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  • Undertourism e turismo di prossimità, le nuove tendenze per viaggiare ai tempi del Coronavirus

    Il futuro della nostra estate è ancora incerto e dovremo re-imparare a viaggiare come forse non abbiamo mai fatto

    19 Maggio 2020

    • La popolazione mondiale vede nella pandemia un momento che ci cambierà per sempre: dai comportamenti d’acquisto, alle possibilità economiche e al mondo del lavoro, fino al modo di viaggiare;
    • Per l’estate 2020 si punta tutto sul turismo di prossimità con incentivi economici e iniziative promosse dalle più note organizzazioni per tornare a #viaggiareinitalia riscoprendo posti inesplorati e poco conosciuti;
    • Non possiamo permetterci di far entrare in crisi un comparto economico che vale circa 230 miliardi di euro.
      Ormai è chiaro, questa pandemia ha cambiato e cambierà le nostre vite e non solo nei rapporti umani, ma anche gli scenari economici di un intero mondo. Il sentiment mondiale diffuso è di pessimismo e panico, soprattutto in termini di “impatto economico” che il COVID avrà sul mondo del lavoro e sulle economie. La fase 2 è iniziata, ma la fase 3 sembra ancora molto lontana. Ecco allora che ogni individuo fa previsioni su quella che sarà la sua nuova vita dopo Covid e un tema, in particolare, vista la stagione, si fa caldo: come sarà la mia estate? Potrò andare al mare? Potrò uscire dai confini della mia regione? Le risposte non sono ancora chiare, ma le iniziative a sostegno del cosiddetto turismo di prossimità si fanno avanti. LEGGI ANCHE: Le nuove abitudini di acquisto degli Italiani al tempo del Coronavirus

    Nulla sarà come prima: meno ottimismo, ma più importanza agli acquisti online e vicino casa

    Se tra fine febbraio ed inizio marzo si pensava che il Covid fosse come un influenza invernale, solo “più forte”, oggi lo scenario è completamente diverso: una pandemia mondiale che ha rinchiuso un intero pianeta in casa, confinato. Come è evoluta, in peggio, la convivenza mondiale e l’economia globale, così sono cambiate le aspettative e l’atteggiamento delle persone che in questo mondo ci abitano. L’ottimismo della popolazione mondiale verso quello che sarà dalla fase 3 in poi è precipitato del 40% da marzo, un sentimento di incertezza sta dilagando con particolare attenzione al mondo economico e del lavoro: tra il 25 e il 63% dei soggetti crede che le possibilità economiche continueranno a calare anche nel prossimo futuro. La tendenza, quindi, è quella di concentrare il proprio potere di spesa nei comparti:
    • food, con un incremento di flussi più sui prodotti base a vantaggio dell’homemade, rispetto al cibo da asporto con ovviamente conseguenze negative su tutto il settore ristorazione e delivery;
    • prodotti per la casa, moltissime persone hanno approfittato di questo lockdown per ritornare a vivere la propria casa riorganizzandola al meglio per smart working e tempo libero;
    • prodotti per l’igiene anche personali, il virus ci ha insegnato e ci ha portato a dare un vero valore a sanificazione e pulizia;
    • Home Entertainment, la fruizione in streaming di contenuti audiovisivi ha registrato incrementi anche di più del 50% in alcune zone del mondo.
    Online – Delivery – Corner Shop, le tre parole che stanno caratterizzando questo periodo di reclusione e che dai sondaggi potrebbero rappresentare anche il futuro della spesa post-Coronaviurs. In generale il ritorno ad acquistare in grandi centri commerciali affollati non è tra gli obiettivi futuri. Le abitudini dei consumatori si sono dirottate sugli acquisti di prossimità nei piccoli negozi, se la presenza fisica è necessaria, perché più controllati e con spazi ridotti, gli stessi negozi che grazie a questa pandemia si sono organizzati con un servizio delivery: un piccolo servizio a volte anche alquanto improvvisato, ma che ha rappresentato quasi una mossa di marketing per qualcuno (ne approfitto per farmi conoscere dalla mia città e attiro una nuova e diversa clientela che probabilmente non avrei mai intercettato). L’online, invece, non è solo rappresentativo degli acquisti a distanza, ma anche delle nuove abitudini lavorative e di relazione sociale, fatto di smart working e di video aperitivi con gli amici. E in Italia? L’ottimismo italiano ha subito una brusca frenata in questo periodo: la maggior parte degli italiani si dividono tra incerti e pessimisti, con solo un piccolo spiraglio di positività concentrato da marzo in poi. Le preoccupazioni si concentrano per la maggior parte sul rimbalzo economico negativo che il Covid rappresenterà e i comportamenti di spesa si uniformano a quelli mondiali per attenzione al delivery e spesa di prossimità oltre che per i settori merceologici (food, igiene, casalinghi e intrattenimento). Abbiamo lasciato per ultimo, ma non per importanza, uno dei temi tra i più discussi da qui in poi, il cosiddetto turismo di prossimità. Con il periodo estivo alle porte fa capolino anche l’industria del turismo con tutti i temi che il viaggiare comporta e che cambierà sicuramente dopo questa pandemia. Scordiamoci, quindi, almeno per ora, il viaggio come l’abbiamo sempre fatto: grandi distanze, folla, contatto umano, mete celebri e iniziamo a pensarlo come vicino e di prossimità, lento e alla scoperta di luoghi inesplorati. LEGGI ANCHE: La sfida dell’eCommerce Marketing nel post-lockdown

    Un nuovo modo di viaggiare Undertourism e Staycation

    Se quello che troveremo dopo il passaggio del Covid-19 è ancora incerto, una cosa è sicura e lo è già dall’estate 2020, il turismo sarà un’industria che sarà cambiata in modo radicale e che dovrà superare una crisi senza eguali, fatta di incertezze oltre che di cambiamento. Gli studi stimano che il turismo sia un settore che prima della pandemia ricopriva a livello globale circa il 10% delle attività economiche con un contributo attestato tra gli 8 e i 9 miliardi di dollari. Ma ora? I primi segnali vengono dati dal mondo aereo e navale con il fallimento di diverse compagnie aeree, oltre che di quelle del comparto crociere accusate tra le altre cose di essere stati focolai virali inconsapevoli all’inizio della pandemia, seguiti dalla crisi economica registrata da quei Paesi, a volte anche meno sviluppati, che avevano fatto del turismo incoming la loro forza. Si basti pensare alle più famose mete esotiche come Filippine, Maldive o Coste Africane. Sicuramente il viaggio come lo conoscevamo prima con voli intercontinentali e cambio di emisferi sarà da accantonare almeno per un po’, con il rischio che non si torni più al passato. Ecco allora che si parla di turismo di prossimità, ossia il movimento che porta il turista a riscoprire il suo Paese e a ripartire dalle origini per ritornare ad esplorare il mondo. Ma prima un po’ di dati per capire il rimbalzo che la pandemia avrà anche sul nostro Paese, considerato tra i più belli al mondo. Se il turismo di prossimità porterà ad un incremento di turismo italiano, escluderà la fetta del turismo internazionale, soprattutto quello europeo, che per l’Italia rappresenta più del 75% del numero di notti consumate. Prima su tutte la Germania con il suo turismo lacustre dalla primavera fino al raggiungimento del picco durante la stagione calda, giugno – agosto, trimestre nel quale si concentrano il 50% di tutte le prenotazioni dell’anno. Il turismo è un’industria stagionale e, per il significato stesso del termine, concentra i suoi ricavi e costi nella stagione estiva: una mancata apertura o un’apertura con il numero della clientela dimezzata potrebbe essere davvero un grave problema, si prevedono perdite di 7,5 miliardi di euro. Riaprire in uno scenario come questo significa stessi costi ma minori incassi. Quindi cosa fare? Due le parole fondamentali: salvataggio e ripresa. Salvataggio, compito del governo e delle associazioni di categoria, con iniezioni di capitali e finanziamenti a fondo perduto. La ripresa, anche compito nostro, la fase in cui ripartire, limitati e diversi, ma ripartire tornando a privilegiare la prossimità, l’italianità, il km 0, anche nel tempo libero. Ecco che proprio nell’ambito della ripresa torniamo a parlare di staycation e undertourism. Per staycation si intende, appunto, turismo locale e di prossimità con mete a corto raggio e vicino casa. Potremmo dire l’Italia agli italiani, la Francia ai francesi, la Spagna agli spagnoli, e così via. Per undertourism, invece, intendiamo quella modalità di viaggio contrapposta all’overturism, per cui i viaggiatori andranno a cercare posti inesplorati, poco affollati, “nuovi”. Una bella opportunità per quei comuni che ospitano borghi storici poco valorizzati o per spazi nella natura in cui organizzare attività di esplorazione. Insomma un viaggio più consapevole per un viaggiatore più attento. E anche il Governo punta ad aiutare nella ripresa con il Bonus Vacanze, fino a 500 euro di incentivo per chi soggiornerà in Italia per le sue vacanze. Il voucher verrà assegnato, però, per reddito e nucleo familiare e sarà confermato nel nuovo decreto in uscita a maggio. Nonostante le incertezze sia in materie di regole e di istruzioni per la riapertura sicura di stabilimenti balneari e strutture ricettive, bar, ristoranti e servizi turistici compresi, la voglia di ripartire c’è e gli italiani iniziano, nonostante tutto, a pensare alle vacanze. LEGGI ANCHE: La lettera di Airbnb che potrebbe passare alla storia delle HR

    Dall’hashtag #ripartiamodallitalia a tutte le altre iniziative per il turismo

    Da ogni momento buio nascono le migliori opportunità e lo voglio pensare anche in questo caso e forse è la stessa scintilla che ha spinto FTO, Google e gli altri che hanno trovato in campagne fotografiche ed Hashtag che stanno facendo il giro del mondo un’opportunità per farsi e far conoscere. Le iniziative nate a favore e dall’industria turistica sono molteplici e in pochissimo tempo hanno saputo raccogliere migliaia di post generando altrettanti commenti ed interazioni perchè, si sa, il viaggio unisce. Citiamo alcuni esempi. Il primo caso è quello di FTO, Federazione del Turismo Organizzato, che insieme ad ASTOI Confindustria Viaggi e alcuni dei più grandi touroperator hanno lanciato “Il manifesto per il turismo Italiano” che con l’hashtag #ripartiamodallitalia vogliono chiamare a raccolta operatori del settore ed instancabili viaggiatori che sponsorizzino la bellezza italiana nel mondo sostenendo gli operatori del settore. La petizione, disponibile online e che ha già raccolto più di 56.000 firme, ha come obiettivo quello di promuovere l’Italia come meta per sostenere tutto il comparto turistico, non solo le strutture ricettive, ma anche tutta la filiera dell’accoglienza turistica, dalla ristorazione ai servizi dell’accoglienza dal valore di circa 220 miliardi di euro. Il secondo obiettivo è quello di salvare il turismo italiano e l’Italia tra le mete da visitare almeno una volta nella vita, andando a raccontare non solo le mete più conosciute, ma anche l’Italia nascosta, inesplorata. Infine l’appello vuol arrivare anche alle istituzioni e al governo che, mai come ora, devono avere un ruolo centrale nella ripresa creando anche dei fondi dedicati all’emergenza o sospendendo il pagamento di imposte e tasse per questo periodo. Sempre di FTO ma con Travelgram, Yallers e TrustForce è il contest #viaggiainitalia. Un contest fotografico tramite Instagram che mette in palio per le migliori 7 foto pubblicate vacanze in catamarano e barca a vela in collaborazione con Be2Sea.com. Il contest è aperto fino al 14 giugno e ha già raccolto migliaia di interazioni con centinaia di post scatenando la partecipazione anche di agenti di viaggio e operatori del settore con del materiale fotografico in grado di scatenare l’interesse di nuovi e potenziali clienti. I Travel Blogger italiani ed Emergency, invece, si sono uniti per creare una guida digitale sui 270 luoghi e più da non perdere in Italia che sarà disponibile per tutti coloro che doneranno al progetto. I soldi raccolti saranno utilizzati da Emergency per iniziative benefiche, non solo per il Covid, ma anche per le altre iniziative in cui la no profit è impegnata.

    Google, infine, punta su quello che sa fare meglio: il digitale, fornendo gratuitamente ai suoi naviganti la possibilità di visitare città e mostre in tutto il mondo comodamente dal divano di casa per una cultura ed un viaggio senza limiti. Ultime, ma per la difficoltà di organizzazione, saranno le grandi città culturali italiane come Firenze o Venezia che dovranno ripensare ad un nuovo modo di fare vivere le loro bellezze ai turisti provenienti da tutto il mondo e, perché no, dalla città stessa. Forse quando ci vivi in città come queste, dopo un po’ ti perdi la poesia di esplorarle, ecco che questo periodo di chiusura forzata ha ridato le città in mano ai loro abitanti. Una cosa è certa, dopo questa pandemia, in ogni settore economico, la produzione e il servizio local sembrano aver vinto sul global cambiando anche i comportamenti d’acquisto della clientela nazionale ed internazionale.