Tag Funnel

Il Lifecycle Engagement: la relazione tra fidelizzazione e tempo

L’Email Marketing è uno strumento fondamentale ma, per renderlo veramente efficace, è necessario essere in grado di prevedere i comportamenti dei destinatari e mettere in pratica strategie utili a mantenere alto il loro livello di attenzione. Una sfida non da poco che è però cruciale per la buona riuscita di una campagna.

Con il nuovo studio Lifecycle Engagement, MailUp cerca di fare luce sul comportamento dei destinatari lungo tutto il loro arco di vita all’interno del database, così da offrire preziose indicazioni per mettere in campo azioni sempre più efficaci.

Qual è la relazione tra fidelizzazione e tempo?

La prima parte dello studio è dedicata alla variazione dell’engagement nel corso del tempo a partire dal momento dell’iscrizione e rivela come i primi due, tre mesi costituiscano un momento chiave nel processo di coinvolgimento e fidelizzazione del nuovo utente.

L’invio di comunicazioni errate o poco rilevanti, o l’assenza totale di comunicazioni, può trasformare in poche settimane un contatto fresco e ricettivo in un utente inattivo e disinterassato, che andrà a intaccare il database, non senza conseguenze in termini di deliverability e reputazione del mittente.

Dai dati emerge come nel caso di frequenza di invio giornaliera e settimanale, gli utenti tendano a rientrare nella categoria “poco attivi” mentre, nel caso delle frequenze quindicinali e mensili, i destinatari rientrano nella categoria “inattivi”.

Da ciò si deduce che una maggiore frequenza di invio è utile a contrastare il calo di interesse fisiologico dell’audience, mantenendo la parte più cospicua del database a un livello di engagement intermedio e quindi riducendo il peso del segmento completamente inattivo.

Come influisce sull’engagement il numero di comunicazioni ricevute?

La seconda parte dell’analisi si è concentrata sulla rilevazione delle variazioni di engagement in base al numero di comunicazioni ricevute. Ne emerge l’importanza della frequenza di invio nel determinare il coinvolgimento o meno di un contatto. Maggiore è la distanza tra un messaggio e l’altro, maggiore risulta essere la porzione di destinatari disingaggiata.

Quindi la soluzione è inviare più email possibile? Ovviamente no. I principi di rilevanza e coerenza del messaggio con gli interessi e le esigenze dell’utente rimangono un punto fermo. Tuttavia, è nelle prime settimane dopo l’iscrizione che si gioca il destino di un contatto: se vogliamo assicurarci di instaurare una relazione efficace e duratura, la frequenza di invio è un fattore da non sottovalutare.

Da cosa dipende la dinamicità di un database?

L’ultima analisi riguarda la variabilità interna al database nel suo complesso, cioè gli spostamenti che i singoli contatti fanno nel tempo da un livello di engagement all’altro.

Prima di tutto si scopre che la staticità di un database è solo apparente: sotto la superficie i contatti si muovono e, in base al modo in cui reagiscono alle comunicazioni, spostano continuamente i pesi e gli esiti di una campagna email. È fondamentale quindi tenere in considerazione i diversi livelli di engagement dei destinatari quando si definisce il target di un invio.

Inoltre, lo spunto forse più importante che si può trarre da questo studio è che un’alta frequenza di invio porta due vantaggi: riduce le transizioni da un livello all’altro, favorendo quindi la stabilità dei cluster, e incentiva la disiscrizione degli utenti poco interessati al brand e alle sue comunicazioni, incentivando su base spontanea la pulizia del database.

email marketing

I consigli di MailUp per mantenere alto il livello di engagement

Per riassumere possiamo stilare un vademecum di come gestire al meglio le proprie campagne favorendo un alto livello di engagement:

  • Impostare una welcome series (o serie di email di benvenuto) per assicurarsi che i nuovi iscritti vengano ingaggiati subito e nel modo corretto;
  • Prevedere una frequenza di invio alta nei primi mesi successivi all’iscrizione: un ottimo modo per farlo è creare una campagna di onboarding per presentare ai nuovi iscritti i propri prodotti o servizi;
  • Monitorare costantemente i livelli di engagement del proprio database per verificare la possibile presenza di anomalie;
  • Segmentare il target delle campagne in base al livello di coinvolgimento per ottimizzare i costi e aumentare l’efficacia;
  • Avviare campagne periodiche di riattivazione per recuperare i contatti diventati inattivi ma non ancora persi del tutto;
  • Incentivare la disiscrizione dei contatti non più interessati alle comunicazioni: includere e rendere sempre ben visibile nel footer delle tue email il pulsante di disiscrizione.

Il COVID-19 e turismo: cosa cambierà nei prossimi mesi?

  • Tra i settori maggiormente colpiti dal COVID-19, c’è il turismo. Il virus ha influito con conseguenze catastrofiche sulla mobilità 
  • Il 2021 sarà caratterizzato da spostamenti finalizzati al ricongiungimento con i propri cari

 

Il settore turistico è senza alcun dubbio il comparto che è stato messo maggiormente in ginocchio dalla pandemia di COVID-19 e dalla crisi sanitaria internazionale, che in questi mesi stanno colpendo l’intero pianeta. 

In aggiunta ai numeri che possono destare non poche preoccupazioni, il virus sta modificando radicalmente la nostra società e con essa l’intero sistema economico. 

Molte cose cambieranno e tante altre sono già cambiate. Gli scenari che dovremo affrontare saranno innumerevoli e le scelte che il virus ci imporrà di fare saranno numerose. Ma ciò che in realtà sta cambiando (e danneggiando) notevolmente, è il nostro modo di viaggiare e muoverci. Il comparto turistico sta vivendo una profonda crisi e lo stesso World Trade and Tourist Council ha affermato che la pandemia sta avendo un impatto così profondo tanto da danneggiare l’intera economia di paesi come l’Asia gli Stati Uniti e la stessa Europa.

Cosa cambierà nel comparto turistico nel 2021

Se nel 2020 la crisi sanitaria internazionale ha profondamente danneggiato l’intera industria turistica, nel 2021 gli scenari che si prospettano non sono di certo più rosei. 

Le scelte che in questi mesi sono state messe in campo per limitare la pandemia, avranno delle conseguenze catastrofiche sui viaggi e più in generale sugli spostamenti. Un esempio su tutti è l’adozione della didattica distanza, che senza alcun dubbio muterà profondamente i periodi di vacanza e connessi gli spostamenti per lavoro o divertimento. 

LEGGI ANCHE: Marketing territoriale: lo storytelling aiuta i borghi d’Italia a riprendere vita

Altro aspetto da non sottovalutare sarà la pulizia, che senza alcun dubbio continuerà ad essere una prerogativa di tutti i viaggiatori. Sebbene molti Hotel abbiano assunto dei responsabili delle pulizie alla quale è possibile rivolgersi in caso di dubbi sulle sanificazioni e sulle procedure di messa in sicurezza, i viaggiatori continueranno a preferire gli appartamenti privati per evitare assembramenti e code.

Infine i viaggi a lungo raggio, che saranno inevitabilmente influenzati dal numero dei contagi, dalle zone rosse e limitazioni negli spostamenti. Dunque continueranno ad essere un sogno ancora troppo lontano. 

Il viaggio: cambia forma e significato

La pandemia oltre ad offrire tutta una serie di limitazioni degli spostamenti, ha certamente mutato anche il significato stesso del viaggio. Nel 2021 viaggiare significherà avvicinarsi ai propri cari, ricongiungersi e rincontrarsi dopo mesi di lontananza forzata. 

È in questa prospettiva che uno dei portali turistici più rivoluzionari degli ultimi anni, cioè Airbnb, offre e rilancia l’idea della condivisione degli spazi ed appartamenti privati, che oltre ad offrire un reddito extra potrebbero rappresentare (anche se in parte) uno slancio al settore turistico. 

L’idea di Airbnb è supportata da un’indagine condotta negli Stati Uniti d’America chi ha essenzialmente portato a galla tre importanti aspetti.

LEGGI ANCHE: Voglia di libertà e digitale: così questa estate non si rinuncia a viaggiare

1. La possibilità di lavorare e studiare ovunque 

La didattica distanza ed il lavoro in remoto hanno senza anche degli aspetti positivi, uno su tutti è la possibilità di svolgere queste due attività in qualunque angolo del paese. Ad esempio viaggiare senza interrompere gli studi dei propri figli è evidente che possa essere un grande vantaggio, come la possibilità di trasferirsi in un altro luogo per poter lavorare o studiare in remoto. 

L’importanza di questi aspetti è sottolineata da uno studio fatto sulle recensioni degli ospiti nelle quali le percentuali delle persone (introno al 23% ed attualmente in aumento) confermano di aver usufruito del servizio per trasferirsi nelle aree rurali per lavorare in remoto o per spostamenti di lavoro. 

2. Nuove destinazioni più vicine

La pandemia globale ha senza alcun dubbio scoraggiato i grandi viaggi gli spostamenti internazionali, favorendo mete più vicine ma senza rinunciare al divertimento e al relax. 

Dunque il virus ha completamente riformulato il concetto di viaggio anche in questo senso incoraggiando l’esplorazione di località più vicine optando per destinazioni idonee per vacanze in ogni periodo dell’anno. 

La riformulazione del concetto di viaggio e la scelta di destinazioni più vicine comporta e comporterà, due conseguenze molto importanti: la prima sarà la riduzione dell’inquinamento atmosferico determinato da viaggi essenzialmente più brevi, la seconda sarà una destagionalizzazione delle mete turistiche.

3. In viaggio anche con le emozioni

Le limitazioni della libertà personale e della possibilità di muoversi da un posto ad un altro, hanno certamente aumentato la voglia di muoversi e viaggiare. Ma quali sono i viaggi che le persone in questi mesi e nei prossimi vorrebbero intraprendere? Torneremo a viaggiare con le stesse motivazioni con le quali nei mesi e negli anni precedenti eravamo soliti fare?

La risposta è no. Viaggiare, come già accennato, significherà ricongiungersi con i propri cari, stare vicino ai propri amici e vivere la propria vacanza in un ambiente dei bassi rischi determinati dalla socializzazione con altri ospiti.

Viaggiare dunque in gruppo diverrà il nuovo modo di muoversi prevedendo attività di gruppo come esperienze creative, esperienze intellettuali e formative. 

Quando sarà possibile nuovamente viaggiare lo faremo certamente con uno spirito diverso. Nonostante l’incertezza del momento presto torneremo a spostarci, ma lo faremo in modo del tutto inedito e ciò che non cambierà sarà la voglia di tornare ad abbracciarci.

playstation

PlayStation ha sostituito i cartelli della metropolitana di Londra con le icone del suo controller

La famosa metropolitana di Londra è in funzione dal 1863 e la sua segnaletica rossa è immediatamente riconoscibile per chiunque si sposti in città alla ricerca di un treno.

Sony ha scelto proprio questo simbolo per il concept della sua ultima operazione di Ambient Marketing, rilevando la stazione della metropolitana di Oxford Circus in occasione del lancio della PS5 nel Regno Unito.

Play-station

L’operazione di marketing durata 48 ore ha visto la stazione della metropolitana cambiare il suo tradizionale marchio con le forme tipiche del controller della PlayStation. Le pareti della stazione della metropolitana sono cambiate, insieme alle insegne per i quattro ingressi della stazione a livello della strada.

La stazione scelta è a pochi passi dal grande negozio londinese di Microsoft.

Non è la prima volta che Transport for London (TfL) ha cambiato il nome delle stazioni della metropolitana per le aziende. Amazon ha brevemente rinominato Westminster in Webminster nel 2017, in occasione del lancio del suo centro dati di Londra. Anche la stazione della metropolitana di Canada Water è stata temporaneamente rinominata Buxton Water per la Maratona di Londra nel 2015.

LEGGI ANCHE: Ambient Marketing: 20 campagne che devi conoscere

Sorprende vedere un così grande sforzo di marketing proprio durante il lockdown nazionale in Inghilterra. La maggior parte dei londinesi sta lavorando da casa e sta evitando la città come parte delle restrizioni nazionali per frenare la diffusione del coronavirus, quindi molti non riusciranno a vedere le forme della PlayStation.

amazon pharmacy

Amazon lancia Pharmacy, la farmacia online che potrebbe rivoluzionare il settore

Amazon ha annunciato il lancio di Pharmacy, un servizio che offrirà sconti fino all’80% sui farmaci generici acquistati dagli abbonati Prime senza assicurazione sanitaria

La farmacia online del colosso dell’eCommerce apre la strada a una possibile rivoluzione in un’industria che vale miliardi di dollari e in effetti l’annuncio ha affondato i titoli dei colossi del settore.

Amazon Pharmacy

Per il momento Amazon Pharmacy opererà solo negli Stati Uniti e i prezzi ridotti potrebbero attirare anche quei consumatori che finora erano stati reticenti agli acquisti di medicinali sul web, ma che in seguito alla pandemia si sono adattati ad acquistare qualsiasi prodotto online.

Il colosso di Bezos, insomma, scommette sul cambio delle abitudini dei consumatori che, complice il Covid-19, hanno iniziato ad usare Amazon per ogni tipo di acquisto.

amazon pharmacy

“Siamo consapevoli dell’importanza di medicinali a prezzi convenienti e riteniamo che gli abbonati Prime vedranno un notevole valore” nel nuovo servizio, afferma Jamil Ghani, vice presidente di Amazon Prime. La farmacia online “è un’importante e necessaria aggiunta alla piattaforma”, aggiunge Doug Herrington, vicepresidente della divisione consumatori in Nord America di Amazon.

Il nuovo servizio dovrebbe partire a giorni, riservato solo a clienti maggiorenni. Non saranno venduti medicinali classificati Schedule 2, che includono anche gli oppioidi. Per acquistare i farmaci bisognerà fornire alcuni dai e caricare online la prescrizione del medico, quando necessaria. Tuttavia se l’acquirente non dispone della prescrizione, Amazon potrà svolgere un ruolo da intermediario e richiederla direttamente al medico curante.

LEGGI ANCHE: Amazon Luxury Stores: un nuovo posizionamento per il gigante dell’eCommerce?

Dove tutto è iniziato

Nel 2018 Amazon aveva mosso i primi passi nel settore acquistando PillPack per oltre 700 milioni di dollari. Il servizio era rivolto a pazienti che soffrono di malattie croniche e assumono diversi medicinali al giorno. Amazon Pharmacy sembra voler ampliare proprio questo servizio, offrendolo a un pubblico decisamente più ampio.

La voglia di Natale arriva in anticipo, a dirlo sono i dati raccolti da Spotify

  • A ottobre 2020 +25% per la Top Ten Christmas songs rispetto a ottobre 2019
  • I brani natalizi più ascoltati in Italia restano i classici internazionali: “All I Want for Christmas Is You”, “Last Christmas” e “Let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!”

 

Non siamo ancora a dicembre, ma il clima natalizio si fa già sentire. Nel corso di quest’anno, gli ascoltatori di Spotify in tutto il mondo hanno già ascoltato più di 6,5 miliardi di minuti di musica natalizia – con più di 37 miliardi di stream effettuati su Spotify dal lancio della piattaforma nel 2008.

In Italia, la canzone a tema natalizio più ascoltata nell’ultimo anno, con oltre 4 milioni di stream, è “All I want for christmas is you” di Mariah Carey, che risulta anche tra le più ascoltate a livello globale.

LEGGI ANCHE: Podcast revolution: raddoppia il consumo su Spotify

Spotify Trends

Ecco di seguito le evidenze emerse sugli ascolti delle canzoni di Natale nel 2020 su Spotify:

  • Il periodo natalizio quest’anno è più atteso del solito: in quest’anno difficile, tutto suggerisce che gli ascoltatori probabilmente cerchino conforto anche nell’ascolto anticipato delle canzoni natalizie. A settembre e ottobre gli utenti hanno ascoltato la playlist natalizia più popolare, “Christmas Hits”, molte più volte rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti.
  • A Ottobre 2020 la Top ten Christmas songs ha registrato un aumento del 25% di ascolti rispetto a ottobre 2019.
  • Rispetto agli anni scorsi, quando gli ascolti avvenivano prevalentemente nel weekend, gli ascolti dei brani natalizi sono in aumento nei giorni feriali.
  • Il “Re” non ufficiale del Natale: l’album “Christmas” di Michael Bublé risulta l’album natalizio più ascoltato di sempre su Spotify, con oltre 1,8 miliardi di stream.

podcast crescita spotify

La colonna sonora del Natale

Le cinque canzoni natalizie più ascoltate di sempre su Spotify nel mondo:

  • “All I Want for Christmas Is You” di Mariah Carey
  • “Last Christmas” degli Wham!
  • “Santa Tell Me” di Ariana Grande
  • “It’s Beginning to Look a Lot like Christmas” di Michael Bublé
  • “Mistletoe” di Justin Bieber

Tra le playlist natalizie più amate su Spotify (in base al numero totale di follower) ci sono: Canzoni di Natale, Christmas Hits, Christmas Classics e Christmas Pop.

Nella classifica delle canzoni natalizie più ascoltate in streaming in Italia (basata sugli stream dal 1° dicembre 2019 al 15 novembre 2020):

  • “All I Want for Christmas Is You” di Mariah Carey
  • “Last Christmas” degli Wham!
  • “Let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!” (with The B. Swanson Quartet) di B. Swanson Quartet e Frank Sinatra
  • “It’s Beginning to Look a Lot like Christmas” di Michael Bublé
  • “Santa Tell Me” di Ariana Grande
  • “Happy Xmas (War Is Over)” – Remastered 2010” di John Lennon, Yoko Ono
  • “Santa Claus Is Coming to Town” di Michael Bublé
  • “Feliz Navidad” di José Feliciano
  • “Mistletoe” di Justin Bieber
  • “Holly Jolly Christmas” di Michael Bublé
abbigliamento da casa

Come la pandemia ha cambiato il nostro abbigliamento da lavoro

  • Mentre ci sottoponiamo ad un altro lockdown nazionale, accogliamo nei nostri guardaroba abiti casual e loungewear.  Tornano i look comodi e si propagano nuove tendenze in fatto di abbigliamento da lavoro
  • Spazio a nuove campagne pubblicitarie irriverenti e a limited edition per consacrare lo smart working ed un nuovo dresscode lavorativo

 

Molti di noi, negli ultimi mesi, hanno lasciato gli uffici per lavorare da casa a causa della pandemia globale. I lavoratori hanno dimostrato entusiasmo per questa importante novità, diversi hanno subito approfittato dell’opportunità di dormire quell’ora in più ogni mattina. Per altri questo periodo è stato una vera e propria lotta: un continuo destreggiarsi tra vita e lavoro con conseguente sconfinamento.

Ad ogni modo, il lavoro da casa ha ridefinito la questione dell’abbigliamento una volta per tutte. La fine degli incontri vis-à-vis e delle riunioni in presenza hanno sacrificato gli outfit più formali per dare spazio al comfort.

abbigliamento da lavoro

Secondo un recente studio di Harvard Business Review il look business professional è prediletto da chi vuole apparire esperto agli occhi di clienti e colleghi, anche durante le videochiamate. Fra gli over 60 la percentuale di chi sceglie un abbigliamento formale da remoto è addirittura del 46%. Si tratta di un trend che guarda da vicino anche le nuove generazioni. Infatti, otto giovani su dieci scelgono un dress code business anche su Skype e Zoom. Un metodo per impressionare positivamente chi partecipa all’incontro.

In quest’ottica, durante una videochiamata, i vestiti sono considerati uno degli elementi più importanti per fare bella figura, secondi solo al background. Facciamo riferimento agli sfondi pieni di libri, tra i più inflazionati dell’ultimo anno. E se lo smart working sembra aver sdoganato il pigiama per le settimane di lavoro a distanza, c’è chi si preoccupa dell’outfit ideale.

La nuova campagna pubblicitaria “Working from Home” di Henri Vézina

Recentemente il marchio di abbigliamento Henri Vézina ha lanciato la sua nuova campagna pubblicitaria. Gli scatti sono stati realizzati, in collaborazione con l’agenzia creativa Dentsu, per pubblicizzare la nuova collezione “Work from Home” del marchio canadese che presenta modelli maschili vestiti con abiti semi-formali.

abbigliamento da lavoro

Il brand ha creato una comunicazione che suggerisce ai suoi clienti di ridurre della metà il costo del loro guardaroba aziendale e di preoccuparsi solo della parte superiore dell’abbigliamento formale. Perché, siamo onesti, nessuno vedrà la metà inferiore. Le foto della campagna mostrano modelli maschili vestiti con abiti formali a metà.

abbigliamento da lavoro

Ogni annuncio stampato presenta un modello che indossa un due pezzi, ma senza pantaloni. Sembrano eleganti, sembrano accattivanti e pronti per una videochiamata sgargiante.

Telcollection, la campagna di Prisma per lavorare in giacca e intimo

A giugno una campagna pubblicitaria molto simile a quella di Henri Vézina è stata lanciata da Prisma. La catena finlandese di abbigliamento low cost ha incluso modelli vestiti con abiti a metà, senza pantaloni.

abbigliamento da lavoro

“Non appena è stato annunciato l’inizio del blocco nel paese, c’è stato un aumento esponenziale delle vendite di homewear. Ci siamo subito resi conto di quanto fosse necessario pensare in modo attivo e produttivo per soddisfare questa esigenza”, ha dichiarato il vicepresidente per lo sport e l’abbigliamento di Prisma, Päivi Hole.

abbigliamento da lavoro

La linea Telcollection (dalla sigla Telco del mondo delle telecomunicazioni) è stata creata per soddisfare le esigenze di chi è perennemente in conference call. Non una moda passeggera, ma un vero e proprio cambiamento di stile che ha ormai invaso le nostre vite.

Cole Haan collabora con Slack per lanciare una collezione di sneaker in edizione limitata

Un’ode distopica all’ascesa del lavoro a distanza, Cole Haan collabora con Slack per creare una collezione di sneaker in edizione limitata ispirata alla popolare piattaforma di comunicazione aziendale.

abbigliamento da lavoro

Le scarpe sono ispirate all’ascesa del lavoro a distanza che ha portato molte aziende a fare affidamento su programmi come Slack.

Una collaborazione adatta a questi tempi incerti, la scarpa “Generation Zerøgrand”, costa 145 euro e include quattro modelli, nei quattro colori distintivi di Slack, che mostrano in modo ben visibile il logo dell’app.

LEGGI ANCHE: Workspace: il COVID-19 segna l’addio agli open office

Il marchio di abbigliamento ha pubblicato un annuncio sulla sua pagina Twitter, dicendo ai suoi follower di “mantenere attive le notifiche” per il lancio ufficiale. Secondo Cole Haan, la collezione nasce dall’attuale esigenza di molte aziende di utilizzare programmi come Zoom e Slack per facilitare la comunicazione virtuale e gestire i flussi di lavoro senza essere in ufficio.

“La partnership è sembrata una scelta naturale per i due marchi innovativi, in particolare dato che ogni fase dello sviluppo del prodotto di Cole Haan – inclusa la creazione di questa particolare collaborazione – avviene su Slack”, si legge in una nota di Cole Haan.

La popolarità diffusa di Slack negli ultimi anni ha contribuito a spingere il marchio tecnologico a presentare la sua offerta pubblica iniziale nell’aprile 2019 con una valutazione di 23 miliardi di dollari. Sebbene Slack attualmente abbia una linea di merchandising online con articoli di marca come calzini e magliette, questa è la prima collaborazione esterna dell’azienda con un importante marchio di moda.

“Le capacità innovative di Slack si sono dimostrate uno strumento prezioso e una risorsa per la nostra azienda”, ha affermato in un comunicato David Maddocks, presidente di Cole Haan.

rose nel muro

Il ruolo dei media durante gli ultimi attacchi terroristici di Vienna

  • Il ruolo dei media nel terrorismo è indubbiamente di fondamentale importanza. Gli esperti suggeriscono di evitare la divulgazione di materiale amatoriale sui social
  • I motivi che ci dovrebbero spingere ad adottare un utilizzo consapevole dei (social) media
  • Grandi aziende viennesi hanno fermato temporaneamente le loro campagne pubblicitarie sui quotidiani che durante l’attacco terroristico non hanno rispettato il codice etico dei giornalisti

 

Lunedì 2 novembre , alla vigilia di un nuovo lockdown in Austria, il cuore di Vienna è stato attaccato. Attaccato con brutalità a colpi d’arma da fuoco. Il triste susseguirsi degli avvenimenti è stato riportato dalla stampa nazionale ed internazionale. Così abbiamo analizzato, da vicino, il ruolo dei media nel terrorismo e cosa possono fare giornalisti, aziende e cittadini per contrastare l’obiettivo dei terroristi: diffondere la paura, divulgare l’odio e dividere la popolazione.

Munizioni e media: le armi dei terroristi

La divulgazione della paura e dell’odio viene indubbiamente portata a compimento con gli attacchi stessi, ma in tal senso non è da sottovalutare il ruolo dei media. La Polizia di Vienna, la sera dell’attentato, ha immediatamente sollecitato la popolazione sui social a non postare video o foto del crimine, ma di caricare il materiale direttamente sulla apposita piattaforma messa a disposizione dalle istituzioni. Postando sui social si rischierebbe da una parte di intralciare le indagini, fornendo utili dettagli ai gruppi radicalizzati. Dall’altra si contribuisce senza dubbio a dare visibilità a chi non la merita, perché è proprio questo lo scopo del terrorista: destabilizzare la società attaccandola, professare odio ed uscirne glorificato.

Tweet della Polizia di Vienna

Il tweet della Polizia pubblicato la sera dell’attentato a Vienna.

Il ricercatore sul terrorismo Jannis Jost afferma che l’ISIS non ha una strategia fissa per diffondere foto e video degli attacchi compiuti. L’organizzazione terroristica punta piuttosto a sfruttare la fame di immagini e di cronaca minuto per minuto tipica dei media occidentali.

La glorificazione degli attentatori

Secondo gli esperti, mostrare le immagini degli attacchi comporta il rischio di glorificare gli attentatori e di renderli veri e propri martiri. La foto del sostenitore dell’ISIS che ha sparato all’ambasciatore russo ad Ankara ne è un esempio, come dichiarato dalla Prof.ssa Dr. Charlotte Klonk dell’Università di Berlino, da anni attiva nella ricerca sulla documentazione visiva degli attacchi terroristici:

“Il fatto che questa immagine sia stata riconosciuta anche da ‘World Press Photo’ mi ha sbalordito. La giuria deve essere consapevole del contesto in cui si trovano queste immagini”.

La divulgazione di qualsiasi foto o video degli attentatori, siano essi in posa o meno, può aumentare il rischio di una glorificazione postuma e favorire imitazioni. La federal agency for civic education suggerisce che uno degli unici motivi validi per mostrare il volto degli attentatori nei media dovrebbe essere la loro foto segnaletica, naturalmente solo ed esclusivamente nel caso in cui fossero in fuga.

LEGGI ANCHE: Che cos’è la scala di Allport e perché ha a che fare con gli hater online

Un’immagine vale più di mille parole

La Prof.ssa Klonk è contraria a un divieto totale delle rappresentazioni visive degli attentati, poiché questo limiterebbe la libertà d’informazione. Secondo Klonk, le vittime non dovrebbero essere ritratte senza il loro consenso. La domanda fondamentale da porsi è: vorrei essere raffigurato in questo modo nel momento di maggior dolore? Come si sentirebbero i parenti nel vedere quelle immagini brutali?
È fondamentale che la società rifletta sul valore della dignità umana, anche quando si tratta di mostrare l’attentatore nei media. Un giornalismo obiettivo cura una comunicazione neutra e non denigratoria. La dignità umana è proprio uno dei valori che i terroristi vogliono attaccare.

una rosa per la speranza

Una rosa per la speranza. Schwedenplatz, Vienna

Klonk sottolinea anche che bisogna essere consapevoli di agire nell’interesse degli attentatori quando si fanno circolare immagini di attentati. Giornalisti, politici e tutti coloro che pubblicano informazioni, dovrebbero valutare e selezionare attentamente le immagini, scartando foto e video con dettagli raccapriccianti. L’ISIS usa proprio questi contenuti per dimostrare potere, violenza e crudeltà di fronte ai propri sostenitori, nonché naturalmente per amplificare il terrore, e minacciare il mondo occidentale. Foto e video di sparatorie, torture, esecuzioni, raffigurazioni della scena del crimine ecc. non sono materiale adatto alla pubblicazione.
Eppure, anche durante l’ultimo attacco terroristico a Vienna, non sono mancati gli articoli contenti video amatoriali di questo genere.

Azioni e reazioni contro la stampa scandalistica a Vienna

È necessario contrastare la comunicazione del terrore e cercare fonti ufficiali, che curano un’ informazione obiettiva e neutrale. Non si tratta di sdrammatizzare o sminuire l’accaduto, ma di informarsi da fonti attendibili, che non alimentano fake-news e sensazionalismo.

Durante l’attacco terroristico a Vienna, due quotidiani online (ma principalmente Oe24) hanno riportato le notizie servendosi di immagini e video amatoriali raccapriccianti, divulgando voci non confermate.
In poco tempo il consiglio austriaco della stampa (ted. “Presserat”) ha ricevuto più di 1.500 denunce (dato aggiornato al 13 novembre) contro queste testate, effettuate da cittadini e organizzazioni indignati per l’accaduto. Un record negativo nella storia del consiglio austriaco della stampa. Contemporaneamente è partita una petizione online, che in data 13 novembre conta più di 78.600 firme. Questa petizione chiede la cessazione dei sussidi statali a Oe24 ed una riforma generale dei contributi pubblici alla stampa, in modo da favorire un giornalismo che si attiene ad un codice etico e morale di qualità. Non è solo la popolazione viennese a reagire, anche grandi aziende hanno lanciato un piccolo segnale: Billa, Spar, Hofer (chiamato “Aldi” in Italia), BAWAG Group, ÖBB (ferrovie austriache) e molte altre aziende hanno fermato la pubblicazione di ads sul quotidiano in questione per circa una settimana. IKEA ha comunicato di aver fermato tutte le campagne pubblicitarie in questo periodo, indipendentemente dal canale.

Il sensazionalismo che aspira a più click e quindi più incassi pubblicitari, in questo caso ha dovuto letteralmente fare i conti con una valanga di critiche, migliaia di denunce, un procedimento in corso con il consiglio della stampa austriaca e marketers che hanno parzialmente voltato le spalle al giornalismo scandalistico.
Nella capitale austriaca, dove la convivenza tra varie etnie e religioni è pacifica, non sono mancati i messaggi di speranza dalle aziende, uno tra tutti quello dell’azienda pubblica dei trasporti:

Tweet di Wiener Linien

Trad.: Noi siamo Vienna. Più forti dell’odio

 

LEGGI ANCHE: Big Tech insieme contro il terrorismo. San Francisco. L’agenda di oggi

Il ruolo dei media: intervistare con umanità

In linea con le parole della Prof.ssa Klonk, anche il Dart Center for Journalism and Trauma, un’organizzazione specializzata in temi legati alla copertura giornalistica della violenza, ha pubblicato una serie di linee guida che coniugano al meglio i principi dell’informazione e dell’umanità:
1. Chiedi il consenso alla vittima. Ha il diritto di rifiutare interviste o filmati che la raffigurano.
2. Valuta lo stato di shock della persona intervistata: è possibile che non sia in grado di concedere il consenso?
3. Non aggravare lo stato di shock della vittima. Intervista con prudenza e rispetto.
4. Rispetta la privacy delle persone. “Come ti senti?” e “come stai?” inevitabilmente richiedono il varco della sfera privata e sono quindi domande da evitare in un’intervista giornalistica.
5. I codici culturali e di comunicazione cambiano di Paese in Paese. Informati sulla cultura della persona prima di stilare le domande.
5. Se la vittima rifiuta di testimoniare, non offrire denaro per convincerla.
6. Pensa all’impatto delle foto delle vittime e delle testimonianze dei sopravvissuti sulle loro famiglie.

Disegni di bambini sul luogo del crimine

Disegni di bambini sul luogo del crimine. Jerusalem-Stiege, Vienna.

Ora che abbiamo elencato cosa dovrebbero fare e non fare i media nel terrorismo, e quello che potrebbero fare le aziende per contrastare il giornalismo scandalistico, ricordiamoci anche il ruolo fondamentale di ogni cittadino: seguire le notizie da più fonti attendibili, non divulgare materiale amatoriale o fatti non confermati e segnala contenuti non ufficiali. Il giudizio critico è la base di ogni azione.

Nasce Scena Unita, un fondo per salvare lo Spettacolo e i suoi lavoratori

  • Il settore dello spettacolo è tra quelli più colpiti dalla crisi da Covid-19
  • Gli artisti dello show biz italiano hanno promosso una raccolta fondi per i lavoratori senza tutele
  • Nasce Scena Unita, il fondo a sostegno dello spettacolo

All’indomani del secondo lockdown nasce Scena Unita, un fondo a sostegno dei lavoratori dello spettacolo precari.

La crisi da Covid-19 ha investito in maniera più o meno diversa tutte le regioni di Italia e tutte le attività economiche del paese. Ma uno dei settori maggiormente colpiti è quello dello spettacolo. Da quando è scoppiata la Pandemia il sipario è subito calato su teatri, cinema, live club, set di produzione e altri luoghi attorno a cui ruotano tanti lavoratori autonomi e intermittenti.

I professionisti dello spettacolo stanno sentendo il peso della crisi economica soprattutto per la mancanza di inquadramenti professionali che ne tutelino l’operato in condizioni di difficoltà. Per far fronte a quella che potrebbe diventare una vera e propria emergenza culturale, tanti artisti ed enti privati si sono riuniti attorno al tavolo della solidarietà per dare vita a Scena Unita, un fondo per sostenere i lavoratori dello spettacolo e le loro famiglie.

Nel comunicato stampa ufficiale dell’iniziativa si legge che il settore dello spettacolo è un sistema complesso non sempre dotato di strumenti adeguati, sia da un punto di vista di inquadramento professionale che rispetto al sostegno economico alle realtà che lo compongono da parte dello Stato. L’emergenza sanitaria ha generato un peggioramento progressivo della situazione economica del settore che oggi rende non sostenibile la sopravvivenza delle persone e delle realtà, profit e no profit, che in esso operano.

Gli obiettivi di Scena Unita per far ripartire il settore dello Spettacolo

Scena Unita vuole dare un aiuto concreto a quei lavoratori impossibilitati ad operare in questo momento e sostenere una futura ripartenza del settore attraverso la realizzazione di questi obiettivi:

  1. Sostenere i lavoratori i cui requisiti saranno definite da un apposito bando
  2. Supportare le attività formative che risponderanno ai criteri del bando
  3. Supportare i progetti che potranno innescare nuove occasioni di lavoro.

Il fondo sarà gestito da CESVI, in collaborazione con Music Innovation Hub e La Musica Che Gira. Mentre le attività per realizzare gli obiettivi del fondo saranno elaborate da un comitato tecnico scientifico formato da Fondazione Centro Studi Doc, Fondazione Fitzcarraldo, cheFare, #chiamateNoi, Squadra live, 42 Law Firm, Associazione Unita e altre personalità di spicco: il professor Stefano Baia Curioni e la professoressa Dubini dell’Università Bocconi, il professor Gianluca Scarchillo dell’Università La Sapienza, il professor Fabio Dell’Aversana della Federico II, Maurizio Roi esponente di Mediartecultura e Art-booking e Andrea Marco Ricci di CAM/Note Legali/Nuovo IMAIE.

LEGGI ANCHE: La crisi ha colpito tante aziende italiane, ma per rilanciare le attività c’è il Digital Marketing

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da FEDEZ (@fedez)

La raccolta fondi

Oggi Scena Unita ha già raccolto 2 milioni di euro grazie al contributo di tanti artisti e brand, tra cui Achille Lauro, Chiara Ferragni, Manuel Agnelli, Carlo Verdone, Fiorello, e tanti altri.

Tra i brand che hanno supportato la comunità creativa vi sono Intesa Sanpaolo, Estetista Cinica, Fendi, Amazon Prime, Vertigo, Friends & Partners, Magellano Concerti, Vivo Concerti, Live Nation, Arcobaleno Tre Srl, Sony Music Entertainment Italy, Warner Music, Universal Music Italia, FIMI, Endemol Shine, Fremantle Italia, Layla Cosmetics, Trident, BPM Concerti,
42 Records, Bomba Dischi, Eclectic, DNA Concerti, Tanta Roba, Alchimia e SDL.

Chiunque può impegnarsi in prima persona facendo una donazione attraverso ForFunding.it la piattaforma di crowdfunding implementata sul sito di Intesa San Paolo con l’obiettivo di raccogliere 400mila euro.

LEGGI ANCHE: App, streaming e divertimento: le iniziative benefiche più originali durante l’emergenza

La precarietà dei lavoratori dello spettacolo

Quello della precarietà dei lavoratori dello spettacolo non è un tema nuovo. Chi sceglie di lavorare in questo settore sa benissimo che tra un lavoro e l’altro, tra una rappresentazione e l’altra, tra un concerto e l’altro, c’è di mezzo un mare di possibilità e di precarietà.

Gli intermittenti dello spettacolo sono tantissimi: i lavoratori della tv, quelli del teatro, quelli del cinema, quelli della musica, quelli della danza e quelli del circo. Basta pensare a tutte le figure professionali che sono dentro all’organizzazione di un evento quale può essere un concerto o uno spettacolo. Fonici, tecnici delle luci, montatori, scenografi, maschere, addetti alle biglietterie, assistenti alla produzione, ecc. Tutte figure professionali, precarie, rimaste fuori per troppo tempo da ogni tipo di riflessione politica ancorata alle logiche fordiste dei grandi contratti collettivi nazionali. Forse il Covid-19, la Pandemia, la crisi economica, possono essere l’occasione per invitare i governi a riflettere in maniera concreta circa le peculiarità di questo settore. In fondo anche nello spettacolo della politica entrano in gioco queste professionalità. Prima di presentarsi in conferenza stampa c’è qualcuno che ti trucca, c’è una macchina da presa, ci sono i tecnici delle luci, ecc.  Lo spettacolo dovrebbe continuare per tutti, nessuno escluso.

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

  • Con Whatsapp Business puoi creare un rapporto personale con i tuoi clienti, aumentandone così la fidelizzazione
  • Permette di impostare le risposte rapide per le domande più frequenti, una comunicazione veloce con i clienti… e non solo!

 

WhatsApp Business nasce con lo scopo di sfruttare la messaggistica istantanea per migliorare la qualità dei servizi delle PMI. Tutte le aziende, quindi, possono comunicare in modo più efficiente con tutti i loro clienti.

WhatsApp, fin dalla sua nascita, è l’applicazione di messaggistica che permette di rimanere in contatto con amici e familiari.

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

LEGGI ANCHE: Come funziona Whatsapp Business

Un po’ di numeri…

Dal 2018, WhatsApp può essere utilizzata anche per rimanere in contatto con i propri clienti e, ad oggi, grazie alla versione Business conta più di 50 milioni di utenti in tutto il mondo. L’azienda di proprietà di Facebook ha rilasciato una versione ad hoc per le piccole e medie imprese, chiamata WhatsApp Business.

Tramite quest’app i clienti possono vedere il tuo catalogo e contattarti in maniera molto rapida.

  • Il 61% degli utenti preferisce scrivere ad un’azienda piuttosto che chiamarla;
  • Il 59% preferisce inviare messaggi tramite chat piuttosto che tramite e-mail.

La stessa azienda ricorda che:

I clienti non amano essere messi in attesa o trasferiti da un operatore all’altro durante le chiamate al servizio clienti e vogliono avere la certezza che i loro messaggi vengano letti da qualcuno.

La pandemia che stiamo vivendo ha dimostrato chiaramente che le aziende hanno bisogno di metodi alternativi per interagire con i clienti e concludere le vendite in modo veloce ed efficiente. WhatsApp si è rivelata una risorsa utile ed efficace, e ogni giorno oltre 175 milioni di persone inviano messaggi proprio ad account WhatsApp Business.

Una nostra ricerca ha rivelato che i clienti preferiscono inviare un messaggio alle attività per ottenere assistenza e sono più propensi a completare l’ordine quando questa opzione è disponibile.

whatsapp-privacy-dati-personali

LEGGI ANCHE: 3 esempi di Whatsapp Marketing

Cosa riguarderanno le novità

Forti di un processo ben collaudato, grazie al successo dell’applicazione stessa e delle API di Whatapp Business, l’azienda precisa che:

Siamo convinti che WhatsApp possa contribuire a fare della messaggistica lo strumento più efficace per mettere in contatto attività e consumatori.

Da qui, emergono gli interessi concreti per contribuire a rendere sempre migliore la gestione delle proprie conversazioni con i clienti. Ecco cosa riguarderanno le ultime feature e prospettive.

Acquisti

Nuove funzionalità per visualizzare i prodotti disponibili e completare l’acquisto direttamente dalla chat. Inoltre, si consentirà alle attività di integrare più facilmente queste funzioni con le proprie soluzioni di vendita e assistenza ai clienti, in modo da aiutare le piccole aziende, che in questo momento particolare sono le più colpite.

Servizi di hosting di Facebook

Ogni attività commerciale ha esigenze tecnologiche diverse e deve poter scegliere con quali aziende collaborare per la gestione delle comunicazioni con i propri clienti.

Proprio per questo, nell’arco dei prossimi mesi verranno ampliate le partnership, già in essere, con i fornitori di soluzioni aziendali con cui l’azienda collabora da circa due anni. Verranno messi a disposizione delle aziende anche nuove opzioni per la gestione dei messaggi di WhatsApp attraverso servizi di hosting che Facebook ha in programma di offrire.

Questa opzione, forse la più importante, permetterà, alle piccole e medie imprese, di avviare l’attività su WhatsApp, vendere prodotti, tenere aggiornato l’inventario e rispondere tempestivamente ai messaggi, anche quando i dipendenti lavorano in smart working.

Vendite di servizi alle aziende

L’unica nota dolente, seppur in mare di positivo, è quella che si riferisce all’addebito, nei confronti dei clienti business, d’una tariffa per alcuni dei servizi offerti.

Questo permetterà a WhatsApp di continuare a sviluppare la propria attività e, allo stesso tempo, garantire e ampliare il servizio di chiamate e messaggi gratuiti, protetti dalla crittografia end-to-end, per oltre due miliardi di utenti.

Una vera e propria dichiarazione d’intenti che mira ad incentrare tutto sulla facilità di scambio di informazioni, e quindi di creare ancora più “legame”, anche e soprattutto, in termini economici tra brand e clienti. Noi non vediamo l’ora, e tu?

Come aprire il profilo su Whatsapp Business

Il primo passo da fare è scaricare l’app gratuita da Play Store o App Store di Apple.

Se già usi WhatsApp, all’apertura dell’applicazione della versione Business ti viene richiesto di migrare tutte le chat e i contenuti multimediali da un account all’altro. Di fatto, usi solo l’app WhatsApp Business, su cui viene trasferito ogni contenuto, attraverso una procedura guidata. Non temere!

Se non hai mai utilizzato WhatsApp, allora ti viene richiesto di verificare il tuo numero di telefono. Portati a termine questi primi passaggi, devi:

  • Scegliere un nome per il tuo account;
  • Il nome dell’azienda;
  • Aggiungere un’immagine di profilo;
  • Definire la categoria a cui appartiene la tua attività (alimentari, abbigliamento, etc.).

Quando hai concluso questi step, l’applicazione di permette di procedere.

Così, giungi a una schermata dove trovi le tre sezioni dell’applicazione WhatsApp classica: ChatStato e Chiamate.

Allo stesso modo, in alto a destra si trovano i tre pallini bianchi del menu Altre opzioni. Quello che devi fare adesso è andare, dal menu, alle Impostazioni.

Questo passaggio è importante per completare il tuo profilo aziendale. Infatti, andando sul nome dell’attività e poi sul simbolo della matita in alto a destra, hai accesso ad un’altra schermata.

Da qui puoi inserire tutte le voci che riguardano la tua attività:

  • Numero di telefono;
  • Indirizzo;
  • Descrizione di prodotti o servizi;
  • Orari di apertura;
  • Indirizzo e-mail;
  • Indirizzo sito web

Whatsapp Business: a cosa serve e le ultime novità

A cosa serve

WhatsApp Business permette di creare una scheda della tua azienda, un po’ sulla falsa riga di Google My Business. Il tuo account business deve essere completo di tutte le informazioni utili ai tuoi clienti, per essere facilmente reperibile. Risulta indispensabile per tutti i commercianti che desiderano condividere informazioni sui loro prodotti e servizi più facilmente.

I cataloghi funzionano come vere e proprie vetrine mobili, nelle quali le aziende possono mostrare i loro prodotti. I clienti interessati possono semplicemente sfogliarli e scoprire facilmente cosa vogliono acquistare.

Finalmente i clienti possono visualizzare il catalogo completo direttamente all’interno di WhatsApp. Questo dà ai proprietari di aziende un aspetto più professionale e permette loro di coinvolgere i clienti in chat senza indirizzarli verso il sito web. Un sorta di rapida ed estensione digitale del proprio store fisico.

Fai attenzione al nome che decidi di dare all’attività, perché non avrai più occasione di modificarlo.

Come creare e gestire un Catalogo

  • Vai su Impostazioni > Impostazioni attività > Catalogo;
  • Clicca su “Aggiungi prodotto o servizio” per creare un nuovo catalogo;
  • Clicca sull’icona “+” e Aggiungi immagini;
  • Scegli foto esistenti dalla tua galleria o scattane di nuove tramite la fotocamera. Puoi scegliere fino a 10 immagini;
  • Aggiungi il nome dei prodotti o dei servizi, e, se desideri, puoi inserire informazioni aggiuntive, come la descrizione, il prezzo e un link che rimandi al sito web;
  • Una volta che hai concluso tutti i passaggi, clicca su “Salva”.

Vantaggi e svantaggi di Whatsapp Business

Eccoti alcuni dei vantaggi davvero degni di nota per tutti coloro che fanno uso di questa versione della celebre App:

  1. Puoi creare un rapporto personale con i tuoi clienti, aumentandone così la fidelizzazione;
  2. Permette di impostare le risposte rapide per le domande più frequenti;
  3. Permette una comunicazione veloce con i clienti;
  4. Permette di presentare la tua azienda e i tuoi prodotti;
  5. È gratis;
  6. È semplice da usare;
  7. Puoi fornire assistenza pre o post vendita;
  8. Non hai bisogno di avere un negozio online.

In merito agli svantaggi, ecco di seguito, alcuni di essi che ahimè risaltano davvero tanto… fammi sapere che ne pensi se già la utilizzi. Scrivi nei commenti!

  1. L’account è personale, e quindi la chat non può essere gestita da più collaboratori contemporaneamente;
  2. Non si possono inviare messaggi promozionali, altrimenti si rischia che l’account venga bloccato;
  3. Forte rischio di perdere il Tone Of Voice del tuo brand. Rimanere coerente al tuo modo di parlare.

Come permettere ai tuoi clienti di contattarti tramite WhatsApp Business?

Ecco due possibilità per essere contattati tramite l’app:

  1. Tramite numero di telefono;
  2. Per celebrare la soglia dei 50 milioni di utenti, WhatsApp Business ha introdotto una novità: tramite codice QR. I tuoi clienti possono iniziare a chattare con te semplicemente scannerizzando un codice QR!

Figo, no?

Torna il Forum delle Risorse Umane: 3 giorni per scoprire il futuro del settore

Il 17, 18 e 19 novembre torna in triplice veste il Forum delle Risorse Umane.

Se la pandemia ha messo a dura prova il mondo del lavoro e del People Management, che si è improvvisamente trovato a dover rivoluzionare la propria attività, l’edizione 2020 del Forum avrà il compito di fare un bilancio sui progressi svolti e porre le basi di un confronto sulle nuove sfide e le opportunità aperte dai nuovi scenari.

>>> Scopri quale sarà il futuro del mondo HR con il Forum delle Risorse Umane.

Tre giorni dedicati al futuro delle skill, del welfare e dell’innovazione

Per dare a questi temi lo spazio che meritano, il Forum sarà organizzato in una tre giorni di sessioni, ciascuno dedicato a una diversa area di interesse: Training & Recruiting Day (17 novembre), Welfare & Wellbeing Day (18 novembre) e Digital & Innovation Day (19 novembre).

In un’epoca che ci ha visti costretti a minimizzare gli spostamenti e i contatti con gli altri, gli organizzatori hanno pensato che uno sforzo ulteriore fosse necessario per tornare a incontrarci, dialogare, riflettere sui problemi, in modalità online.

Il programma

Ciascuna delle tre giornate avrà inizio con una sessione plenaria, a cui seguiranno Talk Show, Digital Speech, Tavoli Tematici, con la partecipazione di Direttori di funzione e Opinion Leader d’eccezione del mondo HR, chiamati a confrontarsi sul presente e sul futuro del People Management, su come rilanciare il lavoro e far ripartire il paese. E saremo presenti anche noi di Ninja con un intervento dal titolo Ninja Learning for Digital Transformation: metodi e tecnologie a supporto delle aziende“, a cura di Federica Bulega (Corporate Training Manager di Ninja Academy) e di Esther Intile (Event & Account Manager di Ninja Academy).

Sarà l’occasione per interrogarsi sulla corretta “Exit Strategy” da tre prospettive:

  • 17 novembre | Le skill del futuro. Le leve della talent attraction e della formazione per far ripartire il paese.
  • 18 novembre | Il welfare del futuro. Il benessere delle persone e la crescita sostenibile.
  • 19 novembre | L’innovazione del futuro. Digitalizzazione e tecnologia per trasformare le crisi in opportunità.

Vuoi saperne di più e seguire la diretta? Iscriviti al Forum delle Risorse Umane!