Sotto tag Freelance di Personas

videochiamate di gruppo su facebook

Week in Social: dai nuovi sticker su Instagram alle videochiamate di gruppo su Messenger

Non c’è quarantena o festività che ci fermi: torna, come ogni settimana, la nostra Week in Social.

Abbiamo raccolto per te le principali novità dal mondo dei social. Vediamole insieme.

Su Instagram: sticker per sostenere gli account business

Stando a quanto dichiarato dall’esperta Jane Manchun Wong, sulle Instagram Stories potrebbe arrivare presto un nuovo sticker. Già la scorsa settimana Instagram aveva lanciato gift card, food order, e fundraiser tools. Anche questo sticker sembra pensato per aiutare i business durante il covid-19. Ma veniamo al dunque. Lo sticker, che Jane chiama ‘Share Professional‘, darebbe l’opportunità ai profili Instagram di condividere foto, tre al massimo, tag e link ad account business.

È facile immaginare quanto questo possa risultare utile anche terminata la fase di lockdown. Aspettiamo di saperne di più da fonti ufficiali.

Facebook copia Bitmoji

Hai sperimentato l’ultima versione di Facebook? Non tanto per il colore dark, ma il web pare non aver apprezzato granché la ridistribuzione dei contenuti all’interno della app. Non soddisfatta, Facebook ci riprova. Stavolta proponendo una nuova interfaccia per i profili.

Come puoi vedere, nella nuova versione, che non sappiamo se e quando verrà implementata, il profilo è pensato in una variante di colori.

Libero di scegliere quello che ti piace di più? Non proprio. Il colore del profilo dipenderebbe dal colore principale rilevato nella tua foto profilo. Abbiamo dei dubbi sul fatto che questa novità possa portare dei vantaggi al social network. Chissà.

Le novità non sono finite. Tra le più importanti troviamo il lancio di una nuova app di gaming, la diffusione della app Messenger Kids a più regioni, e degli avatar all’Europa.

Apriamo una parentesi su questa ultima questione. Gli avatar non sono nuovi al web. Possiamo quindi dire che Facebook ha copiato l’idea a Bitmoji? Sì. Il primo lancio in Australia della feature ha riscosso successo? Sembra di no. Avrà successo in Europa? Non possiamo dirlo. Sta di fatto che nelle prossime settimane potremo scegliere la nostra versione cartoonata e usarla su Facebook e Messenger.

E per chiudere, proprio ieri sera Mark Zuckerberg ha annunciato il lancio delle videochiamate di gruppo su Messenger, fino a 150 persone, in arrivo presto anche in Italia. In pieno stile Zoom, insomma.

Il prossimo step, ha spiegato, sarà rendere possibile aprire una stanza anche da Instagram Direct, WhatsApp e Portal (il dispositivo che funziona come speaker intelligente di casa Facebook).

WhatsApp e gli sticker per il Covid-19

Arrivano nuovi sticker su WhatsApp!


Siamo orgogliosi di collaborare con l’Organizzazione mondiale della sanità per il lancio del pacchetto di sticker “Insieme a casa” che contribuirà ad arricchire le conversazioni dei nostri utenti durante la pandemia di COVID-19 e in futuro. Gli sticker possono essere divertenti, istruttivi e universali, in quanto abbattono le barriere linguistiche o dell’età. Ci auguriamo che questo pacchetto di sticker costituisca per i nostri utenti un modo per stare vicini ai propri cari, soprattutto a coloro che in questo momento si sentono soli, isolati o spaventati.

Ecco quanto dichiarato dalla app di messaggistica. Non vediamo l’ora di usarli, così come attendiamo con ansia siano confermate dalla app le voci di corridoio che parlano di una estensione delle video chiamate a gruppi di 8 persone. Sarà vero?

In breve

Mentre il mondo è in lockdown, Instagram lancia un nuovo hashtag, #MonthofGood, in occasione del Ramadan, per invitare le persone a condividere i propri atti di positività e inspirare la community.

L’uomo che ha creato l’impero Disney: Bob Iger in 15 citazioni

  • Capacità di leadership innate, fiducia nella creatività e nella possibilità di crearsi opportunità per il futuro, un mindset orientato al rischio e ad abbandonare lo status quo. Tutto questo e molto altro è Bob Iger;
  • Torna alla guida di Disney il CEO che in 15 anni ha rivoluzionato l’azienda con le sue acquisizioni: Pixar, Marvel, Lucasfilm e 21st Century Fox.

 

Lo scorso martedì 25 febbraio Robert “Bob” Iger ha annunciato il suo ritiro dall’incarico come CEO di Walt Disney Company. Una notizia sorprendente su una decisione inaspettata, dato che il suo mandato sarebbe durato fino a fine 2021. Si tratta comunque di una transizione graduale, con il testimone operativo che passa a Robert Chapek (direttore dei parchi a tema Disney dal 2015) e con Iger che prende il ruolo di Executive Chairman. L’incarico prevede di supervisionare il lavoro del suo successore fino a fine mandato, conservando comunque la delega alla gestione della produzione del contenuto. Un cambiamento “soft”, per così dire.

È con l’emergenza Coronavirus, però, che si sono rimescolate le carte in tavola. Meno di due mesi dopo questa fatidica decisione, infatti, Bob Iger è tornato alla guida di Disney, per gestire l’azienda in un periodo a dir poco preoccupante. Ecco quindi che si è dimostrato subito disponibile per aiutare attivamente il “nuovo” Bob, dopo aver gestito la multinazionale di Topolino per ben 15 anni. Quest’ultima, infatti, si trova attualmente in grande difficoltà, essendo una delle società in ambito media che più ha risentito della pandemia globale, tra uscite cinematografiche ritardate, produzioni di film e serie TV interrotte, oltre alla chiusura di parchi a tema e di altre numerose attività previste in questi mesi.

I numeri pre-Coronavirus di Disney, però, sono a dir poco impressionanti. Nel 2019 l’azienda ha prodotto da sola un terzo dei ricavi del box office USA. Nel 2005, quando Iger è diventato amministratore delegato, valeva 29 miliardi di dollari. Oggi, 15 anni dopo, quei miliardi sono diventati quasi 230, con i profitti che sono aumentati del 335%. Grazie alla guida del CEO che si era ritirato lo scorso febbraio, la Walt Disney Company è diventata la più grande azienda cinetelevisiva del mondo.

Bob Iger ha fatto sua la citazione di Walt DisneyIf you can dream it, you can do it“, ed è proprio con 15 sue citazioni che vogliamo raccontarlo.

La storia di Bob Iger

Nato a New York nel 1951, Bob Iger debutta sul piccolo schermo già da studente come conduttore di uno show televisivo della sua università, Campus probe. Si laurea in Scienze della televisione e della radio e poco dopo inizia a lavorare per ABC. Questa viene comprata da Disney nel 1996, e 4 anni più tardi Iger ne è già il numero due sotto il CEO e presidente Michael Eisner. Dal 2005, è alla guida della multinazionale.

Una scalata incredibile, contando che nel 1974 era un semplice assistente di produzione con uno stipendio da 700 dollari al mese. Nella sua biografia “The Ride of a Lifetime”, infatti, ha dichiarato:

A volte mi sento un concorrente in un reality show che probabilmente si chiamerebbe “L’Apprendista Sopravvissuto che è diventato Milionario”. 

Bob Iger ABC

(Credits: ABC)

I valori di un leader secondo Bob Iger

  1. «La vera autorevolezza e la vera leadership vengono dal sapere chi sei e non dal pretendere di essere qualcun altro.»
  2. «Nella sua essenza, la buona leadership non ha a che fare con l’essere indispensabile; ha a che fare con l’aiutare gli altri a essere preparati a mettersi al tuo posto, in caso di necessità […]»
  3. «Questi sono i 10 principi che penso siano necessari per la vera leadership: Ottimismo, Coraggio, Concentrazione, Capacità di prendere decisioni, Curiosità, Fantasia, Premura, Autenticità, implacabile Ricerca della Perfezione, e Integrità
  4. «Se i leader non articolano chiaramente le loro priorità, allora le persone attorno ad essi non sapranno quali dovrebbero essere le loro, di priorità».

Bob Iger è entrato nella lista delle 100 persone più influenti secondo Time, mentre lo scorso gennaio è stato anche inserito nella Hall of fame della televisione statunitense. Innegabile come in 15 anni ai vertici di Disney ci abbia dimostrato doti di leadership innate, diventando una tra le figure più importanti nel mondo dell’intrattenimento. La crescita della sua azienda, poi, è a dir poco mostruosa: con Iger ai vertici, i risultati che ha ottenuto si rivolgono “all’infinito e oltre”, come direbbe Buzz Lightyear. 

Gli elementi che ruotano intorno al suo concetto di leadership sono sicuramente riconducibili all’essenza stessa del guidare le persone, del farle sentire coinvolte. Un vero leader cerca di trasmettere al suo team i suoi valori personali, senza cercarne altrove, così da diventare un punto di riferimento per la vera persona che è. Così, ci si sente guidati da qualcuno che si conosce, lavorando come un unico sistema in grado di funzionare perfettamente anche senza una persona “al comando”.

Non c’è innovazione senza creatività

Sotto la gestione Eisner, Disney era diventata di nuovo grande dopo molte difficoltà. Agli inizi anni Duemila, però, entrò di nuovo in crisi quando il produttore Jeffrey Katzenberg lascia la compagnia per andare a fondare il dipartimento Animation di DreamWorks SKG.

Nel frattempo, un certo Steve Jobs rivoluzionava il mondo dell’animazione con l’azienda Pixar, sia dal punto di vista tecnico che creativo. Ed è proprio con il fondatore di Apple che Bob Iger aveva un feeling particolare. Egli succedette a Eisner con l’aiuto del nipote di Walt Disney, Roy Edward. Probabilmente, proprio perché il suo predecessore non fu in grado di gestire i rapporti con Jobs.

A inizio 2006, invece, il primo colpo di Iger fu proprio l’acquisizione della Pixar. L’operazione portò la famiglia Jobs e Apple ad acquisire un’importante fetta di azioni Disney, e il direttore creativo John Lasseter insieme al top management Pixar a prendere la guida di tutta la produzione animata dell’azienda di Topolino, che da quel momento iniziò a risalire velocemente.

Bob Iger, quindi, rivoluzionò l’azienda in un momento in cui rischiava di perdere tutto ciò di buono che aveva portato Pixar. Una visione che donò a Disney nuova linfa creativa, oltre a spianare la strada per numerosi ed enormi successi. Con questa acquisizione, costata 7,4 miliardi di dollari, Iger lasciava un’impronta indelebile per gli anni successivi, caratterizzata da una capacità indescrivibile di raccontare storie che sprigionano creatività da tutti i pori.

D’altronde, secondo lui è proprio la creatività uno dei valori principali per un’azienda, una qualità imprescindibile se si vuole davvero innovare

5. «Non c’è nulla di scientifico nella creatività. Se non ti dai la possibilità di fallire, non potrai portare innovazione.»

6. «Il cuore e l’anima di un’azienda sono la creatività e l’innovazione

Steve Jobs, Bob Iger

[Credits: Paul Sakuma]

LEGGI ANCHE15 frasi di Steve Jobs che non puoi non conoscere

Come nacque l’impero: i segreti di Bob Iger per la crescita Disney

Dopo l’acquisizione della Pixar, Bob Iger non si è fermato. Nel 2009 ha comprato quello che sembrava il “nemico”, Marvel, per 4 miliardi, entrando in un mondo che dava a disposizione di Disney oltre 5mila personaggi usciti dalla testa di Stan Lee. È stato lo stesso Iger, poi, a contribuire alla pianificazione della saga degli Avengers, realizzando il franchise più redditizio della storia del cinema (28mld in 10 anni). Nel 2012, poi, un’altro colpo di scena: l’acquisizione della casa cinematografica di George Lucas, Lucasfilm, aka Star Wars e Indiana Jones.

Inutile dire i successi derivati da questa mossa strategica. Basti pensare che la nuova trilogia di Guerre Stellari ha incassato da sola circa 4 miliardi e mezzo di dollari. Disney, oggi, monopolizza i box office grazie a un’altra famosa acquisizione avvenuta a marzo 2019: 21st Century Fox. Un vero e proprio impero dell’entertainment, creato sotto la guida di Iger.

Lo scorso settembre ha dichiarato allo show “The Talk” che una delle ragioni per cui è riuscito ad acquisire realtà come Pixar, Marvel, Lucasfilm e 21st Century Fox è che non si è mai preoccupato di proteggere lo status quo Disney.

Qui la chiave del nativo di New York per la crescita e il cambiamento: mai andare sul sicuro. Se non ci si prende dei rischi difficilmente si potrà ottenere grandi risultati. Il suo consiglio è quello di essere ambiziosi, così da crearsi le proprie opportunità senza aver timore di sbagliare o di non capire. C’è sempre possibilità di imparare. I rischi più grandi per lui, infatti, e quindi anche quelli da evitare, sono proprio affidarsi allo status quo e alla staticità, e non saper prendere rischi.

7. «Si guardi al mondo oggi e a quanto sconvolgimento si può trovare, a quanti cambiamenti sono in atto: penso che se si va sul sicuro, se in un modo o nell’altro si prova a proteggere lo status quo, non si va da nessuna parte.»

8. «Nulla è sicuro, ma come minimo a volte avrai bisogno di essere disposto a prenderti grandi rischi. Non puoi ottenere grandi risultati senza rischiare

9. «Non puoi lasciare che l’ambizione si allontani troppo dall’opportunità.»

10. «Chiedi ciò che ti serve sapere, ammetti senza timore ciò che non capisci, e fai in modo di imparare ciò di cui hai bisogno più velocemente che puoi.»

LEGGI ANCHE15 attualissime frasi di Adriano Olivetti

Consumer-first. I bisogni delle persone sono il futuro

11. «Se approcci e coinvolgi le persone con rispetto ed empatia, quello che sembra impossibile può diventare reale.»

12. «È nei nostri migliori interessi lasciare perdere alcune vecchie regole, crearne di nuove e seguire i consumatori – quello che i consumatori vogliono e dove vogliono andare.»

13. «Le persone amano ancora una bella storia, e non credo che questo cambierà mai.»

Quando Bob Iger salì sul palco del keynote di Steve Jobs nell’ottobre 2005, durante il quale Apple presentava l’iPod video e la possibilità di guardare comodamente non solo film ma anche le serie TV ABC, disse che secondo lui quello sarebbe stato «il primo passo da gigante verso il rendere più contenuti disponibili a più persone online […] È il futuro, per quanto mi riguarda». Da lì a Disney+ sono passati 14 anni, ma il percorso che ha segnato Iger sin dall’inizio è ben chiaro.

Con la sua piattaforma di streaming, che ha avuto molta fortuna in Europa vista la quarantena causata dal fenomeno Coronavirus, Disney lancia un bel messaggio a Netflix e agli altri concorrenti, superando i 50 milioni di abbonati in 5 mesi. Disney+ è la dimostrazione che sotto la guida di Bob Iger l’azienda di Topolino non solo ha saputo destreggiarsi nello sviluppo creativo di nuovi prodotti, ma anche ascoltare il consumatore cercando di soddisfare al meglio i suoi desideri. Questi ultimi, secondo Iger, ruoteranno sempre attorno al racconto di una bella storia.

LEGGI ANCHE: 15 frasi famose di Bill Gates per motivarti anche oggi

La parola d’ordine per Bob Iger: ottimismo

Alcuni sostengono che l’addio di febbraio 2020 sia dovuto alla sensazione della fine di un periodo d’oro che difficilmente potrà continuare, per Disney. Probabile, ma ora come ora la realtà dei fatti ci dice che Bob Iger è tornato alla guida del suo gioiello in un momento difficile, di crisi, con pochi spiragli luminosi per il futuro. Come riemergere? Per Iger, la qualità più imprescindibile per un leader è l’ottimismo. D’altronde, chi seguirebbe una guida pessimista? Bisogna quindi crearsi tutte le opportunità con entusiasmo, guardando al futuro con la fiducia che le cose miglioreranno. Un pensiero che, oggi, può aiutare tutti noi anche nel nostro piccolo. Magari con una piccola spintarella made in Disney, che, come dice Iger, «produce felicità».

14. «Ottimismo. Una delle qualità più importanti per un grande leader è l’ottimismo, un entusiasmo pragmatico per quello che si può realizzare. Anche quando ci si trova davanti a scelte difficili e risultati non del tutto confortanti, un leader ottimista non si lascia condizionare dal pessimismo.»

15. «Il tono che tieni da leader ha un effetto enorme sulle persone attorno a te. Nessuno si ispira o viene motivato da un pessimista.»

podcaster

Gli italiani si scoprono podcaster durante il lockdown

È ormai chiaro che gli italiani hanno ‘scoperto’ l’universo dei podcast: basti pensare che nel nostro Paese la media mensile di ascolti di podcast su Spreaker è aumentata, tra dicembre 2019 e marzo 2020, del 50%.

Inoltre, durante il lockdown da emergenza sanitaria, l’interesse di ascolto degli italiani è passato dallo Sport – argomento sul quale per ovvi motivi al momento scarseggiano alcune informazioni – a categorie più ‘immateriali’, come la Religione e in genere la Spiritualità e i podcast relativi al miglioramento ed evoluzione dell’individuo (Self-Improvement).

Il dato che stupisce, in questa ‘podcast revolution’ tricolore, è che gli italiani stiano passando dall’essere prevalentemente ascoltatori di podcast a diventare creatori di podcast.

LEGGI ANCHE: Podcast, che cosa dice il primo Report Italia 2019 di Voxnest

podcaster

Crescono i contenuti in podcast durante la quarantena

Con la necessità di #restareacasa, tanti concittadini si sono scoperti molto più curiosi e attenti di quanto si potesse immaginare: su Spreaker è stato registrato un aumento vertiginoso nella creazione di podcast, proprio nel periodo della quarantena.

Se a inizio febbraio 2020 la creazione di nuovi podcast (intesi come interi show completi di episodi) su Spreaker registrava un andamento in crescita costante, nel mese di marzo 2020, in particolare dopo il 3 marzo e con un picco interessante attorno alla metà del mese (quando ormai l’intero Paese era in lockdown) si è avuto un aumento di nuovi podcast di oltre il 700% nella categoria Tempo Libero e di oltre il 600% in quella Educazione, complice l’obbligo di seguire le lezioni da casa.

Una crescita simile, anche se su numeri inferiori, l’hanno avuta anche la categoria Società e Cultura (quasi 600%), Arte (500%) e Libri (ovvero, show su letture, consigli, commenti ecc.) che arriva ad una crescita di oltre il 400% rispetto al mese di febbraio.

Tutti segnali che concorrono a misurare il termometro di un Paese che, in un momento storico difficile come questo, non smette di ricercare stimoli e nutrimento per la mente.

podcaster

Nuovi podcast significa nuovi podcaster?

La domanda non è affatto scontata, visto che spesso alcuni podcaster intraprendono più di un progetto di podcast. In questo caso, però, lo scenario è diverso e, sull’onda dell’’effetto quarantena’, Voxnest ha rilevato che su Spreaker in Italia già nella prima settimana del lockdown, in tanti si sono scoperti creatori di contenuti podcast.

C’è stata infatti una decisa impennata nell’iscrizione di podcaster durante la quarantena: sono stati oltre il 500% rispetto a febbraio, che comunque registrava già un trend in crescita.

Segno che gli italiani hanno scoperto il mondo dei podcast non solo come fruitori, ma anche come produttori di contenuto.

“L’obbligo di restare a casa ha evidentemente prodotto alcuni effetti nel mondo digitale e di conseguenza nel mondo del podcasting, dando agli italiani l’opportunità di scoprire nuovi mezzi di produzione e fruizione di contenuti – racconta Tonia Maffeo, Head of Marketing Voxnest – Il podcast, per la sua modalità diretta e la sua capacità di creare una relazione informale e intima con chi ascolta, si presta particolarmente ad essere lo strumento di comunicazione più ‘studiato’ durante queste settimane di lockdown”.

L’andamento in Europa è molto simile: rispetto al mese di febbraio, la creazione di podcast, in particolare relativi alla categoria Società e Cultura, ha visto un significativo aumento di oltre il doppio nella prima settimana di lockdown, per poi salire vigorosamente nella settimana del 23 marzo, con un incremento di oltre 200%.

Negli USA, al contrario, nello stesso periodo si è registrato un lieve calo sia nell’ascolto che nella produzione di podcast, ma forse si tratta di un comportamento differente rispetto allo strumento: mediamente infatti negli Stati Uniti i podcast vengono ascoltati nel tragitto casa-lavoro, quindi sui mezzi, durante i viaggi, e, in un momento come questo, venendo meno l’occasione, è naturale che ci sia una breve battuta d’arresto.

seo covid-19

Perchè non dovresti smettere di fare SEO durante l’emergenza COVID-19

  • Parlare di SEO e Digital Marketing durante l’emergenza da Covid-19 potrebbe sembrare superfluo, eppure sono proprio queste attività a sostenere il business adesso;
  • Anche in ottica di riapertura, bisognerà farsi trovare pronti e adottare strategie (anche di contenuto) coerenti con le nuove ricerche degli utenti. 
  • Un errore da non commettere? La chiusura o l’oscuramento del proprio sito internet. Meglio adottare altre strategie.

 

L’Italia e il mondo stanno affrontando l’emergenza legata al COVID-19. Per le aziende è un momento molto delicato e sappiamo bene che attualmente ci sono priorità che lasciano poco spazio ad argomenti come SEO e Digital Marketing: c’è da riorganizzare il lavoro per renderlo flessibile, capire come riaprire le aziende in sicurezza, trovare le modalità per garantire lo stipendio a fornitori e dipendenti, consegnare i prodotti in tempo.

Tuttavia, sono proprio la SEO e le altre attività di marketing a sostenere il business di molte aziende, rendendo visibili i prodotti e i servizi offerti sul web. Per questo motivo bisognerebbe assolutamente continuare l’attività di posizionamento, anche durante questo periodo di sacrifici. Questo consentirà di avvantaggiarsi rispetto ai competitor, in vista del momento in cui si tornerà ad una nuova normalità.

LEGGI ANCHE: Post-covid: l’emergenza cambierà per sempre le nostre abitudini di consumo e di lavoro

lavoro remoto coronavirus

Cosa fare e cosa non fare in ottica SEO con Covid-19

Se la vostra azienda fa parte dei cosiddetti “business essenziali“, potrebbe non aver visto variazioni negative nella ricerca, ed anzi, ci potrebbe essere stato un boom nell’aumento del traffico organico. Dal momento in cui le persone sono in lockdown, infatti, cercano molto di più le informazioni online ed è aumentato il tasso di vendita degli e-commerce, in particolare di quelli che vendono beni di prima necessità.

Il problema sussiste principalmente per tutti coloro che, invece, hanno dovuto sospendere la vendita dei propri prodotti o dei propri servizi a causa della pandemia. In questo ci viene in aiuto il blog di Google Webmasters, che ha pubblicato un articolo di John Mueller per spiegare “come mettere in pausa un’attività online nella Ricerca Google”, per evitare di chiudere definitivamente il sito e perdere tutti i risultati finora ottenuti.

Con la crescita degli effetti del coronavirus, infatti, Mueller ha visto moltissime aziende cercare di stoppare le proprie attività online, magari oscurando totalmente il proprio sito dal web.

Disabilitare il sito è un grave errore, che potrebbe avrebbe effetti significativi sulla ricerca:

  • i clienti non saranno aggiornati riguardo a cosa sta succedendo all’attività;
  • gli utenti non potranno trovare informazioni riguardo ai prodotti e servizi offerti;
  • il knowledge panel potrebbe perdere le informazioni acquisite nel tempo;
  • non avremo più accesso ai dati acquisiti (es. Search Console, Analytics);
  • recuperare posizioni e traffico sarà molto più difficile rispetto a prima.

marketing covid-19

Quali sono le modifiche da fare sul sito

Nell’articolo che stiamo utilizzando come fonte sono offerti dei consigli per mettere in pausa il sito, riducendo al minimo le conseguenze sul posizionamento, con la prospettiva di tornare ad essere presenti per i propri clienti, nel più breve tempo possibile. Per un eCommerce che non riesce a proseguire la propria attività, ad esempio, è consigliato contrassegnare gli articoli come esauriti o limitare la possibilità di effettuare la transazione, magari consentendo al cliente di aggiungere il prodotto alla lista dei desideri, per poterlo acquistare in un secondo momento.

In questo modo le persone potranno ancora trovare informazioni riguardo alle caratteristiche e ai prezzi dei nostri prodotti, articoli del blog che spiegano come usarli, ma anche leggere le recensioni degli altri utenti. È anche possibile bloccare temporaneamente solo gli acquisti di tutti i prodotti non essenziali, limitando la funzionalità del sito solo ai generi di prima necessità, come ha fatto Amazon a partire dal 14 Marzo 2020.

Esistono anche altre “buone pratiche” che andrebbero attuate sul sito:

  • creare un banner o una pagina specifica per il COVID-19, contenente informazioni riguardo allo status dell’azienda (apertura, chiusura, smart working), alle spedizioni (ad esempio tempi previsti, eventuali ritardi, comuni dove non è garantita la spedizione, etc.), alle precauzioni prese per garantire la sicurezza degli alimenti consegnati a domicilio. Ad esempio Amazon ha creato una pagina dedicata allo status degli ordini, una pagina per le FAQ ed una pagina dedicata alle iniziative intraprese dall’azienda. Anche Nike, eBay, Tannico, Esselunga, Iper, e molti altri siti hanno creato una pagina di aggiornamento COVID-19;
  • usare Google My Business (oltre ai profili social, come Facebook, Linkedin ed Instagram) per indicare chiusure temporanee, comunicare nuovi orari, aggiornare i clienti riguardo allo status dell’attività. In particolare, tramite i post ed i nuovi attributi è possibile comunicare informazioni tempestive e dettagliate riguardo ad iniziative, offerte speciali o aggiornamenti dell’inventario;
  • usare i nuovi dati strutturati, rilasciati da schema.org in occasione del COVID-19 (come “SpecialAnnouncement”, “eventAttendanceMode” e CovidTestingFacility”). ll primo tipo schema serve a segnalare gli “annunci speciali”, come la chiusura di scuole, il blocco di mezzi pubblici, le linee guida per la quarantena, le informazioni su come sottoporsi ai test/tamponi per verificare il contagio al COVID-19, il secondo schema serve per segnalare se un evento sarà cancellato, rinviato, posticipato o trasmesso in live streaming (script eventStatus e vitualLocation), mentre il terzo serve per indicare le cliniche dove sono disponibili i tamponi per il test del coronavirus. Anche se si possiede un negozio fisico, sarebbe il caso di aggiornare i dati strutturati delle attività locali con le nuove disposizioni attuate;
  • chiedere a Google di ripetere la scansione di un numero limitato di pagine (ad esempio, solo quelle relative ai beni di prima necessità acquistabili sul sito) tramite la Sitemap.xml e la Search Console;
  • restare in contatto con la propria audience, per offrire rassicurazioni, connessione sociale e assistenza tangibile durante tutto il periodo di emergenza. Innanzitutto, si potrebbe pensare di impostare un risponditore automatico, o una chatbot, per aiutare i clienti ad ottenere in modo rapido informazioni e risposte alle domande più frequenti. Si potrebbe pensare di proseguire la relazione instaurata tramite DEM, sui profili social, sui siti di recensione. Inoltre si potrebbero creare degli spazi live, come ad esempio un appuntamento fisso di diretta video, dove si potrebbe parlare dei trend del proprio settore, delle possibili azioni future in merito al prodotto o servizio;
  • creare nuovi contenuti informativi, in linea con le tendenze del momento, ma appropriati alla situazione che stiamo vivendo: nel caso voi facciate parte di tutte quelle aziende che sono definite “non essenziali”, questo non dovrebbe essere il momento per fare business, ma per continuare ad offrire valore ai propri utenti. Oltre all’utilità del contenuto, che dovrà rispettare le misure di sicurezza ed i cambiamenti dello stile di vita delle persone, concentratevi sul tono del vostro messaggio, che dovrà mantenersi sempre positivo, empatico ed ispiratore. Scordatevi i principi di scarsità: le “occasioni da non perdere!” non fanno leva in tempi di Coronavirus.

LEGGI ANCHE: Come gestire la chiusura temporanea delle schede Google My Business

seo covid-19

Come definire la strategia di contenuti se l’intento di ricerca cambia così velocemente?

Il comportamento della ricerca è completamente cambiato a seguito dell’emergenza sanitaria e probabilmente continuerà a farlo nei prossimi mesi.

Dato che le persone sono costrette a rimanere a casa, il consumismo ha visto uno spostamento della domanda da acquisti basati sul desiderio, a quelli basati sui bisogni essenziali (in particolare cibo e farmaci). Di conseguenza sono cambiate anche le intenzioni di ricerca: nell’ambito dell’estetica, ad esempio, se prima si cercavano centri estetici vicino a casa, ora si tenta di trovare prodotti per la bellezza online, tutorial per effettuare la manicure, per tagliarsi i capelli e farsi la tinta in casa in casa, oppure per farsi la ceretta in autonomia.

Ora, avere contenuti in linea con le ricerche degli utenti, potrebbe fare la differenza. Come si può definire una strategia di contenuti, quando gli intenti di ricerca cambiano così velocemente e gli strumenti di ricerca delle parole chiave non sono aggiornati?

1# Consultare Google Trends per fare SEO durante Covid-19

Google Trends è il primo strumento da consultare nel caso si vogliano comprendere i cambiamenti nel comportamento di ricerca e capire quali argomenti sfruttare per la creazione di contenuti, in quanto è in grado di raccogliere dati in tempo reale.

Per identificare le tendenze emergenti, è necessario pensare alla propria attività e quali potrebbero essere le parole chiave essenziali in grado di darle visibilità. Ad esempio, chi possiede un ristorante, ed in questo momento sta effettuando consegne a domicilio, dovrà spostare l’attenzione da parole chiave come “ristorante + città”, “ristorante vicino a me”, a keywords quali “consegna domicilio + città”.

LEGGI ANCHE: Come i ristoranti possono assistere meglio i clienti nei momenti di incertezza

2# Monitorare Search Console e la ricerca interna del sito

Altri due strumenti da monitorare per comprendere le ricerche dei propri utenti sono il rendimento della Google Search Console e i risultati della ricerca interna del sito.

Nei momenti in cui la domanda cambia fortemente, infatti, si possono notare dei cambiamenti sulle singole query effettuate. Integrando questi dati, con quelli rilevati da Google Analytics è anche possibile identificare quali pagine hanno registrato un maggior numero di visite e quali, invece, hanno avuto un tasso di rimbalzo più alto. In quest’ultimo caso potrebbe essere necessario rivedere la strategia SEO implementata

3# Testare l’usabilità del sito

Altri strumenti utili possono essere Hotjar, Google Tag Manager e Google Optimize. Se è stato impostato il tracciamento delle mappe di calore, si possono ricavare informazioni utili riguardo al comportamento dell’utente sul sito e possono essere messi in evidenza potenziali problemi legati all’usabilità.

Questo è il momento migliore per identificare i punti di attrito nel processo di conversione, fare dei test e intervenire per risolverli! Nel momento in cui la ricerca dei consumatori è spostato sul web è fondamentale garantire che l’esperienza complessiva dell’utente sia positiva. Non si può rischiare di trovarsi su un sito che non è usabile a causa del sovraccarico di utenti, come la piattaforma di spesa online di Carrefour all’inizio della pandemia. 

4# Analizzare la concorrenza per migliorare la SEO

In questi anni, a causa di mancanza di tempo, siete rimasti concentrati principalmente sul vostro business, piuttosto che sui siti della concorrenza? Questo può essere un buon momento per fermarsi a fare un’analisi dei propri competitor. 

L’ideale sarebbe individuare da 3 a 5 competitors che si performano meglio di noi nella ricerca organica ed individuare: quali sono le parole chiave principali per le quali si posizionano? come sono stati costruiti i contenuti principali? Quali sono i siti da cui ricevono backlink di valore? Hanno attuato delle strategie particolari per contrastare il problema del Coronavirus? Annotare tutti questi feedback potrà essere utile per valutare se ci sono delle migliorie che possono essere applicate subito al proprio contesto, e porre le basi per le prossime eventuali strategie di digital marketing.

LEGGI ANCHE: Google presenta Grow My Store per supportare i retailer in Italia

contenuti covid-19

E per chi decide di disattivare definitivamente il sito?

Per chi decide di proseguire comunque con la scelta di disattivare completamente il sito, Google dà qualche piccolo suggerimento per cercare di limitare i danni a livello di SEO:

  • se si ha bisogno di disattivare urgentemente il sito per 1 o 2 giorni, si dovrebbe restituire una pagina di errore HTTP 503, invece di tutti i contenuti (in questo caso fare attenzione a non restituire un codice 503 per il robots.txt);
  • se si deve disattivare il sito per un periodo di tempo più lungo, sarebbe ideale fornire come risultato una home page indicizzabile con codice di stato HTTP 200, a cui fare redirect 302 temporanei, per mantenere frizzato il posizionamento acquisito;
  • se si ha bisogno di rimuovere rapidamente tutto il sito dalla ricerca, invece, è possibile bloccare temporaneamente le URL nella Google Search Console (attenzione: questa interruzione ha una durata di circa 6 mesi).

Ovviamente, come già detto in precedenza, questa soluzione è altamente sconsigliata.

Stay Home

#StayHome: ecco come i brand ci hanno invitati a restare a casa durante la pandemia

  • La comunicazione dei brand è cambiata per forza di cose in questo momento particolare, segnata da un motto su tutti: “Stay Home”;
  • Ecco come i marchi hanno saputo cogliere l’occasione per restare in contatto con il pubblico, comunicando l’invito a rimanere a casa

 

In tempo di pandemia anche la comunicazione dei vari brand è cambiata. Mai come in questo momento è importante stare vicino ai propri clienti, coloro che fanno parte della nostra community, in modo autentico e coerente con i nostri valori di marca.

Molti marchi hanno risposto in modo differente all’invito a restare a casa, facendosi portavoce di questo messaggio per la salute di tutti.

Facciamo insieme una carrellata per vedere i diversi esempi tra alcuni brand globali e altri italiani.

Nike

Ai marketer non è sicuramente sfuggita la campagna del colosso Nike, che anche questa volta ha dimostrato come fare la differenza. Ha deciso di sensibilizzare il proprio pubblico sull’importanza singole azioni per la comunità.

Nike invita a fare la propria parte in maniera attiva, e fa leva sulle emozioni che ognuno di noi prova quando compete in uno sport: “Se hai sempre voluto giocare per milioni di persone, ora hai la tua possibilità! Gioca in casa, gioca per il mondo”.

Un messaggio sicuramente riuscito, coerente con i valori del brand, in cui la community di sportivi si è potuta riconoscere al 100%.

La risposta dei brand alla pandemia e gli inviti a restare a casa

LEGGI ANCHE: Da McDonald’s a Chiquita, i brand cambiano logo per incoraggiare il distanziamento sociale

Lo Stay Home di Audi

Audi ha deciso di proporre una comunicazione innovativa e diversa dal solito, arrivando a modificare il proprio marchio e a lanciare il messaggio: “Keep your distance. Stay together.

Questa volta non si parla di restare a casa, ma vogliamo comunque inserire questo esempio di comunicazione in tempi di pandemia e di come un marchio abbia usato il proprio simbolo, gli anelli che costituiscono il proprio logo, per lanciare un messaggio forte e invitare le persone ha rispettare le regole per la salvaguardia di tutti.

Da questo motto lanciato, è partita anche una sfida per coinvolgere tutti gli utenti a condividere idee creative e fantasiose di come si possa stare distanti, ma uniti: la #FourRingsChallenge

McDonald’s, manteniamo la distanza

La famosa catena di fast food McDonald’s lancia anch’essa in modo chiaro il suo messaggio in tempi di Coronavirus e divide i due archi d’oro che compongono il proprio logo. L’importanza della distanza sociale raffigurata con un azione forte e d’impatto visivo.

Ma non solo, il brand ha anche lanciato una campagna con cui offre pasti gratuiti agli operatori sanitari, i “Thank you Meals”.

La risposta dei brand alla pandemia e gli inviti a restare a casa

Ceres, ognuno deve fare la sua parte

Passiamo ad un marchio danese che spesso portiamo ad esempio e che a livello di comunicazione sui social media, sa coinvolgere la propria community e spesso insegna.

Ceres mantiene il suo tono di voce irriverente e parla il linguaggio del proprio pubblico per invitarlo a stare a casa e seguire quello che più gli interessa comodamente dal divano con una birretta in mano.

La risposta dei brand alla pandemia e gli inviti a restare a casa

Peroni, restiamo a casa insieme

Il marchio italiano Peroni si rivolge ad un pubblico diverso con un tono di voce ed un linguaggio differenti, per questa birra che entra nelle case degli italiani dal 1846.

Fa leva sulle emozioni ricordando i momenti importanti in cui a birra Peroni è sempre stata con noi, e ancora una volta ci ricorda che lo sarà.

La risposta dei brand alla pandemia e gli inviti a restare a casa

Superare insieme la prova con Levissima

Da Levissima arriva un incoraggiamento a stare a casa che utilizza una metafora legata alla fatica che proviamo nell’impresa sportiva: quella che stiamo affrontando è una prova faticosa proprio come scalare una montagna e raggiungere una cima insieme.

Rinvia al sito del Ministero della Salute dove conoscere i comportamenti corretti da adottare.

La risposta dei brand alla pandemia e gli inviti a restare a casa

Bianchi, la sfida più importante

Un altro storico marchio italiano si avvicina ai propri utenti che condividono i valori del ciclismo, uno di questi è sicuramente lo spirito di squadra.

Questa volta viene chiesto di pedalare a casa, ma ancora una volta di pedalare tutti insieme per una sfida comune, la più importante.

OVS: insieme si vince, restando a casa

Passiamo ad un marchio di abbigliamento sempre italiano, insieme all’invito a rimanere a casa, arriva anche una digital challenge  “Insieme si vince. Restando a casa.

OVS lancia una campagna social per farci sentire più vicini e coinvolge personaggi famosi che fanno da testimonial come la campionessa di sci Federica Brignone e altri. Chiede di inviare volti e messaggi ottimisti con l’hashtag #insiemesivince per contribuire a infondere speranza e fiducia nella forza che possiamo trovare l’un l’altro.

Tanti altri potrebbero essere gli esempi di come i brand hanno risposto all’invito di restare a casa, passiamo la palla a voi, per menzionarne altri interessanti.

Tutte le ultime novità introdotte da Instagram che non puoi non conoscere

Ci troviamo in uno dei periodi più complicati della storia moderna.

Le distanze sociali hanno ampliato negli ultimi mesi ancora di più l’utilizzo dei social network tra cui Instagram, che in questo periodo è stato protagonista di un incremento dell’utilizzo delle live e dei contenuti video su IGTV.

E allora visto che di tempo ne abbiamo in abbondanza, concedersi qualche minuto per conoscere le nuove funzionalità introdotte da Instagram è un’ottima scelta, soprattutto perché abbiamo l’occasione di riflettere  in maniera più approfondita su come utilizzarle.

Andiamo quindi a scoprire insieme le novità più interessanti delle ultime settimane.

instagram_tool_1

Instagram supporta le piccole aziende locali

È un periodo complicatissimo per le piccole imprese locali come ristoranti e negozi di città.

Per questo Instagram sta pensando di supportarle inserendo degli sticker da utilizzare nelle stories che permetteranno di effettuare ordini di cibo, raccogliere fondi e vendere gift card attraverso partner di terze parti. Inoltre potranno mostrare queste attività tramite dei pulsanti ad hoc sul proprio profilo per raccogliere offerte in denaro in questo momento di particolare difficoltà.

Attualmente l’aggiornamento è partito negli Stati Uniti e in Canada e sarà presto diffuso a livello globale.

LEGGI ANCHE: L’editoria (digitale e non) che comunica con i filtri di Instagram e crea campagne con i book influencer

Instagram introduce la monetizzazione dei video di IGTV

È notizia di qualche settimana fa quella secondo cui Instagram ha iniziato ad invitare alcuni dei creator più influenti al mondo a testare il programma per la montizzazione dei contenuti video contenuti su IGTV.

IGTV sta iniziando a prendere piede e la capacità da parte di influencer e creator, di monetizzare i loro contenuti video diventa una grandissima opportunità.

Questo potrebbe portare ad un crescente numero di utenti che dedicheranno più tempo alla piattaforma e a convogliare i loro utenti all’interno di IGTV.

Secondo quanto riportato su Bloomberg  il programma di monetizzazione dovrebbe funzionare come quello di YouTube, in cui i creator guadagnano il 55% delle entrate grazie alle pause pubblicitarie inserite all’interno dei contenuti.

Instagram

Condividere i video live sulle IGTV

Altra interessantissima novità che sta testando Instagram è la funzionalità che consente agli utenti di condividere i propri live streaming direttamente su IGTV non appena la trasmissione è terminata. Una funzione straordinaria considerando che questi contenuti hanno l’opportunità di continuare ad avere visibilità anche dopo il termine della diretta.

Oltre a condividerli su IGTV i contenuti possono essere poi facilmente organizzabili in serie di contenuti e promuoverli anche nel post diretta per aumentare interazioni, visualizzazioni e feedback.

LEGGI ANCHE: Gli effetti di Instagram sulla famiglia reale inglese (e cosa potrebbe accadere ora)

Direct message via desktop

Uno dei desideri degli instagramersfinalmente diventa realtà: la possibilità di rispondere ai direct message di Instagram direttamente da desktop.

È infatti ora attiva in tutto il mondo la risposta ai DM di Instagram dal desktop e potremo finalmente abbandonare il piccolo schermo e rispondere ai nostri clienti da pc.

Instagram direct message

L’esperienza dei messaggi diretti da desktop è praticamente identica a quella sui dispositivi mobili.

Per accedere, basta andare sul proprio feed dal sito web di Instagram e toccare il pulsante DM nella parte superiore dello schermo. Da qui, possiamo visualizzare tutta la posta in arrivo, avviare messaggi uno a uno e chat di gruppo, inviare foto (ma non acquisirle), fare doppio clic per mettere mi piace ai messaggi e altro ancora.

È possibile anche condividere post, storie di Instagram e video IGTV come messaggio diretto. Basta toccare il pulsante DM sotto il post o la storia che vogliamo condividere.

In arrivo il pop up dei nuovi post pubblicati

Se il tuo profilo Instagram sta da diverso tempo lottando con un calo drastico del coinvolgimento, pare stia che sia in arrivo una nuova funzionalità che potrebbe ridurre in parte questo problema.

Instagram sta testando, come ha evidenziato anche TechCrunch, un pop-up che verrà visualizzato nel feed principale di un utente, avvisandoci quando ci sono dei nuovi post e dando loro l’opportunità di cliccare per andarlo a scoprire ed interagire con lo stesso.

Instagram pop up latest post

Uno strumento di grande importanza per i profili che hanno visto un calo drastico dell’engagment.

LEGGI ANCHE: Breve guida a Instagram Layout, la nuova funzione per i collage di foto

Lo sticker “Grazie”

Tra gli ultimi aggiornamenti pubblicati su Instagram nei giorni scorsi, l’introduzione dell’adesivo “Grazie” da poter inserire nelle proprie stories.

A cosa serve? Tendenzialmente è un adesivo che permette di mostrare la nostra gratitudine per tutto ciò che ci sta aiutando in questo periodo difficile: parenti e amici che ci stanno vicino attraverso chiamate e videochat, un pomeriggio passato ai fornelli, il nostro work-out preferito, una serie TV. Insomma tutto ciò che sta alleggerendo le nostre giornate in casa.  

Instagram stickers thank You

Basterà inserirlo dalla sezione relativa agli sticker. Il suo scopo è quello di aggregare in un’unica storia tutte quelle degli utenti che seguiamo e che lo stanno utilizzando.

La storia collettiva comparirà nella barra delle storie di Instagram come prima voce a partire dalle 19 (ora locale) di ogni giorno.

Instagram lancia la nuova funzione di Co-Watching

Altro significativo aggiornamennto in questi giorni in cui gli utenti si connettono sempre di più in videochat con amici e famigliari è il lancio di Co-Watching.

La funzione permette agli utenti connessi in videochat di gruppo su Instagram di condividere contenuti con il gruppo visualizzando i post che ci interessano  insieme ai nostri amici tramite la chat video.

instagram cowatching

Puoi avviare una chat video toccando l’icona nella Posta in arrivo in diretta o in un thread diretto esistente, quindi visualizza le foto / i video salvati, piaciuti e suggeriti toccando l’icona della foto nell’angolo in basso a sinistra in una chat video in corso.

La nuova funzionalità essenzialmente consente di creare un elenco di contenuti da discutere nella nostra chat, apprezzando o salvando i post che riteniamo pertinenti, a cui si può poi accedere in-stream.

Un modo in questo periodo di distanziamento sociale, per condividere opinioni, sensazioni e contenuti anche a distanza in live chat.

Il COVID-19, come abbiamo potuto vedere anche dagli ultimi aggiornamenti di Instagram, sta cambiando anche il modo in cui utilizziamo i social e Instagram.  La piattaforma ha deciso di assecondare questi cambiamenti introducendo funzionalità che aiutano ad alleggerire questo periodo e a diminuire le distanze sociali.

abitudini di acquisto covid 19

Le nuove abitudini di acquisto degli Italiani al tempo del Coronavirus

  • Il Coronavirus ha mutato le nostre abitudini di acquisto e di intrattenimento, spostando l’asse verso il canale di accesso più semplice, internet
  • Sia nel suo aspetto ludico che informativo, quello dei contenuti multimediali è un trend oggi ancora più in crescita

 

Chiamarle “abitudini di acquisto” suona di sconfitta, tuttavia la parola corretta è proprio questa. La quarantena – spesso, ahinoi – è per alcuni una forma di vero e proprio auto-isolamento che ha mutato anche le convenzioni di approvvigionamento e di intrattenimento, spostando l’asse (già ben rodato e utilizzato) attraverso il canale di accesso più semplice e immateriale: internet e i suoi molteplici touchpoint.

Secondo l’Agenda Digitale gli operatori della filiera del commercio elettronico hanno registrato una crescita imprevista della domanda a seguito dei diversi decreti sul Coronavirus, anche da parte di consumatori non abituali, solitamente restii all’acquisto e ai pagamenti online, aumentando così il livello di difficoltà e organizzazione dell’intero sistema di logistica e consegne.

Ma facciamo un passo indietro e vediamo cosa sta cambiando.

Una ricerca di GFK fa registrare una preoccupazione crescente, soprattutto da parte delle donne. A fronte di una ovvia e necessaria riduzione della mobilità, il consumo di contenuti è cresciuto a dismisura.

La ricerca mostra inoltre che cresce l’attenzione per la cura personale e l’alimentazione intesa come strumento di benessere. Resiste la voglia di vacanze, nonostante le preoccupazioni del Coronavirus; gli italiani, infatti, continuano a guardare alle vacanze estive come possibile “risarcimento” per l’attuale momento di difficoltà.

LEGGI ANCHE: Come cambiano le abitudini di acquisto dei consumatori durante l’emergenza Covid-19

Coronavirus e nuove abitudini di acquisto

Veniamo adesso ai dati dei dei singoli punti sopra citati, allo scopo di tirare le somme alla fine di questo approfondimento e capire come i brand dovranno agire per posizionarsi strategicamente rispetto alle nuove abitudini di acquisto.

Le donne sono più preoccupate degli uomini: se in generale gli italiani sembrano ancora preoccuparsi soprattutto per la situazione economica e per la futura difficoltà – del tutto verosimile – di uscire da questa fase difficile, il 47% delle donne intervistate dichiara di essere molto preoccupata per il diffondersi di nuove malattie (il 17% in più rispetto agli uomini).

Le donne sembrano essersi rese conto per prime della gravità della situazione, tanto da aver modificato le proprie abitudini di consumo prima dell’entrata in vigore delle misure restrittive alla circolazione, riducendo o in molti casi smettendo di frequentare centri commerciali e negozi.

abitudini acquisto coronavirus

Mobilità privata

Cresce la percentuale di persone che a causa delle restrizione utilizza la propria auto privata a discapito dei mezzi di trasporto pubblico. La ricerca fa notare come tale cambiamento rischi di ripercuotersi sui futuri comportamenti e abitudini di acquisto degli italiani; infatti i mezzi di trasporto privati potrebbero essere difficili da abbandonare anche al termine dell’emergenza COVID-19.

Ciò che di conseguenza rischia di cambiare è la sensibilità degli italiani in materia di sostenibilità ambientale. Un tema che si è – fortunatamente – fatto strada negli ultimi anni, ma che a causa dell’emergenza rischia di fare diversi passi indietro.

Voglia di contenuti multimediali

Chi non ha assistito ad almeno una diretta o non ha guardato un video del proprio beniamino di turno, scagli la prima pietra. Questa frase sarebbe in grado di riassumere da sola ciò che sta succedendo sui principali social network: da Tit Tok a Instagram, i nostri profili social sono inondati di contenuti più o meno validi da masticare e deglutire tra una siesta e la preparazione di una torta. Oltre all’aspetto ludico dei contenuti multimediali va aggiunto quello dell’informazione, legato chiaramente alle notizie relative al Coronavirus, come questa che state leggendo.

Altro dato scontato è quello relativo alla crescita di iscrizione a questo o quel servizio di streaming a pagamento: Netflix, Prime Video, Disney Plus, su tutti.

abitudini di consumo coronavirus

Salute e benessere

Cresce la paura e cresce in maniera quasi proporzionale la necessità di una vita all’insegna della salute e del benessere, anche in cucina: in questo periodo gli italiani stanno di più in casa e dedicano più tempo del solito all’igiene personale e alla pulizia/sanificazione della casa e dei vestiti.

Cresce anche l’attenzione all’alimentazione, intesa come strumento per stare bene, in salute – e non tanto come una concessione o una compensazione.

Vacanze

Il passaggio della pasquetta senza la tipica gita fuori porta con annesso pic-nic, ha aggiunto ulteriore valore a questo punto e incrementato la voglia di vacanze, la quale resiste alle preoccupazioni del Coronavirus. Gli italiani continuano a guardare alle vacanze estive come possibile “risarcimento” per l’attuale momento di difficoltà. Una prospettiva importante, anche dal punto di vista psicologico. Il dato andrà monitorato nelle prossime settimane, ma sembra indicare che – qualora la situazione dovesse migliorare – gli italiani sono pronti a rimettersi in movimento.

Questi i punti più centrali della ricerca fatta da GFK sulle abitudini di acquisto, ma quali sono le principali categorie merceologiche che sono uscite quasi incolumi dal tornado COVID-19? Intendiamoci, molte lo sono state per forza di cose. La risposta è pressoché scontata: chi possiede un touchpoint di vendita online (leggi eCommerce).

LEGGI ANCHE: Digital Divide e competenze digitali in Italia: a che punto siamo

Le principali categorie merceologiche in crescita

Il settore Food è senza dubbio quello che ha più ha beneficiato in questo momento di difficoltà. Infatti si registra un vero e proprio boom di vendite online. Il trend è iniziato in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, le tre regioni più colpite dal virus.

Con l’arrivo del decreto del 10 marzo – quello sul quale si indicava che tutta l’Italia sarebbe stata obbligata a restare a casa – l’impennata dell’eCommerce di beni di prima necessità ha raggiunto tutto il paese, partendo dai generi alimentari, passando per i farmaci e terminando con i prodotti per la cura della persona.

ristoranti su google coronavirus

Come i ristoranti possono assistere meglio i clienti nei momenti di incertezza

Questo articolo è stato scritto da Ryan OlohanManaging Director, Food, Beverage & Restaurants at Google

 

I ristoranti sono il cuore di molte comunità. Sono il luogo in cui le coppie si godono un appuntamento, le famiglie festeggiano i compleanni, i team di lavoro si riuniscono per il pranzo dopo un successo. E mentre il mondo è alle prese con il COVID-19, sia le catene che i ristoranti indipendenti si stanno rapidamente attrezzando per trovare nuovi modi di servire le loro comunità.

Ryan Olohan, Managing Director, Food, Beverage & Restaurants di Google, racconta la sua esperienza come ristoratore che sta vivendo personalmente questa crisi: “Mia moglie ed io abbiamo aperto Seven Scoops & Sips nel 2019, e doniamo una parte dei nostri guadagni a cause meritevoli. Prima di COVID-19, il negozio era pieno ogni sera perché la gente sapeva che l’acquisto di un gelato, o di un caffè aiutava a finanziare le scuole locali e i programmi sportivi, le vittime del cancro, i giovani senzatetto, i bambini bisognosi di Harlem, i villaggi del Kenya e altre cause locali e globali. La crisi è particolarmente dura perché ora tutti i finanziamenti sono stati messi in attesa fino a quando gli affari non potranno riprendere”, ha spiegato in un post su Think with Google.

La pandemia presenta sfide uniche per l’intera industry. E mentre la strada da percorrere dipende da molte variabili, ecco alcune strategie che i ristoranti stanno adottando per supportare i loro clienti in questo momento senza precedenti.

ristoranti su google coronavirus

Aiutare i clienti a pianificare

Quando l’incertezza è al primo posto, la gente cerca informazioni di cui può fidarsi. Questo è ancora più evidente quando si tratta di opzioni alimentari accessibili e disponibili nelle vicinanze. L’interesse per la ricerca “Take away” è aumentato del 285% dall’inizio di marzo. Essere lì per aiutare le persone a vivere in questa nuova normalità con informazioni aggiornate e pertinenti può fare la differenza.

Comunicare in modo proattivo i cambiamenti che riguardano il proprio ristorante attraverso i canali a contatto con i clienti è fondamentale per aiutare le persone a pianificare e a prepararsi. Aggiornare il profilo aziendale su Google è un modo per farlo. Gli aggiornamenti sul profilo e sulla posizione, come le modifiche degli orari del ristorante, comprese le chiusure temporanee o gli orari modificati, appariranno anche su Google Search e Google Maps. E, in un momento in cui le persone stanno valutando ciò che meglio si adatta alle loro esigenze, fornire informazioni puntuali (ad esempio se si sta offrendo servizio da asporto o la consegna a domicilio) è un modo per aiutare gli utenti a decidere cosa è giusto per loro.

LEGGI ANCHE: COVID-19: come gestire la chiusura temporanea delle schede di Google My Business

ristoranti su google coronavirus

Comunicare efficacemente le soluzioni di asporto e consegna a domicilio

Negli ultimi cinque anni, le attività che troviamo nella ricerca“ristoranti vicino a me” sono stati costantemente classificati come la ricerca “vicino a me” più popolare. Ma il comportamento dei consumatori è cambiato. L’attenzione si è spostata su soluzioni alternative per i pasti. Nelle ultime tre settimane è stato registrato un aumento dell’interesse dei consumatori per la “consegna” come risultato delle campagne di distanziamento sociale; l’interesse della ricerca per le domande relative alla “consegna del cibo” è aumentato del 100%.

ristoranti su google coronavirus

Fonte: Google Trends, Stati Uniti, 1 marzo 2020-24 marzo 2020

Informare le persone sulle alternative a loro disposizione per i pasti aiuta i clienti e i dipendenti a rimanere al sicuro durante i periodi di lockdown. E soluzioni come le campagne locali possono aiutare a personalizzare la comunicazione del ristorante in modo da includere solo le località in cui si offrono le opzioni di consegna a domicilio.

Rassicurare sulla sicurezza dei ristoranti e sulle misure igienico-sanitarie

Oggi più che mai, quando si sceglie dove e cosa mangiare, la sicurezza è fondamentale. Infatti, l’interesse per la ricerca di “è sicura la consegna degli alimenti” è aumentato del 650% negli Stati Uniti dall’inizio di marzo. Rassicurare i clienti che capiscono le preoccupazioni per la sicurezza e che stanno prendendo misure importanti per affrontare la situazione attuale è fondamentale.

ristoranti covid-19Queste azioni includono la condivisione degli aggiornamenti sulle nuove implementazioni, come ad esempio l’istituzione di un team dedicato per concentrarsi sulla sicurezza alimentare. Altri esempi possono includere l’applicazione di procedure di pulizia più rigorose, l’aumento della frequenza del lavaggio delle mani tra il personale e l’aggiornamento dei materiali di formazione per i dipendenti.

Inoltre, comunicare la propria politica di congedo per malattia dei dipendenti o affrontare il problema delle assenze per malattia è un altro modo per mostrare come si sta riducendo al minimo la possibilità di mettere a rischio i lavoratori e i clienti.

In questo periodo difficile, l’ultima cosa di cui la gente vuole preoccuparsi sono le opzioni per i pasti. Alleviando queste preoccupazioni con comunicazioni pertinenti e scelte sicure e convenienti, si fornisce una forma di assistenza che tutti ricorderanno e apprezzeranno.

generazione z

3 caratteristiche da considerare per intercettare il target più ricercato del momento

  • I giovani della Generazione Z trascorrano una media di almeno 5 ore online;
  • I ragazzi di oggi vogliono fare domande e ricevere delle risposte, non gli piace essere ingannati ma desiderano che tutto quello che gli viene proposto e mostrato sia reale;
  • Velocità, creatività e valori: sono questi i tre ingredienti per costruire una strategia di brand che punta ad essere top of mind per la generazione Z.

 

C’erano un tempo i millennial. Ora è arrivato il tempo della Generazione Z, questa sconosciuta. I consumatori del domani sono il target obiettivo dei brand, in ogni settore. Ma cosa si nasconde dietro questa definizione?

Da un punto di vista demografico il termine Generazione Z si riferisce a tutti i nati nella seconda metà degli anni ’90, nell’era di internet. Rete e connessioni  che hanno influenzato profondamente il loro modo di vivere la vita quotidiana e fruire contenuti e prodotti.

È stimato che i giovani della Generazione Z trascorrano una media di almeno 5 ore online, per buona parte sui social e su applicazioni come WhatsApp o TikTok. In linea di massima possiedono inoltre un più profondo valore della comunità, intesa come modo di aggregazione e condivisione.

Tutto ciò li porta ad essere molto connessi, ma contemporaneamente molto più soli rispetto a tutte le generazioni precedenti.

LEGGI ANCHE: Perchè riconoscere il target di domani è cosi importante, spiegato con il caso Pepsi

I brand e lo sport hanno contribuito a colmare questo gap: basti pensare alle comunità sportive che cercano di unire persone con uno stesso obiettivo, e oggi si rivolgono a una generazione che percepisce maggiormente la solitudine ma che ricerca dei valori in cui credere.

Qual è il ruolo dei brand e quali sono le azioni da compiere per diventare davvero rilevanti per questa generazione?

#1 Essere veloci ma indimenticabili

L’esposizione a contenuti, social, chat per più di cinque ore al giorno sta diventando un fattore molto rilevante per chi vuole approcciare questo tipo di consumatore; la Generazione Z è infatti insaziabile, e molto difficile da accontentare.

Cercano sempre video, campagne, modi di comunicare che colpiscano nel minore tempo possibile.

Il motivo? Il primo perché hanno un’attenzione molto più bassa dei millennial, dovuta al fatto che sono più abituati alla velocità di creazione di video o immagini. Il secondo è che sono sempre più alla ricerca di contenuti e modi di comunicare creativi. Un’immagine statica non li attira, anzi, fa percepire un contenuto noioso e vecchio.

Un video caricato su TikTok, una campagna pensata prima per il digital e poi (forse) per l’advertising tradizionale, può essere il primo passo verso il successo.

#2 Credere in un valore

I nuovi nativi digitali, per il modo diverso di intendere il concetto di community, cercano brand e acquistano prodotti non con un messaggio commerciale, ma con un valore reale. Le strategie purpose-led, sono quelli ad oggi più efficaci se si sceglie di puntare sulla generazione Z.

Ma non basta dichiarare di credere in un valore, bisogna anche dimostrare di lavorare attivamente per includerlo all’interno della propria strategia a breve e medio termine.

Gli argomenti più sensibili per i ragazzi di questa generazione sono ad esempio il cambiamento climatico, la diversity and inclusion e, online, non cercano solo il prodotto che soddisfi maggiormente i loro gusti, ma soprattutto un brand e una filosofia quanto più vicina agli ideali per cui sono disposti a lottare.

LEGGI ANCHE: Brand-purpose: “la gente non compra quello che fai, ma perché lo fai”

#3 Creare partecipazione per conquistare la Generazione Z

Un esempio utile per spiegare questo punto può essere Glossier, tra i brand preferiti dalla Generazione Z e il motivo è semplice. Comunica verità. Attraverso i contenuti, pensati prima e solo come contenuti digitali, fa in modo di avere un contatto diretto con i propri consumatori, scegliendo come canale principale Instagram e modelli veri e vicini a chi ogni giorno segue e partecipa sul proprio canale.

Avere un valore sì, ma creare e comunicare con il proprio consumatore è la vera arma vincente. Questa è una generazione che non vuole sentirsi distante dai brand che acquista, ma cerca una continua interazione e partecipazione, con l’obiettivo di creare insieme.

Vuole fare domande e ricevere delle risposte; non gli piace essere ingannato ma desidera che tutto quello che gli viene proposto e mostrato sia reale, il più possibile vicino a lui.

generazione covid

Generazione Covid: cosa cambierà domani per i ragazzi di oggi

  • La Generazione Z potrebbe essere la più colpita e trasformata dagli effetti dell’emergenza;
  • Sarà la variabile tempo a determinare se l’emergenza riuscirà a segnare un’intera generazione, ma parlare di generazione Covid significa immaginare che questo fenomeno si prolunghi;
  • Per il momento, l’uso dei social ha consentito ai nativi digitali di adattarsi più facilmente di altri all’isolamento sociale.

 

Ci sono eventi che segnano intere generazioni. Senza andare troppo a ritroso, si potrebbero citare la Guerra in Vietnam, una delle cause a originare il movimento del Sessantotto, o ancora per i millennial l’11 settembre con le immagini del crollo delle Torri Gemelle e insieme delle certezze di una generazione.

E poi, per tornare ai tempi nostri, c’è il Covid-19, con la Generazione Z che potrebbe essere la più colpita e trasformata dagli effetti dell’emergenza.

A tal proposito ha senso parlare di “Generazione Covid”? E come è destinato a cambiare la percezione del mondo per i ragazzi? Per rispondere a questi interrogativi, abbiamo rivolto qualche domanda a Duala Grassini, psicologa e psicoterapeuta sistemico-relazionale.

generazione covid

Millennial vs Generazione Z, chi è più vittima dell’isolamento?

Sarà la variabile tempo a determinare se l’emergenza riuscirà a segnare un’intera generazione. Come è prevedibile, gli effetti potrebbero essere diversi se i tempi per un ritorno alla “normalità” si prolungassero di tanto. Ciò premesso ci sono già dei fenomeni che si stanno manifestando tra i ragazzi:

«Un adolescente ha il compito di svincolarsi dal nucleo familiare di origine e vive, per questo, un periodo di ribellione e fuga dalla famiglia, per avvicinarsi al sistema dei pari, nel quale attraverso il confronto sviluppa e delinea la propria identità».

In questi mesi di isolamento forzato, i ragazzi condividono per più tempo la quotidianità con la loro famiglia. In virtù di questo, ci si aspetterebbe che siano i più colpiti dalle norme dei decreti per contrastare la diffusione del virus. Eppure, sorprendentemente non è così:

«Io che immaginavo gli adolescenti nel chiuso delle loro stanze, in preda all’acuirsi del conflitto generazionale ho trovato, al contrario, ragazzi che, più degli adulti, dei bambini e degli anziani, continuano a nutrirsi delle loro relazioni quotidiane attraverso strumenti come i social. Gli stessi che erano stati spesso, a buon dire, demonizzati da genitori ed esperti perché, laddove gli adolescenti manifestavano tratti di personalità schizoide, ritiro sociale, divenivano l’unica modalità per mettersi in relazione con gli altri».

Se da una parte, l’isolamento ha senza dubbio acuito alcuni fenomeni di ritiro, come per esempio gli Hikikomori (termine che definisce chi fa dell’isolamento sociale e dell’uso dei social media, l’unica modalità per stare al mondo), dall’altra l’uso dei social ha consentito “ai nativi digitali di adattarsi più facilmente di altri all’isolamento sociale”.

LEGGI ANCHE: Come potrebbero cambiare le scelte di marketing dopo il COVID-19

generazione covid

Imparare da remoto, opportunità e rischi

Gli adolescenti sono quindi i più pronti a una vita da remoto: hanno imparato a digitalizzare le loro relazioni, ad acquistare corsi di formazione a distanza. L’emergenza Covid-19 ha, insomma, solo accelerato questo processo ed incrementato canali come l’eCommerce e l’eLearning:

«L’uso esclusivo di questi strumenti, tuttavia, mette a rischio la dimensione più funzionale della relazione, che non può prescindere dal rapporto umano. Una relazione si compone di aspetti non verbali e prosodici, che si stanno sempre più perdendo all’interno della comunicazione. Questo può portare a fraintendimenti e a sviluppare relazioni sempre più superficiali».

Riflettiamo, a tal proposito, sull’impatto che possono avere le lezioni a distanza. Su quanto possa essere distaccato un apprendimento che prescinde dalla relazione emotiva tra allievo e docente. D’altronde, gli insegnamenti che più ci sono rimasti impressi sono quelli di docenti che mettevano grande passione nel loro lavoro.

Come può tutto questi riprodursi online, soprattutto quando si parla di strumenti nuovi per la maggior parte degli insegnanti e degli studenti? Diventa allora un grande interrogativo nella ipotesi malaugurata che la scuola sia costretta ancora a interrompere il normale svolgimento delle lezioni nei prossimi mesi per il sopraggiungere di una nuova emergenza.

LEGGI ANCHE: Post-covid: l’emergenza cambierà per sempre le nostre abitudini di consumo e di lavoro

gen z covid

L’esame di maturità: la perdita di un rito di passaggio

L’ultimo anno alle scuole superiori, il viaggio e la festa di fine anno, l’esame di maturità, sono tutte esperienze che con ogni probabilità saranno negate ai diciottenni di oggi. Che effetti potranno avere sulla loro vita?

Si può immaginare che molti si esaltino all’idea di non dover provare l’ansia di affrontare una commissione, vis à vis, per esporre ciò che ha imparato e “giocarsi tutto” con la prestazione del momento:

«Quello che alcuni giovani forse non hanno ancora gli strumenti per comprendere, è che rischiano di perdere uno dei riti che sanciscono il passaggio ad una fase evolutiva successiva. La mancanza di riti di passaggio nell’esistenza di un uomo non favorisce le elaborazioni delle fasi della vita. Così come, per esempio, l’assenza di un rito funebre rende più complicata l’accettazione della morte. Un altro fenomeno a cui stiamo assistendo in questi mesi».

La mancanza di un esame di maturità tradizionale significherebbe anche la mancata condivisione di emozioni, momenti di commozione, abbracci, aneddoti da raccontare, pianti, ringraziamenti ecc. La mancanza di tutto questo “potrebbe creare un sospeso con cui prima o poi si dovrà fare i conti”.

gen z

Generazione Z: gestire ansia e stress con creatività

Grassini ci offre consigli anche su come gestire le emozioni aiutando gli adolescenti, e noi tutti, a non farsi schiacciare da ansie e paure:

«Gestire gli aspetti emotivi significa impiegare risorse cognitive e comportamentali. Per esempio, utilizzare i canali giusti di informazione per comprendere quello che sta accadendo, senza incappare in notizie sensazionalistiche che creano allarmismi. E adottare delle buone pratiche, come impegnarsi in attività manuali e creative che sono in grado di dialogare con il nostro “io bambino” e farci vivere il più possibile “il qui ed ora”».

Per quanto riguarda la gestione dello stress, la psicoterapeuta ci aiuta a fare un distinguo, tra chi riuscirà a risolvere attraverso strumenti emotivi e cognitivi, come descritto sopra. Unendo a questi, la voglia di raccontare e condividere questa esperienza con gli altri. Diverso è il caso di personalità che soffrono già di tratti ipocondriaci, paranoici o tendenze depressive:

«Se vi è un passato di traumi legati alla malattia o all’isolamento, la gravità della situazione verrà avvertita maggiormente fino a poter determinare un DPDS (disturbo post-traumatico da stress)».

Rinsaldare i legami familiari e migliorare come persone

Come ogni crisi, anche questa nasconde pericoli e opportunità, e secondo la nostra esperta, non va vissuta dai ragazzi necessariamente nell’accezione negativa del termine.

Per dimostrarlo, ci cita il caso di un suo paziente, un 25enne, che continuava ad essere in protesta con i suoi genitori, pretendendo che “ricoprissero l’immagine idealizzata che si era fatta di loro quando era bambino”. Questa forzata convivenza ha costituito per lui un acceleratore di crescita perché ha avuto modo, accanto alla guida psicologica, di affrontare, comprendere, fino quasi a risolvere, la propria conflittualità familiare ponendo le basi per l’ingresso all’età adulta.

«Ci hanno insegnato che gli eventi e l’ambiente ci plasmano dai primi istanti di vita e ancor prima, ma come ad ogni essere umano. Come i giovani decideranno di utilizzare questa “crisi” ancora una volta dipenderà da loro. Mi piace pensare che la utilizzeranno per rivalutare l’importanza di un abbraccio, di avere ancora un genitore, di poter godere della natura rispettandola e di amare la vita sempre».

Generazione Covid: speriamo di no!

Tornando alla domanda con cui abbiamo aperto l’articolo, ha senso parlare oggi di Generazione Covid? Secondo l’esperta ancora no.

«Parlare di generazione Covid mi fa un po’ effetto, significa immaginare che questo fenomeno si prolunghi fino a segnare in maniera indelebile una intera generazione. Ancora possiamo sperare che non sia così», conclude.