono alcuni Canvas, come per qualunque altra cosa (o quasi). Si può scegliere tra il Team Canvas e il Business Model Team. Il secondo è decisamente più strutturato e offre anche una serie di strumenti aggiuntivi per riflettere sul proprio team e sui punti di forza, mentre il primo è disponibile in due versioni, una completa e una basica.

Team Business Model Canvas by Bigname.

Dovendo scegliere un punto di partenza e non avendo fatto lavori analoghi, probabilmente è possibile partire dall’ultimo (Basic) per poi procedere nelle retrospettive successive verso gli elementi più strutturati e le riflessioni più profonde per costruire il proprio WOW.

A ogni caso il suo way of working

Come abbiamo visto si tratta di processi e strumenti che possono facilitare la definizione di un metodo di lavoro (costringendoci a fermarci con le retrospettive e rendendo visibili elementi positivi e inefficienze del nostro team e del mondo in cui sta lavorando con i canvas), ma non ci sono soluzioni pronte.

Sarà ogni contesto a dover analizzare i propri vincoli, il livello di maturità delle persone e dei team e, sulla base degli elementi a disposizione trovare il modo in cui lavorare meglio.

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4 punti chiave irrinunciabili per ospitare eventi sui social

  • Gli strumenti digitali hanno fornito finora un’importante alternativa agli eventi fisici.
  • Va considerato che il tone of voice e le finalità di un evento da ospitare sui social sono molto diversi da quelli di un evento tradizionale.
  • Una strategia promozionale ben strutturata e omnicanale è fondamentale ai fini di una buona riuscita di un evento digitale.

 

Il settore degli eventi è fra quelli che ha sofferto maggiormente durante il periodo di emergenza da Covid-19: negli ultimi mesi sono stati annullati tutti gli eventi che prevedevano riunioni di persone. Dai concerti alle fiere, passando per quelli sportivi e di business.

Da marzo, infatti, tutto il comparto legato al vasto mondo dell’intrattenimento live ha subito una brusca frenata in Italia.

Anche da un punto di vista marketing gli eventi rappresentano per i brand un efficace metodo di comunicazione con i consumatori e gli stakeholder, permettendo un contatto diretto con quest’ultimi (più di qualsiasi altro strumento). Questo genere di eventi può avere, ad esempio, carattere commerciale, come il lancio di un prodotto, relazionale, un aperitivo per celebrare un risultato raggiunto, o professionale, un meeting per presentare una nuova strategia.

Gli strumenti digitali hanno fornito finora, e nella maggior parte dei casi citati, un’importante alternativa agli eventi fisici: infatti negli ultimi mesi si è assistito a un non trascurabile utilizzo di social network e di software per l’organizzazione di eventi digitali. Le community hanno dato vita ad “assembramenti digitali”.

Questa possibilità ha concesso ad artisti, intrattenitori e brand di rimanere in contatto con il proprio pubblico che ha partecipato a concerti, conferenze, seminari e spettacoli, comodamente dal divano di casa.

Gli eventi sui social media

Proprio come accade nel reparto marketing di un’azienda quando ci si appresta ad organizzare un evento tradizionale, è importante avere le idee chiare e conoscere bene gli strumenti che si hanno a disposizione prima di ospitarne uno sui propri canali.

Per la maggior parte degli operatori del settore si tratta di un lavoro nuovo: finora i social media hanno rappresentato, nel settore eventi, una leva promozionale e una parte (seppur importante) della customer journey.

Negli ultimi 3 mesi si sono trasformati nel palcoscenico: il ponte di congiunzione fra l’evento e il rispettivo pubblico.

Le piattaforme social hanno messo a disposizione diversi upgrade per venire incontro a questa esigenza degli organizzatori di eventi, offrendo servizi e strumenti sempre più in linea con questo nuovo trend: lo scopo è la creazione di engagement e di interattività con chi decide di collegarsi.

L’importante è non sottovalutare questo genere di attività, all’apparenza più semplice rispetto all’organizzazione di un evento fisico: per tale motivo sono stati considerati pochi punti chiave da non tralasciare durante l’organizzazione di un evento digitale.

Come organizzare un evento sui social

1. Il tema dell’evento e il tone of voice

Domanda numero uno: un evento pensato per una platea tradizionale può avere la stessa efficacia anche in formato digitale?

In un articolo dedicato al tema, il team Marketing di Google sostiene che il poter realizzare un evento digitale non vuol dire che va necessariamente organizzato.

Va considerato che il tone of voice e le finalità di un evento da ospitare sui social sono molto diversi da quelli di un evento tradizionale: è importante capire se l’argomento scelto è in linea con il proprio pubblico, ha appeal (anche da un punto di vista digitale) e se è un tema che si può trattare di fronte ad una platea potenzialmente molto ampia e fisicamente distante.

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2. Il piano organizzativo

Qual è la finalità dell’evento? Quanto durerà il live? Chi sono gli ospiti? Come e quando interverranno? C’è materiale grafico o video a supporto da condividere con il pubblico?

Queste sono solo alcune delle importanti domande a cui dovrebbe rispondere il piano organizzativo dell’evento live. Inoltre è corretto che tutto il team di lavoro sia coinvolto nella redazione di questo piano, e che siano presenti tutte le figure professionali al fine di fronteggiare al meglio gli eventuali imprevisti della diretta.

Capitolo a parte meriterebbe la scelta della piattaforma social su cui ospitare il proprio evento. A seconda delle esigenze, della tipologia di target e del topic dell’evento si può decidere di andare in diretta su un determinato social network.

La scelta è ampia e dovrebbe ricadere sulla piattaforma social dove si ha il maggior seguito o dove si ritiene sia concentrato il target di riferimento.

All’interno del piano organizzativo dovrebbe essere presente un paragrafo dedicato agli imprevisti della diretta che, se da un lato può regalare emozioni indescrivibili, dall’altro nasconde mille insidie. Si consiglia di preventivare, 1 o 2 giorni prima del go live, una giornata dedicata alle prove generali per testare con la massima calma il corretto svolgimento di tutte le fasi dell’evento in programma.

Ad esempio è importante tenere sotto controllo la qualità della connessione Internet, la qualità del suono e la luminosità della location scelta per la diretta.

È importante rivedere un’ultima volta la scaletta e calcolarne i tempi di discussione. Sarebbe ancora più utile farlo con tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione e con un focus group, composto da alcune persone fidate o del settore eventi, al fine di effettuare il definitivo “fine tuning”.

3. La promozione degli eventi sui social (e non solo)

Una strategia promozionale ben congegnata, omnicanale e strutturata è fondamentale ai fini di una buona riuscita di un evento digitale. Le informazioni che devono arrivare chiaramente al target sono la durata, il luogo dove si svolgerà la diretta, il nome degli ospiti, lo scopo e le istruzioni con cui iscriversi e partecipare.

Ecco alcuni consigli per una corretta strategia promozionale:

• Promuovere l’evento per almeno 3 o 4 settimane.
• Dedicare all’evento una pagina web contenente una breve descrizione e un form di registrazione molto chiaro.
Comunicare sui propri canali social i messaggi più significativi (nome dei partecipanti, orari, modalità di registrazione, come partecipare).
• Inviare una mail come reminder alcuni giorni prima.
• Coinvolgere nella promozione diretta dei brand ambassador.

social media lockdown

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4. Il grande giorno e il follow up

È il grande giorno: è il momento di raccogliere i frutti di tanto lavoro da parte di tutti gli operatori che hanno partecipato al corretto svolgimento di questo evento digitale.

È giusto ribadire che lo svolgimento, il tone of voice, gli orari e il coinvolgimento del pubblico di un evento da ospitare sui social network sono molto diversi rispetto a quelli di un evento tradizionale.

Mantenere alta la concentrazione degli spettatori, con un ritmo più veloce e con tecniche di engagement diventa prioritario nel mondo digitale: rispondere ai commenti e interagire con le persone che pongono domande durante l’evento è sempre una buona idea.

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Una volta finito l’evento bisogna focalizzarsi sul follow-up con il proprio team: ripercorrendo le tappe della giornata verranno in mente momenti interessanti e vincenti, assolutamente da riproporre. Altri invece verranno cancellati dalle prossime scalette.

Il follow-up è uno dei momenti chiave per realizzare eventi digitali professionali e sempre più in linea con le preferenze del proprio target. Soprattutto se si ha intenzione di preparare la seconda edizione dell’evento, o un nuovo format, bisogna prendere del tempo per condividere con il proprio team i punti di forza e i punti deboli dell’opera appena terminata.

Chiedere un parere a tutti coloro che hanno partecipato attraverso email, per valutare la customer satisfaction, può rivelarsi molto utile.

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Come costruire una Customer Journey Strategy: obiettivi, touchpoint e competenze

Il Customer Journey è una leva al cuore di ogni strategia di marketing. È il viaggio del consumatore che lo porta a una relazione con l’azienda o il brand e la sua mappa è una rappresentazione visiva di queste interazioni.

Un percorso complesso, popolato da una moltitudine di touchpoint che vanno dalle piattaforme digitali agli spazi fisici.

Per analizzare più nel dettaglio come si costruisce una Customer Journey Strategy, Andrea Buffoni – Regional Vice President Salesforce Marketing Cloud ci accompagnerà nella Free Masterclass del prossimo 16 luglio, dalle ore 13 alle 14.

Scopriremo quali sono gli aspetti focali di ogni strategia di marketing e lead generation come customer journey e customer lifecycle, attraverso obiettivi, touchpoint e competenze.

Nella Masterclass esploreremo case study, sia B2C che B2B, di diversi settori merceologici, dal fashion all’automotive: grandi aziende globali come Diadora, Sara Assicurazioni ed Esprinet, che grazie ad una strategia basata su questo approccio hanno raggiunto e superato i propri obiettivi di business.

>>> ISCRIVITI ALLA FREE MASTERCLASS “Customer Journey Strategy”

Primi passi verso una Customer Journey Strategy

La centralità del cliente è un obiettivo sfidante per molte aziende: l’esperienza del cliente e il suo customer journey sono uno strumento per differenziarsi e creare un vantaggio competitivo.

Ma quali passi deve seguire un’azienda per realizzare questa visione?

  1. Scoprire cosa guida il coinvolgimento dei clienti.
    Il primo passo è quello di sviluppare una comprensione globale non solo delle esigenze consce dei clienti attuali e futuri, ma anche dei bisogni latenti e dei fattori che dettano il comportamento umano. In parole povere, se si impara di più sul proprio mercato di riferimento rispetto ai concorrenti, allora ci si mette in una posizione di forza per essere più competitivi. L’analisi dei dati (sia qualitativi che quantitativi) può giocare un ruolo importante nell’aiutare a stabilire questa profondità di comprensione, ma è un processo che non si ferma mai.
  2. Comprendere il percorso del cliente nel suo complesso.
    Stabilire una visione altamente dettagliata dell’esperienza del cliente end-to-end può essere uno strumento incredibilmente potente, in quanto fornisce una prospettiva olistica del percorso anche emotivo che il cliente sta compiendo, permettendo di considerare i punti nei quali si potrebbe creare un nuovo valore. Ma attenzione, perché è qui che spesso si commettono errori. Innanzitutto non bisognerebbe soffermarsi solo sui touchpoint, ma bisognerebbe tracciare il percorso effettivo del cliente, considerandolo anche in un’ottica non lineare. Solo così il Customer Journey può innescare un’azione strategica o tattica a livello aziendale.
  3. Migliorare la Customer Journey Strategy generando nuove idee.
    Una volta sviluppata una customer journey map dettagliata, è necessario mettere in atto un processo strutturato per sviluppare nuove idee e creare esperienze uniche attraverso le fasi chiave. Le idee possono essere mirate ad eliminare o attenuare le cause di una customer experience negativa – dove è necessario ad esempio uno sforzo inutile da parte del cliente, o dove emergono cause di stress, confusione, ansia e frustrazione. Solo una volta raggiunto questo obiettivo, possiamo rivolgere la nostra attenzione allo sviluppo di esperienze positive che innescano una connessione emotiva. Questo è importante perché i ricordi duraturi sono stabiliti solo quando si innesca un sentimento emotivo, che può includere la sorpresa (positiva), la gioia, lo stupore, o semplicemente la soddisfazione.

Il 2019 ha segnato un momento di svolta per la comprensione e l’ottimizzazione dei customer journey da parte dei marketer. In particolare nell’ottimizzazione su più canali, ben l’88% dei responsabili si dice soddisfatto dei risultati raggiunti con una crescita dei tassi di conversione cresciuta dal 61% nel 2018 all’85% dello scorso anno.

Nel 2020 in particolare, la maggior parte dei professionisti ha dichiarato che si passerà da un bisogno di tecnologia a un bisogno di competenze per dare un senso concreto agli sforzi di ottimizzazione del customer journey.

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Cosa imparerai durante la Free Masterclass

Nello specifico durante l’ora di lezione gratuita risponderemo alle seguenti domande:

  • Come mappare una Customer Journey
  • Come si costruisce il percorso ideale che va dal primo contatto fino alla fidelizzazione?  
  • Come guidare l’utente nel suo percorso esperienziale attraverso i touchpoint fisici o digitali? 
  • Come si analizzano i touch point? 
  • Come impostare e monitorare obiettivi e KPI? 
  • Come instillare in azienda una cultura fondata sul dato e un mindset adeguato?
  • Come cambiano i lifecycle stage nelle diverse industry?

La Free Masterclass è online e gratuita, iscriviti adesso! Ma se proprio non ce la fai a seguirla in diretta, potrai recuperarla on demand, attraverso la tua area utente.

RICAPITOLANDO

Free Masterclass “Customer Journey Strategy”
con Andrea Buffoni, Salesforce

giovedì 16 luglio 2020 dalle ore 13 alle 14

ISCRIVITI ORA ALLA MASTERCLASS

travel industry ripresa

La ripresa del settore Travel passa dalla fiducia dei consumatori

  • Con le compagnie aeree che hanno cancellato voli in tutto il mondo e gli hotel chiusi, le aziende del settore hanno dovuto reagire rapidamente al lockdown gestendo un numero di richieste senza precedenti.
  • Andrea Bertoli, COO di lastminute.com group, ci racconta cosa sta accadendo oggi nel settore Travel e quali sono i primi segnali della ripresa.

Dopo un crollo delle prenotazioni del 95% nel mese di aprile, le prenotazioni in Francia, Italia, Spagna, Germania e UK sono in ripresa settimana dopo settimana, segno che il desiderio di andare in vacanza all’estero esiste ancora, nonostante tutto.

A spiegarlo è Marco Corradino, Ceo di lm group, che nelle scorse settimane ha anche lanciato un appello alla collaborazione tra compagnie aeree e agenzie di viaggio per salvaguardare le vacanze estive in vista della graduale ripresa delle prenotazioni a giugno.

Mentre in tutta Europa si allentano le misure di blocco, il settore Travel inizia a rialzarsi, suggerendo che i viaggi sono ancora tra le priorità dei consumatori.

In particolare è la gestione dei rimborsi a rappresentare ora un ostacolo per le nuove prenotazioni: “Molte persone hanno ancora i propri soldi bloccati in seguito ad annullamenti e cancellazioni. Dobbiamo intervenire rapidamente in modo che le persone possano prepararsi a prenotare nuovamente i loro prossimi viaggi”, spiegano da lastminute.com.

Certamente il modo di viaggiare oggi è cambiato e le regole di sicurezza sanitaria sono una priorità per tutti gli operatori, dalle compagnie aeree agli hotel. Perché la partita del recovery si gioca su un fattore essenziale prima di tutto: la fiducia dei consumatori.

Su quest’ultimo punto in particolare, abbiamo sentito Andrea Bertoli, COO di lm group.

LEGGI ANCHE: Undertourism e turismo di prossimità, le nuove tendenze per viaggiare ai tempi del Coronavirus

travel industry post-covid

I numeri del lockdown per la Travel Industry

Per il settore del Turismo il lockdown ha segnato più che per altri una cesura rispetto alla normalità. Quali sono i numeri di questa crisi a livello europeo?

«Stando alle stime dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, gli arrivi internazionali globali dei turisti potrebbero diminuire del 20-30% nel 2020 rispetto al 2019. Questo potrebbe tradursi in una perdita della spesa dei turisti internazionali che ammonta a 300-450 miliardi di dollari (270-407 miliardi di euro)

Di conseguenza, il World Travel and Tourism Council (WTTC) prevede che nel 2020 il mercato dei viaggi e del turismo potrebbe perdere 75 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo e 6.4 milioni nella sola Europa.

A livello europeo, si stima una perdita delle entrate per l’industria del turismo che si aggira su 1 miliardo di euro per mese come risultato dello scoppio del COVID-19.

Gli aeroporti europei potrebbero perdere 700 milioni di passeggeri (-28%), corrispondenti a 14 miliardi di euro di entrate nel 2020».

travel industry ripresa

Cosa è successo durante l’emergenza

La reazione di player del settore e compagnie aeree rispetto ai rimborsi, può essere spiegata come un momento di panico o ci sono dinamiche che vanno riviste anche nella gestione ordinaria?

«Stiamo affrontando la più grande emergenza di sempre che sta colpendo moltissime aree di business, l’industria del turismo e dei trasporti è il settore che più di ogni altro è stato sopraffatto da questa situazione.

Con le compagnie aeree che cancellano voli in tutto il mondo su base giornaliera, gli hotel che chiudono le loro porte a causa del lockdown, le aziende del settore hanno dovuto reagire rapidamente alla situazione gestendo un numero di richieste senza precedenti. Nessun operatore del settore era pronto a gestire questo tipo di volumi. Siamo passati dall’essere un sito di prenotazione a un sito di cancellazione.

C’è stato, ovviamente, un ritardo con una mancanza di leadership e chiarezza in merito alle linee guida e alle raccomandazioni della Commissione europea, unitamente a una mancanza di coordinamento con i governi locali che ha creato confusione e panico per i viaggiatori e i passeggeri in viaggio quando invece intraprendere azioni normative chiare e decisive era urgentemente necessario».

LEGGI ANCHE: Post-covid: l’emergenza cambierà per sempre le nostre abitudini di consumo e di lavoro

Quali sono i principali rischi della perdita di fiducia da parte dei consumatori?

«La mancanza di coesione ha alimentato l’incertezza e gli effetti sono stati percepiti da tutti, inclusi gli intermediari come ad esempio il nostro gruppo. La relazione con i partner è cruciale nella ricostruzione della fiducia del cliente nel momento in cui vi è una netta mancanza di uniformità.

Questo è il motivo per cui il nostro gruppo ha recentemente lanciato un appello alle compagnie aeree e alle aziende travel ad una maggiore collaborazione, per garantire che le persone vengano rimborsate per i viaggi persi il prima possibile. Il cliente non può essere forzato ad accettare il voucher: è meglio restituire il denaro e ristabilire quel clima di fiducia che favorisce la ripartenza del settore.

Dobbiamo voltare pagina e preservare le vacanze estive in vista di una graduale ripresa delle prenotazioni a giugno, poiché ciò che possiamo dire è che il desiderio di andare all’estero è ancora molto presente. Abbiamo infatti registrato un enorme aumento del traffico sul nostro portale nelle ultime settimane, nel momento in cui c’è stato un allentamento delle misure di blocco in tutta Europa: questo ci fa pensare che le vacanze sono ancora in cima all’agenda per molte persone».

travel industry ripresa

Da dove parte la ripresa

Quanto è complesso essere coesi come operatori del settore in questo momento e cosa c’è in gioco?

«L’ecosistema dei viaggi è molto complesso con molti attori: fornitori (compagnie aeree e albergatori più tutti i fornitori di servizi ausiliari), agenti (tradizionali e online), intermediari all’ingrosso B2B (ad es. Banche e consolidatori di letti), società di tecnologia dei viaggi (ad es. GDS , aggregatori e fornitori di software) e canali di marketing (ad es. Google e meta searches).

La cooperazione non è facile perché ci sono molti player, alcuni dei quali molto grandi su scala globale, e tutti gli attori del settore cercano di ottenere il massimo valore possibile. Molto spesso i tuoi partner sono anche i tuoi concorrenti.

Chiaramente, questo rende molto difficile essere coesi, specialmente in un periodo difficile come quello che stiamo affrontando oggi».

Quali sono le azioni che andrebbero messe in campo per una ripresa più rapida del settore travel, da parte tanto dei governi quanto delle aziende?

«La prima misura che il governo dovrebbe prendere in considerazione è quella di costruire accordi bilaterali con i suoi principali mercati di emissione, sulla falsariga dei corridoi creati dal Portogallo con il Regno Unito. Prima di parlare di finanziamenti, dobbiamo assicurarci che la mobilità sia un’opzione per le persone in tutta Europa.

Le aziende dovranno migliorare ulteriormente la tecnologia e disporre di sistemi più automatizzati, per poter gestire volumi più elevati in futuro anche dato che il passaggio da offline a online, che stava già avvenendo, è stato accelerato dagli effetti dell’epidemia di COVID-19.

Bisogna essere creativi, ridefinire e reinventare le strategie di marketing: se non puoi spendere molto, spendi saggiamente. Vendite potenzialmente meno dirette e maggiore attenzione alla personalizzazione e all’ispirazione.

Abbiamo anche ascoltato i nostri clienti e insieme ai nostri partner aerei e alberghieri, abbiamo introdotto misure per offrire ai viaggiatori una maggiore flessibilità e tranquillità durante l’organizzazione del viaggio. Come ci hanno detto i nostri clienti, questa, piuttosto che il prezzo, è ora la loro più grande priorità al momento della prenotazione».

LEGGI ANCHE: Viaggiare (anche attraverso i social) aiuta a ritrovare l’ispirazione

travel industry ripresa

Siamo già nella seconda settimana di giugno e i dati sull’epidemia (almeno in Europa) lasciano ben sperare. Si inizia a registrare una ripresa nel travel anche per le prenotazioni?

«Dopo 7 settimane più o meno piatte in termini di trend delle prenotazioni, a partire dal 20 maggio abbiamo visto segnali di ripresa. Da quel momento, ogni settimana vediamo un tasso di crescita nell’intervallo del + 75/80% rispetto alla settimana precedente.

Ovviamente siamo ancora lontani dai numeri dell’anno scorso, ma dal punto più basso, all’inizio di aprile, i numeri delle prenotazioni ora sono già 10 volte superiori, specialmente in Italia.

Guardando ai mercati, i segnali di ripresa sono ovunque; in Spagna e Francia sono iniziati pochi giorni prima, a seguire in Germania e Italia. Il Regno Unito è un po’ indietro in questa fase di ripresa, ma ciò è giustificato dalle misure per il Covid-19 che sono ancora in atto nel paese».