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Facebook lancia l’API Messenger per gli utenti Instagram

È disponibile per tutte le aziende e i brand l’ l’API Messenger per interagire con gli utenti su Instagram. Con tale connessione, sarà possibile, quindi, gestire le attività di messaggistica su WhatsApp, Facebook Messenger, Apple Business Chat e Instagram Direct in un’unica piattaforma.

In occasione di F8 Refresh, la conferenza annuale degli sviluppatori, Facebook ha svelato il lancio di API Messenger per Instagram. Dopo una fase di beta test, partita lo scorso ottobre dedicata a 300 sviluppatori e 700 brand, ora la funzionalità sarà disponibile prima per tutti gli sviluppatori a livello globale, con un approccio graduale per le aziende: nella prima fase, account Instagram con un numero di follower superiore a 10.000 e inferiore a 100.000 potranno connettersi all’API, che a luglio sarà estesa ad account con follower compresi tra 1.000 e 100.000 a luglio. I rimanenti entro il terzo trimestre.

Tale integrazione rappresenta un significativo passo in avanti nel modo in cui le aziende possono sfruttare la più ampia serie di strumenti offerti da Facebook.

Instagram, da social network a social commerce

Instagram, da social si è da tempo evoluta in una vera piattaforma di business. In base agli analytics interni, ogni giorno 200 milioni di persone accedono ai profili aziendali su Instagram, quindi 150 milioni di persone chattano con le aziende su Instagram ogni mese. Secondo Facebook, le conversazioni quotidiane tra persone e aziende su Messenger e Instagram sono aumentate del 40% nell’ultimo anno. Non sorprende quindi la maggiore attenzione al tema della messaggistica su Instagram in prospettiva aziendale.

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Una funzionalità in sostegno del Customer Relationship Management

Con le nuove funzionalità di Instagram, le aziende possono integrare messaggi diretti lungo l’intero percorso del cliente: ad esempio offrire consigli direttamente su Instagram, fornire un customer care o fare marketing conversazionale.

L’API Messenger può essere integrata in qualsiasi applicazione di terze parti che un’azienda o un marchio potrebbe utilizzare per una comunicazione integrata, che si tratti di una piattaforma di gestione dei social media come Hootsuite o Sprinklr, o di un’applicazione CRM che può fornire altri dati del cliente, ad esempio informazioni sulla garanzia o numeri di carte fedeltà.

Facebook ha notato, tra i punti chiave del closed beta testing, che i marchi e le aziende esigevano modi migliori di gestire le comunicazioni da un’unica piattaforma, con ingenti investimenti in software per organizzare i flussi di lavoro.

Un’espansione strategica che sfrutta il potenziale commerciale di Instagram, a partire dalla pubblicità, ampliandosi in aree come la conversazione tra marchi/aziende e utenti e, di recente, con funzionalità di acquisto avanzate.

Facebook rileva, infatti, che il 90% degli utenti di Instagram oggi segue almeno un’attività: di conseguenza creare un percorso migliore per la gestione di tali conversazioni è una mossa cruciale. Allo stesso tempo, il colosso social ha lavorato sulle diverse modalità per collegare le varie app e piattaforme, che includono Facebook stesso, Messenger, WhatsApp, Instagram e Oculus, non solo per consentire agli utenti di interagire su di esse, ma per aiutare le aziende a sfruttarle in un strategia social unitaria.

Instagram sta diventando la piattaforma social preferita dalle aziende per coinvolgere i consumatori, creare consapevolezza del marchio, generare lead e, in alcuni casi, aumentare le vendite dirette al consumatore, con la sua portata globale e un pubblico in crescita di oltre 1 miliardo di utenti in tutto il mondo.

Le società di CRM pronte ad integrare la nuova funzionalità per gestire il flusso comunicativo con l’utente

Molte società che si occupano di Customer Relationship Management (CRM), si stanno già preparando per l’integrazione con la nuova API Messenger per Instagram. Tra i primi a supportare la nuova funzionalità Hootsuite, Genesys, Zendesk, Reputation e Nuance: tutte aziende che hanno testato la nuova API Messenger per Instagram come parte del programma beta lanciato a ottobre.

L’integrazione di Hootsuite, che sarà disponibile tramite Hootsuite Inbox e Sparkcentral di Hootsuite, consentirà agli utenti di comunicare senza problemi su Instagram senza dover accedere all’app in modo nativo. Gli utenti di Hootsuite Inbox potranno anche monitorare i tempi di risposta e collaborare all’interno dei team, per garantire un flusso di lavoro efficace.

“In questi giorni stiamo assistendo all’intero percorso del cliente sui social mediacommenta Ryan Donovan, chief technology officer di Hootsuite a The Wall Street Journal –  Stiamo arrivando a capire sempre di più che l’assistenza clienti social tocca effettivamente ogni fase. Ora, con l’API Messenger per Instagram, possiamo davvero aiutare i nostri clienti a lanciarsi nel futuro dell’assistenza clienti social incontrando i loro clienti dove già sono”.

Genesys, fornitore di soluzioni cloud per l’esperienza dei clienti e per i contact center, offre anche il supporto dell’API Messenger per Instagram, consentendo alle aziende di interagire con i consumatori attraverso la messaggistica privata di Instagram per fornire esperienze personalizzate su larga scala, rispondere alle domande sui prodotti. I consumatori possono connettersi alle aziende dall’interno della piattaforma Instagram, inviando messaggi direttamente mentre navigano tra storie, feed e negozi. Possono persino avviare una conversazione con un rappresentante dal vivo dal feed di messaggistica.

“Instagram è una delle piattaforme social più influenti, ma fino ad ora i marchi non sono stati in grado di sfruttare appieno il potenziale di marketing della piattaforma poiché non c’era un modo semplice per rispondere privatamente alle domande e fornire informazioni su larga scalaafferma Barry O’Sullivan, vicepresidente esecutivo e direttore generale di Genesys Digital e AI Con Messenger API per Instagram, possiamo consentire ai marchi di impegnarsi a un livello più profondo per influenzare il percorso del consumatore dalla scoperta all’acquisto, creando relazioni più solide con i clienti e ampliando il valore della spesa di marketing”.

customer journey strategy

Customer journey

Zendesk sarà un altro partner chiave per il lancio. Con Instagram Direct, le aziende possono collegare i propri account Instagram a Zendesk per fornire un servizio rapido e personalizzato su larga scala e creare una migliore esperienza di acquisto per il miliardo di utenti dell’app.

Con l’integrazione, le aziende possono inviare messaggi diretti con testo, immagini, emoji e allegati; reagire alle menzioni e rispondere alle risposte alle storie; automatizzare e intensificare le conversazioni con casi d’uso e strumenti di gestione del flusso di lavoro; condividere le informazioni sui prodotti che indirizzano i clienti al negozio di Facebook per l’acquisto e visualizzare un profilo cliente più completo delle interazioni passate attraverso altri canali di messaggistica.

Proiettati al social commerce: migliorare l’esperienza di acquisto del cliento e costruire relazioni efficaci

Il nuovo strumento si aggiunge alla spinta di Instagram nel cosiddetto social commerce, per vendere più prodotti direttamente attraverso il social media, che diventa sempre più una vetrina per i propri prodotti e per ispirare lo shopping per milioni di persone.

Instagram ha annunciato diverse funzionalità nell’ultimo anno volte a rendere la piattaforma una destinazione per lo shopping, come portare il sistema di pagamento e pagamento di Shopify Inc. nell’app e l’aggiunta di una scheda che mette in evidenza gli articoli in vendita.

“La pandemia ha costretto molte aziende ad aumentare gli sforzi del servizio clienti digitale e a rinunciare a classificare i consumatori come consumatori fisici o di e-commerce spiega Jeannie Walters, amministratore delegato di Experience Investigators, società di consulenza sull’esperienza del clienteUno strumento come l’API Messenger potrebbe aiutare le aziende a creare esperienze di servizio clienti migliori, ha affermato”.

Non importa, quindi, su quale social media si trovi un cliente: ovunque sia, dovrebbe essere in grado di rivolgersi all’azienda direttamente con un solo clic.

L’integrazione consentirà ai marchi di comunicare con i propri clienti tramite messaggi Instagram direttamente in una sorta di casella di posta centrale con WhatsApp e altri messenger. Se gli utenti menzionano un’azienda nella loro storia, anche quest’ultima riceverà un messaggio tramite la piattaforma di comunicazione Messenger e potrà rispondere direttamente. Un flusso di messaggistica teso, quindi, a migliorare l’esperienza del cliente e a costruire relazioni più affidabili.

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Search Intent: come comprendere cosa vogliono davvero i tuoi lettori

Cosa stanno cercando le persone quando atterrano sul tuo sito? Per incontrare le esigenze del tuo pubblico, devi sforzarti di conoscerlo sempre meglio. Solo così riuscirai a intercettare l’audience giusta al momento giusto.

L’obiettivo principale del content marketing, in particolar modo della SEO, è individuare trend e chiavi di ricerca al fine di generare interesse e stimolare l’interazione da parte degli utenti,  in modo che tornino a visitare regolarmente i tuoi canali.

Per far sì che ciò avvenga, è necessario creare contenuti in linea con gli interessi del tuo pubblico, per rispondere in modo pertinente alle loro domande e soddisfare le loro esigenze.

Creare contenuti interessanti, però, è possibile solo se si ha bel chiaro il search intent con cui un utente effettua una ricerca che potrebbe condurre una persona sul tuo sito. In altre parole, è fondamentale comprendere gli interessi dell’audience per generare traffico. 

Ecco alcuni consigli che, se messi in pratica correttamente, ti aiuteranno a determinare gli interessi del tuo pubblico, costituendo un vantaggio strategico nella tua content strategy.

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1. Individua chi sono e dove sono i tuoi lettori

Il punto di partenza è sicuramente capire chi ti sta leggendo e perché. Profilare in modo dettagliato le personas è il miglior modo per avere un quadro esaustivo delle esigenze del tuo pubblico.

I profili tracciati dovranno essere quanto più possibile veritieri e minuziosi, assegnando nomi, volti e personalità, e includendo informazioni demografiche, psicologiche e sociali.

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Quali sono le loro abitudini quotidiane e quali forme di intrattenimento preferiscono? Come navigano il web e quali sono i canali social in cui l’attività è più assidua?

Rispondendo a domande come queste, diventano più chiare le abitudini d’acquisto o d’informazione degli utenti sul web e, di conseguenza, come intercettarli e stimolare l’interazione con un certo tipo di contenuto.

2. Chiedi loro cosa vogliono

A volte, la soluzione più semplice può rivelarsi la più efficace: rivolgerti direttamente al tuo pubblico per capire quali sono le preferenze e gli interessi.

Naturalmente, questo è possibile quando la community è già consolidata e la tua audience nutre già un buon livello di fiducia nei tuoi confronti.

Creare dei piccoli sondaggi via newsletter o, ancora meglio, sui social è un ottimo modo anche per incentivare gli utenti anche a interagire con le tue pagine.

Inizia ponendo domande del tipo: quali di questi argomenti ti interessa maggiormente? Preferisci contenuti video, audio o testo? Quali sono i canali in cui cerchi più spesso questo tipo di contenuti?

Ricordiamoci sempre che i lettori sono inondati di contenuti di ogni tipo sul web: prendersi del tempo per capire cosa vogliono aiuta a generare traffico di qualità, ovvero raggiungere utenti davvero coinvolti.

3. Esplora i dati di ricerca del tuo sito

L’analisi dei dati provenienti dal tuo sito è una fonte eccellente per la profilazione delle personas, dai dati demografici a quali sono i contenuti più cliccati.

Tramite Google Analytics è possibile avere accesso a una panoramica completa dei dati demografici del pubblico e del loro comportamento sul tuo sito. 

Per quanto riguarda il pubblico, è possibile ottenere 7 report standard su:

  • Panoramica dei dati demografici
  • Età
  • Genere
  • Panoramica degli interessi
  • Categorie di affinità (copertura)
  • Segmenti in-market
  • Altre categorie

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Altre analisi utili sono visualizzazioni di pagine di destinazione specifiche e metriche di coinvolgimento, come il tempo sulla pagina, la profondità di scorrimento e la frequenza di rimbalzo.

Capire quali sono le pagine specifiche in cui l’affluenza e i tempi di permanenza sono più alti è molto utile per comprendere preferenze e interessi.

4. Consulta il report Query della Search Console

Accedendo alla Search Console, è possibile consultare il report “Query”, che costituisce una risorsa davvero importantissima per capire quali sono le chiavi di ricerca che apportano maggior flusso di traffico al tuo sito web.

All’interno di questo report, avrai la possibilità di conoscere i dati relativi alle impression, al numero di clic totali o legati ad una singola keyword. 

In questo modo, sarà più facile avere una panoramica completa e dettagliata di quali sono gli argomenti che destano maggior interesse nella tua audience e, di conseguenza, creare contenuti che aumentino il numero di clic e stimolino l’interazione.

5. Non dimenticare le ricerche esterne

Non limitarti a studiare i dati relativi al traffico sulle pagine del tuo sito: è altrettanto importante condurre ricerche esterne sui trend del momento o sulle query più cliccate dagli utenti, relative ad argomenti specifici. 

Alcune piattaforme, come Semrush o Seozoom, possono esserti utili per eseguire una scansione del web e identificare gli argomenti più interessanti per il tuo pubblico, cosa cercano i tuoi lettori sul web e quali sono le loro esigenze.

Attraverso queste informazioni, potrai poi creare contenuti in linea con i trend individuati, in modo da rispondere in modo approfondito alle domande dei tuoi potenziali clienti e soddisfare i loro bisogni.

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6. Studia i competitor

L’analisi dei competitor è uno step da non trascurare: individuare chi sono i tuoi competitor e di cosa parlano sul web, è fondamentale per capire qual è il valore aggiunto che puoi dare ai tuoi lettori rispetto alla concorrenza.

Non limitarti alla lettura dei contenuti: scopri su quali canali comunicano, con quale frequenza e qual è il tasso di coinvolgimento creato con il pubblico. Attraverso le piattaforme di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente, puoi scoprire anche su quali keyword è posizionato il sito di un tuo competitor, il traffico organico e a pagamento.

7. Chiedi un feedback 

Non temere di chiedere un feedback sui tuoi contenuti per paura di ricevere una risposta negativa: se credi che i contenuti che stai proponendo siano di valore, invita il tuo pubblico a lasciare un feedback, attraverso commenti o condivisioni. 

Per incentivare lo “share”, inserisci pulsanti o CTA semplici e chiare (“Condividi” o “Clicca per twittare”), che rendano quanto più rapida e agevole la condivisione da parte degli utenti sui propri canali. Così, avrai modo di convalidare l’efficacia dei contenuti e l’engagement generato.

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8. Tieni d’occhio le reazioni

Una volta creati e pubblicati i contenuti, è molto importante monitorare attentamente le reazioni degli utenti, tramite i dati di ricerca del tuo sito web e gli insight sui social network.

Quali sono stati i post con maggior numero di condivisioni, like, commenti? Quali sono stati i link più cliccati?

Attraverso questi dati avrai modo di convalidare la pertinenza dei tuoi contenuti e capire, non solo quali sono quelli di maggior interesse per il pubblico, ma anche quali sono i canali su cui i tuoi lettori sono più attivi.

Da Tesla a General Electric, chi sono i manager CEO più pagati al mondo?

Il Wall Street Journal ha redatto la classifica annuale dei CEO più pagati delle 500 aziende più potenti negli Stati Uniti, rientranti nell’ S&P 500, lo Standard & Poor’s 500, il più importante indice azionario che contiene 500 titoli di altrettante società quotate a New York (NYSE  e Nasdaq), rappresentative dell’80% circa della capitalizzazione di mercato.

Un ranking fondato sulla somma di diversi indicatori, tra cui guadagni realizzati sui titoli e stock option, premi aziendali, bonus e salari. I dati sulle retribuzioni riflettono, quindi, il valore dei premi azionari.

Elon Musk a salario zero e gli ultimo in classifica

Stipendi a volte solo simbolici, come quello di Elon Musk, Ceo di Tesla Inc. e SpaceX, secondo uomo più ricco al mondo, ma ultimo nella classifica del Wall Street Journal, dove presenta un salario pari a zero, sebbene. Ha riportato zero retribuzioni per il 2020, anche se ha raccolto opzioni su azioni per un valore di 32 miliardi di dollari con il suo storico pacchetto retributivo del 2018.

Lo stesso anche per il co-fondatore di Twitter Inc., Jack Dorsey, che ha guadagnato soltanto un dollaro e 40 centesimi – un centesimo per ogni personaggio nel limite originale di 140 caratteri della piattaforma di messaggistica sociale – e Steven Kean, proprietario del gasdotto Kinder Morgan Inc., che registra un guadagno di 1 dollaro. In totale, sono solo 24 i CEO dell’S&P 500 che hanno guadagnato meno di 5 milioni di dollari l’anno scorso.

A parte esempi di salari simbolici come quello di Elon Musk, secondo il ranking del WSJ, la retribuzione media dei più importanti amministratori delegati americani ha raggiunto i 13,4 milioni di dollari nel 2020, stabilendo il quinto record annuale consecutivo in un anno in cui le aziende e i loro leader hanno combattuto una pandemia globale.

Pandemia globale che si riflette anche nei ricavi, in cui sembrano favoriti società di software e farmaceutiche in risposta all’emergenza sanitaria causata dal Covid 19. Molti riflettono infatti le turbolenze economiche della pandemia, tra cui il produttore di videogiochi Activision Blizzard Inc. e il gigante biotech Regeneron Pharmaceuticals Inc.

La maggior parte dei CEO dell’S&P 500 ha ottenuto aumenti di circa il 5% in più poiché le loro società hanno registrato un miglior rendimento annuali per gli azionisti di circa l’8%, secondo l’analisi dei dati del Wall Street Journal di MyLogIQ.

I più pagati

Il più pagato è il fondatore di Paycom Software Inc., Chad R. Richison, il cui pacchetto retributivo è stato valutato in oltre 200 milioni di dollari. A seguire Robert A. Kotick di Activision Blizzard, nel settore media ed entertainment, con oltre 154milioni di dollari. Ai piedi del podio, Leonard S. Schleifer di Regeneron con più di 135 milioni di dollari, ceo di Pharmaceutical, nel settore Biotechnology & Life Sciences.

Sono in totale sette i CEO che hanno ricevuto compensi per un valore di oltre 50 milioni di dollari, rispetto a due nel 2019 e tre nel 2018. I pacchetti retributivi degli amministratori delegati sono prevalentemente azioni o stock option limitate, poiché i consigli di amministrazione continuano a enfatizzare strutture retributive che legano la retribuzione dei dirigenti alle fortune degli azionisti in generale. Quindi, con l’aumento dei prezzi delle azioni, i pacchetti retributivi possono aumentare oltre le cifre riportate o legando le retribuzioni al raggiungimento degli obiettivi di performance.

Ad esempio, Paycom ha affermato che la società deve realizzare significativi guadagni operativi e di mercato affinché Richison realizzi la maggior parte della sua paga, sottolineando “che non sarà idoneo per ulteriori sovvenzioni azionarie per cinque anni”.

Regeneron ha affermato “che la paga dell’amministratore delegato Leonard Schleifer è aumentata a causa di una sovvenzione azionaria anticipata, destinata a sostituire cinque anni di premi”, segnalando quindi la fiducia del consiglio nella sua leadership.

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Inclusione e parità ancora da raggiungere per le donne Ceo

Dal ranking emerge come ancora sia difficile per le donne raggiungere la parità di genere e l’inclusione in un settore fortemente dominato dal potere maschile. Sono infatti solo 22 le donne che hanno gestito le società S&P 500 per l’intero anno nel 2020. Soltanto il 4% su 500 società quindi, con una paga media in linea con quella degli uomini (13,6 milioni di dollari contro i 13,4 milioni di dollari).

Marillyn Hewson di Lockheed Martin Corp., spesso tra le donne più pagate dell’indice S&P 500, si è dimessa durante l’anno, guadagnando 28,5 milioni di dollari: ha rinunciato all’incarico durante l’anno, quindi la meglio pagata risulta essere Lisa Su di Advanced Micro Devices con 28 milioni (molto di meno rispetto ai 58 milioni dell’anno scorso).

Diverse donne sono state recentemente selezionate per gestire le società S&P 500 e non hanno effettuato l’analisi, tra cui Jane Fraser di Citigroup Inc. e Roz Brewer di Walgreens Boots Alliance Inc.

elon musk interview

Elon Musk

La pandemia fattore trainante per aziende tecnologiche e sanitarie

Undici delle 25 aziende più performanti in termini di rendimenti per gli azionisti sono aziende tecnologiche, 12 quelle automobilistiche se si considera Tesla. Quattro aziende con le migliori prestazioni appartengono al settore sanitario.

Le aziende con le prestazioni peggiori in termini azionari nel 2020 tendono a trovarsi in settori duramente colpiti dalla pandemia, come le compagnie di crociera e quelle energetiche.

Norwegian Cruise Line Holdings Ltd. ha affermato che Frank Del Rio ha ricevuto premi modificati l’anno precedente a seguito della chiusura pandemica del settore crocieristico e una precedente decisione.

I CEO delle aziende che organizzano crociere, come Norwegian Cruise Line e Carnival hanno visto le proprie aziende perdere milioni in borsa. Il CEO di Norwegian Frank Del Rio ha guadagnato  12,8 milioni di dollari, mentre Arnold Donald ha rinunciato al 45% del proprio stipendio, registrando solo 1,5 milioni di dollari.

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Twitter, nuove etichette per contrastare le fake news

Il team di Twitter starebbe sperimentando tre diverse etichette per identificare informazioni fuorvianti e notizie non veritiere. Ad annunciarlo, attraverso un tweet, è stata la ricercatrice Jane Manchun Wong, che ha spiegato in che modo funzionerà il nuovo design pensato per contrastare la diffusione di notizie false attraverso la rete, rendendolo evidente agli utenti, in un momento in cui i social network stanno investendo per tutelare l’informazione. La Wong, che sta concentrando le sue ricerche sulla piattaforma di recente, indagando tra le sorgenti dell’ultima versione dell’app per iOS, ha scoperto infatti tre avvisi o “livelli” di avvertimento: “ricevi le ultime informazioni”, “rimani informato”, “fuorviante”.

Negli scorsi giorni, anche Facebook ha lanciato la sua azione di contrasto alla disinformazione, con la previsione di nascondere in automatico i post bufala, mentre le condivisioni degli utenti segnalati dai fact checker saranno rimosse gradualmente.

Nel sistema che Twitter starebbe testando, le informazioni non veritiere saranno soggette a tre diverse etichette, su cui il team di Twitter è attualmente al lavoro: i contenuti dei tweet saranno accompagnati dalle diciture “Ricevi le ultime informazioni”, “Rimani informato” se da approfondire o non accurata, oppure “fuorviante” se considerata una fake news.

A confermare l’indiscrezione anche Anche Yoel Roth, responsabile dell’integrità del sito per Twitter, che ha condiviso il tweet della ricercatrice, chiarendo che si tratta dei primi esperimenti sulle “novità di design per le etichette che trattano la disinformazione”.

La piattaforma, qualche mese fa, ha introdotto anche un messaggio che invita gli utenti a leggere un articolo prima di ritwittarlo. Un’esigenza di maggiore tutela dell’utente, in risposta alla sensibilità crescente di difesa degli utenti dalla disinformazione acuita dall’emergenza Covid.

Nessuna tempistica ancora sulle funzionalità scoperte e su quale sarà la loro evoluzione, attualmente confermate solo come rumors.

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Viaggio nella scuola che prepara i nativi digitali al futuro con il coding e la stampa 3D

In questo periodo complicato e condizionato da un necessario distanziamento sociale, una fra le criticità che si sono immediatamente manifestate è stata l’esigenza di garantire una formazione adeguata agli studenti, nonostante gli istituti scolastici non fossero accessibili.

La corsa all’utilizzo di piattaforme digitali per la formazione a distanza non ha fatto che mettere in luce l’arretratezza digitale non solo di alcuni istituti e di qualche docente, ma anche la scarsa informatizzazione dell’ambiente famiglia, in cui, spesso, gli unici strumenti di connessione alla rete sono smartphone e tablet.

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L’inaspettato ricorso alla DAD (Didattica a Distanza) per gli studenti di ogni ordine e grado, ha anche svelato una bassissima confidenza con la DDI (Didattica Digitale Integrata), che prevede l’utilizzo degli strumenti digitali (come Google Classroom, ad esempio), anche in presenza.

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La scarsità digitale

Insomma, ci si è trovati, lato scuola e famiglia, a dover gestire un vero e proprio problema di scarsità digitale, tanto per quanto riguarda l’hardware, quanto per l’alfabetizzazione digitale minima di docenti e discenti che, dopo un primo periodo di smarrimento, hanno saputo in realtà recuperare velocemente portando avanti le attività.

La realtà è che, come consideriamo indispensabili i servizi digitali nella vita quotidiana, come inviare email, effettuare pagamenti online, ricevere l’accredito delle stipendio sul conto corrente, e abbiamo ritenuto (a torto) che la dimensione informatica non riguardasse i più giovani e i più piccoli, non percependo a sufficienza l’importanza di fornirgli gli strumenti necessari per affrontare la routine quotidiana trovandosi a proprio agio con la tecnologia.

Per utilizzare la tecnologia con sicurezza e profitto è necessario, soprattutto, conoscerne le regole, capire come funziona e in che modo rende possibili le operazioni che diamo quotidianamente per scontate.

La soluzione più efficace per affrontare il problema e farsi trovare pronti per un mondo tanto vasto da offrire un enorme numero di opportunità (e, altrettanto, di pericoli) è quello di iniziare ad alfabetizzarsi a livello digitale, fin da piccoli. Probabilmente, il prima possibile.

Parliamo della “generazione Z” e, in misura ancora più centrata, della “generazione alfa” come nativi digitali, e non è accettabile relegare questa “digitalità” a strumenti di intrattenimento come le piattaforme di streaming o di gaming.

L’abilità di padroneggiare gli strumenti tecnologici per sfruttarli al meglio e sapere individuare quando è il momento di disconnettersi per tornare alla vita analogica, va acquisita già dalle scuole primarie e dell’infanzia.

coding e robotica a scuola

Cos’è Little Genius

A Frascati c’è una scuola privata che prepara i bambini nativi digitali dai 2 ai 12 anni al futuro, si chiama Little Genius International ed è stata la prima della tappe del Ninja Van Tour del CEO e founder di Ninja, Mirko Pallera, nel suo viaggio alla ricerca delle Unbreakable Companies.

È un progetto nato sedici anni fa e si tratta di un istituto bilingue dalla metodologia didattica innovativa e digitale, impostata sull’innovazione tecnologica, sullo studio del coding e della robotica, ma anche, da quest’anno, su lezioni di cinese e di etica.

La sede è un’avanguardistica struttura in bioarchitettura, detta “l’edificio che respira”, perché ha un sistema di purificazione che trasforma le sostanze nocive in ossigeno da immettere nell’ambiente. Un sistema che si è rivelato un alleato per la prevenzione anti Covid-19.

Little Genius Frascati

Dobbiamo insegnare ai bambini a non subire le tecnologie ma ad applicare la loro creatività e le loro capacità naturali sfruttando i mezzi tecnologici in modo corretto e intelligente”, sostiene Samia Xena Rinaldi, Governance, Compliance, Benefit Officer di Little Genius.

La scuola è anche una Benefit Corporation, tra le 10 migliori al mondo, grazie al suo altissimo impatto sociale-ambientale e a politiche di trasparenza, plastic free, paper less. E che eroga borse di studio per le famiglie che non possono sostenere le spese.

little genius scuola

Anche per i bambini che non frequentano Little Genius è possibile entrare a far parte di questo coloratissimo mondo, che ribalta un po’ l’idea degli ambienti scolastici seriosi e monocromatici a cui siamo abituati.

Nelle attività extracurricolari, infatti, gli esterni possono usufruire dei laboratori e della strumentazione della scuola, imparando a utilizzare stampanti 3D, bracci meccanici e droni.

La scuola è nata sedici anni fa, certamente perché c’era un bisogno nel mercato, ma anche perché c’era una mancanza nell’offerta didattica in termini di modalità di insegnamento, per questo abbiamo previsto e sviluppato una metodologia nuova e particolare“, afferma Ruhma Yusuf Rinaldi, co fondatrice della scuola internazionale nativi digitali insieme al marito Nicola Christian Rinaldi.

Certamente non esistono moltissime scuole come Little Genius sul territorio nazionale e, una formazione di eccellenza come questa, prevede un costo rilevante per le famiglie che decidono di affidare i propri figli a questa struttura. Ci sono però due buone notizie: la prima è che Little Genius mette a disposizione delle borse di studio per permettere a più bambini di frequentare l’istituto; la seconda, è che questo metodo innovativo basato su un approccio attivo alla tecnologia, può diventare un esempio ed essere replicato, almeno nei presupposti, in modo del tutto gratuito.

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streaming war

Streaming War, ecco chi sta vincendo la guerra degli abbonati

Complici i lunghi periodi quarantena, le piattaforme di streaming hanno raggiunto nuovi record, delineando una crescita notevole nell’ultimo anno.

Quali sono i player di mercato che si sono consolidati, oltre Netflix e Spotify? Ecco una panoramica degli abbonati dei principali servizi streaming digitali.

Non solo Netflix: i protagonisti della streaming war

Nonostante l’impatto negativo del Covid-19 su molteplici settori, incluso quello cinematografico che ha subito la chiusura globale delle sale cinematografiche, il mercato dello streaming sembra aver beneficiato degli innumerevoli periodi di lockdown.

Con una vera e propria accelerazione nel 2020, infatti, il numero di iscrizioni alle piattaforme streaming ha raggiunto nuovi record, con un incremento notevole di abbonati mensili nel 2021.

In pole position, come prevedibile, ritroviamo Netflix e Prime Video, veri e propri giganti del settore: con più di 200 milioni di abbonati.

Netflix guida la crescita esponenziale delle piattaforme di video streaming, con una presenza in più di 190 Paesi e con un catalogo che punta sempre più sull’offerta di contenuti originali (circa 70 produzioni in-house previste per il 2021).

La società fondata da Reed Hastings dimostra, ancora una volta, il suo ruolo di apripista e protagonista incontrastata nel settore.

Netflix and chill

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Alle spalle, segue Amazon con 150 milioni di abbonati a Prime Video.

Un vero e proprio balzo che si è verificato durante la pandemia, grazie all’incremento di iscrizioni al servizio Prime del colosso di Jeff Bezos, consolidando la crescita della piattaforma video accessibile come parte integrante di un bundle più ampio di servizi offerti.

Cifre interessanti arrivano anche dall’Asia, con le piattaforme cinesi Tencent Video (WeTV) e iQIYI che hanno superato i 100 milioni di abbonati.

Nell’olimpo dei player si piazza anche Spotify, la piattaforma audio di maggior successo con 144 milioni di abbonati premium, distaccandosi notevolmente dai 68 milioni di iscritti ad Apple Music.

La crescita del mondo Disney

In questa streaming war, che si combatte a suon di abbonati e contenuti, la vera sorpresa arriva da un nuovo protagonista che si fa spazio tra i colossi già consolidati pre-pandemia.

Nonostante il recente lancio nel novembre 2019 (in Stati Uniti, Canada e Paesi Bassi), Disney+ ha accelerato repentinamente l’ampliamento della libreria dei contenuti e la base di utenti, raggiungendo circa 95 milioni di iscritti solo nell’ultimo anno.

Un risultato che supera ogni previsione, surclassando gli obiettivi di crescita stabiliti entro il 2024 per la piattaforma made in USA.

Sulla scia Disney+ crescono altri servizi di streaming, come Hotstar ed ESPN+, che sembrano aver beneficiato dei tassi di crescita incentivati dall’effetto pandemia.

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Infografica piattaforme streaming con più abbonati

Lo streaming ai tempi del Covid-19

Se il Covid-19 ha agito da propulsore e catalizzatore della crescita dei servizi di streaming online, quale sarà il panorama nello scenario post-pandemia?

La strategia di sviluppo sembra virare sull’investimento di contenuti originali per poter offrire un servizio sempre più diversificato e puntare al podio della streaming war.

Una battaglia senza esclusione di colpi di scena, per conquistare una base sempre più cospicua di abbonati.

Brand Purpose

Cosa e quanto rischia la tua azienda senza un purpose chiaro

Il problema dei grandi modelli teorici (a maggior ragione quelli che parlano di purpose) è che spesso vengono bollati nelle aziende come non applicabili.

Si tratta di framework anche molto ambiziosi, che puntano a rivoluzionare l’organizzazione aziendale entrando in flussi precisi, come l’acquisizione del cliente o l’impatto che la produzione ha sull’ambiente, ma che il più delle volte si scontrano con la necessità dei board di giustificare agli azionisti il perché di certe scelte, e soprattutto i risultati economici delle stesse.

Questa tacita resistenza, che coinvolge un po’ tutte le grandi sfide che il ventunesimo secolo ci sta prospettando, vale per quei tentativi di entrare in sistemi ingessati e rassicuranti che si sono stabilizzati con forza nel secolo scorso, e che non sembrano essere influenzabili da fattori seppure evidenti: basti pensare al dibattito sulla trasformazione che si sta subendo (e non guidando) nell’organizzazione del lavoro, che in un anno è stata totalmente messa in discussione dall’esplosione della pandemia da SARS-CoV-2.

In quanti, oggi, possono sostenere che il lavoro da remoto non possa funzionare o che non sia necessaria una revisione nelle normali policy di gestione del personale, nobilitando il work-life balance?

Eppure, molte aziende ancora si muovono con poca disinvoltura in una logica di resistenza al cambiamento piuttosto marcata.

Probabilmente in molti ancora tendono a negare una necessità di rimettere al centro dell’agenda la ridiscussione dei modelli precostituiti.

La necessità di assolvere un ruolo (attraverso un purpose)

Come in ogni fase di trasformazione, la pandemia ha avviato un processo di revisione totale di molti aspetti che è appena cominciato. Gli effetti che l’esperienza ha lasciato nelle società di tutto il mondo sono tangibili e irreversibili.

Al di là dei cambiamenti cui abbiamo assistito in ambito eCommerce (prevedibili visto le restrizioni), le evidenze che abbiamo raccolto riguardano una mutazione nella stessa idea di consumo da parte delle persone, più vicina a un concetto di community che non di individualità.

È dello scorso anno una dichiarazione molto interessante, a questo proposito, di David Morrisey, Director of Strategy di Camp + King: 

“Supponendo che la posta in gioco di base del valore, della disponibilità e della convenienza sia soddisfatta, i consumatori possono utilizzare un nuovo quadro quando decidono tra i marchi: fai del bene per me/noi, fai del bene alla tua gente, fai del bene al mondo.”.

Si noti quel “me/noi”.

Il consumo di prodotto è sempre stata una faccenda intima e personale: acquisto un prodotto perché va bene alle mie esigenze, tutt’al più a quelle dei miei cari. Oggi, quel “noi”, indica un passaggio di stato in cui la sfera personale si estende alla comunità che accoglie l’individuo, e si estende a tutto il pianeta.

Un approccio più consapevole e “umanista”, in continuità con l’evoluzione che stiamo vivendo che vede la persona al centro di tutti i processi di marketing. 

Secondo il rapporto “2020 Global Marketing Trends -Bringing authenticity to our digital age” realizzato da Deloitte UK, “proprio come le persone si aspettano che i marchi li trattino come esseri umani e non solo come transazioni, così essi si aspettano che i marchi agiscano in modo più umano”, muovendosi “con uno scopo attorno cui agire che possa fargli guadagnare lealtà, coerenza e rilevanza nella vita dei consumatori.”

purpose report - deloitte

Un approccio più umano, appunto, dove anche la tanto citata relazione fra individuo e azienda assume la forma di un rapporto fra due esseri emotivamente coinvolti, che vivono la produzione e il consumo di beni e servizi come azioni volte al bene singolare e collettivo, e non come un semplice gesto opportunistico che estragga valore da uno scambio di valuta.

Ciò porta una personalizzazione nel rapporto, che al di là del veicolare una customer experience che sappia deliziare il palato del consumatore, permette una maggior memorabilità della marca: a confermalo è il rapporto di Accenture Making it personal, che già nel 2018 sottolineava la necessità di personalizzare al massimo l’esperienza dell’utente allo scopo di rafforzarne l’impianto relazionale.

make it personal - accenture report

L’umanizzazione dei rapporti fra brand e consumatore è anche altro: parliamo di un evidente passaggio di stato del modo di concepire il ruolo delle aziende e anche il “perché” esse agiscano.

In una relazione che si fonda sempre di più su presupposti dove a essere centrali sono il “noi” e una visione meno “profittevole”, è chiaro che a diventare centrali diventano i fattori che “umanizzano” i brand: ed ecco rispuntare il purpose, come elemento differenziante e unificante.

Questo elemento differenziante e unificante permette lo sviluppo a livello relazionale di un percorso comune che deve condurre a un traguardo più alto, in cui ritrovarsi per uno scopo comune, innalzando la ragione per cui ci si incontra (lo scambio fra un bene o un servizio e della moneta).

Alcuni numeri per spiegare il fenomeno: secondo Forbes circa il 90% dei consumatori è più propenso a supportare le brand che dichiarano apertamente di avere uno scopo, un purpose.

Sempre secondo la rivista americana, oltre il 70% dei consumatori Millenial e GenZer preferisce marche con cui si identifica, o che, in altre parole, siano di ispirazione, perché in esse rivede ciò in cui crede.

Il principio di identificazione diventa decisivo per permettere alle persone di comprendere se ciò che i marchi fanno sia di loro gusto: una leva che si può trovare nella scelta delle amicizie, o meno poeticamente, nei partiti politici.

La scelta di un prodotto è percepita, a livello individuale, come espressione di un comportamento sociale, e come tale viene trattata: una forma di gestualità atta a rafforzare il ruolo sociale della marca e il suo impatto sulla comunità. 

Ciò che agli inizi del millennio avevamo imparato a conoscere come “sostenibilità”, con tutti gli annessi e connessi del caso, da aspetto nobilitante (ma non certo decisivo nel definire un’azienda) oggi diventa fattore indispensabile e non più derogabile. Se le aziende non agiscono secondo logiche sostenibili, semplicemente, vengono progressivamente ignorate dai consumatori a favore dei competitor.

Chiaro che la keyword “sostenibilità” si associa al tema ambientale, nonostante se ne parli anche in ambito società: e, tornando al discorso pandemia, il nostro rapporto con l’ecosistema terreste e l’inquinamento è decisamente cambiato durante la crisi del coronavirus.

Secondo una ricerca condotta dall’Institute for Business Value (IBV) pubblicata nel 2020, il 54% dei consumatori è disposto ad acquistare prodotti e servizi da marche che sono sostenibili e si accreditano come responsabili nei confronti dell’ambiente. 

Sustainability at a turning point

Source: Institute for Business Value

Questo vale anche per i talenti (e quindi per una delle aree più strategiche delle imprese, le HR): il 71% dei lavoratori sostiene di preferire aziende attente alla sostenibilità ambientale.

Il 48% degli intervistati (ben 14.000 adulti provenienti da nove paesi) è pronto addirittura ad accettare una retribuzione inferiore, se offerta da un’azienda attenta al proprio impatto ecologico.

Il punto di vista delle aziende

17 milioni di video. 159 paesi. 10 miliardi di views, e infine 220 milioni di dollari raccolti: sono i risultati dell’Ice Bucket Challenge, la sfida a colpi di secchi d’acqua gelata lanciata per raccogliere fondi contro la SLA che conquistò tutto il mondo nel 2014.

Dietro a quest’iniziativa c’era Porter Novelli, agenzia operante nel mondo delle PR dal 1972. 

L’Ice Bucket Challenge fu una delle prime iniziative a mostrare come, se uniti da un principio unificante, le persone possono generare collettivamente valore.

In un report pubblicato lo scorso agosto sul tema, la Porter Novelli ha sottolineato in che misura l’importanza in una chiara purpose venga osservata e compresa da chi le aziende le guida: uno dei dati più indicativi è che oggi 9 leader aziendali su 10 credono che, se guidate da uno scopo, i brand abbiano un vantaggio competitivo nel mercato.

purpose benefits

Segno che anche le prime linee, executive in testa, stanno prendendo coscienza che non c’è solo un aspetto nobilitante quando si lavora secondo un purpose: il cosiddetto purpose-driven business può diventare importante anche per i fatturati.

L’85% degli intervistati, infatti, sostiene come le aziende che si muovano secondo questa visione più “ideale” riescano a generare profitti: in che modo?

Il 99% ritiene che il risultato sia possibile grazie al miglioramento della reputazione, al miglioramento del processo di reclutamento e gestione delle risorse umane (95%), con l’aumento della fiducia dei consumatori (93%), e della loro lealtà nei confronti della brand (93%), oltre che a un aumento sensibile nella propensione alla raccomandazione e alle azioni di advocacy (92%).

I vantaggi finanziari, quindi, si evidenziano da subito dalla capacità non solo di attrarre clienti, ma anche di tenerli legati a sé: una delle difficoltà maggiori che si sono registrate a maggior ragione in questi ultimi 18 mesi è stata proprio rimediare a una generale ridiscussione del concetto di lealtà verso i brand, dato che, ad esempio, secondo lo State of Consumer Behaviour il 48.7% dei consumatori, durante la pandemia, ha rimpiazzato prodotti che abitualmente acquistava nei punti vendita fisici con alternative trovate online.

comportamenti d'acquisto

Considerato che le tendenze spingono verso un consumatore meno fedele e più propenso al cambiamento, la scoperta di nuovi canali di approvvigionamento di beni e servizi è un coefficiente di difficoltà in più da considerare: per questa ragione, farsi preferire per motivi che scavalcano i vantaggi empirici come prezzo o velocità di ricezione, diventa decisivo.

Basta darsi un proposito per affermarsi sul mercato? È sufficiente scegliere una delle tante battaglie sociali per riuscire a farsi preferire dai consumatori?

Ovviamente no. Il Purpose, con la P maiuscola, è parte integrante della brand identity di una marca e non può certo definito sulla base di improvvise quanto improvvide scelte.

La necessità principale è quella di valorizzare il proprio carattere e metterlo a sistema nello sviluppo di quella che, secondo l’approccio riconducibile allo Storytelling Management, è riconducibile alla definizione di piattaforma narrativa.

Scegliere, infatti, per quale nobile scopo muoversi, come muoversi, prendendo posizione nei confronti delle grandi sfide che l’umanità (e non solo il mercato) sta affrontando, è una scelta equivalente a cambiare modello di business: una direzione da prendere strategicamente e con consapevolezza, avendo ben chiaro che il rischio è infrangere le relazioni con il proprio target.

Come capire davvero gli NFT e non perdere le opportunità di business

Ottavo appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

Tema della puntata: non-fungible token (NFT), dai principali utilizzi della Blockchain per l’Arte alla differenza tra Digital Art e Crypto Art. Appassionato, curioso, visionario, abbiamo intercettato Andrea Concas, fondatore e CEO della startup dell’arte Art Backers, di Art Rights piattaforma per la gestione e certificazione delle opere d’arte. Ogni giorno sui suoi canali parla di arte e innovazione!

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Cosa sono gli NFT: min 02,15
  • Quali sono i principali utilizzi della Blockchain per l’Arte: min 09,00
  • Christie’s e Beeple, asta da record: min 12,15
  • Com’è cambiato il mondo dell’arte tradizionale: min 15,50
  • Case study: Christie’s e Andy Warhol, Sotheby’s e Coinbase per Banksy: min 20,30
  • Le principali piattaforme di vendita NFT: min 25,20
  • Differenza tra Digital Art e Crypto Art: min 28,50
  • Il valore della Community e Chiara Ferragni agli Uffizi: min 34,20
  • Il mercato degli NFT e Collectible: min 38,30

Lucrezia Gialli - Terna

Un futuro alimentato da energia pulita, con Open Innovation e analisi predittive

La transizione energetica è una delle grandi sfide del mondo di oggi e identifica il passaggio da una società dipendente da fonti energetiche non rinnovabili, soprattutto fossili, ad una alimentata da energie rinnovabili più pulite.

Un tema centrale non solo nei piani europei dell’Agenda 2030, ma oggi anche nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) del governo italiano.

Se notevoli progressi nella transizione verso un futuro energetico a basse emissioni di carbonio sono stati già compiuti, grazie a fattori economici e alla pressione sociale, saranno sempre di più le nuove tecnologie a offrire risposte fondamentali per completare questo cambiamento.

Decarbonizzare il sistema energetico non è l’unica risposta a questo bisogno mondiale. Sarà necessario anche aumentare l’efficienza energetica, identificare nuove priorità di investimento, implementare nuove tecnologie, adeguarsi alle nuove situazioni di mercato.

Per saperne di più sul tema e scoprire in che modo il nostro Paese si muove già in questa direzione abbiamo interpellato Terna, il più grande operatore indipendente di reti per la trasmissione di energia in Europa, nonché gestore della rete elettrica nazionale, cioè il soggetto che trasmette materialmente l’energia elettrica, e si posiziona a metà tra il produttore e il distributore.

Esercita quindi il ruolo di regista e abilitatore della transizione energetica per realizzare un nuovo modello di sviluppo basato sulle fonti rinnovabili, rispettoso dell’ambiente.

Sostenibilità, innovazione e competenze distintive sono alla base della filosofia aziendale, con l’ambizioso obiettivo di garantire alle prossime generazioni un futuro alimentato da energia pulita, accessibile e senza emissioni inquinanti.

Oltre a gestire le attività di pianificazione, sviluppo e manutenzione della rete, Terna garantisce il bilanciamento, la sicurezza e la qualità del servizio elettrico. In qualità di System Operator, infatti, Terna è titolare del servizio di dispacciamento nel sistema elettrico nazionale: garantisce cioè, istante per istante, che l’energia richiesta dai consumatori (famiglie e aziende) sia sempre in equilibrio con l’energia prodotta.

Per affermare il ruolo di regista e abilitatore della transizione energetica, Terna ha presentato un piano industriale quinquennale da quasi 9 miliardi di investimenti. Tra i pilastri del Piano “Driving Energy” – che è anche il claim scelto per portare avanti le attività nei prossimi anni – c’è l’innovazione.

Lucrezia Gialli lavora nella direzione Innovation e Market Solutions di Terna e, si occupa, in particolare, di Open Innovation. Ha curato una serie di progetti tra cui la collaborazione con la startup AIM, una nuova soluzione che permette di diagnosticare lo stato di salute di alcuni strumenti molto importanti per una efficiente distribuzione dell’energia.

Abbiamo fatto qualche domanda a Lucrezia sull’importanza di creare collegamenti tra le imprese e le realtà innovative e sul futuro dell’energia sostenibile nel Paese.

Lucrezia Gialli Terna

L’Open Innovation per la creazione di nuovi modelli di business

Per raggiungere l’obiettivo della sostenibilità attraverso l’innovazione Terna ha scelto la strada dell’Open Innovation.

La sfida quotidiana di Lucrezia è quella di creare un ponte tra l’azienda e l’ecosistema esterno, quindi mondo startup, università, centri di ricerca e gli altri stakeholder, cercando di applicare quello che in azienda chiamano modello “as a service”, cioè mettersi al servizio del business per scovare soluzioni innovative che possano portare valore all’azienda.

«In Terna adottiamo un modello di innovazione aperto, inclusivo, distribuito e concreto – ci racconta Lucrezia. Aperto perché l’Open Innovation prevede un’apertura verso le altre realtà dell’innovazione, come le startup, le università e i centri di ricerca. Inclusivo e distribuito, perché, in un’ottica di diffusione della cultura dell’innovazione, vogliamo coinvolgere tutti coloro che sono in azienda e non solo chi si occupa direttamente di innovazione. Il modello è inoltre concreto, perché non si limita a cercare soluzioni innovative, ma permette di realizzare i progetti che abbiamo individuato».

Tra le iniziative di Open Innovation portate avanti da Terna nell’ambito della sostenibilità, c’è la “Call for Innovation Advanced Materials for Sustainability”, da cui sono nati diversi progetti che oggi si stanno concretizzando, come la costruzione di edifici di Terna con materiali sostenibili e di economia circolare.

Un altro programma cardine nel processo di innovazione di Terna è Next Energy, promosso con la collaborazione di Fondazione Cariplo e Cariplo Factory, volto a individuare progetti innovativi nel settore energetico puntando proprio sulla sostenibilità e sui rapporti tra rete elettrica e territorio.

Puntare sulle startup consente di creare nuove opportunità di business, ma per capire davvero il senso di questa collaborazione è necessaria una premessa: il processo di innovazione deve essere bi-direzionale. Da un lato la direzione azienda/ecosistema, che partendo dalle esigenze di impresa porta avanti attività di scouting volte a ricercare soluzioni e società che possano soddisfare le necessità delle aziende, arrivando a sviluppare dei proof of concept o dei progetti di innovazione.

Dall’altro lato, c’è la via che va dall’ecosistema esterno di innovazione verso l’azienda. Terna parte dai trend emergenti e ne valuta la loro potenziale applicabilità rispetto al proprio business. È soprattutto in questo ambito che il contributo delle startup può fare davvero la differenza e creare valore, proponendo soluzioni innovative, o che sono state già sviluppate in settori diversi da quello energetico. «Le startup sono snelle, versatili e innovative. Grazie a queste caratteristiche, possono riuscire ad adeguare queste soluzioni al nostro business, creando opportunità inesplorate fino a quel momento», ci spiega Lucrezia.

«Questo approccio si riflette nel nostro modello di innovazione dei progetti, il modello 70-20-10. Il 70% delle attività si riferisce ad innovazioni incrementali, che vanno ad ottimizzare processi e soluzioni interne rispondendo a bisogni presenti. In questo caso cerchiamo “soluzioni pronte” e ciò riflette lo schema azienda-ecosistema che va dai bisogni
allo scouting. Le altre due dimensioni del modello di innovazione, del 20% e del 10%, sono le cosiddette innovazioni adiacenti e disruptive, per ricercare soluzioni che superino quelle
tradizionali al momento disponibili o, addirittura, che possano rispondere a bisogni futuri o meno conosciuti, che non abbiamo ancora individuato come tali. ».

In sintesi, le startup sono catalizzatori di innovazione e l’incontro tra queste e grandi realtà come Terna è di mutuo beneficio perché va a creare opportunità da entrambe le parti.

Con le startup verso un’energia più sostenibile

Uno degli ultimi progetti di Terna è quello che vede protagonista proprio la startup AIM – Artificial Intelligence Monitoring S.r.l. – e abbiamo chiesto a Lucrezia di spiegarcelo più nel dettaglio.

«È un progetto a cui sono molto affezionata, nato nell’ambito della quarta edizione del programma Next Energy, finalizzata a valorizzare e sostenere la crescita di team di innovatori o startup che proponevano progetti innovativi sul tema “Un ruolo guida nella transizione energetica”. Il programma si articola in tre call, Call for Talent, Call for Ideas e Call for Growth che vanno a coinvolgere, rispettivamente, attori diversi: neolaureati, team di innovatori e società più mature.

Al momento della candidatura, AIM era infatti composto da un team di innovatori: 4 studenti dell’Università Federico II di Napoli. Non si trattava di una startup già costituita.

Ho avuto l’opportunità di essere il mentor di questi quattro ragazzi e di accompagnarli nel loro percorso di empowerment insieme ai miei colleghi Claudio Serafino, Responsabile Misure e Prove e PM del progetto, e Marino Sforna, Responsabile Rischi Mercato e Sistema Elettrico».

trasformatore Terna 01

«Insieme abbiamo declinato questo use case e, al termine del percorso di empowerment, visto il nostro interesse a portare avanti il progetto, il team ha deciso di costituirsi in società così da avviare la sperimentazione con Terna.

Per me questo è stato un grande motivo di orgoglio, intanto perché è un progetto in cui ho creduto fin dall’inizio, ma anche perché mi ha fatto comprendere quanto sia importante l’innovazione per la nostra azienda che la incoraggia sia internamente sia esternamente. Vorrei sottolineare, inoltre, che su questo progetto hanno lavorato persone dislocate in luoghi molto distanti tra loro: io sono basata a Roma, i colleghi tra Torino e Milano e i ragazzi della startup sono di Napoli. Nell’anno della pandemia è stato necessario un grande impegno per rendere concreto questo progetto».

Il progetto in sé ha l’obiettivo di sviluppare una metodologia e un applicativo software per l’analisi delle vibrazioni emesse dai trasformatori durante il funzionamento.

I due pilastri fondamentali per Terna sono gli asset e le persone. Terna ha più di 74.700 km di linee, circa 890 stazioni elettriche, oltre 740 trasformatori. Ecco quindi che risulta davvero molto importante la diagnostica su questo tipo di macchine.

«Naturalmente, abbiamo da sempre sviluppato metodi di diagnosi, principalmente basati su misure elettriche, oppure di natura chimica. Oggi, questi approcci, sono integrati da una
nuova metodologia di natura meccanica che si basa sullo studio delle vibrazioni e del loro evolvere nel tempo. Con questo innovativo progetto, possiamo effettuare la diagnostica con la macchina in esercizio», sottolinea ancora Lucrezia Gialli.

In questo momento è in corso la sperimentazione che consente di rilevare i dati dal campo e svolgere una serie di analisi.

Terna trasformatore 02

Oggi poter intervenire in modo predittivo sulle infrastrutture può rivelarsi un importante vantaggio. In particolare, Terna effettua prevalentemente manutenzione preventiva, su questo tipo di macchine, che rivestono un’importanza fondamentale per l’esercizio della rete elettrica.

In tale ambito, l’intelligenza artificiale ha permesso di fare un salto tecnologico perché ha consentito di integrare i dati rilevati dalla sensoristica già presente sulle stazioni elettriche di Terna, con la capacità di riconoscere i cambiamenti nei comportamenti degli asset in caso di potenziali anomalie.

«Intelligenza artificiale, robotica e IoT, sono tre dei trend emergenti per il futuro del sistema energetico italiano che abbiamo mappato, insieme a molti altri, all’interno dei quattro cluster tecnologici su cui, ad oggi, concentriamo le nostre attività di innovazione, che sono Digital, Advanced Materials, Energy Tech e Robotics».

ncoference day 2 recap

N-Conference Day 2: i momenti più Ninja e i vincitori degli Awards

Un’altra giornata di full immersion in compagnia di speaker di altissimo livello e di occasioni di networking con la ciliegina sulla torta: la premiazione dei Ninja Awards.

N-Conference, il Business Visionary Event di Ninja in collaborazione con i main partner TIM, AW LAB e Banca Sella, ha premiato simbolicamente talenti, professionisti e aziende che hanno saputo trasmettere alla collettività la filosofia Ninja.
Ed è stato proprio il pubblico a decretare i vincitori tra coloro che si sono contraddistinti nella Digital Industry per tecnologia, approccio e valori

 

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Un post condiviso da Mirko Pallera (@mirkopallera)

Ninja Confercence, Day 2

Anche per la seconda giornata siamo partiti con Daniela Uslenghi meditazione, visione guidata e coaching per concentrarsi al massimo e godere appieno della giornata.

La palla passa Luca Eleuteri, Co-Founder & Socio Casaleggio Associati, che con il suo talk Le Smart Company: l’evoluzione dell’azienda con la 4° rivoluzione industriale traccia un quadro nuovo su come dovranno essere le aziende del futuro: sostenibili, orientate al business ma anche alla società, flessibili, tecnologiche ed esponenziali.

Ma il presente è un’era di molteplici crisi, dal Covid-19 al cambiamento climatico, però anche stimolante per i marchi. Che per vincere, oggi, devono pensare e agire in modi nuovi. Non prepararsi alla crisi, bensì al futuro a lungo termine.

Una lezione che abbiamo imparato da Bruno Bertelli – Global CCO Publicis WW.

Il talk di Laura Fineo, Responsabile Marketing di Banca Sella, si è concentrato su come Co–creare con l’ecosistema per generare valore al cliente: challenge e matchmaking potrebbero essere i due casi concreti che sostanziano.

La storia “cinese” di Olivetti, consigli utili e il mondo degli eSport

Matteo Demonte, Autore, illustratore e videomaker, ci ha appassionato con la storia di Mario Tchou, l’ingegnere italiano di origine cinese di Olivetti inventore del primo computer made in Italy.

A seguire, dall’esperienza di uno dei premi mondiali della creatività digitale, consigli, best case e insight per conquistare le vette dei Social grazie a Nick Roope – Co-founder Lovie Awards, con il suo intervento Trends in Social and Digital Creativity.

Quando il gioco si fa duro, sono i duri che iniziano a giocare! E a noi, i giochi piacciono davvero tanto: gli eSports stanno rivoluzionando il mondo dell’intrattenimento, riscrivendone le regole. In Italia gli esperti sono ancora divisi tra freddo scetticismo e acceso entusiasmo.

Grazie allo speech di Marco Soranno, Esports Product Manager PG Esports, abbiamo scoperto chi ha ragione: un giro d’affari da più di 1 miliardo non può essere considerato ancora un gioco.

E in un mondo con sempre più connessioni e meno contatti umani, il valore della gentilezza può fare la differenza nel cambiare i mindset e riscrivere i modelli di leadership.

Ce lo insegna Guido Stratta, Head of People & Organisation Enel Group.

Fare i conti con la globalizzazione e con le esigenze della formazione continua

Daniele Alberti, Co-founder & Partner Starboost, ci ha presentato: L’impresa del futuro, valori e pratiche delle aziende di domani.

Un’appassionante invito a comprendere come sfruttare l’era della globalizzazione e delle tecnologie per creare un’economia più inclusiva e sostenibile e mettere le basi per la società in cui vorremmo vivere.

Dopo Alberto, lo speech della nostra Federica Bulega, con una sorpresa finale: la presentazione di un nuovo progetto Ninja Academy dedicato alle aziende, frutto di oltre due anni di lavoro.

federica bulega

Gli outfit di Federica Bulega sono curati da ThePaac

Ha condiviso con noi Ninja, e con i partecipanti digitali all’evento, un viaggio  fra teorie, trend emergenti e tecnologie che plasmeranno il futuro dell’apprendimento aziendale.

Il tour sul benessere e la soddisfazione personale: lavoro, salute e alimentazione

Il mondo del lavoro è uno dei temi al centro degli interventi degli speaker di N-Conference, declinato in alcuni dei sui tantissimi aspetti.

Non poteva per questo mancare il riferimento all’automazione, che sta modificando diversi assetti della produzione di beni fisici e digitali.

Pietro Bonomo – Growth Hacker & Founder Viral Octopus, ci ha insegnato come tagliare fino al 90% delle operazioni ripetitive grazie alle automazioni e vivere felice. Insomma, come godersi la vita mentre i robot lavorano per noi.

Godersi la vita vuol dire anche stare bene: da soli, con gli altri e anche in forma e in perfetta salute. La tecnologia assume un ruolo centrale su questo: sono moltissime la novità del settore destinate a rivoluzionare la sanità e la cura degli individui che, prima che pazienti, sono persone. Chi meglio di Roberto Ascione, CEO & Founder Healthware Group, poteva affrontare un argomento così complesso e delicato allo stesso tempo?

Siamo andati virtualmente nello spazio, ma con i piedi ben piantati per terra: dagli importanti aspetti legati al mondo dell’healthcare, siamo passati a uno degli aspetti fondamentali per goderci la vita e vivere in salute.

Cosa mangeremo sulle navicelle spaziali, se puntiamo a diventare una specie interplanetaria? Stefano Polato ci ha raccontato cosa ha imparato cucinando per gli astronauti e ha approfondito con noi il legame fra alimentazione e performance. 

Alla fine, come il dessert, abbiamo imparato cosa la ricerca spaziale può offrire (in ambito food) a noi terrestri.

Una nuova incursione nel mondo del lavoro, con Danilo Schipani, Chief Marketing Officer di Copernico.

Oggi si sprecano definizioni, neologismi, opinioni su dove andranno gli uffici in futuro. Ecco perché, per capire la direzione del cambiamento dovremmo considerare il ruolo dello spazio di lavoro in un’azienda agile, la gestione efficiente delle risorse, la sicurezza e l’attenzione allo sviluppo delle persone.

Intanto, mentre gli eventi dal vivo iniziano, lentamente, a ripartire, è stata una buona occasione ascoltare l’intervento di Andrea Guanci – Marketing Director MSC Crociere.

Secondo lui, il processo decisionale del consumatore va interpretato come un vero e proprio viaggio che parte dal sogno per finire nei ricordi. E da questi cominciare di nuovo. Davvero suggestivo, vero?

La parte finale della mattinata

Tantissimi gli speaker che si sono alternati sul palco, reale e virtuale di N-Conference. Tra i più coinvolgenti, il Ninja Academy Wrap up di Federica Bulega – Corporate Training Manager.

Poi il consueto intervallo musicale e i saluti del nostro CEO, Mirko Pallera e via di corsa agli appuntamenti del primo pomeriggio, in attesa di conoscere i nomi dei vincitori dei Ninja Awards.

logo ninja awards

Ma prima della attesa premiazione, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere la tecnica del Coaching evolutivo. Una visualizzazione guidata per permettere ai partecipanti di a creare senza limiti una visione per la loro vita, grazie a Giosé Milli – AD Istituto Hoffman ed Executive Coach.

A seguire, una vera e propria sessione di networking, un’attività dedicata a creare e coltivare relazione tra i partecipanti Premium.

Chi ha vinto i Ninja Awards di N-Conf

Una giornata molto intensa che, prima dei saluti finali di Mirko e l’esibizione di DJ DELTA, ci ha regalato anche i nomi dei vincitori dell’ambito Ninja Award.

Alle 17.00, in diretta sulla pagina Facebook di Ninja Marketing sono stati annunciati i vincitori

Ecco chi sono i premiati dal pubblico, in ogni categoria.

Ninja Celebrity

Un riconoscimento dedicato al personaggio pubblico che è stato capace di utilizzare il marketing e la comunicazione per creare autorevolezza e riconoscibilità promuovendo idee e approcci innovativi.

The Jackal

Ninja Talent

Un riconoscimento dedicato al professionista che si è distinto, soprattutto nella Community Ninja, attraverso il proprio talento e la propria passione, creando un impatto concreto con le attività svolte.

Felicia Mammone – Giornalista TV

Ninja Marketer

Un riconoscimento dedicato al Marketing Manager e al suo team che in azienda è riuscito a creare un progetto o un’attività volta a generare valore per il brand attraverso un approccio e una comunicazione distintivi.

Paolo Lorenzoni – Country Director of Marketing – NETFLIX

Ninja HR

Un riconoscimento dedicato all’HR Manager e all’azienda che nella gestione delle risorse umane si sono distinti per attività di people management e per una cultura aziendale innovativa.

A parimerito, Amelia Parente – Roche e Vittorio Maria Carparelli – Amex

Ninja Company

Un riconoscimento dedicato all’azienda che è riuscita a distinguersi per innovazione, approccio e valori, diventando un punto di riferimento nel proprio settore.

Pastificio Rummo

Ninja Leader

Un riconoscimento all’imprenditore che ha saputo creare una filosofia innovativa nella propria azienda valorizzando le risorse umane e un approccio innovativo al business.

A parimerito, Niccolò Branca – Presidente e Amministratore Delegato della Holding del Gruppo Branca International S.p.A e Renzo Rosso – Presidente di OTB

Ninja Media

Un riconoscimento alla realtà editoriale che è riuscita a creare una trasformazione concreta e positiva in ambito media e intrattenimento digitale.

Will Media

Ninja Agency

Un riconoscimento all’agenzia più innovativa che è riuscita a integrare nel suo DNA la creatività con una forte componente tecnologica per supportare il business dei propri clienti.

Caffeina

Ninja Benefit

Un riconoscimento all’organizzazione no profit (o alla società benefit) che è riuscita a creare un impatto significativo dedicandosi alla salvaguardia dell’ambiente o all’inclusione sociale.

Lifegate

Ninja Culture

Un riconoscimento dedicato alla personalità e alle idee che sono diventate di ispirazione e che portano avanti l’evoluzione sociale e spirituale della società

Michelangelo Tagliaferri – Accademia di Comunicazione