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C’erano un tempo i millennial. Ora è arrivato il tempo della Generazione Z, questa sconosciuta. I consumatori del domani sono il target obiettivo dei brand, in ogni settore. Ma cosa si nasconde dietro questa definizione?
Da un punto di vista demografico il termine Generazione Z si riferisce a tutti i nati nella seconda metà degli anni ’90, nell’era di internet. Rete e connessioni che hanno influenzato profondamente il loro modo di vivere la vita quotidiana e fruire contenuti e prodotti.
È stimato che i giovani della Generazione Z trascorrano una media di almeno 5 ore online, per buona parte sui social e su applicazioni come WhatsApp o TikTok. In linea di massima possiedono inoltre un più profondo valore della comunità, intesa come modo di aggregazione e condivisione.
Tutto ciò li porta ad essere molto connessi, ma contemporaneamente molto più soli rispetto a tutte le generazioni precedenti.
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I brand e lo sport hanno contribuito a colmare questo gap: basti pensare alle comunità sportive che cercano di unire persone con uno stesso obiettivo, e oggi si rivolgono a una generazione che percepisce maggiormente la solitudine ma che ricerca dei valori in cui credere.
Qual è il ruolo dei brand e quali sono le azioni da compiere per diventare davvero rilevanti per questa generazione?
L’esposizione a contenuti, social, chat per più di cinque ore al giorno sta diventando un fattore molto rilevante per chi vuole approcciare questo tipo di consumatore; la Generazione Z è infatti insaziabile, e molto difficile da accontentare.
Cercano sempre video, campagne, modi di comunicare che colpiscano nel minore tempo possibile.
Il motivo? Il primo perché hanno un’attenzione molto più bassa dei millennial, dovuta al fatto che sono più abituati alla velocità di creazione di video o immagini. Il secondo è che sono sempre più alla ricerca di contenuti e modi di comunicare creativi. Un’immagine statica non li attira, anzi, fa percepire un contenuto noioso e vecchio.
Un video caricato su TikTok, una campagna pensata prima per il digital e poi (forse) per l’advertising tradizionale, può essere il primo passo verso il successo.
I nuovi nativi digitali, per il modo diverso di intendere il concetto di community, cercano brand e acquistano prodotti non con un messaggio commerciale, ma con un valore reale. Le strategie purpose-led, sono quelli ad oggi più efficaci se si sceglie di puntare sulla generazione Z.
Ma non basta dichiarare di credere in un valore, bisogna anche dimostrare di lavorare attivamente per includerlo all’interno della propria strategia a breve e medio termine.
Gli argomenti più sensibili per i ragazzi di questa generazione sono ad esempio il cambiamento climatico, la diversity and inclusion e, online, non cercano solo il prodotto che soddisfi maggiormente i loro gusti, ma soprattutto un brand e una filosofia quanto più vicina agli ideali per cui sono disposti a lottare.
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Un esempio utile per spiegare questo punto può essere Glossier, tra i brand preferiti dalla Generazione Z e il motivo è semplice. Comunica verità. Attraverso i contenuti, pensati prima e solo come contenuti digitali, fa in modo di avere un contatto diretto con i propri consumatori, scegliendo come canale principale Instagram e modelli veri e vicini a chi ogni giorno segue e partecipa sul proprio canale.
Avere un valore sì, ma creare e comunicare con il proprio consumatore è la vera arma vincente. Questa è una generazione che non vuole sentirsi distante dai brand che acquista, ma cerca una continua interazione e partecipazione, con l'obiettivo di creare insieme.
Vuole fare domande e ricevere delle risposte; non gli piace essere ingannato ma desidera che tutto quello che gli viene proposto e mostrato sia reale, il più possibile vicino a lui.
Da un punto di vista demografico il termine Generazione Z si riferisce a tutti nati nella seconda metà degli anni ’90, nell’era di internet.