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digital tool

Mimoto, TweetIdeas e LunarCRUSH, i digital tool della settimana

Alcuni argomenti tendono a polarizzare la nostra attenzione durante la settimana e solo nel weekend abbiamo l’occasione di approfondirli. Tra quelli dell’ultimo periodo ci sono sicuramente gli NTF e il mondo delle cripto valute in generale.

Tra le applicazioni consigliate questa settimana, anche uno strumento per tenere sotto controllo il panorama relativo a uno dei metodi di pagamento in più rapida crescita, che non ci si può più permettere di sottovalutare.

Con gli strumenti digitali di oggi però, pensiamo anche al tempo libero: un po’ di svago cantando a squarciagola i nostri successi preferiti può aiutarci a trascorrere una serata spensierata dopo tante, impegnative ore di lavoro.

E poi anche suggerimenti per i tweet e l’analisi delle chat di WhatsApp, nella nostra selezione settimanale dei digital tool, direttamente da Ninja PRO Information.

LEGGI ANCHE: MyHeritage, Ariyh e Kbee, i digital tool della settimana

Un sabato sera differente

tool karaoke

Se il karaoke con gli amici era la tua più grande passione nel pre-pandemia, puoi continuare a farlo: sul web o in VR. Per farlo puoi provare Karaoke Nite, ancora in versione Beta.

Mondo Crypto

tool crypto

Senza community, non ci sono criptovalute. Lo stanno imparando non solo gli esperti ma anche i profani. LunarCRUSH è la piattaforma di social listening per le criptovalute che aiuta gli investitori a prendere decisioni migliori monitorando i social media che influenzano i mercati. Tutto attraverso interessantissime dashboard.

Mai a corto di tweet

tool tweet

Vuoi essere all’altezza di Elon Musk nel gestire il profilo su Twitter? Con TweetIdeas potrai generare post di alta qualità, variando tra barzellette, citazioni, news e grafiche accattivanti.

Relazioni su WhatsApp

tool per whatsapp

Sei curioso di conoscere nel dettaglio i dati sui rapporti che intrattieni sui social? Con Mimoto puoi analizzare obiettivamente le tue chat, in modo sicuro per la privacy. L’app per iOS funziona solo sul dispositivo e non esporta alcun dato, offrendo interessanti statistiche.

Il supporto, al costo di un caffè

strumento per il supporto

Buy Me a Coffee è un modo semplice per permettere alle persone di finanziare il tuo lavoro.

Senza perdere la testa con un mucchio di applicazioni come Patreon, Mailchimp, puoi accettare supporto, adesioni, e costruire un rapporto diretto con i tuoi fan.

 

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Se hai trovato utili questi tool, attiva la prova gratuita di Ninja PRO Information. Riceverai ogni giorno le news sempre aggiornate (anche in versione audio), insight, analisi degli esperti e i nostri consigli sui migliori strumenti.

festa del papà

Gli spot più emozionanti per celebrare la festa del papà

Celebrare la festa del papà ormai ha assunto un valore diverso. Questo lungo periodo di Covid ha rivoluzionato le nostre vite. Nel lavoro e nella quotidianità stiamo imparando a non dare più niente per scontato.  Le nostre abitudini sono state stravolte tanto fuori casa quanto dentro: il cambiamento delle dinamiche ci ha fatto riscrivere gli equilibri ed i ruoli.

Essere dei supereroi significa anche aver riprogrammato la quotidianità e aver scoperto nuovi approcci nei confronti della famiglia e dei figli. I bambinipossono trarre maggiori benefici dalla parità dei genitori, apprendendo così le diverse dinamiche sociali e di ruolo.

Soprattutto nell’ultimo anno i padri hanno riscoperto il prendersi cura della famiglia non solo economicamente. Si condividono maggiormente gli spazi, i tempi e la pragmaticità delle azioni. La rinnovata immagine dei padri li vede impegnati non solamente a fare cose per i figli, ma a fare cose insieme. Questa evoluzione di sicuro lascerà un buon esempio non solo per chi la vive nel presente ma anche per le generazioni future.

Ed anche i brand sono vicino ai papà e ce li mostrano come grandi compagni di avventure, come protagonisti della quotidianità e come accompagnatori, insieme alle madri, nella vita dei bambini.

Pampers India – A father’s promise (2021)

Secondo il sondaggio Nielsen del 2016, in India l’84% dei padri ritiene che la cura dei figli spetti principalmente alle madri. Pampers è impegnata nella diffusione di un messaggio volto alla parità genitoriale. Ci vogliono due genitori per crescere un figlio e ci vuole il supporto di entrambi per essere genitori.

Dove Men+Care – Dad On (2020)

Sono presenti, sono insegnanti, ci sono vicini in ogni momento e ci accompagnano in nuove avventure. Sono complici e si fanno coinvolgere, anche se si tratta di un video per Tik Tok! Dove è in prima linea anche nel supporto per i genitori con DadsCare.com, fornendo risorse utili e consigli pratici per il quotidiano, creati dai papà per i papà.

Star Wars – #I’myourfather’s day (2020)

Quanti modi e quante occasioni ci sono per dire “Sono tuo padre“?

Budweiser – Fathers Who Stepped Up (2019)

Budweiser mette in luce una figura a volte trascurata e del suo ruolo a volte controverso e delicato: quella del patrigno. Il brand celebra tutti quegli uomini che anche hanno abbracciato un diverso modo di essere padre. Nello spot, nell’augurare buona festa del papà, ogni figlio fa una bellissima dichiarazione al proprio patrigno, consegnando alla fine i documenti di adozione.

LEGGI ANHE: 6 spot emozionanti e divertenti per celebrare la Festa del Papà (2019)

Dollar Shave Club – Manifique: A Father’s Day Gift (2019)

Dollar Shave Club celebra la festa del papà puntando sull’ironia. Ma forse c’è anche un altro messaggio dietro. I papà anche se non hanno un fisico scultoreo sono comunque i nostri supereroi. Come per le donne, è giusto annullare gli stereotipi sulla bellezza e mostrarsi per la propria autenticità.

Stockland Father’s Day – Dad. A small word for a big job (2018)

Il gruppo immobiliare australiano celebra la festa del papà ricordandoci che in una piccola parola sono contenute infinite emozioni, infinite azioni e infinito amore. Il sito Stockland dà inoltre voce ai pensieri di diversi papà che con le loro esperienze e con i propri consigli si aprono agli altri papà.

Manforce Condoms – Work From Home Distraction (2020)

In quest’ultimo anno a causa della pandemia sono molte le persone che hanno continuato a lavorare da casa. Per le coppie sono aumentate le occasioni di concedersi momenti di intimità. Come sono aumentate anche le nascite. Il brand di profilattici ironicamente augura una buona festa del papà a tutti quelli che fanno un break dal lavoro (da casa) per occuparsi dei neonati e non per concedersi un momento di passione.

Oltre 22.000 kg di tiramisù a domicilio ordinati su Just Eat nell’ultimo anno

Una morbida crema al mascarpone, caffè e savoiardi, sono questi gli ingredienti principali che fanno di questo dolce al cucchiaio uno dei simboli per eccellenza della cucina italiana e tra i dessert più apprezzati e ricercati a livello internazionale. Una vera e propria golosità, che non smette mai di stupire sia nella sua versione tradizionale sia nelle sue molteplici varianti, e che sta prendendo sempre più piede anche tra gli amanti del food delivery.

La conferma arriva da Just Eat, app leader per ordinare online cibo a domicilio in tutta Italia e nel mondo, e parte di Just Eat Takeaway.com, leader mondiale nel mercato della consegna di cibo a domicilio e top player assoluto fuori dalla Cina. Per celebrare il Tiramisù Day che ricorre il 21 marzo, Just Eat ha analizzato l’andamento degli ordini di tiramisù nell’ultimo anno, registrando oltre 22.000 kg di tiramisù ordinati a domicilio, un amore guidato dalla tradizione e che si è fatto sentire soprattutto negli ultimi mesi dell’anno, che da soli hanno rappresentato il 34% degli ordini.

Classifica dei tiramisù più ordinati

  1. Classico;
  2. Pistacchio;
  3. Caffè;
  4. Nutella;
  5. Fragola;
  6. Oreo;
  7. Nutella e banana;
  8. Pan di Stelle;
  9. Tè Verde;
  10. Mascarpone.

Il tiramisù tra gusti preferiti e nuovi food trend

La classifica conferma ancora una volta il grande primato del gusto classico, soprattutto nelle varianti artigianali e della casa. Secondo posto per il pistacchio e terzo per quello al caffè.

Emerge però anche la passione degli italiani per accostamenti unici e originali, come Nutella e banana, così come per varianti più golose come quella alla Nutella, all’Oreo o al Pan di Stelle. C’è poi chi non vuole rinunciare alla frutta e quindi opta per la versione alla fragola, oppure di chi desidera un tocco più esotico e si lancia sul Tè Verde

Oltre ai tiramisù più richiesti, che registrano le preferenze in fatto di ordini a domicilio, ci sono poi le curve di crescita che ci parlano dei nuovi food trend: il tiramisù a gelato, quello senza glutine, quello al mascarpone e quello fatto in casa, spiccano su tutti, soprattutto nelle tipologie con amaretto e pistacchio. 

Durante i mesi di lockdown il tiramisù è stato un vero alleato per gli amanti del food delivery. Tra le varianti preferite spiccano quelle della casa e le artigianali, seguite da quella al pistacchio. Differenze invece si registrano in relazione al terzo posto: nel primo lockdown la variante al caffè è stata la più ordinata, mentre negli ultimi mesi dell’anno si è preferito quello alla Nutella.

LEGGI ANCHE: Just Eat celebra le donne che gestiscono oltre 500 ristoranti di food delivery in Italia

E per quanto riguarda i mesi e i giorni in cui si è ordinato di più? I mesi in cui si è ordinato di più sono stati ottobre, novembre e dicembre 2020, che da soli rappresentano infatti il 34% degli ordini dell’anno. Febbraio e marzo, che di solito sono sempre in testa a questa speciale classifica, hanno invece visto una preferenza per il gelato, che ha registrato +133% di crescita di ordini, come confermato dal focus dell’Osservatorio annuale sul mercato del cibo a domicilio realizzato per analizzare i consumi del food delivery tra marzo e aprile 2020.

Il giorno in cui si è ordinato più tiramisù è stato invece il 5 dicembre 2020, segno della voglia di dolci che si fa sentire soprattutto sotto le feste, mentre tra i giorni preferiti della settimana per ordinare spicca il sabato a Roma e Milano, seguito dalla domenica e dal venerdì. 

Il tiramisù lungo la Penisola: le città più golose

Roma si conferma la città del tiramisù a domicilio per eccellenza, con oltre 7.300 kg ordinati nel 2020. Gusto preferito? Il classico, che si posiziona in cima alla classifica per tutte le città, seguito da pistacchio e Nutella. Secondo posto per Milano (oltre 1.600 kg) che a differenza di Roma, al secondo posto predilige la variante più fresca ai frutti di bosco. Seguono Genova (oltre 1.400kg) con Avocado e Tè Matcha tra i gusti più originali e preferiti, e Torino (oltre 1.200 kg) in cui spicca la variante aromatizzata al Limoncello. Trieste, con 669 kg, registra una preferenza per l’originale tiramisù al cardamomo, mentre Bologna, sesta in classifica con 602 kg, si differenzia per la presenza della versione al mirto. A chiudere la top 10 delle città più golose troviamo poi Verona (357 kg), Cagliari (290 kg), Parma e Napoli a pari merito (267 kg) e Firenze (245 kg).

Roma e Milano sono state anche le città in cui si è ordinato più tiramisù sia in occasione del primo lockdown (marzo-aprile) sia nel secondo (novembre-dicembre), mentre Torino, che sull’anno si è posizionata solo quarta, è stata la terza città ad avere registrato più ordini durante il primo periodo di chiusura.

consegne a domicilio

Identikit dei mangiatori di tiramisù a domicilio

Che il tiramisù sia uno dei dolci più amati universalmente lo si evince anche dal fatto che la percentuale di uomini e donne che lo ordinano a domicilio si equivale quasi completamente, parliamo infatti del 51% vs 49%. Se andiamo invece a indagare per fasce di età, scopriamo che in linea con le tendenze evidenziate su coloro che ordinano sulla piattaforma, il tiramisù viene prediletto come sfizio soprattutto da chi ha 25-34 anni (37%), cui fa seguito il range 35-44 anni con il 30%, quello 18-24 anni con il 16% e infine il 45-55 anni con il 10%.

NFT

Vuoi investire in NFT? Ecco tutto quello che dovresti sapere per iniziare

Gli NFT sono beni digitali che, grazie alla tecnologia applicata anche alle criptovalute, diventano “unici”.

Ognuno di essi, infatti, ha una propria identificazione e non è replicabile. Questi token servono quindi da “atto digitale” per certificare edizioni originali per opere d’arte, album o brani musicali e anche meme.

Per questo, la definizione “non fungibili” si riferisce ai criteri di unicità e indivisibilità del token. Queste caratteristiche li rendono anche diversi dagli utility token e dalle criptovalute.

I Non-Fungible Token si acquistano solitamente in aste, in un sistema di offerte in cui la migliore si aggiudica il contenuto, che può essere poi pagato attraverso i consueti metodi oppure, naturalmente, in criptovaluta.

LEGGI ANCHE: Crypto economy: perchè devi capire la blockchain per prepararti al Web 3.0

Il fenomeno è esploso negli ultimi mesi, quando la popolarità degli NFT è decollata grazie alla vendita di alcune opere digitali per cifre da capogiro, ma anche per l’interesse manifestato sempre più spesso da celebrità e uomini d’affari come, inutile sorprendersi, Elon Musk.

Il rischio principale di acquistare qualsiasi criptovaluta, compresi gli NFT, è che il valore del bene è in gran parte basato sulla speculazione. Gli acquirenti puntano quindi sul fatto che i loro NFT saranno il futuro del collezionismo. Si tratta però di una scommessa senza alcuna garanzia.

Se ti solletica l’idea di partecipare alla frenesia del momento e vuoi acquistare un NFT, devi assolutamente conoscere alcune informazioni basiche.

Che “forma ha” un NFT

Un NFT è un’opera digitale. Può quindi essere un brano musicale (o un intero album), un contenuto audio visivo, una realizzazione grafica. Ma anche un meme e persino un Tweet.

Kings of Leon

Ad esempio, i Kings of Leon hanno pubblicato il loro ultimo album proprio con questa modalità all’inizio di questo mese. Si tratta quindi di un oggetto da collezione a cui è abbinato un certificato (il token) che ne garantisce autenticità e originalità.

Mike Winkelmann, un artista conosciuto al grande pubblico con lo pseudonimo di Beeple, ha venduto un collage digitale di opere realizzate in 5000 giorni per la cifra record di 69,3 milioni di dollari, in un’asta da Christie’s. Un evento che non si fa fatica a definire storico non solo per l’oggetto messo all’incanto, ma anche perché la famosa casa d’aste fondata nel 1766, per la prima volta ha consentito di pagare l’offerta tramite moneta digitale, oltre alle consuete forme di pagamento.

E poi c’è l’artista canadese Claire Boucher, conosciuta come Grimes, che ha venduto una sua opera d’arte visiva per quasi 6 milioni di dollari, sul marketplace Nifty Gateway. Un bel colpo!

Non tutti gli NFT sono però oggetti da collezione: possono infatti anche incorporare biglietti per eventi, acquisti in-game e altri benefit. Tornando ai Kings of Leon, infatti, alcuni degli NFT venduti dalla band consistevano in biglietti Premium per i futuri concerti, con concessioni speciali come l’accesso al backstage o un posto in prima fila riservato a vita.

Cosa ottengo quando acquisto un NFT

Quando acquisti un NFT possiedi i diritti originali del bene digitale, che si tratti di musica, immagini o qualsiasi altro “oggetto virtuale”.

L’acquirente ottiene infatti l’unico token che ne certifica la proprietà e ogni NFT viene registrato in un enorme “libro mastro digitale” (esattamente come avviene per le criptovalute) che conserva le informazioni riguardo alla sua creazione, alle transazioni di vendita e alla proprietà attuale.

Gran parte del valore del bene digitale deriva quindi dalla possibilità di certificarne la proprietà e i diritti che da essa derivano. “La vera chiave è la proprietà stessa“, ha specificato Dan Kelly, Presidente di Nonfungible.com. “È lo status che deriva dal possedere quella cosa. È totalmente diverso possedere l’originale rispetto a una replica“.

Uno degli ostacoli che invece frena la diffusione di queste opere è la percezione che la versione fisica di un oggetto da collezione sia, in qualunque caso, più preziosa del corrispettivo digitale. In realtà, gli NFT sono spesso un investimento più valido in termini di sicurezza, grazie proprio al loro processo di autenticazione.

Cosa rende un NFT davvero originale

Anche se ne esistono diverse copie in giro per la rete, solo l’acquirente del token NFT possiede i diritti sul bene digitale. Per fare un paragone facilmente comprensibile, un conto è possedere il quadro della Monna Lisa di Leonardo Da Vinci, un altro è tenere appesa in camera una delle centinaia di milioni di riproduzioni in giro per il mondo. Una e solo una è l’originale, le altre sono solo copie senza un gran valore.

Ogni token basato su blockchain è infatti unico. Gli NFT contengono metadati che certificano la creazione dell’opera, chi l’ha realizzata e altre informazioni che vengono combinate con una funzione hash crittografica (una tecnica che trasforma i dati in una sequenza unica di 40 caratteri fra lettere e numeri) che crea una identificazione unica.

Quindi, anche se ci sono migliaia di NFT in giro per la rete con immagini che possono apparire identiche, le informazioni all’interno saranno tutte diverse e permetteranno di riconscere l’una rispetto all’altra e distinguere l’originale dalle copie.

Le normative in merito hanno però bisogno di essere ancora analizzate da diversi punti di vista. Se è vero che quando una persona acquista un NFT il bene contenuto diventa di sua proprietà, non accade lo stesso con il copyright, che dovrebbe essere trasferito separatamente con un contratto a parte. Diversamente, il creatore del copyright potrebbe ancora utilizzare, distribuire o creare copie dell’opera, compresa la generazione di nuovi NFT per quelle copie, creando un possibile danno a chi ha acquistato l’opera originale eliminando il presupposto della scarsità del bene.

Ci sarà parecchio lavoro per gli avvocati specializzati sulle proprietà intellettuali!

Quanto costano gli NFT

Nyan Cat

Mentre alcuni token non fungibili sono stati venduti per pochi dollari, altri pezzi di arte digitale di fascia alta hanno raggiunto quotazioni milionarie. Il famoso meme chiamato Nyan Cat, che raffigura un gatto con il corpo di una Pop-Tart, è stato acquistato per quasi 600.000 dollari, ma gli album dei Kings of Leon erano invece in vendita a soli 50 dollari.

Il marketplace di beni digitali Top Shot permette ai fan del basket e ai collezionisti di comprare, vendere e collezionare video con licenza ufficiale di highlights degli eventi sportivi. Un acquirente che aveva speso più di 175.000 dollari per alcune trading card digitali, ora si ritrova con un patrimonio in NFT che supera i 20 milioni di dollari.

Dove si comprano i Non-Fungible Token

Una informazione senza dubbio necessaria riguarda il posto giusto in cui è possibile accaparrarsi questi preziosi oggetti del desiderio senza incappare in sgradite sorprese. Esistono infatti marketplace accreditati dove i potenziali acquirenti possono partecipare ad aste, comprare e vendere NFT. I più popolari sono OpenSea, Nifty Gateway, Yellowheart e NBA Top Shot.

Una indicazione importante può essere quella di cercare di acquistare gli NFT direttamente dal venditore. Sui siti secondari, diventa più difficile verificarne l’autenticità se si ha meno familiarità con il processo di acquisto e vendita dei token non fungibili.

Attenzione alle truffe

La premessa necessaria è quella di evitare quindi siti secondari e venditori non accreditati. Anche sui canali ufficiali, però il rischio di truffe e inganni è sempre dietro l’angolo, cosa che non dipende in nessun modo dal sistema di certificazione del bene digitale o della piattaforma ma dall’azione, più o meno in buona fede, di possibili persone con pochi scrupoli.

Il modo migliore per combattere questo fenomeno è quello di rivolgersi sempre a venditori accreditati e considerare l’operazione con la stessa prudenza che si adotta nel fare trading sul mercato azionario.

10 consigli per garantire che le e-mail arrivino con successo a destinazione

Quante volte siamo rimasti imbambolati di fronte allo schermo del nostro laptop aspettando l’arrivo di un’e-mail importante? A nulla è valso aggiornare la posta elettronica e staccare e attaccare la connessione in maniera quasi ossessiva, quella famigerata e-mail non è mai arrivata.

Evoluzione 2.0 di un fido emissario o un abile piccione viaggiatore, l’e-mail è diventata presto il canale per eccellenza preferito dai marketer di tutti i settori per comunicare, interagire e fidelizzare la propria clientela. Lo sapevate che, dopo la lettura di una e-mail, 4 persone su 10 visitano incuriositi un sito e-commerce o si recano in negozio per fare degli acquisti?

L‘e-mail marketing può davvero fare la differenza per un’azienda perché contribuisce ad aumentare le conversioni delle campagne su tutti i canali e incidendo, di conseguenza, sul fatturato. Se inizialmente veniva utilizzata per far conoscere e promuovere prodotti e/o servizi, ormai è diventata un punto d’incontro dove clienti, potenziali clienti e azienda possono interagire fra loro.

Prima di concentrarsi su una strategia di e-mail marketing efficace però, dobbiamo avere la certezza che le nostre e-mail arrivino a destinazione, e parlando di marketing automation, la deliverability rappresenta proprio la capacità di un messaggio di arrivare nella casella elettronica dei clienti senza incontrare nessun intoppo.

Ma quali sono le strategie di deliverability da tenere a mente affinché i nostri messaggi giungano sempre a destinazione?

Le strategie di deliverability da conoscere

La deliverability è quindi un aspetto fondamentale su cui i CRM manager devono focalizzarsi.

Noi vogliamo svelarvi delle strategie per ottimizzarla, ma non finisce mica qui. Se volete conoscere trucchi e segreti di questo fantastico mondo, Splio da sempre esperto sul tema di deliverability, ha creato un’esperienza immersiva per raccontarvi, in modo unico e interattivo, quali sono i principali fattori a cui prestare attenzione quando si invia una e-mail.

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e-mail

Credits: by Splio

Ecco 10 suggerimenti per migliorare la ricezione delle proprie e-mail e la propria strategia di e-mail marketing.

1. Assicurarsi un database pulito e di qualità

La pulizia dei dati è il primo punto da cui partire per garantire il corretto funzionamento della marketing automation. I dati infatti devono essere controllati periodicamente, garantendo una corretta sintassi degli indirizzi e-mail, verificare che il dominio sia quello giusto e rimuovere invece tutti quegli indirizzi che producono una risposta da postmaster.

Meno saranno gli indirizzi e-mail errati nel CRM migliore sarà il tasso di deliverability.

2. Utilizzare un sottodominio del proprio sito web per l’e-mail d’invio

Prima di avviare qualsiasi strategia CRM, è meglio selezionare un dominio per il proprio indirizzo e-mail che corrisponda al sottodominio del proprio sito web. Per quale motivo? Per essere identificato dai provider di posta elettronica grazie al dominio delle proprie e-mail assicurandosi che le newsletter vengano riconosciute per tempo dai provider.

Altro aspetto importante è quello di evitare, in questo modo, conflitti di dominio senza danneggiare né la reputazione della e-mail né del sito web.

3. La quantità non è mai sinonimo di successo

Intasare la casella di posta elettronica dei propri clienti non è di certo una strategia vincente. È importante escludere dagli invii chi ha già ricevuto una e-mail nell’ultima settimana. Bisogna garantire un equilibrio nella comunicazione considerando tutti i canali.

Un’elevata pressione marketing può generare effetti indesiderati sull’engagement e sul tasso di deliverability. Con un tool di marketing automation possiamo, per esempio, impostare dei filtri automatici evitando d’inviare nuovamente e-mail a chi abbiamo già contattato nell’ultimo periodo.

4. Dare priorità agli utenti attivi grazie alla segmentazione

Siamo bombardarti da messaggi ed e-mail ogni giorno, tutti i giorni. Sapevate che inviamo ben oltre 300 miliardi di e-mail e 6.100 miliardi di SMS al giorno? Sono davvero tante e ovviamente non siamo interessati a ogni messaggio che fa trasalire il nostro smartphone!

Ecco perché diventa indispensabile ottimizzare i tempi e focalizzarsi solo sugli utenti davvero interessati ad aprire e a leggere le nostre e-mail. Tutto ciò è possibile grazie alla segmentazione.

LEGGI ANCHE: Le prossime tendenze del Marketing Globale secondo Deloitte

In questo modo avremo la possibilità di registrare un migliore tasso di apertura e di conversione, senza contare un altro fattore importante, la riduzione dell’impatto ecologico del nostro brand. Purtroppo anche le e-mail inquinano creando traffico virtuale, e che a sua volta genera CO2.

5. Inserire come oggetto un titolo semplice e accattivante

Per favorire l’apertura delle e-mail, è meglio inserire sempre per oggetto un titolo semplice e accattivante, e che allo stesso tempo sia allineato con il motivo principale del nostro messaggio.

Più il tasso di apertura è alto, più i lettori avranno aperto con interesse e letto con piacere le nostre e-mail. In questo modo i Mailbox provider ci riconosceranno come un mittente che offre contenuti di qualità e per il giusto target, contribuendo alla nostra buona reputazione.

6. Creare contenuti ad hoc per ogni utente

Una e-mail personalizzata ha un tasso di apertura superiore del 29% rispetto a quelle standardizzate e clic unici oltre il 41%. I dati che raccogliamo sui nostri utenti devono essere utilizzati in modo smart per personalizzare al meglio la nostra comunicazione creando un messaggio su misura per ognuno. Dall’oggetto alla selezione dei prodotti all’interno dell’e-mail, ogni cosa può essere personalizzata.

Grazie al genere, l’età, le preferenze, e i dati di vendita, sarà possibile personalizzare e rendere più accattivante l’e-mail per il target, aumentando le possibilità di conversione.

7. Scegliere un e-mail design responsive e verificare il codice delle pagine

Il codice delle e-mail è un criterio importante per verificare e accettarsi che un messaggio inviato non sia uno spam o addirittura un virus. Per superare i filtri dei Mailbox provider è indispensabile verificare la qualità del codice rispetto agli standard internazionali e utilizzare un design responsive che sia leggibile da desktop e da mobile.

8. Essere parsimoniosi con i contenuti multimediali

Offrire contenuti diversi e originali è importante, ma non è detto che verranno letti perché ci sono alcuni formati che non sono supportati dai Mailbox provider. Ecco perché è meglio utilizzare meno GIF e prediligere le immagini statiche ai video. Inoltre evitiamo d’includere allegati, meglio inserire una CTA visibile e di rimando al contenuto d’interesse.

9. Utilizzare un lessico adeguato evitando le spam words

Le parole sono importanti, soprattutto nel mondo comunicazione. Quando prepariamo una e-mail da inviare ai nostri clienti, dobbiamo utilizzare un lessico adeguato ed evitare le spam words, ossia le parole che vengono bloccate dall’algoritmo dei Mailbox provider.

Ciò è fondamentale perché le e-mail che vengono identificate come spam impattano in modo negativo sulla nostra reputazione e abbassando il tasso di deliverability.

10. Le persone interessate fanno la differenza

Ultimo consiglio che vogliamo darvi, ma uno dei più importanti, è che sarà il cliente, e quindi chi legge la e-mail, a decidere se interessato o meno ai nostri messaggi. Se infatti l’utente non è convinto del tipo di comunicazione e delle offerte ricevute, nel 60% dei casi annullerà l’iscrizione alla nostra newsletter.

Ma anche questo ci è utile perché decidendo di non inviare e-mail ai consumatori non interessati, andremo ad agire in modo positivo sulla nostra reputazione.

Ora sì che possiamo rilassarci e staccare gli occhi dallo schermo!

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come fare stories fantastiche su Facebook

Come creare stories fantastiche per i brand su Facebook

Storie, storie e ancora storie: il primo ad utilizzare le stories sui social è stato il giovane e frizzante Instagram. Potevano gli altri social rimanere indietro? Assolutamente no, specialmente se fanno parte della stessa famiglia. Per questo motivo, oggi vi raccontiamo come creare storie fantastiche su Facebook sulla base dell’esperienza di per Later.

Un numero a caso: 500

Una notizia probabilmente vi sconvolgerà: secondo dati interni, Facebook Stories conta oltre 500 milioni di utenti attivi ogni giorno, un dato che probabilmente continuerà a crescere in questo 2021. Le stories possono dunque essere una preziosa risorsa di marketing per il vostro brand grazie alle loro facili funzionalità e al feed strategico di Facebook.

Le Stories di Facebook potrebbero essere la miglior opportunità per i brand per aumentare l’engagement, creare consapevolezza e rafforzare la relazione con il target. Come ben sappiamo, a differenza dei post di Facebook che appaiono sui feed degli utenti, le storie vengono visualizzate nella parte superiore del social: già questo è un dato importante perché richiamano subito l’attenzione non appena si apre la piattaforma.

Guardate quest’immagine: è lo screenshot fresco fresco del mio Facebook! Subito dopo le stanze, si vedono già le stories. Non si scelgono: capitano. Ancora, per convincervi, diremo che se siete pigri: potete postarle direttamente in condivisione da Instgram. Spettacolare, no?

Come utilizzare le storie di Facebook per il business

Per condividere le storie di Facebook come brand, devi essere anzitutto l’amministratore o l’editor di una pagina Facebook, ma a differenza delle storie di Instagram che possono essere condivise solo dall’app mobile di Instagram, puoi creare e condividere le storie di Facebook anche dal tuo computer, dall’app di Facebook, da Facebook Lite e persino dall’app di Facebook Messenger!

Il consiglio che vi diamo è quello di utilizzare l’app Facebook per creare e condividere le storie: offre più opzioni e strumenti rispetto alla versione desktop di Facebook.

Quando si condividono una foto o un video sulla storia di Facebook, questi possono essere visualizzati nella sezione delle storie nella parte superiore del feed delle notizie e nella parte superiore della posta in arrivo di Messenger. E come Instagram, le storie di Facebook saranno visibili al pubblico selezionato per 24 ore.

LEGGI ANCHE: Da passatempo a strumento utile: come sono cambiati uso e percezione delle app durante la pandemia

Dopo aver scaricato l’app Facebook e aver effettuato l’accesso, occorre toccare il pulsante dell’ “hamburger” (tre linee orizzontali) nell’angolo in basso a destra dello schermo. Da qui si potrà scegliere la pagina su cui creare le stories!

Per iniziare con le stories di Facebook, serve solo cliccare sul pulsante con i puntini di sospensione nell’angolo in alto a destra dello schermo, che aprirà diverse opzioni tra cui Apri fotocamera.

Creare i contenuti per le storie di Facebook

Iniziamo esaminando la fotocamera delle storie di Facebook e le funzionalità creative a cui si accede: come le storie di Instagram, potete passare dalla fotocamera anteriore a quella posteriore e viceversa toccando il pulsante della fotocamera.

È possibile inoltre cambiare la visuale della telecamera mentre si registra: questa è una piccola caratteristica che può essere d’aiuto ad aggiungere atmosfera alla storia.

Illuminazione: è possibile scegliere tra tre diverse impostazioni di illuminazione quando si crea una storia per Facebook: flash acceso (l’icona del fulmine), flash spento (la luna e l’icona x) e le impostazioni di scarsa illuminazione (l’icona della luna e della nuvola).

Impostazioni fotocamera: toccando l’icona dell’ingranaggio nell’angolo in alto a destra dello schermo, si apriranno le impostazioni della fotocamera, anche se non dovrebbero chiamarle “impostazioni della fotocamera” poiché viene data solo un’opzione di impostazione: la possibilità di salvare automaticamente il contenuto che si crea sul dispositivo.

Filtri: nel corso degli anni Facebook ha investito molto nei filtri AR (“realtà aumentata”) e attualmente offre dozzine di filtri creati dagli utenti per le storie. Tutto quello che dovete fare è toccare l’icona della faccina sorridente e scorrere tutte le opzioni.

Archivio: è possibile caricare contenuti già presenti nella propria memoria o gallery, toccando l’icona della foto nell’angolo in basso a destra o scorrendo verso l’alto sullo schermo.

Opzioni delle stories di Facebook

Facebook attualmente offre quattro diverse opzioni di registrazione: Normale, Video, Boomerang e Live.

Con Normale, potete toccare il pulsante di registrazione per scattare una foto. Oppure potete tenere premuto il pulsante per registrare un video della durata massima di 20 secondi. Se selezioniate la modalità Video, potete toccare una volta il pulsante di registrazione per avviare un video e toccare di nuovo per interromperlo.

L’opzione Boomerang funziona proprio come su Instagram. Tutto quello che dovete fare è toccare il pulsante di registrazione per unire una raffica di foto per creare una breve animazione che viene riprodotta avanti e indietro. Quando selezionate l’opzione Live verrà chiesto di avviare una trasmissione video in diretta su cui i follower possono sintonizzarsi.

Dopo aver registrato una foto o un video, potete utilizzare più strumenti creativi per rendere la storia di Facebook ancora più coinvolgente, come adesivi, testo, tag utente, collegamenti, strumenti di disegno, effetti e sfondi. Potete anche utilizzare l’adesivo “@ TAG” per taggare altri utenti da un elenco a discesa mentre si digita il ​​nome del loro account, proprio come su Instagram Stories! Ancora: potete toccare l’icona della bacchetta magica nell’angolo in basso a sinistra per accedere a dozzine di fantastici effetti e animazioni.

Aggiungendo i link poi, nel momento in cui viene aggiunto un collegamento personalizzato, gli spettatori potranno selezionare “Vedi altro” (See More) per aprire la pagina all’interno del browser di Facebook, in modo simile a come funzionano i collegamenti in Instagram Stories. In alternativa, si possono aggiungere delle CTA , come  “Acquista ora”, “Ottieni indicazioni stradali” o “Ulteriori informazioni”, per indirizzare gli utenti a una pagina specifica già collegata all’account Facebook.

Cliccando poi su condivi nella storia si può vedere il contenuto online!

Monitorare, sempre!

Esistono alcuni modi per monitorare le prestazioni delle stories di Facebook. La prima opzione è passare ad una delle storie attive e toccare l’icona dell’occhio nell’angolo in basso a sinistra. Verrà visualizzato un elenco di persone che hanno visualizzato la storia. Potete anche vedere le statistiche sul rendimento delle storie della pagina facendo clic su Insights.

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Strategia, indispensabile!

Benjamin Chacon nel suo articolo su Later chiede inoltre: cosa pubblicare nelle storie di Facebook? È più opportuno creare contenuti originali per le storie di Facebook o semplicemente riutilizzare le storie su Instagram? Per chi utilizza le Instagram Stories, quindi uno strumento di ricondivisione nativo da Instagram a Facebook disponibile, ha senso sfruttare i contenuti creati per Instagram.

Col tempo, si capirà con cosa il pubblico di Facebook interagisce di più per  iniziare a creare contenuti originali. Ad esempio, il vostro pubblico di Facebook potrebbe tendere a guardare le tue storie dall’inizio alla fine, con un basso tasso di uscita. In tal caso, potreste voler sperimentare video di forma più lunga come tutorial, domande e risposte e presentazioni di prodotti. Quindi potete utilizzare le storie di Facebook per indirizzare il traffico sui vostri articoli e post sul blog oppure potrete usarli per condividere importanti aggiornamenti e annunci di contenuti divertenti e interattivi con il tuo pubblico.

In soldoni, l’obiettivo è creare uno spazio su Facebook Stories che sia unico per i contenuti di Instagram Stories.

Ad esempio, se sei un brand di moda, Instagram Stories potrebbe essere il luogo in cui si condividono backstage e dietro le quinte della vostra attività, mentre Facebook Stories è per tutorial più approfonditi su come modellare i vestiti.

stories instagram test

Quanto e quando pubblicare le Facebook storie?

Non esiste una regola rigida quando si tratta di quanto pubblicare su Facebook Stories: dipende da ciò che i vostri follower vorrebbero vedere! Se vedete alti tassi di uscita sulle storie di Facebook, potrebbe essere un segno che state pubblicando troppo o il vostro pubblico è annoiato.

Quando si tratta di post regolari di Facebook, è importante pubblicare quando i  follower sono più attivi poiché la sequenza temporale del feed di notizie è così sensibile. Ma per le storie di Facebook, avete un po’ più di libertà.

A causa della loro natura effimera, le storie di Facebook esistono per un massimo di 24 ore, offrendo una lunga finestra per essere in cima ai feed di notizie dei tuoi follower.

Anche se pubblicate quando il pubblico non è online, esso sarà comunque in grado di vedere la storia di Facebook quando accede. Per questo motivo, potreste vedere un maggiore coinvolgimento con le storie di Facebook rispetto ai  post di Facebook.

Instagram Stories: perchè non devono mancare nella tua Social Media Strategy

In altre parole, non preoccupatevi troppo di pubblicare le storie di Facebook nei momenti ottimali: una volta che inizierete a pubblicare regolarmente su Facebook Stories, noterete quando il coinvolgimento del tuo pubblico aumenta e potrete pianificare il calendario dei contenuti attorno a quella finestra.

Poiché la portata organica dei post di Facebook continua a diminuire, le storie di Facebook potrebbero essere la migliore opportunità per le aziende di aumentare l’engagement, costruire la consapevolezza del marchio e rafforzare la loro relazione con il loro pubblico di Facebook!

fashion marketing

Come il marketing può aiutarci a uscire dal complicato rapporto fra moda e ambiente

  • Può il mondo del fashion trasformare il marketing e renderlo più sostenibile? Ecco come si stanno muovendo i brand.
  • Le aziende vogliono raccontare davvero come sono realizzati i loro prodotti. Chiarezza e trasparenza prima di tutto. 

La primavera è nell’aria e la voglia di abiti leggeri e colorati si fa sentire. I mesi trascorsi in casa hanno segnato come outfit più cool il duo tuta e felpone. Abbiamo voglia di rivoluzionare il nostro armadio e dopo averlo analizzato con cura, ci rendiamo conto dell’esistenza di capi che non abbiamo quasi mai indossato. Compriamo qualcosa perché magari attratti da una fantasia particolare, ma poi indossiamo i soliti capi basic. Trascorso qualche anno, siamo pronti a disfarci di quel vestito appallottolato in un cassetto ripromettendoci che la prossima volta saremo più saggi e parsimoniosi.

Abituati ad acquistare in modo veloce, consigliati dall’influencer di turno, o stimolati dai costi irrisori di alcuni brand, non ci rendiamo conto che facciamo più male che bene, ma perché?

L’industria del fashion è una di quelle più in debito con l’ambiente, ed è per questo che molti brand e aziende vogliano cambiare il proprio approccio ai prodotti puntando su un marketing (davvero) sostenibile.

Che cosa si intende per marketing sostenibile?

Quando parliamo di marketing sostenibile intendiamo un modo diverso di stare sul mercato. Consiste nello sviluppare e promuovere prodotti e/o servizi a ridotto impatto ambientale. Ovviamente questi prodotti e servizi dovranno anche essere competitivi e allineati con il resto delle altre offerte.

Da cosa nasce questa esigenza? Possiamo vedere il marketing sostenibile come un’evoluzione del green marketing. Nasce dal bisogno delle aziende di essere in sintonia con il pensiero dei propri clienti, sempre più sensibili alle tematiche ecologiche. Lo scopo del marketing sostenibile è quello di uscire dalla nicchia del green marketing per diffondere questi nuovi stili di vita a zero impatto ambientale rendendoli comuni e alla portata di tutti. 

Come può il fashion quindi rendere il proprio di marketing più sostenibile? Ascoltando il proprio pubblico e mostrandogli cosa c’è dietro i propri prodotti. 

Moda e ambiente: un rapporto complicato

Prima di capire se effettivamente il mondo del fashion può cambiare le proprie strategie per avvicinarsi a un marketing più sostenibile, dobbiamo analizzare un po’ di numeri.

La moda piace a tutti perché ha la capacità di farci sentire noi stessi anche con stili, colori e tessuti diversi. Ci piace cambiare, avere più scelte e spesso tendiamo ad acquistare svariati capi proprio per soddisfare questa esigenza. Di conseguenza se acquistiamo tanto vuol dire che si produce tanto, e infatti il l’abbigliamento è la seconda industria più inquinante al mondo

Ogni anno vengono prodotti ottanta miliardi di capi d’abbigliamento. Oltre al massiccio consumo di petrolio e all’impronta di carbonio che ciò comporta, la produzione totale rappresenta anche il 20% d’acqua sprecata nel mondo. Se ciò non bastasse, trilioni di microfibre a base di plastica intasano gli oceani, accumulandosi ogni volta che un indumento sintetico viene lavato. Si stima che gli articoli realizzati con queste fibre impieghino oltre 400 anni per biodegradarsi.

Insomma non proprio un toccasana per l’ambiente.

Compriamo quattro volte di più rispetto a 25 anni fa, e questa tendenza è dovuta alla diffusione del fast fashion. Il consumatore medio acquista di più proprio perché quest’industria garantisce più prodotti sul mercato, ma la qualità, l’attenzione alla produzione, e all’impatto ambientale lasciano parecchio a desiderare.

Come può il fashion approcciarsi a un marketing sostenibile? Cambiando il proprio focus e spostando l’attenzione dal prodotto in sé su come viene realizzato, condividendo con le persone i processi di realizzazione del prodotto, ma soprattutto comunicandoli senza filtri.

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La moda può diventare davvero più sostenibile?

La moda è sempre stata sinonimo di rivoluzione e negli ultimi anni i brand hanno teso sempre di più le orecchie per ascoltare le parole del proprio pubblico. I consumatori pretendono, e nessuno più ne fa mistero, di conoscere i prodotti, come sono fatti, dove vengono realizzati e da chi. 

Una voce comune, questa, ripresa anche dagli influencer più in voga su InstagramUn esempio? Camille Charrière è un’influencer francese molto seguita che ha fatto del “less is more” il suo stile di vita, anche per quanto riguarda la moda. 

Attivista ambientale ha deciso di acquistare sempre meno capi, ha interrotto i suoi legami con alcuni marchi di fast fashion, ha promosso il noleggio e la rivendita come modalità d’acquisto più sostenibili e sta diffondendo il ritorno di capi classici e senza tempo invece di acquistare abiti solo perché di tendenza.

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La maggior parte dei brand di moda puntano sulle novità, i trend del momento per incrementare gli acquisti, il che spinge il business ma è in conflitto con il passaggio a un marketing più sostenibile. Ovviamente, le strategie sostenibili sono misurabili col tempo, non danno risultati immediati, ma le aziende non avranno un’attività a lungo termine se non diventano sostenibili, dice Harriet Vocking, chief brand officer presso la società di consulenza sulla sostenibilità Eco-Age di Londra.

I cambiamenti da apportare per un marketing sostenibile

Se i brand del fashion vogliono avvicinarsi a un tipo di marketing sostenibile e a impatto zero non devono concentrare la propria comunicazione sulle novità ma sulla condivisione del prodotto e su tutto ciò che lo circonda. È fondamentale educare i consumatori in modo che possano prendere decisioni ponderate sugli acquisti da fare.

Sempre più informazioni sul processo di creazione e produzione di un capo o accessorio, ma non solo. Maggiore attenzione anche sul packaging, optando per imballaggi compostabili o riciclabili, compensando le emissioni di carbonio.

Le affermazioni veramente sostenibili sono chiare, specifiche e trasparenti

Il problema del marketing è che spesso esagera, ma le affermazioni sulla sostenibilità devono essere necessariamente vere e non ingigantite, come spiega Emma Hope Allwood, scrittrice, che per anni ha lavorato in Dazed (Head of Fashion).

Molti brand affermano cose non del tutto reali, andando oltre il linguaggio della sostenibilità e dell’attivismo, e dandosi troppo credito. A causa della scarsa regolamentazione legale, la moda è più suscettibile al greenwashing rispetto ad altri settori, come quello alimentare, per esempio.

I messaggi devono essere, oltre che reali, chiari e soprattutto trasparenti, cercando di rispondere a ogni domanda dei consumatori. Meglio ammettere di non essere sostenibili, e impegnarsi a diventarlo, invece che spiattellare ai quattro venti qualcosa che non si è davvero.

Prendere spunto dal marketing di lusso

Le aziende che vogliono diventare sostenibili possono imparare molto dal marketing di lusso. I prodotti devono essere desiderabili per essere sostenibili, ponendo attenzione sul valore dell’artigianato. I dettagli dei processi di produzione potrebbero essere condivisi con gli influencer di un brand, così saranno loro a veicolare in modo più veloce e diretto il messaggio ai propri follower. Anche in questo ambito gli influencer potrebbero rivelarsi degli ottimi alleati perché magari visti più vicini e accessibili rispetto a un’azienda.

Rivolgersi ai millennials e alla Gen Z

Ormai è comprovato che i ragazzi e le ragazze più giovani, coloro che definiamo millennials e gen z, non sono tanto guidati dalla pubblicità ma dai valori di un marchio. Apprezzano davvero l’autenticità, l’onestà, la trasparenza, i messaggi reali e questo gruppo sta diventando sempre più grande. Per queste persone la sostenibilità ha un ruolo importante nel loro processo d’acquisto perché sono più sensibili alle tematiche ambientali e sociali.

Le considerano le vere questioni determinanti del nostro tempo e il mondo del fashion deve ascoltarli per poter davvero rendere il proprio marketing più sostenibile. Inoltre sono coerenti, appoggiano sempre più le loro convinzioni con le loro abitudini di acquisto, privilegiando i marchi in linea con i loro valori ed evitando quelli che non lo fanno.

Due generazioni così attente agli sprechi che sono anche quelle che acquistano più capi di seconda mano. Il mercato dell’usato è destinato a raggiungere i 64 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, superando in definitiva il fast fashion entro il 2029. E indovinate un po’? Sono proprio la gen Z e i millennial che acquistano più capi di seconda mano rispetto alle altre fasce d’età.

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Fashion e Marketing sostenibile contro il greenwashing

Avete mai sentito parlare di greenwashing? È un ecologismo finto e ne parliamo quando brand e aziende danno sfoggio di una politica green ed ecosostenibile che però non rispecchia la realtà. 

Le aziende che vogliono assolutamente evitare questo scivolone hanno scelto di adottare l’approccio opposto. Invece di ostentare le proprie politiche, i programmi e i potenziali impatti eco-compatibili, hanno deciso di non condividere i propri obiettivi in questo senso. Per quale motivo? Sia per evitare potenziali accuse di greenwashing sia per aspettare fino a quando non avranno veri risultati da rivelare, anche perché è un processo delicato e che richiede tempo.

E noi, cosa possiamo fare?

Siamo abituati a credere che raggiungere obiettivi significativi sia facile, immediato, ma ciò che conta davvero non si ottiene in un battito di ciglia.

Creare la consapevolezza che il cambiamento sia possibile prendendo posizione e affrontando le questioni a testa alta può dar vita a effetti a catena e, nel lungo periodo, a ottenere risultati davvero rivoluzionari e duraturi per un mondo altamente sostenibile. Ma, come in tutte le cose che contano, dobbiamo crederci per davvero.

I grandi cambiamenti dovuti alla pandemia che sono destinati a rimanere

Questo articolo è stato scritto da Zharmer HardimonEditor, Think with Google.

Nell’ultimo anno, mentre il mondo intero vacillava per gli effetti della pandemia, molte aziende sono state in una continua lotta per capire come – e anche se – dovevano andare avanti con le attività quotidiane. Alcuni settori, come i viaggi, hanno subito sconvolgimenti sbalorditivi. Altri, come la vendita al dettaglio online, hanno visto opportunità di crescita.

In qualunque settore ti trovassi, dovevi considerare il giusto approccio di marketing. Abbiamo passato buona parte dell’anno a ripensare a come abbiamo fatto tutto. E, a tal fine, abbiamo pensato che valesse la pena dare un’occhiata all’anno trascorso per analizzare alcuni dei più grandi cambiamenti e i perni che rimarranno.

Le abitudini dei consumatori hanno subito cambiamenti radicali

Quando le attività hanno cominciato a chiudere in tutto il mondo, le persone si sono affannate a comprare quello che serviva. Ma con i negozi completamente chiusi o con l’esaurimento di generi di prima necessità – ricordi le corse per la carta igienica e il disinfettante per le mani? – tutti si sono dovuti reinventare per trovare risposte. L’interesse di ricerca per la vendita al dettaglio è cresciuto a livello globale nei primi mesi. Le ricerche di “who has” e “in stock” sono aumentate di oltre l’8.000% su base annua negli Stati Uniti. E, poiché le persone limitavano i loro spostamenti ai negozi di alimentari, nel Regno Unito si è registrato un crescente interesse per ricerche come: “cibo da congelare” e “consegna a domicilio”.

A incidere è stata anche l’ansia economica. Secondo uno studio Kantar del marzo 2020, nei paesi del G-7 il 71% delle persone ha affermato che il proprio reddito personale è stato influenzato dal Coronavirus. Il dato più alto quello dell’Italia (85%), seguita da Stati Uniti (75%) e Canada (75%). Un rapporto BCG ha rilevato che le persone che hanno anticipato i cambiamenti nelle loro abitudini di spesa si aspettavano di risparmiare di più (29%) e spendere meno (27%) in articoli non essenziali, come moda e lussi.

Uno sguardo alla ricerca per anno ha mostrato che le persone cercavano di ottenere il controllo di ciò che potevano durante i periodi di incertezza. Le ricerche di “apprendimento online” sono aumentate del 400%, poiché i genitori hanno cercato ispirazione, soluzioni e comfort. E, con le palestre chiuse, le ricerche di app per il fitness sono aumentate del 200% su base annua.

Le persone hanno cercato di trovare modi per coltivare connessioni in un mondo in cui erano tagliate fuori dalle loro vecchie vite. Le ricerche che includevano la frase “con gli amici online” sono aumentate del 300% su base annua. E la tendenza continua. Da novembre a gennaio, le ricerche di “watch party” (ad esempio, “youtube watch party” o “private watch party”) sono aumentate del 400% su base annua per lo stesso periodo di tempo.

Cercare di stare al passo con i modelli in continuo mutamento è uno dei motivi per cui abbiamo lanciato il nostro briefing mensile sugli approfondimenti globali.

Gli eventi dal vivo torneranno sicuramente, ma avranno un aspetto diverso. Le persone ci penseranno due volte prima di partire se potranno accedervi facilmente dal proprio soggiorno. Ciò significa che gli eventi dovranno essere personalizzati per offrire un’esperienza che si distingua davvero.

Il lavoro si è spostato a casa

Anche prima del distanziamento sociale e dell’isolamento, la casa stava diventando il punto di riferimento per le persone impegnate che cercavano di utilizzare meglio il proprio tempo. Che si trattasse di saltare il tragitto giornaliero o la fila al supermercato, le ricerche online e le abitudini di acquisto prima della pandemia indicavano il desiderio delle persone di trascorrere più tempo in attività che dessero loro gioia, piacere o conforto (e meno tempo nel traffico). Ma con interi team che lavoravano in remoto per un periodo di tempo indefinito, le aziende si sono trovate a cercare modi per mantenere un senso di comunità e per promuovere l’inclusione.

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Il modello di lavoro in ufficio è probabilmente cambiato per sempre, modificando le abitudini dei consumatori e le culture del posto di lavoro. Per le aziende, questo significa trovare modi per soddisfare le esigenze più elementari delle persone e adottare misure per promuovere una forza lavoro più resiliente.

Lo shopping online è diventato la norma

L’eCommerce era già in costante crescita, ma il 2020 ha visto lo shopping online, alimentato dalla necessità, decollare. C’è stato un aumento significativo del numero di persone disposte a comprare generi alimentari, vestiti e persino automobili online. Nei primi sei mesi del 2020, ad esempio, quasi il 10% delle auto è stato venduto online, rispetto a solo l’1% delle auto vendute online durante tutto il 2018.

In definitiva, ciò che un acquirente vuole è aiuto. Quando cercano attivamente quell’aiuto nel regno digitale, diventa più facile per le aziende che ne possiedono gli strumenti leggere le intenzioni e prevedere i piani di marketing giusti per fornire quell’aiuto.

In tutto il mondo alcune persone hanno scoperto per la prima volta lo shopping online, mentre altre hanno semplicemente aumentato la loro dipendenza da esso. I programmi di ritiro a bordo strada e di personal shopper sono diventati la norma. E le nuove, più comode, abitudini non verranno certo dimenticate dopo la pandemia.

È tempo di essere pronti

È tempo di concentrarsi sulle basi. Ci sono marchi che hanno raddoppiato le informazioni, sono rimasti agili grazie all’automazione e hanno preso decisioni basate sui dati. Quei marchi sono riusciti non solo a sopravvivere nell’ultimo anno, ma a prosperare.

Le aziende sopravvissute alla pandemia hanno più dati e segnali dei consumatori, sono maggiormente in grado di agire su di essi e possono soddisfare uno standard più elevato per fare tutto questo in modo più responsabile che mai. Tuttavia, le interruzioni e l’incertezza rimangono, rendendo necessario che le aziende ripensino alla prontezza. Mentre guardiamo all’anno a venire, dovremmo tutti lavorare per reinventare il modo di soddisfare al meglio la domanda dei consumatori, anche se fluttua e anche se rimane volatile.

estetista cinica

Estetista Cinica diventa una Barbie, ecco cosa ci ha raccontato Cristina Fogazzi

I sogni nascono da bambini, e crescono con noi“. Inizia così il post Instagram di presentazione del nuovo progetto di Barbie in collaborazione con Estetista Cinica.

L’azienda, amatissima dai bambini di tutto il mondo (ma anche dai collezionisti) ha infatti dedicato all’estetista più famosa d’Italia una bambola “One of Kind”, un pezzo esclusivo, realizzato proprio per Cristina Fogazzi.

Cristina è riuscita a realizzare i suoi sogni, inseguendoli con forza e determinazione, ed è proprio per questo che Barbie l’ha scelta come Role Model: una persona capace di ispirare bambine e ragazze di ogni età.

Estetista Cinica è anche un’imprenditrice innovativa che ha spronato ogni persona a trovare la propria bellezza in sé, a continuare verso ogni obiettivo senza alcun condizionamento esterno e che continua incessantemente ad ispirare le future generazioni incoraggiandole a non abbandonare la strada che hanno scelto, per il timore di non farcela.

La nuova bambola fa parte di Barbie Dream Gap Project: un’iniziativa globale il cui scopo è fornire alle bambine le risorse e il supporto di cui hanno bisogno per esprimere tutte le loro potenzialità.

Inoltre, Barbie e Cristina Fogazzi uniranno le loro forze per un’attività benefica in collaborazione con l’associazione BET SHE CAN per un progetto incentrato sulla rimozione delle etichette e degli stereotipi di genere che colpiscono bambini e bambine fin dai primi anni di vita.

Curiosi come solo i Ninja sanno essere, abbiamo voluto saperne di più e abbiamo fatto qualche domanda a Cristina sulla Barbie Estetista Cinica.

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estetistacinica con Barbie

Come ci si sente a diventare Barbie?

Come in un sogno. Quale bambina non ha mai desiderato di avere una Barbie con le proprie sembianze? In ogni caso, e sogni a parte, mi sento profondamente onorata di essere riconosciuta come un modello per queste bambine.

Avverti la responsabilità di essere un modello per ragazze/i e bambine/i?

Sì. Sicuramente. Ma sono anche pienamente consapevole che la visibilità dà modo a tutti noi di veicolare valori importanti per chi, un domani, sarà donna.

 

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Un post condiviso da VERALAB (@veralab_estetistacinica)

Pensi che il panorama dell’imprenditoria stia davvero cambiando? C’è più spazio oggi per le donne?

Siamo ancora lontani dalla “parità”. Solo il 22% delle aziende italiane è guidato da donne. Ma credo anche che dei grandi passi in avanti siano stati fatti. Siamo toste, preparate, intraprendenti. Possiamo davvero fare ciò che desideriamo. Basta crederci un po’ di più, e battersi per i nostri sogni.

Il tuo segreto per il successo è stato anche l’autenticità. Come si fa a mantenere questo approccio e questo valore anche con migliaia di follower e tanti contratti?

La mia community mi regala tanta forza, e mi sprona ancora di più in questo senso. Se non fossi coerente con ciò che penso, o poco aderente a ciò per cui mi sono sempre battuta, sono convinta che loro, in primis, se ne accorgerebbero. Il nostro dialogo è basato sull’onestà e sulla sincerità. Sono loro che mi spingono incessantemente a restare la persona che sono.

estetistacinica con la sua barbie personalizzata

Secondo la tua esperienza, cosa dovrebbero tenere bene a mente i brand quando propongono una campagna a un influencer?

L’influencer stesso, e gli obiettivi della campagna.

Gli influencer sono potenti strumenti di comunicazione, e come tali, per essere ritenuti efficaci e strategici, devono essere adatti al contenuto che devono veicolare.

Intraprendere una campagna con un influencer solo perché ha tanti follower non è una strategia vincente. Anzi, non è nulla. C’è sempre da chiedersi in quale ambiente di comunicazione è abituato a muoversi, la community di riferimento, il suo modo di creare contenuti. Cosa lo appassiona e cosa no.

Io lavoro da anni nel settore del Beauty, e troppe volte mi capita di vedere un placement di prodotto, per fare un esempio, non adeguato alla pelle dell’influencer.

Come può risultarne una comunicazione credibile?

la Barbie dedicata a EstetistaCinica

Dopo essere diventata Barbie, qual è il prossimo ambizioso traguardo di Estetista Cinica?

Posso essere onesta? Vorrei che la mia azienda andasse sempre bene. Perché, grazie a ciò che ho costruito, ho potuto aiutare molte persone. Ed è di gran lunga l’aspetto che più mi ha gratificato e reso orgogliosa.

digital tool della settimana - uomo alla scrivania

MyHeritage, Ariyh e Kbee, i digital tool della settimana

L’attenzione per i dettagli è essenziale quando produciamo contenuti e, in generale, ci rivolgiamo al pubblico con la nostra comunicazione. Diventa molto fastidioso, a posteriori, accorgersi di un refuso o di una svista in un documento, specie se non siamo in grado di intervenire per correggerlo.

Questa è solo una delle piccole disavventure che possono capitare durante la giornata lavorativa. Per questo ci affidiamo ad alcuni tool digitali che ci aiutano a centrare l’obiettivo previsto dalle deadine senza intoppi. E magari a regalarci qualche momento di spensieratezza, tra l’invio di una email e una call su Zoom.

Ecco i nostri digital tool per questa settimana.

LEGGI ANCHE: Weet, Zoomoff e Mubi, i digital tool della settimana

Illustrazioni customizzabili

tool digitale - amigos

Per rendere più divertente una presentazione o un contenuto non c’è niente di meglio di una illustrazione personalizzata. Con Amigos potrai crearne quante ne vuoi, scegliendo tra decine di opzioni.

Beta testing

tool brevy

Quando si lancia un nuovo sito, spesso ci si accorge di nuovi e inaspettati errori, typo e problemi di ogni genere. Brevy trasforma il tuo sito web in uno spazio collaborativo, permettendo a chiunque nel team di lasciare un feedback o segnalare problemi direttamente in linea.

Sempre nuovi tips

tool digitale

Nel Marketing non si finisce mai di imparare e per restare sempre aggiornato rispetto ai concorrenti puoi seguire i consigli di Ariyh. Riceverai le ultime ricerche delle migliori business school, riepilogate in appena 3 minuti.

Valorizza le risorse

tool digitale - kbee

Ogni azienda che utilizza Google Drive possiede enormi risorse che spesso non vengono sfruttate appieno dai diversi team. Grazie a Kbee puoi trasformare tutti i tuoi contenuti in un wiki veloce e ricercabile per te, il tuo team o i tuoi clienti. Uno strumento potentissimo anche per il Customer Care.

Animati, almeno in foto

tool digitale per animare le foto

Ci sono diversi modi per affrontare una pausa di lavoro: un caffè tra colleghi, qualche telefonata o uno snack per rifocillarsi. Oppure, puoi impiegare qualche minuto utilizzando MyHeritage, un tool per animare le vecchie foto di famiglia e trasformarle in video. Naturalmente, funziona anche con le foto più recenti.

 

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